1600-1952

Dal Regesto delle pergamene / Abbazia di Montevergine ; a cura di Giovanni Mongelli, v. 6: sec. XVII-XX (Roma, 1958)

(Pagina a cura di Bruno Simeone*)

5462.
1600, febbraio 23 – Clemente Pp. VIII a. 9
Roma
Dietro petizione dell’Università di Pietradefusi («Pietra delli fusi»), – che aveva in passato donato a M.V. la cappella di S. Maria del Piano, in Pietradefusi, insieme con le rendite e i frutti, con la condizione che M.V. vi mantenesse un monaco, per celebrarvi la S. Messa e gli altri uffici divini, mentre ora, siccome per le disposizioni pontificie e le nuove Costituzioni i monaci non potevano dimorare se non nei monasteri claustrali e perciò non potevanpo più officiare quella cappella, domandava la rescissione del contratto -, il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc. di Benevento o il suo vicario di chiamare le parti in causa e decidere della cosa «summarie, simpliciter et de plano» (IV, 3)


5463.
1600 («1599»), marzo 7 – Clemente Pp. (VIII) a. 9
Roma
Il sommo pontefice incarica l’arcivescovo di Benevento e il vesc. di Avellino di sostenere con la loro opera i diritti di M.V. in Candida, avendo questo monastero subito un danno di 50 ducati da parte di alcuni «iniquitatum filii», i quali avevano messo le mani sui beni del monastero e sulla cappella di S. Sebastiano, costruita nella chiesa del monastero (Cand. V, 16)


5464.
1600, marzo 20 – Clemente Pp. VIII a. 9
Roma
Marcello Lante, protonot. apostolico
Per parte del Rev. D. Giovanni Felice Andreotti, chier. di Ariano, è stato esposto che nello scorso settembre egli fu investito dalla chiesa parrocchiale di S. Andrea di Ariano per autorità apostolica, perchè quella chiesa, vacante per la morte di don Daniele Riccardi, non fu provvista nel tempo utile dall’Ordinario del luogo, e perciò divenne di nomina pontificia; ora, temendo che nel frattempo che s’invia la bolla pontificia, possano sorgere liti a riguardo, invoca e ottiene un monitorio al vesc. di Ariano, affinchè non provveda quella chiesa di altro titolare, avendo già provveduto la Santa Sede (VII, 52)


5465.
1600, luglio 26, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 4
Candida
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Pompeo Caputo, di Candida, giudice regio a vita
Dietro preghiera di D. Mauro Petito, priore del monastero di S. Maria di M.V. in Candida, il monastero di M.V. di quella terra è posto in possesso dei seguenti beni stabili in territorio di Candida: un orticello nel luogo detto «allo toppulo», un altro orticello «alli pigni», una selva «allo puzillo»: e questo come risultato della lite, definita della Gran Corte della Vicaria, tra il monastero di Candida e Paolo Magnacerbo, Pietro Ungaro, Matteo Rosato, e altri privati (Cand. IX, 17)

***Duplicato

5466.
1600, luglio 26, ind. XIII – Clemente Pp. VIII a. 9
Montefalcione
Giovanni Battista Cavallo, pubbl. not. apostolico
Vincenzo Jantosca, di Montefalcione, facendo testamento nella sua casa nella parrocchia di S. Pietro in Montefalcione, «lassa lo suo corpo, si mori contingerit quod absit, sia seppellito et atterrato a la cappella del santissimo nome d’Idio sistente ne la terra predetta de montefalcione. Item lassa et vole… a… Paula soa degnissima moglie sia da hogi… herede et domina et patrona de tutte le proprie infrascritte robe… dummodo… guarderà lo letto viduale, et se volesse maritare, lassa esso testatore… le sia consignata la casa che hebe per dote et carlini trenta per li panni, et la cassa de noce che ebbe similmente in dote…», nel quale caso sarà erede suo figlio Antonio Jantosca; fa ancora legati per la cappella del SS. Nome di Gesù


5467.
1600, agosto 16, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 3
Montefredane
Tommaso Albo, di Montefredane, pubbl. not.
Giulio Pulsone, di Montefredane («montis fredani»), giudice regio a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 31 agosto 1586, ind. XIV (riferito, Reg. 5320) (LXXXVIII, 14)


5468.
1600, ottobre 12, ind. XIV – Filippo III d’Austria re a. 3
Apice
Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Lognao, del Feudo di M.V., giudice regio
Marcello Festa, di San Giorgio della Montagna, si dichiara debitore verso il not. Antonio Marano in 75 ducati di carlini d’argento, che si ripromette di restituire per la Pasqua prossima


5469.
1600, ottobre 29, ind. XIV («XII») – Clemente Pp. VIII a 9
Benevento
Lucio Feulo di Benevento, pubbl. not.
Vincenzo Agostino e Decio Mentale, figli ed eredi del q. Domenico Mentale, agenti anche a nome dei loro fratelli minori Scipione e Ottavio, asseriscono che il loro padre Domenico Mentale promise di far celebrare nella cappella dello Spirito Santo, costruita nella chiesa di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, una Messa alla settimana, il giovedì, e «nonnullas vesperas» in giorno festivo e solenne per il convenuto prezzo di 12 carlini, come da pubblico strumento; ora essi si accordano col monastero di S. Giacomo il lunedì per i defunti, in perpetuo, oltre alla Messa il giovedì; inoltre, ogni anno, in perpetuo, una Messa cantata coi vespri, nella festa di ogni santo che è posto in quella cappella dello Spirito Santo, ecc.: e tutto ciò per 4 ducati e mezzo all’anno (XXIV, 173)

*** Assenso del P. Abate generale, dato però con la condizione dell’aumento del censo annuo a 5 ducati, nonostante si parli di 4 ducati e mezzo
*** Lettera del P. Abate generale ai PP. Definitori in ordine alla ratifica di questo strumento, e risposta in data 25 novembre 1621, sottoscritta da D. Paolino ab. generale, e da D. Pio Milone, definitore e visitatore (XXIV, 174)

5470.
1600, dicembre 3 – Clemente Pp. VIII a. 9
Roma
Essendo stato esposto per parte dell’ab. generale della Congregazione di M.V., come questa avesse due monasteri, di cui uno in Maddaloni, sotto il titolo di S. Maria Reale, e un altro in Formicola, sotto il titolo di S. Maria del Castello, nel quale il duca di Maddaloni aveva lo juspatronatus di nominarvi il priore, si viene alla deliberazione di formarne un solo monastero, nuovo, in Maddaloni, in cui il duca di Maddaloni avesse il diritto onorifico di affiggervi le sue insegne sulla porta della chiesa, di scegliervi la sepoltura sotto la balaustra, fuori del presbiterio, ecc., e per la chiesa di Formicola il diritto di nominarvi un presbiterio secolare («unum presbyterum saecularem»), al quale affidare il servizio di quella chiesa e assegnargli 24 ducati all’anno, mentre il resto delle entrate di quel momento sarebbero passate al nuovo monastero di Maddaloni: a tutto ciò si domanda e ottiene l’assenso apostolico, che viene conferito con questo doc. «ad perpetuam rei memoriam» (IV, 4)


5471.
1600, dicembre 6, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 2
Oreto del monastero di M.V. del Monte
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice al posto del q. Berardino Vocino («Bocini»)
Francesco Guerriero e Giovanni Antonio Napolitano alias Vetrano, figli ed eredi del q. Valerio Vetrano «sive Neapolitani», e Domenico Vetrano alias Napoletano, di Avellino, sii dichiarano debitori verso M.V. nella persona di D. Albenzio de Auria, di San Severino, cellerario maggiore di M.V., agente a nome di questo monastero, nella somma di 400 ducati, per l’affitto delle fosse della neve sulla montagna di M.V.: e per 300 ducati di questa somma, si impegnano a corrispondere al monastero 25 ducati e mezzo sui primi frutti e introiti di un oroto in territorio di Avellino, nel luogo detto «alle nocelle», e su una possessione in territorio di Avellino, nel luogo detto «alla strada», e in genere su tutti gli altri loro beni (XVIII, 125)


5472.
1600, dicembre 14, ind. XIV – Filippo III d’Austria re a. 2
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Prospero Jacenna («Jascenna»), giudice regio a vita
Pietro Antonio de Masellis e Girolamo de Masellis, suo nipote, vendono a don Albenzio de Auria, cellerario maggiore di M.V. del Monte, 5 ducati e 4 grana all’anno, ipotecati su una possessione, piantata con castagni, olivi, meli, peri e altri alberi fruttiferi, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «alla tagliata», per un capitale di 63 ducati (CXVIII, 18)


5473.
1600, dicembre 31, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 46 di Sicilia
Montefalcione
Giacomo Angelo de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Angelo de Consolatio, di Montefalcione, giudice regio a vita
Salvatore Jantosca afferma di aver altra volta ricevuto a censo da Antonio Puderico, una volta marchese di Montefalcione, alcuni beni stabili per 2 carlini all’anno; ora si fa rinnovare e ratificare quella concessione dal figlio di lui Paolo Puderico, pure marchese di Montefalcione


5474.
1601, gennaio 15, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 4
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Francesco Pagliuca, giudice
Don Antonio Pagliuca, priore di S. Maria di Loreto in Montefalcione, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento del 3 novembre 1582, ind. XI (riferito, Reg. 5294)


5475.
1601, febbraio 13 – Clemente Pp. VIII a. 10
Roma
Avendo [S.] Giovanni Leonardi, presb. di Lucca, commissario apostolico per la riforma della Congregazione di M.V., conosciuto dalle dichiarazioni della S. Sede, che a Diomede Carafa, barone di Sant’Angelo a Scala, non competeva alcun diritto di nominare il priore di S. Giacomo in quella terra, e perciò che non si poteva accettare alcuna sua presentazione se egli non avesse dimostrato i suoi diritti, costui, sprezzando tali decisioni, di propria autorità scacciò tutti i monaci di quel monastero. Avendo il Leonardi riferito ciò alla commissione dei Cardinali, fu deciso che ritornassero i monaci a quel priorato. Il Leonardi fece citare Diomede, ma costui, «spreta citatione», non si peritò di mettere in carcere e di affidare alle curia secolare il nunzio che era un monaco, «in sacris ordinibus constitutus». Giovanni Leonardi comunicò allora che il Carafa era caduto nelle censure ecclesiastiche e in questo tempo i Cardinali deputati alla causa dichiararono che al Carafa non competeva alcun diritto di nomina in quel priorato. Ora il sommo pontefice conferma con la sua autorità queste decisioni (IV. 5)


5476.
1601 («1600»), marzo 15 («idibus martii») – Clemente Pp. VIII a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Ludovico dello Russo e a Floribella Silvestro, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di quarto grado di affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente
*** A tergo c’è l’attestato che la bolla fu presentata agli interessati il 5 aprile 1601

5477.
1601, marzo 22, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 3
Oreto di M.V. del Monte
Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Nicola Cicinella, di Mercogliano, giudice regio a vita
Il P. D. Albenzio de Auria, cellerario maggiore di M.V., affitta per 9 anni a Giovanni Leonardo Severo, di Baiano, una terra con cisterna dentro, piantata con viti latine, querce, ecc., nelle pertinenze di Baiano, nel luogo detto «Starza delli Martinelli», per 70 ducati all’anno (XXIII, 74)

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5478.
1601, agosto 13, lunedì, ind. XIV («XIII») – Clemente Pp. VIII a. 10
Roma
Essendo stata presentata al Sommo Pontefice una petizione in cui si diceva che nella Sacra Congregazione ei Cardinali si trattava una lite tra M.V. e il principe di Stigliano, la famiglia de Paleneriis, il barone di San Martino Valle Caudina, il conte di Rocca Rainola e il duca di Airola, «de et super ecclesiis Sanctae Marie de Briano neapolitan., S. Bartholomei della Piazza salernitan., Sanctae Catherine benevent., S. Maria de Celino nolan. et S, Marie della Misericordia Agaten.», – le quali per un recente decreto di quella Congregazione dovevano essere «summarie sine strepitu et figura iudicii pro minori partium impensa per unum judicem in curia a S. V. delegatum cognosci et terminari» -, si pregava il Sommo Pontefice di affidare quest’incaricoa un Uditore apostolico. Il Sommo Pontefice accogliendo la domanda, ne incarica Girolamo Panfilim cappellano del Papa e Uditore del Sacro Palazzo (IV, 6)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa quasi integro

5479.
1601, settembre 9, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Pirro Incoronato, giudice regio a vita
Crispina dello Canco, ved. di Scipione Sensale, si accorda coi fratelli di suo marito Virgilio, Giacomo e Giulio Sensale, dando loro 27 ducati ciascuno per i diritti che avevano sui beni di suo marito, morto senza figli (LXXII, 16)


5480.
1601, ottobre 1°, ind. XV – Filippo d’Austria re a 3
Apice
Giovanni Pietro Romano, del casale di Mancusi, pubbl. not.
Domenico Gioia, di Apice, giudice regio ivi
Barone de Vito, Giovanni Camillo di Terenzio Romano e Donato de Baldo, del casale di Macusi, costituiti speciali procuratori di molte persone dello stesso casale (che vengono singolarmente nominate), per la somma di 200 ducati di carlini d’argento, vendono al chier. Francesco Marano, di Apice, i seguenti beni stabili: 1°. una casa grande in più membri in Mancusi, nel luogo detto «piedi casale»; 2°. un mulino per macinare il frumento nel luogo detto «li marci»; 3°. una vigna con alberi nel luogo detto «lo pastino»; 4°. una casa con orto contiguo e cortiletto nel luogo detto «li gaufieri»; 5°. una vigna nel luogo detto «la mezza quarta»; 6°. una casa con cortile e orto contiguo nel luogo detto «piedi casale»; 7°. un pezzo di terra con tuguri e alberi di circa 6 moggi, nel luogo detto «la vigna delle Curte»; 8°. una casa grande con cortile, forno, cellario, orto, vigna e bosco contigui nel luogo detto «piedi casale, lo pigno e lo cerrito»; 9°. tre mulini per triturare il frumento, nel luogo detto «lle molina»; 10°. due tuguri con cortile e orto contigui, nel luogo detto «piedi casale»; 11°. una vigna con diversi alberi, nel luogo detto «li panici»; 12°. una casa in due membri, di cui uno superiore e uno inferiore, con cortile, e oroto contigui nello stesso luogo; 14°. una vigna di un moggio nel territorio «a li calvi», nel luogo detto «la vigna delle curti»; 15°. una casa solariata con cortile e orto contiguo, nello stesso territorio, nel luogo detto «piedi casale»; 16°. un oliveto nel luogo detto «lo olivito alias libenda», di circa 3 moggi; 17°. due tuguri con cortile, orto e vigna contigui nel luogo detto «piedi casale et la vigna della pretarella»; 18°. una casa solariata con forno, cortile, orto, vigna e terra vacua, e con alberi, nel luogo detto «la vigna rociola»; 19°. una casa grande con cellario, cortile e orto, nel luogo detto «piedi casale»; 20°. una vinga con alberi di circa 2 moggi, nel luogo detto «lo pastino»; 21°. un bosco di cerri, nel territorio detto «li marci»; 22°. una casa grande con forno, cortile e orto, nel luogo detto «Capocasale»; 23°. una vigna con territorio «vacuo» e alberato, di circa 4 moggi nel luogo detto «la vigna rociola»; 24°. una casa grande con cortile e orticello nel luogo detto «Capocasale»; 25°. una casa grande con forno, cortile, orto, vigna e cellario, ivi; 26°. una casa con cortile e orto nel luogo detto «Capocasale»; 29°. una vigna con terra «vacua» e alberata nel luogo detto «li panici»; 30°. una casa con cortile le luogo detto «Capocasale»; 31°. un pezzo di terra con alberi di circa 2 moggi e mezzo nel luogo detto «Capolagnito alias teorenilla»; 32°. una casa con cortile e orto nel luogo detto «li gaufieri»; 33°. una vigna con selva di castagni e terra «vacua» e alberata, di circa 4 tomoli, nel luogo detto «Castagnito»; 34°. una casa con cortile, forno e orto contigui, nel luogo detto «li gaufieri»; 35°. un tugurio con orto nel distretto di Calvi, nel luogo detto «Capocasale»; 36°. una vigna con diversi alberi nel luogo detto «li bendardi»; 37°. un tugurio con cortile nel luogo detto «Piedi casale»


5481.
1601, novembre 5, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 4
Apice
Giovanni Cerritelli, di Apice, pubbl. not.
Domenico Gioia, di Apice, giudice regio a vita
Giovanni Battista Guazzo, di Napoli, deputato della Gran Corte della Vicaria, per la vendita all’asta di certi beni di Marcello, Giacomo e altri Festa, di San Giorgio, vendita fatta per istanza di Claudio Piscicelli, di Napoli, che doveva riscuotere da loro 230 ducati, dichiara che al primo bando per quella vendita non si era presentato alcuno; ripetuto il bando nella piazza pubblica di Apice «Chi si vole comprare lle terre de Marcello, Jacono et altri de Festa che stando nello territorio di Apice e particolarmente dove se dice Ceccarella…: nello territorio di mojia decesette di detto Marcello Festa in detto loco… un’altro (sic!) pezzo di terra del detto Jacono di tomola vinti incirca sito nel medesimo loco…; un’altro pezzo di terra del detto Jacono di tomola quattordici incirca sito nel medesimo loco…», si presenta Giovanni Antonio Marano, di Apice, padre e legittimo amministratore del chier. Paolo Marano «et offerisce per tutte dette terre… docati duecento cinquanto otto», e vengono aggiudicate a lui. Di questa somma si danno al Piscicelli i 230 ducati che gli spettavano


5482.
1602, febbraio 19, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 4
Torre Ottava (o Torre del Greco)
Ambrogio Palomba, di Torre Ottava, pubbl. not.
Giovanni Francesco Brancaccio, di Torre Ottava, giudice regio a vita
Giacomo Gaudino, di Torre Ottava, vende a Ottavio Carbone, di Torre Ottava, una casa in quella terra, nel luogo detto «alli Palomba», per il prezzo di 100 ducati, che il compratore promette di pagare fra un anno, e frattanto corrisponderà 9 ducati all’anno (CXXIV, 21)


5483.
1602, febbraio 23, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 5
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Don Giuseppe Jannocello, di Sant’Agata di Puglia, vicario del monastero di S. Giovanni della Valle, con la Comunità di questo monastero, – avuta licenza dal P. Saverio Celiberto, abate generale di M.V. -, insieme con Giacomo de Stefano, di Castello, asserisce che dopo la morte di D. Giovanni Battista de Stefano, monaco della Congregazione di M.V., nello spoglio dei suoi beni, fra gli altri furono trovati i seguenti beni stabili, provenienti dall’eredità paterna: una bottega nel borgo di Castello, presso la via pubblica, una vigna «vitibus vitata», con olivi e altri alberi, in quel territorio, nel luogo detto «lle molene», la quarta parte di un territorio di circa mezzo moggio, con alcuni castagni, nello stesso territorio, nel luogo detto «lo mignolo». Ora, mentre si trattava di prendere possesso di quei beni, Giacomo fece ricorso al P. abate generale, supplicandolo che gli lasciasse la bottega e il poderetto, e il P. abate generale accondiscese, dando ordine in merito, perchè gli si lasciassero per il censo annuo di 20 carlini, con diritto di affrancarli per 40 ducati, e compreso il campicello per 7 ducati di censo annuo, con facoltà di affrancarli per 70 ducati. E in questo senso si stende ora il pubblico strumento (Cast. 84)


5484.
1602, maggio 10 – Clemente Pp. VIII a. 11
Giovanni Camillo Papa, di Maddaloni, pubbl. not.
Dietro preghiera di D. Maria Carafa, signore di Maddaloni, don Benedetto Mandina, vesc. di Caserta (che si sottoscrive), dà la licenza per la costruzione della nuova chiesa e monastero claustrale in Maddaloni, per i Padri di M.V., in un orto, appartenete a M.V., presso la chiesa parrocchiale di S. Filippo; ordina che si aggreghino ad un’altra parrocchia quei parrocchiani, si assegna al monastero il sito e il suolo di quella chiesa, con l’obbligo di corrispondere ogni anno due libbre di cera al vescovo (IV, 11)


5485.
1602, maggio 16 (in: 1617, giugno 20)
Avellino
Giovanni Bartolomeo Russo di Avellino, pubbl. not.
Navio de Oliviero, di Ospedaletto, avendo anni addietro contratto matrimonio con Filadora de Nardo, figlia di Antonio de Nardo, pure di Ospedaletto, gli furono promesse in dote per parte di sua moglie 22 once, alla ragione di 6 ducati per ogni oncia.- come risulta da un pubblico strumento rogato dal not. Giovanni Pietro Pacifico, di Mercogliano -, e fra gli altri beni egli ricevette un pezzo di terra con castagni, meli e altri alberi fruttiferi, in territorio di Ospedaletto. Ora egli, per soddisfare i creditori di suo padre Nicola de Oliviero, vende questo territorio a Luca Antonio de Amorucciolo, pure di Ospedaletto, per il prezzo di 60 ducati (in CXX, 93)


5486.
1602 («1600»), agosto 30 («3»),  ind. XV – Clemente Pp. VIII a. 11 («10»), Filippo d’Austria re a. 4
baronia del feudo di M.V.
Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Cesare Campana, di Santa Maria Ingrisone, giudice regio a vita
Giulio Lognao, del casale di Terranova del Feudo di M.V., agendo anche a nome di suo figlio Giovanni Maria Lognao, e di Valenza Gentile, sua leggitima moglie, – alla presenza di D. Dionisio Ricciuto, del Feudo di M.V., e D. Giovanni Antonio Pagliuca, di Montefalcione, costituiti procuratori di M.V. dall’ab. generale D. Severo da Solofra e dai suoi definitori D. Urbano Russo da Paterno e D. GirolamoConte, come da procura data in Oreto li 25 agosto 1602, ind. XV -, riconosce di essere debitore verso M.V. in 160 ducati di carlini d’argento come capitale di 16 ducati annui venduti al monastero gli anni scorsi, e in altri 40 ducati per gli interessi decorsi e non ancora pagati, in modo da costruire la somma di 200 ducati. Ora, non avendo denaro liquido per saldare questo debito, vende al monastero una terza seminativa di 13 moggi e un’altra arativa di 2 moggi e mezzo, nel territorio detto Recenola (CIV, 37)
N.B.- Nei dati cronologici presentati nel doc. bisogna supporre diversi errori commessi dal not.: nella data ha scritto «millesimo sexcentesimo», il che si spiega dal fatto che avendo voluto scrivere la data in stampatello, terminato il primo rigo con «sexcentesimo», non ha pensato a completare la data nel rigo seguente; un altro errore è nel giorno del mese, dove ha scritto «tertio», ma probabilmente è «tricesimo», perchè nel doc. si cita un atto di procura del 25 agosto dello stesso anno; errato è pure l’anno di pontificato di Clemente Pp. VIII

5487.

1602. dicembre 1°, ind. I – Filippo III d’Austria re a. 4
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Marco de Visco, di Castello, e Guglielmo Setario, di Napoli, al presente vicario del monastero di S. Giovanni della Valle, in territorio di Castello, grancia di M.V., asseriscono che negli anni scorsi il q. Giovanni de Miravole, di quella terra, donò al monastero di S. Giovanni della Valle tre rasole di vigna, con canneto, nelle pertinenze di Castello, nel luogo detto «la valle», terra che dalla Comunità di S. Giovanni fu concessa in perpetuo agli antenati di Marco de Visco per il censoo annuo di 16 «cados» di vino, che fino al presente furono puntualmente corrisposti; ora Marco, vedendo di non poter più oltre sopportare quest’onere, cede al monastero quel terreno e ogni diritto che egli poteva avere su di esso, non riservandosi nulla (Cast. 88)


5488.
1602, novembre 28, ind. I – Filippo III d’Austria re a. 4
Lancusi, nelle pertinenze di San Severino
Pompilio Lando, di San Severino, pubbl. not.
Giovanni Tommaso de Alferio, di San Severino, giudice annuale
Don Stefano de Napoli e suo fratello Pietro Antonio de Napoli, del casale di Orignano, nelle pertinenze di San Severino, vendendo a Florio Mariano, del casale di Lancusi, pure nelle pertinenze di San Severino, per un capitale di 100 ducati, 9 ducati annui, ipotecati su una possessione arbustata e seminativa di Pietro, di circa 3 tomoli, nel casale di Orignano, nel luogo detto «la terra», e su certe case in parecchi membri superiori e inferiori, con orto contiguo, nello stesso casale di Orignano, di proprietà di don Stefano (CXI, 131)


5489.
1603, gennaio 4, ind. I – Filippo d’Austria re a. 5
Gesualdo
Matteo Volpe, di Gesualdo, pubbl. not.
Giacomo Diodato, di Gesualdo, giudice regio
Essendo sorte delle liti tra Alessandro Laudisio, f. del q. Pirro, e Girolamo Laudisio, suo zio paterno, a causa della tutela e amministrazione tenuta da costui, ora addivengono ad una composizione pacifica sulle loro mutue pretese, contratto stipulato nonostante che Girolamo si trovi detenuto nelle carceri di Gesualdo (XLVI, 8)


5490.
1603, aprile 5, ind. I – Filippo III d’Austria re
Montefalcione, nel monastero di S. Maria «de reto»
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Paolo Picone, di Candida, Giudice regio a vita
Fabrizio Policastro, di Montefalcione, avendo bisogno di 100 ducati «pro nonnullis suis utilitatibus et occurrentiis», vende al monastero di S. Maria «de reto» di Montefalcione, per le mani del priore D. Panfilo Simonetto, per il prezzo di 100 ducati, 9 ducati annui da corrispondersi in rate quatrimestrali, ipotecati su una terra di circa 9 tomoli «in semine», in territorio di Montefalcione, nel luogo detto «a Santo Martino»


5491.
1603, aprile 11, venerdì, ind. I – Clemente VIII a. 12
Roma
Dietro petizione dell’ab. e della comunità di M.V., – che dichiarava che fra gli altri feudi che aveva il monastero nelo Regno di Napoli, c’era anche Mercogliano e Ospedaletto con vassalli e «omnimoda iurisdictione tam in temporalibus… quam in spiritualibus», con l’uso del mitra e di tutte le insegne pontificali, e che in questa giurisdizione veniva molestato dal vesc. di Avellino: perciò domandava al Sommo Pontefice che affidasse questa causa a un suo Uditore del S. Palazzo -, il Papa ne incarica Girolamo Panfili, cappellano del Papa e Uditore del Sacro Palazzo, e questo comunica alle parti che la causa è avocata a Roma (IV, 17)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa
***A tergo, sotto la data 22 aprile 1604, ind. II, con strumento del not. Giovanni Antonio Jacenna, è citato D. Tommaso Vandino, vesc. di Avellino

5492.
1603, maggio 10 («VI idus maii») – Clemente Pp. VIII a. 12
Roma
Essendo stata presentata alla Santa Sede da parte di un religioso professo una petizione in cui si diceva che quando egli era fanciullo, inviato da alcuni suoi parenti a chiamare un uomo a nome di un amico di lui, quello fu ucciso dai suoi nemici che lo stavano attendendo; che poi, fattosi religioso, non pensando più a quel caso occorsogli, si era fatto ordinare, ricevendo tutti gli ordini sacri ed esercitandoli per molti anni; inoltre ora dubita non abbia ricevuto gli ordini prima dell’età richiesta. Sentendo forte pentimento di tutto ciò, «pro sue conscientie quiete» desidera essere assolto e dispensato da qualunque impedimento. Il che si concede venendo affidata l’assoluzione «discreto viro confessori Magistro in Theologia vel decretorum Doctori» fra quelli approvati dall’Ordinario
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5493.
1603 («1063»!), maggio 30, ind. I – Filippo III d’Austria re a. 3
Candida
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Pompeo Caputo, di Candida, giudice regio a vita
Il Rev. D. Albenzio, priore del monastero di M.V. in Candida, e D. Lorenzo de Bonanno, cellerario di M.V., si fanno redigere in pubblica forma uno strumento del 4 gennaio 1590 («1589»), ind. III (riferito, Reg. 5346) (Cand. VII, 8)


5494.
1603, luglio 20, ind. I – Filippo d’Austria re a. 6
Mirabella
Fabrizio Miletto, di Mirabella, pubbl. not.
Giulio Cesare dell’Occhio («de Oculo»), di Mirabella, giudice regio a vita
Biagio dello Pilato e il chier. Orazio, suo figlio, essendo debitori verso il q. not. Alessandro Pirotta, nella somma di 100 ducati, vendono all’erede di lui, il chier. Giovanni Berardino Pirotta, mediante il suo tutore Decio Centrella, 10 ducati annui, ipotecati su una vigna di circa 7 tomoli e mezzo, nel luogo detto «allo paraviso» (LXXIII, 85)


5495.
1603, settembre 1°, ind. II («I») – Clemente Pp. VIII a. 12
Benevento
Baldassarre Pepe, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Gli Economi della cappella della SS. Trinità, eretta dentro la Collegiata di Santo Spirito in Benevento, concedono per 29 anni «ad renovandum» a Innocenzo Ferro, di Cucciano nel Feudo di M.V., marito di Elena Sorice, di Benevento, una casa in due membri, in città, nella parrocchia di S. Maria de Scalellis, con la facoltà di poterla affrancare nei primi 20 anni, con beni stabili dal reddito annuo di 17 carlini, e frattanto corrispondendo 15 carlini all’anno; che se in questi 20 anni non si effettuerà questa affrancazione, continuerà a tenere quella casa per gli altri 9 anni, corrispondendo il solito censo nella festa della SS. Trinità o negli otto giorni seguenti (XXVI, 70)


5496.
1604, gennaio 1, ind. II – Filippo d’Austria re a. 5
Napoli
Orazio Sabatino, di Napoli, pubbl. not.
Lucio de Rinaldo, di Napoli, giudice regio a vita
Matteo Saporito, di Pietrastornina, vende a Giacomo Antonio Riccio, di Napoli, per 100 ducati, un censo annuo di 10 ducati, ipotecati su una selva di circa 100 moggi o tomoli («modiorum centum vel circa, dico tuminorum centum vel circa») di castagni, in territorio di Pietrastornina, e propriamente nel luogo detto Campetella (CI, 336)


5497.
1604, febbraio 18, ind. II – Clemente Pp. VIII a. 13
Benevento, nel monastero di S. Giacomo

Francesco de Amico, di Napoli, pubbl. not. apostolico
D. Giuseppe Jannicella, di Sant’Agata di Puglia, priore di S. Giacomo di Benevento, concede a Francesco, Alfonso e Federico «Furno de li Furni», fratelli, per 29 anni, un pezzo di terra di circa 17 moggi, in territorio di Benevento, nel luogo detto la Corte de S. Maria, con alcuni alberi fruttiferi, querce e castagni, per 6 ducati di censo all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo o negli otto giorni seguenti (XXV, 56)


5498.
1604, marzo 13 – Clemente Pp. VIII a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice concede alla confraternita della cappella di S. Maria di Costantinopoli, eretta nella chiesa di S. Gennaro di Cucsiano, l’indulgenza plenaria nella prima iscrizione in quella confraternita, in articulo mortis e il secondo giorno di Pasqua di Resurrezione, dai primi vespri sino al tramonte del sole di quel giorno; inoltre concede l’indulgenza di sette anni e altrettante quarantene nel 3° giorno di Pentecoste, nell’Assunzione della Madonna, nel giorno di Natale e nel giorno di S. Gennaro (VII, 53)


5499.

1604, marzo 21, ind. II – Filippo d’Austria re a. 47
Montefalcione, nel monastero di M.V. «de Reto»
Angela Frasca, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico de Consolatio, giudice regio
D. Pietro de Gesù («de Jesu»), di Pietradefusi, cellerario di S. Maria «de Reto» in Montefalcione e procuratore della chiesa di S. Leonardo di Montefusco, insieme con D. Tommaso Rainone del Feudo di M.V. e con altri monaci, concede per 29 anni a Giacomo Francesco e Nicola Antonio de Armellino, di Torre di Montefusco, nel luogo detto «Chiusa seu Campo fratta», – campo che era già stato tenuto dai loro predecessori, e che in considerazione delle miliorie da essi apportatevi vien lor riconcesso -, per il censo annuo di 15 carlini (CXXIV, 22)


5500.
1604, apirle 13 («idibus aprilis») – Clemente Pp. VIII a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice con bolla diretta all’ab. di M.V. concede a Ottavio Silvestro e a Polita Longo, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa matrimoniale dal quarto grado di affinità (VII, 54)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5501.
1604, aprile 13 («idibus aprilis») – Clemente Pp. VIII a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice con bolla diretta del vicario del vesc. di Ariano, concede a Giovanni Luigi Teneliano, di Bonito, e a Camilla Maricunna, di Ariano, la dispensa dal 4° grado di affinità nel loro matrimonio già contratto e consumato (VII, 55)
N.B.-Fori per la bolla pendente

5502.
1604, maggio 23, ind. II – Filippo d’Austria re a. 4
Foliano della baronia di Valle di Vitulano
Giovanni Battista Lignella, di Foliano, pubbl. not.
Domenico Cermine, giudice regio di Foliano
Alessandro Giacchetta, di Tocco di Valle di Vitulano, vende a don Barnaba Caruso, di Vitulano, procuratore generale di S. Maria di M.V. di Tocco, 2 carlini annui, ipotecati su un castagneto di circa un tomolo, in territorio di Tocco, nel luogo detto Folletta, pe run capitale di 20 carlini (CXXIII, 116)


5503.

1604, giugno 4
Benevento
Alessandro Cochilia di Benevento, pubbl. not. apostolico
Dietro richiesta di Carlo Viglione, si riporta in pubblica forma uno strumento dell’8 febbraio 1599, ind. XII (Reg. 5446) (XXIV, 200)


5504.
1604, luglio 15 – Clemente Pp. VIII a. 13 («14»)
Orito
Don Severo da Solofra, ab. generale di M.V., costituisce cappellano della cappella di S. Sebastiano, nella chiesa di M.V. di Candida, D. Albenzio de Auria, monaco di M.V. (IV, 25)
***In fondo alla stessa pergamena c’è, sotto la data del 16 luglio 1604, ind. II, uno strumento del not. Giovanni Antonio Jacenna, per la presa di possesso della cappella

5505.
1604, agosto 10, ind. II – Clemente Pp. VII a. 13
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna») di Mercogliano, pubbl. not. apostolico

Pietro Ungaro, di Candida, asserisce pubblicamente, davanti al giudice, not. e testi, e davanti al P. D. Albenzio de Auria, di San Severino, priore del monastero di S. Maria di M.V. in Candida, di avere il diritto di Juspatronatus e di presentazione dei cappellani alla cappella di S. Sebastiano, ogniqualvolta capitasse la vacanza di quella cappella, costruita nella chiesa di S. Maria di Candida dagli eredi testamentari del q. Antonio Ungaro. Ora, per l’amore e la devozione verso il monastero di M.V. di Candida e verso i Padri di esso, cede questi diritti al monastero e ai suoi Padri,, dato che per la continuazione di quei dirtti non ha eredi legittimi che gli possano succedere secondo le disposizioni del q. Antonio de Ungaro (Cand. V, 11)


5506.
1604, agosto 13, ind. II – Filippo d’Austria re a. 6
Montefalcione
Alessandro de Pascariello di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico de Consolatio, di Prata, giudice regio a vita

Il monastero di S. Maria di Loreto, in Montefalcione, costituisce suo procuratore generale per tutti gli affari del monastero, il P. D. Giovanni Antonio Pagliuca, di Montefalcione (LXXX, 92)


5507.
1604, settembre 20, ind. III («II» romana)
Roma
Marcello Lante, protonot. apostolico
Dietro istanza di Giovanni Battista Chiara, priore di S. Maria di M.V. di Aversa, con Monitorio della Santa Sede contro il vesc. o vicario di Teano si ribadiscono i privilegi concessi dai Sommi Pontefici sulla esenzione di tutte le Case dipendenti da M.V., invitando coloro che credessero di avere dei diritti da contropporre a ricorrere a Roma (IV, 26)
***A tergo, sotto la data del 12 settembre 1605, Giovanni Luigi Pindarino riferisce al not. Nicola Maria Santafelice di aver notificata la suddetta lettera «monitoriale» al R. D. Stefano Fannuccio, vicario apostolico
***In data 14 settembre Giovanni Felice Jennella riferisce allo stesso not. Nicola Maria Sanfelice, di aver notificato quella lettera a don Giovanni Battista Capara, cappellano della chiesa del casale di Carbonara
***Regio Exequatur al monitorio, concesso l’8 novembre 1604, dietro lettera in cui «Il priore de Monte Vergine de Aversa fa intendere comehave otttenuto da Roma un monitorio per intimarlo al vecovo o vicario de Teano che non lo perturbino nello antico possesso che have la sua congregatione de montevergine in la chiesa e beni de monte vergine de Teano e di santa Maria de Carbonara della medesima città de Teano le quale chiesa non sono regie ne de barone»
 

5508.
1604, ottobre 7 («nonis octobris») – Clemente Pp. VIII a. 13
Frascati
Il Sommo Pontefice con bolla l’ab. di M.V. concede a Marcantonio Guerriero, di Avellino, e a Lucrezia Bianco , di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dal 3° al 4° grado di affinità (VII, 56)
N.B.-Fori per la bolla pendente

5509.
1604, novembre 24, ind. III – Clemente Pp. VIII, Filippo III re
Terranova del Feudo di M.V.
Marco Antonio Simonetto, in sostituzione di Pietro Paolo Pecorello, pubbl. not
Giovanni Battista Mirra, di Ginestra, giudice regio
Innocenzo Ferro e Italia Ferra, sua nipote, vendono a Giovanni Vincenzo Simonetto la metà di un campo «vacuo», nel luogo detto «Campo dello Vallone», per il prezzo di 45 ducati, che essi girano al monastero di M.V. e pper esso a D. Giovanni Berardino Russillo, del feudo di M.V. (XLIII, 216)
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5510.

1604, novembre 24, ind. III – Clemente Pp. VIII a. 14, Filippo III d’Austria re A. 6
Terranova della baronia del Feudo di M.V.
Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V, in sostituzione di Pietro Paolo Pecorello, del Feudo di M.V., pubbl. not
Giovanni Battista Mirra, del castello di Ginestra, giudice regio

D. Filippo Simonetto, del feudo di M.V., Vende al dottor Giovanni Vincenzo Simonetto, una terra nel luogo detto «Campo dello Vallone», da lui comprata all’asta, ad istanza del monastero di M.V. («venditum ad evtintum candelae prout in dicto precedenti Instrumento»), per 45 ducati, redimibili fra due anni, e frattanto corrispondere 4 ducati e mezzo (XLIII, 217)


5511.

1605, marzo 31, ind. III – Filippo III d’Austria re a. 7
Montefredane
Salvatore Bavaro, pubbl. not.
Troiano Falzo, di Montefredane, giudice regio a vita, sostiutito nella sottoscrizione da Salvo Vella, giudice regio

Giovanni Gregori da Gaeta e Anete de Martino, sua moglie, insieme con Giovanni Domenico, Curzio e Muzio Nigro, di Montefredane, vendono al dottor Giovanni Alfonso de Roberto, pure di Montefredane, per un capitale di 100 ducati, 9 ducati annui, ipotecati su alcune possesioni in territorio di Montefredane, di cui una nel luogo detto «allo Copazo», una nel luogo detto «alle airole», e un’altra a frutti, nel luogo detto «alla massaria» (LXXXII, 252)


5512.

1605, giugno 16, ind. III – Filippo d’Austria re a. 7
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, pubbl. not.
Pirro Incoronato, giudice a vita
D. Severo Giliberti da Solofra, ab. generale della Congregazione di M.V., crea suo procuratore generale D. Ambrogio Corvino, di Sorbo, cellerario maggiore di M.V.

5513.
1605, settembre 13, ind. IV – Filippo re a. 8
Sant’Agata di Puglia
Donato Morano, di Sant’Agata, pubbl. not.
Basilio de Filippello, giudice regio a vita

D. Camillo da Lioni («de leon.»), procuratore del monastero di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, compra da  iuliano di Renzo, un bene stabile in Sant’Agata, gravato di 5 grana all’anno alla chiesa di Sant’Angelo, per il prezzo di 40 ducati (XI, 58)


5514.

1605, settembre 27, ind. IV – Paolo Pp. V. a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Ruggiero de Rogerio, di Napoli, cittadino di Benevento, pubbl. not. apostolico
D. Teodoro Schinusio, priore del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni ai signori Ottavio e D. Decio de Robino, di Benevento, un’isca di circa 6 tomoli, nelle pertinenze della città, nel luogo detto Santa Colomba, arbustata, con olivi e altri alberi fruttiferi, presso i beni del monastero di S. Modesto, con la facoltà di poterla affrancare con terre in simile o migliore luogo, secondo quanto è contenuot in un pubbl. strumento del 7 settembre 1579, quando L’isca fu cncessa al q. Tommaso Stellato per il canone di 15 carlini l’anno, e poi ricadde nel potere del monastero, ed ora la concede a Ottavio e D. Decio per il censo annuo di 18 carlini, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, e con la facoltà di poterla affrancare con terre e non con altri beni, dall’uguale reddito annuo (XXV, 57)

NOTA

5515.
1605, ottobre 29 – Paolo Pp. V a. 1
Roma

Il Sommo Pontefice dà il suo assenso all’assegno che Carlo Lotaringia, cardinal diac. di Sant’Agata di Roma, ha fatto a questo monastero verginiano di Sant’Agata, prima per sessennio e oa per un altro sessennio, dei suoi redditi e proventi che doveva riscuotere, e che ammontavano a circa 140 scudi annui: e ciò allo scopo di apportare le opportune riparazioni a quella chiesa «et pro illius maiiori decoro et ornamento», costruendo dal lato della stessa chiesa una porta grane, che il Priore e i monaci non avevano mezzi per poter realizzare (IV, 29)


5516.

1605, novembre 10, ind. IV («III romana») – Paolo Pp. V a. 1
Roma
Marcello Lante, protonot. apostolico

Dietro istanza di M.V. che il monastero venica disturbato dal Rev.mo arcivesc. di Benevento, dai governatori dell’Annunziata di Napoli e da altri («et forsitan alii»), dall’esercitare la giurisdizione nelle sue terre, nonostante l’esenzione di cui godeva, si spedisce un monitorio a tutti coloro, dicendo che se avevano dei diritti da sostenere contro M.V. lo facessero nei tribunali della Santa Sede (IV, 30)


5517.

1606 («1605»), gennaio 13 («idibus januar») – Paolo Pp. V a. 1.
Roma
Essendo vacante la chiesa parrocchiale di S. Martino, «loci eiusdem Sacti Martini», appartenente alla giurisdizione dell’ab. esente di M.V., per la morte avvenuta nello scorso novembre dell’ultimo rettore Luca Priosire, e siccome questa volta nessun altro può provvedervi all’infuori del Papa, perciò egli nomina a quella chiesa D. Domenico Bosco, oriundo di San Martino, trovato idoneo nell’esame sostenuto davanti agli esaminatori, deputati dal sinodo abbaziale di M.V., secondo la forma del Concilio di Trento («servata forma Concilii huiusmodi in cuncursu aliorum»), come appare dalle testimonianze dell’attuale ab. di M.V.
N.B.-Fori per la bolla pendente
***A tergo, c’è l’attestato del not. Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, col quale si afferma che il 18 luglio 1607, ind. V, nell’anno 3° di Paolo Pp. V, D. Domenico Bosco, di San Martino, potè prendere possesso corporale reale della chiesa di S. Martino

5518.
1606, gennaio 30, ind. IV – Filippo III d’Austria re a. 8
Avellino
Giovanni Bartolomeo Russo, di Avellino, pubbl. not
Bartolomeo Jannolo, di Avellino, giudice regio a vita

Si riporta uno strumento del 30 aprile 1596 (riferito, Reg. 5409) (LXXI, 88)


5519.

1606, marzo 10 – Paolo Pp. V a. 1
Roma

Il Sommo Pontefice con Motu proprio prescrive he nel monastero di M.V. in Sant’Agata in Roma, vi dovessero dimorare abitualmente 13 religiosi della famiglia monastica (IV, 31)


5520.
1606, maggio 7, ind. IV – Filippo III d’Austria re a. 10
Mirabella
Fabrizio Miletti, di Mirabella, pubbl. not.
Giovanni Battista de Bonopane, giudice regio a vita, in luogo di Pompilio Carotta, morto

Giovanni Antonio de Mirando, riconosce di essere stato soddisfatto delle doti, promesse da Pietro Angelo Sorentino dal figliio di lui Scipione Sorentino, in ordine al suo matrimonio con Camilla Sorentino, di Mirabella, figlia di Pietro Angelo, alla quale furono assegnati 150 ducati di carlini d’argento


5521.

1606, giugno 16, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 7
Napoli
Ottavio Cerasio, di Napoli, pubbl. not.
Vitantonio Mallone, giudice regio della terra di Medunco

Mattia Tristano, di Napoli, figlia ed erede del q. Ercole e della q. Carmosina Ciampa, e legittima miglie di Giovanni Battista Deanzi, insime con suo figlio Fabio, per la somma devozione che sempre hanno nutrito e nutrono per la chiesa di S. Maria di Loreto («Sancte Mariae Loreti») in Montefalcione, dell’Ordine di M.V., donano irrevocabilmente a quella chiesa, e per essa a D. Tommaso Rainone, cellerario di quella chiesa, i seguenti beni stabili in territorio di Montefalcione, e cioè: un pezzo di terra seminativo, con molte piante di querce e alberi fruttiferi, nel luogo detto Macchione; una selva con alcuni castagni nel luogo detto «le chiayne seu pontano»; un orto con alcuni noci e altri alberi fruttiferi, nel luogo detto Pisco barone; una casa terranea nel luogo detto «li bagni»


5522.

1606, luglio 17, ind. IV – Filippo III d’Austria re a. 6
Candida («Canidde»)
Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Not. Santo de Noya (e «Noia»), giudice regio
Il not. Pomezio Ciardo, di Candida, asserisce che nei mesi scorsi, «pro contemplatione… matrimonii» fra lui e Grandizia Robillo, «et pro oneribus ipsius comode supportandis» gli furono pormesse per le doti 18 once e 2 ducati in moneta liquida e in panni da Giovanna Rubea, madre di Grandizia, ma non avendo Pomezio «idoneam… fideiussionem… pro manibus sicuram et tutam pro cautela… pro restanti dotium predictarum ad complimentum ducatorum centum et decem promissorum», Giovanna assegnò a Pomezio i seguenti beni stabili: una possessione in territorio di Candida («Canidde»), nel luogo detto «alla parete», per 15 ducati; un’altra terra ivi, nel luogo detto «allo giardino», apprezzata 21 ducati; 46 ducati e mezzo in «pecunia numerata», panni, ecc. Di questi ducati Pomezio passò alla baronessa «terre Canidde», Lucrezia Muscata, 60 ducati, per aver commprato da lei all’asta una casa con orto, e promise inoltre di ben custodire queste doti, ipotecandole su tutti i suoi beni presenti e futuri, di non alienare quei beni stabili, ma tenerli «in fundum dotale» (XXX, 177)
N.B.-In tutto lo strumento è sempre nominata «terra Canidde»

5523.

1606, agosto 8, ind. IV – Filippo III d’Austria re a. 8
Manocalzati
Marzo Caputo, di Manocalzati, pubbl. not.
Giuseppe Picone, di Manocalzati, giudice regio a vita

D. Giuseppe Battista Trasente, di Manocalzati, monaco di M.V. del Monte, vende ad Andrea Matteo Trasente, pure di Manocalzati, un fondaco di terra in Manocalzati, e propriamente nel luogo detto «alle cortiglie de Case Trasente», per il prezzo di 25 ducati di carlini d’argento, dei quali paga subito 5 ducati, mentre per gli altri 20 ducati, dà un censo di 18 carlini, alla ragione del 9%, ipotecati su tutti i suoi beni (Cand. IV, 4)


5524.

1606, agosto 26, ind. IV – Paolo Pp. V a. 2, Filippo d’Austria re a. 8
Pietro Paolo Pecorello, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Scipione Simonetto, del Feudo di M.V., giudice regio
Vincenzo e Leonardo Rainone, fratell, di San Martino, nelle pertinenze del feudo di M.V., avendo comprato da Francesco Rainone acuni pezzi di terra per il prezzo di 40 ducati, si sono impegnati a girare al monastero di M.V. questa somma come acconto di 50 ducati che lo stesso Francesco doveva al monastero per censi decorsi, non avendo ora danaro liquido, assegnano a M.V. un censo annuo di 3 ducati e 3 tarì di carlini d’argento sui frutti e le entrate dei loro beni stabili, però col patto «de retrovendendo qundocunque» (XCVIII, 52)
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5525.

1606, settembre 10, ind. IV – Paolo Pp. V a. 2
Tocco
Giovanni Battista Formichella, di Tocco, pubbl. not. regio e apostolico

D. Renato milone, priore e procuratore del monastero di M.V. in Tocco, con consenso della sua Comunità, riconcede per 29 anni a Margherita della Rayeta, ved. di Nicola Peccatore, di Tocco, un orto in Tocco, nel luogo detto «lo Cavuto», con noci e altri alberi fruttiferi, per il censo annuo di 7 carlini e un quarto di noci nella festa dell’Assunta (CXXIII, 99)


5526.

1606, ottobre 27, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 6
Candida («Canidda»)
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Giuseppe Piesno, di Manocalzati, giudice regio a vita
Pomezio Ciardo, di Candida, asserisce di aver ricevuto da Giovanna Rubea, madre di Grandizia Robilla, e per essa da don Giacomo Antonio Robillo, agente a nome di lei, una selvetta («silvitellam») come fondo dotale della stessa Grandizia, sua moglie, e come ultimo e finale pagamento di tutte le doti promesse al tempo del matrimonio (con XXX, 17)
N.B.- Il doc. si trova nella stessa pergamena del Reg. 5522, sotto la data del 17 luglio 1606

5527.

1606, novembre 23, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 8
Lapio
Giovanni Andrea de Melchiondo, di Lapio, pubbl. not.
Giacomo de Lizza, di Lapio, giudice regio

Annibale de Jangiano, di Lapio, durante la sua vita «pro se», e dopo la sua morte «pro Monasterio S. Mariae d’Angelis», di Lapio, 25 carlini all’anno, da percepirsi sui primi frutti e l’affito di una casa in Lapio, nel luogo detto «Allo paraviso», col patto «de retrovendendo», per il prezzo di 25 ducati di carlini d’argento


5528.

1606, dicembre 16, ind. V (in: 1613, settembre 25. ind. XII)
Mirabella
Giulio Barisano, di Mirabella, pubbl. not.
Giulio Cesare dell’Occhio, giudice

Marcantonio de Donato, di Mirabella, insieme con altri, vende a Giovanni Domenico Bonopane, di Mirabella, per il prezzo di 250 ducati, 25 ducati annui, ipotecati su una casa in più membri «cum palombaria», nella terra di Mirabella, nel luogo detto «la suglia delli persotti», su una casa in più membri pure in Mirabella, nel luogo detto «la suglia delli Otuli (oculi?)», su un’altra casa ivi; e alcune case nel luogo detto «la suglia de filippo bonopane»


5529.
1607, gennaio 9, ind. V – Filippo d’Austria re a. 3
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice a vita

Il chier. Pompeo dello Russo di Mercogliano procede a un compromesso con Santo e Giovanni Antonio Saraciniello, pure di Mercogliano, a causa di un capitale di 60 ducati con un censo annuo di 6 ducati, ipotecati sugli introiti di una possessione in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «alli torelli», che Pompeo aveva comprato da Sebastiano Saraciniello, zio paterno di Santo e di Giovanni Antonio, – per il quale censo e capitale s’era cominciata una lite presso la Curia di M.V. contro Pompeo -: ora Santo e Giovanni Antonio, per quel capitale di 60 ducati e per gli interessi decorsi, si accontentano d’ora in poi di considerare un capitale di 40 ducati sul quale capitale Pompeo promette un censo annuo in ragione dell’8% sui frutti di quello stesso territorio «alli torelli» (LXXII, 17)


5530.
1607, gennaio 22, ind. V – Filippo d’Austria re a. 9
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Nicola Cicinella, di Mercogliano, giudice regio a vita

Angelo del Giudice, ved. di Cesare Jascenna, insieme con suo figlio il chier. Sebastiano, asserisce –  davanti a D. Decio de Preziosa, di Mercogliano, agente a nome e per parte della chiesa di S. Giovanni in Mercogliano – che negli anni passati il q. Matteo Jascenna vendette alla chiesa di S. Giovanni 30 carlini sui primi frutti dei suoi beni per il prezzo di 30 ducati, come da pubbl. strumento rogato in quell’occasione; ma siccome suo marito Cesare si appropriò durante la sua vita sia di quei 30 ducati di capitale come del censo annuo di 3 ducati, dovuti alla chiesa, ora essa promette da parte sua di corrispondere quel censo di 3 ducati sui primi frutti di un pezzo di terra o selva in Mercogliano, nel luogo detto «alli Caputi», e su una terra e viti, pure in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «allo Capone» (LXXI, 89)


5531.
1607, febbraio 14, ind. V – Paolo Pp. V a. 2
Roma

Il «Collegium et Defensores Montis Inviolabilis fidei Almae Urbis», comunica che il monastero di M.V. di S. Agata ai Monti in Roma è costuito erede di quattro luoghi «dicti Montis» coi frutti decorrenti dal 1° gennaio ultimo scorso, e questo per la cessione che ne ha fatto al monastero Luca de Vecchi, di Bergamo, per ordine e col consenso di D. Paolino de Barberiis, di Ariano, priore di quel monastero, e del P. abate generale di tutta la Congregazione, dal danaro ricevuto per mezzo del Banco di S. Maria del Popolo per una parte del prezzo della Selva detta «la scrofetta», in territorio di Avellino, spettante a quella Congregazione e venduta con l’autorizzazione apostolica


5532.
1607, febbraio 16, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 9
Montefusco
Adolfo de Adiutorio, di Montefusco, pubbl. not.
Ottavio Chiocchia, di Montefusco, giudice regio
D. Celestino Cinnulo, procuratore di M.V., concede «in affictum», per 9 anni ma da rinnovare l’affitto ogni tre anni, a Pirro Giovanni Cutillo, di Montefusco, una casa con orto e cortile contiguo, in Montefusco, e propriamente nella parrocchia di S. Nicola, e una vigna con terra «vacua», di circa «fossorum octo», nel luogo detto «alle coste», redditizia al Feudo del luogo, – beni donati al monastero da Pompilio Cutillo, fratello di Pirro Giovanni -, per 4 ducati all’anno (LXXXIV, 27)
***Docc. cartacei relativi alla donazione e alla concessione (LXXXIV, 28-29)
***Copia autentica cartacea di quella concessione (LXXXIV, 30)

5533.
1607, febbraio 18, ind. V – Filippo d’Austria re a. 8
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Pascarello, di Castello, giudice regio
Sabatino Scopa, di Castello, vende a Fabio Riccio (e «Ruccius») e a Giovanni Antonio de Giuse, di Castello, una casa nel borgo di Castello, e propriamente verso la fontana, presso la strada pubblica, per 80 ducati (Cast. 32 bis)


5534.
1607, febbraio 26, ind. V – Filippo re a. 9
Ospedaletto
Giovanni Arturo Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio a vita

Giovanni Antonio de Rendo, di Pietrastornina, ma dimorante in Ospedaletto, e Aquila, sua moglie, vendono a Giovanni Antonio de Nunzio, celaro, dotale di Aquila, in Ospedaletto, «fora la terra», e propriamente «da Capo la Fontana sopra la via pubblica», per il prezzo di 14 ducati, vendita motivata specialmente dal fatto di non far morire lo stesso Giovanni Antonio (CXX, 91)


5535.
1607, aprile 29 (in: 1622, dicembre 1°. ind. V)

Ospedaletto
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Paolo e Flavio de Oliviero, di Ospedaletto, essendo debitori verso Rinaldo Lombardo, nella somma di 100 ducati, gli vendono un censo annuo di 10 ducti, da riscuotersi sui primi frutti di una loro possessione in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «Campo marino» (in LXXI, 92)


5536.
1607, maggio 4, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 9
Ospedaletto
Giovanni Pietro Pacifico, di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio a vita, in luogo di Marco de Jacono

Prospero dello Russo e suo figlio Giovanni, di Ospedaletto, dichiarano di essere debitori verso Salvatore Romano, pure di Ospedaletto, in 30 carlini annui per un capitale di 30 ducati, secondo uno stumento del 4 settembre 1605; ora essi vendono allo stesso Salvatore altri 20 carlini annui per 20 ducati, ipotecando quei carlini su una selva in territorio di Ospedaletto, e propriamente nel luogo detto «allo Campo pastinata» (CXX, 112)


5537.

1607, maggio 15 – Paolo Pp. V a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc. di Benevento e i vescovi di Nola e di Avellino, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. («nonnulli iniquitatis filii»), e specialmente per la divisione di beni tra M.V. e Summonte (IV, 32)


5538.
1607, giugno 17, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 9
Marigliano, nel monastero di S. Maria delle Grazie
Tiberio Nappi, di Marigliano, pubbl. not.
Giovani Luigi Pagano, giudice regio a vita
Dietro preghiera di D. Amato Porro, ab. generale della Congregazione di M.V., si riproduce un privilegio di Urbano Pp. IV del 13 gennaio 1264 (riferito, Reg. 2131), e in forza di questo privilegio riceve la benidizione abbaziale da D. Fabrizio Gallo, vesc. di Nola, alla presenza dell’abate generale dei Celestini e altri abati (IV, 33)


5539.
1607, agosto 8, ind. V – Filippo III D’Austria re a. 9
Fontanarosa
Lucio Capobianco, di Fontanarosa, pubbl. not.
Nicola de Luca, di Fontanarosa, giudice regio
Si riporta uno strumento del 7 gennaio 1599, ind. XII (riferito, Reg. 5444) (XLI, 73)
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5540.

1607, agosto 9, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 9
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Antonio de Bianco, di Castello, e Prospero de Bianco, suo figlio, essendo debitori verso Sallustio de Perna, di Calabritto, al presente oblato in S. Giovanni della Valle, presso Castello, in ducati 5, – che Sallustio dona a quel monastero -, e non avendo essi modo come saldare il debito, assegnano al monastero, col patto «de retrovendendo», un censo annuo di 5 carlini, da riscuotersi su un loro territorio di circa 5 tomoli e mezzo, in Castello, nel luogo detto «la costa di S. Giovanni», già redditizio al monastero «de ocoto unum» (Cast. 66)


5541.
1607, novembre 20, ind. VI – Paolo Pp. V a. 3
Candida, nel monastero di M.V.
Giovanni Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
D. Girolamo Conte, priore del monastero di M.V. in Candida, insieme con la sua Comunità, costituisce procuratore D. Giovanni Giacomo Rogirella da Carife, procuratore generale della Congregazione verginiana, ad agire in Roma, nella lite contro il vesc. di Avellino e Luigi Amatucci, del casale di San Potito, procuratore fiscale della curia vescovile, a causa dello juspatronatus del beneficio di S. Sebastiano, costituito nella chiesa di M.V. in Candida (XXX, 195)


5542.
1607, novembre 22, ind. VI («V») – Filippo d’Austria re a. 9
Tocco
Giovanni Antonio de Riccardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Antonio, f. del q. Luciano Boccianella, ed Ippolita, figlia del q. Giovanni Petrillo, sua moglie, riconoscendo di aver figli, mossi dallo spirito divino, donano al monastero di M.V. di Tocco, per le mani di D. Renato Milone, monaco di M.V., tutti i loro beni, e in particolare Ippolita dona due case o cellari in Tocco, nella parrocchia di S. Pietro, e Antonio un territorio lavorativo, con alberi, pure nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto San Martino, già redditizio al monastero di M.V. in un carlino all’anno, e altri beni, come un forno, un cellaro, ecc.: con l’obbligo da parte del monastero di alimentarli, e, alla loro morte, seppellirli a spese del monastero e celebrare 6 Messe sui loro cadaveri e 2 Messe al mese (CXXII, 55)
 
N.B.-Pensiamo che questa volta non debba rettificarsi l’anno dell’era volgare, ma che o sia sbagliata l’Indizione, o questa sia la «romana» e non la «greca», come più ordinariamente troviamo indicata nei nostri docc.

5543.
1607, dicembre 6 – Paolo Pp. V a. 3
Roma
Pietro Paolo Cresenzio protonot. apostolico
Dietro richiesta del monastero e della chiesa di S. Bartolomeo in Troia, si spedisce un Monitorio contro il vesc. di Troia, affinchè non pretenda cosa alcuna dalla Congregazione di M.V. per l’erezione del Seminario, data l’esenzione di cui gode, e qualora avesse cosa da opporre ricorresse a Roma (IV, 34)


5544.
1608, gennaio 21, ind. VI – Filippo III d’Austria re a. 9
Napoli, nel monastero di M.V.
Aniello Capoistrice, di Napoli, pubbl. not
D. Amato Porro, ab. generale di M.V., e D. Marcantonio Fioderisa di Mugnano, definitore di M.V., a nome di tutta la congregazione, e specialmente a nome dle nuovo monastero e chiesa di S. Maria della Misericordia in Airola («ac nomine et parte novi Monasterii et ecclesie sub vocabulo S.te Marie Misericordie noviter erigende in terra Ayrole»), per il prezzo di 1400 ducati, comprano da Annibale de Luca, f. di Tullio, certe case palazziate in più membri superiori e inferiori, con cortile grande e giardino grande, di circa 4 moggi, in terra di Airola, vicino alla chiesa della SS Annunziata, per ivi edificarvi il nuovo monastero di S. Maria della Misericordia, – case che erano gravate di un servizio feudale o adoha, dovuta alla curia ducale di Airola, in 9 ducati all’anno, che però ora il venditore trasferisce su altri suoi beni -; ma non avendo per le mani questa somma di 1400 ducati, il monastero promette di corrispondere 98 ducati d’interesse all’anno finchè non avrà restituito il capitale. Inoltre, per il prezzo maggiore che valeva quel palazzo, il venditore richiede dal P. abate generale che nella nuova chiesa si fondi una sepoltura di famiglia dei signori di Lucca, con l’obbligo di una Messa al mese, il 1° sabato, e un anniversario all’anno (XII, 80)


5545.
1608, febbraio 5, ind. VI – Filippo III d’Austria re a. 9
Tocco
Giovanni Antonio de Ricciardo, pubbl. not.

Mario Tanallo, di Tocco, giudice regio
D. Renato Milone, di Tocco, abate e vicario di M.V. di Tocco, grancia di M.V., insieme con la sua Comunità, concede per 29 anni, «ad libelli renovationem», a Marco e Sabatino Monfredi, cugini, di Tocco, una vigna con piante di olivi, meli, noci, e altri alberi, e «quoddam quatrellum», chiamato «lo Pantano», per 2 tomoli e un quarto di grano all’anno (CXXIII, 105)


5546.
1608, febbraio 10, ind. V – Filippo III d’Austria re a. 13 della Sicilia «citra Farum»
Tocco
Giovanni Antonio de Ricchardis, di Tocco, pubbl. not.

Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
D. Renato Milone, di Tocco, vicario della chiesa di M.V. di Tocco, grancia di M.V. del Monte, riconcede per 29 anni a Berardino, f. del q. Pietro Loya, un castegneto nel luogo detto «Costa manca», per 16 carlini all’anno a Natale (CXXIII, 108)


5547.
1608, febbraio 10, ind. VI («VII») – Filippo d’Austria re a. 9
Giovanni Antonio de Riccardo, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
D. Berardino Milone, f. di Cesare, dona una sua cappella, – eretta dentro la chiesa di M.V. di Tocco, sotto il titolo di S. Maria del Carmine, dentro il muro dell’Arco vicno all’altare maggiore verso la Confraternita del Rosario -, assegnandole un castagneto nel luogo detto Castagnola, da lui comprato da Angelo Bocciano, con l’obbligo da parte di M.V. di una Messa alla settimana in quella cappella (CXXII, 109)


5548.
1608 («1609»), febbraio 10, ind. VI – Filippo d’Austria re a. «12»
Tocco
Giovanni Antonio Riccardi, pubbl. not.

Giovani Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
D. Renato Milone, vicario e procuratore generale del monastero di M.V. in Tocco, riconcede per 29 anni a Gabriele de Sala, agente anche a nome di Paolo e Bartolomeo, suoi fratelli, un territorio nel luogo detto «la massaria seu lle rundine», per 12 carlini e mezzo di censo annuo (CXXIII, 7)


5549.

1608, marzo 17, ind. V – Filippo d’Austria re a. 10
Tocco
Giovanni Antonio de Riccardo, pubbl. not.
Giovanni Battista de Blasio, vende al P. D. Renato Milone, ab. di M.V. di Tocco, metà di una terra, in parte lavorativa e in parte con alberi di querce, cerri, castagni, nelle pertinenze di Tocco, nel luog detto «Rosali et Lotole», che egli a sua volta aveva comprata dagli eredri del q. Aurelio Bocciano, di Tocco, – gravata di un censo annuo di 8 carlini e mezzo, mentre tutta intera quella terra era gravata di un censo di 17 carlini, dovuti allo stesso monastero -, per il prezzo di 107 ducati e mezzo (CXXIII, 7)


5550.
1608, aprile 10, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 9
Tocco
Giovanni Antonio de Ricchardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita

Rita Rayeta, ved. di Nicola Peccatore, alias Ciaramella, insieme con altre persone della sua famiglia, addiviene con D. Renato Milone, priore della chiesa di M.V. in Tocco, e con D. Barnaba Carusio da Vitulano, cellerario della stessa chiesa, alla seguente concordia: Rita, in nome di suo figlio minore e pupillo Damiano Peccatore, e Rosa e Giuditta, sue cognate, rinunziano alla chiesa di M.V. di Tocco una loro vigna con peri e altri alberi fruttiferi, in Tocco, «dove se chiama la parte»; e in caso che Damiano morirà senza eredi, in tutti i beni succederà il monastero (CXXII, 56)


5551.
1608, aprile 16, ind. VI («VII») – Filippo III d’Austria re a. 10
Tocco
Giovanni Antonio de Ricciardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Pasquale Grillo, di Tocco, cede e rinunzia a D. Renato Milone, vicario della chiesa di M.V. di Tocco, un castagneto in Tocco, e propriamente nel luogo detto Felletta (CXXIII, 39)

5552.
1608, maggio 4, ind. VI – Filippo III d’Austria re a. 10
Candida, nel monastero di M.V.
Giovanni Vincenzo Cerqua, pubbl. not. regio

Pompeo Caputo, giudice
Il chier. Michele Picone, di Candida, vende a fra Giacomo Martone, oblato di M.V. di Candida, per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento, – al valore di 10carlini per ogni ducato e 10 grana per ogni carlino -, un censo annuo di 4 ducati e mezzo, alla ragione del 9%, ipotecati sui seguenti beni in Candida: un oorto con alcuni alberi, con peri, gelsi e altri alberi, e con «casalenis», nel luogo detto «a bocca allo furno», di circa 2 tomoli «in semine»; una possessione con alberi vitati e con castagni nel luogo detto «alla lenza»; una selva di castgni nel luogo detto «alli parmoliti», confinante, fra l’altro, coi beni del convento di Sant’Agostino di Candida: una possessione con vigna e terreno seminativo nel luogo detto «alla cupa delli irchi»


5553.
1608, maggio 13, ind. VI – Filippo d’Austria re a. (omeeso)

San Marzano, e propriamente nel lugo detto «a pugliano»
Giovanni Simone Ferraiolo, di Nocera, pubbl. not.
Giovanni Domencio Tortora («Turtura») di San Marzano, giudice
Sentenza favorevole a M.V.  nella causa che verteva tra D. Orazio de Marinis, agente a nome di M.V., e Luca e Nicolantonio de Capua, di San Marzano, riguardo a 10 ducati annui che il monastero doveva riscuotere da quei signori, ducati che poi erano ascesi alla somma di 230. Nella sentenza si nominano i luighi da cui si potevano recuperare quei ducati: un territorio di circa 8 moggi, nella terra di San Marzano, «dove se dice pogliano», un ospizio di più membri inferiori e superiori, con cortile, ecc., pure in San Marzano, «dove se dice a casa de Marino», ecc


5554.
1608, giugno 9 («V idus Junii») – Paolo Pp. V a. 4
Frascati
Bolla pontificia all’ab. di M.V., con la quale si concede a Carlo Mastroiacono («Magistri Jacobi») e a Francesca Bonafede, di Mercogliano («ex loco Mercogliani»), la dispensa matrimoniale dal 4° grado di consanguineità
***A tergo, attestato che la bolla fu presentata agli interessati il 12 settembre 1608
N.B.-Fori per la bolla pendente

5555.
1608, giugno 11, ind. VI – Filippo re a. 10
Montefredane
Salvatore Bavaro, di Montefredane, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, giudice regio a vita
Sabatino e Cesare de Masi, padre e figlio, di Montefredane, vendono a Cesare Basso, pure di Montefredane, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducati, da riscuotersi su una possessione in territorio di Montefredane, nel luogo detto «alla piscara», redditizia alla Curia di Monefredane, dalla quale possessione essi ricavano ogni anno 18 ducati (LXXXII, 259)

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5556.
1608, agosto 13 («idibus augusti») – Paolo Pp. V a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice ingiunge all’arcivesc. di Ragusa e al maestro Manzio Guittone, «utriusque signature referendario», e all’ab. di M.V., di dare a D. Lattanzio Gentile il corporale possesso della parrocchia di S. Martino, «loci cuiusdam Sacti Martini», a lui personalmete o al suo procuratore, con tutti i diritti annessi a quella chiesa

N.B.-Bolla plumbea pendente

5557.
1608, settembre 13 («Idibus sept.») – Paolo Pp. V a. 4
Giovanni Suppa, di Maddaloni, giudice
Roma
Bolla pontificia, diretta all’ab. di M.V., con la quale si concede a Giuseppe Picariello e a Faustina Pacifico, di Mercogliano, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di affinità


5558.
1608, settembre 16 – Paolo Pp. V a. 4
Montevergine
D. Amato Porro, di Sant’Agata di Puglia, ab. generale di M.V., conferisce il beneficio della cappella di S. Maria «de Canna», in territorio di Paterno, grancia di S. Guglielmo del Goleto, al chier. Vespasiano de Stefanellis, di Paterno (IV, 35)

***Copia cartacea del sec. XVII (di G. Manocalzati) (IV, 36)

5559.
1608, ottobre 10, ind. VII – Paolo Pp. V a. 4
D. Amato Porro, di Sant’Agata di Puglia, ab. generale di M.V., costituisce cappellano della chiesa di S. Maria della Toppa, o della Neve, presso Mercogliano, il chier. Giovanni Battista de Januario, di Mercogliano (IV, 38)


5560.
1608, novembre 19, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 10
Maddaloni
Persio de Roberto, di Maddaloni, pubbl. not.
Giovanni Suppa, di Maddaloni, giudice
Matteo Santopadre, di Napoli, vende a D. Giuseppe Caligrimaldo, pure di Napoli, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducai, da riscuotersi su una terra di 10 moggi in Acerra, nel luogo detto «lo Spiniello», ma col patto «de retrovendendo quandocumque» (XI, 18)


5561.
1608, dicembre 16, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. (in bianco)
Montefredane
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Montefredane, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, di Montefredane, giudice regio a vita
Giovanni Gregorio Gaita, di Montefredane, si dichiara debitore verso Camillo de Matteis, di Atripalda, a nome suo e più ancora a nome della ved. Antonio Laurenziana e di Livia e Valerio Fasano, figli di costei, nella somma di 100 ducati, in seguito alla compravendita di una possessione in territorio di Montefredane, nel luogo detto «alla villa d’ognica, Massaria seu Maulinni»; ora, non avendo danaro liquido per saldare il debito, vende loro un censo annuo di 8 ducati, ipotecati sulla stessa possessione (LXXXII, 260)


5562.
1609, gennaio 30 – Paolo Pp. V a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice concede alla chiesa di S. Maria del Piano in Pietradefusi, soggetta a M.V., l’indulgenza plenaria, per un settennio, da lucrarsi dai primi vespri fino al tramonto del sole dell’Annunziata (IV, 73)


5563.
1609, febbraio 20,, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 11 di Sicilia
Pietrastornina
Marco Antonio Bosco, di Altavilla, pubbl. not.
Giovanni Giacomo de Julio, di Pietrastornina, giudice regio a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 30 gennaio 1589, rogato in Pietrastornina dal not. Orsino Riccio, in cui Pietro Sasso, di Pietrastornina, per un capitale di 30 ducati, vende a Giovanni Stefano Riccio, pure di Pietrastornina, nel luogo detto «la selva tagliata», dalla quale il venditore ricavava ogni anno in media 8 ducati (CI, 309)


5564.
1609, maggio 2, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 11
Napoli
Rosario Sportello, di Napoli, pubbl. not.
Carlo Lombardo, di Napoli, giudice regio
Cesare Balsamo, di Napoli, asserisce pubblicamente davanti al P. D. Gennaro Rosoli, priore del monastero di S. Maria del Loreto di Montefalcione, dell’Ordine di M.V., che nei giorni scorsi, «vigore decreti sacri concilii» fu condannato al pagamento di 84 ducati al monastero di M.V.; ora, volendo obbedire all’ingiunzione, promette con giuramento di cominciare il pagamento e ipoteca per questo debito le sue case nella «Piazza del Processo di Roma»


5565.
1609, maggio 15, – Paolo Pp. V a. 4
Roma
La sacra Penitenzieria comunica al Procuratore generale della Congregazione di M.V., la dispensa concessa a D. Ippolito Longo, monaco di M.V., il quale era caduto nelle censure ecclesiastiche per essersi allontanato dalla Congregazione senza licenza ddei Superiori per circa 6 mesi, e in questo periodo aveva celebrato la S. Messa, e a volte, «dimisso habitu regulari armisque prohibitis» si era recato «ad latrocinia perpetranda»; richiamato dai Superiori, si era presentato, era stato messo in carcere, sottoposto alla tortura, «ad perpetuas triremes», dove era rimasto 12 anni e mezzo. Finalmente, liberato, era ritornato pentito alla sua Congregazione (IV, 47)


5566.
1609, giugno 22, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 11
Montefalcione, nella chiesa di M. Maria «de lo Reto»
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico Consolatio, giudice regio a vita
Vincenzo Jantosca, di Montefalcione, per le mani del Padre D. Alessandro Duardo, si offre oblato alla religione di M.V. e alla chiesa di S. Maria di Loreto in Montefalcione, e viene vestito dell’abito bianco, come si suole dagli altri oblati; e insieme dona tutti i suoi beni immobili e mobili, e in particolare un pezzo di terra di terra con alberi, in Montefalcione, nel luogo detto «la Cesena», e le migliorie da lui apportate in una possessione nel luogo detto Castello


5567.
1609, agosto 11, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 11
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita
Cesare della Pio, di Valle di Mercogliano, e Giovanni Barbarisio, d’Avellino, per un capitale di 90 ducati, vendono a D. Amato Porro, di Sant’Agata di Puglia, «Dei ac Sanctae Sedis Apostolicae gratia» umile ab. generale della Congregazione di M.V., un censo annuo di 9 ducati, ipotecato su una terra di Cesare, piantata a nocciuole, in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «allo Serrone», e su certe case di Giovanni, con forno e un pezzo di orto, pure in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «alla valle», dai quali beni essi ricavavano ogni anno più di 15 ducati (LXV, 13)


5568.
1609, agosto 16, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 13
Montefalcione, nel monastero di S. Maria «de Reto»
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Giuseppe Picone, giudice regio a vita
Essendoci lite tra Ottavio Ciampo, di Montefalcione e il monastero di S. Maria in quella terra, a causa di 61 ducati, 3 tarì e 16 grana, ai quali Ottavio era astretto in forza di una donazione, fatta al monastero da Giovanni Rapuano, di Montefalcione, – come risultava da uno strumento del 7 febbraio 1602 -, le due parti contendenti addivengono al 12 ducati il 1° settembre 1610, e gli altri 13 entro il settembre 1611, – e in caso che non pagasse quelle somme, il monastero potrebbe rifarsi su un pezzo di terra in Montefalcione, nel luogo detto «a Santo Petro» -, e il monastero cessa da ogni lite e ulteriori richieste sui suoi diritti


5569.
1609, agosto 23, ind. VII – Filippo III d’Austria re a. 11
Lapio
Giovanni Andrea de Melchiondo, di Lapio, pubbl. not.
Scipione Viola, di Gesualdo, giudice regio
Annibale de Jangiano, di Lapio, vende a fra Scipione Palmariello, di Lapio, dell’Ordine dei Conventuali di S. Francesco, – che agisce «pro se» durante la sua vita, e, alla sua morte, per il convento di S. Maria degli Angeli in Lapio -, per il prezzo di 25 ducati, un censo annuo di 25 carlini, da riscuotersi sui primi frutti di un pezzo di terra seminativo di circa mezzo tomolo «in semine», in territorio di Lapio, nel luogo detto volgarmente «a Santo Martino», e su un altro pezzo di terra, pure seminativo, di circa un tomolo «in semine», pure in Lapio, nel luogo detto «alla fontana vecchia»


5570.
1609, novembre 26, ind. VIII – Filippo III d’Austria re a. (omesso)
Carife
Giovanni Battista de Donatis, pubbl. not. regio e apostolico
Claudio Bodia, giudice
Dietro richiesta del monastero di S. Giovanni della Valle, dell’Ordine di M.V., di trascrive in pubblica forma uno stumento del 3 marzo 1594 (riferito, Reg. 5392) (Cast. 100)

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5571.
1610 («1609»), gennaio 1° («kal. jan.») – Paolo Pp. V a. 5
Roma
Paolo Pp. V incarica l’ab. di M.V. di concedere a Giovanni Domenico de Franco e a Livia Fiuri, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5572.
1610, marzo 8, ind. VIII – Paolo Pp. V a. 5
Roma
Pietro Paolo Crescenzio, protonot. apostolico
Ad istanza dell’abate generale di M.V., che dichiara che il monastero di S. Maria delle Grazie, della Congregazione di M.V., ha il pacifico possesso della cappella del Corpus Domini, nel palazzo del monastero nel casale di Pente di San Severino, esente, come tutte le Case della Congregazione, e che ciò nonostante vien turbato dall’arcivesc. di Salerno e dal suo vicario e forse da altri, la Santa Sede con un Monitorio ribadisce l’esenzione della Congregazione, facendo notare che chi avesse qualcosa in contrario contro questa Congregazione, ricorresse a Roma (IV, 54)

***A tergo, con un breve strumento in volgare, in data 24 marzo 1610, si attesta che il Monitorio è stato notificato al vicario dell’arcivesc. di Salerno

5573.
1610, marzo 16, ind. VIII – Filippo III d’Austria re a. (in bianco)
Oreto
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita
Giovanni Domenico de Roggiero, venda a D. Amato Porro, ab. generale di M.V. e ai suoi definitori, per un capitale di 30 ducati, – danaro che il monastero aveva per il legato lasciato dal q. Pietro Gemma, di Mercogliano, all’altare privilegiato di M.V., per la celebrazione di tante Messe quante ne comportava la rendita annua -, un censo annuo di 3 ducati, ipotecati su un pezzo di terra, piantato a nocellato, castagni, viti latine e altri alberi fruttiferi, in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «allo bosco» (LXV, 14)


5574.
1610, aprile 24, ind. VIII – Filippo III d’Austria re a. 11
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
Avendo D. Romano de Sala ceduto a Francesco de Oriente, di Campobasso, f. ed erede del q. Scipione de Oriente, tutti i diritti che gli potevano spettare su un castagneto con querce, cerri, e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «alli seruni seu lotole» di circa 12 moggi, presso i beni di S. Maria di M.V. di Tocco, ma alla condizone che Francesco vendesse questo castagneto a M.V., ora costui lo vende per 35 ducati al P. D. Renato Milone, di Tocco, vicario della chiesa di M.V. di Tocco, e agente a nome della cappella dei Ss. Cosma e Damiano. Inoltre D. Romano promette di far ratificare la cessione fatta, da suo nipote Marco de Sala, di Tocco, al tempo in cui costui sarà «perfecte etatis», alla condizione che quel castagneto sia «in dominio della Cappella de Sancto Cosmo Damiano, capella… sita dentro la soprascritta Ecclesia de Santa Maria de Monte Vergine de la terra di Tocco» (CXXIII, 8)


5575.
1610, maggio 3, ind. VIII – Filippo D’Austria re a. (omesso)
Mercogliano
Teseo Carranfa, pubbl. not.
Giovanni Camillo de Spirito, di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Mario Festa, procuratore del monastero di S. Leonardo di Montefusco, riconcede a Giovanni Camillo e Marco de Tuccio, fratelli, del casale di San Nazzaro, una vigna in questo casale, nel luogo detto San Giovanni Occeano, col patto di corrispondere 17 carlini all’anno, e di aumentare il censo di 2 carlini ogni 29 anni (XCI, 7)


5576.
1610, maggio 11 – Paolo Pp. V a. 5
Frascati
In occasione della celebrazione del Capitolo generale della Congregazione di M.V., che si terrà a M.V. del Monte, nella festa dell’Ascensione, si concede l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, confessati e comunicati visiteranno quella chiesa nei singoli giorni della celebrazione del Capitolo, e ivi pregheranno per la concordia dei principi cristiani


5577.
(1610), maggio 24 – Paolo Pp. V a. 5
Roma
Scipione Borghese, presb. cardinale, dietro petizione di Tommaso Frango, monaco professo di M.V. di concedere l’assoluzione al richiedente, il quale negli anni passati, mentre esercitava l’ufficio di definitore nella Congregazione, era venuto a rissa con Valeriano da Avella, monaco della stessa Congregazione, nel monastero di M.V. di Napoli, e che perciò fu scomunicato dall’ab. generale, e ciò nonostante osò celebrare la S. Messa, e quindi fu dichiarato irregolare. Pentitosi, ha domandato l’assoluzione che gli sarà impartita per autorità apostolica dallo stesso ab. generale


5578.
1610, luglio 15, ind. VIII – (Filippo III) d’Austria re a. 12
Deliceto («Iliceto»)
Eximio de Tommaso, della terra di Aquadia, pubbl. not.
Ercolano Grosso, di Deliceto, giudice regio a vita
Il monastero dell’Annunziata di Sant’Agata, per mezzo di D. Camillo da Ariano, monaco di M.V. e cellerario di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, e don Protasio Pacifico, pure monaco di M.V. e al presente procuratore della chiesa dell’Annunziata di Deliceto, grancia di M.V., agenti a nome di questa chiesa, concede in perpetuo, con rinnovazione oni nove anni, a Giovanni Battista Mancino, alias De Rentio, di Deliceto, e propriamente nel luogo detto «Vicino alla chiesa magior», per 6 ducati di censo annuo (XLVIII, 48)


5579.
1610, agosto 7, ind. VIII – Filippo III d’Austria re a. 42 di Sicilia
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita
Giovanni Rapa vende a D. Giovanni Antonio Pagliuca, di Montefalcione, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su una possessione con alberi di querce e altri alberi fruttiferi, in territorio ci Montefalcione, nel luogo detto «Alli mocenti», e un altro pezzo di terra con viti e in parte campese e seminativo, nello stesso territorio, nel luogo detto «allo hortale», sui quali beni i venditori percepivano ogni anno più di 12 ducati (LXXX, 79)


5580.
1610, agosto 18, ind. VIII – Filippo III d’Austria re a. 11
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
D. Giovanni Tommaso de Amore e suo fratello Flavio de Amore, di Tocco, insieme con la loro madre Giovanna Rapoana, pure di Tocco, vendono a don Renato Milone (e «Melone») e ad Auleria Bocciana, sua madre, anch’essi di Tocco, agenti a nome e per parte della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, appartenente allo stesso D. Renato e sita nella chiesa di M.V. di Tocco, una terra con castagni, querce, cerri e altri alberi fruttiferi, di circa 100 moggi, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «Tre riuli, lli Mosielli, et Rosali», per il prezzo di 270 ducati (CXXIII, 9)


5581.
1610, agosto 18, ind. VIII – Paolo Pp. V a. 6
Avellino
Muzio Cinquino, vesc. di Avellino e di Frigento, provvede al terzo canonicato nel collegio eretto nella cappella del Corpus Domini o di S. Maria della Neve in Montefredane, di nomina della famiglia Pulsone, in forza di un legato del dottor Nicola Pulsone, dal quale fu nominato erede il suddiacono Marcello de Gaeta, di Montefredane (VII, 57)

***Nella stessa pergamena, a tergo, c’è l’attestato del not. Salvatore Bavaro, di Montefredane, in data 19 agosto 1610, ind. VIII, della presa di possesso della cappella del SS. Corpus Christi, e di Santa Maria della Neve,  cioè «ipsum subdiaconum Marcellum in tertium canonicum» come si contiene nella bolla

5582.
1610, settembre 7 («septimo Id. Sept.») – Paolo Pp. V a. 6
Scipione Borghese, presb. cardinale del titolo di San Crisogono, con bolla indirizzata all’ab. di M.V., concede a Luca Antonio Renda, di Mercogliano, l’assoluzione dalle censure in cui era potuto incorrere per il fatto che una volta, mentre si faceva una processione solenne, fece esplodere «sclopum», che aveva preso in prestito da un amico, forse ignorando che era carico, e ferì il religioso converso che portava la croce, per la qual cosa fu dichiarato pubblicamente scomunicato dall’ab. di M.V. Ora Luca Antonio, pentitosi molto dell’accaduto, e recatosi personalmente a Roma, desidera dalla S. Sede l’assoluzione; e questa con l’autorità apostolica lo rimette all’ab. di M.V. perchè gli impartisca l’assoluzione (VII, 58)

N.B.-Sigillo pendente

5583.
1610, ottobre 23, ind. IX – Filippo III d’Austria re a. 13
Mirabella
Fabrizio Maletto, di Mirabella, pubbl. not.
Giulio Cesare dell’Occhio, giudice a vita
Un certo Scipione dichiara di aver ricevuto in affitto, per 60 ducati, un fondo in territorio di Mirabella, nel luogo detto «alla fratta regia», e un altro «alla fistola»; ora si accorda con Sebastiano Chioccarello, f. del primo affittante per ottenere la facoltà di poterlo subaffittare, il che gli viene concesso, però con la condizione di versare 62 ducati


5584.
1610, novembre 11, ind. IX – Paolo Pp. V a. 6
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Ad istanza del monastero di M.V. di Penta, si spedisce un monitorio per ribadire l’esenzione del monastero dagli ordinari dei luoghi

***A tergo, attestato del not. che il monitorio è stato consegnato agli interessati

5585.
1611, gennaio 7 (in: 1623, febbraio 5, ind. VI)
Oreto
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Tiberio e Giulio de Silvestro, di Valle presso Mercogliano, vendono a D. Amato Porro, per un capitale di 90 ducaati, 7 ducati, 3 tarì e 5 grana all’anno, ipotecati su un territorio nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «allo bosco», e su una casa in più membri cin un pezzo di orto, in territorio di Mercogliano, «alla Valle» (in LXV, 18)


5586.
1611 («1610»), gennaio 22 («XI kal. febr.») – Paolo Pp. V a. 6
Roma
Paolo Pp. V incarica l’ab. di M.V. di concedere a Marcello del Rosso e a Caterina Saracinella, di Mercogliano, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5587.
1611, febbraio 5, ind. IX – Filippo III d’Austria re a. 14 di Sicilia
Grottaminarda
Muzio Carrerio, di Grottaminarda, pubbl. not.
Giovanni Correla, di Grottaminarda, giudice a vita
In occasione del matrimonio tra Giuseppe d’Assanto, «di Santo Nastase», abitante in Grottaminarda, e Roberta de Tiballo, figlia di Antonio, costui promette, di dare in dote alla figlia 150 ducati in denari, altri ducati in panni, e «uno sproviero nuovo, quale si ha fatto la detta Roberta in suo nome, una coperta di prezzo di docati quattro, uno matarazzo de cocitrigno nuovo pieno… de lana moscia» e «pagare de dette doti cioè li detti docati centocinquanta in denari contanti fra termine de tre anni contando dalli cinque de febbr.», e cioè 50 ducati all’anno a comincare dal 5 febbraio 1613; e da parte sua Giuseppe ipoteca queste doti su tutti i sui beni mobili e immobili

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5588.
1611, marzo 5, ind. IX – Paolo Pp. V a. 6
Roma
Pietro Paolo Crescenzio, protonot. apostolico
Dietro istanza del monastero di M.V. di Capua, la Santa Sede ribadisce che i beni di questo monastero sono esenti da qualunque imposta o tributo alle altre autorità ecclesiastiche, essendo immediatamente soggetto alla Santa Sede, e perciò non deve essere molestato dalle autorità ecclesiastiche di Capua

N.B.-Sigillo pendente

5589.
1611 («1610»), marzo 7 («nonis martii») – Paolo Pp. V a. 6
Roma
Bolla pontificia, diretta all’ab. di M.V., con la quale si concede a Giovanni Bianco («Blanci») e a Giovanna Longo, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimaneto di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla pendente

5590.
1611, maggio 17, ind. IX – Paolo Pp. V a. 6
Teodoro Prosilvis, pubbl. not. apostolico
D. Vito, alias Cesare Marotto di Cesare, di Sant’Agata, abitante in Roma, costituisce suo procuratore il P. D. Amato Porro, dello stesos luogo di Sant’Agata di Puglia, ab. generale della Congregazione di M.V. (LXXVI, 71)


5591.
1611, maggio 19 – Paolo Pp. V a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice, ricordando la visita fatta da [S.] Giovanni Leonardi, chier. regolare della Congregazione di Lucca, alla Congregazione di M.V. per ordine di Clemente Pp. VIII, suo predecessore nel pontificato, e i decreti emersi coi quali si prescriveva la riduzione dei monasteri della Congregazione, fa notare che col decorso dei tempi s’era visto che quei decreti non si potevano osservare come giacevano, e perciò ora egli stabilisce che la Congregazione consti di 24 monasteri e che in essi siano distribuiti tutti i religiosi verginiani; a Napoli 16, a Casamarciano 14, a Capua, Penta, Candida, Marigliano, Aversa, Roma, San Salvatore del Goleto, Sant’Agata di Puglia, Montefalcione e Arienzo 12 religiosi per ogni monastero, e dovevano essere retti da abati; a Patina, Sarno, Lauro, Ariano, Castello, Nocera, Benevento, Cervinara, Montoro e Sant’Angelo a Scala, retta da priori, almeno 6 religiosi di famiglia; che il procuratore generale, il Decano e il Vicario generale dovevano esere abati, con voci nei Capitoli, ecc., e a tutti questi abati concede la comunicazione dei privilegi degli abati camaldolesi, e che qualora uno di questi abati volesse rinunziare alla carica, poteva farlo, ma solo dopo l’anno 60° di età e 10° di governo; che tutti gli altri monasteri della Congregazione erano dichiarati soppressi nel senso che non costituivano famiglia monastica e in essi avrebbero dimorato un sacerdote di almeno 40 annie un converso di famiglia di quel monastero al quale è aggregato il monastero soppresso, e tali erano: Salerno, Trevico, Troia, Avellino, Altavilla, Mercogliano, Teano, Prata, Montefusco, Carife, Deliceto, Ascoli, Tocco, Boiano, Capaccio, San Martino, Maddaloni, Airola e Bagnoli; inoltre: nel Feudo, come membro di M.V. Maggiore, dovevano dimorarvi religiosi, in Pozzuoli, come ospizio del Monastero di Napoli, 3 religiosi; e in tutte le altre case soppresse doveva dimorarvi un oblato di probata vita e di età matura; infine, se in una o più Case si accrescevano le rendite, da poter sostentare 12 o 6 religiosi, col consenso del Capitolo Generale e la licenza del cardinale protettore, si sarebbero dovute unire alle badie o priorati elencati sopra. Si stabilice inoltre che si debbano erigere due noviziati, uno in M.V. Maggiore e l’altro a Roma; e che in un anno non si possano ricevere più di 3 novizi d’uno stesso paese, se non in difetto di altri, e in tal caso vi debba intervenire il consenso del Capitolo generale e la licenza del cardinale protettore; che debba introdursi nella Congregazione l’affiliazione come si praticava nelle altre Congregazioni benedettine; che gli abati e i priori potevano andare a predicare, ma non oltre le 25 miglia distanti dal loro rispettivo monastero; che chi ha terminato il corso di teologia poteva addottorarsi, ma con la licenza dell’abate generale, senza godere con ciò prerogativa alcuna; che ai conversi si fosse concesso lo scapolare, largo un palmo e lungo fino al ginocchio, con una parte a figura di uovo, col cappuccio cucito e che essi debbano fare il noviziato per un anno; che coloro che fossero ricevuti per servizi vili, non potevano essere ammessi alla professione (VI, 56)

***Duplicato (VI, 55 bis)
 
 
*** Copia cartacea estratta da Giovani Agostino Tullio, pubbl. not. apostolico (IV, 55)
 

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 565-569; Bullarium, V (a. 1754), p. 290-293


5592.
1611, maggio 23, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 13
San Martino del Feudo di M.V.
Donato Danza, di Montefusco, pubbl. not.
Giovanni Domenico de Vito, «delli lancusi», giudice regio a vita
In occasione del matrimonio tra Terenzio Ciampo e Vittoria Camerino, figlia di Giulio Cesare Camerino, di Pietradefusi, si assegnano le doti e si danno le garanzie del contratto (LIV, 2)


5593.
1611, agosto 5 («nonnis augusti») – Paolo Pp. V a. 7
Roma
Bolla Pontificia, diretta all’ab. di M.V., con la quale si concede a Bartolomeo Sensale e a Laura de Jennaro, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 4° grado di consanguineità

***A tergo c’è l’attestato che la bolla è stata presentata agli interessati il 25 settembre 1611

5594.
1611, agosto 26 – Paolo Pp. V a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli che visiteranno quest’anno la chiesa di M.V. il giorno 16 settembre, – giorno del Capitolo annuale della Congregazione di M.V. – e nei giorni in cui durerà lo stesso capitolo, da potersi lucrare una volta sola, e valida dolo quest’anno (IV, 59)


5595.
1611, settembre 11, ind. X («IX» romana) (in: 1631, giugno 23, ind. XIV)
Pietradefusi
Marco Aurelio de Stefano, di Pietradefusi, pubbl. not.
Giovanni Battista Melillo e Onesta de Colarusso, sua madre, di Pietradefusi, riconoscono di dovere a Orazio Melillo, fra l’altro, la somma di 200 ducati, e si impegnano a saldare il loro debito secondo i termini fissati


5596.
1611, ottobre 7
Napoli
D. Pedro-Fernando de Castro, conte di Lemos, ecc., vicerè e luogotenente e capitano generale di Filippo IV, re cattolico, concede la licenza all’ab. generale di M.V. di poter mandare per tutto il regno, per le Università, presso gli arcivescovi, vescovi, baroni, ecc., i monaci di M.V., per poter riparare il monastero di M.V. dai gravi danni, causati dall’incendio verificatosi nella Pentecoste passata (IX, 127)


5597.
1611, ottobre 11, ind. X – Filippo III d’Austria re a. 12
Valentino
Francesco de Pacello, di Valentino, pubbl. not.
Girolamo de Roda, di Valentino, giudice regio
Silvestro Odierna, di Sarno, vende a Luca de Fricento e a Santolo de Albaro, di Valentino, un pezzo di terra con arbusto, di circa 2 moggi, in territorio di Valentino, nel luogo detto «lo campo», per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento


5598.
1611, ottobre 31
Napoli
D. Cesare de Avalos de Aragona, «miles D. Coll. Consiliarius Regnique Siciliae Magnus Camerarius locumtenens, et Presidentes (sic!) Regiae Camerae Summariae», conferma ai vassalli di Mercogliano (nominati nel doc.) le immunità, franchige e libertà da tutti i diritti di passi, «scafe», dogane, e ogni altra gabella, per tutto il regno, concesse alla città di Napoli dal serenissimo re Federico di buona memoria e confermate dai re cattolici con un capitolo del 1° settembre 1505 (X, 65)

N.B.-Sigillo aderente. La pergamena è miniata

5599.
1611, novembre 6, ind. X – Filippo III d’Austria re a. 14
Candida
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Pompeo Caputo, giudice regio a vita
Dianora Romana, di Candida, ved. del q. Pirro Napolillo, vivente «iure romano», insieme coi suoi figli, confessa di essere debitrice verso Cubella Caputa, «muliere in capillo existente», pure di Candida, per la somma di 10 once, e per altre 2 once dovute ad Antonuccio Barone, – once che essa promette di pagare in questo modo: le 10 once, dovute a Cubella, mediante annui introiti sui suoi beni stabili, dandone sicura cauzione; e le altre 2 once ad Antonuccio, allo stesso modo -; e per togliere il debito cede perciò ad essi una selva di castgni nel luogo detto «alli palmoliti», e una vigna detta «alla vigna del buico», in territorio di Candida (Cand. IX, 16)


5600.
1611, novembre 10, ind. X – Filippo d’Austria re a. 13
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Urbano Russo, da Paterno, ab. generale di M.V., insieme con la Comunità di M.V., costituisce procuratore generale il P. D. Amato Porro, da Sant’Agata di Puglia, ab. e priore del monastero di M.V. di Napoli (XC, 250)


5601.
1611, novembre 27, ind. X – Paolo Pp. V a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Vincenzo Perecta, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. Clemente de Nigro, di Summonte, priore di S. Giacomo di Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 9 anni ad Andrea de Rustico, del casale di San Giacomo del Feudo di Terranuova, nella giurisdizione di M.V., un oliveto di circa un tomolo, con piante di noci, nel casale di Ginestra, nel luogo detto Scavafoglia, per 5 carlini di censo annuo (XLVI, 14)


5602.
1611, dicembre 14, ind. X (in: 1619, agosto 22. ind. II)
Sant’Agata dei Goti
Alla presenza del P. D. Placido de Caro, priore del monastero di M.V. in Sant’Agata, D. francesco Limata, canonico della chiesa cattedrale della città, e il chier. Lucio Limata, della stessa città, agenti a nome loro e dei loro eredi, dichiarano che il 29 gennaio scorso, lo stesso Francesco diede al monastero certe casaline e un luogo in città, valutato dai periti, «cum promissione de non appellando sub quadam pena inter eos apposita», come appariva più diffusamente nello strumento, casaline e luogo che furono apprezzati 25 ducati. Siccome il monastero in quel luogo ha ora portato avanti una fabbrica, Francesco non vuole più stare ai patti e all’apprezzamento dei periti, «pretendendo essere enormissimamente leso». Intanto è comparso il chier. Lucio Limata «asserendo esso essere vero et directo padrone di dietto luoco ut supra mentionato… per llo che detto contratto de vendita fatto per detto… Francesco essere nullo, et invalido». Ora le parti non volendo più a lungo litigare su ciò, addivengono a questa convinzione: Lucio cede e dona con donazione irrevocabile inter vivoc tutto quel luogo a monastero, «che detto P. Priore se have pigliato, et fabricato al presente, et che il terreno, che sta vacuo interno a detta fabbrica con llo muro, et paviglione… et quello di sotta detto paviglione sia di detto monasterio allora quando sera necessario per detto Monasterio. Verum detto Paviglione non se possa vendere ne alienare per detto Monasterio, ma habia da servire perpetuamente per detto Monasterio, et interim, non servendosene detto Monasterio, ne fabricandoce, se ne possano servire detti donno Francesco et cl. Lutio gratis» (in XI, 108)

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5603.
1611, dicembre 16, ind. X – Filippo III d’Austria re a. (omesso)
Tocco della baronia di Vitulano
Giovanni Antonio de Ricchardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
Salvatore de Martina, di Tocco, asserisce con giuramento sul Vangelo che fra gli altri beni a lui lasciati da suo padre il q. Fabio de Martina, c’era un censo annuo di 10 ducati, per un capitale di 100 ducati, che suo padre aveva dal q. Aurelio Bocciano, pure di Tocco, e dai suoi filgi ed eredi Tiberio, Mario, Martino e Tommaso, censo ipotecato su una loro vigna in territorio di Tocco, nel luogo detto «lo levitello», come risulta da uno strumento, rogato dal not. Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco. Ora Salvatore, per un capitale di 50 ducati, vende 5 di questi 10 ducati annui al P. D. renato Milone, priore di M. V. di Tocco e agente a nome della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, eretta nella chiesa di M.V. in Tocco, ducati che erano «de propria pecunia» di don Renato (CXXIII, 118)


5604.
1612, gennaio 10, ind. X – Filippo III d’Austria re a. 13
Napoli
Marcello Gaudiosa, di Napoli, pubbl. not.
Paolo Pizza, di Napoli, giudice regio a vita
Antonio de Oliviero, di Ospedaletto, vende a Giovanni Antonio de Nunzio, pure di Ospedaletto, un territorio nel luogo detto Campomarino, di circa un moggio e mezzo, redditizio alla chiesa e all’Ospedale dell’Annunziata di Napoli in 3 tarì e 2 grana e mezzo, peri il prezzo di 160 ducati (CXX, 92)


5605.
1612, marzo 1°, ind. X – Filippo III d’Austria re
Napoli
Giovanni Migliarese, di Napoli, pubbl. not.
Francesco Porto, di Napoli, giudice regio
Andrea Caresia, di Napoli, essendo debitore verso lo spagnuolo Gabriele, marito di Isabella Caresia, nella somma di 133 tarì e 13 grana e un terzo, gli cede 7 ducati annui, che egli doveva riscuotere da Angelo Caresia per un capitale di 100 ducati, e un altro capitale che doveva percepire da Giovanni Citella e Antonio de Laurentiis (XC, 381)


5606.
1612, aprile 11, ind. X – Filippo d’Austria re a. 14
Avellino
Emilio de Nicodemis, di Avellino, pubbl. not., in sostituzione di suo fratello Attilio de Nicodemis
Giovanni Filippo Orecchia, giudice regio
Fabio de Offerio, di Avellino, dichiara che alcuni anni prima egli ha venduto al q. Massenzio alcune selve «alle Lambie», per il prezzo di 110 ducati -, come da un pubblico struemento del not. Vincenzo Paulella, del 27 settembre 1597. ind. XI – per i quali 110 ducati il Massenzio gli vendette 7 ducati e 7 carlini all’anno, da percepirsi sulla stessa selva, e in difetto dei proventi di essa, su tutti gli altri suoi beni, col patto «de retrovendendo quandocumque», strumento che andrea, f. ed erede di Massenzio, ratificò e di nuovo accettò, promettendo di corrispondere gli interessi in rate quadrimestrali. Ora, siccome sia il q. Massenzio che Andrea sono venuti meno dalla corresponsione del censo annuo per molti anni, facendo ammontare gli interessi a 31 ducati, gli vende altri 21 carlini all’anno, ipotecati su una possessione consistente in un nocelleto in territorio di Avellino nel luogo detto «Santo Stasio». Unendo perciò questi 21 carlini coi 7 ducati e 7 carlini precedenti fanno la somma di 9 ducati, 4 tarì e 7 grana, che Andrea promette di nuovo di corrispondere in rate quadrimestrali (CXX, 117)

N.B.-Riguardo all’anno il not. ha scritto: «Anno… millesimo sexcentesimo decimo secundo 1609»

5607.
1612, aprile 30 – Paolo Pp. V a. 7
Roma
In occasione del Capitolo Generale della Congregazione di M.V., il Sommo Pontefice concede l’indulgenza plenaria a quanti visiteranno la chiesa di M.V. nella IV domenica dopo Pasqua e nelle altre due domeniche seguenti (IV, 60)


5608.
1612, giugno 13 («Idibus Junii») – Paolo Pp. (V) a. 8
Frascati
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco de Muccio e Claudia Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento di 4° gradii di consanguineità (VII. 62)


5609.
1612, agosto 27, ind. X – Filippo d’Austria re a. 14
Napoli
Aniello Capoistrice, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo Eremita, di Napoli, giudice regio a vita
Alla presenza di D. Amato Porro, da San’Agata di Puglia, ab. di S. Maria di Napoli, deputato dall’ab. generale D. Urbano Russo da Paterno, i seguenti signori – Decio Montanino, Antonio Trottola, Bartolomeo Victoria, Giovanni Gragano, tutti di Avella, ma dimoranti in Napoli, e Francesco de Manna, di Napoli, Giovanni Caputo e Battista Palermo, di Cammarotam pure dimoranti in Napoli – si dichiarano debitori verso M.V. in 200 ducati di carlini, per l’integro prezzo di tutta la quantità di neve esistente al presente nelle fosse di M.V. del Monte, e anche di tutta quella quantità di neve che si raccoglierà per tutto il prossimo mese di dicembre; e promettono di saldare il loro debito in questo modo: 50 ducati fra 10 giorni, altri 50 per la metà di settembre i rimanenti  ducati nel mese di ottobre (LXXVI, 42)


5610.
1612, settembre 25, ind. XI – Filippo d’Austria re a. (omesso)
Feudo di M.V.
Antonio Tomasello, del feudo di M.V., pubbl. not.
Marcantonio de Mastro Marino, del Feudo di M.V., giudice, al posto del q. giudice Scipione Simonetto, dello stesso Feudo, morto Francesco e Mercuriio de Fonso, del Feudo di M.V., fratelli si riconoscono debitori verso la cappella di S. Maria di Costantinopoli, eretta nella chiesa di S. Gennaro di Terranova del Feudo, in 8 ducati, provenienti dall’amministrazionen di quella cappella nell’anno precedente, e siccome vengono molestati continuamente per quel debito, non avendo per ora danaro liquido, e bon volendosi d’altra parte esimere dal pagamento, vendono a quella cappella per quegli 8 ducati, un censo annuo di 8 carlini, ipotecati su una selva di castagni in territorio del Feudo, enl lugo detto «alle fontanelle», già gravata di un reddito alla curia baronale del Feudo, come risulta nell’Inventario di questa curia, mentre da quella selva essi percepiscono più di 20 carlini all’anno (CXXI, 57)


5611.
1612, settembre 35, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 14
Nel castello «Montis Rocchettae», in provincia di Principato Ultra
Troiano de Bellis, del castello di San Nicola Manfredi, pubbl. not.
Santo Pallo, di Toccanisi, giudice regio
Paolo Palata, di Benevento, vende a Pasquale e Lorenzo de Blasio, fratelli, nel castello di «Montis Rocchettae», un pezzo di terra di 5 tomoli, nel luogo detto Brachetta, redditizio al monastero di S. Giacomo di Benevento in 6 carlini all’anno, per il prezzo di 56 ducati, e per il quartirio pagano al monastero 6 ducati (XXIV, 201)


5612.
1612, ottobre 24, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 14
Oreto di M. V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio
D. Urbano Russo, ab. generale di M.V., come erede del q. Ferdiando Russo, vende a Bernardino Ziccardo una casa in Mercogliano a Capocasale, consistente in cinque membri, un pezzo di terra con olivi, peri, ecc., e un altro pezzo di terra, ivi, per il prezzo di 200 ducati, che il compratore promette di pagare entro l’agosto 1613 (LVII, 28)


5613.
1612, novembre 3, ind. XI – Filippo III d’Austria re
Mercogliano
Giovanni Pietro Pacifico, pubbl. not.
Not. Benedetto Pacifico, di Mercogliano, giudice regio a vita
Angelo Vecchiarello, di Mercogliano, vende a Giovanni Paolo Vecchiarello, pure di Mercogliano, una casa nel luogo detto Naspa, per 31 ducati, che il compratore promette di pagare fra 4 anni (LXX, 57)


5614.
1613, gennaio 3, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 16
Atripalda
Ippolito de Matteis, di Atripalda, pubbl. not.
Flaminio Mariconda, giudice regio a vita
Don Domenico de Tommaso da Pietralcina («Petra pulcina»), monaco di M.V. e procuratore di D. Urbano Russo, ab. generale di M.V., concede per 9 anni al not. Angelo de Gattis, e a Francesco de Vicario, di Atripalda, «in solidum», una possessione arbustata, con piante di nocciuole e altri alberi, nel luogo detto San Vincenzo, in territorio di Atripalda, per 22 ducati all’anno, da corrispondersi a Natale (CXXI, 3)


5615.
1613, gennaio 13, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 14
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico Lorido, di Montefalcione, giudice a vita
D. Giovanni Antonio Pagliuca, monaco della Congregazione di M.V., vende a Francesco Marano, di Apice, una casa con orto, consistente in più membri, nel Borgo di Montefalcione, nel luogo detto «alle taverne», per 150 ducati


5616.
1613, gennaio 31, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 14
Airola
Decio de Tofano, di Airola, pubbl. not.
Paolo de Nigro, di Airola, giudice regio
Giovanni Andrea Russo, di Tocco, f. di Nicola Russo, dal quale è stato emancipato e reso «sui iuris», agente anche a nome di suo padrem vende a D. Renato Milone, – pure di Tocco, fondatore di una cappella dal titolo dei Ss. Cosma e Damiano nella chiesa di M.V. di Tocco, agente a nome di questa cappella -, un castagneto in Tocco,  nel luogo detto Castagnola, gravato di un reddito o censo annuo di 6 carlini alla stessa chiesa di M.V., per 20 ducati, dei quali Giovanni Andrea rilascia a D. Renato 5 ducati «pro solvendo dictum laudemium», e altri 3 ducati li lascia alla stessa cappella dei Ss. Cosma e Damiano (CXXIII, 13)


5617.
1613, febbraio 5, martedì, ind. XI – Paolo Pp. V a. 8
Orazio Giacobino, di Roma, pubbl. not. apostolico
Si rende nota la celebrazione pontificale fatta nella chiesa di S. Agata ai Monti, in Roma, del P. Abate della Congregazione di M.V., D. Marcantonio Fiordilisi, di Mugnano, in forza di un breve del Sommo Pontefice Paolo Pp. V (IV, 61)

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5618.
1613, aprile 1°, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 15
Castelbaronia
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Giovanni Freda, di Castello, stando in casa sua, nel Borgo di Castello, presso la strada pubblica, fa testamento, nominando erede universale suo fratello Luca, al quale, se dovesse morire senza figli, succederebbe Felice Freda, altro suo fratello, salvo i legati e i fidecommessi acclusi nel testamento (Cast. 93)


5619.
1613, aprile 18, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 15
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico de Consolatio, giudice regio a vita
D. Girolamo Conte, ab. del  monastero di S. Maria di Loreto, insieme con la sua Comunità, e Fabrizio Chioccarello, di Montefalcione, asseriscono che Stefano Tascione doveva al monastero di M.V. in Montefalcione, che prima si chiamava S. Antonio, 7 carlini all’anno sui primi frutti di un territorio in Montefalcione, per un capitale di 10 ducati, e che Quadrato Stefano vendette quel pezzo di terra al q. Cesare Chioccarello: in seguito, essendo venuto meno il pagamento del censo annuo, D. Alessandro Duardo, predecessore di D. Girolamo Conte, «via executoria et non ordinaria», si pose in possesso di quel territorio. Ma ora D. Girolamo insieme con la sua Comunità, riconoscendo che dai frutti percepiti sinora s’era rifatto degli interessi decorsi, addiviene alla seguente convenzione con Fabrizio Chioccarello: gli cede quel territorio e Fabrizio pormette di corrispondere quel censo di 9 carlini all’anno


5620.
1613, iugno 5, ind. XI – Filippo III («IV») re a. 14 («4»)
Mercogliano
Antonio de Januario, di Mercogliano, pubbl. not.
Prospero Jacenna («Jascenna») di Mercogliano, giudice a vita ivi, in luogo di Pirro Antonio Incoronato, giudice ivi
Francesco e Giovanni Lombardo, fratelli, di Mercogliano, vendono al chier. Gregorio Lopetro, del castello di Puglanello, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducati, ipotecati su un territorio con viti latine, noci e altri alberi fruttiferi, in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «li torielli», dal quale essi ogni anno ricavavano 30 ducati (LXXI, 90)

N.B.-I dati cronologici sono molto discordanti fra loro. Abbiamo creduto bene di attenerci all’anno dell’era volgare, supponendo errati gli altri dati, particolarmente per quell’anacronistico Filippo «IV», invece di Filippo III e per il suo anno di regno. Gli altri modi di conciliare fra loro questi diversi dati cronologici non offrono minori difficoltà

5621.
1613, agosto 13, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 14
Airola
Decio de Tofano, di Airola, pubbl. not.
Paolo de Nigro, di Airola, giudice regio
D. Marcantonio Zarrelli, della valle di Vitulano, e precisamente del casale di Cacciano, vende al Padre D. Renato Milone, di Tocco, fondatore della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, nella chiesa di M.V. di Tocco, una terra di circa 40 moggi, in parte arativa e in parte a castagneto e a querceto, in territorio della valle di Tocco, nel luogo detto Lotele, presso altri beni della chiesa di M.V., gravata di un censo di 8 carlini e mezzo a questa chiesa, per il prezzo di 130 ducati, che ricevette da D. Renato «de eius propria pecunia» (CXXIII, 14)


5622.
(1613), settembre 9 («quinto Idus Septembri») – Paolo Pp. V n. 9
Roma
Scipione Borghese, presb. cardinale del titolo di S. Crisogono, affida «discreto viro confessori Magistro in Theologia vel Decretorum Doctori» fra quelli approvati dall’Ordinario, da scegliersi dal latore delle presenti lettere apostoliche, di ascoltare la confessione e di assolvere costui, che aveva esposto che egli aveva promesso di prendere in moglie una donna nello spazio di sei mesi, e intanto «illius sororem carnaliter cognovit»; essendo la cosa occulta ed essendo venuto il tempo del matrimonio, ad evitare scandali, se si rimandasse il matrimonio, si concede dalla Santa Sede l’assoluzione su quanto costui ha commesso (VII. 68)


5623.
1613, settembre 25, ind. XII – Filippo III d’Austria re a. 15
Mirabella
Gennaro Barisano, di Mirabella, pubbl. not. regio e apostolico
Giulio Cesare dell’Occhio, giudice
Si trascrive in pubblica forma uno strumento del 16 dicembre 1606 (riferito, Reg. 5528)


5624.
1613, ottobre 21, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15
Montefredane
Salvatore Bavaro, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, giudice regio a vita
Tommasoo de Giordano e Clemenza, sua figlia, vendono a Curzio Nigro una camera in Montefredane, nel luogo detto «allo Jardino», per 19 ducati, di cui il compratore paga subito 3 ducati e promette di pagare gli altri 16 nello spazio di 2 anni (LXXXII, 228)


5625.
1613, ottobre 28, ind. XII – Paolo Pp. V a. 9
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Andrea de Fazio, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Avendo il monastero di S. Giacomo concesso il 26 gennaio 1506 a Leonardo Catillo una casa terranea per il canone annuo di 5 carlini e mezzo, e dovendosi ora ampliare, il monastero si prende a metà di quella casa, e perciò riduce a 2 carlini all’anno il censo annuo a Giovanni e Giuseppe Catillo, figli del suddetto Leonardo (XXIV, 202)


5626.
1614, gennaio 4, ind. XII – Filippo III d’Austria re
Candida
Giovanni Vincenzo Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Melchiondo Riccio, di Candida, giudice regio a vita
Capitoli e patti stipulati tra Sansonetto Caputo, di Candida, agente anche a nome di sua sorella Cita Cubella Caputa, e Giovanni Tommaso Marocco, pure di Candida, in ordine al matrimonio da contrarsi fra Cita Cubella e Giovanni Tommaso: per le doti si assegnano a Cita Cubella 13 once d’oro, delle quali 3 in panni «nello tempo della sposaglia», ecc. (Cand. X, 2)


5627.
1614, gennaio 16, ind. XII – Filippo III d’Austria re a. 15
Torella, in provincia di Principato Ultra
Giovanni Antonio Lancellotti, di Torella, pubbl. not.
Giovanni Pietro de Gattis, di Torella, giudice a vita
Fra Cristoforo Pelucio, di Serino, converso di M.V., dona a Francesco Pelucio e alle sue nipoti, – e insieme promette di ratificare tale donazione e di non revocarla per nessuna ragione -, i seguenti beni: due case in 3 membri, superiori e inferiori, in Serino, «in casali Ferrariorum», una selva alberata ivi, un’altra selva «alla Foresta», un pezzo di terra «alli guarini», un’altra terra «alla Santa Maria», di circa 2 moggi, un nocelleto nel luogo detto «alla… ra di Santo Martino»: donazione però fatta alla condizone che qualora egli non perseverasse nel monastero, tale donazione sarebbe nulla (CX, 63)


5628.
1614 («1613»), gennaio 19, ind. XII – Filippo III d’Austria
Terranova del Feudo di M.V.
Marsilio Mogavero, di Pietradefusi, pubbl. not.
Scipione Simonetta, del Feudo di M.V., regio giudice a vita
Gabriele Soriciello, di San Nazzaro, al presente abitante in Terranova, dona con donazione irrevocabile «inter vivos» a D. Panfilo Simonetta, ab. di S. Gennaro di Terranova, e per lui a quest’abbazia, una casa con forno e cortile, in sei membri, nel casale di San Nazzaro, nel luogo detto «la piazza», e un pezzo di terra di circa due tomoli e mezzo, in territorio di Montefusco, nel luogo detto Santa Lucia


5629.
1614, gennaio 30, ind. XII – Filippo III d’Austria re a. 15
Napoli
Marcello Gaudiosa, di Napoli, pubbl. not.
Aniello Samnito, di Napoli, giudice a vita
Bianchella Polece, di Forino, mentre viveva donò con donazione «inter vivos» a Battista Fiaczotta, di Napoli, fra gli altri suoi beni, un cellaro con camera superiore, allora in buono stato e ora diruto, in Ospedaletto, nel luogo detto «Campo mandri»; e intanto la stessa Bianchella vendette a Navio de Oliviero la casa per 38 ducati, come risulta più diffusamente nello struemento rogato dal not. Filippo Nardone, di Ospedaletto, in cui, fra l’altro, Bianchella promise la retrocessione del dominio in un certo tempo. Poi, alla sua morte, comparve Battista e avanzò i suoi diritti. Stando così le cose, e non volendo le due parti litigare fra loro, si addiviene a questa transazione: Navio dà a Battista 18 ducati per i diritti che egli eventualmente ha sia sulla casa che su altri beni di Bianchella, col patto che gli retroceda subito i 18 ducati per i danni che ha subito e le spese da lui sostenuto nella lite (CXX, 9)


5630.
1614, febbraio 5, mercoledì, ind. XII – Paolo Pp. V a. 9
Orazio Giacobino, di Roma, pubbl. not. imperiale e apostolico
Atto pubblico con quale si attesta che D. Marcantonio Fiordilisi, ab. della Congregazione di M.V. ha celebrato il pontificale in S. Agata ai Monti in Roma (IV, 62)


5631.
1614, febbraio 20, ind. XII – Paolo Pp. V a. 9
Roma
Giovanni Battista Vatello, pubbl. not. apostolico
Il conte Giulio Cesare Stella, nobile romano, «intimus cubicularius» del Papa, crea suo procuratore il Rev.mo P. D. Amato Porro, ab. della Congregazione di M.V., per esigere quanto gli è dovuto da chiunque nel Regno di Napoli, siano esse persone pubbliche che private, anche da banche, banchieri, mercanti, depositari, ecc., e rilasciarne regolare quietanza, con la facoltà di usare di tutti i rimedi giuridici per ottenere lo scopo («capi, carcerari, arrestari, detineri, et eorum bona auferri sequestrari subhastari et deliberari faciendum»), con la facoltà ancora di scegliersi altre persone a cui comunicare in tutto in parte i suoi poteri (CIV, 77)


5632.
1614, marzo 9, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re
Prata
Pompeo Orsoello, di Tufo, pubbl. not.
Giovanni Gregorio Ciamillo, di Prata, giudice regio avita
Giovanni Rapa, oblato di M.V., essendo debitore verso il P. D. Giovanni Antonio Pagliuca (cfr. 7 agosto 1610, Reg. 5579) nella somma di 62 ducati, e cioè ducati di capitale e per gli interessi decorsi, gli consegna un paio di buoi per 33 ducati e per gli altri 29 ducati, s’impegna a corrispondere gli interessi, ipotecandoli sui suoi beni (LXXX, 80)

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5633.
1614, maggio 6, ind. XII – Paolo Pp. V a. 9
Roma
Muzio Petruzio, pubbl. not. apostolico
D. Francesco Sala, romano, pregato da fra Michele Monti, dell’Ordine di M.V., che gli donasse alcune insigni reliquie di Santi, gli donò «infrascripta Martirum corpora, videlicet: Corpus sive reliquiae S. Felicis Martiris, et corpus S.ti Luciani Martiris et aliorum Sanctorum Martirum reliquias et Sanctarum Virginum…»


5634.
1614, agosto 20
Roma
Claudio Acquaviva (che si sottoscrive), preposito generale della Compagnia di Gesù, ammette il magnifico D. Giacomo Grillo («Grilio»), di Roma, e Girolama, sua sorella, e Lucrezia Capogalla, sua zia materna, alla partecipazione di tutti e singoli i sacrifici, le orazioni, i digiuni e le altre buone opere, che si fanno nella Compagnia di Gesù (CIV, 201)

N.B.-Miniata

5635.
1614, agosto 28, ind. XII – Filippo III d’Austria re a. (in bianco)
Sarno
Fabrizio Fabricatore, di Sarno, pubbl. not.
Paolo de Napoli, cittadino di Sarno, giudice regio a vita
Giulio Brancaccio e Giovanni Battista Brancaccio, «de casali Nemoris», figli ed erdi del q. Cesare Brancaccio, vendono a Silvestro Odierna, di Sarno, un pezzo di terreno campese di circa 30 moggi, nella terra di Striano, nel luogo detto «la longola», – territorio che essi negli scorsi anni, e cioè il 7 novembre 1604, con strumento del not. Giovanni Angelo Frecentese, di Sarno, avevano comprato da Salvio Barbarolo, pure di Sarno, per il prezzo di 300 ducati, «solvendorum absque temporis praescriptione in tribus pagis», e frattanto corrispondere allo stesso Silvio gli interessi in ragione dell’8% – per lo stesso prezzo per il quale essi l’avevano comprato


5636.
1614, settembre 20, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 16
Napoli, nel monastero di M.V.
Aniello Capoistrice, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo Eremita, di Napoli, giudice regio a vita
Il monastero di M.V. affitta a Decio Montanino, Tommaso de Ipolito e Matteo de Apuzzo, di Napoli, le fosse della neve della montagna di M.V. per tre anni, per 220 ducati all’anno (LXXVI, 43)


5637.
1614, ottobre 7, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 21
Rocca Rainola
Francesco Antonio Arsello, di Baiano, pubbl. not.
Nardo Antonio Miele, di Napoli, giudice regio
Giacomo e Marco Feraro si dichiarano debitori verso il monastero di M.V., nella somma di 800 ducati, per la compra da essi fatta di molte piante di querce, che stavano in Baiano, nel luogo detto «alla starza delli monaci sopra Baiano», e che promettono di pagare entro tre anni (XXIII, 93)


5638.
1614, novembre 29, ind. XIII – Filippo IV d’Austria re a. 1
Casale di terranova del Feudo di M.V.
Troiano de Bellis, del castello di San Nicola Manfredi, pubbl. not.
Scipione Simonetto, di Cucciano, giudice regio
In occasione del matrimonio tra Genio Lombardo, f. di Giuseppe, del castello di San Nicola Manfredi, e Beatrice Gentile, figlia del maestro Santo Gentile, di Terranova, costui promette di dare per doti della figlia 13 once di carlini d’argento (CXXI, 59)


5639.
1615, gennaio 23, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 15
Oreto di M.V.
Giovanni Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, giudice
Andrea Rainone, del Feudo di M.V., vende a D. Panfilo Simonetta, del Feudo di M.V., agente costui a nome dell’abbazia di S. Gennaro del Feudo, un oliveto nel casale di Festolari, nel luogo detto «l’Ulivito», per 30 ducati


5640.
1615, marzo 14, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 17
S. Martino Valle Caudina, nel monastero di S. Caterina
Giovanni Cesare de Nicolais, di San Martino V. C., pubbl. not.
Giovanni Pisanello, di San Martino V. C., giudice regio a vita
Antonio Liza, di S. Martino V. C., si dichiara debitore verso il P. D. Scipione de Auria, priore della chiesa di S. Caterina, soggetta a M.V., in 50 ducati, per causa di puro mutuo, che egli pormette di pagare per l’agosto prossimo, per il giorno di S. Bartolomeo (LIV, 25)


5641.
1615, marzo 15, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 17
Mercogliano, in Oreto di M.V.
Pascarello Preziosa, pubbl. not. di Mercogliano
Prospero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Urbano Russo, ab. generale di M.V., insieme coi suoi definitori, cede a Pirrantonio de Januario, di Mercogliano, una terra, – terra che era stata ceduta a D. Mercurio Bonconto, come porcuratore di M.V. dagli eredi del q. not. Pietro Forino, per 95 ducati -, in Mercogliano, nel luogo detto «all’orto di monte vergene», e redditizia alla Curia baronale di Mercogliano in 33 grana o meno all’anno, come si trova nell’Inventario di quella Curia; e in cambio riceve un territorio nel luogo detto «allo arbusto», e 100 ducati, per il di più che valeva il territorio del monastero ceduto in permuta (LVIII, 69)


5642.
1615, marzo 19, – Paolo Pp. V a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede oer un settennio l’Indulgenza plenaria, alle solite condizioni, per la chiesa di S. Giacomo in Sant’Angelo a Scala, della Congregazione di M.V. (IV, 63)


5643.
1615, aprile 7, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 18
Mercogliano
Pirrantonio de Januario, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita ivi
D. Nocla Voccino, Donato Antonio de Nagelis e Giovanni Battista dello Vecchio, presbiteri e procuratori del clero di S. Pietro, chiesa maggiore di Mercogliano, concedono «reservato assensu apostolico impetrando», a Giuseppe de Renda, di Mercogliano, un pezzo di bosco con nocelleto contiguo, di circa 8 moggi, per il censo annuo di 10 carlini e mezzo per ogni moggio di bosco, e 14 carlini per ogni moggio di nocelleto (LXXI, 59)


5644.
1615, aprile 22, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 17
Salerno
Domenico Antonio Ferro, di Napoli, pubbl. not.
Antonio Marino Pastorano, di Salerno, giudice regio a vita
D. Anacleto da San Severino, priore del monastero di S. Maria di M.V., «olim Sancta Maria Maddalena», in Salerno, affitta per 3 anni a Scipione de Petrone, di Salerno, e a Nunziato Vicinauso, del casale di Foria di Napoli, un territorio seminativo a riso, di circa 4 tomoli, nel piano della città, oltre il fiume Picentino, nel lugo detto Lavesula, per 38 ducati e 10 grana all’anno, da corrispondersi il 21 settembre (CV, 56)


5645.
1615, maggio 24, ind. XIII – Filippo III d’Austria re a. 17
Montefredane
Salvatore Bavaro, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, giudice regio a vita
Panfilo Romano, di Montefredane, come procuratore di Laura Antonio Romana, vende ad Andrea Bavaro un orto di mezzo tomolo, in Montefredane, nel lugo detto «allo Casale», per 26 ducati, dei quali ne paga subito 2, mentre prometto di pagare «quandocumque» gli altri 24, e frattanto si obbliga a corrispondere un censo annuo di 19 carlini e 2 grana (LXXXII, 229)


5646.
1615, luglio 8 – Paolo Pp. V a. 11
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Ad istanza della Congregazione di M.V., si spedisce un monitorio contro l’Ill.mo D. Marcantonio di Capua per la rescissione dell’affitto dei beni dell’abbazia di Materdomini in diocesi di Salerno e di Nocera dei Pagani (IV, 64)

N.B.-Sigillo pendente

5647.
1615, settembre 19, ind. XIV («XIII» romana) – Paolo Pp. V a. 11
Roma
Pietro Dino, giudice camerale
Introdotta altra volta presso l’Ill.mo A. Canale una causa tra D. Lucrezia Onorata, di Vallepietra, da una parte, e Annibale de Benedictis e Mario de Stroppis, di Palombara «in Sabinis partibus», dall’altra, e pronunziata sentenza a favore di D. Lucrezia per il legittimo possessa di una vigna in territorio di Palombara, da parte di Annibale e di Mario si appellò al Papa Paolo V, che affidò la decisione in seconda istanza a Pietro Dino, il quale confermò la precedente sentenza a favore di D. Lucrezia

***A tergo, strumento del not. Virgiliio Corgentile, del 29 settembre 1615, per l’esecuzione della sentenza
N.B.-Capsula del sigillo pendente

5648.
1615, ottobre 8, ind. XIV («XIII romana») – Paolo Pp. V a. 11
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Dietro istanza di M.V., si spedisce monitorio che non si disturbi la Congregazione di M.V. nel possesso della cappella di S. Sebastiano, eretta nella chiesa di M.V. di Candida (IV, 66)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5649.
1615, ottobre 30 (ind. omessa) – Regnante (omesso)
San Giorgio nella provincia di Principato Citra
Giulio Cesare de Caro e molti altri dichiarano («facemo plena et indubitata fede et cum iuramento») che trovandosi il 19 ottobre scorso nella chiesa di MAterdomini ad ascoltare la Messa fra Placido Primicerio, monaco di Materdomini, «con li propri occhi vedemo detto Padre partirsene dall’Altare della Madonna Santissima di detta chiesa che già haveva consecrato et detto pater noster et con scandalo de molto popolo del’uno et l’altro sesso che ivi stava ancho ad ascoltare la Messa, lasciar l’ostia consecrata sopra l’altare et vestito sacerdotalmente correndo destinato et mandato dal Illustrissimo et Reverendissmo Padre Marc’Antonio de Cavia che stavano pigliando il possesso di detta chiesa et cantando Te Deum laudamus rebuttando con lle mano al petto de detti Padri et Comissario et molti uomini abracciandolo dolcissimamente dicendo padre mio, padre mio per Amor de Dio non vi scandalizati m’andati a finire il santissimo sacrificio incominciato bracciandolo più volte et con effettissimo amore baciandolo et exortandolo più e più volte andasse ad finire l’incominciato sacrificio…»

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5650.
1615 («1614»), dicembre 13, ind. XIV – Filippo III d’Austria re a. 16
Montemiletto
Giulio Cesare de Luciis, di Montemiletto, pubbl. not.
Tiberio Faiano, di Montemiletto, giudice regio a vita
Lorenzo de Melitionno, di Lapio, vende a fra Giovanni Antonio, dell’Ordine dei Minori Conventuali di S. Maria degli Angeli in Lapio, un territorio con vignali, nelle pertinenze di Lapio, e propriamente nel luog detto «l’austelle», di circa 10 tomoli, – che quello aveva comprato parte dagli economi dell’Ospedale di Lapio per 60 ducati, e parte dal priore o procuratore di S. Maria delle grazie «terrae atripaludis», per 12 ducati: dei quali 60 ducati Lorenzo ne aveva pagato 30 promettendo di pagare gli altri 30 ducati in un certo tempo -, per il prezzo di 55 ducati, dei quali rilasciò a fra Antonio 42 ducati per togliere il debito di 30 ducati con l’Ospedale di Lapio e 12 da conseganre a S. Maria delle Grazie, in modo da ottenere la quietanza generale, affinchè per l’avvenire non avesse a soffrire nessuna molestia


5651.
1616, febbraio 28, ind XIV – Filippo III d’Austria re a. 19
Rocca Piemonte («in terra rocce pimontis»)
Giovanni Pietro Costabile, di Rocca Piemonte, pubbl. not.
Palmiero Fayella, di Rocca Piemonte, giudice regio
P. Salvato de Prisco, di San Severino, monaco di M.V. e procuratore di M.V. in ordine agli affitti dei beni ed introiti dell’abbazia di S. Maria Materdomini, affita per 3 anni a Placido Pecoraro, di Nocera, tutti i beni, terre rendite, censi, ecc. del priorato di San Marciano nella terra di San Marzano, grancia del monastero dei Materdomini, per 74 ducati all’anno (XCII, 125)


5652.
1616, marzo 26, ind. XIV – Filippo III d’Austria re a. 17
Napoli
Giovanni Migliarese, di Napoli, pubbl. not. regio
Fabrizio Morniel, di Napoli, giudice regio
Matteo Santopadre, di Napoli, dichiara di essere, insieme con suo fratello Enrico Santopadre, debitore verso D. Giuseppe Caligrimaldo, della Congregazione di M.V., nella somma di 100 ducati di carlini d’argento, per un legato fatto a beneficio di D. Giuseppe dalla loro madre Laura Frezza nell’ultimo suo testamento; e che per togliersi questo onere, Matteo gli aveva venduto un censo annuo di 9 ducati, come risulata da un pubblico strumento del 19 novembre 1608 (riferito, Reg. 5560): ma siccome finora non aveva corrisposto quanto doveva, ora gli vende una terra in parte paludosa e in parte lavorativa, circa 10 moggi, nelle pertinenze di Acerra, nel luogo detto «lo Spinello» (XI, 7)


5653.
1616, maggio 7 («nonis maii») – Paolo Pp. V a. 11
Frascati
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Nunzio di Giovanna e Laura Cozza, di Ospedaletto, dalla giurisdizione di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consaguineità (VII, 69)


5654.
1616, maggio 29, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 18
Castello Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Luigi Romano, di Castello, vende a fra Giovanni de Perna, di Calabritto, oblato del monastero di S. Giovanni della Valle, in territorio di Castello, la sua casa nel borgo di Castello, e un oliveto con circa 30 olivi e con «vacuo», – che egli aveva comprato da Lesbia de Sansonetto «tituolo retrovenditionis», per il prezzo di 40 ducati, come strumento rogato dallo stesso Orazio de Ansaris il 19 maggio 1610 -, per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento dell’attuale moneta del Regno, dei quali passò a Lesbia 40 ducati per la retrovendita fattagli e gli altri 10 li tenne per sé (Cast. 48)


5655.
1616, giugno 11, ind. XIV – Filippo III d’Austria re a. 18
Casale di Piazza del galdo, nelle pertinenze di San Severino
Giovanni Battista Aliberto, di San Severino, pubbl. not.
Giuseppe de Lauro, di San Severino, giudice annuale ivi
Il P. Leonardo Viscardo, monaco di M.V. e priore del monastero di S. Bartolomeo nel casale di Piazza del galdo, asserisce che nel gennaio 1615 vendette a Marcello Marciano, dello stesso casale di Piazza del galdo, un ospizio di case, in più membri, superiori e inferiori, con cortile, pozzo, forno, e altre comodità, in quello stesso casale, per 120 ducati, pagabili fra 5 anni, a contare dal 7 gennaio, e frattanto obbligandosi a corrispondere un’annualità del 5% e col patto che al tempo del pagamento dei 120 ducati, intero prezzo di quei beni, don Leonardo e gli altri beni, don Leonardo e gli altri Padri gli daranno in enfiteusi altri beni. Ora volendosi le due parti rendersi caute di quanto sopra, ratificano lo strumento (CXI, 72)


5656.
1616, giugno 15, ind. XIV (in: 1612, giugno 9. Ind. V)
Avellino
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Navio de Oliviero, di Ospedaletto, asserisce di essere debitore verso Francesco Antonio de Sacco, di Vaellino, in 7 ducati annui, 3 carlini e 5 grana per un capitale di 85 ducati, come da strumento del 10 agosto 1593, ind. VI. Ora, volendosi liberare da quel censo annuo, ha fatto supplicare D. Urbano Russo, ab. generale di M.V., che si compiaccia di comprare quel censo annuo per lo stesso capitale, da restituire a Zenobia Canfora, di Maddaloni, erede di Francesco Antonio. E l’ab. generale crede bene di fare questa compra, e il Navio ipoteca quel censo annuo su un suo terreno nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto Campo marino, e sugli altri suoi beni stabili e mobili. Navio, «brevi mani», passa gli 85 ducati a Zenobia (in CXVIII, 57)


5657.
1616, luglio 24 ind, XIV – Filippo IV d’Austria re a. 1
Mercogliano
Pirr’Antonio de Januario, di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio
D. Donato Pacifico, di Mercogliano, vende a Luigi dello Vecchio, per il prezzo di 30 ducati, un censo annuo di 3 ducati, ipotecati su una possesione a viti latine, in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «in piede l’ortora» (LXXI, 91)


5658.
1616, agosto 13 («id. aug.») – Paolo Pp. V a. 12
Roma
Paolo Pp. V incarica l’ab. di M.V. di concedere a Giulio Tiberio e a Susanna de Felice, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori e cordoncino per la bolla plumbea pendente

5659.
1616, settembre (dicembre?) 12, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 17
Marino Morselli, di Sant’Agata di Puglia, pubbl. not.
Camillo Basso, di Sant’Agata, giudice a vita
D. Camillo Normando, ab. di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, per il prezzo di 50 ducati compra da Lorenzo ed Andrea Cratillo, fratelli, due pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto Vallone della Tambarice, di 4 versure e 15 passi, e l’altro nel luogo detto Cavillaio, di 14 versure e 10 passi, territori già redditizi al monastero (XI, 59)


5660.
1616, settembre 15, ind. XV – Filippo III d’Austria re a. 17
Lapio, nel convento di S. Maria degli Angeli
A (lessandro) de Juvene, giudice regio
Giulio Cozza, di Lapio, vende ai Padri di S. Maria degli Angeli di Lapio, per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento, un censo annuo di 4 ducati e mezzo, in ragione del 9%, da riscuotersi sui primi frutti di una terra nelle pertinenze di Lapio, nel luogo detto Campo leperto, di circa 4 tomoli «in semine», e su una selva du castgni di circa 10 tomoli, nel luogo detto «lo ferrume seu la paritana»


5661.
1616, settembre 26,, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 20
Baiano
Francesco Antonio Azello, di Baiano, pubbl. not.
Luca Antonio de Masio, di Baiano, giudice regio a vita
Lusira Candela, ved. di Francesco Riccio, di Baiano, tutrice dei suoi figli, ratifica l’affitto fatto da suo marito d’una stanza in Baiano, detta «la starza delli Monaci», appartenente al monastero di M.V. (XXIII, 75)


5662.
1616, ottobre 9, (ind. omessa) – Filippo d’Austria re a. (in bianco)
Montefredane
Domenico Angelo Miluzio, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, giudice regio avita
Giovanni Domenico Bianco vende a Giovanni Salvio Picone, di Montefredane, una terra di circa un moggi, nel luogo detto «alla piscara», per il prezzo di 23 ducati, pagabili in un certo tempo (LXXXII, 230)


5663.
1616, novembre 21, (ind. omessa) – Filippo III d’Austria re a. 20
Baiano
Giovanni Angelo de Bocciero, di Baiano, pubbl. not.
Dovendo il monastero di M.V. del Monte riscuotere da Giovanni Antonio Napoletano del casale di Sperone, e da Francesco Guerriero, della baronia di Avella, 50 ducati, viene venduto all’asta un territorio di Giovanni Antonio, nel casale di Sperone, e propriamente nel luogo detto «a sobayano», territorio che fu comprato da Lorenzo de lo Tufo, come maggiore licitatore, per 50 ducati, il quale però non avendo pronta la somma si obbligò verso il monastero a un censo annuo (CXX, 168)


5664.
1616, dicembre 11, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 19
Ospedaletto
Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, pubbl. not.
Antonio Cerello, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Giovanni dello Russo e Marcantonio dello Russo, eredi del q. Porspero dello Russo, asseriscono che negli anni passati, e precisamnete il 3 gennaio 1610, si divisero fra loro l’eredità del q. Prospero, come da strumento del not. Filippo Sbardone, di Ospedaletto, e che, fra gli altri beni, toccò a Marcantonio un territorio nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto «lo campo», con castagni, meli, ciliegi e altri alberi fruttiferi, come pure il debito di 50 ducati di capitale, dovuti a Salvatore Romano, di Ospedaletto, insieme con gli interessi decorsi fino allora e un debito di 32 ducati di capitale, insieme con gli interessi decorsi fino allora, dovuti a Paolo de Regnonibus, di Napoli, che egli pagò con le doti di sua moglie Carrafina de Stefano, e ancora un debito di 13 ducati al suddetto Giovanni, insieme con gli interessi decorsi. Ora le due parti convengono in quanto segue: Marcantonio cede a Giovanni quel territorio «a lo campo», come pure un territorio, comprato da Finamore de Nardo, e il territorio comprato dall’Annunziata di Napoli, nel luogo detto «li frassi», – territori che nella suddivisione dell’eredità rimasero «pro comuni e indivisa» -, con tutti i suoi diritti, e assumendosi ancora altri impegni; e da parte sua Giovanni rinunzia agli interessi sui 13 ducati toccatigli nella divisione, e si assume l’onere di pagare i 50 ducati a Salvatore Romano con gli interessi decorsi, e infine si obbliga a dare a Marcantonio nello spazio di un anno 35 ducati, per ricompensarlo di quanto ha dovuto dare a Paolo de Regnonibus (CXX, 165)


5665.
1617, gennaio 15, ind. XV
Cesare dello Russo, f. di Giovanni dello Russo ratifica lo strumento precedente e si obbliga verso Marcantonio dello Russo, al quale il padre ha promesso di dare nello spazio di un anno 35 ducati, di corrispondergli 20 carlini d’interesse, e cioè 10 carlini al semestre (con CXX, 165)

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5666.
1617, gennaio… ind. XV – Filippo d’Austria re a. 18
Paterno
Tullio Zoina, di Paterno, pubbl. not.
Cesare Longo, di Paterno, giudice regio, invece del giudice Crisostomo Lizio
Alfonso…, di Paterno, asserisce di aver avuto da D. Pietro de Amelio, di Paterno col patto «de retrovendendo quandocumque», in perpetuo, un pezzo di terra seminativo di circa 8 tomoli con querce, in territorio di Paterno, nel lugo detto «lo gaodo», presso il vallone, per il prezzo di 70 ducati di carlini, come da pubblico strumento dello stesso not. Tullio Zoina. Ora, in forza di quel patto «de retrovendendo», glielo rivende per gli stessi 70 ducati, e riceve il prezzo alla presenza del giudice, notaio e testi


5667.
1617, marzo 21, ind. XV – Filippo d’Austria re a. (in bianco)
Ospedaletto («in terra Hospitalecti»)
Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, pubbl. not.
Salvatore Romano, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Don Ercole de Giacomo, di Ospedaletto, insieme con i suoi fratelli Fabio, Girolamo, Salvatore e Lucantonio, agenti a nome di Ettore, loro fratello minore, vendono, senza patto «de retrovendendo», a Cesare Masotto, di Ospedaletto, e a Giovanni Caronia, di Summonte, un territorio con vigna, nelle pertinenze di Summonte, nel luogo detto «lo bosco», redditizio alla Corte baronale di Summonte, come nell’Inventario della stessa Corte, per il prezzo di 475 ducati (CXIII, 94)


5668.
1617, marzo 26, ind. XV – Filippo d’Austria re a. (omesso)
Feudo di M.V. del Monte
Antonio Tomasello, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Santo Apocesio, alias Cavalerio, del castello di San Giorgio, giudice regio, al posto del q. giudice Scipione Simonetto, del Feudo, morto
Prospero Sadalino, Bellonia, ved. di Bartolomeo Belotta, e Menechella, figlia del q. Orazio Belotta, del Feudo di M.V., ad evitare maggiore spese nelle liti, addivengono con D. Marcantonio Fiordelisi, ab. di S. Gennaro di Terranova del Feudo di M.V. e D. Modesto Masullo, cellerario nello stesso monastero, alla seguente convenzione: Prospero, Bellonia e Menechella promettono di dare 10 ducati, come prezzo di un oliveto in territorio del Feudo, nel luogo detto «allo ripone», asseganto in legato al Monastero con la condizione di celebrare 4 Messe all’anno, e altri 10 ducati per un altro legato. Ma, non avendo essi al presente questi 20 ducati, vendono al monastero un censo annuo di 14 carlini, ipotecati su certe case in più membri in territorio del Feudo, nel suddetto luogo di Terranova


5669.
1617, giugno 20, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 19
Avellino
Ambrogio Criscillo, d’Atripalda, pubbl. not.
Bartolomeo de Jannolo, di Avellino, giudice regio
Si trascrive in pubblica forma uno strumento del 16 maggio 1602, rimasto nei semplici protocolli del not. (riferito, Reg. 5485) (CXX, 93)


5670.
1617, agosto 21, ind. XV – Paolo Pp. V a. 13
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Vengono avocate a Roma le cause riguardanti il convento di S. Agostino di Candida

N.B.-Fori per la bolla pendente

5671.
1617 («1607»), settembre 7, ind. I («XV») – Filippo III d’Austria re a. 20
Tocco della baronia di Vitulano
Giovanni Antonio de Ricciardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
D. Renato Milone, di Tocco, priore del monastero di M.V. in Tocco, insieme con la sua Comunità, concede al maestro Giovanni de Capua, una casa in Tocco, nella parrocchia di S. Vincenzo, per il censo annuo di 6 carlini, da corispondersi il 15 agosto (CXXIII, 104)


5672.
1618, aprile 9 ( «quinto Idus aprilis») – Paolo Pp. V a. 13
Roma
Essendo vacante la rettoria della cappella di S. Caterina, eretta nella chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo in Ospedaletto, che è «de iure patronatus laicorum», e cioè della famiglia de Romanis, per fondazione o dotazione,e non avendoi patroni presentato in tempo utile il cappellano, al S. Sede nomina direttamente D. Andrea Russo, di Avellino, e per la presa di possesso affida l’incarico al vicario generale del vesc. di Sant’Angelo dei Lombardi (VII, 70)

***A tergo, strumento per la presa di possesso

5673.
1618, maggio 8, ind. I – Filippo III d’Austria re a. 19
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovani Antonio de Ricciardo, di Tocco, giudice regio a vita
Colonna Supone, di Vitulano, moglie di Giuseppe Manfreda, di Tocco, vende a D. Renato Milone, pure di Tocco, priore del monastero di S. Maria di M.V. in Tocco, agente a nome di questa sua chiesa, un territorio a querceto, di circa un moggio, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «Pecza Molina», per il prezzo di 17 ducati (CXXIII, 15)


5674.
1618, maggio 15, ind. I – Filippo III d’Austria re
Oreto
Carl’Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio a vita
Marcello de Renda vende «cum pacto de retrovendendo» a D. Lucillo Faudiana, di Ospedaletto, cellerario maggiore di M.V., per il prezzo di 50 ducati, un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su un prezzo di terra con casa in Mercogliano, nel luogo detto Santo Stefano, e su un’altra porzione di terra nel luogo detto «alla macera», beni franchi, eccetto un censo annuo di 3 ducati per un capitale corrispondente di 30 ducati, docuti al dottor Pietro de Januario, di Mercogliano. Perciò il P. D. Lucillo paga a Marcello 17 ducati e promette di pagare gli altri 33 al dottor Pietro, e cioè 30 per il capitale e 3 per l’ultimo interesse annuale (LXV, 15)


5675.
1618, giugno 1°, ind. I – Filippo III d’Austria re a. 19
Federico, del casale di Calvi, pubbl. not.
Marco Suricello, del casale di San Nazzaro, giudice regio
Luca e Giovanni Battista, fratelli, dovendo dare 90 ducati a Danesio Janaro di San Giorgio di Montefusco, come complemento delle doti promesse alla loro sorella Mercuria Pappa, le vendono per quel capitale un censo annuo di 8 ducati, ipotecati su una vigna con terra «vacua», di 14 tomoli, in territorio di Montefusco, nel luogo detto «a fontana lissa», di circa 7 tomoli, redditizia al clero di S. Giovanni «de baleo militum» in 13 grana all’anno e 23 grana alla chiesa parrocchiale di S. Maria della Piazza di Montefusco, e su una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola, presso la chiesa di S. Felice (LXXXV, 71)


5676.
1618, settembre 19, ind. II («I» romana) – Filippo d’Austria re a. 20
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, giudice
Giuseppe e Giovanni Tommaso Petrella, figli ed eredi del q. Ottavio Petrella, insieme con la loro madre Perna, si confessano debitori verso fra Giovanni de Perna, di Calabritto, oblato del monastero di S. Giovanni della Valle in terra di Castello, agente a nome suo e a nome di questo monastero, in 18 ducati; ora, non avendo questa somma, per 12 ducati gli assegnano un territorio di circa 3 tomoli nelle pertinenze di Flumeri, nel luogo detto «le cesine», col reddito «de octo uno» ai Presbiteri della Collegiata di Flumeri, rimanendo fermo l’obbligo quanto agli altri 6 ducati, come complemento del debito. Fra Giovanni dichiara di rimanere lui durante la sua vita usufruttuario di quel territorio, e alla sua morte vi succederà il monastero di S. Giovanni (Cast. 49)


5677.
1618, novembre 13 – Paolo Pp. V a. 14
Roma
Derogando dalle Costituzioni della Congregazione di M.V., per concessione di Paolo Pp. V, il « Collegium Protonotariorum S. D. N. Papae et Sanctae Sedis Apostolicae de numero participantium» spedisce il diploma di dottorato in teologia e filosofia a D. Gabriele Vecchione, di Nola, monaco di M.V. (IV, 67)


5678.
1619, gennaio 2, ind. II – Filippo d’Austria re a. 22
Ospedaletto
Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, fratelli carnali, figli del q. Ciccio, assegnano come dote alla loro sorella Caracciola, che va sposa a Girolamo de Lonardo, 28 ducati, tra corredo e danaro liquido, e costui ipoteca la dote sui suoi beni (CXX, 158)


5679.
1619 («1621»), gennaio 27, ind. II – Filippo d’Austria re a. 1
Ospedaletto
Filippo Sbardone, di Ospedaletto, pubbl. not.
Salvatore Romano, di Ospedaletto, giudice regio a vita
In occasione del contratto di matrimonio tra Taddeo de Nunzio, di Ospedaletto, e Lucrezia de Amorucciolo («Ammorucciolo»), pure di Ospedaletto, figlia di Lorenzo, Ottaviano e Tommaso, fratelli di Lucrezia, promettono di dare per le doti di costei 280 ducati, che taddeo ipoteca su tutti i suoi beni (CXX, 160)

N.B.-Riguardo alla date del doc., si noti che in tutte lettere è scritto «millesimo sexcentesimo vigesimo primo», mentre poi in cifre, dopo l’ind., è scritto 1619. Data l’ind. II, segnata nel doc., abbiamo creduto bene di attenerci a questa e perciò di preferire la data 1619 anzichè l’altra 1621

5680.
1619 («1620»), marzo 17, ind. II – Filippo III d’Austria re a. 22
Sant’Angelo a Scala
Filippo Sbardone, di Ospedaletto, pubbl. not.
Pompeo de Angelo, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Matteo Sciarrillo, insime coi suoi figli Melchionada e Donato, di Sant’Angelo a Scala, vendono a Nicola Marra, di Napoli, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducati di carlini d’argento, ipotecati su una vigna in territorio di Sant’Angelo, nel lugo detto «a Scala», da cui essi ricavavano più di 40 ducati all’anno (XIII, 146)

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5681.
1619, marzo 27, ind. II – Paolo Pp. V a. 14 – Filippo III d’Austria re a. 20
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Amico, pubbl. not
Enrico Riccio , di Benevento, giudice regio a vita
D. Bernardo Picella, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni a Giacomo e al chier. Angelo Arcimaldo, fratelli, di Paduli, una terra di circa 4 salme, nelle pertinenze di paduli, nel luogo detto «la Revota», per 10 tomoli di frumento all’anno (XCV, 11)


5682.
1619, maggio 2, ind. II
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Ad istanza del monastero di M.V. in Cervinara, nella provincia beneventana, è avocata a Roma una lite contro D. Giulio de Stasis, a causa di un possesso altra volta vendutogli da Donato de Stasis, su cui il monastero di M.V. aveva dei diritti

***A tergo, atto notarile in cui si notifica che il monitorio è stato presentato alle persone interessate
N.B.-Nastri di pergamena per il sigillo pendente

5683.
1619, maggio 9, ind. II – Filippo d’Austria re a. 20
Avellino
Emilio de Nicodemis, di Avellino, pubbl. not.
Tommaso Antonio Peluso, giudice regio
Marcantonio Cerello, di Ospedaletto, vende a Bartolomeo Cesa, di Avellino, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 10 ducati, ipotecati su una casa nel luogo detto «dentro la terra», in Ospedaletto, e su una selva di castagni, con piante di mele e pere, sui quali beni il venditore percepiva ogni anno circa 16 ducati (CXX, 118)


5684.
1619, agosto 3 – Paolo Pp. V a. 15
Roma
Domenico Spinola, protonot. apostolico
Ad istanza del monastero di Deliceto, della Congregazione di M.V., che veniva perturbato nel possesso della decima nel feudo di San Quirico e in altri luoghi, di cui godeva ab immemorabili, si spedisce un monitorio contro il vesc. di Bovino e il suo Capitolo (IV, 74)


5685.
1619, agosto 22, ind. II – Filippo III d’Austria re a. 20
Napoli
Francesco Antonio de Mauro, di Napoli, pubbl. not. regio
Antonio de Aloisiis, di Sant’Agata dei Goti, giudice regio
Ad istanza del monastero di M.V. in Sant’Agata dei Goti, si riporta «pro cautela» uno strumento del 14 dicembre 1611, ind. X (riferito, Reg. 5602) (XI, 108)


5686.
1619, agosto 28, ind. II – Filippo III d’Austria re a. 20
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Domenica Formichella, f. del q. Fabrizio Formichella, di Tocco, dà a godere («ad gaudendum») a D. Renato Milone, di Tocco, agente a nome della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, eretta nella chiesa di M.V. di Tocco, per il prezzo di 100 ducati, – di moneta dello stesso D. Renato, avuti dai suoi beni paterni, e col patto che qualora egli morisse prima di sua madreAuleria Bucciana, costei, sua vita durante, sarebbe usufruttuaria di quei beni -, una terra di circa 30 moggi in territorio di Tocco, nel luogo detto «la preta», col patto «de retrovendendo quandocumque» per lo stesso prezzo di 100 ducati (CXXIII, 10)


5687.
1619, settembre 22, ind. III – Filippo III d’Austria re a. 21
Pietrastornina («Petrae sturminae»)
Giovanni Andrea de Alessandro, di Napoli, pubbl. not.
Dorastante Calfasso, di Pietrastornina, giudice regio
Lucrezia Buonomo, ved. di Giovanni Antonio Principe, insieme con suo figlio Antonio, alias Tollo Prencipe, vende a Donato Prencipe, di Rocca Bascerana, per un capitale di 30 ducati, un censo annuo di 27 carlini, ipotecato su un pezzo di terra seminativo, arbustato e con alberi fruttiferi, di circa 3 tomoli, in territorio di Rocca Bascerana, nel luog odetto «li gaufieri», redditizio alla Curia baronale di Rocca Bascerana, «ut in Inventario seu Catasto ipsius». Lucrezia dichiara di aver fatta questa vendita per ricomprare da Padre Tommaso Calfasso, monaco di M.V., un altro pezzo di terra nello stesso territorio detto «li gaufieri», venduto il 22 giugno 1614 per 29 ducati (CIV, 30)


5688.
1619, dicembre 26, ind. III («II» romana) – Filippo III d’Austria re a. 20
Tufo («in terri Tufi»)
Boezio Giordano, di Corleto, pubbl. not.
Marcantonio Giordano, di Tufo, giudice
Costanza de Chiusano, di Tufo, ved. del q. Pricito Crispino insieme con suo figlio Giordano Crispino, vende a Giovanni Angelo Milillo, di Prata, per il prezzo di 36 ducati, con un censo annuo di 32 carlini e 15 grana, ipotecati su una vigna con viti latine in territorio di Tufo, nel luogo detto «la cupa», su una casa consistente in due membri, uno superiore euno inferiore, in Tufo, presso la via vicinale, su un ortale con alcuni alberi di castagni, in Prata, presso i beni di Luca Barrile da un parte e i beni della baronia di Tufo dall’altra parte, su alcune selve di castgni nello stesso territorio di Prata, nel luogo detto Castelluccio: tutti beni franchi, eccetto un censo dovuto in perpetuo «mediante platea»


5689.
1620, gennaio 18, ind. III  – Filippo III d’Austria re a. 22
Terranova nella baronia del Feudo di M.V.
Marcantonio Simonetto, della baronia del Feudo, pubbl. not. apostolico
Scipione Simonetto, del Feudo della baronia di M.V., sostituito da Marcantonio de Mastro Marino, del casale di San Giacomo del Feudo, giudice regio
Teseo Jannillo, del Feudo e Cristofano de Stasi insieme con sua sorella Mattia de Stasi, dello stesso casale, attestano che nei giorni precedenti fu contratto matrimonio tra Teseo e Mattia, e per le doti Cristofano promise 9 once di carlini e il corredo «secundum usum hominum montanee fusculi et dicti feudi» (CXXI, 60)


5690.
1620, gennaio 21, ind. III – Filippo d’Austria re a. 21
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Mario Tantalo, di Tocco, giudice regio
Il not. Ottavio e Francesco Pereaccini, di Cacciano, fratelli, vendono a D. Renato Milone («Melone»9, di Tocco, ora priore della chiesa di M.V. in Tocco, e agente a nome di essa, quattro parti di un castagento nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «Capetina», per il prezzo di 60 ducati, che il monastero ha avuto in possesso in questo modo: 50 ducati dal quartirio pagato e dall’affrancazione di 17 carlini annui, fatta dal rev. D. Angelo Jannillo e suoi fratelli, di Foliano, su una terra nelle pertinenze di Foliano, nel luogo detto «lo ponte seu coste e Santa Maria», e gli altri 10 ducati da diversi proventi, e cioè: 30 carlini per l’affrancazione di un olivo, fatta da Ottavio Cairella, di Foliano, 3 ducati e mezzo per l’affrancazione di due olivi, in Foglianise, fatta da don Maso jannella, di Foliano, altri 3 ducati e mezzo per l’affrancazione di certi olivi, fatta da Ottavio Germino, di Foliano, nelle pertinenze di questa terra, nel luogo detto Civitale (CXXIII, 16)


5691.
1620, febbraio 24, ind. III . Filippo III d’Austria re a. 21
Montefalcione
Nobile de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico de Consolatio, giudice regio a vita
Porzia de Criscillo, di Montefalcione, ved. «iure romano vivens», asserisce che negli anni passati vendette, «cum pacto de retrovendendo quandocumque», ad Antonello e a Giovanni Antonio Capone, di Montefalcione, una possessione di circa 20 moggi, con terra seminativa, alcuni alberi di cerri e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, e con vigna, in territorio di Montefalcione, nel luogo detto Rogliano, sulla quale vendita fu spedito il beneplacito regio; ora addiviene ad una convenzione col P. D. Giovanni Antonio Pagliuca, di Montefalcione, monaco sessione, per il prezzo di 100 ducati e vendendo a lui un reddito annuo di 9 ducati sui primi frutti di quella vigna, ducati che essa promette di passare ad Antonello e Giovanni Antonio Capone per la ricompra di quel territorio


5692.
1620, marzo 21 – Paolo Pp. V a. 15
Roma
Domenico Spinola, protonot. apostolico
La Santa Sede, sotto pena di scomunica, proibisce le alienazioni dei beni del monastero del Goleto, all’insaputa dell’abate e della Congregazione di M.V. (XLVII, 306)

N.B.-Capsula metallica per il sigillo pendente

5693.
1620, maggio 14, ind. III – Paolo Pp. V a. 15
Carl’Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
D. Paolino de Barberiis, di Ariano, ab. generale della Congregazione di M.V., insieme coi suoi definitori D. Pio Milone da Tocco e D. Bartolomeo Biancolella da Nola, asserisce che nel Capitolo generale celebrato il 13 maggio dello stesso anno, il P. D. Giovanni Battista Chiaro da San Severino, fu di nuovo eletto e confermato procuratore e nunzio speciale nel monastero di S. Agata di Roma per parte della Congregazione, perchè comparisse alla presenza del Papa, delle Congregazioni e dei Cardinali, e alla presenza del Protettore della Congregazione, ecc., e alla presenza di chiunque altro fosse necessario, per tutte le cause mosse o da muoversi dalla Congregazione di M.V. (LXXVI, 72)


5694.
1620, maggio 14, ind. III – Paolo Pp. V a. 15
Oreto di M.V. del Monte
Carl’Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
D. Paolino de Barberiis, ab. generale della Congregazione di M.V., insieme coi suoi definitori D. Pio Milone e D. Bartolomeo Biancolella, costituisce procuratore in Roma per tutte le liti che ha o avrà la Congregazione di M.V., il P. D. Ippolito Cardinale, della città di Ariano, ab. del monastero di S. Giacomo di Lauro (LXXVI, 73)


5695.
1620, maggio 17, ind. (omessa) – Filippo III d’Austria re a. 22
Ospedaletto
Filippo Sbardone, di Ospedaletto, pubbl. not.
Marcantonio Cerello, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Ottaviano de Amorucciolo e Taddeo de Nunzio, di Ospedaletto, vendono a Salvatore de Romano, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 10 ducati, ipotecati sui seguenti beni, che essi possegono «in indiviso» coi loro fratelli, e cioè: Ottaviano con suo fratello Tommaso Amorucciolo, alcune case in più membri inferiori e superiori, con cortile davanti e orto contiguo, in Ospedaletto, nel luogo detto «dentro la terra», una selva di castagni nelle pertinenze della città di Avellino, nel luogo detto «Santo Stasio»; mentre Taddeo possiede con Giovanni Antonio de Nunzio, suo fratello, un territorio con meli, peri, e vigna con viti latine e altri alberi fruttiferi, in Ospedaletto, nel luogo detto Campo marino, un altro territorio con meli, peri e altri alberi fruttiferi, nella stessa terra, nel luogo detto «da capo la fontana, le cupe, et hospitale»: sui quali beni Ottaviano e Taddeo dichiarano di percepire ogni anno più di 50 ducati, dei quali ora ne vendono 10 «cum pacto de retrovendendo» (CXX, 119)

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5696.
1620, giungo 20, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 6
Ospedaletto
Pirr’Antonio de Januario, di Mercogliano, pubbl. not.
Pompeo de Angelis (e «de Agnelo»), di Ospedaletto, giudice regio a vita
In occasione del matrimonio tra Giovanni, alias Cianni de Giacomo, di Ospedaletto, e Leonarda Sergente (anche «Sorgente»), figlia di Pomponio, Marcantonio e Bartolomeo Sergente, di Ospedaletto, fratelli di Leonarda, e Santa de Agnelello, sua zia, promettono di darle le seguenti doti «per li pesi di quello matrimonio», e cioè: Marcantonio e Bartolomeo 12 once, che pagheranno fra tre anni e mezzo «e finito detto tempo e non possentono quelle pagare che habbino ad conciare lle case loro dentro detta terra», e Santa promette di dare 10 once d’oro (CXX, 159)

***In calce, sotto la data del 28… 1620, c’è lo strumento di ratifica da parte di Pomponio Sorgente

5697.
1620, agosto 12, ind. III – Filippo III d’Austria re a. 22
Fontanarosa, nella provincia di Principato Ultra
Lucio Melchionna, di Fontanarosa, giudice regio
Francesco de lo Camerlingo, di Grottaminarda, vende a Giuseppe Assanto, «de Sancto Nastasio», abitante in Grottaminarda, un pezzo di terreno seminativo, di circa 23 moggi, in territorio di Grottaminarda, nel luogo detto «Santo Jorio», gravato di un censo annuo di 16 carlini e 3 grana all’abbazia di quel luogo, non riservandosi altro, «nisi lo pagliaro, mete, legnami tagliati, e lo grano d’india seminato, quali beni reservati se li possa, e debia ammovere quanta prima dal detto territorio à sua libera volontà», e ciò per il prezzo di 870 ducati di carlini d’argento, dei quali il venditore ingiunse al compratore di passare 330 ducati a D. Giovanni Nicola Belluccio, arciprete di Grottaminarda, per capitale e interessi decorsi, altri 100 ducati all’abbazia di qualle terra anche per capitale e interessi decorsi, e altri 310 ducati al chier. Giovanni Battista Borrello, e il compratore promise di pagare subito «omni mora postposita» questi 740 ducati, mentre gli altri 130 ducati li passò subito a Francesco «manualiter»


5698.
1620, settembre 10, ind. IV – Filippo III d’Austria re a. 21
Vitulano
Giuseppe Marcarello, di Vitulano, pubbl. not.
Pietro Martino, di Vitulano, giudice regio
D. Giovanni Battista Ilario, di Benevento, ma abitante in Vitulano, vende a D. Renato Milone, priore del monastero di S. Maria in Tocco, e al P. D. Giovanni Paolo da Napoli, cellerario dello stesso monastero, una terra in parte lavorativa e in parte con querceto, cerri e bosco, di circa 25 moggi, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «Grieci seu allo Pantano», per il prezzo di 110 ducati d’argento, danaro che il monastero si trovava ad avere in questo modo: 15 ducati per la vendita di una vigna del monastero nelle pertinenze di Cautano, nel luogo detto Cisterna, 32 ducati per la vendita di un territorio a querceto e arativo con piante di castagni, in Cacciano, nel luogo detto «tre barra», 13 ducati dalla vendita di una casa in Cacciano Cautano, nel luogo detto «li mosielli», con orto contiguo, 20 ducati di moneta di D. Barnaba Carusio, 30 ducati di proprio danaro del monastero, posti in questa compra da D. Renato (CXXIII, 17)


5699.
1620, settembre 18, ind. … – Filippo III d’Austria re a. 21
Ceppaloni
Francesco Antonio Cutillo, di Ceppaloni, pubbl. not.
Stefano Faresio, di Ceppaloni, giudice regio
Il P. Ermolao Giannattasio («Jannattasio»), di Benevento, priore di S. Giacomo di Benevento, concede per 29 anni a Marcantonio Dionisio, di Ceppaloni, un pezzo di terra nel luogo detto «le selve de Sancto Giovanni», di circa 2 tomoli, per il canone annuo di un moggio e mezzo di frumento, «ad mensuram regni», portato sino al monastero di S. Giacomo, nella festa del santo o negli otto giorni seguenti (XXXVI, 43)


5700.
1620, ottobre 19, (ind. omesso) – Filippo III d’Austria re a. 22
Napoli
Ottavio de Lorenza («Laurentia»), pubbl. not.
Girolamo de Lorenza («Laurentia»), di Napoli, giudice
D. Simone Laudisio, di Gesualdo, procuratore generale di M.V. del Monte, affitta per tre anni a Giovanni Carlo Mancino e Francesco Antonio Boniano, di Napoli, le fosse della neve in M.V., per 230 ducati all’anno (LXXVI, 44)


5701.
1621, giugno 9, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 1
Mercogliano
Carl’Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Filippo Orecchia, di Avellino, giudice regio a vita
Dietro richiesta di D. Lucillo Faudiano, di Ospedaletto, cellerario maggiore di M.V. del Monte, si riporta in pubblica forma uno strumento del 15 giugno 1616 (riferito, Reg. 5656), lasciato dal not., ora morto, nei semplici protocolli (CXVIII, 57)


5702.
1621, giugno 9, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 1
Penta, casale nelle pertinenze di San Severino
Giovanni Bernardino Alferio, di Penta, pubbl. not.
Ascanio Troisi, di Penta, giudice annuale
D. Alessandro Doardo, ab. del monastero di M.V. di Penta, insieme con la sua Comunità, crea procuratore presso il Papa e le Congregazioni romane, il P. D. Simeone Piccardo, abitante in Roma, per certe cause riguardanti le precedenze nella processione del Corpus Domini, che si tiene in quel casale


5703.
1621, luglio 24, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 1
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Porspero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio
Si riporta uno strumento dell’11 gennaio 1597 (riferito, Reg. 5415) (XIX, 72)


5704.
1621, luglio 28, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 1
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Il P. D. Renato Milone, priore del monastero di S. Maria di M.V. in Tocco, insieme con D. Barnaba Carusio, cappellano dello stesso monastero, vende a Francesco de Loisi, di Tocco, un cellaro terraneo, in Tocco, nella parrocchia di S. Vincenzo, per 25 ducati, che costui promette di pagare fra due anni, e frattanto corrisponderà un censo annuo di 22 carlini (CXXIII, 18)


5705.
1621, agosto 27, ind. IV – Gregorio Pp. XV a. 1
Benevento
Alfonso Morrocchella, pubbl. not. apostolico
D. Dionisio de Tomasi, di Pietralcina («Pretepulcine»), priore del monastero di S. Giacomo in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni a D. Fabio Infantino, di Paduli («de terra Paduli»), un orticello in questa terra di Paduli, nel luogo detto «allo Pennino», per 3 carlini di censo annuo, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XCV, 10)


5706.
1621, agosto 27, ind. IV – Filippo IV d’Austria re
Ceppaloni, della provincia di Principato Ultra
Francesco Antonio Cutillo, di Ceppaloni, pubbl. not.
Stefano Faresio, di Ceppaloni, giudice
Pompeo de Sotiis, di Napoli, dichiara di aver ceduto a D. Urbano Russo da Paterno, ab. generale di M.V., per il prezzo di 60 ducati, un capitale di 80 ducati, insieme con gli interessi maturi, che egli doveva percepire dal q. Cesare Russo e Pietro Paolo Russo, fratelli, di Ceppaloni, – come da uno strumento rogato dal q. not. Fabio Civitella, di Ceppaloni -, ora conferma e ratifica tutto ciò alla presenza di D. Piio Milone, definitore nellam Congregazione di M.V. (XXXVI, 48)


5707.
1621, settembre 3, ind. V («IV» romana) – Gregorio Pp. XV a. 1
Roma
Domenico Spinola, protonot. apostolico
La Santa Sede con suo monitorio proibisce al vicario dell’arcivesc. di Benevento di trattare le cause riguardanti i monaci e oblati e altri dipendenti della Congregazione di M.V., e in particolare i «plebanos» di San Martino e Terranova nel feudo di M.V., e ciò in forza dei privilegi concessi dai Sommi Pontefici a tutta la Congregazione di M.V. (IV, 75)


5708.
1621, ottobre 7, ind. V («IV») – Filippo d’Austria re a. 1
Napoli
Bartolomeo Sclavo, di Napoli, pubbl. not.
Vincenzo de Marro, di Napoli, giudice
Cesare Palermo, di Flumeri, f. ed erede universale di Sabatino Palermo, vende a Francesco Pisquillo, di Napoli, per il prezzo di 5000 ducati, un censo annuo di 40 ducati, che suo padre Sabatino Palermo aveva comprato negli anni passati da D. Fabio Scopa, di Castello, e che erano ipotecati su una vigna «vitata et arborata», in territorio di castello, nel luogo detto «l’acquara», e, in difetto di questa, su tutti gli altri suoi beni mobili e stabili (Cast. 67)

***In calce c’è l’assenso di Cassandra, moglie di Cesare Palermo

5709.
1621, ottobre 11, ind. V («IV» romana) – Gregorio Pp. XV a. 1
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
Ad istanza della Congregazione di M.V., si invia dalla Santa Sede un monitorio, perchè si rispettino le immunità ed esenzioni della Congregazione di M.V. e di tutte le sue case, facendo inoltre notare l’incompetenza di vescovi nelle cause riguarsandi questa Congregazione

***A tergo c’è l’attestato del not. che il monitorio è stato comunicato agli interessati

5710.
1621, ottobre 14, ind. V – Filippo IV d’Austria re a. 1
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Domenico Lorido, di Montefalcione, giudice regio a vita
La signora Aloisa (e Luigia) Poderico, di Napoli, moglie del dottor Fabrizoi Policastro, – essendo suo marito debitore di un censo annuo di 9 ducati per un capitale di 100 ducati, dovuti al monastero di S. Maria di Loreto in Montefalcione -, si obbliga, alla presenza di D. Aniello Palmerio, priore e cellerario di quel monastero, e di D. Giovanni Battista Sassone, vicario dello stesso monastero, a corrispondere quel censo annuo, ipotecandolo sui suoi beni (LXXX, 82)

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5711.
1621, novembre 6, ind. V («IV» romana) – Gregorio Pp. XV a. 1
Roma
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico, ecc. rende noto che è comparso in giudizio davanti a lui il procuratore di D. Nicola Antonio de Silvestro, – che aveva sporto appello al Papa contro una pretesa definitiva sentenza emessa contro di lui dall’abate vicario della giurisdizione di M.V. e a favore di D. Sabato de Silvestro «tanquam proximior instituendi iuspatronatum» -, credendosi «enormiter et enormissime lesum et gravatum, timensque in futurum magis ledi et gravari posse»; inoltre, essendo egli stato deputato dal Sommo Pontefice in questa causa, cita le parti a comparire alla sua presenza per se stesse o per mezzo dei loro legittimi procuratori

***Nel verso della pergamena c’è lo strumento notarile di Carlo Antonio Jacenna («Jascenna»), in data 19 novembre 1621 in Oreto, in cui si attesta che il riferito doc. è stato notificato e presentato alle parti in causa
N.B.-Fori e nastro di pergamena per il sigillo pendente

5712.
1621, novembre 7, ind. V – Filippo IV d’Austria re a. 1
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro di Tocco, pubbl. not.
Not. Giovanni Antonio de Ricciardo, di Tocco, giudice regio
Il P. D. Renato Milone («Melone»), di Tocco, priore di S. Maria di M.V. in Tocco, insieme con D. Carlo Piccolo, di Ceppaloni, don Barnaba Caruso, di Vitulano, e D. Domenico Cognone, di Tocco, agenti per parte di quel monastero, vende a Giovanni e Giulio Melone, pure di Tocco, una casa coperta «scandolis», in Tocco, nella parrocchia di S. Vincenzo, e un piccolo cellaro coperto, con dietro un orticello, per 75 ducati (CXXIII, 19)


5713.
1621, dicembre 3, ind. V – Filippo IV d’Austria re a. 1
Napoli
Giulio d’Avonoba, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Scalesio, di Napoli, giudice regio
Francesco Mancino, d’Itri, f. del q. Nicola, essendo debitore verso suo fratello Mario Mancino, pure d’Itri, nella somma di 850 ducati, gli vende un censo annuo di 60 ducati per il corrispondente capitale di 800 ducati, e ipoteca quel censo annuo su diversi stabili in Itri (XLVIII, 60)


5714.
1622, maggio 13, ind. V – Gregorio Pp. XV a. 2
Giovanni Domenico Spinola, protonot. apostolico
La Santa Sede avoca a sè la lite contro una certa sentenza dichiaratoria, emanata contro M.V. dal vicario generale di Capua ad istanza dell’avvocato fiscale di quella Curia


5715.
1622, agosto 29, ind. V – Filippo (IV) d’Austria re a. 2
Oreto del monastero di M.V. del Monte
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Modestino Preziosa, di Mercogliano, giudice
D. Pio Milone da Tocco, definitore e visitatore della Congregazione di M.V. , col consenso di D. Clemente Nigro, ab. della Congregazione di M.V., affitta per 9 anni, con rinnovazione ogni 3 anni, «servata forma Sacri Concilii Tridentini», un pezzo di terra di circa 14 moggi, «in semine», nel luogo detto «in capo baiano», in territorio di Baiano, per 40 ducati all’anno, da corrispondersi a Oreto al Padre Cellerario «qui [pro tempore fu]erit», il 1° agosto (XXIII, 76)


5716.
1622, ottobre 15, ind. VI («V» romana) – Filippo (IV) d’Austria re a. 2
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, di Mercogliano, giudice regio
Dietro petizione di D. Egidio Baldo, di Maddaloni, monaco di M.V. del Monte, cellerario maggiore e procuratore generale dello stesso monastero, si trascrive in pubblica forma uno strumento del 30 aprile 1589, ind. II (riferito, Reg. 5340) (XL, 16)

***Copia cartacea (XL, 10-15)

5717.
1622, dicembre 1°, ind. V – Filippo IV d’Austria re a. 2
(Mercogliano)
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pirro Incoronato, giudice regio
Si riporta uno strumento del 29 aprile 1607 (riferito, Reg. 5535) (LXXI, 92)


5718.
1622, dicembre 25, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 2
Caserta
Alessandro Farina, di Caserta, pubbl. not.
Vincenzo Farina, di Caserta, giudice
Palmisano, D. Giacomo Antonio e i chierici Cesare e Tiberio de Ambrosio, padre e figli, di Caserta, vendono al Rev. dottor D. Pompeo Caresana, protonor. apostolico e vicario generale di Caserta, per un capitale di 50 ducati un censo annuo di 4 ducati e mezzo, ipotecati su un territorio arbustato con viti latine, di 5 moggi, in territorio di Caserta, e propriamente nel luogo detto Campodonico, sul quale percepivano ogni anno in media un censo maggiore di quello che ora vendono (XXXV, 5)


5719.
1623, gennaio 1°, ind. VI – FIlippo IV d’Austria re a. 2
Guardia Sanframondi
Giovanni Francesco Finita, di Sant’Angelo Raviscanina, pubbl. not.
Pompeo Fiore, di Guardia Sanframondi, giudice regio
Bartolomeo Frigerio, di Ferrara, procuratore del cardinale Ludovico Ludovisi, ab. commendatario dell’abbazia di S. Maria della Grotta («De Grypta») di Vitulano, concede a Cesare Manosanta, di San Lorenzo Maggiore, fino alla terza generazione, un casalino con un pò di terra davanti, nel Borgo di San Lorenzo Maggiore, e propriamente nel luogo detto Capo, per 10 grana all’anno e 5 ducati per questa concessione (L, 33)


5720.
1623, gennaio 4, ind. VI – FIlippo IV d’Austria re a. 2
Guardia Sanframondi
Giovanni Francesco Finita, di Sant’Angelo Raviscanina, pubbl. not.
Lorenzo Coppola, di San Lorenzo Maggiore, giudice regio
Bartolomeo Frigerio, di Ferrara, procuratore del cardinale Ludovico Ludovisi, ab. e perpetuo commendatario dell’abbazia di S. Maria «de Grypta, della terra di Vitulano, concede ad Antonio Salvatore, di San Lorenzo Maggiore, fino alla terza generazione, la parte di una casa, spettante a quella abbazia, nella terra di San Lorenzo Maggiore, e propriamente nel luogo detto Capo, per il canone annuo di 10 grana (L, 34)


5721.
1623, gennaio 20 (in: 1633, luglio 11. ind I)
Montefusco
Alessandro e Ottavio de Aytone, di Montefusco, riconoscono di essere in debito verso il monastero di S. Leonardo di Montefusco, in cui è priore D. Luigi de Auria, nella somma di 66 ducati (in LXXXIV, 86)


5722.
1623 (?), gennaio 26, ind. VI (?) – Filippo d’Austria re
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Giacomo, di Candida, pubbl. not.
Ottavio de Laudisio, giudice regio a vita
D. Giuseppe Caligrimaldo, ab. di S. Maria di M.V. in Candida, insieme con la sua Comunità, affitta una terra in territorio di Candida (Cand. IX, 15)

N.B.-Il doc. è molto deleto

5723.
1623, febbraio 5, ind. VI – Filippo (IV) d’Austria re a. 2
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Porspero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio
Si riporta uno strumento del 7 gennaio 1611, ind. IX (riferito, Reg. 5585) (LXV, 18)


5724.
1623, febbraio 8, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 2 («anno secundo labente»)
Vitulano
Giovanni Francesco Finita, di Sant’Angelo Raviscanina, pubbl. not.
Luca Lupone, di Vitulano, giudice regio
D. Bartolomeo Frigerio, di Ferrara, procuratore del cardinale D. Ludovico Ludovisi, ab. e perpetuo commendatario dell’abbazia di S. Maria della Grotta, nella terra di Vitulano, concede al Rev. D. Orazio Russo, della terra di San Lorenzo Maggiore, agente a nome di D. Giulio Paulella, una casa terranea in San Lorenzo, nel luogo detto «allo capo seu a Burgo», per il canone annuo di 4 grana, e 36 carlini per entratura (CXXV, 231)

N.B.-La pergamena è stata miseramente tagliata in fondo

5725.
1623, febbraio 8, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 2
Vitulano
Giovanni Francesco Finita, di Sant’Angelo Raviscanina, pubbl. not.
Luca Lupone, di Vitulano, giudice regio
D. Bartolomeo Frigerio, di Ferrara, procuratore del cardinale D. Ludovico Ludovisi, ab. e perpetuo commendatario dell’abbazia di S. Maria della Grotta, di Vitulano, riconcede a Giovanni Donato de Ferrariis, della terra di San Lorenzo Maggiore, agente anche a nome di suo fratello Giovanni Nicola, una vigna di quell’abbazia, di circa un tomolo, in territorio di Vitulano, nel luogo detto Campo longo, per il censo annuo di 2 tarì, e 2 ducati per la riconcessione (CXXV, 232)

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5726.
1623, febbraio 24, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 3
Candida
Giovanni Vincenzo Cerqua, pubbl. not.
Melchiondo Ricio, giudice a vita
Giulio Cesare Biancolillo, di Candida, vende ad Antonio Ciardo, pure di Candida, agente per parte della cappella del SS. Rosario in Candida, per il capitale di 12 ducati, di cui era in debito verso la cappella del Rosario, un censo annuo di 9 carlini, da riscuotersi il 1° agosto su un territorio di 4 tomoli e mezzo, nelle pertinenze di Candida, e propriamente nel luogo detto «a sette cavalli»

NOTA


5727.
1623, aprile 16, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 3
Monteforte
Ettore Ferrara, di Monteforte, pubbl. not.
Emilio Marocta, di Monteforte, giudice regio a vita
Andrea Jacchetta vende a Sebastiano de Januario per 31 ducati di capitali un censo annuo di 31 carlini, ipotecati su un pezzo di terra arbustato e con viti latine, in territorio di Monteforte, nel luogo detto «le valli» (LXXXI, 133)


5728.
1623, maggio 12, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 3
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Bonafede, di Mercogliano, giudice regio a vita
Claudio de Roggerio, dovendo al monastero di M.V. 35 ducati, e cioè 25 ducati per capitale lasciato in legato da sua moglie Caterina Forino, e altri 10 ducati per interessi decorsi, non avendo danaro liquido, vende la monastero un censo annuo di 30 carlini d’argento, ipotecati su un pezzo di terra nel luogo detto Pendino, in territorio di Mercogliano (LXV, 19)


5729.
1623, maggio 16, ind. VI – Gregorio Pp. XV a. 3
Oreto («in nostra domus [sic!] Oreti»)
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
D. Clemente Nigro, da Summonte, ab. generale della Congregazione di M.V., insieme coi suoi definitori, D. Pio Milone da Tocco e D. Bartolomeo Bianco da Nola, comunica che nell’ultimo Capitolo generale, tenuto a M.V. il 14 dello stesso mese, D. Romolo de Marinis, monaco della Congregazione, fu eletto procuratore generale per comparire a nome di essa davanti al Papa, alle Congregazioni romane, ecc. (LXXVI, 74)


5730.
1624, gennaio 7, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 2
Marino Maroselli, di Sant’Agata di Puglia, pubbl. not.
Basilio de Filippellis (altrove Filippello), di Sant’Agata, giudice regio
Nicolò Giacomo Crapio, di Sant’Agata, vende a D. Matteo Gaieta, ab. del monastero di S. Maria delle Grazie in Sant’Agata, la metà di un giardino con terra «vacua», nel luogo detto Vado di Sant’Antonio, la metà d’un pezzo di terra di 10 moggi, la metà di un territorio di 12 moggi nel suddetto luogo di Vado di Sant’Antonio, – redditizio al tempo della semina nella metà del frutto alla Corte marchesale -,  la metà di un altro territorio nel luogo detto «lo vallone dello Tambarice», di 6 moggi, – redditizio nella metà della semenza -: stabili che egli possedeva in comune col monastero di S. Maria delle Grazie, e che vende per il prezzo di 100 ducati, che a sua volta gira alla chiesa dell’Annunziata di Sant’Agata, in soddisfazione di un capitale di 150 ducati (XI, 60)


5731.
1624, gennaio 16, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. 4
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, pubbl. not.
Mario Tantalo, di Tocco, giudice regio ivi
Francesco de Loisi, di Tocco, si riconosce debitore verso D. Renato Milone, di Tocco, in 28 ducati di carlini d’argento, dovuti per una casa, che egli ha comprato dal monastero di M.V. di Tocco, per il capitale e gli interessi decorsi; e siccome per questa casa s’era cominciata una lite, ora si addiviene alla presente convenzione per cui Francesco promette fra due anni di pagare quei 28 ducati e il monastero annulla gli atti contro di lui, che già si trovavano nella Gran Corte della Vicaria (CXXIII, 20)


5732.
1624, aprile 20, ind. VII – Urbano Pp. VIII a. 1 («2»), Filippo IV d’Austria a. 4
Terranova del Feudo di M.V.
Marcantonio Simonetto, nella Baronia del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giovanni Vincenzo Schiavetta, giudice regio
Il maestro Felice de Ovicio e Laura de Taranto, sua legittima moglie, del casale di Terranova, donano alla chiesa abbaziale di S. Gennaro di Terranova, per le mani di D. Cherubino «papalis abbas ad presens et rector abbatialis ecclesiae Sancti Januarii et Sancti Angeli Monasterii Montis Virginis», e precisamente alla cappella dello Spirito Santo, che si trovava nella chiesa di Maria Annunziata del casale di Terranova, una casa solariata con scala, cortile, pergola e orto, nel casale di Terranova, nel luogo detto «lo ripone», una vigna nel luogo detto «le curticelle», e molti crediti e beni mobili che essi dovevano riscuotere da diversi privati


5733.
1624, maggio 4, ind. VII – Urbano Pp. VIII a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Alfonso Marrocchella, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il monastero di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede « titulo permutationis quandocumque in perpetuum», al magnifico Girolamo Albino, di Benevento, una bottega di un membro terraneo, in città, nella parrocchia di S. Martino, con la facoltà di poterla affrancare con beni stabili «vineis exceptis dumtaxat» in Benevento o nel suo territorio, dal reddito annuo di 16 carlini, e frattanto corrispondendo 15 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 58)


5734.
1624, maggio 9, ind. VII – Filippo (IV) d’Austria re a. 3
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice regio
Claudia de la Croce con suo marito Fabio de Chirico, ottenuto l’assenso regio [riportato in volgare], vende a fra Giovanni de Perna, di Calabritto, oblato del monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castello, – agente «pro se» e per il suo monastero -, una casa sua dotale, con il patto «de retrovendendo», casa consistente in più membri superiori soltanto, nel borgo di castello, presso la strada pubblica, della qual casa, finchè dura il patto «de retrovendendo» sia usufruttuario fra Giovanni, e in caso di morte vi succeda il monastero di S. Giovanni: vendita effettuata per il prezzo di 40 ducati e provocata dal fatto che «Fabio de Chirico suo marito se retrova carcerato da creditori per alcuni debiti de ducati cinquanta, e per nò vedere più detto suo marito in carcere, et sua fameglia di fame» (Cast. 33)


5735.
1624, maggio 2, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. 4
Carlantonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Porspero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio a vita
Don Tommaso Corrado, di Airola, procuratore di M.V. del Monte, si fa riprodurre in pubblica forma uno strumento del 21 luglio 1610, rogato in Montevergine del Monte dal not. Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, in cui Giovanni dello Russo e Porzia Davit, di ospedaletto, coniugi, vendono a Leonardo Viscardo, iconiere («conerio») di M.V. del Monte e agente a nome di M.V., per un capitale di 25 ducati, 25 carlini all’anno ipotecati su una possessione di meli, castagni e peri, in territorio di Avellino, nel luogo detto «allo fellicto», su un orto con alberi «mororum», e peri, in Ospedaletto, nel luogo detto «allo horticello», e su alcune case in Ospedaletto, i cui redditi ammontavano a circa 15 ducati all’anno (CXVIII, 58)

***Copia cartacea autenticata dal not. Salvatore de Masellis (CXVIII, 49-52)

5736.
1624, settembre 24, ind. VIII – Urbano Pp. VIII a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Alfonso Marrocchella, pubbl. not. apostolico
Il monastero di S. Giacomo de mascambronibus in Benevento, rinnova a D. Giuseppe Fucio, di Ginestra, la concessione del 3 settembre 1569 (riferito, Reg. 5716) di un pezzo di terra con alberi fruttiferi e infruttiferi e con vigna, di circa 5 tomoli, in territorio di Ginestra, nel luogo detto «lo vallo», per 29 anni, con la facoltà di poterlo affrancare nei primi 20 anni, con beni «vineis exceptis dumtaxat», in Benevento o in territorio beneventano, dal reddito annuo di 30 carlini, e frattanto corrispondere ugualmente 30 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio (XLVI, 15)


5737.
1624, ottobre 30 – (Filippo IV) d’Austria re
Montefusco
Ludovico R…, di Montefusco, pubbl. not.
Camillo de Spirito, giudice regio a vita
Leonardo Santuccio, di Mancusi, per un capitale di 75 ducati, vende al P. D. Giovanni Luigi de Auria, priore di S. Leonardo di Montefusco, un censo annuo di 7 ducati e mezzo, ipotecati su un pezzo di terra di circa 16 tomoli, nel luogo detto «li panici», e su un altro pezzo di terra di 8 tomoli nel luogo detto «li Severini», dai quali egli ricavava ogni anno 25 ducati (LII, 1)


5738.
1624, novembre 5, ind. VIII – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Antonio de Ricciardo, di Tocco, giudice regio
Gilio Melone (e «Milone»), dopo aver aaserito che negli anni precedenti aveva comprato per un capitale di 100 ducati, – moneta dotale di sua moglie Merculia Lombardo, di Tocco -, un censo annuo di 9 ducati da Paolo Lombardo, pure di Tocco, ora egli, insieme con la moglie Merculia, da quei 100 ducati ne vende 66 per il rispettivo censo annuo di 5 ducati, 4 tarì e 14 grana, che vengono comprati da D. Renato Milone, di Tocco, agente a nome della Cappella dei Ss. Cosma e Damiano, eretta nella chiesa di M.V. in Tocco (CXXIII, 121)


5739.
1624, febbraio 1°, ind. VIII – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Antonio de Ricciardo, di Tocco, giudice regio
Gilio Melone (e «Milone») e Michele Melone, padre e figlio, di Tocco, dopo aver asserito di essere debitori verso D. Renato Milone, pure di Tocco, agente a nome della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, eretta nella chiesa di M.V. in Tocco nella somma di 65 ducati, non avendo al presente danaro liquido per saldare il debito, si obbligano alla corresponsione di un censo annuo di 6 ducati e 3 carlini, da percepirsi sui primi frutti di una vigna di circa 3 moggi, in territorio di Tocco (CXXIII, 122)


5740.
1625, giugno 2, ind. VIII – Urbano Pp. VIII a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Alfonso Marrocchella, di Benevento, pubbl. not. apostolico
D. Girolamo Vitale da Somma, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 2 ventinove anni per il censo di 6 ducati e mezzo ad Alfonso, Marco, Orazio e Pietro Furno, del casale di San Leucio, nelle pertinenze di Benevento, un pezzo di terra di circa 17 tomoli con diverse piante di querce e castagni, e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, nelle pertinenze di San Leucio «olim terre Ceppaloni», – pezzo di terra che nei tempi passati era stato concesso per 2 ventinove anni «titulo permutationis» a Francesco Terrella, di Ceppaloni, per un certo censo o canone e con condizioni e patti, come da uno strumento del not. Scipione de Abbamundis, ecc. Ora viene loro concesso o riconcesso per 2 ventinove anni per il canone annuo di 6 ducati e mezzo, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXXVI, 42)

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5741.
1625, agosto 13 (in: 1643, aprile 14) ind. (omessa)
Moscano
Ascanio Forzio, Agostino Marotta, Felice de Alia, Giovanni Andrea Moscano, Matteo Mazza, ed altri, si dichiarano debitori «in solidum» verso Giovanni Angelo Franzese in 74 ducati di carlini per un mutuo, e per interessi decorsi di 10 ducati annui su un capitale di 200 ducati (in LXXXVIII, 33)


5742.
1625, novembre 10, ind. IX – FIlippo IV d’Austria re a. 5
Terranova di Fossaceca, provincia di Principato Ultra
Michele Russo, di Terranova di Fossaceca, pubbl. not.
Giovanni Berardino Bottillo, di Terranova Fossaceca, giudice regio ivi
Francesco e Andrea Russo, padre e figlio, e Tommaso Russo, padre del suddetto Francesco, di Terranova di Fossececa, vendono al dottor, («u.j.d.») Giovanni Battista Bruno, di Altavilla, per un capitale di 100 ducati un censo annuo di 10 ducati, ipotecati su alcuni beni in Terranova di Fossaceca, e cioè: su una casa in sei membri, tre inferiori e tre superiori, con stalla, cellaro, forno, cortile e orto contiguo, nel luogo detto «Vecino Santo Cosmo», su una terra arbustata con alberi fruttiferi e infruttiferi, nel luogo detto «alla Maxaria de Geronino Russo», e su un’altra terra arbustata e seminativa, nel luogo detto «la vigna cate»: dai quali beni i venditori percepivano ogni anno 30 ducati netti e più (XII, 34)


5743.
1626, marzo 8 (in: 1626 («1627»), ottobre 2)
Carlantonio Jacenna, pubbl. not.
Il monastero di M.V. procede a una permuta con francesco Morra, di Mercogliano, cedendogli una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Chiaio, – redditizia al Clero di Mercogliano, in 5 grana all’anno -, e ricevendo una selva nelle pertinenze di Mercogliano e Ospedaletto, nel luogo detto «alla Infermaria» o «la Fontanella», redditizia all’Annunziata di Napoli in 3 carlini e 3 grana all’anno, «prout reperitur in Inventario Curie». E siccome quella selva valeva 18 ducati più di questa, Francesco promise pagarne l’interesse dell’8%, non avendo a disposizione quella somma (in LVIII, 70)


5744.
1626, marzo 19, ind. IX – Filippo (IV) d’Austria re a. 6
Ospedaletto Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, pubbl. not.
Luigi Pompeo de Angelo, giudice regio a vita
Prospero dello Russo e il q. Giovanni dello Russo, padre e figlio, vendettero al q. Fabio Romano, per un capitale di 50 ducati un censo annuo di 5 ducati, – come da uno strumento del not. Giovanni Pietro Pacifico, di Mercogliano, del 4 maggio 1607, ind. V -, e siccome gli eredi di Prospero e di Giovanni vennero meno alla corresponsione dei censi annui, Giuditta de Masellis, di Ospedaletto, ved. del suddetto Fabio Romano, e suo figlio il chier. coniugato Francesco Antonio Romano, pure di Ospedaletto, comparvero nella curia locale per domandare assistenza affin di recuperare il capitale dei 50 ducati insieme con gli interessi maturati, ipotecati sui beni di Pospero e di Giovanni, e in specie su un pezzo di terra con meli e ciliegi e altri alberi fruttiferi, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo campo». Ma poi, volendosi le due parti accordare fra loro, addivennero al seguente compromesso: Porzia David, di Ospedaletto, ved. di Giovanni dello Russo, suo secondo marito, si obbliga a corrispondere a Giuditta e al chier. Francesco Antonio Romano 60 ducati, e cioè 50 per il capitale e 10 per tutti gli interessi decorsi, e non avendo al presente questa somma, si obbliga verso di loro in un censo annuo di 6 ducati, ipotecati sulla terra «a lo campo» (CXX, 120)


5745.
1626, maggio 26 b («septimo kal. Junii») – Urbano Pp. VIII a. 3
Roma
Essendo vacante la chiesa parrocchiale di S. Maria de Curte, in Fontanarosa, diocesi di Frigento,e non essendosi provveduto a tempo alla nomina del titolare da parte dei nobili laici che ne hanno lo juspatronatus… ex fundatione vel dotatione, la Santa Sede vi nomina direttamente D. Tommaso Ciccarello (VII, 129)

N.B.-Fori per la bolla pendente
***A tergo, sotto la data del 27 luglio, ind. IX da Fontanarosa, c’è lo strumento per la presa di possesso, con riferimento anche al Regio beneplacido

5746.
1626, luglio 1° («kalendis julii») – Urbano Pp. VIII a. 3
Roma
Scipione Borghese, presb. cardinale del titolo di S. Crisogono, incarica un confessore, maestro in teologia o «decretorum doctori», approvato dall’Ordinario, di assolvere dalle censure e irrogolarità in cui era pototo cadere il latore delle presenti lettere apostoliche, monaco pofesso di M.V., che si era fatto promuovere al sacerdozio «nulla exhibita attestatione super sua aetate» ed aveva esercitato quell’ordine, mentre ora aveva degli scrupoli che avesse ricevuto l’Ordine prima dell’età canonica, e che perciò fosse caduto nelle censure ecclesiastiche e nell’irregolarità (VII, 71)


5747.
1626, luglio 7 («nonis Julii») – Urbano Pp. VIII a. 3
Roma
Dietro richiesta di M.V., il Papa incarica l’arcivesc. di Benevento e il vesc. di Avellino o i loro vicari di fulminare scomunica contro gli usurpatori ignoti di beni mobili e immobili, scirtture, ecc. appartenenti al monastero di M.V. (IV, 78)


5748.
1626, luglio 17, ind. IX – Urbano Pp. VIII a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Alfonso Marrochella, di Benevento, pubbl. not. apostolico
D. Timoteo Vitale da Somma, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede a Giovanni Pernabascio («Pernabassus»), f. del q. Lorenzo, per 2 ventinove anni una casa consistente in un solo membro «solariato et sub tecto cum miniano et scala de fabrica», in Benevento, nella parrocchia di S. tecla, – la stessa casa che era già stata concesa anni addietro ad altri membri della stessa famiglia -, con la facoltà di poterla affrancare nei primi 29 anni con beni stabili in Benevento o nel suo territorio, «vineis exceptis dumtaxat», del valore annuo stimato 5 carlini, e frattanto corrispondere al monastero, nel giorno di S. Giacomo o negli otto giorni seguenti, un censo annuo di 4 carlini. Completati i 29 anni e non affettuatasi l’affrancazione, la casa gli rimarrà per altri 29 anni, e in questo secondo periodo corrisponderà come censo 5 carlini (XXV, 59)


5749.
1626, agosto 9 – Filippo IV d’Austria re a. 4
Filippo Sbardone, di Ospedaletto, giudice regio a vita, in luogo di Salvatore Romano, giudice regio
In occasione del matrimonio tra Nardantonio Molino, f. di Francesco, abitante in Aversa, e Domenica, figlia, di Nicola Masiello, il padre di Domenica e i fratelli Giovanni Domenico e Innocenzo («Nocenzio»), assegnao per le doti «e per li pesi di quello matrimonio», 25 once d’oro, «alla raggione de docati sei per ciascheduna onza», dote che lo sposo ipoteca sui suoi beni (CXX, 161)


5750.
1626, agosto 23, ind. IX – Filippo (IV) d’Austria re a. 5
Mercogliano
Carlantonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Porspero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Berardino Chioccarello, di Montefalcione, cellerario maggiore e procuratore generale di M.V. del Monte, affitta per 2 anni a Domenico Napoletano, di Baiano, una starza in territorio di Baiano, nel luogo detto «in capo baiano», pianta con viti latine, querce, ecc., e detta «la Starza dei Monaci», per 40 ducati all’anno, da corrispondere in Oreto a Natale (XXIII, 77)


5751.
1626 («1627»), ottobre 2, ind. X – Filippo IV d’Austria re a. 6
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Bonafede, di Mercogliano, giudice regio a vita
Dietro richiesta di D. Berardino Chioccarello, di Montefalcione, cellerario maggiore di M.V., si riporta uno strumento dell’8 marzo 1626 (riferito, Reg. 5743) (LVIII, 70)

***Il not. Carlantonio Jacenna, in un doc. cartaceo, facendo fede dello strumento, ricorda che la selva nell’Infermeria era redditizia all’Annunziata di Napoli in 33 grana all’anno, e la selva nel luogo «Chiaio» era redditizia al Clero di Mercogliano in 5 grana all’anno, e che esse furono permutate coi rispettivi oneri (LVIII, 71)
***Esame e deposizioni dei periti per l’apprezzo delle due selve (LVIII, 72-76)

5752.
1626, ottobre 21, ind. X – Filippo IV d’Austria re a. 6
Napoli
Marcello de Notariis, di Napoli, pubbl. not.
Tommaso Aniello Cutillo, di Napoli, giudice regio
D. Marcello Angrisano, procuratore generale della Congregazione di M.V., affitta per 3 anni le fosse della neve nella montagna di M.V., per 230 ducati all’anno, a Francesco Antonio Boniano, Giovanni Battista Palmiero, di Napoli, e Giovanni Gragnano, di Avella (LXXVI, 45)


5753.
1627, marzo 4, ind. X – Urbano Pp. VIII a. 4
Roma
Ad istanza del monastero di Penta, nell’Ordine di M.V., si ribadisce che la Congregazione di M.V. con tutte le sue Case e dipendenze è esente, e che la sola Sede Apostolica è giudice competente nelle sue cause

N.B.-Nastri di pergamena per il sigillo pendente

5754.
1627, maggio 27, ind. X – Urbano Pp. VIII a. 4
Roma
Dietro richiesta della Congregazione di M.V., si spedisce monitorio all’Annunziata di Napoli, di cessare dal molestare la Congregazione riguardo alla lite sulla validità o meno dell’unione della Congregazione di M.V. con essa, dato l’ordine del silenzio imposto in questa causa (IV, 79)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa

5755.
1627, giugno 16, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 6
Napoli, fuori la Porta di Costantinopoli
Giovanni Andrea de Canto, di Napoli, pubbl. not.
Pietro de Canto, di Napoli, giudice regio
Al tempo del matrimonio tra Lucrezia Restayna, di Napoli, e Gregorio de Gaeta, la madre di Lucrezia promise per dote della figlia 1300 ducati, dei quali però furono conseganti solo 300, mentre per gli altri 1000 fu assegnato un censo annuo di 700 ducati, – doti che Gregorio ipotecò su tutti i suoi beni -; ora, essendo morto Gregorio, per la restituzione delle doti si viene a un compromesso tra le due parti (LXXXII, 266)

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5756.
1627, agosto 28, ind. X – Filippo d’Austria re a. 7
Ospedaletto
Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, pubbl. not.
Luigi Pompeo de Angelo, giudice regio
Navio de Oliviero, come f. ed erede del q. Nicola, di Ospedaletto, si riconosce debitore verso l’Ospedale di Ospedaletto nella somma di 7 ducati annui, col patto «de retrovendendo», per un capitale di 70 ducati e ipoteca questo censo sulle sue case in Ospedaletto, e così termina le liti che s’erano iniziate tra lui e l’Ospedale, perchè per alcuni anni era venuto meno dalla corresponsione dei censi (CXX, 121)


5757.
1627, ottobre 12 (in: 1627, novembre 17)
Giovanni Garzia Mellino, presb. cardianle del titolo dei Ss. Quattro Coronati, ingiunge agli abati, priori, prepositi, ecc., in virtù di santa Obbedienza,che, appena avranno notizia del presente mandato, subito prendano e mettano in carcere il Rev. D. Muzio della cava, il quale si trova debitore verso il monastero di M.V. di Napoli nella somma di 737 ducati di montea del Regno, insieme con altri 30 ducati; insieme ordina che se ne confischino i beni per soddisfare M.V. di quanto gli è dovuto, e per altri 22 giulii per le spese del presente mandato


5758.
1627, novembre 17, ind. XI («X» romana) – Urbano Pp. VIII a. 5
Roma
Non avendo trovato esecuzione un decreto apostolico precedente, per costringere il Rev. Muzio della Cava a pagare un debito di 737 ducati al monastero di M.V. di Napoli, a istanza di questo monastero viene emesso altro decreto, comunicato a tutti coloro cui possa spettare, per costringere con tutti i mezzi li Muzio a pagare il debito, aggiunti altri ducati per le spese dei mandati apostolici


5759.
1627, dicembre 4, ind. XI («X» romana) – Urbano Pp. VIII a. 5
Roma
Viene spedita inibitoria da parte dell’uditore generale della Camera apostolica, che nessuno, sotto qualunque pretesto, prendendo occasione da un precedente mandato apostolico riguardante un debito di Muzio della Cava verso il monastero di M.V. di Napoli, osi fare qualunque atto che possa recare danno e pregiudizio a quei monaci


5760.
1627 («1628»), dicembre 26, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 7
Montefredane
Salvatore Bavaro, pubbl. not.
Giovanni Domenico Vella, giudice regio a vita
Andrea de Gaita (e «Gaeta»), di Montefredane, vende a Filippo Nigro una camera con cellario, orto, ecc., in Montefredane, nel luogo detto «allo casale», – gravato di un reddito annuo alla Curia locale -, per il prezzo di 160 ducati (LXXXII, 237)

***Ricevuta per il saldo ultimo del debito di questa compra-vendita (LXXXII, 238)

5761.
1627, dicembre 28, ind. XI («X» romana) – Filippo IV d’Austria re a. 8
Benevento nel Monastero di S. Giacomo
Giovanni Domenico Columbro, di Vitulano, cittadino di Benevento, pubbl. not. apostolico
Aurelio Barba, di Angri, cittadino beneventano, giudice regio a vita
D. Timoteo Vitale, di Sant’Anastasia di Somma, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «ad renovandum» un territorio di circa 30 tomoli «ad mensuram regni», nelle pertinenze di Casalduno, nel luogo detto «la Piana» (cfr. Reg. 5107) a Sebastiano Giorgio e Battista d’Anzuino, di Casalduno, con la facoltà di poterlo affrancare nei primi 20 anni con altri beni in Benevento o nel suo territorio dal reddito annuo stimato 26 carlini, e frattanto corrispondere ugualmente 26 carlini all’anno il giorno di S. Bartolomeo il 25 agosto (XXXIII, 77)


5762.
1628, febbraio 26, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 9
Airola
Matteo Bello, di Airola, pubbl. not.
Prevete (e «Presbiter») de Fuccio, di Airola, giudice regio
Sabatino Monfreda, di Tocco, laico «et sine patre», asserisce che alcuni anni addietro egli, in solidum con suo cugino Marco Monfreda, vendette, «cum pacto… redimenti quandocumque» per lo stesso prezzo, a D. Renato Milone, di Tocco, priore del monastero di S. Maria della Misericordia, in Airola, agente a nome della cappella dei Ss. Cosma e Damiano, eretta nella chiesa di M.V. in Tocco e di suo juspatronatus, un bosco con piante di querce, castagni, cerri, meli, sorbi e altri frutti, di circa 69 moggi, che essi avevano «pro communi et indiviso», nelle pertinenze di Tocco, e propriamente nel luogo detto «Salici seu Selva», e questo per il prezzo complessivo di 170 ducati, di cui a lui toccarono 85 ducati. Ora, in forza di quel patto «de retrovendendo qunadocumque» spettando a Sabatino lo «ius luendi et redimendi» su metà di quel bosco, vende a D. Renato questo diritto per 120 ducati, dei quali gli rilascia gli 85 ducati ricevuti nel primo contratto e riceve subito gli altri 35 ducati di proprio denaro di D. Renato (CXXIII, 21)


5763.
1628, aprile 6, ind XI (in: 1652, Ottobre 10, ind. V)
Pietrastornina, nel monastero di S. Maria delle Grazie
Giovanni Andrea de Alessandro
Fulvio Calfasso vende a D. Scipione de Auria, monaco di M.V. e priore di S. Maria delle Grazie di Pietrastornina, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 4 ducati, ipotecati su una casa in 2 membri, di cui uno superiore e uno inferiore, con orto contiguo, in Pietrastornina, nel luogo detto Porfico (in CI, 272)


5764.
1628, giugno 10, ind. XI – Urbano Pp. VIII a. 5
Roma
Dietro istanza di D. Paolo Longo, procuratore della Congregazione di M.V., che si lamentava che alcuni, non tenendo conto dei privilegi pontifici concessi alla Congregazione di M.V., osano trarli in giudizio davanti al Nunzio e ad altre persone, la Santa Sede ribadisce l’esenzione di M.V. e delle sue Case e dipendenze, ordinando a tutti di rispettare quei privilegi e che chi avesse da far difendere suoi diritti contro la Congregazione si rivolgesse alla Santa Sede, unico tribunale competente in materia (IV, 79 bis)

***A tergo, in volgare, c’è lo strumento, in data 15 giugno 1628, da Napoli, in cui si attesta che la presente «lettera monitoriale» fu presentata al signor D. Alfonso Cappelletto, «Auditore dell’Ill.mo Nuncio Apostolico di Napoli»

5765.
1628, settembre 25, ind. XII – Filippo IV d’Austria re a. 7
Grottaminarda
Girolamo Russo, di Grottaminarda, pubbl. not.
Giuseppe Assanto, giudice a vita
Essendo Salvatore Berlingerio, da non molto defunto, debitore del convento della SS. Annunziata di Grottaminarda in un capitale di 20 ducati, e in altri 10 ducati verso il Collegio di S. Maria Maggiore di Grottaminarda, dall’eredità toccata al figlio Francesco Berlingerio fanno porre all’sta una vigna in territorio di Grottaminarda, nel luogo detto volgarmente «à santo Pietro», che viene assegnata «per fustem» a Marco Carnevale per quella somma di 30 ducati, e perciò con l’onere di corrispondere 10 carlini al Collegio di S. Maria Maggiore e 20 carlini annui al Convento dell’Annunziata


5766.
1623, settembre 29, ind. XII – Filippo IV d’Austria re a. 7
Ospedaletto
Filippo Sbardone, di Ospedaletto, pubbl. not.
Pompeo (e Luigi Pompeo) de Angelo, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Tommasina Maiello, di Sant’Angelo a Scala, ora abitante in Ospedaletto, ved. del maestro Francesco de Jennaro e vivente «iure romano», col consenso di suo cognato il maestro Giuseppe de Jennaro, suo mundualdo, vende a Giovanni de Desiato e a Margherita de Jennaro, coniugi, pure di Ospedaletto, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su una selva di castagni in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo Casale», gravata di un censo annuo alla Curia del luogo, «prout in Inventario Curie» (CXX, 122)

N.B.-Riguardo alla data, nel doc. abbiamo «Anno e circumcisione Ipsius millesimo sexcentesimo vigesimo octavo. Regnante… anno septimo… die vigesimo nono mens. septembris 3 (con segni di correzione su un numero precedente che doveva essere 13) indict. 1620». Data l’indicazione di Filippo IV e il suo anno 7 di regno, pensiamo sia esatta l’indicazione data in tutte lettere

5767.
1628, ottobre 20, ind. «VIII» – Filippo IV d’Austria re a. «28» di Sicilia e di Gerusalemme
Sant’Agata di Puglia
Giulio Zamberta, di Sant’Agata, pubbl. not.
Basilio de Filippellis, giudice a vita in Sant’Agata
D. Matteo da Tocco, ab. di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, e D. Ilario Penna, «terre Turris», vicario nello stesso monastero, asseriscono di aver ricevuto da Virginia Giordano, erede testamentaria del q. don Alfonso Giordano, suo padre, 20 ducati, in conto dei 100 ducati, che spettavano al monastero su quell’eredità in forza di una donazione del 31 ottobre 1580 (XI, 42)

N.B.-Abbiamo riferito i dati cronologici come figurano nel doc., senza neppure tentare un’ipotetica approsimativa soluzione per farli concordare tra loro

5768.
1628, dicembre 12, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re a. 7
Castelbaronia
Lorenzo Cantilena, di Napoli,  pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Il Rev. D. Fabio Scopa, di Castelbaronia, f. ed erede di Sabatino scopa, asserisce di aver venduto negli anni scorsi, «cum pacto de retrovendendo», al q. Sabatino Palermo, di Flumeri, 40 ducati annui di carlini d’argento su una vigna in Castelbaronia, e propriamente nel luogo detto «l’acquara», per il capitale di 500 ducati di carlini d’argento, secondo lo strumento rogato per mano del not. Orazio de Ansaris, il 16 novembre 1613; poi il successore di Sabatino Palermo, il figlio Cesare, vendette a Francesco Pasquillo quei 40 ducati annui per lo stesso capitale di 500 ducati, mediante uno strumento del not. Bartolomeo Sclavo, di Napoli, il 7 ottobre 1621 (riferito, Reg. 5708), nel quale strumento Cesare ottenne l’assenso della moglie Cassandra; finalmente Francesco Pasquillo cedette a Pietro Angelo Bosio, di Flumeri, dimorante in Napoli, quei 40 ducati per lo stesso capitale, più ancora 100 che si dovevano da Fabio per gli interessi decorsi enon pagati sino al 16 novembre del presente anno, come da uno strumento del 9 dicembre, rogato dal not. Francesco Ferrariis, di Napoli, e in quello strumento Francesco dichiarò di aver fatta la compra di quegli introiti in nome e per parte di Pietro Angelo. Così D. Fabio era tenuto in quei 40 ducati annui verso Pietro Angelo, come cessionario di Francesco Pasquillo per il capitale e gli interessi decorsi, e perciò ora ratifica e conferma quanto sopra e di nuovo promette con solenne stipulazione di corrispondere il suo debito (Cast. 68)


5769.
1628, novembre 13 («idibus nov.») – Urbano Pp. VIII a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice affida all’ab. di M.V. di sanare il matrimonio di Mario de Gennaro («de Januario») e Antizia Nigro, di Ospedaletto («ex terra Hospitalecti»), che si erano uniti ignorando di essere vincolati dal 3° grado di affinità


5770.
1629, febbraio 4, ind. XII – FIlippo IV d’Austria re a. 8
Candida
Giulio Duardo, di Manocalzati, pubbl. not.
Innocenzo Ranfone, di Candida, giudice regio a vita
Camillo Ruscallo, di Candida, asserisce che negli anni scorsi sua madre, la q. Lisidonia Picardo, lasciò alla cappella del SS. Rosario, eretta nel monastero di S. Maria di M.V. in Candida, 10 ducati da corrispondersi nello spazio di un anno dopo la sua morte, per una volta sola, e col patto che i maestri di quella cappella fossero tenuti agli obblighi di cui nello strumento del 17 novembre 1624, rogato in Candida dal not. Giovanni Vincenzo Cerqua; ora egli, non avendo danaro liquido, vende a quella cappella, e per essa a fra Pietro a Paulo, oblato, di M.V. e maestro di quella cappella, 8 carlini di censo annuo, col patto «de retrovendendo quandocumque», da riscuotersi sui primi frutti di una possessione sua in tenimento di Candida, nel luogo detto «ad gaudo vetere» (Cand. IX, 21)

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5771.
1629 («1628»), febbraio 5 («nonis febr.») – Urbano Pp. VIII a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Francesco Masiello e a Giacoma de Giovanna, di Ospedaletto, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità¹

N.B.-Fori per il sigillo pendente

5772.
1629, lugliio 17, ind. XII – Filippo (IV) d’Austria re a. 8
Avellino
Emilio Nicodemo, di Avellino, pubbl. not.
Giulio de Napoli, giudice regio
Ferdinando Parisio, del casale di Aiello, nelle pertinenze di Atripalda, vende a Domenico Ruta, di Avellino, 40 ducati di un capitale, più altri 32 ducati per interessi decorsi, che egli doveva percepire sui beni del q. Rev. D. Angelo de Amoretto, arciprete della cattedrale di Avellino, come risultava da un pubblico strumento del 3 marzo 1590, ind. III, rogato dal not. Giovanni Paolo Buonanno, e Domenico promette di corrispondere un censo annuo dell’8%, ipotecato su una masseria «a Capriglia» (XX, 17)


5773.
1629, settembre 5 – Urbano Pp. VIII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un quinquennio soltanto l’Indulgenza plenaria a coloro che avessero visitata la chiesa di M.V. dai primi vespri sino al tramonto del sole nella domenica III di settembre e I di ottobre (IV, 80)


5774.
1629 («1630»), settembre 27, ind. XIII – Filippo IV d’Austria re a. 9
Bagnoli
Scipione Pallante, di Bagnoli, pubbl. not.
Giovanni Antonio de Poscia, giudice regio a vita
gaspare di Giovanni Antonio Rullo, di Bagnoli, e sua moglie Santella Benincasa, dichiarano di essere debitori nella somma di 100 ducati verso Paolo Cafaro, di Cava, abitante in Atripalda, e promettono di saldare il debito per il giorno di S. Matteo del seguente anno (XXIII, 26)


5775.
1630, febbraio 11, ind. XIII – Filippo (IV) d’Austria re a. (omesso)
Feudo di M.V.
Antonio Tomasello, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Pietro Paolo Pecorello, del Feudo di M.V., giudice regio
Giovanni Serio, Antenore de Rainone e Grandonia Fuvia, ved. di Francesco Rainone, vendono a D. Giulio de Giugliano («de Juliano»), legittimo procuratore di M.V., per un capitale di 10 ducati, un censo annuo di 9 carlini, ipotecati su un oliveto nel Feudo di M.V., nel luogo detto «sopra Festolari» (XLIV, 35)


5776.
1630 («1629»), marzo 15 («idibus martii») – Urbano Pp. VIII a. 7 (in: 1630, agosto 19)
Roma
Essendo vacante, per le dimissioni di Pietrantonio Barbato, la rettoria della chiesa o cappella di S. Maria del Pianto, in territorio del Molise, nella diocesi di Trivento, e di S. Maria del Cottone, in territorio di Sant’Angelo «in Gruttulis», diocesi di Boiano, es essendo perciò questa volta di nomina pontificia, il Sommo Pontefice nomina Nardo Antonio de Napoli, oriundo della stessa diocesi di Trivento, cappellano di quelle cappelle «sine cura», i cui frutti non superano i 24 ducati annui (in VII, 128)

***In una seconda lettera, – riferita nello stesso doc. -, diretta al maestro Angelo Andosilla, referendario delle due Segnature e della Curia Apostolica, e ai vicari generali dei vescovi di Trivento e di Boiano, il Sommo Pontefice comunica che nella stessa data ha nominato Nardo Antonio de Napoli, cappellano delle suddette cappelle, e perciò ingiunge loro di immetterlo nel reale possesso di quelle cappelle e dei loro introiti

5777.
1630, maggio 28, ind. XIII – Filippo (IV) d’Austria re a. 10
Grottolella («Gripta castanearum»)
Rinaldo Russo, di Grottolella, pubbl. not.
Marcantonio Giordano, di Tufo, giudice regio
In occasione del matrimonio da contrarsi tra Vittoria Russo, figlia di Giovanni Russo e il maestro Filippo di Roberto Siciliano, vengono assegnati 10 ducati come dote di Vittoria (XLVI, 133)


5778.
(1630), giugno 22 («X kal. julii») – Urbano Pp. VIII a. 7
Roma
Il cardinale Scipione Borghese incarica il vicario generale dell’Abbazia di M.V. di dare a Pietrantonio Colangeli, di Ospedaletto, l’assoluzione dalle censure in cui era incorso, per aver ferito al capo Giovanni Paolo Cozza, pure di Ospedaletto


5779.
1630, agosto 19 – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Angelo Andosilla, referendario delle due Segnature e della Curia Apostolica, in froza di un un mandato pontificio del 15 marzo 1630 (riferito, Reg. 5776), immette Nardo Antonio de Napoli, nel possesso della cappella di S. Maria del Piano in diocesi di Trivento, e di S. Maria del Cottone, in diocesi di Boiano (VII, 128)


5780.
1630, ottobre 15, ind. «X» – Filippo IV d’Austria re a. «13» di Sicilia e di Gerusalemme
Sant’Agata di Puglia
Giulio Zamberta, di Sant’Agata, pubbl. not.
Basilio Filippello, giudice regio a vita
Eusebio Caprio, vende al monastero di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, – e per esso a D. Matteo da Tocco, D. Romano da Castello, D. Giuseppe da Ariano, vicario, D. Giovanni Battista Begotta, cellerario, fra Giovanni Giacomo e fra Pietro da Tocco, obleti -, per un capitale di 300 ducati, un censo annuo di 30 ducati, ipotecati su una masseria detta «la Bastia» con tutti i territori intorno ad essa (XI, 73)

N.B.-Anche per questo doc. ci basti l’aver messo in rilievo i dati che non si accordano con l’anno dell’era volgare indicato nel doc.

5781.
1630, novembre 29, ind. XIV («XIII» romana) – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, uditore della Camera apostolica, spedisce monitorio contro Cesare de Franciscis, casertano, cittadino di Benevento, perchè non si è curato di restituire al monastero di S. Giacomo in Benevento, soggetto a M.V., 500 ducati, come risulta da uno strumento del 30 luglio 1618, nè si cura di rendere ragione agli stessi padri di altri 400 ducati a lui consegnati dal q. D. Francesco Antonio Galeazzo, di Benevento, e da costui ceduti al monastero di S. Giacomo, con la promessa di comprarne frumento ed altro, come da uno strumento del 22 settembre 1618. Inoltre si fa notare che alla somma suddetta, dovuta al monastero, cesare docrà ancora aggiungere 6 scudi e 60 baiocchi per le spese del presente mandato (XXIV, 215)

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5782.
1631, febbraio 6, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 11
Quindici nelle pertinenze di Lauro
Giovanni Girolamo de Amelia, pubbl. not.
Giovanni Battista de Fiore, di Lauro, giudice regio
Lorenzo Calonico e suo fratello Francesco di Monteforte, dichiarano di essere debitori verso Giovanni Battista de Manco e Diana Perona, coniugi, in 12 ducati annui per un capitale di 200 ducati (LXXXI, 134)


5783.
(1631), febbraio 9 («quinto idus februarii») – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Scipione Borghese, cardinale vesc. di Sabina, affida all’abate generale della Congregazione di M.V. di assolvere dalla scomunica e dalle censure ecclesiastiche Lorenzo Ursini, monaco professo di M.V., il quale, ad evitare i pericoli che lo minacciavano da parte di certi secolari coi quali in inimicizia, aveva nei tempi passati domandato «verbo et scripto et coram monachis» all’ab. generale di allora, da poco defunto, la licenza di trasferirsi altrove, e non essendogli stata concessa, aveva ugualmente lasciato il monastero, rimanendo con l’abito regolare fuori di monastero per 2 anni e 3 mesi circa, e in forza di false lettere commendatizir aveva celebrato in più luoghi, benchè dichiarato scomunicato e apostata (IV, 81)

N.B.-Sigillo pendente

5784.
1631, aprile 21, ind. XIV – Filippo IV d’Austria re a. 11
Lapio
Alessandro de Juvene, di Lapio, pubbl. not.
Giacomo de Lizza, di Lapio, giudice regio
Innocenzo de Laurentiis, da Torella, guardiano del convento di S. Maria degli Angeli, insieme coi suoi religiosi, essendo creditori in un capitale di 100 ducati da essi comprato da Ascanio de Colantonio, di Pietradefusi, che si era obbligato a corrispondere un censo annuo di 9 ducati sui suoi beni, e specialmente su un territorio nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «la Cologna», di circa 9 tomoli, di Montefusco, con sentenza del 22 febbraio 1631, aveva riconosciuto il diritto dei Padri sui beni del Colantonio; perciò ora essi concedono quel territorio a Felice Cavaliere, di Pietradefusi, per il censo annuo di 9 ducati, da corrispondersi ogni anno il 18 ottobre


5785.
1631, maggio 29, ind. XIV – Filippo IV d’Austria re a. 10
Mercogliano
Giovanni Pietro Pacifico, di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Bonafede, giudice regio
Giovanni Antonio Sarnello, di Mercogliano, vende a Odorico de Ruggiero, pure di Mercogliano, per il prezzo di 50 ducati, un censo annuo di 4 ducati e mezzo, ipotecato su un suo territorio in Mercogliano, dal quale egli ricavava ogni anno circa 100 ducati


5786.
1631, giugno 12, ind. XIV – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, dietro richiesta del priore e della Comunità di S. Leonardo di Montefusco, della Congregazione di M.V., spedisce un monitorio, ingiungendo di rispettare i privilegi di quel monastero per cui poteva esigere e percepire decime in diocesi di Benevento

***A tergo della pergamena c’è l’atto notarile con cui in data 15 luglio 1631, stante il Regio Exequatur, Fabrizio de Masi ha intimato e notificato il monitorio al priore della Collegiata di S. Giovanni de Balio in Montefusco

5787.
1631, giugno 12 – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, dietro istanza del monastero di S. Guglielmo, nella diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, spedisce monitorio contro i perturbatori della giurisdizione esercitata da quel monastero

N.B.-Fori per la bolla pendente

5788.
1631, giugno 13 («Idibus junii») – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Paolo Saracinello e a Caterina Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dal 4° grado di consanguineità (VII, 76)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5789.
1631, giugno 19, ind. XIV – Urbano Pp. VIII a. 8
M.V. del Monte
Essendo vacante l’abbazia sotto il titolo di S. Martino del Feudo per la morte di D. Lattanzio Gentile, ed essendo stato bandito il concorso a quel beneficio e giudicato idoneo dagli esaminatori sinodali, a norma del Concilio di Trento, il R. D. Pietro Santuccio, Gian Giacomo Giordano, abate generale di M.V. (che si sottoscrive), nel 2° anno del suo regime, incarica il R. D. Ambrogio Corvino da Sorbo, abate di S. Agata ai Monti in Roma e monaco di M.V., e il not. Carlo Antonio Jacenna («Jascenna») di dare «in solidum» il reale e attuale possesso del beneficio al Santuccio

***Sotto, nella stessa pergamena, c’è in data 20 giugno 1631, da San Martino (Sannita), lo strumento in cui si dà il possesso del beneficio a D. Pietro Santuccio, abate, rettore e parroco dell’abbazia di S. Martino
N.B.-Sigillo aderente

5790.
1631, giugno 23, ind. XIV – Filippo IV d’Austria re a. 11
Pietradefusi
Giulio de Matteis, pubbl. not.
Matteo Longo, di Pietradefusi, giudice regio a vita
Orazio Melillo, di Pietradefusi, si fa redigere in pubblica forma uno strumento dell’11 settembre 1611 (riferito, Reg. 5595)


5791.
1631, agosto 1° («kal. aug.») – Urbano Pp. VIII a. 8
Roma
Urbano Pp. VIII incarica il vicario dell’ab. di M.V. di concedere a Marco Cervarella e a Isabella Iacenna («Jascenna»), di Mercogliano, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la plumbea pendente

5792.
1631, settembre 9, ind. XV («XIV» romana) – Urbano Pp. VIII a. 9
Roma
Il protonot. apostolico Marcantonio Franciotto ordina l’esecuzione di un Breve pontificio del 5 settembre precedente, nel quale, dietro richiesta dell’ab. generale di M.V., presentata in seguito al Capitolo generale celebratosi nello stesso anno, il Sommo Pontefice Urbano Pp. VIII ingiungeva ai monasteri di M.V. del Monte, Casamarciano, Penta, Marigliano, Napoli, Aversa e Capua, di scegliere un monaco per ciascuno, preso dalle rispettive Comunità e assegnarlo al monastero di S. Guglielmo, «in quo illius (= Institutoris) sacre Reliquie… asservantur» e corrispondergli 50 scudi per il suo mantenimento, e questo allo scopo di non far cessare l’osservanza regolare in quel monastero, in cui erano venute meno le rendite e non si potevano mantenere più di tre o quattro sacerdoti e due conversi (IV, 90)

N.B.-Sigillo aderente

5793.
1631, settembre 19, ind. XV – Filippo IV d’Austria re a. 10
Deliceto («Iliceto»)
Camillo Botticella, di Deliceto
Federico Tancreda, giudice regio a vita
Pietro Saldutto e suo fratello il chier. Alessandro, di Deliceto, vendono al monastero della SS. Annunziata e per esso al suo procuratore il P. D. Ilario Penna, per un capitale di 30 ducati, 30 tari all’anno, da riscuotersi su una vigna nelle pertinenze di Deliceto («Iliceto»), e propriamente nel luogo detto «le ernee», dalla quale essi ogni anno ricavavano più di 15 ducati (XLVIII, 50)


5794.
1631, ottobre 3, ind. XV («XIV» romana) – Urbano Pp. VIII a. 9
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, notifica che la Santa Sede ha accolto il reclamo presentato da M.V. contro il Nunzio di Napoli in ordine alla lite che il monastero aveva con don Giulio Grasso, e che viene avocata a Roma (IV, 90 bis)

N.B.-Capsula del sigillo pendente
***A tergo c’è l’attestato che il monitorio è stato presentato a don Giulio Grasso

5795.
1632, gennaio 4, ind. XV – Filippo IV d’Austria re a. 11
Lapio, nel convento di S. Maria degli Angeli
Alessandro de Juvene, pubbl. not.
Giacomo de Lizza, giudice regio
Giuseppe de Caprico, di Lapio, vende a fra Ludovico de Costanza, di Lapio, agente a nome del convento di S. Maria degli Angeli, per un capitale di 40 ducati, 4 ducati all’anno, de percepirsi su una vigna in Lapio, nel luogo detto Santo Ercolano, di circa un tomolo «in semine», e su un orto con olivi, di circa mezzo tomolo «in semine», nel luogo detto Santo Martino, e su una casa in Lapio, nel luogo detto «lo piano»


5796.
1632, gennaio 7, ind. XV – Filippo d’Austria re a. (omesso)
Feudo di M.V.
Antonio Tomasello, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Pietro Paolo Pecorello, del Feudo di M.V., giudice regio
Gregorio, Marcantonio e Giambattista de Mattia, di Festolari nel Feudo di M.V., essendo debitori verso il monastero di M.V. in 12 tomoli di frumento, per censi arretrati, e non avendo come soddisfare a debito, vendono a fra Giulio da Giugliano («de Jugliano»), procuratore di M.V., un territorio seminativo di circa 4 tomoli, nelle pertinenze di San Giovanni a Marcopio, nel luogo detto «Frostelle»,e donando al monastero il di più che quel territorio poteva valere, in riconoscenza dei benefici ricevuti dallo stesso monastero (XLVI, 35)

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5797.
1632 («1631»), marzo 1° («kal. martii») – Urbano Pp. VIII a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice. dietro istanza del monastero di Casamarciano, incarica i vescovi di Nola, di Avellino e di Sarno, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni del monastero, qualora non si decidano a restituire quello che ingiustamente posseggono (IV, 88)


5798.
1632, marzo 21 – Urbano Pp. VIII a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice dietro richiesta di Gian Giacomo Giordano, ab. generale di M.V. corrobora con la sua autorità apostolica una decisione presa nell’ultimo capitolo generale della Congregazione verginiana, per cui, determinando più accuratamente quanto era stato approvato con un breve di Paolo Pp. V il 19 maggio 1612, si stabiliva che qualora un abate della Congregazione, anche «infra annum», avendo almeno 60 anni ed essendo abate da almeno 10 anni, rinunziasse al governo abbaziale, gli si doveva dare il governo di un priorato o procura, in perpetuo, rimanendo sempre abate e godendo della voce attiva sempre, e anche della passiva, eccetto negli uffici e dignità del generalato, di procuratore generale, definitore, visitatore e delle attuali abbazie, come si conteneva più diffusamente nel decreto emanato nel capitolo generale (IV; 91)

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 586-589


5799.
1632, aprile 16, ind. XV – Urbano Pp. VIII a. 9
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, dietro petizione di D. Vincenzo Pirone, ab. della Congregazione di M.V., spedisce un monitorio a M.V., ingiungendo che si eseguisca la sentenza emanata a favore dello stesso D. Vincenzo dal Nunzio apostolico di Napoli il 30 aprile 1629 (che si riporta), – in merito all’imputazione di aver ucciso Leone Tapertella, di Sarno -, e confermata da Stefano, vesc. di Sarno, con sentenza del 10 giugno 1630 e che perciò si revocassero tutte le misure prese nel Definitorio di M.V. contro di lui, eseguendo la sentenza di assoluzione completa, ormai passata in giudicato (IV, 94)


5800.
1632, agosto 12, ind. XV – Filippo IV d’Austria re a. 11
Atripalda
Vincenzo Pepino, di Atripalda, pubbl. not.
Giacinto Pepino, di Atripalda, giudice regio a vita
Nunziante de Giovanni, di Ospedaletto, vende a fra Sebastiano Vontra, di Tocco, agente a nome di M.V., per un capitale di 50 ducati di proprio danaro, 4 ducati e mezzo all’anno, che gli aveva venduti precedentemente, ipotecati su una selva di castagni, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo casale» (CXVIII, 127)


5801.
1632, agosto 26, ind. XV – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, ingiunge al P. abate generale di M.V. e a D. Camillo Vulpio, primicerio di Gesualdo, e a ciascuno di loro «in solidum», di esaminare diligentemente se veramente il Rev. D. Nicola Voccino di Mercogliano possedeva il beneficio di S. Michele Arcangelo, eretto nella chiesa di S. Pietro di Mercogliano, in forza di bolle false in pregiudizio di M.V., e poi inviare a Roma il processo (VII, 77)

N.B.-Sigillo aderente

5802.
1632, novembre 6, ind. I («XV» romana) – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Dietro istanza dell’abate e della Comunità di S. Guglielmo del Goleto, dell’Ordine di M.V., Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, li assolve dalla sentenza di scomunica fulminata contro di essi dal vesc. di Sant’Angelo dei Lombardi


5803.
1633, marzo 12, – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio a chi visiterà la Chiesa di M.V. e quante volte lo faranno («ut quoties id egerint» le indulgenze che essi lucrerebbero nella visita ai Sette altari della Basilica del Principe degli Apostoli in Roma (IV, 95)


5804.
1
633, marzo 17 – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, fulmina sentenza di scomunica contro D. Angelo Fasano, cantore della chiesa vescovile di S. Angelo dei Lombardi, per le insolenze fatte nel monastero di S. Guglielmo nella festività di S. Giovanni Battista (XLII, 307)


5805.
1633, giugno 9 – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Ad ovviare ai mali e agli inconvenienti rilevati nella visita a M.V. circa il particolare governo temporale e l’amministrazione dei loro redditi, col consiglio dei cardinali preposti agli affari dei Regolari, il Sommo Pontefice motu proprio stabilisce che gli abati, priori e superiori locali ogni anno debbano farsi rendere i conti dai loro cellerari, e che essi debbano poi presentarli in sacra visita,e che siano responsabili della cattiva amministrazione degli stessi cellerari; e che in caso venissero condannati, sia i cellerari che i superiori, di qualche somma e non la pagassero nello spazio di due mesi, restassero privati di voce attiva e passiva in capitolo e dello stesso officio, ecc.; in caso che volessero essere ascoltati nello spazio di due mesi, dovessero prima fare il reale deposito della somma per la quale furono condannati; che non si poteva essere eletti priori, se non si fosse prima esercitato, almeno per due anni, l’ufficio di cellerario o di maestro dei novizi o di vicario di M.V. del Monte o di qualche altra abbazia della Congregazione, o non avesse insegnato filosofia o teologia per tre o quattro anni, o non avesse esercitato per due anni di seguito l’ufficio di secretario o di superiore in una procura, ecc.; che i superiori che non hanno corrisposto le solite contribuzioni al monastero di Sant’Agata in Roma non potevano far parte del Capitolo nè godere di voce attiva o passiva (IV, 96)


5806.
1633, giugno 17, ind. I – Urbano Pp. VIII a. 10
Roma
Benedetto Ubaldo, cappellano del Papa e Uditore del Sacro Palazzo, comunica che, dietro petizione del monastero di S. Guglielmo del Goleto, della Congregazione di M.V., nella provincia ecclesiastica di Conza, è stata evocata a Roma e affidata a lui la causa vertente tra quel monastero e il vesc. di Sant’Angelo, il quale, sotto il pretesto che il monastero era nei confini della sua diocesi, lo molestava nel ministero della cura delle anime e nelle decime, e che introdotta la causa nella S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, da questa fu rimessa alla S. Rota (IV, 97)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa

5807.
1633, luglio 11, ind. I – Filippo d’Austria re a. 13
Montefusco
Orazio de Renza, di Montefusco, giudice regio a vita
Alessandro e Ottavio de Aytore, di Montefusco, riconoscono che il 20 gennaio 1623 contrassero un debito di 66  ducati col monastero di S. Leonardo di Montefusco, e ora alla presenza di D. Luigi de Auria, priore di quel monastero, si obbligano a saldare il debito (LXXXIV, 86)


5808.
1633, luglio 19, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 12
Mugnano
Pietro Paolo de Januario, di Mugnano, pubbl. not.
Felice Antonio Sgambato, del casale di Sirignano, giudice
Marcantonio Bianco («Blanco»), «utriusque iuris doctor», Santolo de Serio, medico, Francesco Antonio Petrillo, Giambattista Piumello, Minico Silvestrello, il not. Giovanni Antonio de Januario, Mercurio Canonico, Giacomo de Januario, Minico d’Apolito, di Mugnano, vendono a Francesco de Pecchio, pure di Mugnano, agente a nome della cappella della SS. Concezione di Mugnano, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su un territorio di Marcantonio nel luogo detto «all’Arco di Mognano», un pezzo di terra di Santolo nel luogo detto Arco, un territorio di Francesco Antonio nel luogo detto Cemminola, un territorio di Giambattista nell luogo detto Carpenito, un territorio di Minico nel luogo detto «alle Corticelle», un territorio del not. Giovanni Antonio nello stesso luogo «alle Corticelle», un territorio di Mercurio nel luogo detto Cemminola, un territorio di Giacomo «Sotto lo Cardinale», e un territorio del D’Apolito «ad Pocciano» (LXXIII, 20)


5809.
1633, agosto 18, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 13
Mugnano
Giuseppe Piciocco, di Napoli, pubbl. not.
Francesco Bellonato, di Mugnano, giudice regio
Giovanni Matteo Bianco («Blanco»), di Napoli, abitante in Mugnano, vende a Mario de Januario, di Mugnano, una camera in Mugnano, nel luogo detto «a casa stasaccio», e un orto (LXXIII, 119)¹


5810.
(1633), novembre 18 («decimo quarto kal. decembr.») – Urbano Pp. VIII a. 11
Roma
Il Cardinale Antonio Barberini, del titolo di S. Onofrio, incarica l’ab. generale di M.V. di assolvere dalla scomunica parecchie persone (nominate nel doc.), che, pentite, avevano domandato alla cattura di un bandito «in ecclesia hospitii Monachorum Montis Virginis», rompendo la porta della chiesa ed estraendone il bandito e usando minacce di incendiare la stessa chiesa, per la qual cosa erano stati da nove mesi dichiarati scomunicati «affixis cedulonibus» (VII, 78)

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5811.
1634, aprile 5 («nonis aprilis») – Urbano Pp. VIII a. 11
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Cesare Chiocchi e a Lucrezia Silvestri, di Valle di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dal 3° al 4° grado di consanguineità


5812.
1634, agosto 25, ind. II (in: 1634, [mese omesso] 11. ind. XI)
Ospedaletto, Giovanni Vincenzo Maresca, pubbl. not.
Giuseppe de Januario, insieme coi suoi figli Giovanni e Leonardo, di Ospedaletto, vende a fra Angelo Maluario, di Ospedaletto, monaco oblato di M.V., per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 6 ducati, ipotecati su una selva di castagni in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo Casale», i cui redditi annui ammontavano a circa 8 ducati (in CXVIII, 137)


5813.
1634, settembre 21, ind. III («II») – Filippo IV d’Austria re a. 14
Casale di Lentace, nella montagna di Montefusco
Girolamo de Bellis, di San Marco dei Cavoti, nella provincia di Principato Ultra
Marcantonio de Magistro Berardino, di Terranova nel Feudo di M.V., giudice a vita, invece di Pietro Paolo Pecorello, di Cucciano del Feudo di M.V.
Marcello e Leonardo (o Nardo) de Pascale, padre e figlio, abitanti nel casale di Lentace, vendono «cum pacto de retrovendendo quandocumque» a D. Cherubino da Cucciano, ab. di S. Maria delle Grazie, costruita nella stessa chiesa di S. Gennaro, per il capitale di 60 ducati, un censo annuo di 6 ducati, ipotecati su una casa in più membri nel casale di Lentace (L, 1)


5814.
1634, settembre 28, ind. III – Filippo (IV) d’Austria re a. 14
Tocco
Bernardino Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Francesco Molinaro, di Tocco, giudice regio
D. Ambrogio de Luciis, di Montemiletto, priore del monastero di M.V. in Tocco, insieme coi monaci della sua Comunità, procede a una permuta col maestro Giovanni Antonio de Capua, della città di Napoli, al presente abitante in Tocco, e i suoi figli Francesco e Bartolomeo, e con altri, dando loro una casa in più membri, superiori e inferiori, nella parrocchia di S. Vincenzo, e ricevendo da essi due castagneti in Tocco, nel luogo detto Folletta, e un censo di 25 carlini ipotecati su un altro castagneto «alli Morra», da percepirsi da Mario Tontalo, di Tocco, per un capitale di 25 ducati, ma col patto «de retrovendendo quandocumque» (CXXIII, 30)


5815.
1634, settembre 30, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 12
Napoli
Bartolomeo de Beatrice, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Domenico Venerello, della città di Nicastro («Neocastro»), giudice regio
Pietro Angelo Bosio, di Flumeri, asserisce davanti a D. Romano de Angelis, dell’Ordine di M.V., procuratore del monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castello,  di dover riscuotere da parte di D. Fabio Scopa («Scopo»), di Castello, 24 ducati annui col rispettivo capitale di 300 ducati, – come resto di 500 ducati a lui dovuti in forza di strumento del 12 dicembre 1628, rogato dal not. Lorenzo Cantalena, di Napoli, in cui D. Fabio si obbligò «de facie ad faciem» verso Pietro Angelo -; ora questi conviene con D. Romano e gli vende quei 24 ducati annui per lo stesso capitale di 300 ducati di carlini (Cast. 69)


5816.
1634, novembre 12, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 14
Montefusco
Orazio Denza, di Montefusco, pubbl. not.
Simone Lippo, giudice regio a vita in Montefusco
Orazio Campana vende a Giovanni Andrea Ciampo, del Feudo di M.V., un territorio di 40 tomoli, nel luogo detto «terra Cera», e altri 7 pezzi di terra, per la somma di 505 ducati e mezzo


5817.
1634, novembre 17, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 14
Napoli
Giovanni de Giordano, di Napoli, pubbl. not.
Domenico de Conforto, di Napoli, giudice
Girolama Cioffo, di Napoli, vende alla signora Dorotea Giordano, per un capitale di 300 ducati , un censo annuo, di 22 ducati e mezzo, ipotecati su una casa in Napoli, nella Piazza Ponte panne (LXXXIX, 74)


5818.
1635, gennaio 24, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 14
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Pietro Bonafede, di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Antonio Lizza, di Trevico, cellerario maggiore di M.V., affitta al chier. coniugato Didaco de la Pio una masseria nel luog detto Macera, con casa, pozzo, ecc., per 3 anni, per 60 ducati all’anno (LXVI, 4)


5819.
1635, gennaio 30, ind. III – Filippo d’Austria re a. 15
Sant’Agata di Puglia
Francesco Riccio, di Sant’Agata, pubbl. not.
Pietro Angelo Chiappinello, giudice a vita in Sant’Agata di Puglia
Scipione Pironta, di Sant’Agata di Puglia, vende a D. Sebastiano Russo, ab. di S. Maria delle Grazie in Sant’Agata e a D. Scipione da San Severino, D. Michele da Fontanarosa e fra Leonardo da Deliceto («Iliceto»), monaci dello stesso monastero, per il capitale di 80 ducati, un censo annuo di 8 ducati, ipotecati su una masseria di molti membri, con giardino, in territorio di Sant’Agata, nel luogo detto Sant’Antonio, e su una casa «palatiata» con alcuni membri, nella stessa Sant’Agata, nella parrocchia di S. Nicola (XI, 74)

***A tergo, diverse dichiarazioni, in tempi diversi, relative alla corresponsione di quegli 8 ducati annui
***Istanza del monastero di S. Maria delle Grazie in Sant’Agata di Puglia e decreto della Sacra Congregazione, per la riscossione di 230 ducati, conglobati tra il capitale e gli interessi decrosi e non corrisposti (doc. cartaceo, sotto la data 18 settembre 1685) (XI, 75)

5820.
1635, marzo 28, ind. III – Urbano Pp. VIII a. 12
Roma
Essendo stata presentata una petizione da parte del priore e dei monaci di S. Guglielmo del Goleto, della Congregazione di M.V., secondo cui essi «a tempore immemorabili» avevano esercitato cura di anime senza bisogno di alcuna licenza degli Ordinari, perchè «nullius diocesis» ed essendo il loro territorio esente da ogni onere e decima e da altrre corresponsioni, e ciò nonostante Ercole Rangone, vesc. di Sant’Angelo dei Lombardi, sotto il pretesto che quel monastero era nei confini della diocesi, pretendeva di fatto di molestrali nell’esercizio della cura delle anime e nella corresponsione delle decime. Introdotta la causa nella S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, fu poi da questa rimessa alla Rota, perciò si domandava al Sommo Pontefice di affidare la causa a un uditore di S. Rota, che prendesse tutte le informazioni con facoltà di citare il vesc. Ercole «ubi quando et quoties opus fuerit», e che sino a quella sentenza quel vescovo non ostacolasse il monastero nell’esercizio dei suoi poteri. Ora «de mandato» del Papa vengono concessi quattro mesi di tempo utile per presentare scritture, documenti, ecc., e in caso di tale presentazione, altri due mesi per discutere in merito, e completato questo processo, inviare utti e singoli gli atti alla Curia Romana

N.B.-Sigillo pendente e stemma impresso in nero
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5821.
1635, aprile 13, ind. III – Filippo IV d’Austria re
castelbaronia, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Attilio Cella, di Sorbo, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice a vita
Giovanni Battista e Francesco Carlo Freda, fratelli, vendono a Romualdo da Mirabella, priore di S. Giovanni della Valle, per il prezzo di 23 ducati, un censo annuo di 26 carlini d’argento, da riscuotersi sui primi frutti e introiti di una vigna con alcune piante di olvi e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, nelle pertinenze di Castelbaronia, nel luog detto «alla Molena» (Cast. 70)


5822.
1635, aprile 25, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Tarquinio de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Innocenzo Ranfone, di Candida, giudice regio
D. Tommaso de Santis, ab. del monastero di M.V. in Candida, con la sua Comunità, dopo aver affermato che negli anni scorsi il q. Adisario de Felippo, del casale di Santa Lucia, nelle pertinenze di Serino («Sereni»), vendette al monastero di M.V. in Candida, e per esso a D. Gregorio Sbrancia, «seniore olim abbati in dicto ven. monasterio et Cappellanis ipsius», per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducati, da riscuotersi sui primi frutti di un suo possesso arbustato, in territorio di Serino, nel luogo detto «allo fiume», col patto «de retrovendendo quandocumque», censo che il monastero dal giorno della stipulazione del contratto non aveva mai percepito nè dal q. Adisario nè dai suoi eredi e successori: ora per questi interessi decorsi, ascendenti alla somma di 60 ducati, D. Innocenzo Sbrancia, arciprete di San Potito, s’impegna a corrispondere 4 ducati e 4 tarì all’anno, ipotecati su una casa«palatiata» con orto contiguo in San Potito, nel luogo detto «allo Cortiglio delli picuni»


5823.
1635, maggio 25, ind. III – Urbano Pp. VIII a. 12
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Tommaso Antonio de Ruggiero, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. priore Berardino da Montefalcione, insieme con la sua Comunità di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, impartisce l’assenso per la vendita di una vigna in territorio di Benevento, nel luogo detto Perrillo, che viene venduta ad istanza di D. Angela, ved. di Giovanni Abbate, per il rimborso delle sue doti, e che viene comprata da D. Lorenzo Foglianese, beneventano, «ad candele… extinctum sub hasta», che a sua volta la cede a D. Angela de Antonio, pure di Benevento, per mezzo del procuratore di lei D. Bartolomeo Pacillo di Benevento. Perciò costui, a nome di cui sopra, si impegna a corrispondere al monastero 6 carlini all’anno; e per il laudemio il monastero riceve 4 ducati (XXIV, 203)


5824.
1635, giugno 25, ind. III – Filippo d’Austria re a. 15
Ospedaletto
Giovanni Vincenzo Maresca, di Ospedaletto, pubbl. not.
Alessandro de Marino, di Summonte, giudice regio a vita
I coniugi Cesare Masotto e Violante Sabriana vendono a Giuseppe Masocta e Girolamo de Leonardo, di Ospedaletto, due fra gli eletti al governo dell’Università di Ospedaletto, e ad Antonio de Januario, della stessa terra, maestro ed economo del sacro Ospedale di Ospedaletto, agenti per parte di quest’Ospedale, per la somma di 60 ducati,un censo annuo di 6 ducati, ipotecati su un territorio dotale di Violante, in territorio di Summonte, nel luogo detto «lo bosco», su un altro territorio ivi, su una casa in due membri, di cui uno inferiore e uno superiore, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «dentro la terra», e su un’altra casa in un solo membro superiore, nello stesso luogo (CXIII, 104)


5825.
1635, settembre 16, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 14 di Sicilia
Castello
Ottavio Melchionna, di Castello, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Il Rev. D. Fabio Scopa, di Castello, vende a D. Romano de Angelis, di Castello, abate del monastero di S. Maria di M.V. in Aversa, ma agente per parte del monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castello, per un capitale di 550 ducati, un censo annuo di 40 ducati, e per il capitale di 550 ducati, un censo annuo di 42 ducati, da riscuotersi su una casa con alcuni membri superiori e inferiori, nel luogo detto «lo burgo», su una vigna con territorio contiguo, cellaro e alcuni olivi e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, nel luogo detto «lla fabricata», e su un’altra vigna con alberi fruttiferi e infruttiferi nel luogo detto Villamaina (Cast. 71)


5826.
1635, agosto 28, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re a. 14
Napoli
Ottavio de Lorena, di Napoli, pubbl. not.
Pietro de Canto, di Napoli, giudice
Diomede e Fulvio Caresia, si dichiarano debitori verso la signora Luigia de la Rosa Caracciola, di Napoli, in 53 ducati all’anno per il capitale di 650 ducati, e in altri 36 ducati per interessi decorsi (XC, 295)


5827.
1635, ottobre 2, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 15
Lapio
Alessandro de Juvene, di Lapio, pubbl. not.
Giacomo Lizza, di Lapio, giudice regio
Zenobia Vacca, ved. di Vincenzo de Capreo, vivente «iure romano», insieme con altri, vende a Felice Todisco, pure di Lapio, una vigna con selva e terra «vacua», e una casa in Lapio, nel luogo detto Santo Ercolano, circondata tutt’intorno da vie pubbliche, per 50 ducati


5828.
1635, novembre 7, – Urbano pp. VIII a. 13
(Roma)
Il Sommo Pontefice trasferisce le indulgenze annesse all’Altare del Crocifisso, che si trovava vicino al cimintero in M.V. – dove a sua volta erano state trasferite dall’Altare della Madonna – all’Altare Maggiore, dichiarando quest’Altare privilegiato per tutti i sacerdoti sia secolari che regolari, come prima era quello della Beatissima Vergine, ad instar di quello di S. Gregorio in Roma, con potere perciò di liberare per ogni Messa ivi celebrata un’anima dal Purgatorio (IV, 588)


5829.
1635, dicembre 6, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 15
Napoli
Mucio de Griso, di Napoli, pubbl. not.
Alfonso de Griso, di Napoli, giudice regio
Il dott. Girolamo Freda, di Castelbaronia, vende col patto «de retrovendendo» al P. Abate D. Romano de Angelis, dell’Ordine di M.V., agente a nome del monastero di S. Giovanni della Valle presso Castello, della stessa Congregazione di M.V., per il prezzo di 100 ducati di carlini d’argento, un censo annuo di 7 ducati, da riscuotersi su una casa grande, consistente in più membri, in Castelbaronia, presso la chiesa maggiore, dove al presente abita lo stesso Girolamo, e già gravata di un censo annuo di 13 grana alla Messa vescovile di Trevico (Cast. 72)


5830.
1636, febbraio 18, ind. IV – Fillippo IV d’Austria re
Rossano, nella provincia di Principato Citra
Giovanni Romenico Piatti, di Rossano, pubbl. not.
Giovanni Stefano Mornello, giudice della città di Rossano
D. Rutilio Toscano, della città di Rossano, procuratore di Ippolito Aldobrandini, cardinale e perpetuo commendatario della badia di S. Mario de Ligno Crucis, della terra di Corigliano, in diocesi di Rossano, a cui è annessa la chiesa della SS. Trinità dell’Ordine dei Cisterciensi nel Monte Fileto, concede a Pirro Maleno, della stessa città di Rossano, e a Giulio Sozzo, della terra di Corigliano, un pezzo di terra lavorativa, per un certo censo annuo (XLI, 33)


5831.
1636, febbraio 25, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
San Potito
Tarquinio de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Innocenzo Ranfone, di Candida, giudice regio a vita
D. Alessandro de Amatuccio, di San Potito, insieme coi suoi fratelli, vende al chier. Giovanni Antonio Santullo, pure di San Potito, per il prezzo di 150 ducati di carlini d’argento, 13 ducati e mezzo all’anno, da riscuotersi su una selva con varie piante di castagni, di circa 15 moggi «in semine», nelle pertinenze di San Potito, nel luogo detto Toccaniello (Cand. X, 3)


5832.
1636, marzo 10, ind. IV – Urbano Pp. VIII a. 13
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco Antonio Cocozello, di Benevento, pubbl. not. apostolico
D. Berardino Chioccarello, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, insieme con la sua Comunità, riconcede per 29 anni «ad renovandum» all’illustre D. Ottaviano Robino, agente a nome suo e dei suoi eredi e a nome degli eredi del q. suo fratello Giambattista Robino, di Benevento, unisca nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Santa Colomba, di circa 6 tomoli, con duecento alberi fruttiferi, presso i beni del monastero di S. Modesto, con la facoltà di affrancarla e con le condizioni già poste in un altro strumento del 27 settembre 1605, ind. IV (XXV, 60)


5833.
1636, marzo 30
Napoli
Mediante sentenza del Sacro Consiglio, si ordina la rescissione di un contratto relativo a un capitale di 50 ducati e di 5 ducati di censo annuo, e perciò si ingiunge al magnifico don Francesco Santaniello, erede di Giulio Cesare Santaniello, di consegnare al monastero di M.V. di Napoli quel capitale di 50 ducati (LXXVI, 59)


5834.
1636, maggio 5, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 16
Mercogliano, in Oreto di M.V. del Monte
Pascarello Preziosa, di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Bonafede, giudice regio a vita
Fabio de Januario, di Mercogliano, dona al monastero di M.V. una selva di castagni, con viti, olivi e altri alberi, di circa 2 moggi, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Santo Stefano, confinante da due parti con altri beni di M.V., e con la chiesa di S. Stefano, col patto di rimanere usufruttuario e di poter disporre in testamente di 100 ducati su quella selva e con l’obbligo da parte del monastero di seppellire il suo cadavere nella chiesa di M.V. (LVI, 101)

***Copia autentica cartacea, estratta dal not. Andrea, f. del not. pascarella Preziosa (LVI, 102-104)

5835.
1636, maggio 15 («idibus maji») – Urbano Pp. (VIII) a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica gli arcivescovi di Benevento e di Salerno, e il vesc. di Avellino, e i loro vicari, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di beni di M.V. (IV, 98)

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5836.
1636, giugno 10 – Urbano Pp. VIII a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria alla chiesa del monastero di S. Giovanni Battista di Avellino, dell’Ordine di M.V., alle solite condizioni (confesione, scomunica, preghiere, ecc.), nel giorno della Natività di S. Giovanni Battista, dai primi vespri al tramonto del sole del giorno della festa


5837.
1636, agosto 11, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 15
Castello, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Ottavio Melchionna, di castello, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Carlo e Gabriele della Cicale, padre e figlio, vendono «cum pacto de retrovendendo», a fra Giovanni della valle, di Calabritto, oblato del monastero di S. Giovanni della Valle, una casa in Castello, nel luogo detto «la strata di Giovanni Pietro Romano verso lo cupitiello», redditizia ogni anno ai Reverendi Presbiteri di Castello in 2 carlini, e in altri 2 carlini alla Mensa vescovile di Castello, per il prezzo di 30 ducati (Cast. 96)


5838.
1636, agosto 30, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 15
Castello
Ottavio Melchionna, di castello, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, di Castello, giudice
Pietro Antonio de Stefano, di Castello, vende a fra Giovanni de Perna, di Calabritto, oblato di S. Giovanni della Valle e agente per se stesso e per questo monastero, per il prezzo di 20 ducati di carlini d’argento, un censo annuo di 20 carlini, da riscuotersi su alcune case in Castelbaronia, nel luogo detto «lo Cupitiello», con un orto contiguo (Cast. 73)


5839.
1636, agosto 30 – Urbano Pp. VIII a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice concede al suddiacono Giacomo Antonio Preziosi, di Mercogliano, di poter essere ordinato diac. e presb. «extra tempora» e lo dispensa dagli interstizi (VII, 79)


5840.
1636, settembre 14, ind. V – Filippo d’Austria re a. (omesso)
Fabrizio Miletti, di Mirabella, pubbl. not.
Francesco Antonio de Bonopane, di Mirabella, giudice regio a vita
Gennaro Barisano, di Mirabella, vende a Vincenzo di Maestro Giacomo una vigna di circa 4 tomoli, in territorio di Mirabella, nel luogo detto «alle Cadanelle», per 25 ducati


5841.
1636, ottobre 12, ind. V («IV» romana) – Filippo IV d’Austria re a. 17
Mercogliano
Pascarello Preziosa, pubbl. not.
Modestino Preziosa, giudice regio a vita
Il chier. Giuseppe Demozio, della terra di Zungoli («Zuncoli»), avendo trovato una obbligazione di 93 ducati e 3 tarì a carico di suo fratello Donato, dovuti ad Angelo Moschella, di Bisaccia, viene ad un accordo con Giulio de Silvestro, di Mercogliano, procuratore di Angelo, obbligandosi a pagare quella somma in due rate, di cui una di 50 ducati per il 20 ottobre e l’altra dei rimanenti 43 ducati e 3 tarì per il 27 dello stesso mese


5842.
1636, novembre 28, ind. V – Filippo IV d’Austria re
Avellino
Francesco Antonio Imbimbo, di Avellino, pubbl. not.
Giovanni Filippo Orecchia, giudice
«Capitoli, patti e conventioni habiti inhiti et firmati hoggi predetto di al nome del Onnipotente Iddio tra li infradetti homini e persone de questa città predetta videlicet tra il Rev. D. Giovanni Battista de Sicio Abbate de Santo Marco della terra de Santo Angelo consentiens prius in nos agente et interveniente alle cose infrascritte per esso, sui heredi et successori e per nome e parte de… Caterina de Sicio sua sorella carnale per la quale omni futuro tempore promette de rato da una parte, Et Cesare De Feo de detta città il quale similmente age et intervene alle cose infrascritte per se, sui heredi et successori dal altra parte sopra il felice matrimonio avochè Deo contrahendo tra lo predetto Cesare et la predetta Caterina ex altera»: D. Giovanni Battista promette di dare per dote di Caterina 800 ducati di carlini d’argento, di cui 400 l’ultimo giorno di dicembre prossimo venturo o per la metà di gennaio seguente, gli altri 400 ducati successivamente


5843.
1636, dicembre 31, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 15
Nella baronia del Feudo di M.V.
Vitantonio Carranfa, di San Nazzaro, pubbl. not.
Pietro Paolo Pecorello, della baronia di M.V., giudice regio a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento dell’11 aprile 1600, ind. XIII, – lasciato dal not. Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V., nei semplici protocolli -, in cui Gentile de Gentili, di Terranova, vende a Santo Gentile, dello stesso casale, una casa in Terranova, per il presso di 35 ducati (CXXI, 56)


5844.
1637, gennaio 8, ind. V – Filippo d’Austria re
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Bonafede, di Mercogliano, giudice regio a vita
Fra Pietro de Agostino, di Mercogliano, monaco del Terz’Ordine di San Francesco, f. ed erede del q. Cencio de Agostino e di Vittoria Sola, vende a Troiano de la Pio, di Mercogliano, un castagneto in Mercogliano, nel luogo detto Santa Toppa, per 42 ducati, e così salda un debito di 39 ducati che suo padre aveva contratto con Francesco Mallardo, di Avellino, e la moglie Susanna Sola (LVII, 30)


5845.
1637, febbraio 13, ind. V – Urbano Pp. VIII a. 14
Roma
Dietro istanza del P. Abate Generale di M.V., Marcantonio Franciotto, protonot. apostolico, spedisce un monitorio al vesc. di Avellino, ribadendo i privilegi di esenzione concessi dai Sommi Pontefici, e particolarmente da urbano Pp. IV, e facendo notare che chi avesse da far valere diritti contro tali privilegi, si rivolgesse direttamente alla Santa Sede (IV, 99)

N.B.-Sigillo aderente

5846.
1637, febbraio 14, ind. V – Fillippo IV d’Austria re a. 16
Casale di Terranova del Feudo di M.V.
Vitantonio Carranfa, di San Nazzaro, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo Scavetta, del castello di San Giorgio, giudice regio a vita
D. Intino Benedetto, insieme coi suoi fratelli Giacomo Mario e Benedetto de Benedetto, del Feudo di M.V., si obbliga verso Marcantonio Sacchetta, marito della loro sorella Santa, come dote di costei, nella somma di 13 once e mezzo di carlini d’argento, alla ragione di 6 ducati per oncia, e al corredo (CXXI, 61)

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5847.
1637, aprile 4
Decreto della Regia Udienza di Montefusco, col quale, in considerazione delle deliberazioni prese dal regio Collaterale Consiglio, – secondo le quali la Congregazione di M.V. era dichiarata immune e franca dai Diritti dei Sigilli regi della Regia Cancelleria e della Gran Corte della Vicaria -, veniva parimente dichiarata esente dal pagamento dei Sigilli di quella Udienza (IX, 128)

N.B.-Si tratta di una copia autenticata in pergamena
***Altra copia autenticata, pure in pergamena (IX, 129)

5848.
1637, giugno 6 – Urbano Pp. VIII a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria alla chiesa di S. Maria dell’Arco, nella terra di San Martino del Feudo di M.V., da lucrarsi nel giorno della Natività della Madonna, dai primi vespri al tramonte del sole della festa (VII, 80)


5849.
1637, giugno 8
Roma
Filippo Pirovano, uditore di Rota, emette sentenza nella causa tra il vesc. di Sant’Antangelo dei Lombardi e l’Abate Generale di M.V., in ordine alla giurisdizione spirituale del monastero del Goleto, e al sito e ai confini della diocesi di San’Angelo e alla giurisdizione che quel vescovo pretendeva esercitare sui monaci e parrocchiani di quell’abbazia e su altre questioni pendenti, dichiarando che l’abbazia fu ed è «nullius diocesis», ebbe ed ha un territorio proprio, distinto e separato dalla diocesi di Sant’Angelo, che il suo Ordinario è l’Abate Generale di M.V., che ha tutti i diritti quasi episcopali, ecc. (XLVII, 308)

N.B.-Sigillo pendente

5850.
1637, giugno (giorno in bianco), ind. XV – Urbano Pp. VIII a. 14
Roma
Dietro istanza di D. Mercurio Gaita, monaco della Congregazione di M.V., incarcerato e maltrattato per comando del vesc. di Avellino, senza alcun giudizio, contro la forma prescritta dal Concilio di Trento e contro i privilegi di esenzione di cui godono tutti i membri della Congregazione di M.V., Ottaviano Raggio, protonot. apostolico, spedisce un monitoio contro quel vescovo (IV, 100)


5851.
1637, agosto 11, ind. V – Fillippo IV d’Austria re a. 16
Terranova del Feudo, nel monastero di S. Gennaro
Vitantonio Carranfa, di San Nazzaro, giudice regio a vita
Carofano de Rita e sua moglie Pumilia Parnella, vendono a Don Aniello Palmiero, della città di Cava, al presente ab. di S. Gennaro di Terranova, e a don Ludovico de Nunziis, di Benevento, suo cappellano, per la somma di 20 ducati, un censo annuo di 20 carlini, ipotecati su una vigna con alcunialberi fruttiferi e infruttiferi, di circa sei opere («sex operum»), in territorio del Feudo, nel luogo detto Case della Corte, già ipotecata allo stesso monastero anni addietro per 4 ducati annui, i cui frutti ascendevano a più di 20 ducati all’anno (CXXI, 53)


5852.
1637, settembre 13 – Urbano Pp. VIII a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario edlla diocesi di Nola di impartire la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° grado di consanguineità a Domenico Vecchione e a Dorotea de Sarno, della diocesi di Nola


5853.
1637, settembre 19, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 23
Castello
Attilio Cella, di Sorbo, pubbl. not.
Francesco Antonio Tosa, giudice
Il magnifico Scipione Maradia, di Castello, vende al Rev. D. Romualdo Cerlito, monaco di M.V., della terra di Mirabella, priore di S. Giovanni della Valle, agente a nome di quel monastero, per il prezzo di 100 ducati, un censo annuo di 9 ducati di carlini d’argento, «cum pacto de retrovendendo quandocumque», da riscuotersi sulle sue case, consistenti in più membri superiore e inferiori, in Castello, presso i beni di Cesare melchionda (così qui) (Cast. 74)


5854.
1638, gennaio 20, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 18
Tocco, nella Valle di Vitulano
Bernardino Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Francesco Molinaro, di Tocco, giudice regio
D. Romualdo Collorito, di Mirabella, priore del monastero di M.V. in Tocco, insieme con D. Desiderio Vitelli, di Benevento, cellerario dello stesso monastero, si accorda con Simone Monfreda, f. ed erede del q. Sabatino, di Tocco, in quanto questo riconosce di tenere dal monastero per 29 anni «ad renovandum» una vigna con viti latine e vari alberi fruttiferi e con «vacuo» contiguo, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «allo Pantano», redditizia al monastero in 2 tomoli di frumento all’anno, censo che ora viene aumentato di un altro quarto di frumento, che sarà corrisposto da Masi Grillo, al quale Simone ha ceduto «uno quatrillo contiguo a detta vigna» (CXXII, 31)


5855.
1638, gennaio 24, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 18
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Fabrizio Basso, pubbl. not.
Giuseppe Picone, di Manocalzati, giudice regio a vita
Il not. Silvestro de Amatello, di Candida, al presente abitante in Manocalzati, erede del q. Scipione Rubillo, e il Rev. D. Urbano da Paterno, ab. di M.V. di Candida, insieme con la sua Comunità, asseriscono che il q. Scipione Rubillo, prima di morire, nel suo ultimo testamento, rogato per mano del not. Andrea Bianco («Blanco»), lasciò a quel monastero di M.V. 36 ducati annui, da corrispondersi dai suoi credi per la celebrazione di Ss. Messe, come si dice più diffusamente in quel legato. Silvestro, per soddisfare a questo legato aveva assegnato al monastero questi 36 ducati dalla somma di 56 ducati, per un capitale di 700 ducati, che doveva riscuotere da Luca Cavaliere, di Napoli, come risultava da un pubblico strumento del not. Giulio Duardo. Ma siccome Luca Cavaliere aveva fatto l’intero deposito dei 700 ducati presso il Banco di S. Giacomo e Vittoria, il monastero non aveva potuto risucotere i 36 ducati annui: perciò ora le due parti addivengono a questa convenzione per cui, senza recar pregiudizio a quel legato, ma «cautelam cautelis addendo», Silvestro assegna al monastero i 36 ducati, e il monastero annulla gli atti fatti presso la Gran Corte della Vicaria contro Luca Cavaliere (Cand. IX, 7)

***Duplicato con qualche lievissima variante (Cand. IX, 11)

5856.
1638, settembre 4, ind. VII («VI» romana) – Urbano Pp. VIII a. 16
Roma
Ottaviano Raggio, protonot. apostolico, dietro istanza della Congregazione di M.V., spedisce un monitorio contro il Nunzio di Napoli, ordinando che, dati i privilegi di esenzione da qualunque giurisdizione di cui gode tutta la Congregazione di M.V., il Nunzio non può ingerirsi nel preteso insulto fatto dai monaci di S. Guglielmo del Goleto e Fra(ncesco) Bevilacqua di Lioni, anche perchè la causa è avocata alla Santa Sede (IV, 149) ¹

N.B.-Sigillo aderente

5857.
1638, ottobre 9, ind. VII («VI» romana) – Urbano Pp. VIII a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice accoglie la petizione presentata dall’Abate Generale di M.V. di avocare a Roma e di affidare a un uditore del Sacro Palazzo la causa che verteva davanti all’Ordinario di Sarno, delegato per mezzo di breve apostolico in 2ª istanza, tra la Congregazione di M.V. e il Capitolo e i canonici della Chiesa collegiata di S. Giovanni «de Balneo» in Montefusco, sul preteso diritto di esigere le decime nelle terre e nei beni del monastero di S. Leonardo, appartenente alla stessa Congregazione di M.V.: petizione motivata dal fatto che quel Capitolo e quei canonici «de bono suo iure diffidentes» avevano giudicato sospetto quell’Ordinario e l’avevano rifiutato e, senza neppure citare l’abate e i monaci di M.V., avevano portata la causa davanti all’Ordinariodi Boiano, che è quanto mai sospetto («suspectus et suspectissimus») agli oratori


5858.
1638, ottobre 15 («idibus octobris») – Urbano Pp. VIII a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dare a Ferdinando de Lapio e a Silvia Forino, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea pendente

5859.
1638, ottobre 27, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Mirabella
Fabrizio Miletto, di Mirabella, pubbl. not.
Francesco Antonio de Bonopane, di Mirabella, giudice regio
Leonardo Picariello, di Mirabella, vende al maestro Vincenzo del maestro Jacono, priore della cappella del SS. Rosario di Mirabella, agente a nome della stessa cappella, per un capitale di 10 ducati, un censo annuo di 10 carlini, ipotecati su un pezzo di terra a castagneto e con altri alberi fruttiferi, di circa 2 tomoli, nel luogo detto «la macchia», in parte redditizio all’abbazia di S. Biagio in 5 grana all’anno (LXXIII, 86)


5860.
1639, gennaio 6, ind. VII – Filippo d’Austria re
Ospedaletto
Pietrantonio de Colangelis, di Ospedaletto, pubbl. not. e giudice
Dietro richiesta di M.V. del Monte, erede del q. Angelo Paulella e rappresentato da fra Domenico da Tocco, si fa riprodurre in pubblica forma un doc. (senza data), rogato dal not. Vincenzo Maresca di Ospedaletto, in cui Giovanni de Alessandro, di Pietrastornina, vende ad Angelo Paulella, di Ospedaletto, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su un territorio di circa 8 tomoli, con castagno, querce ealtri alberi, in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto «alla Torre» (CI, 269)


5861.
1639 («1638»), febbraio 5 («nonis febr.») – Urbano Pp. VIII a. 16
Roma
Urbano Pp. VIII incarica l’ab. di M.V. di concedere ad Angelello de Silvestro e a Porzia de Silvestro, di Valle (Mercogliano), la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori e cordoncino per la bolla plumbea pendente

5862.
1639, aprile 18, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 18
Oreto di M.V. del Monte
Carlantonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Pietro Bonafede, di Mercogliano, giudice regio a vita
Nunzio De Giovannni, di Ospedaletto, vende a fra Sebastiano Vontra, di Tocco, agente a nome di M.V. del Monte, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 4 ducati e mezzo, ipotecati su una selva dotale dello stesso Nunzio, e che fu della q. Girolama de Oliviero, detta comunemente «la selva grande», nel luogoo detto «allo Casale», con alberi di castagni, e su un territorio con meli e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto «alle moline» (CXVIII, 132)

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5863.
1639, luglio 25, ind. VII (in: 1654, aprile 11)
Sant’Angelo a Scala
Andrea Preziosi, pubbl. not.
Giovanni Antonio Pacificio, di Mercogliano, giudice regio
Andrea Amorucciolo, di Ospedaletto, dovendo ancora pagare all’Ill.mo don Giuseppe Salvo, di Ospedaletto, marchese di Sant’Angelo a Scala, nipote ed erede del q. regio consigliere Pomponio Salvo, 50 ducati, gli vende per questa somma un censo annuo di 5 ducati, ipotecati su un territorio nel luogo detto «allo tuoro», con meli, peri, viti latine e alltri alberi fruttiferi (in: CXX, 123)


5864.
1639, agosto 26, ind. VII – Urbano Pp. VIII a. 17
Roma
Ottaviano Raggio, protonot. apostolico, dietro petizione di D. Paolo Longo, ab. generale di M.V., e di D. Giangiacomo Giordano, ab. di M.V. di Napoli, ribadisce che tutta la Congregazionedi M.V. è esente dalla giursdizione degli Ordinari, e perciò spedisce un’inibitoria al Nunzio di Napoli, che non proceda oltre nella causa della scarcerazione di D. Ludovico Preziosi, fatta dal P. Abate Generale di M.V. (VII, 82)


5865.
1640, gennaio 25 – Urbano Pp. VIII a. 17
Roma.
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria a tutti coloro che veramente pentiti, confessati e comunicati, visiteranno la chiesa del monastero di M.V. in Castelbaronia, e in essa la cappella di S. Leonardo, dai primi vespri  al tramonto del sole del giorno della festa di S. Leonardo (Cast. 2)


5866.
1640, gennaio 28 – Urbano Pp. VIII a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio a tutti coloro che visiteranno i sette altari eretti nella chiesa di M.V. e quante volte lo faranno, tutte le indulgenze che si lucrano nei Sette Altari della Basilica del Principe degli Apostoli a Roma (IV, 165)


5867.
(1640), marzo 5 («tertio nonas Martii») – Urbano Pp. VIII a. 17
Roma
Fra Antonio Barberini, presb. cardinale del titolo di S. Onofrio, dà la facoltà al «discreto viro confessori Magistro in Theologia vel Decretorum Doctori ex approbatis ab Ordinario per Latorem presentium  ad infrascripta specialiter eligendo», di concedere in foro conscientiae al latore delle presenti lettere la dispensa da voto di castità, concessagli una prima volta dalla Santa Sede e ora domandata per la seconda volta essendogli morta la moglie e volendo sposarsi di nuovo (VII, 83)


5868.
1640, marzo 10, ind. VII – Urbano Pp. VIII a. 17
Francesco Pacichello, pubbl. not. apostolico
D. Alessandro Cesarini, cardinale del titolo di S. Eustachio, commendatario della bada di S. Maria de Ligno Crucs in Corigliano, diocesi di Rossano, costituisce suo procuratore D. Giangiacmo Giordano, ab. di M.V. di Napoli per esigere i canoni decorsi e non pagati da Pirro Maleno (XLI, 34)

***Atti civili cartacei, fatti nella corte della città di Rossano, contro i debitori dell’abbazia, emessi ad istanza del procuratore del cardinal Cesarini (XLI, 35-39)
N.B.-Sigillo aderente

5869.
1640, marzo 28, ind. VIII (in: 1647, giugno 1°)
Pietrastornina
Rinaldo Russo, pubbl. not.
«Capituli matrimonali, parti e conventioni» in occasione del contatto matrimoniale tra Berardno Silvestro, di Pietrastonina, e Isabella Cafasso, figlia di Dorastante Cafasso, pure di Pietrastornina, in cui costui assegna come doti della figlia 130 ducati, che egli promette di pagare fa due anni dal giorno dello «sponsalitio» e in caso che non avesse pronto quel danaro, corrisponderà un censo anno (in: C, 109)


5870.
1640, giugno 13, ind. VIII – Urbano Pp. VIII a. 17
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Agostino Florenza, di Benevento, pubbl. not. apostolico
D. Basilio Romano, priore di S. Giacomo di Benevento, della Congregazione di M.V., riconcede per 29 anni a Marcantonio Galletto, di Benevento, agente a nome suo e di sua sorlla Giulia, due pezzi di terra arativi, dei quali uno di quattro tomoli e mezzo, presso i beni di S. Pietro della Monache («S. Petri Monialum»), e l’altro di circa 2 tomoli, presso la via pubblica, e dove, attraverso quel primo pezzo di terra, fu costruita la «stratam novam pontificiam», per il canone di 4 tomoli di frumento, da corrispondersi nel giorno di S. Giacomo a luglio: territorio che negli anni passati, e propriamente l’11 febbraio 1586 il monastero concesse «titulo census in epmhiteusim» a D. Vincenzo de Cavis per lo stesso canone annuo, e in seguito venne in potere di Giovanni Galletto, e da lui assegnato in dote alla stessa Giulia, dalla quale però fu rinunziato al monastero sia «propter esorbitantiam canonis» sia perché era scaduto il tempo della concessione (XXV, 61)


5871.
1640, ottobre 2, ind. IX («VIII» romana) – Urbano Pp. VIII a. 18
Roma
Dietro istanza della Congregazione di M.V., Ottaviano Raggio, pronot. apostolico, spedisce un monitorio conro il vicario del vesc. di Avellino, riguardo ai beni e all’erredità del q. D. Andrea Gaeta, dei quali la Congregazione era in possesso, proibendogli di procedere in quella causa (IV, 166)

N.B.-Sigillo aderente

5872.
1641, gennaio 15, ind. IV (in: 1655, novembre 8)
Summonte
Francesco Sabariano, di Summonte, pubbl. not.
Giovanni Battista e Salvatore de Paulo, padre e figlio, di Summonte, si riconoscono debitori verso Angelillo Paulella, di Ospedaletto, in 20 ducati di carlini d’argento, come resto di 40 ducati: ora volendo saldare questo debito, ma non avendo danaro liquido, gli vendono un censo annuo di 20 carlini, ipotecandoli su un orticello di circa 3 quarti, in Summonte, nel luogo detto «li casali», i cui introiti ascendevano a più di 3 ducati e mezzo (in: CXII, 120)


5873.
1641, maggio 15 («idibus maji») – Urbano Pp. VII a. 18
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Bartolomeo Vecchiarello e Giovanni de Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3 grado di consanguineità o affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5874.
1641, luglio 15
Roma
Fra Nicola Rodolfo, Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori, conferma la Congregazione del SS. Rosario, eretta nella chiesa maggiore di Candida, con facoltà concessa dal P. Maestro Generale dell’Ordine fra Serafino Cavallo il 15 febbraio 1577 (XXX, 196)

N.B-Una miiniatura rapresentanet la Madonna del Rosaro. Cordoncino per la bolla pendente

5875.
1641, luglio 30, ind. IX – Urbano Pp. VIII a. 18
Roma
Dietro istanza dell’Abate Generale di M.V., Ottaviano Raggio, protonot. apostolico, dichiara nullo l’appello sporto nella causa contro D. Ludovico Preziosi (cfr. Reg. 5864) (VII, 84)

N.B.-Sigillo aderente

5876.
1641, agosto 13, ind. IX
Carlo Barisano, pubbl. not.
Francesco Tullio Bonopane, giudice regio a vita
Si riporta uno strumento del 27 ottobre 1636, rogato dal not. Gennaro Barisano, in cui Francesco Giordano, di Montefusco, procuratore generale del chier. Giuseppe Bonopane, di Mirabella, vende a Ottavio de Colantuoni di Bonito ( «de terra Boneti»), abitante in Mirabella, una terra di circa 2 tomoli e mezzo, con querceto e altri alberi, in Mirabella, nel luogo detto «a Rada fossa», per 40 ducati

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5877.
1641, settembre 10 – Urbano Pp. VIII a. 19
Roma
Il Sommo Pontefice, sanando tutti i difetti sia di diritto che di fatto che vi potessero essere, conferma l’elezione a priore e alle altre dginità conseguite da Lorenzo Cutillo, ab. e visitatore della Congregazione di M.V., il quale gli aveva esposto che egli aveva prima esercitato l’ufficio di segretario per un intero anno e l’inizio di un secondo anno e che poi era stato assunto ad altri maggiori uffici e gradi della Congregazione, mentre lo stesso Pontefice aveva disposto che nessuno poteva essere assunto all’ufficio di priore se non avesse prima fedelmente adempiuto almeno per un biennio in un monastero all’ufficio di cellerario o di maestro dei Novizi o di vicario nel monastero di M.V. del Monte o in un ufficio di un’altra abbazia della Congregazione o non avesse insegnato per lo spazio di 4 anni filosofia o teologia, o non avesse almeno per un biennio coperto la carica di segretario o per altrettanto tempo non avesse governato una procuratoria


5878.
1642, febbraio 11, ind. X – Filippo IV d’Austria re a. 22
Napoli
Giovanni Francesco Macza, di Napoli, publ. not.
Giovanni Andrea Flodiola, di Napoli, giudice regio
L’ab. Gaspare del Giudice, rettore di S. Croce, nella terra di Valentino, in diocesi di Sarno, per la somma di 300 ducati, cede al dottor Giuseppe Ogliola un censo annuo di 9 ducati e il capite corrispondente di 150 ducati, che egli doveva riscuotere dalla Chiesa di S. Eligio in Napoli, e altri 5 ducati annui per un altro capitale di 150 ducati, che egli doveva riscuotere da Giovanni Battista e Marco de Januario, di Ospedaletto (CIXV, 65)


5879.
1642 («1641»), marzo 15 («idibus martii») – Urbano Pp. VIII a. 19
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Clemente … e Diana de Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5880.
(1642), aprile 28 («quarto kal. maji») – Urbano Pp. VIII a. 19
Roma
Fra Antonio Barberini, presb. cardinale di S. Onofrio, incarica l’Abate Generale di M.V. di assolvere dalla scomunica Carlo Monello, Francesco Bonazio, Giovanni Battista de Abundo, Tommaso de Filippo, Giacomo Antonio Gronito e Francesco Corbicieri, laici, i quali avevano cooperato all’omicidio di un sacerdote e di un chier. coniugato, fatti uccidere da Albenzio Forino e da Domenico Saraciniello, di Mercogliano (IV, 223)


5881.
1642, luglio 7, ind. X – Urbano Pp. VIII a. 19
Roma
Pietro Franciscone, di Todi, pubbl. not. apostolico
Sentenza della S. Romana Rota favorevole a S. Guglielmo del Goleto nella causa contro Ercole Rangone, vesc. di Sant’Angelo dei Lombardi, che si opponeva alla giurisdizione spirituale esercitata dai monaci, mosso dal falso pretesto che quella abbazia era nel territorio della sua diocesi. Dietro supplica presentata alla S. Sede da parte di quel monastero, il Sommo Pontefice nel marzo 1633 affidò la causa a Benedetto Ubaldi, il quale fece solo alcuni atti in merito alla causa, senza giungere alla conclusione, essendo stato non molto tempo dopo creato cardinale; affidata perciò la causa a Filippo Pirovano nell’ottobre 1634, si fecero con costui «quam plures alios ulteriores actus, et terminos iudiciales, etc.». Il 6 marzo 1637 si venne alla seguente importantissima dichiarazione che l’abbazia di S. Guglielmo era «extra fines dioecesis Sancti Angeli et ab omni subiectione liberam». Nel giugno seguente si ebbe la sentenza definitiva sulla completa esenzione di S. Guglielmo dal vesc. di Sant’Angelo. Ma il vesc. di Sant’Angelo appella al Sommo Pontefice contro questa sentenza rotale, e allora il Papa, accogliendo l’appello, affida a un’altra commissione la causa in seconda istanza. Si ebbe un primo parere unanimemente favorevole della S. Rota, il 10 febbraio 1640, per la conferma della sentenza del 6 marzo 1637: un secondo parere unanime della S. Rota per la conferma di quella sentenza si ebbe il primo giugno 1640. Ma, essendo venute le «feriae generales» indette dal Papa, fu istituita un’altra commissione «feriarum derogatoriae». Si ebbe così il 31 agosto 1640 la seconda sentenza favorevole a M.V.  Avendo poi il vesc. di Sant’Angelo chiesto la remissoria, con sentenza del 26 aprile 1641 si rispose «remissoriam non esse dandam». Così il 1° luglio 1641 fu confermata la duplice sentenza favorevole a S. Guglielmo. Il 14 marzo 1642, venerdì, vi fu ancora una conferma da parte della S. Rota. Finalmente il 7 luglio 1642 fu ordinata la spedizione della senza (Opusc. cc. nn. 30)

N.B.-L’opuscolo fu legato in tutta pelle nel 1642 dall’ab. Gian Giacomo Giordano, ab. generale di M.V., del quale è riprodotto lo stemma

5882.
1642, agosto 15, ind. X – Urbano Pp. VIII a. 19
Roma
Nella causa vertente tra Sant’Angelo dei Lombardi e l’abate Generale insieme con la Comunità di S. Guglielmo del Goleto, e riguardante l’esenzione di quest’abbazia e del suo territorio dal vesc. di Sant’Angelo, la Santa Sede conferma una precedente sentenza, emessa a favore di M.V. (XLVII, 309)

N.B.-Sigillo aderente

5883.
1642, agosto 31
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Domenico Columbro, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il monastero di S. Giacomo di Benevento e Virgilio Romano, di Morcone, ma abitante in Benevento, asseriscono che il giorno 8 luglio 1641, con strumento rogato dallo stesso not. Giovanni Domenico Columbro, fu permutata una vigna «operatorium decem et octo sive tumulorum quinque incirca». con una vigna con «vacuo», già del q. Giovanni Battista e del not. Cristofano Pannillo, nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto «a Chennarulo, redditizie all’ill.mo D. Ottavio Cilotta, f. ed erede del q. don Giovanni Battista Cilotta, a D. Bartolomeo Musto e al monstero di S. Giacomo di Benevento, con la riserva dell’assenso da impetrarsi dai suddetti signori. Ora oggi il monastero di S. Giacomo riceve in enfiteuta Virgilio, come padre e legittimo amministratore dei suoi figli e degli eredi, e lascia quietanza «de debita quartilia de dicto loco», con l’obbligo di corrispondere al monastero ogni anno 9 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio (XXIV, 204)


5884.
1642, agosto 31, ind. X (in: 1651, giugno 4, ind. IV)
Summonte
Francesco Savariano («Sabariano»), di Summonte, pubbl. not.
Belliccia Siccardo, di Summonte, ved. di Ettore de Marino, di Summonte, vivente «iure romano», madre e tutrice di Pietro Arcangelo e di Francesco Antonio de Mariano, suoi figli, col consenso di Nicola Giacomo Siccardo, pure di Summonte, suo fratello, volendosi togliere un debito di 37 ducati, contratto da suo marito e da Nicola Giacomo e dovuto ad Angelillo Paulella, di Ospedaletto, concede a costui un censo annuo di 37 carlini, da riscuotersi su un territorio, che fu di suo marito, di circa 5 moggi, con castagni, fichi, meli, noci, olivi e altri alberi fruttiferi, in territorio di Summonte, nel luogo detto «allo Casarello (e “Cescarillo”)» (in: CXII, 118)


5885.
1643, gennaio 15, ind. XI – Urbano Pp. VIII a. 20
Roma
Angelo Juroiniano, cittadino di Roma, pubbl. not. apostolico
D. Angelo Ciaglia, f. del q. Tiberio, di Nepi («de Nepete»), «prefectus domus et intimus familiaris» del cardinale Cesarini, crea suo procuratore il P. ab. D. Matteo da Tocco, dell’Ordine di M.V., per esigere le rendite e corresponsioni del semplice beneficio di Sant’Angelo di Cava nella terra di Vallata, di dare in censo quei beni, ecc. (CIV, 78)


5886.
1643, aprile 14, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re
Moschiano, nelle pertinenze di Lauro
Orazio Maria, di Moschiano, giudice regio a vita
Carlo Francesco, f. del q. Giovanni Angelo Franzese si fa trascrivere in forma pubblica uno strumento del 13 agosto 1625 (riferito, Reg 5741) (LXXXVIII, 33)


5887.
1643, aprile 16, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 24
Grottaminarda
Giovanni Battista Assanto, di Grottaminarda, pubbl. not.
Ovidio Sosanna, di Grottaminarda, giudice regio a vita
Marcantonio Paragona, di Grottaminarda, vende a D. Vincenzo Assanto per il prezzo di 20 ducati di carlini d’argento 42 carlini annui, che egli aveva il diritto di riscuotere su una vigna in territorio di Grottaminarda, e propriamente nel luogo detto «alli cesenali», venduta alla chiesa collegiata di S. Maria Maggiore di Grottaminarda


5888.
1643, (mese omesso) 11, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 23
Ospedaletto
Pietr’Antonio de Colangelis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Luigi Pompeo de Angelo, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Dietro richiesta di M.V. si riporta un doc. del 25 agosto 1634, lasciato dal not. nei semplici protocolli (riferito, Reg. 5812) (CXVIII, 137)


5889.
1643, ottobre 2 – Urbano Pp. VIII a. 21
Roma
Il Sommo Pontefice conferma con la sua autorità apostolica il decreto emesso nell’ultimo Capitolo Generale della Congregazione, celebratosi sotto la presidenza di fra Camillo, arcivesc. di Capua, per cui nessun Abate Generale, terminato il triennio, potrà essere immediatamente confermato in Abbate Generale, ma che per la sua rilezione debba intercorrervi almeno un altro triennio (IV, 224)

Bibl.: De Masellis, Iconologia, p. 310-311


5890.
1643, ottobre 22 – Urbano Pp. VIII a. 21
Penne
Avendo il signor Luca Egizio, di Pianella, in diocesi di Penne, accresciuto il canonicato della chiesa collegiata di S. Antonio dotandolo di un possesso con querce e terre lavorative di 100 tomoli, in territorio di Pianella, nella contrada di Santa Maria del Casale, e di un’altra possessione del valore di 500 ducati e col reddito annuo di 45 ducati, come pure di una bottega in Pianella, del valore di 50 ducati e del reddito annuo di 5 ducati con la condizione che il canonico «pro tempore» celebri o faccia celebrare in quella chiesa collegiata due Messe de requie alla settimana e con altri oneri: ora Silvestro Andreotti, vesc. di Penne e Atri, conferma in perpetuo al signor Luca e ai suoi successori il diritto di presentare e nominare il nuovo canonico

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5891.
1643, novembre 7, ind. XI – Urbano Pp. VIII a. 21
Antonio Rainaldo, della città di Fermo
Il cardinale Alessandro Cesarini, del titolo di S. Eustachio, costituisce suo procuratore il P. Atanasio Porzio, priore del monastero di M.V. in Napoli, per esigere 500 ducati, depositati al Monte di Pietà di Napoli (XC, 251)

N.B.-Sigillo aderente

5892.
1643, novembre 8 – Urbano Pp. VIII a. 21
Pianella
Silvestro Andfeotti, vesc. di Penne e Atri, nomina Cinzio Egizio canonico della chiesa collegiata di S. Antonio in Pianella

N.B.-Fori per la bolla pendente
*** A tergo c’è lo strumento della presa di possesso, in data 9 novembre 1643

5893.
1643, dicembre 9 – Urbano Pp. VIII a. 21
Roma
Essendo stato presentato per parte di Suor Angela de Celentano, dell’Ordine di M.V. e di Suor Vittoria de Celentano, dell’Ordine Carmelitano, di San Severino in diocesi di Sarno, un decreto della S. Congregazione dei cardinali per l’interpretazione del Concilio di Trento,  – secondo il quale «tertiarios, mantellatos, corrigiatos aliosque similes ita demum ordinis cuius tertiae regulae habitum assumpserunt» godono dei provilegi dei rispettivi Ordini e dell’esenzione dalla giursdizione degli Ordinari «si viri collegialiter vivant sive cum claustralibus habitent et mulieres virginalem seu celibem aut castam vidualem … vitam duxerint» -, Cristoforo Vidman, protonot. apostolico, ribadisce tali privilegi ed esenzioni per quel che riguarda le interessate (VII, 85)


5894.
1643, dicembre 10 (in: 1640, maggio 28)
Mercogliano
Carlantonio Jacenna («Jacenda»), di Mercogliano, pubbl. not.
Didaco della Pio, di Mercogliano, agente a nome suo e a nome di Maria Saccardo, sua moglie, e a nome dei suoi eredi, riconosce di essere debitore verso l’Illmo D. Giuseppe de Salvo, di Napoli, marchese di Sant’Angelo a Scala, nella somma di 100 ducati di carlini d’argento, come fitto di una taverna, nel luogo detto «alla strada regale seu lo bosco», in territorio di Mercogliano, e non avendo altro modo per saldare il debito, gli vende un censo annuo alla ragione del 10% su una masseria nelle pertinenze di Summonte e di Ospedaletto, nel luogo detto «allo bosco», dotale di sua moglie Maria, con meli, peri, viti latine e altri alberi fruttiferi, con case dentro (in XIII, 147)


5895.
1644, febbraio 1°, ind. XII – Urbano Pp. VIII a. 21
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giambattista Petecto, di Benevento pubbl. not. apostolico
D. Vitale Cito, priore di S. Giacomo in Benevento, riconcede per due periodi di 29 anni al signor Bartolomeo Moscarello di Benevento, marito e amministratore di Donna Desiata Volpe, figlia del q. Francesco Volpe, una casa in più membri in città, nella parrocchia di S. Modesto, per il canone annuo di 31 carlini (XXV, 62)


5896.
1644, giugno 13 («idibus junii») – Urbano Pp. VIII a. 21
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Santo Criscitiello e Girolama Saraciniello, di Mercogliano e Torelli, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

***A tergo, Gian Giacomo Giordano, ab. di M.V. (che si sottoscrive), attesta che la bolla fu presentata a Santo Criscitiello e a Girolama Saraciniello il 2 luglio 1644
 
N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5897.
1644, agosto 4, ind. XII – «Sede Vacante per obitum fel. rec. Urbani Papae Octavi»
Roma
Cristoforo Vidman, protonot. apostolico, a nome della Santa Sede, ordina che siano subito prosciolti dalla scomunica fulminata dal vicario generale di Teano contro Cesare Micaletta e Tiberio Facoruso, sindaci della città di Teano, perché costoro già dal 21 luglio scorso avevano appellato a Roma, e perciò, essendo devoluta la lite alla Santa Sede, il vicario «non minus nulliter quam indebite» li aveva dichiarati scomunicati (VII, 86)

N.B.-Sigillo aderente

5898.
1644, ottobre 7
Roma
Cristoforo Vidman, protonot. apostolico
Ad istanza del monastero di S. Andrea di Pozzuoli, della Congregazione di M.V., la Santa Sede richiama in vigore i privilegi apostolici concessi a tutta la Congregazione di M.V. per cui essa è esente dalla giurisdizione degli Ordinari locali e immediatamente soggetta alla stessa Sede Apostolica (Cast. 94)

N.B.-Sigillo aderente

5899.
1644, ottobre 24, ind. XIII – Filippo IV d’Austria re a. 26
Castelbaronia
Attilio Cella, di Sorbo, pubbl. not.
Camillo de Anseris, giudice
D. Romano de Angelis, ab. dell’Ordine di M.V., dovendo riscuotere dal q. Giovanni Pietro Romano, avo di Antonio Romano, di Castelbaronia, 11 ducati e 2 carlini annui, per un capitale di 112 ducati, ceduti da D. Fabio Scopa, – come risulta da uno strumento di cessione, rogato dallo stesso not. Attilio Cella – e non essendo stati corrisposti questi censi annui da Antonio, possessore dei beni del q. Giovanni Pietro Romano, chiese alla Curia di Castello l’assistenza per rifarsi sui beni di costui, e la Curia mise all’asta i beni di lui, facendo emettere il bando: «Chi vole comprare una casa solarata con più e diversi membri soprani e sottani sita in detta terra iusta li beni di Polita Angellina da uno lato e item uno cellaro sito alla Cupitiello iusta li beni di Ottavio Petrella», e un pezzo di terra con viti e alberi fruttiferi, olivi e «vacuo», nel luogo detto Acquara: beni che furono comprati dal medico Girolamo Freda per 175 ducati, che poi cedette all’ab. D. Romano per lo stesso prezzo (Cast. 75)


5900.
1644 («1645»), ottobre 26 – Innocenzo Pp. X a. 1
Roma
Cristoforo Vidman, protonot. apostolico
Essendosi introdotta in appello davanti alla Santa Sede, ad istanza di M.V., una causa che il monastero sosteneva contro l’illustre D. Andrea Loterio, barone di Pietrastornina («petre sturmine»), riguardo al monastero di S. Maria delle Grazie di Pietrastornina e riguardo alla restituzione di beni, redditi e proventi dello stesso monastero, Cristoforo Vidman, protonot. apostolico, per autorità della Santa Sede emette sentenza favorevole al monastero, e fra l’altro ingiunge al barone di restituire «la cona del S.mo Rosario, due parati uno di seta verde e l’altro de damasco rosso, due Pianete una di damasco rosso e l’altra di seta negra da morti una croce d’ottone indorata, un crocifisso orinario, doi lanternoni, una pietra d’altare, tre tovaglie d’altare; camici de consueti numero 26 et 26 mozetti negri, le bolle delle Indulgenze concesse allla Cappella, una cassetta per questuare l’elemosine, ecc.» (C. 53)


5901.
1645 («1644»), febbraio 1° («kalendis febr.») – Innocenzo Pp. X a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Salvatore Sensale e Caterina Bosco, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

***A tergo c’è la dichiarazione in cui si attesta che il giorno 18 febbraio 1645, davanti all’abate di M.V., fu notificata agli interessati il tenore della bolla pontificia
 
N.B.-Fori per la bolla plumbea

5902.
1645, marzo 31, ind. XIII (in: 1647, agosto 10, ind. XV)
Mercogliano
Carlo Antonio Jacenna («Jascenda»), pubbl. not.
Olimpia de Silvestro, ved. di Orlando de Angelis, vivente «iure romano», compra dal chier. Sebastiano un pezzo di terra in Mercogliano, nel luogo detto «alli torelli», e una selva, pure in Mercogliano, nel luogo detto Serrone, per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento


5903.
1645, maggio 5, ind. XIII – Innocenzo Pp. X a. 1
Tommaso Antonio de Ruggiero, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Volendo il signor Ottavio Carissimo vendere al signor Tommaso Amato, cittadino beneventano, una bottega in città, nella parrocchia di S. Spirito, che egli teneva «titulo census in emphiteusim» per due 29 anni con potere di affrancarlo e per il canone annuo di 67 carlini per i primi 29 anni e per 7 ducati per i secondi 29 anni e con altri patti, come dallo strumento del 16 febbraio 1612, rogato dal q. not. Bartolomeo de Simone, il monastero di S. Giacomo concede l’assenso a tale vendite e riceve 8 ducati da don Ottavvio «de pecunia dicti Domini Thomae» (XXV, 63)


5904.
1645 («1646»), maggio 20 (ind. omessa) – Innocenzo Pp. X a. 1
Oreto di M.V. del Monte
D. Urbano de Martino, ab. generale della Congregazione di M.V., coi suoi definitori, costituisce il P. ab. D. Sebastiano Brosca, di Summonte, procuratore in Roma per tutte le cause riguardanti la Congregazione di M.V. (LXXVI, 70bis)


5905.
1645, agosto 5 («nonis augusti») – Innocenzo Pp. X a. 1
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Ferrante de Lapio e Colonna Zicardo, di Mercogliano e del casale di Valle, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

5906.
1645, agosto 24, ind. XIII – Innocenzo Pp. X a. 1
Roma
Antonio Barberini, cardinale diac. di S. Maria in Via Lata ingiunge ai collettori del Regno di non molestare il monastero di M.V. riguardo al pagamento delle decime papali, perché le rendite di questo monastero erano possedute dall’Annunziata di Napoli (LXXVI, 17)

N.B.-Sigillo aderente

5907.
1645, settembre 23, ind. XIV («XIII» romana) – Innocenzo Pp. X a. 2
Roma
La Santa Sede, richiamando in vigore la bolla di Urbano Pp. IV degli idi di gennaio 1264, con cui esentava la Congregazione di M.V. dalla giurisdizione di ogni prelato o persona ecclesiastica, ne ribadisce l’osservanza per quel che riguarda i beni di S. Giovanni dell’Acquara in Castelbaronia, in particolare riguardo a una vigna a Villamaina, presso i beni di Scipione Maradia, una vigna o vignale con olivi nel luogo detto «alla Croce», due case ivi, una vigna presso la strada pubblica, una vigna con vignale e territorio seminativo nel luogo detto «al padule», altra vigna, un territorio di circa 20 tomoli con querce, nel luogo detto «Macchioni», un territorio di 10 tomoli presso la palata, un altro territorio di circa 70 tomoli al «fondo di Carara», un pontello alla «Aira delli Monaci» di 7 tomoli un territorio di circa 2 tomoli «sopra la massaria di Tesauro», un territorio di 8 tomoli «alla Sanda», un altro territorio di circa 4 tomoli «alla fornace», una casa «al bico Scarfano», un casalino diruto, un pezzo di territorio di 4 tomoli «a S. Marzano», un territorio di 3 tomoli presso il Vallone, una casa «alli frutti», un cellaro una vigna «al Magliolo», una vigna e un canneto con alberi fruttiferi e infruttiferi nel luogo detto «l’Acquara», una casa nel luogo detto «alla Fontana», e finalmente 600 ducati di capitale che possiede sopra l’amministrazione di Castello

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5908.
1645, ottobre 6, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 24
Tocco di Vitulano
Gabrielle Pannillo, pubbl. not.
Mario Tontalo, giudice regio a vita
D. Prospero Ricciardo, di Tocco, vende al chier. Berardino Formichella, per il prezzo di 33 ducati, un po’ di terra della vigna che teneva a censo dal monastero di M.V. di Tocco, per un tomolo e 3 quarti di grano all’anno, alla metà di agosto, e che si trovava nel luogo detto «la Corte de lo Monaco»; e d’ora in poi Prospero corrisponderà un tomolo e mezzo di grano, e Formichello un quarto (CXXIII, 133)


5909.
1646, gennaio 18, ind. XIV – Innocenzo Pp. a. 2
Roma
Cristoforo Vidman, protonot. apostolico
Dietro ricorso dei Padri di M.V., la Santa Sede notifica che è stata avocata a Roma la causa fra M.V. e i canonici e Capitolo cattedrale di Capua, riguardo a due pezzi di terra di circa 13 moggi, e un pezzo di terra di un moggio e mezzo nel luogo detto «la chiusa seu Sant’Angelo», che il Capitolo cattedrale teneva indebitamente

N.B.-Sigillo aderente
***A tergo c’è l’attestato del not. che il doc. è stato notificato alle parti

5910.
1646 («1645»), marzo 7 («nonis martii») – Innocenzo Pp. (X) a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Francesco Rosa, presb. della diocesi di Frigento, una pensione annua del 2% sul beneficio parrocchiale di S. Maria de Curte che, come si asserisce, è di diritto patronale del nobile Nicola Ludovisi, principe di Piombino e Venosa e che la Santa Sede ha conferito a Rinaldo Jodisco (VII, 130)


5911.
1646, aprile 11, mercoledì, ind. XIV – Innocenzo Pp. X a. 2
Roma
Pietro Ottobono, cappellano del Papa e uditore del Sacro Palazzo, comunica che, dietro petizione da parte della Congregazione di M.V., è avocata a Roma la causa tra il moanstero di M.V. e il vesc. di Avellino, che, nonostante i privilegi pontifici di cui godeva la Congregazione, molestava il monastero nell’esercizio della sua giurisdizione (IV, 230)

N.B.-Sigillo aderente

5912.
1646 («1647»), settembre 27 – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria a coloro che visiteranno la chiesa dell’Assunta in Montefalcione, e in essa la cappella di S. Franceasco d’Assisi, il giorno della festa del Santo, a cominciare dai primi vespri sino al tramonto del sole del giorno seguente (VII, 87)


5913.
1646, dicembre 18 – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Guglielmo da Napoli, monaco «expresse» professo di M.V., per ovviare alla penuria di sacerdoti, di poter ricevere i quattro ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi, in tre domeniche o giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti, gli ordini del suddiaconato, diaconato e presbiterato, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal diritto comune e dalle Costituzioni della Congregazione di M.V.


5914.
1647 («1646»), febbraio 13 («idibus febr.») – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° grado di affinità a Domenico Nicola de Ruggiero e a Rosata Longo, di Mercogliano


5915.
1647 («1646»), febbraio 13 («id. febr.») – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Innocenzo Pp. X incarica l’ab. di M.V. di concedere a Giovanni Pietro Pecorello, di Cucciano («de loco Cruciani»), e a Caterina Santangelo, di Mercogliano, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5916.
1647, marzo 10 (ind. omessa) – Filippo d’Austria re a. 23
Boiano
Giacinto di Giorgio, di Boiano, pubbl. not.
Francesco Colacillo, di Boiano, giudice regio a vita
Angela Nardone, ved. di Giulio Romano, insieme con altri, ottiene da fra Roberto da Ariano, procuratore del monastero di S. Maria del Vivario in Boiano, la conferma d’una concessione per 29 anni «ad renovandum» d’un orto di quel monastero, nelle pertinenze della città, nel luogo detto San Lorenzo, per il censo annuo di 2 grane e mezzo, e pagando 4 ducati «pro nova intratura» (XXIX, 60)


5917.
1647, aprile 8 – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Secondino de Falconibus, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., di poter ricevere i quattro ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi gli ordini sacri del suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto, e lo dispensa dagli interstizi richiesti dal diritto comune e dalle Costituzioni delle Congregazioni di M.V.


5918.
1647, maggio 15 («id. maji») – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Innocenzo Pp. X incarica l’ab. di M.V. di concedere a Sabato Desiato e a Caterina de Masellis, di Ospedaletto, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5919.
1647, maggio 31, ind. XV – Innocenzo Pp. X a. 3
Roma
Cristoforo Vidman, pronot. apostolico ecc. notifica che, essendosi introdotta presso di lui la lite e causa fra l’ab. generale di M.V. e D. Cesare Jascenna, di Mercogliano, sul possesso di una selva in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Santo Stefano, piantata con alberi di castagni, olivi, ecc., ed avendo il 10 maggio scorso emessa sentenza a favore del monastero di M.V., ora ne ordina l’esecuzione, ingiungendo a tutti che, richiesti, diano all’ab. di M.V. tutto l’appoggio possibile per la difesa dei suoi diritti

N.B.-Sigillo aderente

5920.
1647, giugno 1°, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austra re a. 26 di Sicilia
Altavilla
Giovanni Andrea Bosco («Boschio»), di Altavilla, pubbl. not.
Giovanni Abbate, di Pannarano, giudice regio a vita
Berardino de Silvestro, di Pietrastornina, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento del 28 marzo 1640, ind. VIII (riferito, Reg. 5869) (C, 109)


5921.
1647, giugno 28, ind. XV
Dietro istanza di D. Sebastiano Brosca, procuratore generale della Congregazione di M.V. e della Comunità del monastero dei Ss. Sebastiano e Rocco in terra di Bagnoli, diocesi di Nusco, che venivano disturbati nei loro privilegi di esenzione da D. Carlo Biscione, arciprete di Bagnoli, D. Lorenzo Salvino, vicario foraneo, e D. Camillo de Cione e il chier. Camillo Ronca, per la pretesa corresponsione «quartae funeralis», Cristoforo Vidman, protonot. apostolico, spedisce monitorio ai 22 canonici di Bagnoli ribadendo i diritti del monastero e che chi avesse qualcosa da opporre ricorrese a Roma (XXIII, 1)


5922.
1647, agosto 10, ind. XV – Filippo d’Austria re
Salvatore de Nagella, pubbl. not.
Giovanni Battista de Januario, giudice regio a vita
Si trascrive in pubblica forma uno strumento del 31 marzo 1645, ind. XIII, lasciato dal not. nei semplici protocolli (riferito, Reg. 5902)


5923.
1648, giugno 7, ind. I – Filippo d’Austria re a. 28
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, di San Sossio, abitante in Castelbaronia pubbl. not.
Camillo de Ansaris, giudice regio a vita
Giovanni Carracino, di Castello, vende col patto «de retrovendendo quandocumque», al Rev. D. Giovanni Giacomo Berardi, priore di S. Giovanni della Valle, presso Castello, e a Domenico Freda, cellerario dello stesso monastero, per il prezzo di 14 ducati d’argento, un censo annuo di 14 carlini, da riscuotersi su un cellaro in Castello, nel luogo detto «li fossi» (Cast. 101)


5924.
1648, giugno 10 – Innocenzo Pp. X a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio alla chiesa del SS. Rosario in Gesualdo, diocesi di Frigento, un altare privilegiato per il giorno della Commemorazione dei Defunti e durante la sua ottava, come pure per il lunedì di ogni settimana


5925.
1648, agosto 7 – Innocenzo Pp. X a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Onofrio Lepore, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., di poter ricevere i quattro ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi gli ordini sacri del suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto comune, dispensandolo dagli interstizi richiesti nel diritto e nelle Costituzioni della Congregazione di M.V.

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5926.
1648 («1649»), settembre 22 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Vincenzo Rispolo, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto comune, dispensandolo inoltre dagli interstizi richiesti dalle Costituzioni di M.V.


5927.
1648, ottobre 1°, ind. II – Filippo d’Austria re a. 28
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, di San Sossio, abitante in Castello, pubbl. not.
Camillo de Ansaris, giudice regio a vita
Essendo stata mossa lite nei mesi scorsi dai Padri del monastero di S. Giovanni della Valle – in cui è priore D. Gian Giacomo Berardi, e cellerario D. Domenico Freda – contro Giacomo Zitola, di San Sossio, su un orto e una masseria comprata dal q. Antonio Zitola, padre di Giacomo, nel luogo detto «lo ponte» – sul quale orto il monastero aveva acquistato il diritto di 40 ducati, dei quali erano stati pagati solo 20 ducati e un tarì, perciò il monastero doveva riscuotere ancora 19 ducati e 4 tarì, come complemento di quei 40 ducati, e per altre spese di Curia, quel debito era salito a 30 ducati – il monastero fa vendere all’asta quei beni, che vengono comprati, come da maggiore licitatore, da Camillo de Ansaris per il prezzo di 30 ducati. Ma non avendo costui al presente questi 30 ducati, s’impegna a corrispondere al monastero un censo annuo di 34 carlini sui primi frutti di quei beni, ma col patto «de retrovendendo» (Cast. 76)


5928.
1648, dicembre 1°, ind. II – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Lapio
Orazio de Napoli, di Chiusano, pubbl. not
Fabio Cozza, di Lapio, giudice regio
Lucrezia Morsa, di Lapio, ved. di Marcaurelio de Jovine vivente «iure romano», con l’autorità e il consenso di Fabio Cozza, suo mundualdo, vende a D. Francesco de Russo, di Lapio, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 10 ducati, da riscuotersi su una vigna con viti latina e alcuni alberi fruttiferi e terra seminativa, nel luogo detto «Patierno», un pezzo di terra seminativo con cerri e querce e vigna con viti latine, nel luogo detto «li vallaratti»


5929.
1648, dicembre 6, ind. II («I» romana) – Innocenzo Pp. X a. 5
Essendo vacante il beneficio semplice di S. Maria di Costantinopoli, eretto nella chiesa di S. Giovanni in Mercogliano, di diritto patronato della famiglia Silvestro, – vacante per la morte di D. Sabato Silvestro -, il P. Abate Generale di M.V. lo conferisce a D. Giulio («Ilio») Lombardo, di Mercogliano (VII, 88)


5930.
1648, dicembre 9, ind. II («I» romana) – Filippo d’Austria re a. 28
Avellino
Francesco Antonio de Imbimbo, di Avellino, pubbl. not.
Giulio de Napoli, giudice regio
Quando fu celebrato il matrimonio fra Francesco Saraciniello, f. di Giovanni Antonio, di Mercogliano, e Grazia Lombardo, figlia di Giulio, costui assegnò come doti della figlia 650 ducati, – come appare da uno strumento regato dal not. Carlo Jacenna («Jascenda») il 10 giugno 1641 -, dei quali ducati ne furono però dati solo 500; ora, essendo morti tutti e due gli sposi senza lasciare eredi, Giovanni Antonio Saraciniello deve restituire a Giulio Lombardo le doti, ma non avendo danaro liquido, gli vende, per un capitale di 475 ducati, un censo annuo di 33 ducati, un tarì e 5 grana, da riscuotersi sopra un nocelleto nel luogo detto «la costa della Sala» (LXV, 20)


5931.
1649, febbraio 6, ind. II – Filippo IV d’Austria re a. 28
Napoli
Domenico de Masi, di Napoli, pubbl. not.
Domenico de Bologna («Bonomia»), di Napoli, giudice regio
Filippo de Januario, di Mugnao, «misso et intermedio, ut dixit» del monastero di M.V., conviene con Andrea Alifante e Giovanni Pagliuca, di Napoli, agenti anche a nome di Giuseppe Pinto, loro socio, in quel che segue: Filippo promette e si obbliga 1° «a proprie spese et fatiche del detto Monasterio… per tutto il presente mese di febraro riponere tanta quantità di neve nella detta montagna di M.V. nelle fosse solite… per la somma da some quattro mila et trenta doie nette di stole et fronde… et si obbliga consignare qui in Napoli alli detti Andrea, Giovanne et Gioseppe»; 2°. che tutte le spese che occorreranno per le reposizone della neve e per il trasporto di essa fino a Napoli saranno fatte a spese del monastero e di Filippo; 3° che quella neve, mattina per mattina, sarà posata fuori la Porta Capuana di Napoli un’ora «dopo giorno» e ogni soma deve essere di 150 rotoli, e da quel luogo il Monastero e Filippo saranno tenuti a trasportare quella neve e consegnarla dove si vende la neve in città e nei suoi borghi; – da parte loro quei soci si obbligano a pagare la neve al presso di 14 carlini per ogni soma di 150 rotoli (LXXVI, 52)


5932.
1649, febbraio 12 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giovanni Battista, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 22 mesi sull’età richiesta per l’ordinazione sacerdotale e dal biennio di interstizi, richiesti dalle Costituzioni della Congregazione di M.V.


5933.
(1649), maggio 7 («nonis maji») – Innocenzo Pp. X a 5
Roma
Orazio Giustiniani, presb. cardinale del titolo di S. Onofrio, affida all’Abate Generale di M.V. di impartire l’assoluzione ad alcuni religiosi di M.V. dalle censure e irregolarità l’assoluzione ad alcuni religiosi di M.V. dalle censure e irregolarità in cui erano incorsi per essere stati promossi agli Ordini sacri senza aver osservato gli interstizi di un biennio tra un ordine e l’altro, secondo le costituzioni apostoliche approvate per M.V., e per aver contratta irregolarità nell’esercitare gli Ordini così ricevuti (IV, 261)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5934.
1649, maggio 12 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Guglielmo Alfieri, monaco della Congregazione di M.V., perchè possa essere ordinato sacerdote, la dispensa di cinque (mesi) dell’età richiesta dal Concilio di Trento, e del biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V.


5935.
1649, maggio 17 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Orazio da Sulmona, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., perchè possa essere ordinato sacerdote, la dispensa di sei mesi dall’età richiesta e del biennio di interstizi richiesto dalle Costituzioni di M.V. tra un Ordine maggiore e l’altro


5936.
1649, giugno 8 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Smaraldo da Mugno, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di essere ordinato sacerdote in una domenica o altro giorno festivo, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto comune, dispensandolo ancora dal biennio di intersitizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V. tra un Ordine maggiore e l’altro


5937.
1649, luglio 16 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Gregorio da Napoli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter ricevere i quattro Ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi gli Ordini maggiori del suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto comune, dispensandolo inoltre dagli interstizi richiesti nella Costituzioni della Congregazione di M.V.


5938.
1649, settembre 6 – Innocenzo Pp. X a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Modestino da Ospedaletto, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di otto mesi per l’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote, e dal biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni della Congregazione di M.V.


5939.
1649, dicembre 6, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 29
Paterno
Giovanni Camillo de Licio, di Paterno, pubbl. not
Giovanni Camillo de Salerno, di Paterno, giudice regio a vita
Al tempo del contratto per il matimonio tra Domenico de Petracio, di Paterno, e Angelo de Orazio, sorella di Sabato de Orazio, costui promise per dote della sorella 100 ducati, ed ora, a complemento di quelle doti, dà 25 ducati, che Domenico ipoteca sui suoi beni (XCIX, 31)


5940.
1649, dicembre 14 – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giacinto da Napoli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter ricevere i quattro Ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi in tre domeniche o in altri giorni festivi, anche fuori dei tempi richiesti dal diritto, di essere promosso agli Ordini maggiori del suddiaconato, diaconato e presbiterato, e insieme gli concede la dispensa dal biennio ndi interstizi, richiesto dalle Costituzioni della Congregazione di M.V. tra un Ordine magiore e l’altro

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5941.
1649 («1650»), dicembre 2, ind. III – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Prospero Caffarello, protonot. apostolico, ingiunge alla Nunziatura di Napoli, di consegnare tutte le scritture relative alla causa tra M.V. e i Governatori dell’Annunziata di Napoli, che si era cominciata a trattare presso la stessa Nunziatura ma che poi era stata avocata alla Santa Sede (IV, 267)

N.B.-Sigillo aderente

5942.
1650, gennaio 22, ind. III
Roma
Prospero Caffarello, protonot. apostolico, spedisce monitorio contro l’Arciprete e i canonici di Candida, che sorrettiziamente avevano ottenuta la facoltà di erigere la Congregazine del Rosario nella loro chiesa maggiore, mentre già dall’anno 1576 la stessa Congregazione era già stata ereta nell chiesa del monastero di M.V. (XXX, 197)

N.B.-Sigillo aderente

5943.
1650, febbraio 24, ind. III – Filippo IV re a. 30
Manocalzati
Fabrizio Basso, di Manocalzati, publ. not.
Paolo Picone, di Manocalzati, giudice regio a vita
Giovanni Tommaso Marroco, di Candida, ora oblato della Congergazione di M.V., e sua moglie Bella Caputo, il 12 giugno 1626 donarono al monastetro di M.V. in Candida tutti i loro beni mobili e stabili, – e cioè: una selva di castagni  di circa un moggio in territorio di Candida, nel luogo detto «li schiti», presso i beni del monastero di S. Agostino in Candida; 11 ducati da riscuotere da Scipione de Novello, come complemento di 30 ducati che costui gli doveva per una possessione che gli aveva venduta nel luogo detto «Santo Angelo»; una casa scoperta in Candida, nel luogo detto «lo piano»; metà di un’altra casa, pure in Candida, nel luogo dettto «li Ferrari»; un’altra casa in tre membri, sempre in Candida; una vigna con viti latine e terra seminativa, di circa 6 moggi, nel luogo detto «lo buico»; tutti i seminati in quei territori come si trovavano allora; i beni mobili (di cui si redige l’elenco) -, con la riserva di poter testare alla loro morte per la somma di 4 ducati, e con altri patti (Cand. X, 1)


5944.
1650, maggio 5, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Sant’Angelo a Scala
Michele Arcangelo de Alessandro, di Pietrastornina, pubbl. not.
Dorastante de Calfasso, di Pietrastornina, giudice regio
In occasione del contratto per il matrimonio tra Giovanni Antonio de Calfasso, f. di Santo, di Pietrastornina, e Rosata Cerolla, sorella di Francesco Cerullo e figlia di Lucrezia de Orgoglio, di Sant’Angelo a Scala, vengono promessi 300 duati come dote di Rosata, in questo modo: 100 ducati «tra panni et denari a tempo del sponsalitio», e gli altri 200 ducati fra due anni dalla data odierna enza alcun interesse. Da parte sua Giovanni Antonio ipoteca queste doti su tutti i suoi beni (XIII, 153)


5945.
1650, maggio 18, ind. III – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Prospero Caffarello, protonot. apostolico
Ad istanza nel monastero di S. Giovanni della Valle, in Castelbaronia, diocesi di Treviso, viene concesso l’assenso apostolico per l’esecuzione di un compromesso, – stipulato il 24 febbraio 1649 tra il monastero di S: Giovanni e il Clero di Castelbaronia -, nel quale D. Giovanni Giacomo Berardi, priore e procuratore del monastro di S. Giovanni della Valle, doveva essere reintegrato nel possesso di tutti i beni stabili del q. Sabatino Scopa, – e cioè: una vigna nel luogo detto «a Villa maina»; un’altra vigna o vignale con olivi nel luogo detto «alla Croce»; un’altra vigna «alle Taverne»; un’altra vigna o vignale con terra seminativa «alle palude»; un’altra vigna «alli gueschi»; un altro pezzo di terra «alli Mauluni», di circa 20 tomoli; un altro pezzo di terra «allo ponte»; un pontello «all’aira delli Menaci»; un altro pezzo di terra di circa 4 tomoli «alle fornace»; uno sterparo con cerri, «alle taverne»; un pezzo di terra di 4 tomoli «a Santo Nallaro»; altri due vignali «a Santi Epuli»; un altro territorio di 3 tomoli «a visciano» -, ma con l’obbligo di dare 200 ducati alla cappella del Monte Carmelo, eretta nella chiesa parrocchiale di Castello dal q. Fabio Scopa, f. ed erede dello stesso q. Sabatino Scopa (Cast. 6)

N.B.-Sigillo aderente
***A tergo: fede del vesc. di Trevico che il 22 giugno 1650 ha immesso il P. D. Giovanni Giacomo Berardi, a nome del monastero di S. Giovanni della Valle, nel reale possesso dei beni del q. Sabatino Scopa

5946.
1650, maggio 28, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re a. 29
Mercogliano
Francesco Saraciniello, di Mercogliano, pubbl. not.
Modestino Preziosa, di Mercogliano, giudice regio
Si riporta uno strumento del 10 dicembre 1643 (riferito, Reg. 5894) (XIII, 147)


5947.
1650, giugno 14, ind. III – Filippo d’Austria re a. 30
Ospedaletto
Salvatore de Masellis, d’Ospedaletto, pubbl. not.
Giovanni Battista de Januario, di Mercogliano, giudice regio
Carlo Saracino, f. di Giovanni Luigi Saracino, e sua madre Giovanna de Ruggiero, di Mercogliano dovevano riscuotere 100 ducati di capitale da Luca e Ferdinando de Masellis, e da altri, di Ospedaletto, come da strumento rogato dallo stesso not. Salvatore de Masellis, sopra una casa grande o taverna con orto contiguo, in Ospedaletto, e su altri loro beni. Ora i de Masellis vendettero tutti quei beni al Monastero di M.V., per il prezzo di 580 ducati, ordinando che di questa somma se ne trasferissero a Girolamo de Ruggiero, padre della suddetta Giovanna, e per esso al marito di costei Giovanna Luigi Saraceno, 100 ducati con gli interessi decorrenti. Siccome però il monastero di M.V. venne meno per alcuni anni dalla corresponsione degli interessi, di 10 ducati all’anno, Carlo Saracino e Giovanna de Ruggiero mossero lite contro i de Masellis, principali loro debitori, nella Gran Corte della Vicaria e presso la Nunziatura. Ora con la presente concordia Carlo e Giovanna si obbligano a irritare tutti gli atti di questa causa esistenti presso quei tribunali, e il monastero di M.V., per mezzo del suo procuratore fra Domenico da Tocco, oblato della Congregazione di M.V., agente dietro procura di D. Matteo da Tocco, ab. generale di M.V., paga 100 ducati per il capitale e 85 ducati per gli interessi decorsi (CXV, 150)


5948.
1650, luglio 1° («kal. julii») – Innocenzo Pp. X a. 6
(Roma)
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dare a Sabato dello Russo e a Lucrezia Mastrogiacomo, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dal 3° e 4° grado di affinità (VII, 89)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5949.
1650, luglio 2 – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Carlo Cutillo, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter essere ordinato diacono e poi sacerdote in due domeniche o altri giorni festivi, anche fuori del tempo prescritto dal diritto comune, dispensandolo inoltre dagli interstizi prescritti dal S. Concilio di Trento e dal biennio richiesto dalle Costituzioni di M.V. fra un Ordine maggiore e l’altro


5950.
1650, luglio 2, ind. III – Filippo d’Austria re a. 30
Salvatore de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Guglielmo de Leonardis, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Si attesta che il 10 marzo 1648, ind. I, a M.V. «et proprie dentro lo Scrittorio» fu rogato uno strumento tra Andrea Celeste e Giovanni Battista Tauro, di Avella, da una parte, e D. Matteo da Tocco, abate decano di M.V. insieme con la Comunità dall’altra, riguardo all’affitto delle fosse della neve nella montagna di M.V. per 240 ducati all’anno (LXXVI, 53)


5951.
1650, luglio 16, ind. III – Filippo IV d’Austria re a. 30
Salvatore de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Guglielmo de Leonardis, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Il monastero di M.V. affitta a Giovanni Battista Tauro, di Avella, le fosse della neve della montagna di M.V. per 240 ducati all’anno, col patto di dare 8 rotoli di neve al giorno ai Padri di M.V. residenti in Napoli, qualora fosse ivi presente l’Abate Generale e i definitori, dovessero aggiungervi un altro rotolo per ciascuno (LXXVI, 54)


5952.
1650, agosto 4 – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Benedetto Russo, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter essere ordinato sacerdote in una domenica o altra festa, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto comune, dispensandolo ancora dal biennio di interstizi richiesto dalle Costituzioni di M.V. fra un Ordine sacro e l’altro


5953.
1650, agosto 13 («id. aug.») – Innocenzo Pp. X a. 6
Roma
Innocenzo Pp. X incarica l’ab. di M.V. di concedere a Paolo Fiorillo e a Vittoria Maresca, di Ospedaletto, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

5954.
1650, settembre 29, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 30
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, di San Sossio, abitante in Castello, pubbl. not.
Francesco Mancino, giudice regio a vita
Antonio Maurello e Domenica Mancino, coniugi, di Castelbaronia, ottenuto prima il regio assenso, – trattandosi di beni dotali di Menica -, vendono a D. Pascasio Gargano, cellerario del monastero di S. Giovanni della Valle, e agente a nome di questo monastero, per un capitale di 12 ducati, un censo annuo di 12 carlini, da ricuotersi sugli introiti di una vigna dotale di Menica, nel luogo «alli fossi», in teritorio di Castelbaronia,  su un pezzo di terra di 3 tomoli e mezzo, nel luogo «alli cirri fierri», e in difetto di questi, su tutti gli altri loro beni mobili e stabili ovunque esistenti; e dichiarano di essere mossi a questa vendita dal fatto che essi «molti mesi sono che… si ritrovano infermi di morbo gallico che si vedeno morire per detta loro infemità ultra che detto suo marito viene molestato da doversi creditori (Cast. 77)

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5955.
1650, dicembre 22, ind. IV («II» romana) – Innocenzo Pp. X a. 7
Roma
Da parte del ginnasio pubblico della regione di S. Eustacchio, viene concessa la laurea in «iuribus pontificio et caesareo» a D. Franceco Pinto, canonico di Salerno

N.B.-Si tratta di una pergamena in forma di codice

5956.
1651, febbraio 24, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Salvatore de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Giovanni Battista de Januario, di Mercogliano, giudice regio a vita
Carlo Saracino (e «Saraceno»), f. di Giovanni Luigi, insieme con sua madre Giovanna de Ruggiero, di Mercogliano, ved. vivente «iure romano», dichiarano che, ponendo fine alla lite mossa a causa degli interessi del 10% non corrisposti loro dal monastero di M.V. per un capitale di 100 ducati, si contentano di 185 ducati, «con espressa dichiarazione che le terze maturate da dì della compera della detta taverna (cfr. 14 giugno 1650, Reg. 5947) ut supra fatta nell’anno mille seicento e undeci nel mese di maggio ascendono alla somma di ducati 380» dei quali donano con donazione inter vivos al monastero di M.V. «habito respectu che è chiesa», 206 e in questi 206 ducati si dichiarano inclusi anche i 55 ducati che intendeva lasciare al monastero il q. Giovanni Luigi Saracino (CXV, 151)

N.B.-Mancano tutte le sottoscrizioni

5957.
1651, giugno 4, ind. IV – Filippo IV d’Austria re a. 26
Giovanni Battista Brosca, di Summonte, pubbl. not.
Alessandro de Marino (errato nel testo «Masrino»), giudice regio.
Si riporta un doc. del 31 agosto 1642 (riferito, Reg. 5884) (CXII, 118)

N.B.-Il doc. termina a tergo

5958.
1651, giugno 13 («idibus junii») – Innocenzo Pp. X a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere la dispensa matrimoniale dell’impedimento di 3° grado di consanguineità ad Agostino Saraciniello e Caterina Silvestro, di Mercogliano

N.B.-Fori per la bolla plumbea

5959.
1651, giugno 22, ind. IV – Innocenzo Pp. X a. 7
Roma
Giulio Sacchetti, presb. cardinale del titolo di S. Susanna, prefetto «Signaturae Justitiae» del Papa, reintegra il P. D. Romualdo Cloreto, ad. di S. Maria delle Grazie di Marigliano, nei suoi diritti di voce attiva e passiva e nell’abbazia suddetta (IV, 268)


5960.
1651, luglio 31, ind. IV – Innocenzo Pp. X a. 7 («9»)
Roma
Prospero Caffarelli, protonot. apostolico ecc. rende noto che, essendo stata introdotta davanti a lui la lite e causa tra D. Giovanni Battista Lizio, ab. di S. Silvestro e parrocco della SS. Annunziata di Sant’Angelo a Scala, annessa a quell’abbazia,e D. Giovanni Domenico Porcile, arciprete di Sant’Angelo a Scala, sul diritto che il Lizio diceva di avere di esigere decime dai parrocchiani o figliani della SS. Annunziata e dagli stranieri che dimoravano in quel castello: dopo la debita citazione , non essendo comparso, aveva condannato inn contumacia il Porcile e perciò ora si ordinava a tutti di prestare, richiesti, il debito aiuto per la difesa dei diritti del Lizio contro il Porcile

***Nel verso della pergamena c’è il bando e l’atto notarile, da Sant’Angelo a Scala in data 11 febbraio 1665, col quale si dichiara che si è intimato a Donato Cafasso, di Pietrastornina, e a Giuseppe de Nardo, di Ospedaletto, abitanti in Sant’Angelo a Scala, l’obligo di pagare la decima all’abate di S. Silvestro in forza del riferito documento
 
N.B.-Sigillo aderente

5961.
1651, ottobre 15, ind. V – Filippo d’Austria re a. 30
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, di San Sossio, abitante in Castelbaronia, pubbl. not.
Francesco Mancino, di Castelbaronia, giudice regio
Orazio Marcello, di Castelbaronia, vende a D. Giovanni Giacomo Berardi, priore di S. Giovanni della Valle in Castelbaronia, agente a nome di questo monastero, per il prezzo di 12 ducati, un censo annuo di 12 carlini da ricuotersi su una vigna «a S. Giovanni» presso i beni dello stesso monastero (Cast. 78)


5962.
1651, ottobre 15, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 30
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, di San Sossio, pubbl. not.
Francesco Mancino, di Castello, giudice
Giovanni Antonio Bardasio, di Castello, vende a D. Giovanni Giacomo Berardi, priore del monastero di S. Giovanni della Valle, agente insieme con altri monaci a nome di quel monastero, per il prezzo di 10 ducati di carlini, un censo annuo di 10 carlini «cum pacto de retrovendendo quandocumque», da riscuotersi su una vigna «cum casella de fabrica», nel luogo detto «l’acquara», e su un pezzo di terra di circa 10 tomoli nel luogo detto «a S. Giovanni», e su altri due pezzi di terra nel luogo detto volgarmente «li terzi alla sauda» (Cast. 79)


5963.
1651, dicembre 15 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giovanni Battista da San Severino, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa dal biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V. tra un Ordine sacro e l’altro


5964.
1652 («1653»), febbraio 5 («nonis febr.») – Innocenzo Pp. X a. 8
(Roma)
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Leonardo de Gennaro ed Angelotta de Gennaro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità (VII, 90)


5965.
1652 («1651»), febbraio 5 («nonis febr.») – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab di M.V. di concedere a Filippo Simeone e a Maddalena Saraciniello, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 4° grado di affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

5966.
1652, febbraio 15 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Tommaso Ferrara, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V. la dispensa di un anno di età per poter essere ordinato sacerdote, e insieme la dispensa dal biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V.


5967.
1652, aprile 13 («idibus aprilis») – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe de Nicolais, di Ceppaloni, e Giulia de Gennaro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità

***A tergo c’è l’attestato che la bolla è stat presentata agli interessati davanti all’abate di M.V. il 4 giugno 1652
 
N.B.-Fori per la bolla plumbea

5968.
1652, maggio 14 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Clemente Pensa, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 10 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote, e insieme la dispensa dagli interstizi richiesti dalle Costituzioni di M.V.


5969.
1652, maggio 14 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Antonio Villano, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta per le sacre ordinazioni del presbiterato, e insieme la dispensa dal biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V.


5970.
1652, maggio 15 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Urbano Pagano, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V. la dispensa da un biennio di interstizi, richiesto dalle Costituzioni di M.V., perché possa essere ordinato sacerdote

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5971.
1652, giugno 2
Roma
Il Collegio dei Chierici della Camera Apostolica lascia quietanza di aver ricevuto per parte di M.V. e dell’Università di Montoro, per le mani di D. Ascanio Rinaldi, 3 ducati d’oro, come «quindennium generalis collectionis», dovuto alla Santa Sede per l’unione del monastero di S. Cristoforo, della Congregazionde di M.V., alla chiesa del Corpus Domini di Montoro (LXXXVII, 21)


5972.
1652, agosto 21 – Innocenzo Pp. X a. 8
Roma
Odoardo Vecchiarelli, protonot. apostolico, con sentenza della Segnatura di Giustizia di Roma, revoca la sentenza emessa dalla Nunziatura di Napoli nella causa riguardante 380 ducati annui, richiesti alla Congregazione di M.V. dall’Annunziata di Napoli (IV, 269)


5973.
1652, ottobre 10, ind. V – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Pietrastornina
Michele Arcangelo de Alessandro, di Pietrastonina, pubbl. not.
Si riporta uno strumento del 6 aprile 1628 (riferito, Reg. 5763) (CI, 272)


5974.
1652, ottobre 19 – Innocenzo Pp. X a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giovanni Battista Branca, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 11 mesi per essere ordinato sacerdote, e insieme quella del biennio di interstizi, richiesto nelle Costituzioni della Congregazione di M.V.


5975.
1652, ottobre 21 – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Pietradefusi
Silvestro Amatello, di Candida, abitante in Manocalzati, pubbl. not.
Gabriele Mazzarella, di Pietradefusi, giudice regio a vita
D. Simone Ziccardo, monaco di M.V. e priore del monastero di S. Leonardo in Montefusco, dà il suo assenso alla cessione che Giovanni Camillo, Marco de Nunzio e Marcantonio Caralosa hanno fatto al dottor Nicola Antonio Gemma, di Pietradefusi, di metà di due mulini del monastero di Pietradefusi, nel luogo detto Puzzillo, obbligandosi il dottor Nicola a corrispondere al monastero 33 carlini all’anno, e gli altri a corrispondere altri 33 carlini annui, essendo il canone complessivo di 6 ducati e 3 tarì, da corrispondersi nella festa di S. Egidio (XCIX, 225)


5976.
1652, dicembre 26, ind. VI – Filippo IV d’Austria re a. 31
Montefalcione
Francesco Antonio de Aytone, di Torre di Montefusco, abitante in Candida, pubbl. not.
Scipione Pulcario, di Montefalcione, giudice
Biagio Barra, di Napoli, legittimo marito di Prudenza dell’Orco, viene ad un accordo e transazione con Felice dell’Orco, di Montefalcione: avendo uo padre Andrea Barra comprato da Fabrizio Chioccarello un orto in quella terra, nel luogo detto «la Toppa», per il prezzo di 37 ducati, col patto «de retrovendendo quandocumque», Biagio voleva avere quell’orto «iure congruo»; ora ad evitare liti («ad evitandum evitanda») Andrea cede quell’orto per 30 ducati ad Ovidio dell’Orco, che stipula il contratto a nome di Biagio,e paga quei 30 ducati come dote di Prudenza, moglie di Biagio e figlia di Ovidio, mentri gli altri 7 ducati, complemento del primitivo prezzo dell’orto passeranno in beneficio di Andrea al tempo in cui gli eredi di Fabrizio Chioccarelli vorranno ricomprare quell’orto. Nella presente transazione Biagio riceve da Felice 55 ducati sia per il capitale dei 30 ducati, sia per le altre spese sostenute, e cede a Felice sulla lite sorta, cassando tutti gli atti emessi


5977.
1653 («1652»), febbraio 5 («nonis februarii») – Innocenzo Pp. X a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice inciarica l’ab. di M.V. di dispensare Ferrentino Lombardo e Anna Lombardo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


5978.
1653, luglio 22, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 32
Castelbaronia
Ferdinando Lombardo, pubbl. not.
Camillo de Ansaris, giudice
D. Cesare e Ferdinando Freda, fratelli, di Castello, asseriscono che il loro padre Girolamo il 6 dicembre 1635 vendette al P. ab. D. Romano, presente, per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 7 ducati, da riscuotersi su una loro casa in più membri superiori e inferiori, in Castelbaronia, nel luogo detto «avante la chiesa», e sugli altri suoi beni stabili e mobili, dovunque esistenti, col patto che durante la vita del P. Abate D. Romano quei 7 ducati annui dovevano essere corrisposti a lui personalmente e dopo la sua morte al monastero di S. Giovanni della Valle «cum pacto de retrovendendo quandocumque», e questo mediante pubblico strumento rogato dal not. Marzio de Gresi, di Napoli. Ma, siccome D. Cesare e Ferdinando, figli ed eredi di Girolamo, dalla morte del loro padre hanno cessato dal corrispondere quei 7 ducati annui, col pretesto che i beni che essi posseggono sono quelli dotali dalla loro madre  enon quelli del padre, ora ad evitare liti di addiviene con loro ad un accordo per cui i due fratelli di obbligano d’ora in poi a corrispondere ii 7 ducati (Cast. 80)


5979.
1653, ottobre 24, ind. VI – Innocenzo Pp. X a. 10
Roma
Amato Dunozetto, cappellano del papa, decano della S. Rota, ecc., in seguito a petizione presentata al S. Pontefice da parte di M.V., – nella quale si lamentava che, nonostante i privilegi di esenzione di cui godeva la Congregazione di M.V., l’arcivescovo di Benevento pretendeva di esercitare la giurisdizione nei castelli o ville di San Martino (Sannita) e Terranova, col pretesto che sono nella sua diocesi, emanando anche delle rovvisioni a riguardo -, essendo stata affidata a lui questa causa, egli, in virtù di santa obbedienza, cita le parti a comparire alla sua presenza e frattanto invia inibitoria all’arcivesc. di Benevento e a chiunque altro, proibendo di attentare o innovare alcunchè contro la giurisdizione di M.V.; e in particolare ordinando all’arcivescovo di Benevento, al suo vicario generale e a tutti i suoi officiali e procuratori che durante la lite pendente con M.V. si astengano dal ledere i diritti di M.V. e del parroco di S. Martino
***Nel verso della pergamena, sotto la data del 28 novembre 1653, ind. VI, da Benevento, si stende l’atto notarile che, nella data indicata, era stato notificato il doc. riferito all’Ill.mo e Rev.mo D. Giovanni Battista Topa, arcivescovo di Benevento, al Rev.mo D. Annibale Albertini, suo vicario generale, e ad altri, e questo dietro istanza del procuratore generale della Congregazione di M.V. e del parroco di San Martino (Sannita), D. Giovanni Nittoli
N.B.-Sigillo aderente

5980.
1653, dicembre 1°, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 32
Napoli
Matteo Amatruda, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Innocenzo Scarpato, di Napoli, giudice regio
Marco Masello, f. del q. Orazio, di Ospedaletto, vende a D. Marco de Masellis, procuratore di M.V., per un capitale di 109 ducati un censo annuo di 7 ducati, ipotecati su un territorio con alberi nocciuole, mele e altri alberi fruttiferi, di circa 2 moggi, presso Summonte, già redditizio alla Curia baronale di Summonte in un censo annuo di 3 carlini, e su alcune case in quattro membri, di cui due superiori e due inferiori, nella stesa terra, nel luog detto «allo borgo» (CXII, 119)


5981.
1654, gennaio 21, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 33
Napoli
Francesco Amenta, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Pino, di Napoli, giudice regio a vita
I signori Francesco Sansò, il chier. Alessandro e Luigi Sansò, di Capua, padre e figli, vendono a D. Lorenzo Cutillo, ab. del monastero di M.V. in Capua, agente come procuratore del monastero di M.V., per un capitale di 3800 ducati, un censo annuo di 304 ducati, «cum pacto de retrovendendo quandocumque», ipotecati su due mulini detti comunemente «dello chioppo», nelle vicinanze di Capua, nel luogo detto «all’acqua de trefisco», presso un altro mulino detto «dello fico», e presso un altro mulino detto «la molinella»: ducati che erano pervenuti al monastero per un legato del patriarca D. Fabio De Lagonissa, arcivesc. di Conza (LXXV, 286, ff. 1-7)

N.B.-Si tratta di una copia, estratta e autenticata dallo stesso not. il 7 luglio 1660, con tutte le sottoscrizioni autografe e originali. Il doc. è scritto in forma di codice, col signum del not. ad ogni carta

5982.
1654, gennaio 21, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 33
Napoli
Francesco Amenta, di Napoli, pubbl. not.
I signori Francesco Sansò, il chier. Alessandro e Luigi Sansò, padre e figli, di Capua, vendono a D. Alberico Mellusio, cellerario e procuratore del monastero della SS. Annunziata di Casamarciano, nelle pertinenze di Nola, «cum pacto de retrovendendo quandocumque», per un capitale di 1000 ducati, un censo annuo di 80 ducati, da riscuotersi su due mulini detti comunemente «dello chioppo», nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto «all’acqua de trefisco» (LXXV, 286, ff. 8-14)
 
N.B.-Come al Reg. precedente

5983.
1654, aprile 11
Mercogliano
Pascarello Preziosa, di Mercogliano, pubbl. not.
Marco Ciriello, di Ospedaletto, giudice
Si riporta integralmente uno strumento del 25 luglio 1639. ind. VII (riferito, Reg. 5863) (CXX, 123)


5984.
1654, aprile 11, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. 32
Trani
Nicola Antonio di Mastro Nicola, pubbl. not.
Francesco Antonio Siecchia, giudice regio
Giacomo Sifola, Laura Sifola, ved. di Ottavio de Torres, e Giulio Sifola, di Trani, eredi ab intestato del q. Marino Sifola Raone, e coeredi del q. Giuseppe Palagano Piscicelli, costituiscono, per i loro interessi, procuratore Luigi dello Litto, abitante in Napoli

N.B.-Sigillo aderente

5985.
1654, aprile 16, ind. VII – Fillippo IV d’Austria re a. 33
Montefalcione, nella chiesa di S. Maria di Loreto, della Congregazione di M.V.
Francesco Antonio de Aytone, di Torre di Montefusco, abitante in Candida
Scipione Pulcario, di Montefalcione, giudice regio
Beatrice Chioccarella, di Montefalcione, vende a D. Giovanni Giacomo Berardi, ab. di S. Maria di Loreto in Montefalcione, per il prezzo di 18 ducati, un censo annuo di 18 carlini, ipotecati su un territorio in Montefalcione, nel luogo detto «fontana tetta», con casa, vigna, e alberi fruttiferi, di circa 7 tomoli

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5986.
1654, aprile 16, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. 33
Montefalcione, nella chiesa di S. Maria di Loreto
Francesco Antonio de Aytone, di Torre di Montefusco, abitante in Candida
Scipione Pulcario, di Montefalcione, giudice regio
Cesare Pagliuca, di Montefalcione, vende a D. Giovanni Giacomo Berardi, ab. di S. Maria di Loreto, col patto «de retrovendendo quandocumque», per il prezzo di 6 ducati, un censo annuo di 5 carlini e 4 grana, da riscuotersi sui primi frutti di un orto di circa due tomoli e mezzo, in Montefalcione, nel luogo detto «lo burgo di Sant’Antonio», e su una vigna con terra «vacua», di circa 2 tomoli, nella stessa terra, nel lugo detto «lo cappellano», e in difetto di questi, su tutti gli altri suoi beni


5987.
1654, aprile 26, ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. 33
Montefalcione, nella chiesa di S. Maria di Loreto
Francesco Antonio de Aytone, di Torre le Nocelle, presso Montefusco, abitante in Candida, pubbl. not.
Scipione Pulcario, di Montefalcione, giudice regio
Pietro de Bernardis, di Montefalcione, vende a D. Atanasio Ercole e alla Comunità di S. Maria di Loreto in Montefalcione, per il prezzo di 30 ducati, un censo annuo di 27 ducati, da riscuotersi sui primi frutti di una masseria di circa 12 tomoli con casa e diversi alberi fruttiferi, in Montefalcione, nel luogo detto Croce


5988.
1654, maggio 21, ind. VII – Innocenzo Pp. X a. 10
M.V. del Monte
Salvatore de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
D. Girolamo Felicella, da GIugliano, ab. generale di M.V. (che si sottoscrive), crea suo procuratore generale l’abate D. Lorenzo Cutillo, per le liti civili, criminali e miste a Roma, mosse o da muoversi, con la facoltà di potersi creare uno o più sostituti per espletare i suoi offici


5989.
1654, ottobre 8, ind. VIII – (Filippo IV d’Austria) re a. 33
Montefalcione
Francesco Antonio de Aytore, pubbl. not.
Antonio Capone, giudice di Montefalcione
Caterina dell’Orco con suo marito vende al monastero di S. Maria di Loreto in Montefalcione, e per esso all’ab. D. Sebastiano Brosca, certi beni


5990.
1655, gennaio 26 – Filippo IV d’Austria re
Lauro, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Battista Mercogliano, pubbl. not.
Felice Nappo, giudice, (ma si sottoscrive Giuseppe Corciano, di Lauro, giudice regio)
Giovanni Battista e Giovanni Antonio Nappi, e Antonello Janiciello, vendono al monastero di S. Giacomo di Lauro, er il prezzo di 10 ducati, un censo annuo di 9 ducati ipotecati sui loro beni (L, 28)


5991.
1655, febbraio 10, ind. VIII – Filippo IV d’Austria re a. 34
Montefalcione, nella chiesa di S. Maria di Loreto
Francesco Antonio de Aytone, pubbl. not.
Antonio Capone, di Montefalcione, giudice regio
Antonia Migliolo, di Montefalcione, ved. di Francesco Sordillo, vivente «iure romano», insieme con suo figlio Simone Sordillo e la moglie di lui Prudenza Frasca, vende a D. Sebastiano Brosca, ab. di S. Maria di Loreto in Montefalcione, per il prezzo di 12 ducati, un censo annuo di 10 carlini e 8 grana, ipotecati su un territorio con vigna e diversi alberi fruttiferi, di circa 3 tomoli, in Montefalcione, nel luogo detto Croce, su un territorio con vigna e alberi fruttiferi, di circa 2 tomoli nella stessa terra, nel luog detto «lo peuriello»


5992.
1655, agosto 16, ind. VIII – Carlo II d’Austria re a. 3
Deliceto («Iliceto»)
Giovanni Girolamo Paduano, di Zungoli, abitante in Deliceto, pubbl. not.
Giovanni Cardinale, di Deliceto, giudice regio
Andrea e Giacomo Capaccio, fratelli, vendono a D. Leonardo de Manno, dell’Ordine di M.V., procuratore del monastro dell’Annunziata di Deliceto, per un capitale di 30 ducati, un censo annuo di 30 tarì, ipotecati su una vigna in territorio di Deliceto, nel luogo detto San Chirico (XLVIII, 51)


5993.
1655, novembre 8, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re a. 26
Summonte
Giovanni Battista Brosca, di Summonte, pubbl. not.
Alessandro de Marino, di Summonte, giudice regio
Si riporta un doc. del 15 gennaio 1641, ind. IX (riferito, Reg. 5872) (CXII, 120)


5994.
1656, gennaio 24, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 35
Napoli
Francesco Amenta, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Pino, giudice regio a vita
Il chier. Alessandro Sansò e Luigi, suo fratello, vendono al monastero della SS. Annunziata di Casamarciano, per un capitale di 250 ducati, un censo annuo di 20 ducati, ipotecati su due mulini nelle vicinanze di Capua, detti comunemente «dello chioppo» (LXXV, 286, ff. 15-19)

N.B.-Come al Reg. 5981

5995.
1656, febbraio 15 – Alessandro Pp. VII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Eustachio Chiesa, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter essere ordinato sacerdote in una domenica o altro giorno festivo, anche fuori del tempo prescritto, dispensandolo dagli interstizi di un biennio, richiesti dalle Costituzioni della Congregazione di M.V. tra un Ordine maggiore e l’altro


5996.
1656, maggio 2 – Alessandro Pp. VII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice nomina presidente del Capitolo della Congregazione di M.V., che si doveva tenere quell’anno, il cardinale Lorenzo Imperiale, protettore della stessa Congregazione, con facoltà di poter creare un suo sostituto (IV, 342)


5997.
1657, aprile 13 («Idibus aprilis») – Alessandro Pp. VII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Flaviano dello Giodice e a Orsola Jacenna, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 4° grado di affinità

N.B.-Bolla plumbea

5998.
1657, aprile 26 – Alessandro Pp. VII a. 3
Castelgandolfo
Alessandro Pp. VII concede al chierico Guglielmo di Leonardo, di Ospedaletto, la dispensa di poter essere promosso i quattro ordini minori, «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi al suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, continui o discontinui, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto per le sacre ordinazioni, dispensandolo inoltre dagli interstizi prescritti dal Concilio di Trento


5999.
1657, maggio 7 («nonis maii») – Alessandro Pp. VII a. 3
Castelgandolfo («In arce Gandulfi dioecesis Albanensis»)
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Pietro dello Barberio e a Giovanna Rossa, di Ospedaletto, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6000.
1657, agosto 5 («nonis augusti») – Alessandro Pp. VII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Antonio Jacenna («Jacenda») e Adriana Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6001.
1657, agosto 5, ind. (omessa) – Filippo IV re a. (omesso)
Feudo di M.V., nella chiea di S. Gennaro di Terranova
Alessandro Mosetta, di Pietradefusi, pubbl. not.
Gennaro Penna, di Torre di Montefusco, abitante in Pietradefusi, giudice regio
Marco Cafaro e sua moglie Camilla de Nuzzolo, del Feudo di M.V., e il P. D. Bartolomeo Giannattasio, ab. e priore di S. Gennaro di Terranova, insieme con la sua Comunità, asseriscono che nei mesi scorsi, e propriamente il 27 luglio del precedente anno 1656, da Angelo, «olim» marito di Camilla, fu fatto testamento istituendo eredi generali e particolari i suoi figli Biagio e Sebastiano, con la condizione che, morendo costoro senza legittimi eredi, dovesse suceedere nella sua eredità Giustina Jannetta, sua nipote, e nel caso che anche costei morisse senza eredi, erede universale e particolare sarebbe stato il monastero di S. Gennaro di Terranova. Ora, essendosi appunto verificata la morte di Biagio, Sebastiano e Giannetta, «et furono sepelliti in ecclesiastica sepoltura alle spese di esso Monasterio, seu del q. Don Loiso Pretiosa in quel tempo Abb. et Priore d’esso et sotto la data delli vinti 8bre mille seicento cinquanta seie si comparte nella Corte del feudo in nome de detto Padre D. Bartolomeo Giannattasio al presente Priore del detto Venerabile Monasterio de S. Giannario et se fa instanza essere declarato herede detto Monasterio…» e in data 25 novembre 1656 il monastero fu posto in possesso di quell’eredità, e cioè: una casa in più membri con cortile nel casale di Festolario del Feudo; un terreno nello stesso casalem nel luogo detto «alle chiadarili», con viti, noci, olivi, ecc.; una vigna di circa un moggio, nel luogo detto «alli Sassi», nello stesso territorio; un’altra vigna di circa mezzo moggio, nel luogo detto «alli Scanatti»; una possessione seminativa di dieci moggi nel luogo detto «alli guerri»; un’altra possessione seminativa di circa mezzo moggio nel luogo detto «alla pogliara». Ora la suddetta Camilla, già moglie del q. Angelo, essendosi appellata alla R. Udienza del Principato Ultra contro quel decreto della Corte del Feudo, esigendo la dichiarazione di nullità di quel testamento, addiviene a una transazione col monastero, per cui essa con suo marito s’impegna a corrispondere al monastero 15 ducati all’anno sui frutti di quell’eredità, in ragione del 10% su un capitale di 150 ducati di carlini d’argento, e il monastero di S. Gennaro desiste dai diritti del suo possesso su quei beni

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6002.
1657, settembre 10, lunedi, ind. XI («X» romana) – Alessandro Pp. VII a. 3
Roma
La Sacra Romana Rota emette sentenza contro Mons. Giovanni Battista Toppa, arcivesc. di Benevento, che pretendeva esercitare la giurisdizione nei luoghi soggetti all.ab. di M.V., e insieme è condannato alle spese del processo (IV, 343-350)

N.B.-Sigillo aderente. Il doc. è redatto in forma di codice, autenticato dal not. del Sacro Palazzo Apostolico Vincenzo Cicollio Gallesio

6003.
1657, dicembre 30, ind. XI («X» romana) – Alessandro Pp. X a. 3
Benevento
Giovanni Fabio Conte, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il procuratore e la Comunità del monastero di S. Caterina, concedono a Marco…, agente a nome proprio e a nome e per parte di giovanni Giacomo Ciocha, una casa in undici membri tra superiori e inferiori, in Benevento, nella parrocchia di S. Agata, per il canone annuo di 30 carlini, da corrispondersi il 25 novembre, nella festa di S. Caterina e con la facoltà di poterla affrancare con beni dallo stesso reddito annuo (XXVI, 71)


6004.
1658 («1657»), febbraio 13 («Idibus febr.») – Alessandro Pp. VII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Calonico, di Monteforte, e Ortensia de Nicolais, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità («tertio consanguinitatis vel affinitatis gradu») (VII, 92)


6005.
1658, marzo 29, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 39
Mercogliano, nell’Infermeria di Loreto di M.V. del Monte
Andrea Preziosi, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Buonconte, di Mercogliano, giudice regio a vita
Filippo e Giovanni Sbordone, di Summonte, fratelli, vendono a D. Marino Bellottolo, cellerario maggiore e procuratore generale di M.V. del Monte, per un capitale di 165 ducati, – che il monastero possedeva in questo modo: 90 ducati per una retrovendita fatta a beneficio di Francesco de SIlvestro, del casale di valle di Mercogliano, 50 ducati per un’altra retrovendita fatta a beneficio del q. D. Bartolomeo Laurenzano, di Summonte, e gli altri 25 ducati giunti al monastero per cause diverse (che non si determinano) -, un censo annuo di 13 ducati e un tarì, ipotecati su una possesione di castagni e querce in territorio di Sant’Angelo a Scala, nel luogo detto «alle Siberghe», reddditizia alla Curia marchesale di Sant’Angelo, « prout in Inventario reperitur», e su una selva di castagni in territorio di Summonte, nel luogo detto «lo gauso seu Schiaiano», redditizia alla Curia baronale di Summonte in 10 grana (CXII, 121)


6006.
1658, maggio 19, ind. XI – Carlo II re a. (omesso)
Castelbaronia
Attilio Cella, di Sorbo, abitante in Castello, pubbl. not.
Nicola Tosa, di Castello, giudice
Antonio Angellina, di Castello, vende a D. Romano de Angelis, ab. della COngregazione di M.V. e superiore del monastero di S. Giovanni della Valle, per un capitale di 26 ducati, 23 carlini all’anno, e tre assi («et assibus tribus»), alla ragione del 9%, col patto «de retrovendendo», da riscuotersi su una casa nel luogo detto «alla fontana», e su una vigna nel luogo detto «allo megliolo». Questi 23 carlini annui saranno consegnati all’ab. D. Romano, «vita sua durante» (Cast. 81)


6007.
1658, dicembre 19, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. 38
Napoli
Francesco Amenta, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo Altieri («de Alterio»), di Napoli, giudice
Il chier. Alessandro Sansò e suo fratello Luigi vendono ad Andrea Atanasio (anche Athenasio, Atthanasio), di Napoli, per un capitale di 200 ducati, – ducati che vengono passati «brevi manu» al monastero di M.V. del Monte in computo di interessi di alcuni anni dovuti allo stesso monastero -, 16 ducati all’anno, ipotecati su un mulino nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto Trefisco (LXXV, 286, fff. 20-24)

N.B.-Strumento riportato in forma di codice, in forza di dispensa regia concessa il 7 luglio 1660 e inserita nel primo strumento di questo volume, Reg. 5981, autenticato dallo stesso not. e con sottoscrizioni autografe del giudice e dei testi, e col Signum del not. ad ogni carta

6008.
1659, gennaio 7
Napoli
Francesco Amenta, di Napoli, pubbl. not.
D’Andrea Atanasio, di Napoli, cede gli ultimi 16 ducati (cfr. Reg. precedente) da lui comprati al chier. Alessandro Sansò e dal fratello di lui Luigi, per lo stesso prezzo di 200 ducati, al monastero di M.V., e per esso a D. Pio Milone, procuratore di M.V., ducati che erano pervenuti al monastero per una donazione ad esso fatta dal P. D. Pompeo Cesarano, monaco di M.V., con riserva dell’usufrutto (LXXV, 286. ff. 25-26)

N.B.-Come al Reg. precedente

6009.
1659, maggio 22, ind. XII («XI») – Alessandro Pp. VII a. 5
Loreto («Loreti»), di Mercogliano, Infermeria di M.V. del Monte
Andrea Preziosi, di Mercogliano, pubbl. not
Si riporta un breve pontificio, dato da Roma il 18 marzo 1659, nell’anno 4° del pontificato di Alessandro Pp. VII, in cui questi con Motu proprio crea abate generale della Congregazione di M.V. D. Benedetto Petrillo, definitori e visitatori D. Emiliano Cercarello e D. Carlo Latino, definitori capitolari D. Egidio Laudati e D. Urbano de Martino, procuratore generale D. Giovanni Giacomo Berardi (IV, 565)

N.B.-Il doc. è tagliato a destra in fondo

6010.
1659, giugno 27 – Alessandro Pp. VII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice con Motu proprio commina la pena della scomunica riservata a lui e la privazione di voce attiva e passiva nei capitoli, senza speranza di riabilitazione, per quei monaci di M.V., di qualunque dignità essi siano, i quali, per conseguire qualunque dignità, ricorressero, direttamente o indirettamente, ad appoggi di principi, cardinali, prelati, ecc. non appartenenti alla stessa Congregazione; ingiunge all’Abate Generale di M.V., in virtù di santa obbedienza, di non aver riguardo a tali mezzi nel conferimento di dignità offici, ecc.; e ordina che in ogni Capitolo Generale si debba leggere pubblicamente questo breve (IV, 567)

***Copia stampata (IV, 566)

6011.
1659, novembre 14
Roma
Odoardo Vecchiarelli, protonot. apostolico, ecc. rende noto che, ad istanza del parroco di San Martino (Sannita) del Feudo di M.V., ha citato alla sua presenza D. Tommaso Urbano, attuale procuratore degli uomini e degli eletti del castello di San Martino, ed ora si spedisce inibitoria perchè nessuno si ingerisca più in questa causa, essendo stata avocata dalla Santa Sede

***Nel verso della pergamena, in data Benevento 10 dicembre 1659, ind. XIII («XII» romana), si notifica che sono state citate le parti e che è stata loro lasciata copia del documento
 
N.B.-Sigillo pendente

6012.
1660, aprile 9
Roma
Ad istanza del monastero di M.V. di Napoli, – che aveva esposto alla Santa Sede come essi si trovavano nel pacifico possesso del diritto di far esercitare un forno nelle loro case «pro coquendo panem», per la necessità dei Padri e monaci del loro monastero, e che su questo diritto non dovevano essere molestati da alcuno, e che ciò nonostante l’Uditore del Nunzio di Napoli aveva decretato che l’abate, il piore e il cellerario di M.V., «sub pena privationis officiorum», ecc. avrebbe dovuto far sfrattare da quel forno del monastero Antonio Chiarello e chiudere la porta di esso dalla parte della piazza e che in quel forno non avrebbero dovuto fare altro pane se non quello necessario per il servizo dei Padri del monastero -, si manda inibitoria alla Nunziatura di Napoli di non ingerirsi nelle cose riguardanti quel monastero, e che in caso si appellassero a Roma (LXXXIX, 23)

N.B.-Sigillo aderente

6013.
1661, giugno 21
Roma
Citazione, inibitoria, ecc., spedita da Saluzio Saluzio Albertantonio, protonot. apostolico, ecc., per la causa del monastero di S. Nicola Tolentino contro D. Giovanni Domenico e altri

N.B.-Sigillo aderente

6014.
1662, gennaio 31 – Alessandro Pp. VII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice con Motu proprio crea D. Benedetto Petrillo, monaco professo di M.V. procuratore generale della Congregazione di M.V. per il tempo prescritto dalle Costituzioni di M.V. (IV, 587)


6015.
1662, gennaio 31- Alessandro Pp. VII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice con Motu proprio crea D. Gian Giacomo Berardi, monaco di M.V., abate generale delle Congregazione di M.V., per il tempo pprescritto dalle Costituzioni di M.V. (IV, 570)

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6016.
1662, febbraio 28, ind. XV -Filippo d’Austria re a. 48
Castelbaronia
Domenica Cella, di Castello, pubbl. not.
Girolamo Piccarino, di Castello, giudice
Giovanni Carravino, di Castello, vende al P. D. Desiderio Vitelli, di Benevento, al presente priore nel monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castello, e alla sua Comunità, per il prezzo di 23 ducati di carlini d’argento, un censo annuo di 20 carlini e 7 grana, da riscuotersi su una vigna con viti, olivi e altri alberi fruttiferi, in Castello, nel luogo detto «alli fuossi», già redditizia alla cappella di S. Rocco in 20 carlini all’anno (Cast. 82)


6017.
1662, aprile, ind. (omesso)
Roma
Saluzio Saluzio Albertonio, protonot. apostolico, dietro istanza del monastero di M.V. del Monte, invia monitorio alla Nunziatura di Napoli, comunicando che la causa tra M.V. e l’Annunziata di Napoli è avocata a Roma

N.B.-Sigillo aderente
***A tergo, in data 12 aprile 1662, il portiere della Nunziatura di Napoli, dichiara di aver notificato il monitorio alle parti interessate

6018.
1662, maggio 14 – Alessandro Pp. VII a. 7
Mercogliano, in Loreto, infermiera di M.V. del Monte
Andrea Preziosi, di Mercogliano, pubbl. not
D. Gian Giacomo Berardi, ab. generale, e i suoi definitori, l’ab. D. Paolino Capaldo e l’ab. D. Luigi Ricciardi, definitori e visitatori della Congregazione di M.V., notificano che come procuratore generale in Roma è stato eletto dalla S. Sede apostolica il P. D. Benedetto Petrillo in forza di un breve apostolico del 31 gennaio 1662 (riferito, Reg. 6014) (LXXVI, 75)


6019.
1662, novembre 8 – Alessandro Pp. VII a. 8
Roma
Il Sommo Ponteficio concede a D. Francesco de Dura, della Congregazione dei Chierici Regolari Teatini, la dispensa di passare alla Congregazione di M.V., purchè questa sia contenta di riceverlo (IV, 571)


6020.
1664 («1663»), marzo 15 («idibus martii») – Alessandro Pp. VII a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Tommaso dello Russo e Giovanna de Angelis, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di affinità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6021.
1664, aprile 2, ind. II – Filippo d’Austria re a. (omesso), Alessandro Pp. VII a. 9
Roma
Introdotta nel tribunale di Napoli una lite tra l’Ospedale dell’Annunziata di Napoli e la Congregazione di M.V., a causa dell’annua prestazione di 387 ducati, in forza di strumento di trasazione, stipulato fra le parti il 13 dicembre 1567, e sulla prestazione di altri 105 ducati, in forza di un altro strumento del 29 giugno 1606, il Nunzio di Napoli venne al seguente decreto del 1° aprile 1662, dato da Napoli: l’ab. di M.V. paghi per ora 1144 ducati, un tarì e 6 grana, in forza dello strumento riguardante i 387 ducati annui, dovuti all’Annunziata di Napoli, salva altra provvisione. Da questa sentenza M.V. appellò alla Santa Sede, che, accolto l’appello, affidò la causa alla Sacra Rota, in cui si discusse se M.V. era tenuto o meno a quei 387 ducati annui, e fu deciso negativamente, sentenza che passò «in re… iudicata», e che ora si manda in esecuzione (LXXXIX, 50-53)

N.B.-Doc. in forma di codice

6022.
1664, aprile 9, ind. (omessa) – Filippo d’Austria re a. 45
Mercogliano
Andrea Preziosi, di Mercogliano, pubbl. not.
Gregorio Lombardo, giudice regio a vita
Bernardo de Imbimbo, di Avellino, vende a D. Filippo Ferro, cellerario maggiore di M.V. del Monte, agente a nome di M.V. per un capitale di 54 ducati, – danaro che il monastero si trovava ad avere «infra summam 3800» ducati, dalla retrovendita data ai De Sansò («de Sanzio») di Capua -, un censo annuo di 4 ducati, 3 carlini e 2 grana, ipotecati su alcune case di Avellino, nel luogo detto «lo burgo di Sant’Antuono» (XVIII, 126)¹


6023.
1664, maggio 14, ind. II – Alessandro Pp. VII a. 10
Roma
La Santa Sede con suo Monitorio comunica che è avocata a Roma la lite tra M.V. e i canonici Mario Floriano e Giuseppe de Rocco, sui frutti di un censo di 22 ducati e 2 tarì all’anno

N.B.-Sigillo aderente

6024.
1664, maggio 24, ind. II – Alessandro Pp. VII a. 10, Filippo d’Austria a. (omesso)
Roma
Pietro Olimpiade Petruccio, not. apostolico
Stante la lite fra la Congregazione di M.V. del Monte e i canonici Mario Floriano e Giuseppe de Rocco, assistenti cappellani della chiesa di M.V., monastero soppresso in Salerno, per un reddito annuo di 22 ducati e 2 tarì, dovuti da D. Nunzio de Napoli e dai suoi successori, la Santa Sede, con sentenza del protonot. apostolico Saluzio Albertantonio, innanzi tutto dichiarò che «bene fuisse appellatum pro parte dicte Congregationis M.V. de Monte et male iudicatum per dictum Vicarium» – in quanto cioè in prima istanza era stata giudicata la causa dal Vicario Apostolico di Salerno, Sede Vacante -, e perciò annulla la sentenza precedente, decretando che quei censi annui spettavano e spettano alla Congregazione di M.V.

N.B.-Sigillo aderente

6025.
1664, giugno 25
Roma
Nicola Ludovisi, presb. cardinale dal titolo di S. Maria degli Angeli, ingiunge «discreto viro confessori ex approbatis ab Ordinario per latorem presentium ad infrascripta specialiter eligendo», di dispensare dai voti un tale che, stando in galera, aveva fatto voto di entrare in religione, e che di fatto vi era entrato, ma che poi, senza fare la professione, non avendo la forza di professare, se ne era uscito e si era sposato (VII, 97)


6026.
1664, luglio 11, ind. II – Alessandro Pp. VII a. 10
Roma
Ad istanza di Menico dell’Ovano (o «dell’Orano») e di sua moglie, oblati di S. Maria di Loreto in Montefalcione, la Santa Sede, con monitorio emesso da Saluzio Saluzio Albertantonio, protonot. apostolico, ribadisce il privilegio «fori et exemptionis a vectigalibus» che spettava agli oblati di M.V., ingiungendo a tutti di osservarlo, e che chi avesse diritti da far valere contro di esso, si appellasse alla Santa Sede, unico tribunale competente

***A tergo, sotto la data del 29 luglio, con atto del not. Antonio Picone, si notifica che fra Massimo da Mercogliano, oblato della Congregazione di M.V. «et cursor Rev.mae Curiase Lauretane jurisdictionis eiusdem Congregationis», ha intimato alle parti interessate il monitorio pontificio
 

6027.
1664, luglio 11, ind. (omessa) – Filippo IV d’Austria re a. (in bianco)
Napoli, nel monastero di M.V.
Matteo Giaccio, di Napoli, pubbl. not.
Tommaso d’Auria, di Gragnano, giudice regio a vita
D. Filippo Ferro, cellerario maggiore di M.V., compra, a nome di M.V., per un capitale di 150 ducati, da Francesco Renza, f. del q. Domenico, un censo annuo di 12 ducati, ipotecati su una selva di circa 20 moggi in Mercogliano, nel luogo detto «alli caputi seu alle pratole», una taverna con fabbrica, corte, ecc. in più membri, e una terra con alberi fruttiferi, di circa 40 moggi, in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «lo serrone seu lo bosco». I 150 ducati erano pervenuti al monastero dalla somma dei 3800 del legato di Mons. Fabio de Lagonissa (LXV, 29)


6028.
1664, luglio 12, ind. II – Alessandro Pp. VII a. 10
Roma
Saluzzo Saluzzo Albertantoio, protonot. apostolico, – dietro istanza di M.V. che si lamenta che, nonostante le sue immunità ed esenzioni, è molestato dal promotore fiscale della Nunziatura di Napoli, chiamando in giudizio i monaci della stessa Congregazione, mentre essi possono giudicati solo dalla Santa Sede -, spedisce monitorio contro il Nunzio di Napoli, proibendogli di procedere nelle cause contro i monaci della Congregazione di M.V., e in particolare contro l’ab. Pulcino e un altro abate (V, 2)

***A tergo, sotto la data del 19 luglio 1664, in Napoli, Giacinto di Donna, cursore ordinario della Corte di Napoli, dichiara «havere notificata la presente Scrittura al Rev. Sg.re Auditore D. Felippo Monti il Sig.re D. Carlo Bianchi advocato fiscale di detta Nunziatura Apostolica, ecc.»
***Altro esemplare (VII, 98)

6029.
1664, agosto 27, ind. (omessa) – Carlo d’Austria a. 3
Loreto («Loreti Montis Virginis»)
Andrea Preziosi, di Mercogliano, pubbl. not.
Gregorio Lombardo, di Mercogliano, giudice regio a vita
Francesca de Rentio (anche «Renna»), ved. di Giovanni Nicola Santangelo, – in forcza di dispensa regia -, vende a D. Filippo Ferro, cellerario maggiore di M.V. del Monte, per un capitale di 100 ducati, – che il monastero di M.V. aveva dalla domma dei 3800 ducati, lasciati in legato da Mons. Fabio de Lagonissa -, un censo annuo di 8 ducati, ipotecati su un territorio arbustato con alberi fruttiferi, in Mercogliano, nel luogo detto San Marco (LXV, 35)


6030.
1664, dicembre 28, ind. III («II» romana) – Alessandro Pp. VII a. 10 («9»)
D. Giovanni Giacomo Berardi, «Dei ac Sancte Sedis gratia» umile ab. generale della Congregazione di M.V. (che si sottoscrive), nell’anno III del suo generalato, conferma lo juspatronatus delle cappelle della SS. Annunziata, del Corpus Domini, del SS. Rosario, di S. Maria di Costantinopoli e di S. Giacomo «ad fistularam», costruite nel territorio del Feduo di M.V. ed erette nella chiesa del monastero di S. Giacomo, in Sant’Angelo e nel casale di San Giacomo del Feudo, juspatronatus spettante all’Università di quella terra

N.B.-Riguardo alla data di questo doc. abbiamo dovuto serbare fede all’anno dell’era volgare, contro altre indicazioni cronologiche (ind. e anno del pontificato di Alessandro Pp. VII), specialmente per quell’indicazione del III anno di generalato dell’ab. Berardi. Ora costui fu nominato abate generale di M.V. con Motu proprio di Alessandro Pp. VII del 31 gennaio 1662, proclamato solennemente e ufficialmente nel Capitolo generale della Congregazione di M.V. il 30 aprile 1662 (Cfr. Registro III dei Capitoli, a. 1639-1681, Ms. dell’Archivio di M.V.)

6031.
1665, gennaio 7, ind. III – Alessandro Pp. VII a. 10 («9»)
Loreto di M.V.
Essendo stato chiesto all’Università di S. Martino e di Terranova del Feudo di M.V., che venisse spedita bolla di conferma dello juspatronatus sulle cappelle dal titolo del SS. Rosario, di S. Maria dei Martiri e di S. Maria dell’Arco, costruite nella chiesa di S. Martino e nella piazza di quel castello («Castro»), presso il lato destro dell’ingresso di quella chiesa e presso il contiguo bosco, l’ab. D. Giovanni Giacomo Berardi, generale della Congregazione di M.V., nel 3° anno del suo generalato, siccome constava della verità dell’esposto, con formale decreto conferma «et quatens opus est de novo concedimus cappellas predictas» lo juspatronatus insieme col diritto di sepoltura

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6032.
1665, gennaio 13, ind. III – Alessandro Pp. VII a. 10
Roma
Pietro Franciscone, not. dei Sacri Palazzi
Luigi Bevilacqua, referendario «utriusque Signaturae», cita M.V. e l’Annunziata di Napoli a inviare i loro rappresentanti perchè compaiano al suo tribunale, per la causa che v’era tra loro riguardo ai 387 ducati annui e agli altri 105 ducati, che l’Annunziata richiedeva dalla Congregazione di M.V.

***A tergo: «A di ventuno de Augusto 1665 in napole Io Notato Gerolamo de maio portiero della nunziatura apostolica refero avere notificato il R.mo Auditore D. Gerolamo sampieri er il Sig.re Marino Pecino masco detto e D. Tommaso montone scrivano della causa…»

6033.
1666, maggio 20, ind. (omessa) – Carlo II, sotto la tutela della Regina madre, re a. 1
Napoli, nel monastero di M.V.
Antonio Cerillo, di Napoli, pubbl. not.
Antonio de Adamo, di Napoli, giudice regio
D. Onorio de Porcariis, procuratore di M.V. del Monte, presente D. Giovanni Giacomo Berardi, ab. generale di M.V., addivine ad un accordo con Giovanni Simeone, di Mercolgiano, al presente in Napoli, – il quale diceva di avere dei diritti su un’eredità che Nunziante Saraciniello, di Mercogliano, aveva lasciato al monastero -, dandogli 100 ducati, – pervenuti al monastero dal legato di 3800 ducati di Mons. Fabio de Lagonissa -, e Giovanni cede a tutti i suoi diritti su quell’eredità, in particolare su un territorio presso Torelli, nel luogo detto Alvanella, di circa 5 moggi (LVI, 260)


6034.
1667, aprile 13 («idibus aprilis») – Alessandro Pp. VII a. 12
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Renza e Giuditta del Vecchio, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea
***A tergo c’è l’attestato che la Bolla fu presentata agli interessati il 7 maggio 1667

6035.
1667, novembre 13 («id. nov.») – Clemente Pp. IX a. 1
Roma
Clemente Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concedere a Felice de Silvestris e a Mattia de Silvestris, «della Valle et de Mercogliano», la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori e cordoncino per la bolla plumbea pendente

6036.
1668, febbraio 22
Roma
Nicola Acciaioli, protonot. apostolico, dietro istanza del monastero di M.V., – che si lamentava che, nonostante i suoi privilegi di esenzione, veniva molestato dal promotore fiscale della Nunziatura di Napoli, che agiva in particolare contro fra Carlantonio Romano «seu Maceratensem Conversum dicte Congregationis», che veniva tratto in giudizio «criminaliter» nella Curia della Nunziatura apostolica di Napoli per delitti commessi anche «intra claustra monasteriorum dicte Congregationis», e nei riguardi dello stesso fratello Converso per pretesa ritenuta di certe quantità di tabacco e di armi «seu pistola», ecc. -, spedisce monitorio contro il promotore fiscale della Nunziatura di Napoli, che cessi dal molestare i membri della Congregazione di m.V., e che se ha qualcosa contro, ricorra alla Santa Sede (V, 23)

***A tergo, in data 6 marzo 1668, da Napoli, Giuseppe di Lorenzo, curore della Rev.da Fabbrica di S. Pietro, attesta di aver notificato il presente Monitorio al Re.mo S.r Giovanni Battista Cerioli, Uditore della Nunziatura apostolica di Napoli

6037.
1669, marzo 1° – Clemente Pp. IX a. 2
Roma
Dietro esposizione di Giovanni Ludovico Ricciardi, ab. generale della Congregazione di M.V., che nel Capitolo generle del 22 aprile 1668 c’era stato del turbamento per il fatto che una delle province della Congregazione prevaleva sulle altre nel conseguimento degli uffici, s’era venuto alla comune deliberazione che l’elezione dell’abate generale della stessa Congregazione per l’avvenire si sarebbe fatta a turno fra le quattro province del Regno di Napoli, in cui constava tutta la Congregazione, formando due gruppi, uno delle province di Principato Ultra e Citra e l’altro delle province Beneventana e di Terra di Lavoro; e che quando da un «corpo» di province veniva scelto l’abate generale, dall’altro si sarebbe scelto il Procuratore generale; e che si sarebbero eletti 4 definitori generali, e cioè un definitore visitatore e un definitore capitolare da ciascun Corpo di province. Siccome poi tutti i Vocali della Congregazione erano 19 abati e 12 priori, si stabiliva che il Corpo delle province Ultra e Citra avesse 10 abati e 6 priori, – e cioè la provincia Ultra 6 abati e 3 priori, e la provincia Citra 4 abati e 3 priori -, e il Corpo della porvincia di Terra di Lavoro e Beneventana 9 abati e 6 priori, e cioè  la provincia di Terra di Lavoro 5 abati e 3 priori, e la provincia Beneventana 4 abati e 3 priori. Ora il Protettore della Congregazione, il cardinale Lorenzo Imperiali, invoca e ottiene su tutte queste deliberazioni l’assenso apostolico (V, 24)


6038.
1670, novembre 13 («Idibus novembris») – Clemente Pp. X
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a… e Ippolita Soricella, della diocesi di M.V., la dispensa dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità (VII, 90)

N.B.-Bolla plumbea. Mutila in tutto il lato sinistro
 

6039.
1670, dicembre 4, ind. IX – Carlo II re a. 5
Castelbaronia
Attilio Cella, di Sorbo, abitante in Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Tosa, giudice regio
Marco Cirello, di Castelbaronia, vende «absque patto de retrovendendo» al P. D. Carlo Cutillo, priore e superiore del monastero di S. Giovanni della Valle, una vigna nel luogo detto «allo Convento novo», con terra «vacua» e piante di olivi, redditizia all’abbazia di «Santo Nazzaro dello Scadito», in 5 carlini annui per il prezzo di 60 ducati, dei quali il venditore riceve subito 45 ducati, «e li altri docati quindici a complemento ut supra detto Marco le relascia à detti Monaci… per detto anno censo de carlini cinque perpetui che si deveno à detta Abadia ut supra» (Cast. 41)


6040.
1670, dicembre 8, ind. IX – Carlo II re a. 5
Castello
Attilio Cella, di Sorbo, abitante in Castello, pubbl. not.
Nicola Tosa, giudice regio
Pietro Marulla, di Castello, vende, senza patto «de retrovendendo» a D. Carlo Cutillo, priore e superiore del monastero di S. Giovanni della Valle, una vigna con alcuni olivi nel luogo detto «alla valle», in territorio di Castelbaronia, redditizia alla Capella del Santissimo, eretta in quella terra, in 9 carlini e un grano all’anno, per il prezzo di 35 ducati, dei quali Pietro ne riceve subito 26, mentre gli altri nove servono come capitale nelle mani del compratore per il censo annuo alla suddetta cappella (Cast. 42)


6041.
1671, settembre 10
Roma
Dietro istanza di M.V., – che si lamentava che nonostante che il Nunzio di Napoli non avesse potuto nè dovuto intervenire nella lite fra il monastero di M.V. e l’«Hospitale Pacis» dei Padri «ut dicitur Benfratelli», tuttavia «non minus nulliter quam iniuste» aveva condannato il monastero a versare 150 ducati, e perciò si era appellato a Roma -, Luigi de Aquino, protonot. apostolico comunica che la Santa Sede ha accolto l’appello e che perciò la causa è avocata a Roma (V, 26)


6042.
1671, ottobre 1° – Clemente Pp. X a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice concede ai fratelli, veramente pentiti, confessati e comunicati, che per qualche tempo interverranno devotamente alle XL ore che si tengono nella Confraternita di S. Stefano in Mercogliano, nel giorno di Natale, e ivi pregheranno per la concordia dei popoli cristiani, ecc., l’Indulgenza plenaria, concessione valida per 7 anni


6043.
1671, novembre 27, ind. X («IX» romana) – Clemente Pp. X a. 2
Roma
Luigi de Aquino, protonot. apostolico, Uditore della Camera apostolica, ecc., pronunzia la sentenza sulla esenzione della Congregazione di M.V., in seguito alla lite introdotta presso il suo tribunale tra M.V. e il promotore fiscale della Curia Arcivescovile della Nunziatura di Napoli «de et super observatione et exequtione Privilegiorum et litterarum Apostolicarum ad favorem dicte ven. Congreg. nec non exemptionsi dicte Congrefg. et Monachorum a iurisdictione Ill.mi D. Nuncii Neapolis» (V, 28)


6044.
(1672) agosto 12 («pridie id. aug.») – Clemente Pp. X a. 3
Roma
Nicola Ludovisi, presb. Cardinale di S. Maria in Trastevere, rimette all’abate generale di M.V. l’assoluzione del Converso Michele de Cinuga, il quale negli anni precedenti col coltello aveva ferito D. Girolamo Bruno, ab. della Congregazione di M.V. «et forsam etiam Superiorem suum», e che poi, dimesso l’abito regolare per più anni, aveva apostato (V, 37)

N.B.-Sigillo pendente

6045.
1673 («1672»), febbraio 5 («nonis febr.») – Clemente Pp. X a. 3
Roma
Dietro istanza di M.V., il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc. di Salerno e il vesc. di Avellino di fulminare scomunica contro i mali detentori di beni di M.V. (V, 30)

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6046.
1673 («1672», febbraio 13 («idibus febr.») – Clemente Pp. X a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Meulo e Adriana del Rosso, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6047.
1673, settembre 28, ind. XII («XI» romana) – Clemente Pp. X a. 4
Roma
Luigi de Aquino, protonot. apostolico, dietro istanza di D. Angelo Bracia («Brance»), ab. generale della Congregazione di M.V., – il quale aveva esposto che già altra volta lo stesso Luigi de Aquino aveva emessa sentenza il 27 novembre 1671 contro il promotore fiscale della Nunziatura di Napoli, che sia per le cause civili come per quelle criminali e miste, per reati commessi dai religiosi della COngregazione di M.V. dentro e fuori la clausura, la Congregazione poteva essere giudicata solo dalla Santa Sede, avendo l’esenzione dagli altri Ordinari, e che perciò non poteva essere molestata da quel promotore fiscale nel godimento di quell’esenzione, e quindi aveva imposto silezio su questa materia alla Curia della Nunziatura e l’aveva condannata alle spese: ora, ciò nonostante, il vesc. di Avellino e i suoi Officiali pretendevano trarre in giudizio presso la stessa Nunziatura di Napoli o in altri tribunali i monaci di M.V. -, ribadisce il privilegio di esenzione per la Congregazione di M.V., avocando a sè ogni causa con questa Congregazione (V, 45)


6048.
1674, maggio 21, ind. XII – Carlo d’Austria re a. 9
Frosolone («in terra frosoloni»)
Giovanni Domenico Masello, di Frosolone, pubbl. not.
Donato Gennario, giudice
Carlo de Luca, procuratore della chiesa di S. Maria del Vivario, di Boiano, riconcede a Isabella Gaudio, di Frosolone, eredi di Lucia Sardella, un territorio di 2 moggi, presso Frosolone, nel luogo detto «le pescole», per il censo annuo di mezzo tomolo di frumento, e 15 carlini in ogni rinnovazione (XLV, 113)


6049.
1674, magio 21, ind. XII – Carlo V d’Austria re a. 9
Frosolone
Giovanni Domenico Masello, di Frosolone, pubbl. not.
Domenico Gennario, di Frosolone, giudice
Carlo de Luca, procuratore della chiesa di S. Maria del Vivario in Boiano, riconcede ad Antonio Colarusso e ad altri una vigna di circa 4 tomoli nelle pertinenze di Frosolone, nel luogo detto «alli pisciarelli», per il censo annuo di 4 carlini, e 20 carlini in ogni rinnovazione «pro intratura» (XLV, 114)


6050.
1674, giugno 13, ind. XII – Carlo V d’Austria re a. 9
Frosolone
Giovanni Domenico Masello, di Frosolone, pubbl. not.
Donato Gennario, giudice regio
Carlo de Luca, procuratore della chiesa di S. Maria del Vivario in Boiano, riconcede a Bernardino Carlino, di Frosolone, una casa in questo castello, nella parrocchia di S. Pietro, presso le mura, per il censo annuo di un tomolo di frumento nel mese di agosto (XLV, 115)


6051.
1674, giugno 21 – Clemente Pp. X a. 5
Squillace
Il vesc. di Squillace Francesco Terotti, nomina Giacinto Rhodia, di Squillace, rettore e cappellano della cappella dal titolo di S. Francesco di Paolo, juspatronatus della famiglia de Castagna, – e perciò dietro presentazione di Giovanni Battista Pepe, della città di Squillace, attuale patrono della Cappella -, eretta nella chiesa matrice della terra di Satriano, diocesi di Squillace

N.B.-Sigillo aderente

6052.
1675, maggio 21 – Clemente Pp. X a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giuliano de Dina, novizio della Congregazione di M.V., essendo già sacerdote e dell’età di circa 44 anni, di poter emettere la professione religiosa dopo soli 6 mesi di noviziato


6053.
1675, maggio 25 – Clemente Pp. X a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice rimette all’abate generale l’assoluzione dalle censure in cui era incorso l’ab. D. Biagio Casazza, della Congregazione di M.V., il quale, quando aveva il governo del monastero di S. Maria delle Grazie in Penta, per un’ingente necessità di quel monastero e per pagare un debito al monastero dell’Annunziata di Casamarciano, della stessa Congregazione, prese in prestito 60 ducati e per questo debito diede in pegno i vasi d’argento del suo monastero, e poi pagò il debito col suo danaro (V, 77)


6054.
1676, febbraio 1° – Clemente Pp. X a. 6
Roma
Clemente Pp. X incarica l’ab. di M.V. di concedere a Mattia Quarente e a Camilla Bosco, di San Martino (Sannita), la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6055.
1676, luglio 15 («idibus julii») – Clemente Pp. X a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice, con bolla diretta all’ab. di M.V., concede a Domenico Galasso e a Caterina de Amorucciolo, di Ospedaletto, la sanazione in radice del loro matrimonio, contratto e consumato nonostante l’impedimento di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6056.
1676, ottobre 7 («nonis oct.») – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gennaro Saraciniello e Isabella Barbatella, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6057.
1677, febbraio 11 – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice, per ovviare alla penuria di sacerdoti, concede a Salvatore Vocalelli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., di poter ricevere i quattro Ordini minori «quatour feriatis vel non feriatis seu unica» e poi gli Ordini sacri del suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal diritto comune e dalle Costituzioni della Congregazione di M.V.


6058.
1677, febbraio 11 – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede  Salvatore Vocalelli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V. la dispensa di 13 mesi di età per poter essere ordinato sacerdote


6059.
1677, febbraio 23, ind. XV – Carlo d’Austria re a. 12
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Simone Santullo, di San Potito, pubbl. not.
Ottavio di Jorii, di San Potito, giudice
Carlo Petrozziello, di Sorbo, insieme con suo genero Desiderio Truta, della città di San Germano, abitante in Sorbo, vendono a D. Antonio Sensale, vicario e cellerario, D. Lorenzo de Martino e D. Lorenzo Galluccio, monaci del monastero di M.V. di Candida, raccolti capitolarmente e costituenti «totum Monasterium», per il prezzo di 20 ducati, un censo annuo di 18 carlini, alla ragione del 9%, da riscuotersi su una selva di castagni di circa 2 moggi «ad corpus et non ad mensuram», in territorio di Sorbo, già gravata di un reddito di 10 grana alla chiesa di S. Martino in Sorbo ¹


6060.
1677, aprile 30 – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice, concede a Giovanni Battista Chiara, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., in applicazione di una concessione di Paolo Pp. V, confermata ed estesa da Urbano Pp. VIII (riferite), di poter usufruire di quanto era ivi stabilito, pur mancandogli 10 anni dai 60 richiesti e 3 anni dal decennio di governo abbaziale: dispensa domandata per il fatto che D. Giovanni Battista era afflitto da continui dolori di podagram e perciò, esonerato dal governo dell’abbazia alla quale presiedeva, assumeva il priorato o monastero di S. Giovanni di Nocera «ubi aër curandae, sive sublevandae infirmitatis… congruens existit» ²

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6061.
1677, agosto 18 – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Ludovico Fabozio, monaco della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta per essere ordinato sacerdote


6062.
1677, agosto 18 – Innocenzo Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Ludovico Fabozio, monaco della Congregazione di M.V., di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto, dispensandolo dagli interessi richiesti dal Concilio di Trento e dal biennio richiesto nelle Costituzioni della Congregazione di M.V. fra un Ordine maggiore l’altro


6063.
1678, agosto 26 – Innocenzo Pp. XI a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Luca Seciliano, di 23 anni, monaco novizio della Congregazione di M.V., di poter emettere validamente i voti religiosi dopo soli 6 mesi di noviziato ¹


6064.
1678, dicembre 17, ind. II («I» romana) – Innocenzo Pp. XI a. 3
Roma
Luigi de Aquino, protonot. apostolico, ecc., rende noto che, ad istanza del promotore fiscale della Curia di M.V., ha citato alla sua presenza D. Francesco Felino e altri, e che perciò nessuno può più ingerirsi in quella causa


6065.
1679, febbraio 4
Roma
Luigi de Aquino, protonot. apostolico, – ad istanza del monastero di S. Pietro della terra di Altavilla, grancia del Reale monastero di S. Maria di M.V., e del P. D. Filippo Ferro, monaco della stessa Congregazione e procuratore di S. Pietro -, dichiara che, essendo la Congregazione di M.V. sotto la protezione apostolica, è esente e non può nè deve essere molestata eni suoi beni, in particolare per quel che riguarda i beni donati dalla ved. donna Giovanna Longo, di Altavilla, in Provincia di Principato ultra, secondo uno strumento rogato da Andrea Prezioso, not. di Altavilla, il 26 febbraio 1677 (V, 79)


6066.
1679, febbraio 25 – Innocenzo Pp. XI a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Gaetano Muscato, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote, e insieme lo dispensa dal biennio, richiesto nelle Costituzioni della Congregazione di M.V.


6067.
1679, aprile 5 («nonis aprilis») – Innocenzo Pp. XI a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Paolo Izzo e Teresa Lombardo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6068.
1680, luglio 1° («kalendis Julii») – Innocenzo Pp. XI a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice dispensa Francesco Antonio Cafaro, di Ospedaletto, e Diana Maccario, pure di Ospedaletto («de terra del Spedaletto»), dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità (VII, 101)

N.B.-Bolla plumbea

6069.
1680, agosto 12, ind. III – Carlo II d’Austria re a. 15
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Simone Santullo, di San Potito, pubbl. not.
Ottavio di Jorio, di San Potito, giudice regio
Giacomo Antonio de Pascale e suo figlio Francesco, di Sorbo, vendono a D. Celestino di Giovanni, abate, D. Felice da Roma, vicario, D. Giulio Cella, cellerario, D. Nicola Maccharella, monaco sacerdote di S. Maria di M.V. in Candida, raccolti capitolarmente e costituenti «totum venerabilem (sic!) Monasterium», per il prezzo di 125 ducati, un censo annuo di 9 ducati e 17 grana e mezzo, da riscuotersi su un territorio con selva di castagneti e con altri alberi fruttiferi di circa 5 moggi, nelle pertinenze di Sorbo, nel luogo detto «li perghi», gravato di un censo annuo di un carlino alla Chiesa della SS. Annunziata di Candida, e di altri 11 carlini annui alla chiesa parrocchiale. Il doc. già rogato precedentemente quando era giudice in San Potito Scipione Varallo, ora si redige in pubblica forma


6070.
1680, novembre 7
Roma
Urbano Sacchetto, protonot. apostolico, dietro istanza del monastero di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, diocesi di Bovino, e della grancia di S. Bartolomeo della città di Troia, della Congregazione di M.V., come pure di fra Costanzo da Napoli, converso di questa grancia, – che si lamentano che nonostante i privilegi pontifici di esenzione, venivano moplestati e tratti in giudizio dalla Curia vescovile di Troia e dal suo procuratore fiscale -, spedisce inibitoria al vesc. di Troia o al promotore fiscale della sua Curia di ingerirsi negli affaro roguardanti le persone della Congregazione di M.V., e che qualora avessero dei diritti da far valere ricorressero a Roma presso la Santa Sede (V, 80)

N.B.-Sigillo aderente

6071.
1680, novembre 15 – Innocenzo Pp. XI a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Luigi Maria Angiola, sacerdote e novizio della Congregazione di M.V., la facoltà di poter emettere validamente la professione religiosa dopo soli 6 mesi di noviziato


6072.
1680, novembre 20 – Innocenzo Pp. XI a. 5
Il Sommo Pontefice, dietro richiesta del Procuratore generale della Congregazione di M.V., approva le disposzioni prese nell’ultimo Capitolo generale della Congregazione, celebratosi sotto la presidenza del cardinale Girolamo Casanata, protettore della stessa Congregazione , in cui si era stabilito che, rimanendo ferme le altre disposizioni di Clemente Pp. XI (cfr. Reg. 6037), i due corpi di province costituissero due sole province; e che inoltre, siccome nel Capitolo della Congregazione avevano voce solo 9 abati della provincia di Terra e Lavoro e Beneventana e 10 abati della provincia di Principato Ultra e Citra, oltre questi 19 vocali si eligessero 3 priori vocali dai due Corpi di province, e cioè due dalla provincia di Terra di Lavoro e Beneventana e uno dall’altra, per poter così uguagliare il numero dei vocali dei due Corpi di province (V, 81)

Bibl.:Pubblicato in foglio volante (V, 82; V, 85)


6073.
1680, novembre 20 – Innocenzo Pp. XI a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice dietro petizione del Procuratore generale della Congregazione di M.V., conferma le deliberazioni prese nell’ultimo Capitolo generale della stessa Congregazione per quel che riguarda i seguenti punti: 1°, che i priori, a tenore della lettera apostolica di Paolo Pp. V del 19 maggio 1611, siano amovibili «ad nutum Definitorii generalis», e che, anche amossi dall’ufficio, rimanevano capaci e abili ad essere eletti abati; 2°, che potevano ugualmente essere promossi alla dignità abbaziale i monaci che per un novennio avessero lodevolmente insegnato Filosofia e sacra Teologia, benchè secondo le costituzioni queste qualità non siano sufficiente, purchè di fatto ai meriti non facciano difetto le capacità al governo; 3°, che i procuratori della Congregazione che hanno esercitato lodevolmente e diligentemente per un biennio tale carica a Napoli, purchè abbiano le altre qualità richieste dalle costituzioni, potevano essere assunti all’ufficio di priori: conferma che viene concessa con la determinazione che i professori di Filosofia e di Sacra Teologia«intra novennium non amoveantur nisi ob eorum inhabilitatem vel improbitatem, aut nisi sponte renunciaverint»

Bibl.:Pubblicato in foglio volante (V, 83; V, 84)


6074.
(1681), giugno 21 («undecimo kal. julii») – innocenzo Pp. XI a. 5
Roma
Nicola Ludovisi, cardinale vesc. di Sabina, incarica l’ab. generale di M.V. di dare l’assoluzione dalle censure e dall’irregolarità in cui era incorso D. Sebastiano Capobianco, che era stato promosso al diaconato prima di completare il biennio di nterstizi prescritto dalle Costituzioni di M.V. tra un Ordine maggiore e l’altro, e avendo esercitato l’Ordine ricevuto era inoltre caduto nell’irregolarità (V, 86)

N.B.-Sigillo pendente

6075.
1681, settembre 17 (in: 1704, dicembre 12)
Loreto («Laureti Montisvirginis»)
D. Eugenio Cacciapuoti, cellerario maggiore e procuratore del monastero di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum», a Matteo Campanile, di Monteforte, un pezzo di terra di un agiornata di lavoro, con viti latine, in territorio di Monteforte, nel luogo detto «la Pastenella», per il canone annuo di 20 carlini (in LXXXI, 73)

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6076.
1683, giugno 3
Roma
Domenico Maria Cursio, protonot. apostolico, spedisce inibitoria alla Nunziatura di Napoli di ingerirsi nella causa riguardante il P. D. Silvio Martucci da Capua, perchè unico tribunale competente per le cause riguardanti la Congregazione di M.V. è la Santa Sede, come già era stato definito con sentenza Luigi de Aquino il 27 novembre 1671 (riferita, Reg. 6043), e perciò era nullo il precetto emanato dal Nunzio di Napoli all’abate generale di M.V. di tenere sotto sicura custodia il P. D. Silvio Martucci in un carcere della Congregazione per poi trasmetterlo al carcere del suo tribunale, e questo sotto la minaccia delle più gravi pene, privazione di voce attiva e passiva, scomunica, ecc. (V, 258)

***A tergo, sotto la data del 14 giugno 1683, anno 7 di Innocenzo Pp. XI, c’è l’attestato che il doc. è stato presentato al tribunale della Nunziatura di Napoli

6077.
1683, agosto 6
Roma
Flavio Chigi, cardinale del titolo di S. Maria del Popolo, prefetto della Segnatura di Giustizia, ad istanza di M.V. del Monte, comunica che in data 4 agosto 1683 fu citato a Roma D. Angelotto de Angelone, assessore del Rev.n D. Carlo de Simeoni, arcidiac. di Benevento, perchè revocasse quanto aveva decretato riguardo a un territorio nel luogo detto «la Piana della Besceglia», presso il fiume Calore, e perciò che si mantenesse nel possesso di quel territorio il monastero di M.V. e più no si molestasse per l’avvenire su quella pacifica possessione (XLIII, 92)

***A tergo, sotto la data del 24 ottobre 1683, da Benevento, c’è l’attestato dell’esecuzione del mandato pontificio
 
N.B.-Sigillo aderente

6078.
1684, novembre 24
Roma
Domenico Maria Cursio, protonot. apostolico, dietro istanza del monastero di M.V. di Carife, grancia di M.V. e membro di S. Giovanni della Valle presso Castelbaronia, della stessa Congregazione, ribadisce l’esenzione di tutte e singole le case della Congregazione di M.V. dalla giurisdizione degli Ordinari, essendo immediatamente soggette alla Santa Sede, e perciò ammonisce il Clero di Carife a desistere da ogni molestia contro quel monastero, e in caso che vi siano delle ragioni da far valere, ricorrano alla Curia Romana, unica competente in questa materia, trattandosi di religiosi esenti (Cast. 4)


6079.
1685, giugno 16 – Innocenzo Pp. XI a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria alla cappella dell’Assunta, eretta in Mercogliano, da lucrarsi dai primi vespri fino al tramonto del sole del giorno dell’Assunta (VII, 104)


6080.
1686, gennaio 23 – Carlo d’Austria re a. 21
Mercogliano
Francesco Renna, di Mercogliano, pubbl. not.
Gregorio Lombardo, di Mercogliano, giudice regio a vita
Fra Amato Silvestro, di Valle di Mercogliano, converso professo della Congregazione di M.V., rappresentato dal magnifico Bartolomeo Bianco, pure di Mercogliano, agente a nome di quel fratello e della stessa Congregazione di M.V., compra da Francesco Forino («Florenus»), pure di Mercogliano, agente anche a nome dei suoi fratelli Domenico, Modestino e Caterina, per un capitale di 150 ducati, un censo annuo di 12 ducati, ipotecati su una selva di castagni in Mercogliano, nel luogo detto «la sala» (LXV, 32)


6081.
1686, marzo 28, ind. IX – Innocenzo Pp. XI a. 10
Domenico Maria Cursio, protonot. apostolico
Dietro istanza del Procuratore generale della Congregazione di M.V., – uil quale aveva esposto che l’attuale Nunzio apostolico di Napoli aveva accettato un ricorso di Nicola e Giacomo de Leonardis contro il Vicario generale di M.V., pur non avendo alcun potere di giudicare le cause riguardanti le Università e gli uomini di Mercogliano, Ospedalett, Pietradefusi, Feudo, ecc., soggetti «in spiritualibus et temporalibus» alla giurisdizione di M.V. -, comunica che ogni causa di M.V. è avocata a Roma


6082.
1686, maggio 17 – Innocenzo Pp. XI a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Vincenzo Galdo, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la facoltà di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti, dispensandolo da tutti gli interstizi sia del diritto comune come da quelli richiesti nelle Costituzioni di M.V.


6083.
1687, giugno 1°, ind (omessa) – Don Carlo d’Austria re a. 22 di Sicilia
Mercogliano
Francesco Renna, di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Prezioso, di Mercogliano, giudice regio a vita
Il monastero di M.V. riconcede al chier. coniugat Scipione Rainone, di San Martino del Feudo di M.V., un pezzo di terra nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «a li Parituli», un altro pezzo di terra di circa 32 tomoli nel luogo detto «la Piana de Paritoli», per il censo annuo di 68 tomoli di grano da corrispondersi il 25 luglio (XCVIII, 49)


6084.
1687, luglio 24. ind. (omessa)
Roma
Carlo Bichi, protonot. apostolico
Ad istanza di M.V., si ribadisce da parte della S. Sede l’esenzione di cui gode la Congregazione di M.V., particolarmente contro l’Ospedale della SS. Annunziata di Napoli e i suoi officiali, i quali, nonostante i privilegi pontifici e imperiali di M.V., avevano osato apporre un sequestro per la somma di 10500 ducati, ma tutto ciò « non minus nulliter quam iniuste et absque iurisdictione procedente»; perciò per ogni lite tra l’Annunziata e la Congregazione di M.V., si dichiara unico giudice competente la S. Sede


6085.
1687, settembre 5 («nonis septembris») – Innocenzo Pp. XI a. …
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Forino e Laura Barbatello, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6086.
1687, settembre 5
Roma
Carlo Bichi, protonot. apostolico, dietro istanza dell’abate generale di M.V., – il quale si lamentava che nonostante ch ela causa tra M.V. e l’Annunziata di Napoli fosse passata in appello presso la S. Congregazione, da parte dell’Ospedale dell’Annunziata, non curando l’appello, veniva la Congregazione di M.V. tratta in giudizio presso il vesc. di Teano a causa dei 105 ducati annui decorsi sino al 1608 inclusivo -, spedisce monitorio all’Annunziata di Napoli, notando che la causa tra M.V. e l’Annunziata era presso la Sede Apostolica (V, 182) ¹

N.B.-Sigillo aderente

6087.
1688, novembre 5 («nonis novembr.») – Innocenzo Pp. XI a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Carlo Saccardo e Anna Longo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità²


6088.
1689 («1688»), febbraio 13 («id. febr.») – Innocenzo Pp. XI a. 13
Roma
Innocenzo Pp. XI incarica l’ab. di M.V. di concedere a Giacomo Serafino e a Vittorio Bosco, di San Martino (Sannita), la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6089.
1689, luglio 30
Roma
Carlo Bichi, protonot. apostolico, dietro supplica dei Padri Carmelitani di Grottaminarda, spedisce un monitorio in particolare contro D. Antonio Rulingenio, ab. di S. Michelangelo de Cervis e altri, che molestano nel loro pacifico possesso di beni quei Padri, ricordando che tutte le cause riguardanti quel monastero sono avocate a Roma

N.B.-Sigillo aderente

6090.
1689, agosto 27, ind. XII – «Sede vacante per obitum… Innocenti Papae Undecimi»
Roma
Carlo Bichi, protonot. apostolico, dietro istanza dell’ab. generale di M.V., – il quale afferma che ab immemorabili tempore gode del pacifico possesso di dare licenza di vendere qualunque cosa «cuiuscumque qualitatis et quantitatis» nella montagna di M.V. e intorno al monte in cui è posto il monastero di M.V. del Monte «privative quoad omnes» come egli può agevolmente dimostrare -, spedisce un monitorio affinchè nessuno osi perturbare il monastrero in questi suoi diritti (V, 183)

N.B.-Sigillo aderente

6091.
1689, dicembre 15 («Idibus decembris») – Alessandro Pp. VIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sabato Jasello e Isabella Albanese, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

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6092.
1691, febbraio 18. ind (omessa) – Carlo II d’Austria re a. (omesso)
Ospedaletto
Guglielmo de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Persiano de Pietro, di Ospedaletto, giudice regio a vita
Fra Amato Silvestro, di Valle, casale di Mercogliano, oblato di M.V. del Monte, concede in enfiteusi, ma senza facoltà di affrancarlo, a D. Antonio Antonelli, di Pietrastornina, un suo territorio di circa 5 tomoli «in semine, et hoc ad corpus et non ad mensuram», che egli ha ereditato dalla madre, la q. Claudia Bianco, in Rocca Bascerana, nel luogo detto «le Costarelle», per il censo annuo di 20 carlini (CIV, 27)¹


6093.
1691, novembre 28 – Innocenzo Pp. XII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Mauro Girardi, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V:, la facoltà di poter essere ordinato in un giorno di domenica o altro giorno festivo, anche fuori dai tempo prescritti dal diritto comune, dispensandolo dagli interstizi, richiesti dal Concilio di Trento, e dal biennio richiesto nelle Costituzioni della Congregazione di M.V. tra un Ordine sacro e un altro


6094.
1692, giugno 27 – Carlo II d’Austria re a. 27
Alessandro Formichella, di Formicola, pubbl. not.
Vincenzo Migliaccio, giudice regio, ma sostituito nella sottoscrizione dal giudice regio Antonio Melchiorre
Il not. Giuseppe Perretta, della villla di Schiavi, della baronia di Formicola, vende al monastero di Santo Spirito, per un capitale di 60 ducati, un censo annuo di 5 ducati e 2 tarì, ipotecati sui suoi beni, ma col patto «de retrovendendo quandocumque» (XLV, 51)


6095.
1692, dicembre 13 («idibus dec.») – Innocenzo Pp. XII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Agostino de Masellis e Ipoolita de Colangelis, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6096.
1693, maggio 7 («nono Idus Maji») – Innocenzo Pp. XII a. 3
Roma
Leandro Colleredo, presb. cardinale del titolo dei Ss. Nereo ed Achilleo, rimette all’ab. generale di M.V. di assolvere D. Fortunato Capasso, monaco della Congregazione, il quale stando in carcere era evaso da esso e, apostatando dalla religione, era andato vagando per il mondo per otto anni ed ora, pentito, era ritornato al monastero (V, 216)

N.B.-Sigillo pendente

6097.
1693, luglio 15 – Innocenzo Pp. XII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc di Benevento e il vesc. di Avellino di assistere con tutti i loro poteri l’abate e la Comunità di M.V. nel recupero di beni mobili e immobili, che si trovavano in mano di ingiusti detentori


6098.
1693, settembre 29, ind. (omessa) – Carlo d’Austria re a. (omessa)
Marcogliano
Guglielmo de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Pietro Prezioso, di Mercogliano, giudice regio
Il dottor D. Bartolomeo Bianco («Blanco»), di Mercogliano, dovendo riscuotere da don Giovanni de Masi, di Ospedaletto, 150 ducati e volendo agire graziosamente con lui, accetta per questa somma un reddito annuo di 12 ducati, ipotecati su un acasa che costui possedeva coi suoi fratelli Nicola e Carmine de Masi, in Ospedaletto «alla Speziaria di Medicina seu alla piazza», e su tutti gli altri suoi beni, diritti e introiti (CXX, 136)


6099.
1694, agosto 13 («idibus aug.») – Innocenzo Pp. XII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Domenico Zuccheo e Giovanna de Leo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6100.
1695, aprile 10
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Simone Santullo, pubbl. not.
Ottavio de Jorio, di San Potito, giudice regio
Si riporta un doc. del 21 marzo 1689. ind. XII, nel quale Flaminio Cicarella, di Salza, vende «cum pacto de retrovendendo quandocumque» al Rev. Pdre D. Onorio da Avellino, ab. di M.V. di Candida e alla sua Comunità, per il prezzo di 50 ducati, un censo annuo di 35 carlini d’argento alla ragione del 7% da risucotersi su una selva di castagni di circa 3 moggi «ad corpus si non ad mensuram», nelle pertinenze di Sorbo, e propriamente nel luogo detto «lo Campo» (Cand. IX, 14)


6101.
1696, maggio 1° («kalendis maji») – Innocenzo Pp. XII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gaetano d’Angelillo e Ippolita de Gennaro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6102.
1696, maggio 19
Carlo de Marinis, protonot. apostolico, ecc., dopo aver ribadito il privilegio di esenzione, spettante a tutti i monasteri e Case della Congregazione di M.V., e in particolare per il monastero di S. Maria di Loreto in Montefalcione, spedisce inibitoria a tutti coloro ai quali può interessare che non si pretenda nulla da questo monastero in occasione della decima «predialis», ricordando che chi avesse diritti da far valere contro tali privilegi, deve rivolgersi alla S. Sede, unico giudice competente in materia

***Al verso della pergamena in data 21 gennaio 1697, c’è uno strumento notarile col quale si attesta che l’inibitoria è stata notificata al signor vicario di Benevento e a D. Giuseppe Giannelli, arciprete di Montefalcione, alla presenza di alcuni testimoni
N.B.-Sigillo aderente

6103.
1697, aprile 10. ind. V – Carlo II d’Austria re a. (omesso)
Avellino
Giuseppe Calasso, di Avellino, pubbl. not.
Modestino Greco, di Avellino, giudice regio
Modestino Jacenna («Jacenda»), di Mercogliano, si dichiara debitore verso fra Amato de Silvestro, di Valle di Mercogliano, laico professo di M.V., in 7 ducati annui per un capitale di 100 ducati (LXV, 36)


6104.
1697, giugno 2. ind. V – Filippo IV d’Austria re a. (omesso)
Lapio, nel monastero di S. Maria degli Angeli
Angelo de Girone, di Chiusano, dimorante in Montefalcione, pubbl. not.
Pietro Girone, di Chiusano, giudice regio
Giovanni Battista Barrasso e i suoi fratelli, di Mirabella, vendono ai Padri del convento di S. MAria degli Angeli in Lapio, per un capitale di 50 ducati, un censo annuo di 4 ducati e mezzo in ragione del 9% da riscuotersi su un territorio seminativo con alberi, in Mirabella, di circa 20 tomoli «in semine», con casa, nel luogo detto «li casalini»

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6105.
1698, maggio 7 («nonis maji») – Innocenzo Pp. XII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sabato Jacheo e Isabella Sensale, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6106.
1698, giugno 1° («kalendis juniii») – Innocenzo Pp. XII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sabato Jacheo e Isabella Sensale, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di Consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6107.
1698, settembre 8. ind. (omessa) – Carlo d’Austria re a. 37
Leonardo Botticellati, di Deliceto, pubbl. not.
Camillo Palmerotta (e Palmerotto), di Deliceto, giudice regio a vita
Il P. D. Marcantonio de Orlando, priore del monastero dell’Annunziata di Deliceto, grancia di Sant’Agata, concede ad Antonio Stigliano una casa terranea scoperta, con tre mura, in Deliceto, nel luogo detto «la Strada de sotto», per 8 carlini all’anno (XLVIII, 49)


6108.
1699, marzo 20. ind. VII – Carlo d’Austria re a. (omesso)
Lapio, nel monastero di S. Maria degli Angeli
Angelo de Girone, pubbl. not.
Domenico Forte, di Lapio, giudice regio, ma si sottoscrive Giovanni Frasca, di Lapio
Giovanni Pagliuca e i suoi figli, vendono al convento di S. Maria degli Angeli dell’ordine di S. Francesco, per 36 ducati, un censo annuo di 36 carlini, da riscuotersi sui primi frutti di un terra seminativa di circa 6 tomoli, con casa, in Montefalcione, nel luogo detto Santo Fele


6109.
(sec. XVII)
(Atripalda)
Sinobia, essendo suo marito Pietro debitore in 25 ducati verso Giovanni Lorenzo, a causa di affitto, per cui è stato messo in carcere, con l’assenso regio, insieme col suddetto suo marito, dai suoi beni dotali di 150 ducati, per il prezzo di 22 ducati e mezzo vende allo stesso Giovanni Lorenzo un censo annuo di 15 carlini e 7 grana, ipotecati su diversi suoi beni immobili


6110.
(sec. XVII) agosto 13 («idibus aug.») – … a. 2
Roma
Bolla Pontificia con la quale si concede a Giocamo Cabrini e a Francesca… la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-La pergamena è del tutto deleta; illegibile il nome del Pontefice, e perciò la data non si è potuta determinare meglio. Fori per la bolla plumbea

6111.
… settembre 15. ind. XII
«In casali Casate»
Adamiano Guarzone fa testamento istituendo suo erede universale e particolare Roberto, Donato e Giosia de Guarzone, suoi figliuoli, ma lascia usufruttuaria di tutti i suoi beni sua moglie, durante la sua vita, e fra gli altri legati pii, stabilisce che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Maria delle Grazie, e perciò lascia ad essa in legato un censo annuo di 13 grana

N.B.-La pergamena è stata usata precedentemente come copertina di registri. A tergo si legge, scritto da una mano posteriore, «Mercuriani 1680», ma questa data non si accorda con l’ind. XII, che in questo caso esigerebbe la data 1688 (o 1689, se si dovesse trattare di ind. romana). Altre date più antiche vi si leggono ancora, scritte da diverse mani, ma si possono riferire ad altre indicazioni. E’ omesso tutto l’escatocollo

6112.
… marzo 22
Ospedaletto
Guglielmo de Masellis, pubbl. not.
Persiano di Pietro, di Ospedaletto, giudice
D. Andrea de Guerriero, di Ospedaletto, compra da Carlo de Giovanni, di Ospedaletto, alcune case, «ciò e due camare soperiori con gradiata di fabricha, e loggetta» in Ospedaletto, per il prezzo di 20 ducati

N.B.-Delle indicazioni cronologiche è rimasto solo un «Mille(simo)… tertio». Non si può trattare che della fine del ‘600 o degli inizi del ‘700

6113.
(sec. XVII), ottobre 20. ind. VII – Filippo IV d’Austria re a. …
Sarno, e propriamente nel monastero di S. Giovanni
Vincenzo Andrea de Perrinis, pubbl. not.
Martino Canale, di Nocera, vende a Domenico Castaldo, del Casale di San Marzano, nelle pertinenze di Sarno, 151 pecore («pecudes»), per il prezzo di 226 ducati e mezzo di carlini d’argento alla ragione  di 15 carlini per ogni pecora

N.B.-Dell’anno dell’era volgare è rimasto solo «millesimo sexcentesimo»; mancando pure l’anno di regno di Filippo IV d’Austria, la data non può essere determinata più accuratamente

6114.
(sec. XVII)
Tavola di obblighi di Messe perpetue nel monastero di M.V.
All’inizio della seconda colonna si legge: «Messe quarantune perpetue ridotte et riformate dal R.mo padre Abbate Generale Don Severo nell’anno 1604 die primo maji» (LXXIV, 370)


6115.
1700, luglio 1°. ind. VIII – Carlo d’Austria re a. 35
Melfi («in civitate Melphe»)
Leonardo Botticella, di Deliceto, pubbl. not.
Domenico Caggiano, di Melfi, giudice regio a vita
Si attesta che il 28 giugno 1700, in Melfi, le signore D. Chiara Aprotino, ved. di D. Biagio de Stefano, Teresa e Agnese Aprotino, vergini in capillis, sorelle, figlie del q. dottor Giovanni Aprotino, di Deliceto, ratificano lo strumento che il loro procuratore ha fatto rogare il 4 luglio 1699, in cui ha venduto a D. Marcantonio Orlando, agente a nome della chiesa dell’Annunziata, granzia di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata, dell’Ordine di M.V., per un capitale di 750 ducati, un censo annuo di 45 ducati, ipotecati sui seguenti beni: una masseria già detta «delli Gambarola» e ora chiamata «la torre de Santi Agostini», in tre membri; altri tre membri di fabbrica nel luogo detto «da sopra il pozzo della pagliara; un territorio detto «la pezza della cerra», di circa 16 versure, un altro detto «la pezza delle Pera», di circa 9 versure; un altro detto «Pezza di Pozzo Ferenze Barbitico», con fabbriche dirute, di circa 30 versure; le terre di Sant’Efrem, ecc. (XLVIII, 52)


6116.
1700 («1701»), dicembre 1° («kalendis decembr.») – Clemente Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Bartolomeo Silvestro e Cecilia Maccario, del casale di valle, nella diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento di 4° grado di consanguineità (VII, 109)

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6117.
1701 («1700») gennaio 13 («idibus januarii») – Clemente Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Nicola Santangelo e Maddalena Izzo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6118.
1701, aprile 5 («nonis aprilis») – Clemente Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Luca de Stefano e Ippolita Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6119.
1701, giugno 8 – Clemente Pp. XI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice dispensa Marcantonio Mandese, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., da 13 mesi dell’età, richiesta dal Concilio di Trento, per poter essere ordinato sacerdote


6120.
1701, dicembre 15 – Filippo V di Borbone, re a. (omesso)
Francesco Carosella, di Pietradefusi, pubbl. not.
Rocco Mosetta, di Pietradefusi, giudice regio a vita
Il Monastero di M.V. si accorda col signor D. Francesco Aquaviva, di Pietradefusi, riguardo a un territorio detto «la costa dell’Ilici alla piana di Lauro», che costui teneva dal monastero per un canone annuo di 17 tomoli di grano, da corrispondersi ad agosto (XCIX, 226)

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6121.
(1701) … – Clemente Pp. XI
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Caterina Locatella, di San Martino del Feudo di M.V., e… dall’impedimento di 2° e 3° grado di consanguineità (VIII, 108)

N.B.-La pergamena è corrosa in tutto il lato destro; dell’anno si vede solo «millesimo sept.»; a tergo è segnato l’anno «1701». Bolla plumbea

6122.
17002, giugno 23. ind. X – Clemente Pp. XI a. 2
Roma
Carlo de Marinis, referendario e protonot. apostolico, comunica alle parti che la causa tra M.V. e la SS. Annunziata di Napoli è affidata a lui

***A tergo c’è l’attestato che la citazione è stata notificata alle parti

6123.
1703, gennaio 13 – Clemente Pp. XI a. 3
(Roma)
Antonio Maccario, del casale di Valle, sapendo di essere vincolato dal secondo grado di consanguineità o affinità in linea eguale con Margherita Silvestro, del casale di Valle, «vesana libidine victus dictam Margaritham cognovit»; ora, se non si contraesse matrimonio fra loro, Margherita sarebbe «graviter diffamata et inumprta remaneret graviaque exinde scandala orirentur». Perciò dietro una loro umile petizione il Sommo Pontefice affida all’ab. di M.V. che si informi della verità dell’esposto e poi «imprimis ab invicem separes deinde si veniam a te petierint humiliter eam illis penitentiam publicam imponas que alios deterreat a similibus…» e il suddetto Antonio dia opera alla fabbrica o ad altro servizio di una chiesa o luogo pio almeno pr 30 giorni «aliaque iniungas que de iure fuerint iniugenda». Fatta questa penitenza pubblica li può assolvere dal reato di incesto e dalle censure della scomunica e dalle altre in cui essi sono incorsi (VII, 110)


6124.
1703, marzo 30 – Don Carlo III d’Austria re a. 9
Summonte
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Domenico de Guidone, giudice regio a vita
Il monastero di M.V. ad evitare liti si accorda col dottor Giuseppe Sbordone, in quanto questi si obbliga a corrispondere al monastero per un capitale di 500 ducati un censo annuo di 24 ducati, 3 carlini e 15 grana, e il monastero gli cede i diritti che potea avere sui beni di Apollonia Cioffo, lasciati da costei al monastero (XXXVII, 53)


6125.
1703, novembre 18 – Carlo III d’Austria imperatore a. (omesso)
Ospedaletto
Guglielmo de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Domenico de Guidone, di Summonte, giudice regio
La magnifica donna Margherita de Leonardis, erede «cum beneficio… inventarii» del q. Rev. D. Guglielmo de Leonardis, suo fratello, e il Rev. D. Donato, il Rev. D. Giovanni Angelo, P. Filippo e il chier. Francesco Desiato, di Ospedaletto, riconoscono di essere debitori verso il monastero di M.V. in 6 ducati annui per un capitale di 100 ducati,- come da strumento rogato dal q. not. Salvatore de Masellis il 2 luglio 1653 e da altro strumento del 6 febbraio 1667 -, e in altri 32 carlini annui per un capitale di 40 ducati, in forza di un altro strumento, rogato nel 1664 dal q. not. Angelo Jacenna di Mercogliano. Ora per questi due capitali di 140 ducati Margherita coi suoi figli si accorda col monastero di M.V. rappresentato da D. Bernardo Roppoli da Napoli, cellerario maggiore di M.V., obbligandosi d’ora in avanti a corrispondere al monastero 7 ducati annui, in ragione del 5% ipotecato su una selva di castagni in Ospedaletto, nel luogo detto «alle cesine», il cui reddito annuo supera 7 ducati, e il monastero da parte sua rilascia tutti gli interessi decorsi fino al presente e non corrisposti (CXVIII, 260)


6126.
1704, luglio 25
Roma
Carlo de Marinis, protonot. apostolico, ecc., rende noto che, ad istanza di D. Francesco Russo, è stato citato alla sua presenza D. Nicola Domenico Aquilante, procuratore dell’ab. Antonio Renda, per una causa riguardante il beneficio dei Ss. Filippo e Giacomo

N.B.-Sigillo aderente

6127.
1704, dicembre 12 – Filippo di Borbone re a. 5
Mercogliano
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Prezioso, di Mercogliano, giudice regio a vita, in luogo di Gregorio Lombardo
Si riporta uno strumento del 17 settembre 1681 (riferito, Reg. 6075) (LXXXI, 73)


6128.
1705 («1704»), gennaio 13 («Idibus januarii») – Clemente Pp. XI a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Angelo dello Russo e Anello Montefuscolo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6129.
1705, settembre 13 – Clemente Pp. XI a. 5
Roma
Clemente Pp. XI incarica l’ab. di M.V. di concedere a Domenico de Petris e a Lucrezia de Masellis, di Ospedaletto, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 3° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

6130.
1705, settembre 26. ind. XIV («XIII» romana)
Lapio, nel monastero di S. Maria degli Angeli
Antonio Schettino, pubbl. not.
Nicola Todisco, giudice regio a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento del q. not. Andrea Venuta, sottoscritto dal giudice il q. Domenico Forte, in cui Livia Caggiano, vivente «iure romano», e suo figlio il Rev.mo D. Adaniele Fratestefano, di Taurasi, vendono al monastero di S. Maria degli Angeli, per il capitale di 10 ducati, un censo annuo di 9 carlini, ipotecati su un territorio di 2 moggi e mezzo «in semine», nelle pertinenze di Taurasi, ne luogo detto Nocellivo


6131.
(1706), giugno 9 – Clemente Pp. XI a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Emmanuele de Lauro, sacerdote religioso degli eremiti camaldolesi di Monte Corona, la dispensa di poter passare alla Congregazione di M.V., «peracto probationis anno»


6132.
1706, luglio 7 – Clemente Pp. XI a. 6
Roma
Dietro preghiera della Comunità di S. Maria del Monte Carmelo in Grottaminarda, diocesi di Avellino, il Sommo Pontefice ordina ai vescovi di Avellino e di Ariano di prestare la loro opera perchè essa possa recuperare i suoi beni mobili e immobili, ingiustamente detenuti da alcuni figli di iniquità


6133.
1706, agosto 4. ind. XIV – Filippo V di Borbone re a. 6
Castelbaronia
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice a vita
Il not. riporta nella pubblica forma uno strumento lasciato da suo padre il not. Domenico Celli nei solo protocolli, e nel quale D. Angelo Casselli, priore del monastero di S. Giovanni della Valle presso Castello, insieme con la sua Comunità, raccolti capitolarmente fettorio , concede in enfiteusi per 29 anni a Nicola Barolaro, di catsello, un territorio di 5 tomoli e 8 misure «ad odiernam mensuram», in Castelbaronia, nel luogo detto «la Fontana dell’Acquara», per il canone enfiteutico di 3 tomoli di frumento «neti et sicci», ogni anno (Cast. 27)

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6134.
1706, agosto 21
Roma
Per pare e ad istanza del chier. Francesco del Giudice, suo padre Domenico del Giudice dichiara di aver donato al figlio, perchè potesse essere sacerdote, i seguenti beni: un comprensorio di case in Mercogliano, nel luogo deto «Sopra lo Salvatore», un casalino («casalena») diruto e incendiato in due membri ivi, nel luogo detto «’a piedi la terra», due selve di castagni in Mercogliano, di cui una nel luogo detto Santa Toppa, e l’altra detta «la foresta». Ora, desiderando l’esponente che tale donazione venga osservata e rispettata da tutti ed egli possa godere pacificamente dei beni donati, ricorre alla Santa Sede. E questa per mezzo di Carlo de Marinis, protonot. apostolico, ingiunge in virtù di santa obbedienza che nessuno osi perturbare Francesco nel pacifico uso e possesso di quei beni (VII, 111)

N.B.-Sigillo aderente

6135.
1706, dicembre 13 («idibus dec.») – Clemente Pp. XI a. 7
(Roma)
Dietro istanza del monastero di M.V., il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc. di Benevento e il vesc. di Avellino e i loro vicari di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni del monastero, obbligando ancora tutti a rivelare i beni mobili, stabili, scritture, ecc. appartenenti allo stesso monastero, con particolare riferimento a certi danni prodotti del valore di 50 ducati (VI, 17)

N.B.-Bolla plumbea. Si noti ancora che nell’anno dell’era volgare il «sexto» è scritto su un «septimo» precedente e poi abraso

6136.
1707, marzo 14 – Clemente Pp. XI a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Mattia Galiano, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., facoltà di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o altre feste «non tamen continuis», anche fuori dei tempi prescritti per le sacre ordinazioni, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal Concilio di Trento e dalle Costituzioni di M.V.


6137.
1707, aprile 16. ind XV («X») – Filippo V di Borbone re
Lapio
Andrea Venuta, di Cassano, pubbl. not.
Domenico Forte, giudice
Giuseppe Tranfaglia, f. ed erede di Carlo Tranfaglia, di Taurasi, asserisce di aver venduto ai Padri di S. Maria degli Angeli di Lapio, un censo annuo di 14 carlini, da riscuotersi il giorno del Natale, e ipotecati su alcuni territori «con piede de cerque, pera, fiche ed altri alberi fruttiferi», di 10 tomoli, nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «la mogga delli pietri alias la Massaria delli Perrelli», come da strumento, rogato dal q. not. Ruggiero de Rogerio il 31 dicembre 1545, «la copia del quale stava in Archivio di detto Monastero in carta Pergamena… quale copia fu consegnata da detti Reverendi Padri al suddetto Giuseppe Tranfaglia che confessa avanti di me con giuramento per… alcune sue raggioni per la lite che verteva esso Giuseppe con li RR. Sacerdoti della chiesa Madre di S. Lasveno di Torasi, quale copia dice detto Giuseppe haveva lasciata in posse de suoi advocati, et hora non si ha reossito haver lume per posserla restituire al detto Monastero… sapendo… he detto reddito di carlini quattordici è stato sempre pagato dal predettto Carlo Tranfaglia suo padre, come anco ha continuato esso e s’obbliga… pagare a detto Monastero». Perciò ora si redige questo atto dal not. Antonio Schettino, di Aversa, e si sottoscrive dal giudice Giovanni Battista Pacillo


6138.
1707, giugno 3 – Clemente Pp. XI a. 7
(Roma)
Avendo D. Gaetano Longo fatto appello a Roma perchè egli «non minus iniuste quam nulliter« fu dalla Curia di Loreto di M.V., il 13 marzo 1707, dichiarato scomunicato fino a quando non avesse ottenuto dalla Santa Sede l’assoluzione, perchè sarebbe incorso nelle pene contemplate dal canone «Si quis…», perchè «temerario ausu et diabolico impulsu» aveva percorso alla testa con grande effusione di sangue e frattura delle ossa il Rev. Sacerdote D. Angelo Izzo. Ora l’appello è accolto da Roma e le due parti sono citate a comparire davanti a Carlo de Marinis, protonot. apostolico (VII, 112)

N.B.-Sigillo aderente

6139.
1707, novembre 1°. ind. I («XV» romana) – Carlo III d’Austria re a. 1
Castelbaronia
Oronzio Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice regio a vita
Si stende in pubblica forma uno strumento rogato dal not. Domenico Celli il 6 marzo 1707, ma morto prima di poterlo redigere in pubblico forma: in esso, D. Simone Camerino, cellerario del monastero di S. Giovanni della Valle, in Castelbaronia, della Congregazione di M.V. del Monte, a nome di quel monastero, concede in enfiteusi, a terza generazione maschile soltanto, a Francesco Andreottola, di Castelbaronia, mediante assenso della Curia vescovile di Trevico, delegata dalla Sacra Congregazione, un territorio di circa 16 moggi «in semine», appartenente a quel monastero, nelle pertinenze di Castelbaronia, nel luogo detto «le Macchie», per il canone annuo di 6 tomoli di frumento (Cast. 26)


6140.
1707, novembre 21. ind. I («XV» romana) – Carlo III d’Austria re a. 1
Foggia
Giuseppe Jascone, di Trevico, pubbl. not.
Vito Catucci, di Foggia, giudice regio
Don Giuseppe Ziccardi, della città di Foggia, in nome proprio e come tutore di Antonio, Teresa e Serafina Ziccardi, figli minori ed eredi del q. Giovanni Ziccardi e Anna Maria Feulo, asserisce che il 10 ottobre 1707, per soddisfare a parte di un debito dovuto al monastero di S. Maria delle Grazie di Sant’Agata di Puglia, dei Padri Benedettini di M.V. vendette attraverso il suo procuratore, il P. D. Giovanni Giacomo da Montefalcione, una casa in diversi membri superiori e inferiori, con porzione di cortile, cantina e orto, nella città di Trevico, e propriamente nel luogo detto «lo Ponte», a D. Pietro Paolo e Carmine La Salvia, per 60 ducati, per i quali i compratori promisero di corrispondere un censo annuo di 48 carlini. Strumento, che ora viene ratificato (CXXIV, 49)


6141.
1708, settembre 18. ind. II («I» romana) – Carlo II d’Austria re a. 2 di Sicilia
Monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castelbaronia
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice regio a vita
D. Angelo Casselli, priore del monastero di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità concede in enfiteusi a terza generazione maschile soltanto, al chier. coniugato Carmine Andreottola e a Maria de Nita, coniugi, di Castelbaronia, una vigna di sei opee con vacantale di circa mezzo moggio, e con alberi fruttiferi, in Castelbaronia, nel luogo detto «la Molina», previo assenso della Curia di Trevico, per 6 ducati e mezzo di moneta del Regno, e cioè 32 carlini e mezzo il 1° settembre del prossimo anno 1709, e gli altri 32 carlini e mezzo il 1° ottobre dello stesso anno, e così in futuro (Cast. 19)


6142.
1708, ottobre 7 («nonis octobris»9 – Clemente pp. XI a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Scipione della Pio e Cecilia della Pio, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6143.
1710, marzo 14
Napoli
Dietro petizione presentata alla Santa Sede da parte della Congregazione di M.V., – che, trovandosi gravata di un gran numero di Messe annue perpetue, «per le quali non se ne percepiva il congruo emolumento, e che perciò si erano tralasciate di celebrare», supplicarono la S. Sede della condonazione e remissione di quegli obblighitralasciati e la riduzione di essi per il futuro -, viene concessa in data 23 giugno 1708 la grazia della riduzione per il futuro, e in quanto alla condonazione degli obblighi tralasciati fu rescritto dalla S. Congregazione dando incarico al Nunzio di Napoli di informarsi se in qualche parte poteva supplire gli altri monasteri soggetti a M.V. Dopo tale informazione il Nunzio decretò con autorità apostolica che per le Messe tralasciate fossero obbligati a celebrare ogni anno 190 Messe in perpetuo e, come penitenza salutare, recitare in coro per tre anni l’officio dei Defunti ogni giorno, ecetto le feste di 1° e 2° classe, e il primo giorno feriale di ogni mese, oltre l’ufficio divino, recitare l’ufficio della Madonna e dei Defunti (VI, 21-24)

N.B.-Si tratta di una copia autenticata in pergamena, scritta in forma di codice, estratta dagli originali l’8 agosto 1716

6144.
1710, maggio 20 – Clemente Pp. XI a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Carlo Maria de Rogatis, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V. la facoltà di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o altri giorni festivi, anche fuori del tempo prescritto dal diritto, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal Concilio di Trento e dalle Costituzioni di M.V.


6145.
1710, maggio 20 – Clemente Pp. XI a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Carlo Maria de Rogatis, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi di età per poter essere ordinato sacerdote


6146.
1710, luglio 9 – Clemente Pp. XI a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria, da lucrarsi dai primi vespri sino al tramonto del sole del giorno della Dedicazione della festa di S. Michele Arcangelo, per tutti coloro che, alle solite condizioni, visiteranno la chiesa di S. Angelo in Terranova

***Sotto nella stessa pergamena, in data 11 agosto 1710, da Loreto di M.V., Surrentino, ab. e vicario generale, dà ordine al parroco del monastero di Terranova del Feudo di pubblicare questa indulgenza nella stessa chiesa di S. Gennaro il 17 agosto

6147.
1710, agosto 9
Carlo Cerro, protonot. apostolico, ecc., dietro istanza del monastero di S. Guglielmo del Goleto, e come conclusione del processo seguito tra il monastero e il Capitolo e i canonici della chiesa cattedrale di Nusco, ingiunge sotto precetto di santa Obbedienza di carcerare l’arcidiac. Francesco Antonio de Urso, il Rev. D. Carlo Moragelli e il Rev. D. Carlo Carbonara, e di non rilasciarli fino a nuovo ordine e aggravando il Capitolo e i canonici di altre pene e di tutte le spese del processo

N.B.-Sigillo aderente

6148.
1710, settembre 22. ind. IV («III» romana)
Roma
Il Cardinal Fabrizio Spada, prefetto delle due Segnature apostoliche, ad istanza del Capitolo e dei canonici della chiesa cattedrale di Nusco, ordina di sospendere («supersederi») l’esecuzione della sentenza (di cui al Reg. precedente) nella lite tra il monastero di S. Guglielmo del Goleto e il capitolo e i canonici di Nusco

N.B.-Sigillo aderente

6149.
1711, marzo 26 – Carlo VI d’Austria re a. 6
Loreto di M.V. («Laureti M.V.»)
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Carlo Crisci, di Mercogliano, giudice regio a vita
Il Rev. D. Sabato e Giuseppe Chiocchi, del casale di Valle di Mercogliano, vendono a D. Eustachio Violante, cellerario maggiore di M.V., agente per se stesso e a nome di fra Ambrogio Menna, professo di M.V., e cpme procuratore di M.V., per un capitale di 50 ducati, – di moneta di fra Ambrogio -, un censo annuo di 4 ducati, ipotecati su un territorio o masseria con casa di fabbrica, di circa 10 giornate, «piantato di nocelle», in territorio di Mercogliano, nel luogo detto San Marco (LXV, 45)

N.B.-Con miniature ai lati

6150.
1711, aprile 12. ind. IV – Carlo III d’Austria re a. 5 di Sicilia
Castelbaronia, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castello, giudice regio a vita
Il Rev. D. Paolo Musetti, priore di S. Giovanni della Valle, con la sua Comunità, concede a terza generazione maschile soltanto, a Carlo de Giudeo, di Castelbaronia, una vigna con olivi e altri alberi fruttiferi, in Castello, nel luogo detto «la fabbricata», per il canone annuo enfiteutico di 6 ducati e mezzo di moneta del Regno, da corrispondersi alla fine di agosto di ogni anno (Cast. 20)

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6151.
1711, settembre 20. ind. V («IV» romana) – Carlo III re a. 5
Castelbaronia, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castello, giudice regio a vita
Domenico Martone e Maddalena Carosiello, coniugi, di Castelbaronia, abitanti nel Feudo di Acquara, vendono al P. D. Paolo Maria Musetti, priore del monastero di S. Giovanni della Valle, senza patto «de retrovendendo», un pezzo di terra, appartenente ai beni dotali di Maddalena, di circa 5 tomoli «in semine», seminativo, arborato con pioppi, salici e altri alberi, nelle pertinenza di Castello, nel luogo detto «li Macchioni seu livano», – redditizio nel «terragio ex octonis singula» alla Curia Ducale di Castello, e già prima venduto «cum pacto rehemendi» per 20 ducati a Pietro Carosiello -, per il prezzo di 55 ducati e con l’onere suddetto (Cast. 50)


6152.
1712, marzo 16 – Clemente Pp. XI a. 12
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Albenzio de Rogatis, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi di età richiesti dal Concilio di Trento e di due anni richiesti dalle Costituzione di M.V., per poter essere ordinato diacono e sacerdote


6153.
1712, marzo 16 – Clemente Pp. XI a. 12
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Albenzio de Rogatis, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., data la penuria di sacerdoti «in domo tua Regulari», di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi prescritti dal diritto, e insieme lo dispensa dagli interstizi prescritti dal Concilio di Trento e dal biennio tra un ordine sacro e l’altro, secondo le prescrizioni delle Costituzioni di M.V.


6154.
1712, aprile 23 – Clemente Pp. XI a. 12
Roma
Il Sommo Pontefice concede l’Indulgenza plenaria, alle solite condizioni, «in uno anni die per ordinarium designando» dai primi vespri al tramonte del sole, per colore che visiteranno la chiesa di M.V., («Montis Virginum») ma questo «pro unica vice» (VI, 33)


6155.
1712, maggio 14. ind. V – Carlo d’Austria re a. 6
Montevergine
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Carlo Crisci, giudice regio a vita
Essendo abate generale della Congregazione di M.V. D. Vitantonio Pastorale, per mezzo del canonico D. Riccardo Owald, dei duchi di Norfolk, si procede all’incoronazione dell’Immagine della Madonna di M.V., decretata dal Capitolo Vaticano. Si fa notare che le due corone, quella della Madonna e l’altra del Bambino, erano del peso di 143 scudi e 2 denari (VI, 41)


6156.
1712, novembre 1° («kalendis nov.») – Clemente Pp. XI a. 12
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Pietro de Aurilia e Argenta Santone, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità (VII, 113)

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6157.
1712, novembre 5 («nonis nov.») – Clemente Pp. XI a. 12
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Felice de Marino e Apollonia Santoro, di Ospedaletto, dall’impedimento che secondo gli oratori potrebbe provenire loro dalla diceria, benchè falsa, sparsasi che Apollonia si sarebbe fatta violare dallo zio paterno o materno di Felice (VII, 116)

N.B.-Bolla plumbea

6158.
1713, gennaio 13
Roma
Nicola Spinola, uditore del Papa, dietro istanza del monastero di M.V. in Montefusco, cita D. Ignazio Maria Alfano e D. Francesco Gallo a comparire al suo tribunale insieme coi rappresentanti di quel monastero

N.B.-Sigillo aderente

6159.
1713, giugno 4. ind. VI – Carlo III d’Austria re a. 7
Feudo dell’Acquara, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice a vita
D. Simone Camerino, priore del monastero di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità, radunata capitolarmente in Refettorio, concede a Carmine Morsa, di Castelbaronia, a terza generazione maschile soltanto, un vignale seminativo di circa 3 moggi, con 30 olivi, in Castelbaronia, nel luogo detto «la Croce», per il canone enfiteutico di 8 ducati, da corrispondersi alla fine di agosto (Cast. 21)


6160.
1713, agosto 4 – Clemente Pp. XI a. 13
Roma
Dietro istanza del monastero di M.V. di Montefusco, – che si lamentava che, nonostante i privilegi di esenzione di cui godeva la Congregazione di M.V. in tutte le sue Case, veniva molestato dai canonici della chiesa collegiata di Montefusco per la corresponsione delle decime, molestando i coloni del Cobante, di San Giovanni a Marcopio e Pietradefusi, appartenenti a M.V. -, Nicola Spinola, arcivesc. di Tebe, uditore generale della Curia apostolica, spedisce ai canonici di Montefusco un monitorio ribadendo i privilegi di esenzione dei monasteri di M.V. e invitando a ricorrere a Roma colore che avessero dei diritti da far valere contro tali privilegi (VI, 44)


6161.
1713, agosto 5 («nonis augusti») – Clemente Pp. XI a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Antonio Senzale e Ippolita Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6162.
1714, febbraio 24. ind. VII – Carlo III d’Austria imper. a. 8 di Sicilia
Feudo dell’Acquara, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice a vita
D. Simone Camerino, priore di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità, concede a terza generazione maschile soltanto, a Giulio Paladino, di Castelbaronia, e a Pietro Pizzulo, della città di Trevico, abitante e ammogliato («uxoratus») in Castello, una vigna di 4 opere, con 13 olivi, 3 ciliegi, un sorbo e 3 fichi, in Castello, nel luogo detto «le Taverne», – redditizia ogni anno alla Mensa vescovile di Trevico in 4 grana -, per il canone enfiteutico di 4 ducati di moneta del Regno, da corrispondersi ogni anno alla fine di agosto (Cast. 22)


6163.
1714, luglio 1° («kalendis julii») – Clemente Pp. XI a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Mercurio Leo e Caterina Prezioso, di Mercogliano, dall’impedimento di 3° grado di affinità e di 4° grado di consanguineità


6164.
1714, agosto 19. ind. VII – Carlo III d’Austria imper. a. 8 di Sicilia
Feudo dell’Acquara, nel monastero di Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice a vita
D. Simone Camerino, priore di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità, concede in enfiteusi a Giuseppe Catania e a Domenico di Giuseppe Ciriello, di Castelbaronia, a terza generazione di Giuseppe soltanto, un vignale seminativo, di circa 4 moggi «in semine», con 11 olivi, in Castello, nel luogo detto Villamaina, per il censo enfiteutico di 5 ducati all’anno e un carlino, da corrispondersi alla fine di agosto di ogni anno (Cast. 23)


6165.
1714, settembre 5 («nonis septembris») – Clemente Pp. XI a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gennaro de Russo e Francesca Preziosi, di Mercogliano, dall’impedimento di 4° grado di consanguineità (VII, 119)

N.B.-Bolla plumbea

6166.
1714, settembre 16 – Carlo III d’Austria re a. 8
Sant’Angelo a Scala
Angelo de Cristofaro, di Summonte, pubbl. not.
Salvatore Saccardo, di Summonte, giudice regio
Domenico de Renda, di Pietrastornina, vende a fra Andrea Speranza, di Forino, converso nella Congregazione di M.V., per un capitale di 100 ducati, un censo annuo di 8 ducati, ipotecati su tutti i suoi beni (XIII, 71)

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6167.
1714, dicembre 31. ind. VIII («VII» romana) – Carlo III d’Austria re a. 8
Feudo dell’Acquara, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice a vita
D. Simone Camerino, priore di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità, concede a terza generazione maschile soltanto, ad Alessandro Marcaudo, di Castelbaronia, abitante nel Feudo dell’Acquara, una vigna con alberi di olivi e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Castello, nell luogo detto «le Taverne», e propriamente «alli Muorti», per il canone enfiteutico di 5 ducati all’anno in due rate, 25 carlini alla fine di agosto di ogni anno, e gli altri 25 carlini alla fine di agosto di ogni anno, e gli altri 25 carlini alla fine di novembre (Cast. 25)


6168.
1715, marzo 10. ind. VIII – Carlo III d’Austria imper. a. 9 di Sicilia
Nel feudo dell’Acquara, nel monastero di S. Giovanni della Valle
Oronzo Celli, di Castelbaronia, pubbl. not.
Nicola Primavera, di Castelbaronia, giudice regio a vita
D. Simone Camerino, priore del monastero di S. Giovanni della Valle, insieme con la sua Comunità, concede a terza generazione maschile, a Domenico Martone, di Castelbaronia, abitante nel Feudo dell’Acquara, due casalini diruti, nelle pertinenze di quel Feudo, nel luogo detto «alle Taverne», pe ril censo enfiteutico annuo di 5 carlini (Cast. 18)


6169.
1715, aprile 27
Roma
Pietro Antonio Balestra, protonot. apostolico eletto dal Papa Clemente XI uditore generale delle Confidenze e Simonie per tutta la cristianità, elegge D. Francesco Rossi, not. apostolico, di Mercogliano, attuale Commissario nella diocesi Nullius di M.V., affinchè, occorrendo casi di simonia, ne informi la Santa Sede (VII, 121)

N.B.-Si tratta di un modulo generale stampato su pergamena con spazi bianchi riempiti a mano. Sigillo aderente

6170.
1715, novembre 30. ind. IX («VIII» romana) – Carlo VI d’Austria re a. 9
Pietradefusi
Andrea Carosella, pubbl. not.
Rocco Mosetta, di Pietradefusi, giudice a vita
Si riporta uno strumento del 19 ottobre 1708, ind. II («I» romana), nel quale il maestro Pietro Piccolo asserisce che negli anni precedenti vendette a D. P. Nicolò, per un capitale di 150 ducati, un censo annuo di 10 ducati e mezzo, col patto «de retrovendendo», capitale che però era di denaro del q. P. fra Ludovico Vitolo, monaco professo della Congregazione di M.V. e che costui lasciò al monastero di S. Gennaro di Terranova del Feudo di M.V. D’altra parte D. P. Nicolò asserisce che di quei 150 ducati ricevette dal maestro Pietro 100 ducati, che egli aveva convertito nella compra di un territorio seminativo con piante di olivi e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Pietradefusi, nel luogo detto San Pietro. Ora il maestro Pietro, volendo soddisfare all’obbligo degli altri 50 ducati, si obbliga verso il monastero ipotecandoli su una vigna con terra «vacua», di circa 6 tomoli, nelle pertinenze di Pietradefusi, nel luogo stesso di San Pietro, e in difetto di questi beni, su tutti gli altri suoi beni


6171.
1715, novembre (?) – Clemente Pp. XI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Didaco Diaz e Isabella Ferianda, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità


6172.
1716 («1715»), gennaio 5 («Nonis januarii») – Clemente Pp. XI a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sebastiano Cafaro e Albenzia Verrone, di Ospedaletto, dall’impedimento di 2° e 3° grado di affinità (VII, 120)

N.B.-Bolla plumbea

6173.
1716, aprile 2 – Clemente Pp. XI a. 16
Roma
Dietro supplica del Procuratore generale della Congregazione di M.V., il Sommo Pontefice concede in perpetuo l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli dei due sessi che visiteranno la chiesa di M.V., confessati e comunicati, da potersi lucrare una volta all’anno, applicabile anche ai fedeli defunti pe rmdo di suffragio (VI, 47)

Bibl.:Stampata in foglio volante (VI, 47 bis)


6174.
1716, aprile 13 («id. apr.») – Clemente Pp. XI a. 16
Roma
Clemente Pp. XI incarica l’ab. di M.V. di concedere a Nunziante Alfiero e ad Anna de Stefano, di Ospedaletto, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità


6175.
1716, agosto 30. ind. IX – Carlo III d’Austria re a. (omesso)
Lapio, nel convento di S. Maria degli Angeli
Filippo Frasca, di Lapio, pubbl. not.
Pietro Frasca, di Lapio, giudice regio
I coniugi Giovanna Areniello e Tiberio de Pesa, di Lapio, confessano di aver venduto alla Comunità di S. Maria degli Angeli, dell’Ordine dei Conventuali, per la somma di 10 ducati, un censo annuo di 9 carlini, da corrispondersi per il 30 agosto di ogni anno, ipotecati sui loro beni, in particolare su un territorio seminativo con vigna e altri alberi di circa un moggio «in semine», nel luogo detto «li Serroni», e su una casa in tre membri, di cui due superiori e uno inferiore in Lapio, nel luogo detto «la Veglia» o a la via della «Fontana»


6176.
1717, giugno 13 («idibus junii») – Clemente Pp. XI a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Andrea Romano e Maddalena Nigro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di cpnsanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6177.
1719, gennaio 13 – Clemente Pp. XI a. 19
Roma
Clemente Pp. XI incarica l’ab. di M.V. di concedere a Carlo Verza, di Santa Maria Ingrisone, e a Chiara Nuzzolo, di San Giacomo di Terranova


6178.
1719, febbraio 7
Terranova del Feudo di M.V.
Andrea Carosella, di Pietradefusi, pubbl. not.
Donato Pecorello, del casale di Cucciano, nel Feudo dell’Annunziata di Napoli, vende a Nunzio Piroscia, f. di Marcantonio Piroscia, un territorio di circa 7 tomoli, nelle pertienenze di San Giovanni a Marcopio («Mercopio»), nel luogo detto «la Piana», redditizio al monastero di M.V. in 3 tomoli e mezzo di grano all’anno, per il prezzo di 33 ducati, e pagando 30 carlini al monastero per l’assenso (XLIII, 155-158)

N.B.-Si tratta di una copia autentica in pergamena, scritta in forma di codice

6179.
1720, maggio 18 – Clemente Pp. XI a. 20
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Remigio Nicodemo, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., data la penuria di sacerdoti che c’era nella Casa in cui dimorava l’oratore, di poter ricevere i quattro Ordini minori «quatuor feriatis vel non feriatis seu unica», e poi gli altri Ordini del suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal Concilio di Trento e dalle Costituzioni di M.V.


6180.
1720, giugno 13 («idibus junii») – Clemente Pp. XI a. 20
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Modestino Bonafede e Caterina del Giudice, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di affinità

N.B.-Bolla plumbea

6181.
1722, («1721»), marzo 15 («Idibus martii») – Innocenzo Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Bartolomeo Vecchiarello e Isabella Speritillo, di Mercogliano, avendo essi già contratto matrimonio ignorando di essere vincolati dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità (VII, 122)

N.B.-Bolla plumbea

6182.
1724 («1723»), febbraio 13 («idibus februarii») – Innocenzo Pp. XIII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gaetano Guerriero e Antonia Angelillo, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale, dorto da una falsa diceria che Antonia avesse avuto relazioni intime col padre di Gaetano

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6183.
1724, aprile 20. ind. (omessa) – Carlo III d’Austria re a. 17 di Sicilia
Loreto di M.V.
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Modestino Crisci, di Mercogliano, giudice regio a vita
D. Severino Pironti, ab. generale della Congregazione di M.V. «su regula Sancti Guilielmi», D. Berardino de Luciis e D. Mauro Girardi, abati definitori visitatori della stessa Congregazione di M.V. da una parte, e i signori Giuseppe de Colangelis, Giuseppe de Leonardis, il not. Mattia de Oliviero e Marco Torti, deputati, e i magnifici Antonio Cozza, Nicola Masiello e Giovanni Guerriero, eletti nell’Università e governo di Ospedaletto, persone deputate dall’Università e uomini di Ospedaletto, in virtù di pubblico parlamento tenutosi more solito il 25 aprile dello scorso 1723, con regio assenso, spedito il 25 marzo scorso, dall’altra parte, asseriscono quanto segue. Nell’anno 1711, avendo alcune persone di Ospedaletto tagliato alcune legna nella montagna di M.V. e ivi lasciate, M.V. avutane notizia ne sporse ricorso al magnifico Governatore di Ospedaletto, «criminalmente querelando li suoi cittadini». Gli Eletti allora cercarono di appianare la cosa presso il P. Abate generale e ottennero che fossero liberati gli inquisiti, «purchè la legna tagliate si fussero trasportate in detto Monistero, conforme in effetto essendono andati li conversi di detto Monistero a pigliarsele e nel mentre le trasportavano per dentro detta terra dell’Ospedaletto di nuovo furono assaliti dalli cittadini di quella toltoli per forza la legna. Per lo che detto Magnifico Governatore procedè alla carcerazione d’alcuni d’essi ed altri si rifuggiorno in chiese». Allora l’Università comparve nel Sacro Regio Consiglio, sostenendo che nella parte della montagna che guarda Ospedaletto, e cioè nei quattro luoghi detti Cerreto, Nespolo, Cesine e Scalzatoio, «li cittadini di detta terra ab immemorabili havevano il Jus di legniare e far legnia verdi e secche pascolare animali e far fieno in detta Montagna come demaniali di detta Università e che essendo andati alcuni cittadini a far legnia in detta Montagna venivano turbati dal detto Monistero, ancho con ricorsi al Magnifico Governatore del luogo, quando la causa stava introdotta in detto S. C. Perciò ferno istanza esser manotenuti e non turbati in dato possesso, e che il detto Magnifico Governatore non s’intromettesse in detta Causa». E pertanto ottennero il 3 giungo 1711 provvisioni che «si monissero le parti e fra tanto che detto Magnifico Governatore ed altre Corti non s’intromettessero ne procedessero». Avuto di ciò notizia il monastero di M.V., con altra istanza espose nel S. C. che la montagna era stata ed era di pieno dominio e possesso nel monastero nè era stata mai turbata in tale possesso, e che quando qualche cittadino di Ospedaletto senza licenza era stato trovato a far legna nella montagna era stato carcerato; inoltre espose del danno causato dai cittadini nel caso presente, e che l’esposto dell’Università non era vero e perciò non si doveva impedire il castigo ai contravventori. Finalmente il 10 maggio 1721 fu emanato il decreto che «interim» il monastero di M.V. fosse mantenuto ne possesso dei suddetti quattro luoghi della montagna. In seguito a ciò si formò la pianta dei quattro luoghi dal signor Commissario il 9 giugno 1721. Furono poi pubblicati bandi in Ospedaletto «che persona alcuna della medesima Terra o d’altri qualsivoglia luoghi non ardiscono di andare in detta Montagna di Monte Vergine acqua pennente dalla parte dell’Ospedaletto e proprio èer li luoghi chiamati Nespolo, Scalzaturo, Cesine e Cerreto, a legnare legnia verdi o secche, pascere animali, raccogliere frutti ne in qualunque modo dannificare e far dannificare la detta Montagna». Stando così le cose e riconosciuto il pieno possesso del monastero in quei luoghi della montagna di M.V., con esclusione completa dell’Università di Ospedaletto, questa d’altra parte, dopo riconosciuto il suo torto, fece supplicare l’abate generale e i suoi definitori «si fossero benignamente compiaciuti attenta la gran necessità che detta Università e suoi cittadini tengono di legna per uso e sotentamento delle loro famiglie, concedere il Jus di poter legnare in detti quattro luoghi di Montagna nella legna secche e che cascano da venti, e nell’arboti infruttiferi e morti colla recognizione di qualche annua corrispondenza e che nel luogo detto il Nespolo solamente non potessero tagliare, svellere e danneggiare li castagni e castagnioli che vi si trovano et in dies crescono m’ogn’altro arbore che in detto Nespolo che si ritrova loro concedersili per di legnare». Allora il P. Abate e i definitori «con paterno affetto» e «per sollievo di detta Università», col consenso della Comunità di M.V., concedono quanto chiesto, e come riconoscimento riceveranno 10 ducati «tertiatim ogni quattro mesi». Così il 12 aprile 1724 fu deliberato con atto capitolare a M.V., mentre già il 3 dicembre 1723 per l’assenso apostolico era stato incaricato il signor Cardinale Orsini, arcivesc. di Benevento, dal quale, come delegato apostolico si era proceduto alla spedizione di quell’assenso apostolico il 26 febbraio 1724 (CXV, 315)


6184.
1724, novembre 6. ind. III («II» romana) – Carlo d’Austria re a. 18
Boiano
Salvatore Jacenna («Jasenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Francesco Mastrullo, giudice regio a vita
Fra Biagio Marallo, oblato professo della Congregazione di M.V. Maggiore del Monte, dell’Ordine di S. Benedetto, sotto la regola di S. Guglielmo abate, e procuratore di M.V. del Monte, a nome di S. Maria del Vivario, grancia di M.V., concede per 29 anni soltanto in enfiteusi a D. Bartolomeo Canonico e a Giovanni, Domenico e Pier Giorgio, padre e figli, di Boiano, un orto di 5 misure, in Boiano, nel luogo detto «li caldarari seu S. Sebastiano»


6185.
1724, dicembre 24. ind. III («II» romana) – Carlo Borbone, re a. (omesso)
Lapio, nel convento di S. Maria degli Angeli
Filippo Frasca, di Lapio, pubbl. not.
Pietro Frasca, di Lapio, giudice regio
Giovanna Chioccarelli, ved. vivente «iure romana», insieme coi suoi figli, vende alla Comunità di S. Maria degli Angeli, per il prezzo di 60 ducati, un censo annuo di 48 carlini, ipotecati sui suoi beni dotali ed extradotali, in particolare su una casa consistente in parecchi membri con orto contiguo, nel luogo detto «lo Palazzo», una terra seminativa di circa un moggio, nel luogo detto «l’Ortale», un territorio seminativo di circa un moggio e mezzo nel luogo detto «la Fontana vecchia»


6186.
1725, gennaio 13 – Benedetto Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice con Motu proprio decora del titolo di nobile fra Giovanni Paolo Torti, vesc. di Andria, con tutti i privilegi spettanti ai nobili, e finchè rimane nella Curia lo esenta «a solutione vectigalis pro sex vegetibus»


6187.
1725, febbraio 19 – Benedetto Pp. XIII a. 1
(Roma)
Il Sommo Pontefice, accogliendo le suppliche rivoltegli da D. Giovanni Paolo Torti, vesc. di Andria e monaco di M.V., dichiara privilegiati tutti gli altari della chiesa di M.V. del Monte, però per i soli sacerdoti della Congregazione («aliquis eiusdem Congregationis dumtaxat missam defunctorum ad quolibet Altare ecllesiae praedictae») (VI, 259)


6188.
1726, gennaio 30 – Benedetto Pp. XIII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Saverio Maria Festa, di Benevento, monaco «expresse» professo di M.V., – dietro supplici preghiere rivoltegli da D. Isidoro de Angelis, ab. generale della Congregazione di M.V., e del quale attualmente il Festa era segretario -, di poter essere assunto, al governo abbaziale della prima abbazia vacante della provincia Beneventana

***In calce, da Loreto di M.V., in data 6 aprile 1726, si attesta da parte dell’ab. generale Isidoro de Angelis e dell’ab. visitatore D. Basilio de Angelis, e degli altri abati definitori D. Angelo M.a Federici, D. Urbano Martini e D. Angelo Maria Mancini, che il suddetto breve è stato ricevuto «omni qua decet oboedientia»

6189.
1726, giugno 7 – Benedetto Pp. XIII a. 3
(Roma)
Il Sommo Pontefice erige in abbazia il priorato di S. Giovanni della Valle presso Castelbaronia, nella provincia Beneventana, in diocesi di Trevico (VI, 103)


6190.
1726, agosto 24 («nono kal. sept.»)
(Roma)
Bernardo Maria Conti («de Comitibus»), presb. cardinale del titolo di S. Bernardo alle Terme, incarica l’ab. generale di M.V. di concedere a fra Deodato da Lucera di Puglia, converso professo degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona, di poter passare nella Congregazione di M.V. (VI, 102)

N.B.-Sigillo pendente

6191.
1726, novembre 13 – Benedetto Pp. XIII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Albenzio de Rogatis, monaco «expresse» professo della COngregazione di M.V., che si trova nel 38° anno di età ed è da 24 anni monaco «expresse professus» della Congregazione di M.V., e da un sessennio è priore della Terra di Altavilla in diocesi di Benevento, e per un continuo novennio ha insegnato in più monasteri della Congregazione, e che «dum apud ecclesiam nostram Beneventanam resideremus», ha avuto diversi incarichi in modo che non solo fosse trovato abile e idoneo alla dignità abbaziale, ma anche a ricoprire una delle sei abbazie della provincia di Principato Ultra, in caso di vacanza («iuxta decretum alias occasione visitationis ipsius Congregationis per nos, dum Cardinalatus honore fungebamur de mandato Sedis Apostolicae peractae a nobis aditum, tibi ratione lecturae praefatae praelatio in casu vacationis alicuius ex sex Abbatiis Provinciae tuae Principatus Ultra in Regno Neapolis praedictae Congregationis debeatur»), che in caso capitasse tale vacanza delle abbazie, din d’ora viene investito del governo di essa

***In calce al Breve, in data 29 maggio 1727, da Loreto di M.V., si attesta da parte dell’ab. generale D. Isidoro de Angelis e degli abati definitori D. Basilio de Angelis e D. Angelo Maria Federici, che il suddetto Breve apostolico è stato ricevuto «omni qua decet obedientia»
***Seguono due copie cartacee

6192.
1727, febbraio 28
Roma
Prospero Colonna, protonot. Apostolico, dietro istanza di M.V., – che lamenta che, nonostante la sentenza emanata da Roma il 27 novembre 1671 contro il promotore fiscale della Nunziatura apostolica di Napoli da Luigi de Aquino (riferita, Reg. 6043), l’attuale promotore fiscale della stessa Nunziatura osa agire contro tali immunità ed esenzioni -, spedisce inibitoria al promotore fiscale della Nunziatura di Napoli di procedere nelle cause riguardanti i monaci di M.V., perché esse possano essere trattata solo dalla Santa Sede (VI, 103 bis)

N.B.-Sigillo aderente
***A tergo, atto notarile, in cui si attesta che l’Inibitoria è stata presentata alla Nunziatura di Napoli

6193.
1727, maggio 15 («Idibus maji») – Benedetto Pp. XIII a. 3
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Santangelo e Caterina Renza, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità (VII, 123)

N.B.-Bolla plumbea

6194.
1727, luglio 15 – Benedetto Pp. XIII a. 4
«Tabella onerum Missarum Regalis Ecclesiae Montis Virginis accurate reductarum ad formam Indulti Apostolici sub die XV Julii 1727 anno vero IV Pontificatus Sanctissimi in Christo Patris Benedicti XIII, ac Generalatus Ill.mi Ordinarii D. Isidori de Angelis anno secundo»


6195.
1728, gennaio 8 – Benedetto Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice eleva D. Albenzio de Rogatis, monaco «expresse» della Congregazione di M.V. alla dignità di abate titolare, rimanendo integro e confermando di nuovo il diritto conferito al medesimo di entrare nel governo della prima abbazia vacante fra le sei della provincia di Principato Ultra

***In calce c’è la dichiarazione dell’ab. generale D. Gallo Gallucci e degli abati definitori D. Urbano Martini, D. Angelo Maria Mancini e D. Alberto Terrieri, in data 31 maggio 1728, da Loreto, che il suddetto Breve apostolico è stato ricevuto «omni qua decet obedientia» e mandato nella debita esecuzione
 
***Copia cartacea

6196.
1728, ottobre 23 – Benedetto Pp. XIII a. 5
Roma
Prospero Colonna, protonot. apostolico, con suo monitorio ribadisce l’esenzione della Congregazione di M.V. dagli Ordinari dei luoghi e la immediata dipendenza dalla Santa Sede; e quindi sono avocate a Roma le cause che riguardano questa Congregazione

***A tergo, attestato del not. apostolico Giovanni de Antonio, di Napoli, che il giorno 23 dicembre 1728 ha dato copia del presente monitorio nelle mani di D. Bernardo Siviglia, procuratore di M.V. di Napoli
 
N.B.-Sigillo aderente

6197.
1728, dicembre 18 – Carlo III d’Austria re a. 20
Grottaminarda
Carlantonio de Adesa, di Frigento, pubbl. not.
Lorenzo Piscaatore, di Mirabella, giudice regio
Il Priore abbazziale del monastero carmelitano della SS. Annunziata di Grottaminarda, ottenuto il consenso del vesc. di Avellino, Giovanni Paolo Torti, concede in enfiteusi a terza generazione maschile, un territorio del convento, a Pietro, f. di Ciriaco, e a Tommaso Ilamia, f. di Paolo, per il censo o canone annuo di 67 moggi di frumento, da corrispondersi nel mese di agosto

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6198.
1729, febbraio 10 – Benedetto Pp. XIII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice dichiara Aspreno Gennaro Maria de Auria, dell’Ordine dei frati Carmelitani, della provincia di S. Maria della Vita, Maestro in S. Teologia, con tutti i privilegi, prerogative, preminenze ed esenzioni ecc., di cui godono gli altri Maestri in S. Teologia, privilegio concessogli in considerazione del fatto che egli, quando era ancora nel secolo era stato «in Licentiatum renunciatus» dai pubblici professori di S. Teologia e dei Canoni della città di Napoli, e dopo l’ingresso nell’Ordine dei Carmelitani per 9 anni ripetette il corso dei suoi studi, non solo raggiungendo, ma superando il tempo per il Lettorato e il Baccalaureato, e che a lui mancherebbe soltanto un biennio per ottenere il Magistero, e beenchè non avesse potuto conseguire di tenere dispute pubbliche «ac preasentaturam dictae tuae Provinciae», pe ril fatto che dai suoi superiori era stato destinato a offici di governo, tuttavia aveva potuto tenere moltissime dispute private davanti ai frati del suo convento e aveva dato prova della sua idoneità e sufficienza

***A tergo Giovanni de Antonio da Napoli, pubbl. not. apostolico, attesta che il 21 marzo, lunedì, del 1729, ind. VII, nell’anno 5° del pontificato di Benedetto Pp. XIII, dietro preghiera di fra Aspreno Gennaro Maria de Auria, dell’Ordine Carmelitano, recatosi coi testimoni al convento detto dela Vita dell’Ordine dei Carmelitani, e propriamente nel Coro del convento, davanti a tutta la Comunità , rese ubblico il breve apostolico e tutti unanimemente l’acclamarono Maestro in S. Teologia, ecc. ecc.

6199.
1729, marzo 26
Roma
Il Sommo Pontefice Benedetto XIII (che si sottoscrive), con Motu proprio ribadendo i privilegi di esenzione della Congregazione dalla giurisdizione degli Ordinari, esime la Congregazione di M.V. dalla giurisdizione del Nunzio apostolico di Napoli (VI, 109)

Bibl.: Bullarium (Cocquines), vol. XII (Roma, 1736), p. 389-391; stampato in opuscolo (VI, 110)

***Fede riguardo all’Exequatur del Breve, in data 29 aprile 1729 (VI, 115)

6200.
1729, marzo 26
Salvatore Paparozzo, not. delle Cause della Cura della Camera Apostolica
Per ordine dell’Uditore del Papa, si riporta il Breve precedente (VI, 115)

N.B.-Pergamena ornata
 
***Duplicato originale (VI, 118)

6201.
1730, aprile 14 – Carlo III d’Austria re a. 25 di Sicilia
Loreto di M.V.
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Andrea Preziosi, di Mercogliano, giudice regio
Giovanni Barbato, del casale di San Nazzaro, – agente a noe e come curatore di Mattia Barbato, suo nipote -, vende al monastero di M.V., per le mani di D. Carlo Maria de Rogatis, cellerario maggiore di M.V., i seguenti pezzi di terra, o le migliorie in essi apportate, che essi tenevano a censo in enfiteusi perpetua dello stesso monastero per 49 tomoli di grano all’anno, come eredi del q. sacerdote D. Lonardo Barbato, di San Nazzaro, e cioè: un territorio congiunto con la masseria, concessa al suddetto D. Lonardo Barbato, nel luogo detto San Giovanni a Marcopio, di 29 tomoli; un altro pezzo di terra , di 18 tomoli, detto Piana; un pezzo di terra di 4 tomoli, nel luogo detto Pescone; un pezzo di terra nel luogo detto Strepara, di 6 tomoli; un pezzo di terra di 3 tomoli, nel luogo detto Pioppi; un altro di 9 tomoli nel luogo detto Costa o Salerno; un altro di 10 tomoli nel luog detto Frostelle; un altro di 16 tomoli nel luogo detto «le Grutti»; un altro di 44 tomoli nel luogo detto Fabricata: complessivamente 139 tomoli, per il prezzo di 1660 ducati (XLVI, 36)


6202.
1730, agosto 5 («nonis augusti») – Clemente Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Angelo Jacenna e Caterina Crisci, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° rado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6203.
1731, maggio 9 – Carlo III d’Austria re a. 26
Loreto di M.V.
Salvatore Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Modestino Crisci, di Mercogliano, giudice regio a vita
Il dottor fisico Salvatore Guacci, di Serino, abitante nel Feudo di M.V., possedendo come cessionario della signora Dorotea Tentinno e del signor Nicola Calzon, coniugi di Monte Calvo, e ancora come cessionario della signora Anna Tentinno, – come da strumento rogato dal not. Pietro de Luca, di Montefusco -, una masseria in enfiteusi perpetua, dipendente dai Simonetti e Tentinni, di 227 tomoli, divisa in più pezzi, per la quale corrisponde «a lo Real Monastero» 72 tomoli di grano all’anno, «conforme della Platea e pubbliche scritture di detto Real Monastero appare», ha deliberato di procedere col monastero di M.V. a una vendita e a una permuta. Il Monastero gli cede 40 moggi di terra, nel feudo di San Giovanni a Marcopio, divisi in tre pezzi, dei quali uno, detto Frostelle, di 10 moggi o tomoli, un altro detto Mazzone, di 14 tomoli o moggi, e un terzo di 16 moggi detto Piano delle Nocelle o Pianella; ed egli dà al monastero un territorio chiamato «li Salerni», di 89 moggi e mezzo. Siccome però egli cede 49 moggi e mezzo di più di quanto riceve, egli vende questi moggi alla ragione di 19 ducati e un quarto per moggio, importante la somma di 952 ducati e 87 grana e mezzo. Di questa somma il monastero ritiene 480 ducati per 20 dei 72 tomoli di grano all’anno che il Guacci pagava per l’intera masseria, e perciò d’ora in poi restano solo 52 tomoli di grano all’anno, gliene paga 450 e riceve l’abbuono dal Guacci di 22 ducati e 87 grana e mezzo. Il monastero si trovava ad avere quei 450 ducati in questo modo: 300 dal deposito del P. abate D. Raffaele Caputo, e 150 dalle proprie entrate e rendite (XLV, 91)


6204.
1731, giugno 5 – Clemente Pp. XII a. 1
Roma
Clemente Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di concedere a Gennaro Bosco e a Orsola Menna, di San Martino (Sannita), la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6205.
1731, settembre 5 («nonis sept.») – Clemente Pp. XII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Scipione de Giovanni e Orsola di Gennaro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3°grado di consanguineità o affinità


6206.
1731, settembre 10 – Clemente Pp. XII a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice, – dietro petizione di D. Ramiro Girardi, ab. generale della Congregazione di M.V., in cui si dice che «olim» gli abati eletti a tenore della Congregazione di Paolo Pp. V del 19 maggio 1611 («Postulat ratio»), godevano di tutte le esenzioni, facoltà e preminenze che competevano agli abati dell’Ordine dei Camaldolesi, i quali, fra gli altri privilegi, avevano anche l’indulto loro concesso il 5 giugno 1515 da Leone Pp. X («Etsi a Summo Pontefice») secondo il quale gli abati «secundi ordinis» potevano esercitare il loro officio «tam in temporalibus quam in spiritualibus» senza alcuna benedizione, e in forza della comunicazione dei privilegi e delle esenzioni dal suddetto anno 1611 fino al 1725 non erano stati mai benedetti, ma poichè in quell’anno 1725 Benedetto Pp. XIII emanò la costituzione «Commissi Nobis», confermata anche dal Concilio Romano, in cui si comandava che gli abati debbono essere benedetti nell’anno dalla loro elezione dal vescovo diocesano, eccetto quegli abati che hanno dalla Santa Sede il privilegio di non essere tenuti ad essere benedetti, «exclusis specialiter illis Abbatibus qui gaudent simili privilegio per viam Communicationis», si rese necessario che gli abati della Congregazione ricevessero la benedizione dal vescovo diocesano. Ma siccome per questa benedizione occorono per ogni abate molte spese e grandi incomodi in danno e detrimento sia dei monasteri che degli altri due abati assistenti e degli altri monaci che per questa ragione sono costretti a vagare fuori dei chiostri, e tenendo inoltre presente che quasi tutti gli abati dell’Ordine di S. Benedetto, specialmente quelli dell’Ordine Cisterciense, per speciale indulto di Innocenzo Pp. VIII del 13 aprile 1489 («Exposcit») godono di speciale privilegio che l’abate generale dell’Ordine cisterciense può benedire gli abati nuovamente eletti e soggetti alla sua giurisdizione, perciò si domanda che lo stesso possa fare l’ab. generale della Congregazione di M.V. -, concede che l’ab. generale di M.V. possa benedire «quoscumque minores abbates ad Monasteria» (VI, 123)

***Regio exequatur, dato da Napoli il 10 settembre 1758, in cui però si fa notare che con esso non s’intende accettata l’accennata Costituzione e il Concilio Romano, che non erano stati ricevuti nel Regno di Napoli

6207.
1732, maggio 14 («pridie idus Maji») – Clemente Pp. XII a. 2
(Roma)
Il Sommo Pontefice, accogliendo la supplica di D. Ramiro Girardi, ab. generale della Congregazione di M.V., – il quale fa notare alla Santa Sede che, pur avendo nei territori soggetti a M.V. tutti i poteri episcopali, tuttavia non gode per nulla della facoltà di amministrare a quei suoi sudditi il sacramento della Confermazione ì, pur avendo tale privilegio Montecassino e Cava, dello stesso Ordine si S. Benedetto -, concede agli abati generali di M.V. pro tempore, di poter conferire ai loro sudditi, rivestiti degli abati pontificali, in qualunque tempo, la Cresima, come sogliono gli abati di Montecassino e Cava (VI, 126)

N.B.-Pergamena ornata. Fori per la bolla pendente
***Regio Exequatur in data 28 maggio 1732 (VI, 131)
***Copia informe cartacea (VI, 127-130)
***Relazione del cardinale Sinibaldo Doria, in cui in data 19 aprile 1732 esprime il suo parere favorevole sull’oggetto della domanda dell’ab. Girardi per il conferimento della Cresima (VI, 132-133)

6208.
1732, giugno 5 – Clemente Pp. XII a. 2
Roma
Dietro supplica dell’abate Decano e della Comunità di M.V. del Monte, il Sommo Pontefice sanciscce con la sua autorità apostolica che nessuno «cuiusvis status, gradus, conditionis…» osi portar via dalla Biblioteca libri, quinterni, fogli, stampati o manoscritti, sia quelli collacati dall’ab. Girardi sia quelli che in seguito saranno posti da chiunque altro e spettanti alla stessa Biblioteca, sotto pena di scomunica latae sententiae, riservata al Sommo Pontefice, «a qua nemo nisi a Nobis, seu Romano Pontifice pro tempore existente, praeterquam in mortis articulo constitutus, absolutionis beneficium obtinere» (VI, 260)


6209.
1732, agosto 12 – Clemente Pp. XII a. 3
Roma
Clemente Pp. XII concede a Mario Prezioso, chierico dell’Abbazia Nullius di M.V., di poter ricevere i quattro ordini minori «quatour feriatis vel non feriatis seu unica», e poi il suddiaconato, diaconato e presbiterato in tre domeniche o altri giorni festivi, anche fuori dei tempi stabiliti dal diritto per le sacre ordinazioni, dispensandolo inoltre dagli interstizi prescritti dal Concilio di Trento tra un ordine e l’altro


6210.
1732, novembre 7 – Clemente Pp. XII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Andrea Giannini, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche e altri giorni festivi, anche fuori dai tempi prescritti, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal Concilio di Trento e dalle Costituzioni della Congregazione di M.V.


6211.
1732, novembre 7 – Clemente Pp. XII a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Andrea Gianni, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi d’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote

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6212.
1733, settembre 5 («nonis september») – Clemente Pp. XII a. 4
Roma
Clemente Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di concedere a Girolama Marana, di San Martino (Sannita), la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

6213.
1734 («1733»), febbraio 1° – Clemente Pp. XII a. 4
Roma
Clemente Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di concedere a Stefano Carbone e ad Agata Sorriciello, dei casali di San Martino (Sannita) e Terranova, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla pendente

6214.
1734, maggio 12. Carlo di Borbone, re a. 1
Napoli
Giovanni Gregorio di Stefano, di Napoli
Filippo Vergara, di Napoli, giudice regio a vita
D. Luigi Maria de Nicolais, procuratore generale di tutta la Congregazione di M.V. da una parte, e D. Bartolomeo de Maio, a nome dell’Annunziata di Napoli, dall’altra, procedono al seguente accordo. Innanzi tutto ricordano che, sorte differenze tra l’Annunziata di Napoli e M.V., la causa fu portata alla Corte Romana e furono spedite Bolle apostoliche il 26 febbraio 1566 in cui, per appianere le differenze si determinò la forma di vita dei religiosi di M.V. circa il vitto e le altre cose necessarie,e , fra l’altro, fu ordinato che il sacrista dell’Annunziata di Napoli, insieme col vicario dell’arcivesc. di Napoli e il vicario generale della Congregazione di M.V. e i signori Governatori dell’Ospedale avesse addegnato per vitto e vestito dei monaci dei 18 priorati, in cui il Sommo Pontefice ridusse tutta la Congregazione, 20 scudi per ciascun religioso, compputando ogni scudo alla ragione di 11  giuli di moneta romana, da assegnarsi in tanti beni e possessioni, affinchè i monaci avessero potuto esigerli più facilmente, mentre tutte le altre entrate sarebbero andate a beneficio dell’Annunziata. Nel dare esecuzione alla Bolla pontificia, per mezzo dell’arcivesc. di Sorrento, D. Giulio Pavesi, vennero alla convenzione con M.V., assegnado al monastero tutte le entrate della Congregazione. Siccome poi fra gli altri monasteri che si dovevano profanare e le cui rendite dovevano essere devolute alle SS. Annunziata vi era anche quello di S. Guglielmo del Goleto con le sue grancie, il P. Vicario generale insieme coi Definitori di quel tempo, ad impedire quella profanazione, si impegnarono a pagare all’Annunziata 387 ducati all’anno tertiatim, finchè non ne avessero fatto assegnazione di altrettante entrate in Napoli o 30 miglia intorno, restando S. Guglielmo del Goleto con le sue grancie incorporato a M.V., come da uno strumento del 20 novembre 1567, rogato dal not. Alfonso Fontana di Napoli. Si pagarono da M.V. all’Annunziata questi 387 ducati annui sino al 1606, anno in cui D. Aldonza di Francesco, baronessa di Fiumara e di Muro, istituì erede universale la S. Casa dell’Annunziata e legò al monastero di M.V. di Napoli, annesso alla Congregazione, 84 ducati. Allora M.V. passò all’Annunziata quel legato, conservando per sè gli oneri annessi, e facendo scalare i 387 ducati a ducati 303. Nell’anno 1632, il 9 settembre, mediante strumento del not. Natale Montanaro, di Napoli, l’Annunziata cedette al Banco della stessa Casa diverse annualità coi rispettivi capitali, fra i quali amche quei 387 ducati alla ragione del 5% per un capitale di 7740 ducati. Perciò la Congregazione di M.V. continuò a pagare al Banco i 303 ducati annui, ritenendosi naturalmente gli 84 ducati sui 387 primitivi per soddisfare agli obblighi del legato di donna Aldonza. Nell’anno 1700, il 31 maggio, con pubblico strumento del not. Nicola Buonora, di Napoli si addivenne a una transazione su alcune liti sorte tra il monastero di M.V. e l’Annunziata e il Banco per il «Largo delle Teglie» a M.V., per farvi «baracche, capanne, et altro per la vendita de comestibili da farsi in esso dall’huomini delle Terre soggette a detta Casa Santa e Banco, site intorno alla Montagna di M.V.; e l’altri docati dieci per l’uso di due stanze seu camere della Casa d’esso Sacro Monastero situate in detto Largo per comodo del M.co Governatore di Mercogliano di giorni quindeci nelle due feste principali che si celebrano ogn’anno nella Pentecoste, e nel giorno della Festività della Nascita della Beata Vergine a 8 settembre, et anco nel giorno della Festività di S. Guglielmo». Perciò da quell’anno 1700 si è continuato a pagare invece dei primitivi 387 ducati, solo 281 ducati. Ora «essendo mancato detto Banco», furono assegnati a costoro anche quei 387 ducati annui col capitale corrispettivo di 7740 ducati. In seguito si pretese affrancare quell’annualità di 387 ducati, dovuta dalla Congregazione di M.V., alla stessa ragione del 5%, come era stata ceduta dalla Casa dell’Annunziata. Dopo molte discussioni, si convenne finalmente dai creditori per l’affrancazione al 4 meno un quarto per cento, riguardo ai 303 ducati, il che importava la somma di 8080 ducati, restando gli altri 84 ducati – complemento dei 387 ducati originari – a M.V. per la soddisfazione del legato di D. Aldonza. Ora, in esecuzione di questo accordo M.V. paga questi 8080 ducati e così si affranca quei ducati annui, e di ciò se ne lascia completa quietanza al monastero (LXXXIX, 202)

***Copia cartacea autenticata dallo stesso not. Giovanni Gregorio di Stefano (LXXXIX, 206-216)

6215.
1735. giugno 1° («kalendis junii») – Clemente Pp. XII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Benedetto Sensale e Agnese de Stefano, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6216.
1735, dicembre 13 – Clemente Pp. XII a. 6
Roma
Clemente Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di concedere a Nicola Roccio e a Vittoria Bonarobba, di San Giacomo di Terranova, diocesi di M.V., la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6217.
1735, dicembre 13 – Clemente Pp. XII a. 6
Roma
Clemente Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di concedere a Guglielmo Piloso e a Caterina Nuzzolo, di San Giacomo di Terranova, diocesi di M.V:, le dispensa matrimoniale dall’impedimento di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6218.
1737, maggio 7 – Clemente Pp. XII a. 6
(Roma)
Il Sommo Pontefice «ob Iconem Immaculatae Virginis Mariae quae, ut pia et constans fert traditio, a Sancto Luca depicta, et Constantinopoli a Balduino II imperatore translata, a qua ibidem reposita tot prodigiis et miraculis a Deo adhuc in dies illustratur», concede alla Congregazione di M.V. la comunicazione dei privilegi degli altri Benedettini, e perciò non solo dei Camaldolesi, ma anche dei Cassinesi, e dà all’ab. Generale la facoltà di creare due confessori Penitenzieri, come quelli di Monte Cassino, e amovibili «ad nutum» dello stesso P. abate Generale (VI, 150)

NOTA

Bibl.: stampata in foglio volante (VI, 152-155)


6219.
1737, settembre 13 («idibus septembris») – Clemente Pp. XII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Paolo Lobierto e Agnese Pescatore, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 2° e 3° grado di affinità

N.B.-Bolla plumbea

6220.
1737, novembre 5 («nonis novembr.») – Clemente Pp. XII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Nicola Pio e Alessandra Meola, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.- Fori per la bolla plumbea

6221.
1737, novembre 5 («nonis novembr.») – Clemente Pp. XII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Flaviano Meola e Petronilla Jovane, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6222.
1738, febbraio 25 Clemente Pp. XII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Venanzio Pironti («Piranti»), monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per essere ordinato sacerdote, e insieme lo dispensa dal biennio richiesto nella Costituzione della Congregazione di M.V.


6223.
1738, maggio 14 – Clemente Pp. XII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice conferma Saverio Festa, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V. e uno degli abati della stessa Congregazione, come Definitore Capitolare nella stessa Congregazione, secondo l’elezione avutasi nell’ultimo Capitolo, nonostante il decreto contrario del 1652, che proibiva siffatte rielezioni


6224.
1739 («1738»), gennaio 13 («Idib. jan.») – Clemente Pp. XII a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Giovanni Ricciuti e a Brigida Carpenito («Carpennito»), di Terranova e San Giacomo, la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 2° e 4° grado di consanguineità


6225.
1739, febbraio 25 – Clemente Pp. XII a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice concede l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, confessati, visiteranno la chiesa di Sant’Agata al Monti in Roma, appartenente alla Congregazione di M.V., nel giorno di S. Giuseppe e negli otto giorni immediatamente precedenti, e ivi pregheranno per la concordia dei principi, ecc., da potersi lucrare una sola volta da ciascun fedele

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6226.
1739, marzo 14 – Clemente Pp. XII a. 9
Roma
Dietro suppliche di D. Michele del Re, «Abbatis perpetui regimis» e procuratore generale della Congregazione di M.V., Il Sommo Pontefice concede a tutte e singole le chiese della Congregazione di M.V., esistenti o erigende, dove vi sia l’altare di San Benedetto e S. Guglielmo, che questo sia privilegiato, escluso ogni altro altare privilegiato, eccetto per M.V. del Monte («salvo tamen quocumque privilegio quoad Altaria huiusmodi Ecclesiae Montis Virginis de Monte nuncupata concesso»)

***Regio Exequatur, dato da Napoli il giorno 11 maggio 1739
 

Bibl.: stampata in foglio volante e autenticata dall’ab. D. Michele del Re (VI, 164)


6227.
1739, novembre 5 («nonis novembris») – Clemente Pp. XII a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sebastiano Izzo e Lucia de Gennaro («Genaro»), di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6228.
1741, settembre 11 – Benedetto Pp. XIV a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice dispensa Agostino Mirelli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., da 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato diacono e sacerdote


6229.
1741, settembre 12 – Benedetto Pp. XIV a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Agostino Mirelli, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., di poter essere ordinato diacono e sacerdote in due domeniche o altri giorni festivi, «etiam extra tempus», dispensandolo dagli interstizi prescritti dal Concilio di Trento e dai quattro anni di tempo richiesti dalle Costituzioni di M.V.


6230.
1741, dicembre 1° («kalendis decembris») – Benedetto Pp. XIV a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giovanni Saracinello e Rosalia Argenziano («Agenziano»), di Mercogliano, dall’impedimento di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6231.
1742, giugno 22 – Bendetto Pp. XIV a. 2
Castelgandolfo
Benedetto Pp. XIV concede, – solo per questa volta -, l’indulgenza plenaria, da potersi lucrare da ciascun fedele una volta sola, per tutti coloro che nella domenica di Quinquagesima e nei due giorni seguenti interverranno nella chiesa di S. Francesco di Mercogliano all’Esposizione del SS. Sacramento e ivi pregheranno per un certo spazio di tempo


6232.
1742, luglio 3 – Benedetto Pp. XIV a. 2
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al suddiacono Amato de Petris, di Ospedaletto («Terra dello Spedaletto»), la dispensa di poter ascendere al diaconato e al presbiterato in due domeniche o altri giorni festivi, non continui, ma con l’interposizione di un certo spazio di tempo ad arbitrio dell’Ordinario di M.V., anche fuori dei tempi prescritti dal diritto per le sacre ordinazioni, dispensandolo dagli interstizi richiesti dal Concilio di Trento


6233.
1742, luglio 3 – Benedetto Pp. XIV a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice, dietro richiesta di Carlo Maria Sacripante, cardinale diac. del titolo di S. Maria in Portico, protettore della Congregazione di M.V., approva il nuovo ufficio della Madonna di M.V., da celebrarsi il 1° settembre di ogni anno, giorno in cui si celebra l’ufficio di S. Maria di M.V. sotto il rito di doppio maggiore, e concede l’Indulgenza plenaria in tutte le chiese, erette o erigende, della Congregazione di M.V., da potersi lucrare da tutti i fedeli dai primi vespri al tramonto del sole del giorno di quella festa, alle solite condizioni, indulgenza applicabile anche ai defunti (VI, 246)

***Duplicato (VI, 280)

6234.
1734, marzo 27 – Benedetto Pp. XIV a. 3
Roma
Dietro supplica, presentata da D. Carlo Maria Sacripante, cardinale protettore della Congregazione di M.V., il Sommo Pontefice concede in perpetuo l’Indulgenza plenaria tutti colore che, confessati e comunicati, e alle solite condizioni, visiteranno la chiesa di M.V. e «quoties id egerint», indulgenza applicabile anche alle anime purganti (VI, 184)


6235.
1743, maggio 21 – Benedetto Pp. XIV a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice Motu proprio, data l’età decrepita di 86 anni e gli aggravi dell’infermità, sospende D. Ramiro Girardi dall’ufficio di abate generale, – al quale ufficio era stato eletto per la terza volta la terza domenica dopo Pasqua dello scorso anno 1742 dal Capitolo della Congregazione -, e gli assegna come luogo di residenza il monastero di Marigliano, in cui ora era abate D. Angelo Maria Mancini, e crea costui visitatore e riformatore apostolico della Congregazione con piei poteri e con obbligo di assumersi per convisitatore l’abate D. Nicola Letizia e per segretario il priore D. Pascasio Anicio, e gli ingiunge di visitare tutti i monasteri – eccetto S. Agata ai Monti in Roma – e presentare alla fine la relazione e gli Atti della visita al cardinale Sacripante, protettore della Congregazione, visita apostolica he doveva durare fino al compimento del triennio del generalato dell’ab. Girardi (VI, 185)

***A tergo, Francesco Montemurro, di Napoli, not. regio e apostolico, attesta che il Breve pontificio è stato comunicato al P. Abate Mancini («Mangini») il 29 giungo 1743, e insieme all’ab., Girardi, ecc.
***Regio Exequatur (VI, 186-189)

6236.
1743, ottobre 1° – Benedetto Pp. XIV a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio l’Indulgenza plenaria a coloro che, confessati e comunicati, visiteranno la chiesa di S. Modestino presso Mercogliano, il giorno dopo Pentecoste, a cominciare dai primi vespri sino al tramonto del sole del giorno, e pregheranno per la concordia dei principi, ecc.


6237.
1744, marzo 21 – Benedetto Pp. XIV a. 4
(Roma)
Il Sommo Pontefice Benedetto Pp. XIV riforma le Costituzioni della Congregazione di M.V. (VI, 190-217)

N.B.-Il doc. è in forma di codice. In fine, sigillo aderente. – Le presenti Costituzioni furono «de verbo ad verbum» promulgate copn chiara e intelligibile voce da D. Pascasio Anicio, segretario del Rev.mo D. Angelo Maria Mancini, di Benevento, per commissione e comando di costui, che ricopriva la carica di visitatore apostolico della Congregazione e vicario apostolico, in un’assemblea convocata appositamente il 17 maggio 1744. Poi i singoli Padri vocali si sottoscrissero. Gli assenti per cause giustificate mandarono in seguito i loro attestati, nei quali dichiaravano di uniformarsi in tutto a quanto era stato stabilito, a cominciare dall’ab. Girardi in data 22 maggio 1744

6238.
1744, marzo 24 – Benedetto Pp. XIV a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice, dopo aver riportato il suo Breve precedente del 21 maggio 1743 (riferito, Reg. 6235) col quale nominava Motu proprio il P. Abate D. Angelo Maria Mancini, visitatore apostolico della Congregazione di M.V., e dopo aver accennato all’altro Breve del 21 marzo 1744 (riferito, Reg. precedente), perchè la riforma della Congregazione possa conseguire i risultati auspicati, Motu proprio conferma l’ab. Mancini Visitatore e riformatore apostolico «ad nostrum et Sedis Apostolicae beneplacitum», ugualmente conferma come convisitatore l’ab. D. Nicola Maria Letizia e segretario D. Pascasio Anicio, e nomina lo stesso ab. Letizia Definitore per Napoli, D. Bonifacio del Giudice Definitore per la Puglia, e Definitori visitatori D. Tiberio Barone per Salerno, D. Decio de Nicolais per Benevento, e D. Albenzio de Rogatis procuratore generale (VI, 228)

***Regio Exequatur (VI, 229-230)

6239.
1744
Manifesto dell’ab. Mancini, visitatore apostolico, in cui si determinano le tasse di Curia

N.B.-Si tratta di due frammenti

6240.
1745, marzo 24 – Benedetto Pp. XIV a. 5
Roma
Benedetto Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gennaro de Colangis, della diocesi di Nullius di M.V., dall’irregolarità contratta per aver ucciso dieci anni prima, e precisamente all’età di otto anni, una bambina pure di otto anni con un colpo di fucile («sclopo»), mentre giocava con altri bambini

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6241.
1745, maggio 1° («kalendis maji») – Benedetto Pp. XIV a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Antonio Bianco e Mattia Silvestro, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6242.
1745, giugno 13 («idibus junii») – Benedetto Pp. XIV a. 5
Castel Gandolfo
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Domenico Santoro e Vittoria Guerriero, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6243.
1745, giugno 13 («idibus junii») – Benedetto Pp. XIV a. 5
Castel Gandolfo («actum in Arce Gandulphi»)
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Antonio Argenziano e Orsola Tirone, di Mercogliano, dall’impedimento di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6244.
1745, settembre 13 («idibus septembris») – Benedetto Pp. XIV a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Ignazio di Pietro e Caterina Giovaniello, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 2° e 3° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6245.
1746, marzo 4 – Benedetto Pp. XIV a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede ai fedeli che visiteranno la chiesa di S. Agata dell’Urbe nel giorno di S. Giuseppe e negli otto giorni immediatamente precedenti, l’Indulgenza plenaria, alle solite condizioni e lucrabile da ciascun fedele una sola volta, concessione fatta «spatio presentis Octidui»


6246.
1747, gennaio 16 – Benedetto Pp. XIV a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice, commentando lo splendore degli studi e l’osservanza regolare, reintegrata dall’ab. D. Angelo Maria Mancini nella Congregazione di M.V., lo conferma Visitaore apostolico ed arbitrio della Santa Sede, e per definitori conferma l’ab. D. Bonifacio del Giudice e D. Tiberio Barone delle province del Principato Ultra e Citra; invece al posto di D. Decio de Nicolais per Benevento, sostituisce D. Fulgenzio Stinca, e al posto di D. Nicola Maria Letizia per la provincia di Napoli, nomina D. Gennaro Rinaldi, elevando invece l’ab. Letizia alla carica di Procuratore generale al posto dell’ab. D. Albenzio de Rogatis, che vi aveva rinunziato a causa di infermità (VI, 231)

***Regio Exequatur in data 22 marzo 1747 (VI, 232-234)

6247.
1747, luglio 11 – Benedetto Pp. XIV a. 7
Roma
Il Cardinale Passionei comunica all’ab. Generale la facoltà concessagli di poter concede l’Indulgenza plenari in articulo mortis, anche per mezzo dei suoi delegaati, da impartirsi secondo la formula prescritta (VI, 244)

N.B.-Si tratta di un formulario stampato con spazi bianchi riempiti a mano. Sigillo aderente.

6248.
1747, settembre 13 («idibus septembris») – Benedetto Pp. XIV a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Lorenzo Masiello e Carmina Santoro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6249.
1747, settembre 13 («idibus sept.») – Benedetto Pp. XIV a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Antonio Silvestro e Tommasina Silvestro, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6250.
1747, settembre 13 («idibus septembris») – Benedetto Pp. XIV a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Cristoforo Biondo e Petronilla di Gaita, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6251.
1748, gennaio 11 – Benedetto Pp. XIV a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice nomina D. Venanzio Pironti, monaco della Congregazione di M.V., abate titolare, con diritto di assumere il governo della prima abbazia vacante nella provincia salernitana, – nomina motivata dal fatto che il Pironti per 9 anni ha insegnato «tum Philosophiam , tum scholasticam et Dogmaticam Theologiam» nei monasteri di Casamarciano, Capua, Aversa e Napoli, ed è stato priore nel monastero di Avellino, e ora ricopriva la carica di socio del Procuratore generale in Roma -, e frattanto, finchè non si verifica la successione nel governo abbaziale, egli goda di voce attiva e di tutti gli altri diritti e privilegi spettanti agli altri abati titolari della stessa Congregazione

***In calce, sotto la data del 14 maggio 1748, al tempo del Capitolo in M.V., c’è la dichiarazione che il Breve apostolico è stato ricevuto «omni qua decet reverentia» e mandato nella debita esecuzione, dichiarazione sottoscritta dall’ab. generale D. Angelo M. Mancini, dagli abati Definitori D. Gennaro Rinaldi, D. Bonifacio del Giudice, D. Tiberio Barone e D. Fulgenzio Stinca

6252.
1749, maggio 1° («kalendis Maji») – Benedetto Pp. XIV a. 9
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gaetano Vecchiarello e Petronilla Ferraro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado id consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6253.
1749, settembre 5 («nonis septembris») – Benedetto Pp. XIV a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Domenico Meola e Maria Santangelo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6254.
1750, aprile 13 («idibus aprilis») – Benedetto Pp. XIV a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di m.V. di dispensare Domenico di Grezia e Rosaria di Pietro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6255.
1750, maggio 1° («kalendis maji») – Benedetto Pp. XIV a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Chiochi e Agnese Bianco, di Mercogliano, dall’impedimento matrimonial di 2° e 3° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6256.
1751, ottobre 1° («kal. Oct.») – Benedetto Pp. XIV a. 12
Roma
Benedetto Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Rainone, di San Martino (Sannita), ed Anna Mosca, pure di San Martino (Sannita), dall’impedimento di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6257.
1752, febbraio 24 – Benedetto Pp. XIV a. 12
Roma
Benedetto Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Pietro Capozzi e Anna Ocone, di Terranova, diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità

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6258.
1753, aprile 9 – Benedetto Pp. XIV a. 13
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al diac. Gennaro Russo, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6259.
1753, aprile 9 – Benedetto Pp. XIV a. 13
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al diac. Giovanni Battista Jacenna («Jascenna»), della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6260.
1753, maggio 1° («kal. maji») – Benedetto Pp. XIV a. 13
Roma
Benedetto Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Carbone, di San Martino, e Rosaria Galluccio, di Terranova, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea pendente

6261.
1753, luglio 1° («kal. julii») – Benedetto Pp. XIV a. 13
Roma
Benedetto Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Matteo Sabatino e Maria Anna Feo, di Ospedaletto, dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità


6262.
1753, dicembre 5 («nonis decembris») – Benedetto Pp. XIV a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Stefano de Vito e Lucio Jacheo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6263.
1754, giugno 5 («nonis junii») – Benedetto Pp. XIV a. 14
Castel Gandolfo
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Rota e Caterina Santangelo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6264.
1754, settembre 18
Roma
Dietro istanza del P. Priore e della Comunità di S. Rocco di Bagnoli, della Congregazione di M.V., Giovanni Costanzo Caracciolo da parte della Santa Sede spedisce un monitorio al promotore fiscale della Curia vescovile di Nusco, perchè cessi dal molestare quel monastero a causa delle tasse imposte per l’erezione del nuovo seminario, perchè il monastero, come tutta la Congregazione di M.V., è esente da qualunque onere e decima (XXIII, 134)

N.B.-Sigillo aderente

6265.
1755, agosto 13 («idibus augusti») – Benedetto Pp. XIV a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Domenico Silvestro e Tommasa Silvestro, del casale di Valle, dall’impedimento matrimoniale di 2° e 3° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6266.
1755, agosto 13 («idibus augusti») – Benedetto Pp. XIV a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Vecchiarello e Marfisa Sensale, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 2° e 3° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6267.
1755, settembre 10 – Benedetto Pp. XIV a. 16
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al diac. Ferdinando di Silva, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero

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6268.
1755, novembre 13 («idibus novembris») – Benedetto Pp. XIV a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giulio Ferraro e Giovanna Vecchiarello, del casale di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6269.
1755, dicembre 11 – Benedetto Pp. XIV a. 16
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al diac. Nicola Napolitano, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento, per poter essere ordinato sacerdote


6270.
1756, aprile 27 – Benedetto Pp. XIV a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Gaudioso Gaiano, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Treno, per poter essere ordinato sacerdote


6271.
1756, novembre 13 («idibus nov.») – Benedetto Pp. XIV a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Simone Guerriero e Ippolita dello Barbiero, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6272.
1756, novembre 24 – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Benedetto Pp. XIV concede al diac. Mattia Prota, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6273.
1756, dicembre 1° («kalendis decembris») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Modestino Valentino e Orsola di Ruggiero, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità


6274.
1756, dicembre 5 («nonis decembr.») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gennaro Matarazzo e Nicolina Matarazzo, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6275.
1757 («1756»), marzo 15 («idibus martii») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Gennaro Jacenna e Orsola Pennella, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6276.
1757, maggio 7 («nonis maji») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare il vedovo Antonio Pelasco e Marianna di Feo, di Ospedaletto, dall’impedimento «cognationis spiritualis», contratto da Marianna in quanto aveva fatto da madrina alla cresima di un figlio di Antonio

N.B.-Bolla plumbea

6277.
1757 («1756»), marzo 15 («idibus martii») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Donato Ferraro e Margherita Liquori, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6278.
1757, giugno 13 («idibus junii») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Jacheo e Teresa Saraciniello, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di conanguineità o affinitàù

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6279.
1757, luglio 5 – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Angelo Costantini, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento, perchè possa essere ordinato sacerdote


6280.
1757, agosto 1° («kalendis augusti») – Benedetto Pp. XIV a. 17
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Ciriaco di Giovanni («Cyriaci Nati Joannis), soprannominato Carluccio, e Alessandra Mancino, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6281.
1757, novembre 13 («idibus novembris») – Benedetto Pp. XIV a. 18
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Flaviano Silvestro e Carmela Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6282.
1758 («1757»), gennaio 13 («idibus januarii») – Benedetto Pp. XIV a. 18
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Domenico Vecchiarello e Teresa Bianco, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6283.
1758, settembre 5 («non. sept.») – Clemente Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di concedere a Melchiorre Capozzi e ad Agnese Piroscia, di San Martino (Sannita) e Terranova, la dispensa matrimoniale dall’impedimento di 2° e 3° grado di consanguineità o affinità


6284.
1758, novembre 13 («idibus nov.») – Clemente Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Filippo Palomba e Rosalia («Rasalia») de Nardo, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6285.
1759, maggio 30
Napoli
Carlo, re delle Due Sicilie, ecc., concede il suo Regio Assenso alle regole, stabilite per il buon governo della Congrega della SS. Assunta in Mercogliano

N.B.-Si tratta di un fascicolo pergamenaceo di 10 ff. (l’ultimo, in bianco, mezzo strappato), redatto in forma di codice

6286.
1759, ottobre 2 – Clemente Pp. XIII a. 2
Roma
Clemente Pp. XIII concede all’abate di M.V. di designare nella chiesa abbaziale e in ciascuna chiesa e collegiata della diocesi Nullius di M.V. un altare privilegiato, «ad septennium proximum tantum», per tutti e singoli i sacerdoti, regolari e secolari, che celebreranno a quegli altari


6287.
1760, maggio 16 – Clemente Pp. XIII a. 2
Roma
Clemente Pp. XIII concede al diac. Giuseppe d’Angelillo, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6288.
1761, luglio 3 – Clemente Pp. XIII a. 3
Roma
Dietro petizione dell’ab. generale della Congregazione di M.V., – il quale lamentava che l’Archivio di M.V. Maggiore, nel quale si conservano moltissimi privilegi concessi all’abbazia e alla Congregazione di M.V. dai re e dai Sommi Pontefici, come pure documenti e scritture autentiche riguardanti non solo la Congregazione, ma anche i sudditi per ragione della sua giurisdizione spirituale e temporale, e che, benchè oggetto di ogni cura da parte dei precedenti e dell’attuale abate generale di M.V. per la diligente custodia, conservazione e maturazione del docc., pure, data l’antichità dei docc. medesimi e l’inclemenza del clima dell’alta montana, in cui si trova il monastero, «quippe quod idem monasterium in cacumine spissa nive majori anni parte contectum remanet», l’attuale ab. generale ad evitare la perdita delle scritture e docc., domanda il suo trasferimento al Palazzo badiale di Loreto, residenza degli abati generali, come Ordinari e signori temporali, e della loro Curia -, il Sommo Pontefice concede con la sua autorità apostolica, nonostante qualunque altra proibizione apostolica di rimuovere quell’Archivio dal monastero di M.V. Maggiore sotto pena di scomunica, ecc., dà la facoltà richiesta di trasportarlo a Loreto, rimanendo ferma la proibizione di estrarre libri, scritture e documenti, e concedendo facoltà all’attuale abate generale e ai suoi successori di scegliersi un monaco della stessa Congregazione, idoneo all’ufficio, e nominarlo Archivista, perchè possa trascrivere le scritture e i docc., estrarne copia sia per la comodità e l’uso della Congregazione, come per le altre persone, e in caso che quest’Archivista dovesse assentarsi dal monastero, poterlo sostituire con un altro monaco; inoltre si stabilisce che a qualunque scritture estratta da quell’Archivio e sottoscritta dall’Archivista e contrassegnata col sigillo della Congregazione, «durante munere sibi demandato», si dieve prestare al tutto la stessa fede in giudizio e fuori, «in omnibus et per omnia perinde ac si scripturae huiusmodi a publicis et approbato Notario subscriptae essent» (VI, 310)

***Regio Exequatur (VI, 311-313)

6289.
1761, settembre 7
«Sententiae instrumentum» nel quale si riporta una sentenza, in una causa tra M.V. e D. Nicola e D. Gennaro «de Cammerinis» per il pretesto diritto di Juspatronatus della cappella di S. Antonio di Padova, nella chiesa matrice di S. Martino del Feudo di M.V., e nella quale in prima istanza fu giudicato nella curia di Loreto con sentenza avversa ai de Cammerinis, e in seconda istanza presso la S. Sede, che confermò in pieno la precedente sentenza


6290.
1761, settembre 13 («idibus septembris») – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Angelo di Martino e Caterina Silvestro, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità


6291.
1761, novembre 12 – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Paolo Enriquez, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdore

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6292.
1762, aprile 13 («idibus aprilis») – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Modesto Guidone e Grazia Palermo, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6293.
1762, aprile 5 («nonis aprilis») – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Modesto de Lisi e Orsola Renna, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6294.
1762, giugno 5 («nonis junii») – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Michele dello Russo e Caterina Renna, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Bolla plumbea

6295.
1762, giungo 18 («XIV kal. julii») – Clemente Pp. XIII a. 4
Roma
Antonio Andrea Galli, presb. cardinale di S. Pietro in Vincoli, gran Penitenziere della Sede Apostolica, – dietro petizione presentata dal Procuratore generale della Congregazione di M.V., in cui era stato esposto che ad aumentare il culto e la devozione verso l’Immagine della Madonna, «quae, ut pia et constans fert traditio a S. Luca depicta, et Constantinopolim a Balduino II translata in Ecclesia Montis Virginis Maioris regni Neapolis miraculis coruscans colitur», Clemente Pp. XIII, con Breve del 7 maggio 1737, diretto dall’ab. generale del tempo, concesse la facoltà di scegliere fra i monaci di M.V. due ai quali comunicare le facoltà, di cui godono i due Penitenzieri di Monte Cassino, ma che poi, data l’affluenza dei pellegrini nelle feste di Pentecoste e Natività della Madonna e loro ottave, si erano mostrati insufficienti per soddisfare alle ansietà dei fedeli, perciò si chiedeva di poter scegliere in quei giorni altri due Penitenzieri con le stesse facoltà -, accogliendo la domanda presentata, solo per le suddette feste permette si possano scegliere altri due Penitenzieri, ma soltanto con le seguenti facoltà: 1°. di assolvere dalla scomunica «ob manus violentas in clericos», ma solo nei casi non portati o non facilmente portabili al foro dall’Ordinario, e purchè non sia seguita la morte o la mutilazione o la frattura di ossa; 2°. di assolvere dalle censure contro i duellanti; 3°. di assolvere dalle censure «ob haeresim occultam», previa abiura da farsi in segreto nelle mani del confessore; 4°. assolvere i religiosi, – sempre eccetto le monache di qualunque ordine -, anche dai casi riservati nella loro religione; 5°. poter commutare tutti i voti semplici in altre opere di pietà, eccetto i cinque voti riservati alla Sede Apostolica; 6°.«dispensandi super impedimento occulto primi nec non primi et secundi, ac secundi tantum affinitatis gradus, provenientis ex illicita copula, quando agitur de matrimonio cum dicto impedimento iam contracto»; 9°. dispensare sull’occulta irregolarità, contratta per la violazione solo delle censure, riguardo ai sacerdoti sia secolari che regolari (VI, 318)


6296.
1762, luglio 31
Napoli
Ferdinando IV, re delle Due Sicilie, ecc., rende noto che «nuper» gli fu presentato un Memoriale, in cui da parte della Congrega del SS. Sacramento di Ospedaletto si domandava il Regio Assenso ai «Capi di regola per il buon governo, economia e retta mministrazione della loro confraternità»; ora egli, dietro parere favorevole del Cappellano maggiore, concede questo Regio assenso alla petizione

N.B.-Si tratta di un fascicolo pergamenaceo in 10 ff., redatto in forma di codice

6297.
1762, ottobre 5 – Clemente Pp. XIII a. 5
Castel Gandolfo
Il Sommo Pontefice, richiamandosi ad una sua Bolla del 3 settembre 1762, concede a D. Nicola Letizia, ab. generale di M.V., di poter impartire l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli nel giorno della Pasqua, secondo a formula contenuta in quella Bolla (VI, 330)

***Regio Exequatur, in data 9 dicembre 1762

6298.
1762, novembre 13 («idibus novembri») – Clemente PPp. XIII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Pasquale Giordano, della diocesi di Avellino, oriundo di Montefredane, a Giacoma di Giovannelli, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguinetà

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6299.
1763 («1762»), gennaio 5 («nonis januarii») – Clemente Pp. XIII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Nicola Mastroiacono e Lucia Vecchiarello, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale contratto da Nicola per essersi prima legato da sponsali con la sorella di Lucia

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6300.
1763 («1762»), marzo 7 («nonis martii») – Clemente Pp. XIII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Pietro dello Russo e Fortunata Renna, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6301.
1763, marzo 18 – Clemente Pp. XIII a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice, – dietro petizione dell’ab. generale D. Nicola Letizia, il auale ha esposto che nel Concordato tra la S. Sede e Carlo, ora re cattolico della Spagna, ma allora re delle due Sicilie, stipulato nel 1741, fra gli altri capitoli, si conteneva al paragrafo VIII del cap. II «che sotto nome de Vescovi si intendevano i veri Vescovi, e non già i Prelati inferiori di qualunque specie, quantunque habbiano proprio e separato Territorio, e Giurisdizione quasi Episcopale, dovendosi per tali luoghi esenti ricorrere o al Vescovo Diocesano, se il luogo è nella Diocesi, ò pure al Viciniore, alla riserva… di quei Prelati Inferiori, che avessero ottenuto, o che ottenessero dalla Santa Sede un speciale Indulto di procedere in queste cause d’Immunità Locale». Ora la Congregazione di M.V., che gode moltissimi privilegi concessi dai Sommi Pontefici, ne avrebbe molto detrimento per la giurisdizione quasi episcopale che esercita sulle terre «si cognitio causarum Immunitatis localis» dovesse spettare ai vescovi vicini -, concede, «intuitu etiam vetustissimi, et toto Orbe celeberrimi Monasterii in cacumine Montis olim Cybelis, nunc Virginis nuncpati», quanto viene domandato (VI, 332)

Bibl.: stampato in opuscolo, con la dichiarazione manoscritta in fine che questa copia è stata presentata il 31 ottobre 1765 nella Delegazione della Regal Giurisdizione (VI, 333)


6302.
1763, giugno 10 («quarto idus junii») – Clemente Pp. XIII a. 5
Roma
Antonio Andrea Galli, presb. cardinale di S. Pietro in Vincoli, Penitenziere maggiore della Sede Apostolica, concede ai Penitenzieri di M.V. le stessa facoltà che godono i Penitenzieri della Santa Casa di Loreto, però «pro foro conscientiae tantum et non aliter» (VI, 338)

N.B.-Sigillo aderente
***Regio Exequatur dato il 22 agosto 1763 (VI, 339)

6303.
1763, novembre 13 – Clemente Pp. XIII a. 6
Roma
Clemente Pp. XIII incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco Luongo e Maria Pannella, di Terranova, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di affinità o consanguineità

N.B.-Fori e cordoncino per la bolla plumbea pendente

6304.
1763, dicembre 12 – Clemente Pp. XIII a. 6
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Giuseppe Renza, chier. di Mercogliano, la facoltà di poter essere ordinato sacerdote anche fuori dei tempi prescritti dal Concilio di Trento, dispensandolo ancora dagli interstizi ecclesiastici «annique curriculo non expectato»


6305.
1766 («1765»), marzo 7 («nonis martii») – Clemente Pp. XIII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Flaviano Vecchiarello e Palma Ferraro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6306.
1766, luglio 12 – Clemente Pp. XIII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede a Donato Toppi, monaco «expresse» professo della Congregazione di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato

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6307.
1768 («1767»), marzo 15 («idibus martii») – Clemente Pp. XIII a. 10
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Vincenzo Sensale («Sansale») e Vittoria della Pio, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6308.
1769, aprile 7
Napoli
Angelo Cavalcanti, a nome di Marino Francesco Maria Caracciolo Arcella, principe di Avellino, ecc., concede a Tiberio Riola, della città di Montefusco, il diploma di laurea in utroque iure


6309.
1770, aprile 5 («nonis aprilis») – Clemente Pp. XIV a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giovanni de Grezia e Susanna Jovene, di Mercogliano,  dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6310.
1770, aprile 5 («nonis apr.») – Clemente Pp. XIV a. 1
Roma
Clemente Pp. XIV incarica l’ab. di M.V. di dispensare Michele della Pio e Ippolita Saccardo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4 ° grado di consanguineità


6311.
1771, giugno 1° («kalendis junii») – Clemente Pp. XIV a. 2
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Modestino Silvestro e Cecilia de Gaeta, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6312.
1771, giungo 1° («kalendis junii») – Clemente Pp. XIV a. 2
Roma
Il Sommo Ponteficeincaricas l’ab. di M.V. di dispensare Luca Longo e Angela Siesto, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6313.
1772 («1771»), marzo 15 («idibus martii») – Clemente Pp. XIV a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pietro de Stefano e Maria Vacca, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6314.
1772, maggio 5 («nonis maji») – Clemente Pp. XIV a. 3
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pasquale Pellino ed Emmanuella d’Oliviero, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6315.
1773, aprile 13 («idibus aprilis») – Clemente Pp. XIV a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe della Pio e Caterina Saccardo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6316.
1773 («1772»), gennaio 13 («idibus januarii») – Clemente Pp. XIV a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giovanni de Giovaniello e Tommasina Pucci, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6317.
1773 («1772»), gennaio 13 («idibus januarii») – Clemente Pp. XIV a. 4
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pasquale de Grezia e Lucia Russo, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6318.
1773, novembre 13 («idibus novembris») – Clemente Pp. XIV a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Guglielmo de Nardo e Nicoletta di Stefano, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6319.
1773, novembre 13 («idibus novembris») – Clemente Pp. XIV a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Vincenzo dello Russo e Cecilia Renna, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6320.
1773, novembre 13 («idibus novembris») – Clemente Pp. XIV a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Angelo Guerriero e Rosa Mastentuoni, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6321.
1774 («1773»), febbraio 1° («kal. februarii») – Clemente Pp. XIV a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe de Giovanni e Teresa Tozzi, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6322.
1775, dicembre 13 («idibus dec.») – Pio Pp. VI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Ciriaco Vacca e Maddalena Guerriero, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Fori per la bolla plumbea

6323.
1775, dicembre 13 («id. dec.») – Pio Pp. VI a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Antonio Guerriero e Candida Casera, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino di canapa per la bolla plumbea

6324.
1778 («1777»), marzo 15 («id. martii») – Pio Pp. VI a. 4
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pasquale dello Russo e Teresa Napoltano, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

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6325.
1778, novembre 21 – Pio Pp. VI a. 4
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Silvestro Bosco e Gertrude Salerno, di San Giacomo di Terranova, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea uguale


6326.
1780 («1779»), febbraio 13 («id. febr.») – Pio Pp. VI a. 5
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giovanni Guerriero e Giovanna Palomba, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6327.
1781, aprile 5 («nonis apr.») – Pio Pp. Vi a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Ignazio di Jannolo e Maddalena Cafaro, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6328.
1781, aprile 5 («nonis apr.») – Pio Pp. Vi a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Gaetano Izzo e Colomba della Pio, di Mercogliano, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Cordoncino per la bolla plumbea

6329.
1785, novembre 21 («XI kal. dec.») – Pio Pp. VI a. 11
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Modestino Corrado e ANtonia Pagano, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6330.
1787, marzo 30 («III kal. apr.») – Pio Pp. VI a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Jannolo e Orsola de Ruggiero, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6331.
1787, marzo 30 («III kal. apr.») – Pio Pp. VI a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Ciriaco Renna e Fiorentina Jaccheo, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6332.
1787, maggio 15 («id. maji») – Pio Pp. VI a. 13
Roma
Il Sommo Pontefice incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sabato Palomba e Maria Rosa di Nardo, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6333.
1788, agosto 12 («prid. Id. Aug.») – Pio Pp. VI a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pasquale Renna e Caterina Calienno, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6334.
1788, settembre 5 («nonis sept.») – Pio Pp. VI a. 14
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Nicola di Liguori e Angela Criscitiello, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità
N.B.-Bolla plumbea

6335.
1789, marzo 31 («pridie kal. apr.») – Pio Pp. VI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Nicola Criscitiello e Teresa Pennella, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6336.
1789, aprile 1° («kal. apr.») – Pio Pp. VI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Filippo Corrado e Maria di Stefano, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6337.
1789, aprile 1° («kal. apr.») – Pio Pp. VI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Antonio Vecchiarello e Isabella Calabrese, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6338.
1789, aprile 5 («nonis apr.») – Pio Pp. VI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Luigi Corrado e Generosa Pacifico, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6339.
1790 («1789»), febbraio 5 («nonis febr.») – Pio Pp. VI a. 15
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Stefano e Caterina Silvestro, di Valle di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

N.B.-Bolla plumbea

6340.
1791, agosto 26 – Pio Pp. VI a. 17
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Francesco Verrone, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero

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6341.
1791, dicembre 12 («prid. id. dec.») – Pio Pp. VI a. 17
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario di M.V. di dispensare Cosma Acquaviva e Maria Palomba dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

 
N.B.-Fori per la bolla plumbea pendente

6342.
1792, aprile 24 – Pio Pp. VI a. 18
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Giovanni Calabrese, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6343.
1794, febbraio 4 – Pio Pp. VI a. 20
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Giuseppe Criscitiello, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6344.
1794, settembre 16 («XVI kal. oct.») – Pio Pp. VI a. 20
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Luigi Bosco e Marianna Bosco . della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 4° grado di consanguineità o affinità

 
N.B.-Bolla plumbea pendente

6345.
1794, dicembre 9 – Pio Pp. VI a. 20
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Gaetano Forino, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6346.
1797, novembre 22 – Pio Pp. VI a. 23
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Domenico Nisco, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6347.
1798, novembre 27
Napoli
Tommaso Frammarino, a nome di Giovanni Maria Caracciolo Arcella, princepe di Avellino, ecc., concede a D. Stanislao Riola, della città di Montefusco, il diploma di laurea in utroque iure


6348.
1802, novembre 24 – Pio Pp. VII a. 3
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Filippo Salerno, della diocesi di Salerno, e Teresa Pasquarelli, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6349.
1804, febbraio 21 – Pio Pp. VII a. 4
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Silvestro e Orsola Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di affinità in linea eguale, e di 3° e 4° grado di consanguineità


6350.
1806, maggio 16 – Pio Pp. VII a. 7
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pietro d’Angelillo e Giovanna Masiello, di Ospedaletto, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6351.
1808, dicembre 14 – Pio Pp. VII a. 9
Roma
Pio Pp. VI concede al diac. Pietro Santangelo, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6352.
1822, maggio 21 – Pio Pp. VII a. 23
Roma
Pio Pp. VI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Flaviano Gallo e Rosa Jannacone, di Torelli, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6353.
1824, gennaio 10 – Leone Pp. XII a. 1
Roma
Leone Pp. XII incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Francesco Meric, nato in Francia, e Maria Gaetana Setaro, di Nocera dei Pagani, ma domiciliata nell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° grado di affinità, avendo Francesco precedentemente sposato la sorella fermana di Maria Gaetna, ora defunta


6354.
1826, novembre 4
Napoli, dalla Regia Università
Diploma di 1° grado conferito dalla Facoltà di scienze fisiche e matematiche a Costantino de Silva, f. di Simone, del comune di Mercogliano, in forza del quale è abilitato a poter esercitare la professione di farmacista
***In calce, attestato di Costantino de Silva di aver prestato il giuramento «secondo la formola della Regia Università degli studi di Napoli», il 17 novembre 1826

6355.
1826, novembre 17 – Leone Pp. XII a. 4
Roma
Leone Pp. XII concede al diac. Martino Magnotti, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 13 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero

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6356.
1827, aprile 27 – Leone Pp. XII
Roma
Leone Pp. XII incarica l’ab. di M.V. di dispensare il diac. Giuseppe de Petris, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 12 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6357.
1829, maggio 29 – Pio Pp. VIII a. 1
Roma
Pio Pp. VIII incarica incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Modestino Pagano e Rosa Silvestro, di Mercogliano, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità o affinità in linea eguale


6358.
1829, agosto 11 – Pio Pp. VIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice con Motu proprio, mostrando cura paterna verso M.V., che egli riconoce che è et Christianae reipublicae non levi commodo et Ecclesiae ornamento», – dietro suggerimento del cardinale Bartolomeo Pacca, protettore della Congregazione, che egli ha fatto notare che è imminente il termine dell’ultimo triennio dei superiori attualmente in carica che si dovrà procedere all’elezione dei nuovi, e che ne 1818 la stessa Congregazione era stata restituita nel monastero di M.V., in cui poi poco dopo si era tenuto il Capitolo generale nel quale era stato eletto D. Raimondo Morales ad abate generale, e confermato salla Sede Apostolica come Ordinario della Diocesi, e che dallo stesso capitolo generale erano stati eletti due Definitori generali visitatori e altrettanti Definitori capitolari, l’abate Decano di M.V., il Vicario generale e gli altri Moderatori della Congregazione, ufficic che dovevano durare solo un triennio, ma che le circostanze fecero sì che dai Sommi Pontefici fosse prorogato il tempo di triennio in triennio; che nel frattempo, essendo morti parecchi religiosi, rimasero scoperti gli uffici dei Definitori generali visitatori e dell’abate di M.V., e vennero meno parecchi capitolari («suffragatores») che avevano diritto di intervenire ai Capitoli generali, di guisa che il loro numero attualmente è limitato a sette -, ed essendo difficilissima cosa raccogliere un Capitolo generale, conferma a vita D. Raimondo Morales, abate generale di M.V., tanto più che non gli si potrebbe assegnare altro premio del suo lavoro e delle sue benemerenze, essendo estinto il monastero di Casamariciano, che si soleva assegnare all’ex abate generale. Inoltre, per questa volta, ad un triennio soltanto, nomina abate Seniore di M.V. D. Prospero Morales, e abrogando l’ufficio dei Definitori Capitolari, essendo ridotta tutta la Congregazione ad un solo monastero, nomina Definitori visitatori generali Luigi Maria Valentini e Raffaele de Cesare, che finora erano Definitori capitolari e il Valentini anche Vicario generale, nella quale carica egli tuttora rimane; per tutto il resto conferma le Costituzioni di M.V., come pure per l’elezione del nuvo abate generale dopo la morte del Morales


6359.
1830, febbraio 26 – Pio Pp. VIII a. 1
Roma
Pio Pp. VIII concede al diac. Filippo Bianco, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 18 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6360.
1831, luglio 22
Sant’Angelo dei Lombardi
Luca Antonio de Luca, scrivendo al P. Cellerario di M.V., fra l’altro gli comunica che «fra le carte di mio zio materno fra D. Antonio Galante, che faceva l’avvocato in Napoli, nè ho trovate due bolle Pontificie, che riguardano codesto Monistero. La prima contiene il privilegio di Urbano dell’immunità di Mercogliano, e la seconda di Alessandro, che conferma alla Religione, e Congregazione di Montevergine gli privilegi, ed esenzioni, con la dichiarazione di tutte le terre, castelli, e vassalli subordinati al Generale, ed Abbate di Montevergine stesso. Conservatele nel vostro Archivio, per futura memoria»


6361.
1832, febbraio 24 – Gregorio Pp. XVI a. 2
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Tommaso Cerza, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 18 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6362.
1832, maggio 4 – Gregorio Pp. XVI a. 2
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Achille Preziosi, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 18 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6363.
1835, febbraio 17 – Gregorio Pp. XVI a. 5
Roma
Gregorio Pp. XVI incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Isidoro Zaccaria, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 4 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6364.
1835, febbraio 17 – Gregorio Pp. XVI a. 5
Roma
Gregorio Pp. XVI concede a D. Guglielmo de Cesare, chierico «expresse» professo dell’Ordine di S. Benedetto (di M.V.), la dispensa di 14 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6365.
1835, marzo 6 – Gregorio Pp. XVI a. 5
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Carlo Crisci, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 15 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6366.
1837, febbraio 21 – Gregorio Pp. XVI a. 7
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Francesco Cerza, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 5 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6367.
1840, settembre 26 – Gregorio Pp. XVI a. 10
Roma
Gregorio Pp. XVI concede a Giovanni Normandia, monaco della Congregazione di M.V., la dispensa di 4 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote

6368.
1841, marzo 14 – Gregorio Pp. XVI a. 11
Roma
Gregorio Pp. XVI incarica l’ab. di M.V. di dispensare il diac. Giuseppe di Lorenza da 7 mesi dell’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6369.
1841, settembre 27 – Gregorio Pp. XVI a. 11
Roma
Gregorio Pp. XVI incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Nicola Sensale e Luigia Crisci, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di affinità in linea eguale


6370.
1842, febbraio 12 – Gregorio Pp. XVI a. 12
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Annibale Sensale, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 16 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero
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6371.
1844, luglio 19 – Gregorio Pp. XVI a. 14
Roma
Gregorio Pp. XVI concede al diac. Domenico Cezza, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 16 mesi e 15 giorni dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6372.
1846, febbraio 13 – Gregorio Pp. XVI a. 14
Roma
Gregorio Pp. XVI incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Francesco Lombardi, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 10 mesi e 20 giorni dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6373.
1846, agosto 6 – Pio Pp. IX a. 1
Roma
Pio Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Saverio Renna, dell’Abbazia di M.V., la dispensa di 7 mesi e 18 giorni dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6374.
1846, agosto 11 – Pio Pp. IX a. 1
Roma
Pio Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Matteo Cerza, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 6 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6375.
1846, novembre 24 – Pio Pp. IX a. 1
Roma
Pio Pp. IX incarica il priore claustrale di M.V. e vicario generale della diocesi Nullius di M.V., «sede vacante», di concedere al diac. Emmanuele Davide la dispensa di 12 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6376.
1847, febbraio 8 – Pio Pp. IX a. 2
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di concedere a Guglielmo de Petris e a Marianna Pastore, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° e 2° grado di affinità


6377.
1847, luglio 27 – Pio Pp. IX a. 2
Roma
Pio Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Isidoro Masiello, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 11 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6378.
1847, luglio 27 – Pio Pp. IX a. 2
Roma
Pio Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concedere al diac. Vincenzo Limone la dispensa di 9 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6379.
1847, novembre 26 – Pio Pp. IX a. 2
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di concedere a Giuseppe Palomba e a Michelina di Lorenza, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6380.
1849, ottobre 2 – Pio Pp. IX a. 4
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di concedere a Leopoldo Orso e ad Amalia Papa la dispensa dall’impedimento matrimoniale di 1° e 2° grado di consanguineità


6381.
1850, agosto 24 – Pio Pp. IX a. 5
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pellegrino Sensale e Orsola Testa, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° grado di affinità


6382.
1850, novembre 19 – Pio Pp. IX a. 5
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Angelo Januario, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 15 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6383.
1855, maggio 25 – Pio Pp. IX a. 5
(Luogo in bianco)
Pio Pp. IX incarica il vicario di M.V. di dispensare Bartolomeo Bianco ed Elisabetta Santangelo, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6384.
1856, maggio 9 – Pio Pp. IX a. 10
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Federico di Nardo, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 11 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6385.
1856, agosto 12 – Pio Pp. IX a. 11
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Raffaele de Pietro, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 15 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote
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6386.
1857, marzo 5 – Pio Pp. IX a. 11
Roma
Il Sommo Pontefice, dietro preghiera di D. Guglielmo de Cesare, sacerdote e monaco i M.V., – al quale il Sommo Pontefice stesso, in data 31 luglio 1856, aveva «sub nonnullis conditionibus» concessa la chiesa o abbazia «sine cura» di S. Antonio e di S. Maria di Pianella, diocesi di Penne, a titolo di amministrazione per tutta la sua vita, però sotto la dipendenza del suo superiore regolare e con obbligo di erogare i redditi e proventi di essa in pie opere, e di deputare un presbitero secolare idoneo per la custodia di quella chiesa o abbazia e er soddisfare agli oneri annessi -, essendo sorte delle controversie perchè quell’abbazia dipendeva dal Cappellano Maggiore del Re delle Due Sicilie, il Sommo Pontefice gli concede di poter usare pienamente dei suoi diritti, che gli spettano in forza di quella lettera pontificia


6387.
1858, marzo 5 – Pio Pp. IX a. 12
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Gaetano de Grezia, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 16 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6388.
1858, luglio 27 – Pio Pp. IX a. 13
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Costantino dello Russo e Carla Zigarelli, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6389.
1858, luglio 30 – Pio Pp. IX a. 13
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Aniello Zigarelli, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 7 mesi e un giorno dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6390.
1859, febbraio 25 – Pio Pp. IX a. 13
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Pasquale Corrada, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 16 mesi e 15 giorni dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6391.
1859, agosto 18 – Pio Pp. IX a. 14
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Onofrio Sandola, della diocesi Nullius di M.V., la dispensa di 14 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato presbitero


6392.
1859, dicembre 23 – Pio Pp. IX a. 14
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giosuè Zaccheo e Rachele Testa, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6393.
1860, febbraio 11 – Pio Pp. IX a. 14
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Alessandro Castaldi, della diocesi di M.V., la dispensa di 11 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6394.
1860, agosto 27 – Pio Pp. IX a. 15
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Saverio Jovene e Leonilda Sensale, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di affinità in linea eguale


6395.
1861, settembre 11 – Pio Pp. IX a. 16
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe de Napoli e Nicolina de Napoli, dell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6396.
1861, dicembre 12 – Pio Pp. IX a. «15»
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Raffaele Piccariello e Angela Palmese, dell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° grado di affinità
N.B.-Pensiamo che qui ci sia l’errore nell’anno di pontificato del Papa anziché supporre l’errore (o altro stile) nell’anno dell’era volgare (e quindi con anticipazione alla’anno 1860), data la struttua al tutto eguale e l’identità delle sottoscrizioni col doc. precendente dell’11 settembre 1861

6397.
1863, febbraio 10 – Pio Pp. IX a. 17
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Francesco de Gennaro, della diocesi di Avellino, e Gabriella Chianchi, della dioceis di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° e 2° grado di affinità


6398.
1864, marzo 17 – Pio Pp. IX a. 18
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Generoso de Felice e Colomba Siola, dell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° grado di affinità


6399.
1867, aprile 16 – Pio Pp. IX a. 21
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Vincenzo di Gaeta e Antonia Piscatore, dell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di affinità in linea eguale e dal 3° grado di consanguineità


6400.
1873, settembre 2 – Pio Pp. IX a. 28
Roma
Pio Pp. IX incarica l’ab. di M.V. di concede a Nicola Saracinelli e ad Agnese Tortora, della diocesi di Nullius di M.V., i quali vivono «admodum sibi cum more nobilium», che si possa celebrare nel loro oratorio privato una Messa al giorno, eccetto le maggiori solennità del Signore

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6401.
1875, gennaio 29 – Pio Pp. IX a. 29
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Giovanni Battista Coscinà, monaco dell’Ordine di San Benedetto, vicario generale dell’Abbazia di M.V., la facoltà di benedire «in forma ecclesiae consueta», croci, corone del rosario, ecc., per un quinquennio, ma solo «extra Urbem» e col consenso del suo Ordinario, applicando l’Indulgenza plenaria «in mortis articulo», e con la facoltà di poter applicare alla corona del Rosario le indulgenza di S. Brigida


6402.
1875. febbraio 18 – Pio Pp. IX a. 29
Roma
Pio Pp. IX concede al diac. Antonio Borrelli, dell’Abbazia Nullius di M.V., la dispensa di 11 mesi dall’età richiesta dal Concilio di Trento per poter essere ordinato sacerdote


6403.
1876, dicembre 16 – Pio Pp. IX a. 31
Roma
Pio Pp. IX incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Pellegrino Vecchiarello e Stefana de Vito, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 1° grado di affinità


6404.
1879, febbraio 14 – Leone Pp. XIII a. 1
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Guglielmo de Cesare, ab. di M.V., di poter portare lo zucchero violaceo, come l’ab. di Montecasino, eccetto dal Praefatio sino alla Comunione


6405.
1880, aprile 5 («non apr.») – Leone Pp. XIII a. 3
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicaio dell’ab. di M.V. di dispensare Crescenzo Siccardi e Concetta Sensale, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6406.
1880, agosto 5 («nonis aug.») – Leone Pp. XIII a. 3
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicaio dell’ab. di M.V. di dispensare Beniamino Jandolo e Maria Jandolo, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° e 3° grado di consanguineità


6407.
1881, settembre 28 («IV kal. oct.») – Leone Pp. XIII a. 4
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicaio dell’ab. di M.V. di dispensare Virgilio della Pia e Fiorentina Renna, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità


6408.
1883, maggio 15 («Id. maij») – Leone Pp. XIII a. 6
Roma
Leone Pp. XIII incarica l’ab. di M.V. di dispensare Vincenzo Castaldo e Filomena Izzo, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità


6409.
1883, novembre 13 («Id. nov.») – Leone Pp. XIII a. 6
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicaio dell’ab. di M.V. di dispensare Carmelo de Angelis e Maria Pescatore, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità


6410.
1884, maggio 1° («kal. maji») – Leone Pp. XIII a. 7
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicaio dell’ab. di M.V. di dispensare Giovanni dello Russo e Gaetana dello Russo, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° e 4° grado di consanguineità


6411.
1884, luglio 8 – Leone Pp. XIII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un decennio a D. Vittore Corcaia, abate di M.V. di benedire, «extra Urbem», Croci, Crocifissi, Ss. Medaglie, corone, ecc. con l’applicazione delle Indulgenze enumerate nella pubblicazione a cura della S. Congregazione de Propaganda Fide il 23 febbraio 1878 e poter applicare, quanto alle corone, anche le indulgenze di S. Brigida «in forma ecclesiae consueta», «tempore S. Visitationis et Concionum per Te peragendarum publice aliis vero temporibus privatim»


6412.
1884, settembre 5 – Leone Pp. XIII a. 7
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Vittore Corvaia, ab. di M.V., il privilegio dello zucchetto violaceo, come già era stato concesso al suo predecessore, eccetto «a praefatione, usque ad susceptum Corpus et Sanguinem Christi Domini»


6413.
1885, luglio 18 – Leone Pp. XIII a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice concede per un settennio di poter costruire unn altare privilegiato nelle chiese parrocchiali e collegiate della diocesi di M.V.
N.B.-Sigillo impresso in rosso

6414.
1885, agosto 13 («id. augusti») – Leone Pp. XIII a. 8
Roma
Leone Pp. XIII incarica il vicario dell’ab. di M.V. di dispensare Giuseppe Pescatore e Francesca Pescatore, dell’Abbazia Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale duplice di 3° e 4° grado di consanguineità


6415.
1885, agosto 21 – Leone Pp. XIII a. 8
Roma
Dietro petizione di D. Vittore M. Corvaia, ab. di M.V., – il quale gli aveva esposto che fin dal 1727 Benedetto Pp. XIII aveva concesse che nella Cappella della Madonna di M.V., si potesse celebrare, ogni giorno, eccetto i giorni più solenni di N. Signore e la Settimana Santa, una sola Messa della Madonna -, estendendo quel privilegio, concede «ut Missae omnes, quae singulis per annum diebus, exceptis solemnioribus D. N. J. C., et maiori hebdomada, in Cappella Monasterii eiusdem, in qua D. M.V. imago supradicta asservatur, celebrentur, iuxta B. M.V. ritum celebrari queant»

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6416.
1891, luglio 31
Napoli
D. Guglielmo Sanfelice O.S.B., cardinale arcivesc. di Napoli (che si sottoscrive), essendo vacante la chiesa parrocchiale di S. Biagio del casale di Mugnano, per la morte di D. Salvatore Capasso, ultimo parroco di essa, che morì il 21 febbraio del corrente anno,e spettando a lui la provvisione di quella chiesa, indetto ed eseguito il concorso sotto gli esaminatori sinodali, conferisce a quella chiesa a D. Nicola Cipoletta, sacerdote e confessore dell’arcidiocesi napoletana e dottore in utroque iure, riservandosi la facoltà di dismembrarne e dividerne il territorio e di erigere una nuova parrocchia, ecc. assegnando a questa parte del suddetto territorio

NOTA

***In calce, attestato D. Carmelo Romano, «Actorum magister» della Curia arcivescovile, in data 11 settembre 1891, in cui si dichiara che il giorno precedente, 10 settembre, D. Nicola Cipolletta fu da lui immesso nel corporale possesso di quel beneficio
***A tergo, il Regio Placet, dato da Napoli il 22 agosto 1891

6417.
1893, novembre 21 – Leone Pp. XIII a. 16
Roma
Il Sommo Pontefice conferma a D. Vittore Maria Corvaja, ab. Ordinario di M.V., per un altro settennio, la facoltà di poter erigere in ogni chiesa parrocchiale o collegiata della diocesi di M.V. un altare privilegiato


6418.
1894, marzo 5 – Leone Pp. XIII a. 17
Roma
Leone Pp. XIII incarica l’ab. di M.V. di dispensare Vincenzo Vadaro e Veronica Gennarelli, della diocesi Nullius di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6419.
1894, dicembre 7 – Leone Pp. XIII a. 17
Roma
Leone Pp. XIII incarica l’Ordinario di M.V. di dispensare Giuseppe Forni, della diocesi Nullius di M.V., e Rosa Rispoli, della diocesi di Caserta, dall’impedimento matrimoniale di 2° grado di consanguineità in linea eguale


6420.
1895 («1894»), gennaio 16 («XVII kal. febr.») – Leone Pp. XIII a. 17
Roma
Ill Sommo Pontefice, con Bolla diretta la maestro Luigi Pila, referendario «in utraque Signatura», canonico della chiesa metropolitana di Salerno e vicario generale della diocesi, conferma al sacerdote Vincenzo Angrisani la nomina a parroco della chiesa parrocchiale del Santissimo Crocifisso, in Salerno, e della quale aveva già preso possesso nel settembre ultimo scorso


6421.
1896, giugno 5 («nonis junii») – Leone Pp. XIII a. 19
Roma
Leone Pp. XIII incarica l’Ordinario della diocesi di M.V. di dispensare Pasquale Gallucci e Francesca Maria Salerno, della diocesi di M.V., dall’impedimento matrimoniale di 3° grado di consanguineità


6422.
1896, luglio 14 – Leone Pp. XIII a. 19
Roma
Il Sommo Pontefice, prendendo l’occasione del 50° della vestizione monastica di D. Vittore M Corvaia, ab. Ordinario di M.V., gli concede il privilegio di poter portare il berretto violaceo


6423.
1897, settembre 6 – Leone Pp. XIII a. 20
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Alfonso Mauro, sacerdote della diocesi di Salerno, la facoltà, da usare col consenso dell’Ordinario, di poter impartire ai fedeli «articulo mortis» la Benedizione Apostolica e l’Indulgenza plenaria

NOTA

***In calce, a sinistra, vidimazione del provicario generale dall’archidiocesi di Salerno, Salvatore arcidiac. Cantarelli, in data 17 settembre 1897

6424.
1897, novembre 23 – Leone Pp. XIII a. 20
Roma
Il Sommo Pontefice concede ad Eugenio Frattin, monaco dell’Ordine di S. Benedetto, della Congregazione Cassinese, per un quinquennio, ma fuori Roma e col consenso dell’Ordinario del luogo, la facoltà di benedire, in privato, nella forma consueta della Chiesa, medaglie, corone, ecc., con l’applicazione di tutte le indulgenze di cui nell’elenco del decreto della Congregazione de Propaganda Fide, dell’11 febbraio 1878, non eccettuata l’indulgenza detta di S. Brigida

N.B.-Sigillo impresso in rosso

6425.
1899, giugno 14 – Leone Pp. XIII a. 22
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Bernardo Vari, monaco dell’Ordine di S. Benedetto, per un quinquennio, purchè sia approvato per le Confessioni e col consenso dell’Ordinario del luogo, e da usarsi fuori Roma, la facoltà di benedire Croci, Crocifissi, ecc., con l’applicazione di tutte le Indulgenze, di cui nell’elenco della S. Congregazione de Propaganda Fide, del 23 febbraio 1878, non eccetuate, quanto alle corone, le indulgenze di S. Brigida, però «in froma ecclesie consueta privatim»


6426.
1901, maggio 18 – Leone Pp. XIII a. 24
Roma
Il Sommo Pontefice concede a D. Vittore M. Corvaja, ab. Ordinario di M.V., per un decennio, di poter benedire, «extra Urbem», le Croci, Crocifissi, medaglie Sacre, corone, ecc., applicando loro le indulgenze indicate nell’elenco pubblicato dalla Congregazione de Propaganda Fide il 23 febbraio 1878, e quanto alle corone poter applicare ancora le indulgenze di S. Brigida, pubblicamente nel tempo della S. Visita o di Discorsi tenuti da lui, privitamente in altri tempi, «in forma Ecclesiae consueta»


6427.
1904, febbraio 8
Pergamena illustrata, offerta da Agostino, Annibale e Giuseppe Barchiesi, al P. Abate D. Vittore Corvaja, «Apostolo della Carità, nel vigesimo quinto anno abbaziale»


6428.
1910, febbraio 24 – Pio Pp. X a. 7
Roma
In occasione del VI centenario, da quando Caterina di Valois donò l’Immagine della Madonna, trasportata dall’Oriente da Baldoino, ultimo imperatore latino, il Sommo Pontefice, esaurendo le preghiere rivoltegli da D. Gregorio Grasso, ab. di M.V., concede a tutti i fedeli che dalla Domenica di Pentecoste sino alla fine di ottobre visiteranno il Santuario di M.V., e veramente pentiti e confessati e comunicati, pregheranno per la concordia dei principi, ecc., l’Indulgenza plenaria e la remissione dei loro peccati in «forma Jubilaei», da potersi lucrare da ciascun fedele una volta sola in quel periodo di tempo, e con facoltà di poterla applicare anche alle anime del Purgatorio, e concedendo ai confessori di poter assolvere i penitenti da tutti i peccati e casi, eccetto solamente quelli «speciali modo» riservati al Sommo Pontefice

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6429.
1915, aprile 7 – Benedetto Pp. XV a. 1
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice comunica a Carlo Gregorio Grasso O.S.B., della Congregazione Cassinese della Primitiva Osservanza, ab. di M.V., eletto arcivescovo di Salerno che, siccome la chiesa metropolitana di Salerno, alla quale in perpetuo è annessa l’amministrazione della chiesa cattedrale di Acerno, e il cui ultimo arcivesc. fu Valerio Laspro «bonae memoriae», per la morte di costui è al presente orbata dal suo Pastore, perciò «a vinculo absolventes, quo dictae Abatiae Montis Virginis teneris», lo promuove a quella chiesa metropolitana; vuole però che prima di iniziare il govenro e l’amministrazione di quella chiesa salernitana, emetta la professione di fede cattolica e i consuenti giuramenti, secondo le formule allegate, da prestarsi nelle mani di quel vescovo cattolico che egli stesso si sceglierà

N.B.-Bolla plumbea

6430.
1915, aprile 7 – Benedetto Pp. XV a. 1
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice comunica ai suffraganei della Chiesa Metropolitana di Salerno, che egli, col consiglio dei Cardinali, ha eletto Carlo Gregorio Grasso O.S.B., finora ab. di M.V., arcivesc. di Salerno, alla quale chiesa è in perpetuo annessa l’amministrazione della chiesa cattedrale di Acerno, e comanda di prestare al neo eletto arcivesc. la debita obbedienza e riverenza «iuxta sacros canones»

N.B.-Bolla plumbea

6431.
1942, giugno 7 – Pio Pp. XII a. 4
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice, – dietro petizione dell’ab. di M.V., agente a nome proprio e a nome della Comunità di M.V. («tum proprio tum nomine quoque Monachorum e celeberrima Abbatia»), interprete ancora degli ardenti desideri dei Presuli, clero e popolo dell’Irpinia, in occasione dell’VIII centenario della morte di S. Guglielmo ab., fondatore di M.V. («patrem Eremitarum Montis Virginis»), – dichiara e costituisce S. Guglielmo principale patrono della regione irpina, con tutti i privilegi liturgici e gli onori che competono ai patroni principali dei luoghi, e stabilisce che ogni anno, il 25 giugno, con rito di doppio di I classe si celebri in tutta la regione la festa dello stesso Santo Patrono


6432.
1952, dicembre 17 – Pio Pp. XII a. 14
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice comunica a D. Ludovico Anselmo Tranfaglia, sinora Vicario generale dell’Abbazia di M.V., che, essendo quest’abbazia della diocesi Nullius di M.V., della Congregazione Cassinese della Primitiva Osservanza dell’O.S.B., soggetta direttamente alla Sede Apostolica, rimasta priva del suo pastore, per la morte di D. Giuseppe Ramiro Marcone, «bonae memoriae», i monaci della stessa Abbazia, ai quali spetta l’elezione dell’abate Ordinario, secondo gli statuti delle proprie costituzioni, il 1° agosto del presente anno, raccolti in assemblea, elessero lui D. Ludovico Anselmo Tranfaglia in Presule Ordinario e, a norma del diritto postularono la conferma da parte della Sede Apostolica. Ora il Sommo Pontefice, resosi consapevole che il candidato «eidem electioni libere ac sponte assensisse», accogliendo la petizione, conferma l’elezione fatta con la sua autorità apostolica, e perciò con la suprema autorità pontificia lo costituisce Abate Ordinario dell’Abbazia «nullius doecesis» di M.V., con tutta l’amministrazione temporanea e spirituale e tutti i diritti, privilegi, oneri e obbligazioni, congiunti con quest’ufficio pastorale. Vuole però che «ceteris quoque de iure servatis», prima che riceva la Benedizione abbaziale e venga messo nel possesso canonico dell’Abbazia affidatagli, emetta il giuramento di fedeltà verso il Papa e la Sede Apostolica nelle mani del Cardinale Protodiacono, e la professione di fede cattolica e il giuramento antimodernista davati al reggente della Cancelleria Apostolica, «ad hoc a nobis nominatim delegato», essendo vacante l’ufficio del Cardinale Cancelliere di S. Romana Chiesa

N.B.-Bolla plumbea

6433.
1952, dicembre 17 – Pio Pp. XII a. 14
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice comunica ai Monaci, al Clero e al popolo dell’Abbazia «nullius» di M.V. che ha confermato l’elezione fatta dalla Comunità di M.V. il 1° agosto del presente anno nella persona di D. Ludovico Anselmo Tranaglia, dell’Ordine di S. Benedetto della Congregazione Cassinese della Primitiva Osservanza, finora Vicario generale della stessa Abbazia, il quale «libere ac sponte» aveva assentito alla stessa elezione e perciò ora con la suprema autorità apostolica lo proclama Abate Ordinario dell’Abbazia «nullius dioecesis» di M.V., con tutti i diritti e privilegi, oneri e obbligazioni che sono propri di quest’ufficio pastorale. Perciò comanda loro di ricevere lo stesso Ludovico Anselmo come padre delle loro anime e di prestargli l’obbedienza; ordina che questa lettera venga letta sia nella prima riunione dei monaci che si terrà, sia nel tempio abbaziale il primo giorno festivo che ricorrerà

N.B.-Bolla plumbea

FRAMMENTI

6434.
Un foglio di codice di S. Agostino, Enarrationes in Psalmos, Ps. LXXXVIII, 4-5 (=ML, 37, 1122-1123)
Sec. XII, mm. 440×298
Scrittura beneventana, su due colonne, delle quali una intera e l’altra dimezzata e in parte corrosa e macchiata. Una facciata si conserva abbastanza bene, l’altra presenta l’inchiostro molto deleto. Linee 37 conservate, ma il foglio continuava nella parte superiore con altre linee come appare da qualche apice rimasto. Iniziali dei versetti riempite con colore verde e arancione


6435.
Un foglio di Antifonale
Sec. XII, mm. 322×230
Scrittura beneventana; anche le rubriche in caratteri beneventani. Canto gregoriano su tetracordo tracciato a secco. Linee e righi 12.
Ufficio del Ritrovamento della S. Croce


6436.
Piccolo frammento di Ufficio divino
Sec. XII, mm. 18×203
Sono due soli righi musicali uno nel recto e uno nel verso («ab omnibus amabatur V Erat namque inser … / … pus presbiter dixit turbis credentium beati estis qui aud …»), dai quali si può ricavare ben poco


6437.
Due fogli di un Messale
Sec. XII, mm. 305×230, linee 20
Scrittura beneventana, su due colonne. Iniziali in rosso, riempite con colore blu e giallo. Iniziali dell’Epistola e del Vangelo molto ornate.
Il primo foglio nella sua prima pagina presenta tracce di una precedente scrittura poi abrasa per dar luogo all’attuale testo.
Vi sono le Messe di S. Urbano, S. Canio, S. Cataldo, S. Restituta, Ss. Marcellino, Pietro ed Erasmo e S. Giovanni Battista


6438.
Un foglio di codice: grazie ottenute per intercessione di S. Francesco
Sec. XIV, mm. 307×227
Scrittura gotica minuscola ibraria su due colonne. Iniziali in rosso e azzurro con filetti arricciati. Nel recto il foglio è notevolmente macchiato; nel verso è molto meglio. Il foglio è stato usato finora come copertina di documenti cartacei. Linee 24.
Si narra della sanità che per intercessione di S. Francesco un padre ottiene al figlio che versava sangue dalla bocca e già dava segni di morte imminente; di un chierico «de vico Albo», di nome Matteo, che avendo bevuto del veleno, «per beati francisci merita» viene liberato «a mortis … faucibus»; di alcuni nocchieri, che trovandosi «per miliaria decem a portu bari», miracolosamente poterono riacquistare le ancore dopo una tremenda procella («nataverunt anchore super aquas quasi ferri natura versa foret in ligneam levitatem»)


6439.
Due fogli mutili di scritti di Ss. Padri
Sec. XIV, mm. 215×112
Scrittura semigotica minuscola libraria su due colonne di cui una intera, l’altra mutila per due terzi; linee 23-24 rimaste
Il frammento riguarda esegesi biblica


6440.
Foglio mutilo di protocolli di atti notarili
1310, ind. VIII, mm. 288×196
Scrittura gotica corsiva. I vari atti sono cancellati con un grande segno di croce dallo stesso notaio che li ha vergati. Si tratta dei seguenti protocolli:
il 5 gennaio 1310, ind. VIII, Ugolino Scanello dichiara di aver venduto e ceduto a Nicola DIno e al maestro Giacomo Russo tutti i suoi diritti personali e reali che gli competevano su certi beni.
In data 1312, ind. X, gli stessi Nicola Dino e Giacomo Russo confessano di aver ricevuto da Ugolino Scanello certa somma di danaro, che essi promettono di restituire a lui o ai suoi legittimi eredi.
Nello stesso anno e indizione, il giorno 8 gennaio, un certo Tommasino de Patrino dichiara di non essere tenuto a nulla in un contratto di vendita da lui effettuato (questo protocollo è mutilo).
In data … (il testo è mutilo), Tommaso de Patrino, dovendo ricevere da Donino e dal fratello di lui Armanno una certa somma di danaro, – come da strumento dell’8 agosto 1304, ind. II -, cede a Donino quanto gli doveva Armanno, con diritto perciò di agire contro di lui per avere questa somma, come avrebbe fatto Tommaso stesso.
Nello stesso anno e indizione, il giorno 10 gennaio, D. Alberto de Laya aordina a Giovanni, f. del q. D. Giacobino de Valerio, di pagare a D. Tommasino de Penazutis 50 ducati entro i prossimi 20 giorni, in forza di un un mutuo.
Nello stesso anno e indizione, il 10 gennaio, D. Giovanni, priore della chiesa di S. Giacomo nel borgo di Silario, a nome della sua chiesa loca per 9 anni a Gerardo de Castiluncolo un pezzo di terra con orto, appartenente alla sua chiesa, per un censo annuo di 20 tarì, da corrispondersi il giorno di S. Michele o nella sua ottava


6441.
Frammento di un inventario di beni dati in censo
Sec. XIV, mm. 247×327
Scrittura gotica minuscola corsiva, foglio mutilo
Continua un’enumerazione segnata al margine da 43 (qualche altro numero precedente si è perduto perché il testo è mutilo) a 53


6442.
Foglio di un indice di Evangeliario
Sec. XIV, mm. 272×178
Scrittura semigotica corsiva, linee 28. Iniziali in rosso
L’indice si riferisce ai vangeli nelle feste di giugno e di luglio, ma la prima pagina è illeggibile, perché deleta, essendo servita come copertina; dei santi di luglio sono ricordati: Ss. Processo e Martiniano, Ottava degli Apostoli, Sette Fratelli «in via appia salaria», S. Alessandro, S. Felicita, S. Prassede, S. Apollinare, Ss. Felice, Simplicio e Beatrice, Ss. Abdon e Sennen


6443.
Due fogli di un Epistolario-Evangeliario
Sec. XV, mm. 305×215, linee 29
Scrittura gotica libraria, iniziali in rosso e blu
Del primo foglio è rimasto solo un brandello, l’altro è intero, ma in parte macchiato, deleto e corroso
Contiene: Brano mutilo dell’Epistola da Eccli. XLVII, 9-13; XXIV, 14 (Ottava della Solennità di S. Benedetto); brano mutilo dell’Epistola da Eccli. XLIV, 16-27; XLV, 3-20 (Messa Sacerdotes della Solennità di S. Benedetto);  Vangelo di S. Matteo, XI, 28-30; S. Matteo, XXIV, 3-13 (Messa Plurimomurm Martyrum, III, in fine); San Luca, VI, 17-23 (Messa Sapientiam del Comune Plurimorum Martyrum, II loco); San Luca, II, 1-8 (Messa Salus autem, del Comune Plurimorum Martyrum, III loco); San Luca, XI, 47


6444.
Foglio di Graduale
Sec. XV, mm. 285×200 (nel formato attuale)
Scrittura gotica libraria. Lettere iniziali in rosso e verde, alternate con filetti in rosso e violaceo. Contiene:
nel recto: 8 righi di canto gregoriano (tetracordo), scrittura quadrata, molto deleta. Sotto i primi cinque righi musicali c’è una parte del Gloria in festivitatibus Beate Marie Virginis, secondo il testo che troviamo identico nel cod. 1103 della Biblioteca Casanatense, fol. 298v («Missale ad usum Monachorum Montis Virginis»): «… miserere nobis. Quoniam tu solus sanctus Mariam sanctificans. Tu solus dominus Mariam gubernans. Tu solus altissimums Mariam coronas Jhesu Christe. Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen». Sotto gli altri tre righi musicali vi sono le parole della prima parte della Salve Regina («Salve, Regina misericordie, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus exules filii eve»), ma senza le note corrispondenti, e nel terzultimo rigo, con scrittura minuscola corsiva sono iscritte delle regole di canto per conoscere i toni delle antifone;
nel verso vi sono cinque righi musicali (tetracordo) molto più larghi dei precedenti con le seguenti parole della Salve Regina sotto il canto gregoriano (tono solenne) in scrittura quadrata: «Salve regina misericordie vita dulcedo et spes nostra salve. Ad te clamamus exules filii eve ad te suspiramus gementes et …»


6445.
(Sec. XVI, fine) – Napoli
Breve frammento di 5 linee, oltre le sottoscrizioni finali (oltre il giudice, si sottoscrivono: Francesco Vulcano, Gianvincenzo Vulcano, Giordanico Malfitano e il not. Giovanni Palomba, tutti di Napoli), da cui non si può ricavare altro che si tratta di uno strumento notarile, fatto rogare da un certo Andrea e da altri, riguardante una compravendita o qualcosa di simile


6446.
(Sec. XVI-XVII)
Frammento di un atto di procura, fatto nella persona di un certo Carlo e riguardante cause e liti da trattarsi presso il giudice di Corigliano, col potere di emettere tutti gli atti corrispondenti alla procura, ed eventualmente sporgere appello da sentenze emesse contro, e dandogli facoltà di costituire una o più persone alle quali poter comunicare in tutto o in parte i suoi poteri


6447.
(Sec. XVIII) – Pannarano
Giovanni Andrea Bosco, notaio di Altavilla. Costantino Lombardo, di Pannarano, giudice regio
Frammento di uno strumento da cui non si può ricavare nulla di determinato, essendo rimaste solo poche linee riguardanti le clausole finali del contratto. Ci sono rimaste le sottoscrizioni dei testi: R. D. Bermardino de Nicolais, R. D. Giovanni Battista de Surdis, Pietro Antonio Bosco, Giovanni Angelo Vassallo, Bernardino Carrello, Tommaso de Giglio


6448.
(Sec. XVII-XVIII)
Tavola di obbligazioni di Ss. Messe


6449.
Breve pontificio
1611 («Millesimo sexcentesimo u… », mm. 245×327
Roma, presso S. Maria Maggiore
Sono cinque righe, oltre le varie sottoscrizioni, e queste anche notevolmente mutile a destra, di un documento in cui probabilmente si procedeva alla nomina di un canonicato


6450.
Nomi dei Ss. le cui Reliquie si conservano a Montevergine
Sec. XVII, mm. 171×435
Pergamena, che in origine dovette essere apposta su una cassetta o urna di Reliquie di Santi, e perciò reca il titolo: «Nomina Sanctorum quorum Reliquiae asservantur in hac Capsula», ma che valeva non solo per essa, ma anche per i vasi vicini, riposti nella stessa Cappella, come risulta dall’iscrizione stessa (LXXIV, 100)


6451.
Altare privilegiato personale
1878-1903, mm. 80×213
Piccolo frammento di un breve pontificio di Leone Pp. (XIII) a D. Alfonso Mauro (cfr. nota al Reg. 6423) in cui – a quanto pare – gli si concede il privilegio dell’Altare privilegiato personale una volta alla settimana


6452.
1902, mm. 136×180
Il Sommo Pontefice Leone Pp. XIII concede per un quinquennio a D. Eugenio Frattin (cfr. Reg. 6424) la facoltà di benedire croci, crocifissi, ecc., fuori Roma, applicando ad essi indulgenze apostoliche, come risultano nel decreto della S. Congregazione del 23 febbraio 1878, non eccettuae, quanto alle corone, le indulgenze di S. Brigida


Segue a questo punto nel volume di Mongelli una APPENDICE in cui sono riportati documenti riguardanti Montevergine estratti dai Registri della Cancelleria Angioina

INDICI

INDICE ONOMASTICO

INDICE DEI NOTAI E DEI GIUDICI

INDICE TOPONOMASTICO

INDICE DELLE COSE PIÙ NOTEVOLI

CRONOTASSI DEGLI ABATI DI MONTEVERGINE (come risulta dalle pergamene)


*Tirocinante presso la Biblioteca di Montevergine nel periodo novembre 2018-gennaio 2019 torna a inizio pagina