1528-1599

Dal Regesto delle pergamene / Abbazia di Montevergine ; a cura di Giovanni Mongelli, v. 5: sec. XV-XVI (Roma, 1958)

(Pagina a cura di Gennaro Vipraio Tiberi; ha collaborato Stefano Genua*)

4726.
1528, gennaio 20, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria, eletto imper. dei Romani, e Giovanna d’Aragona, a. 13.
Ariano
Lucio Greco, di Ariano, pubbl. not.
Pietro Paolo Passano, giudice regio di Ariano
Paolo di Feulo Longo, di Ariano, si dichiara debitore in 11 ducati verso Federico de Rainaldo, e si obbliga a pagarli per il prossimo mese di agosto, «in pace et sine lite ac omni anfrattu cavillatione et excusatione et exceptione remotis» (XIV, 131)


4727.
1528, febbraio 5, ind. I – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 9 dell’impero
Avelino
Massenzio del maestro Filippo, di Sorbo di Serpico, pubbl. not.
Massimo di Felice, di Avellino, giudice annuale ivi
Ippolito de Meulo, di Montefradene, vende al dottor fisico Giovanni de Jovine, di Napoli, un territorio seminativo nelle pertinenze di Montefradene, nel luogo detto «alle hische», per il prezzo di 5 ducati e con un censo annuo di 25 grana ogni anno alla curia di Montefredane (LXXXII, 227)


4728.
1528, febbraio 5, ind. I – Carlo re a. 14 e Giovanna d’Aragona Candida
Giovanni Luigi Ferrato, pubbl. not.
Giovanni Palazzo, di Candida, Giudice annuale
Marc’Antonio de Cerno, di Candida, si fa riprodurre uno strumento del 24 gennaio 1506, Ind. IX (riferito, Reg. 4544)


4729.
1528, febbraio 5, ind. I – Clemente Pp. VII a. 5
Benevento
Pietro de la Fonte, vicario generale del cardinale Alessio Farnese, vesc. di Ostia perpetuo commendatario della chiesa di Benevento, conferisce a fra Pietro di Simonecto il beneficio sine cura della chiesa rurale di S. Lorenzo in Casamundisi, vacante per la morte di fra Placido de Riccardis, l’uno e l’altro monaci di M.V. (II, 54)


4730.
1528, marzo 16, ind. I – Francesco re di Francia a. (omesso)
Casale di Santa Croce presso Caramanico
Onofrio di Zachagninis, pubbl. not.
Nando Giovanni Gezarella, di Caramanico, giudice
Una certa Masia, moglie di Domenico Paolo Jannello, facendo testamento, sceglie come luogo della sua sepoltura la chiesa di S. Maria Matrice, e per il funerale in quella chiesa invita i sacerdoti di essa ad assistere; assegna due libbre di cera da consumarsi alle sua esequie; istituisce sue eredi particolari Marcola sua figlia e Giovanna sua nipote, mentre determina come suoi eredi universali i figli Salvatore e Santoro


4731.
1528, («1527»), marzo 18, ind. I – Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 12
Mercogliano
Benedetto Bonafede, pubbl. not.
Minico de Santo, di Mercogliano, giudice annuale invece di Salvatore Vocca (ma si sottoscrive Sebastiano de Gesualdo, di Mercogliano, giudice regio)
Intercetera del testamento di Natale de Renna, di Mercogliano, in cui fra l’altro, lascia in legato a sua nipote Francesca per le sue doti 7 once di carlini d’argento (LXVII, 42)


4732.
1528, giugno 29, ind. I – Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 13
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano pubbl. not.
Tifeo Chiocchio, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Modestino Longo, di Mercogliano, vende a Fiorentino Longo, pure di Mercogliano, un cellaro nel luogo detto Naspa, per il prezzo di 7 ducati (LXX, 44)


4733.
1528, giugno 29, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 13
Tommaso de Feulis, di Grottaminarda, pubbl. not. regio e apostolico
Paolo Zampio, giudice annuale di Grottaminarda
Leonardo de Feulis fa testamento nella sua casa in Grottaminarda, nella «piaza de la assisa», nella parrocchia di S. Maria, e lascia sue erede universale il figlio o la figlia postuma, che avrà da sua moglie Cassandra, con la condizione che se non giungesse a età matura, i suoi beni passeranno alla chiesa dell’Annunziata di Grottaminarda, con obbligo di maritare quattro orfane povere e dare a ognuna di esse per le doti 4 once di carlini d’argento; lascia sua moglie Cassandra usufruttuaria di tutti i suoi beni, finchè si conserverà vedova; egli poi riconosce di aver ricevuto dalla moglie 106 ducati di carlini, che ora glieli rilascia in legato; inoltre, per i buoni servizi prestatigli le lascia altri 12 ducati di carlini d’argento; lascia alla chiesa dell’Annunziata il legato di una Messa alla settimana per la sua anima e un anniversario all’anno


4734.
1528, agosto 18, ind. I – Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria, eletto imper.
Grottaminarda, in provincia di Principato Ultra
Leonardo Cromolano, pubbl. not. apostolico e regio
Giovanni Giovenale, di Grottaminarda, facendo testamento, e con ciò annullando ogni sua disposizione precedente, costituisce suo erede universale e particolare, – eccetto i legati inseriti in questo testamento – Angaliberto e Menica, suoi figliuoli, e precisamente Menica per 10 once di carlini d’argento per le sue doti, senza poter chiedere altro sui beni che egli lascia, e Angaliberto per tutto il resto dei suoi beni mobili e stabili dovunque esistenti; che se uno di loro dovesse morire senza eredi, succederebbe l’altro in tutta l’eredità; e qualora morissero tutti e due senza lasciare eredi legittimi, vi succederebbe nell’eredità il nipote Carlo. Fra le altre disposizioni testamentarie, ordina che il suo cadavere sia sepolto nella chiesa dell’Annunziata di Grottaminarda, alla quale chiesa lascia in legato una sua taverna «in dohana» con tutti i suoi membri e diritti, ma con obbligo di un anniversario ogni anno per la sua anima e che si celebrino per la sua anima le Messe di S. Gregorio e di S. Maria, e stabilisce che si consumino 6 libbre di cera per le sue esequie; lascia 5 carlini «pro malis ablatis»; alla moglie Grandonia, oltre le doti, 7 once di carlini d’argento, alla condizione che custodisca il letto vedovile, alla cappella di S. Tommaso un ducato; nomina suo esecutore testamentario suo nipote Carlo


4735.
1528, agosto 26, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria e Giovann a. (omesso)
Terranova del Feudo di M.V.
Coluccio Simonetto, del feudo di M.V., pubbl. not.
Battista Ricciuto, del casale di Terranova, giudice
Bernardino Longo, del casale di Terranova, del feudo di M.V., facendo testamento, fra gli altri legati lascia alla cappella della confraternita della chiesa S. Gennaro di Terranova due moggi di terra nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «lo Bosco de Celia» (LXXXV, 13)


4736.
(1528), ottobre 3, ind. II – (in: 1529, febbraio 27, ind. II)
Carife
Pietro di Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Berlangieria de Grosso, di Carife, facendo testamento, fra gli altri legati, lascia da celebrare delle Messe gregoriane, tre Salteri, e dispone che ogni sacerdote alla sua morte celebri una Messa letta; lascia in legato all’oratorio di S. Caterina un tarì; istituisce suo erede il marito Giovanni, lasciandogli anche le doti; ecc. (in XXXIII, 74 ter)


4737.
1528, novembre 17 («XV kal. decembr.››) (in: 1529, maggio 17)
Roma
Essendo questa volta di nomina pontificia la rettoria di S. Lorenzo di Casamundisi, il Sommo Pontefice Clemente Pp. VII ingiunge al vesc. di Caserta, a quello di Castellammare di Stabia e al vicario del vesc. di Nola, a tutti e tre o a due o a uno di essi di dare il possesso canonico di quella rettoria a Pietro Simonetto, di Montefusco, monaco di M.V. (in II, 55)


4738.
1528, dicembre 22, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna dAragona a. 10
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Pietro Cecharello, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Modestino Longo, di Mercogliano, vende a Fiorentino Longo, pure di Mercogliano, una casa in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Naspa, per 15 ducati (LXX, 45)


4739.
1529, febbraio 4, («pridie nonas febr.») – Clemente Pp. VII a. 7
Bologna
Dietro petizione del Priore e della Comunità di S. Maria delle Grazie di Penta, dell’Ordine di S. Benedetto, della Congregazione di M.V., diocesi di Salerno, il Sommo Pontefice Clemente VII ingiunge all’arcidiac. di Salerno e a Luca Lanciano, canonico della chiesa metropolitana, di promulgare scomunica contro gli ingiusti detentori di stabili, censi, frutti, codicilli, mobili, ecc. spettanti a quel monastero (II,56)


4740.
1529, febbraio 27, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria, eletto imper., e Giovanna d’Aragona a. 13
Carife della baronia di Vico nel Principato Ultra
Angelo, di Guardia Lombarda, pubbl. not.
Colecta, giudice annuale di Carife
Giovanni Scaglione, di Grottaminarda, si fa trascrivere in pubblica forma un testamento del 3 ottobre precedente (riferito, Reg. 4736) (XXXIII, 74 ter)


4741.
1529, marzo 8, ind. II – Regnanti don Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 13
Carife nella baronia di Vico, provincia di Principato Ultra
Angelo, di Guardia Lombarda, pubbl. not.
Antonio de Lione, giudice annuale di Carife
Giovanni Scaglione, di Grottaminarda, si fa ritrascrivere in pubblica forma uno strumento del 10 settembre della XIV indizione, rogato dal not. Pietro del q. not. Nardello, di Carife, contenente i Capitoli matrimoniali tra Angelo Nando, di Napoli, don Francesco de Orsellis e donna Ippolita de Lando, agenti per parte di Berlengeria de Grosso, da una parte, e Giovanni Marino Scaglione, di Gottaminarda, dall’altra. I primi promettono di dare a Giovanni Marino in moglie Berlingeria, e per le doti promettono di dare: Francesco 100 ducati in denaro liquido, Angelo 60 ducati in denaro, donna Ippolita una casa in Carife e una vigna in Carife nel luogo detto «alla Fontana» (XXXIII, 74 quater)


4742.
1529, marzo 11, ind. II.- Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 13
Montesarchio («Montisarcli»)
Domenico Vernillo, di Roccabascerana, pubbl. not.
Belardino (e «Balardino») Campobasso, giudice regio
Giovanni del maestro Giordano, di San Martino Valle Caudina, facendo testamento lascia erede il %uFB01glio postumo, nel caso che sua moglie fosse gravida, e in caso che questo figlio morirà senza eredi, l’eredità andrà a M.V., rimanendone però usufruttuaria sua moglie, alla condizione che essa custodisca il letto vedovile; dispone un legato di una Messa alla settimana a M.V., e lascia ancora due XLI di Messe a M.V. (LIV, 14.)


4743.
1529, marzo 24, («nono kal. aprilis») – Clemente Pp. VII a. 7
Bologna
Dietro petizione del Priore di Casamarciano, il Sommo Ponte%uFB01ce incarica Luca Lanciano, canonico napoletano, di fulminare scomunica perchè vengano rivelati i redditi, selve, stabili, mobili preziosi, scritture ed altro appartenente a quel monastero (II, 57)


4744.
1529, aprile 22, ind. II – Carlo, eletto imper. romano, a. 14
Atripalda, nella chiesa di S. Ippolistro
Antonio de Urceolo, di Atripalda, pubbl. not.
Antonello de Aquino, di Atripalda, giudice annuale
Il Padre fra Berardino Ungaro, vicario generale di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum» ad Antonio e Andrea de Luca, fratelli, di Atripalda, un nocelleto nelle pertinenze di Atripalda, nel luogo detto «a la sala», della capacità di circa 3 moggi, per il censo annuo di un tarì e 13 grana d’argento a Natale, e 10 ducati di carlini d’argento «pro iure intrature» (XVI, 21)


4745.
1529, maggio 17, ind. II – Clemente Pp. VII a. 6
Roma
Il vesc. di Caserta, insieme col vesc. di Castellammare di Stabia e il vicario del vesc. di Nola, riferiscono all’arcivesc. di Benevento un mandato di Clemente Pp. VII (riferito, Reg. 4734), riguardante il conferimento della rettoria di S. Lorenzo di Casamundisi al monaco di M.V. Pietro Simonetto da Montefusco (II, 55)


4746.
1529, giugno 15, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 11
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Pirro Cecharella, di Mercogliano, giudice annuale
Modestino Longo, di Mercogliano, vende a Fiorentino Longo, pure di Mercogliano, un cellaro nel luogo detto Naspa, per 8 ducati (LXX, 47)


4747.
1529, giugno 15, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 11
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Aquilano Cecharella, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Modestino Longo, di Mercogliano, vende a Fiorentino Longo, pure di Mercogliano, un orto nel luogo detto Naspa, per 5 ducati, orto che era redditizio alla chiesa di S. Pietro in 2 grana all’anno (LXX, 46)


4748.
1529, luglio 20 , ind. II
Diana Caraczolo, di Napoli, tutrice e balia della magni%uFB01ca Vandella de Montefalcione, sua legittima %uFB01glia, baronessa di Montefalcione, comunica a tutti («universis et singulis») che essa in segno di gratitudine, dona e concede a Sentonio de Policastro, di Montefalcione, suo servitore e vassallo, i seguenti beni in Montefalcione o nelle sue pertinenze: una casa in Montefalcione, nel luogo detto « In ante la eclesia››, gravata di un censo annuo alla Curia del luogo, il 15 agosto, un’altra casa nel castello di Montefalcione, una vigna della capacità di due tomoli circa, con una casa, nello stesso territorio, nel luogo detto Santo Martino, redditizia alla stessa Curia di Montefalcione, un’altra vigna nello stesso luogo, gravata di un censo alla stessa Curia locale, una selva con terra seminativa, nel luogo detto Santo Stefano o «Fontana Tortorum», un pezzo di terra seminativa della capacità di circa 9 tomoli, nel luogo detto «a li Cugnuli seu alli Sande», un altro pezzo di terra nel luogo detto San Pietro, e un pezzo di terra con alberi fruttiferi nel luogo detto «a la ripa»


4749.
1529, agosto 29, ind. II – Carlo d’Austria, imper. eletto dei Romani, e Giovanna d’Aragona a. 14 di Sicilia
Summonte
Giovanni Battista de Sanna, pubbl. not.
Matteo Garisano, di Summonte, giudice annuale ivi
Antonio, f. del q. Matteo Ricca, di Capriglia, dona a fra Sebastiano da Ospedaletto e a fra Vincenzo dal Feudo, agenti a nome di M.V., una selva di castagni, nel territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo Toro» (CXIV, 22)


4750.
1529, settembre 7, ind. III – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 14 di Sicilia
Altavilla, diocesi beneventana
Lorenzo Romano., di Altavilla, pubbl. not.
Giovanni Battista Bruno, di Altavilla, giudice annuale ivi
Guerriero Antonio, di Gesualdo, e altri, patroni della cappella di S. Nicola in Prata, presso le mura di quella terra, e aventi lo juspatronatus su quella cappella, trovandosi questa priva di cappellano, donano la cappella con tutti i diritti ad essa spettanti alla chiesa di S. Maria della Neve e al priorato di quella chiesa, e per essi a fra Giacomo de Santeramo, di Prata, al presente priore in quel monastero


4751.
1529, settembre 27, ind. III – Regnanti Carlo, eletto imper. dei Romani, e Giovanna d’Aragona a. 13
Montesarchio («in terra Mintisarculi»)
Domenico Vernillo, di Rocca Bascerana, pubbl. not.
Andrea Tiffo, di Montesarchio, giudice annuale ivi
Davanti a fra Marino Gervasio da Pietrastornina e a fra Giovanni Leonardo da Pannarano, agenti a nome e per parte della Commenda o della mensa dei monaci di M.V., Giovanni Luigi de lo Curzo confessa di essere debitore «prefate Commende seu mense monicorum» in 53 ducati di carlini d’argento, che erano di moneta a lui pervenuta per mutuo del q. Giovanni Giordano, di San Martino Valle Caudina, che aveva istituito M.V. suo erede; ed egli promette di restituire quel danaro dentro il mese di maggio prossimo (LIV, 15)


4752.
1529, ottobre 14, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 24 di Sicilia
Salerno
Bartolomeo de Anna, di Salerno, pubbl. not.
Giovanni Domenico del Giudice, di Salerno, giudice
Giovanni Battista e Cipriano Cafaro, di Salerno, vendono a Giovanni de Amorello, pure di Salerno, delle case in città, per il prezzo di 14 once di carlini d’argento (CV, 45).

N.B.-Si noti la sottoscrizione: «+ Ego Mattheus Franciscus Jaraca de Salerno regia auctoritate ad contractus iudex… requísitus pro parte supradicti Joannis Antonii de Amorello de Salerno quod deberem me subscribere in presenti instrumento loco et vice q. Joannis Dominici de Judice de Salerno qui pro iudicc ad contractus in dicto instrumento rogatus intervenit et antequam se subscriberet in eo fuit, sicut Domino placuit, ab hac vita suhlatus»

4753.
1529, novembre 17, ind. III – Clemente Pp. VII a. 6
Benevento
Gasparo Maurello, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Dietro richiesta di fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, si riporta uno strumento del 2 dicembre 1478 (riferito, Reg. 4404) (XXV, 36)


4754.
1529, novembre 26, ind. III – Regnanti Carlo, eletto imper. dei Romani, e Giovanna d’Aragona a. (in bianco)
Penta di San Severino
Conforto Celentano, di San Severino, pubbl. not.
Costantino de Auria, di San Severino, giudice annuale ivi
Paolo Barracano, di Penta di San Severino, e suo %uFB01glio Conveniente, asseriscono di aver preso in affitto dall’Università di Penta la gabella della farina per un certo prezzo convenuto fra loro, per la quale gabella rimasero debitori a quell’Università in 16 ducati e mezzo di carlini d’argento; ora si fanno prestare questa somma da fra Donato da Ariano, priore del monastero di M.V. in Penta, e dal maestro Carlo de Anselone, promettendo loro di restituirla entro il 15 aprile prossimo, e frattanto ipotecano questi ducati su tutti i loro beni (CXI, 137)


4755.
1529 – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 13.
(Frammento di uno strumento illeggibile, perché al tutto deleto)


4756.
(1529) – Clemente Pp. VII a. 6
Silvio, vesc. di Avellino e di Frigento, crea rettore o bene%uFB01ciato della chiesa rurale «sine cura» di S. Nicola in Prata, juspatronatus della famiglia De Gesualdo, don Benedetto de Merchione, di Atripalda, arciprete di Montefredane: nomina fatta questa volta direttamente dal vescovo, perché nessuno di quella famiglia aveva presentato alcuno nel tempo prescritto (VII, 28)

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4757.
1530, gennaio, ind. III  (in: 1548, febbraio 14)
Pontelatrone
Sigismondo Pascale, di Formicola, pubbl. not.
Marco Maioretto, giudice
Bernardino de la Yeza, di Castello di Sasso, nelle pertinenze della baronia di Formicola, vende a Nardo Antonio de Ysa un territorio nel luogo detto Piesco Pirano, per 11 ducati, e una terra arbustata nel luogo detto Barba, redditizia alla Corte di Sasso in 4 grana all’anno, per altri 11 ducati e con quell’onere (in XLV, 56)


4758.
1530, febbraio 10, ind. III – Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. (omesso)
Casale di Terranova del Feudo di M.V.
Coluccio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giovanni Gentile, del casale di Terranova, giudice annuale
Angelo Panella, di Santa Maria a Toro, dona al monastero di M.V. un oliveto con terra seminativa della capacità di circa 12 moggi, in territorio beneventano, nel luogo detto Santa Croce, con l’obbligo da parte del monastero di celebrare per l’anima sua le Messe di S. Gregorio (LII, 61)


4759.
1530, marzo 15, ind. III  (in: 1533, ottobre 27. Ind. VII)
Grottaminarda.
Fra Sebastiano de Ferramenta, priore del convento dell’Annunziata di Grottaminarda, insieme con la sua Comunità, a terminare certe liti, conviene con Tommaso de Feulis, concedendogli in en%uFB01teusi in perpetuo una casa, appartenente all’eredità del q. Leonardo de Feulis, in Grottaminarda, nella parrocchia di S. Angelo, con l’obbligo di corrispondere 4 ducati di carlini d’argento all’anno, nella festa di S. Egidio


4760.
1530, marzo 20, ind. III – Clemente Pp. VII a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascabronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Gabriele Scaparoczulo, di Benevento, una casa di 4 membri, di cui due terranei e due «solariati», in città, col potere di affrancarla dando al monastero un’altra possessione, libera e franca, in Benevento o nel suo territorio,«vineis dumtaxat exceptis», del valore annuo di 7 carlini d’argento, e frattanto corrispondendo il censo annuo di 6 carlini d’argento, nel giorno di S. Giacomo; che se durante questi 29 non si effettuerà questa affrancazione, la casa ritornerà al monastero con tutte le migliorie che si sono avute (XXV, 41)


4761.
1530, aprile 21, ind. III – Clemente Pp. VII a. 7
Avellino
Silvio, vesc. di Avellino e di Frigento (che si sottoscrive), dietro esposizione di fra Giacomo de Santeramo, priore di S. Maria di Prata, diocesi di Avellino, dell’Ordine e Congregazione di M. V., il quale diceva che se la chiesa di S. Nicola di Prata fosse stata unita e incorporata alla chiesa di S. Maria, si sarebbe accresciuto non poco il culto divino nella stessa chiesa di S. Maria, – essendo ora vacante quella rettoria per la rinunzia fattane da don Pietro de Fuente, decreta l’unione e l’incorporazione di S. Nicola alla chiesa di S. Maria, e stabilisce che essa diventi un membro o grancia della chiesa di S. Maria, con facoltà ai priori e ai suoi successori di prenderne possesso e di devolvere i frutti e proventi di essa a bene%uFB01cio di S. Maria


4762.
1530, aprile 23, ind. III – Regnanti Carlo d°Austria e Giovanna d’Aragona a. 15 di Sicilia
Giovanni de Guido, di Vitulano, pubbl. not.
Mennato Verusio, di Vitulano, giudice annuale ivi
Domenica Madiarone, moglie di Andrea Ventre, di Tocco, vende a Francesco Marasco, di Tocco, una casa terranea o cellaro, con cortile e orticello, nel casale di Airola di Tocco, per 6 ducati e mezzo (CXXIII,133)


4763.
1530, aprile 27, ind. III – Regnanti Carlo d’Austria e Giovannad’Aagona a. 16
Taurasi
Marino de Nitto, di Gesualdo, pubbl. not.
Angelo Paladino, di Taurasi, giudice annuale
Clemenza di Marco de Orrico, di Taurasi, moglie di Ranaldo de Santo Soxo, vende al P. Dionigi Buccero, di Baiano, una vigna nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «lo Fango», per 6 ducati (CXXI, 12)


4764.
1530, maggio 19. Ind. III – Carlo imper. a. 14 di Sicilia
Napoli `
Vincenzo de Bosso, di Napoli, pubbl. not.
Cesare de Bosso, di Napoli, giudice a vita
Il magni%uFB01co Giovanni Antonio Palmiero, di Napoli, tutore del nobile Giovanni Francesco Fabrizio e di Giovanni Pulderico, di Napoli, %uFB01gli ed eredi di Giovanni Pulderico, di Napoli, dà in en%uFB01teusi a don Francesco Trano, di Napoli, una casa con cantina e pozzo, nel borgo di S. María «de Virginibus», in Napoli, e altri beni pure ivi, per il censo annuo di 12 ducati di carlini, da corrispondersi nel mese di agosto


4765.
1530 (« 1531»), dicembre 30, ind. IV. – Clemente Pp. VII a. 7.
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico.
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Pietro de Limata, «alias dicto Separo», cittadino di Benevento, una vigna della capacità «in semine» di circa 2 tomoli, in territorio di Benevento, nel luogo detto Cellarulo, con potere di affrancarla nei primi 20 anni, offrendo al monastero una possessione libera e franca in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», stimata del reddito annuo di 11 carlini d’argento, e frattanto corrispondendo il censo annuo di 10 carlini; che se in questi 20 anni non si veri%uFB01cherà tale affrancazione, continuerà a tenere la vigna per altri 9 anni, corrispondendo lo stesso censo annuo nel giorno di S. Giacomo a luglio, e dopo i 29 anni la vigna ritornerà al monastero (XXV, 42)


4766.
1531, gennaio 1°, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Lapio
Federico Beneventa, di Lapio, pubbl. not.
Nicola de Romano, di Lapio, giudice
Gaspare de Agropulo, di Lapio, –  agente a nome e per parte di Giovanni de Agropulo, pupillo e %uFB01glio legittimo del q. Malagisio, suo fratello -, e Sansone, altro %uFB01glio di Malagisio, asseriscono che per l’alimentazione dello stesso Sansone e di quel pupillo, come pure per pagare parecchi altri debiti fatti dal Malagisio, sono costretti a vendere ad Angelillo de Stefano la parte che essi possedevano indivisa con Bartolomeo de Corzione, di Lapio, di un pagliaio («paleario»), «coperta reputiis»


4767.
1531, gennaio 24, ind. IV – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona
Apice
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Nicola Inparatore, di Apice, giudice annuale
Cicco Galluccio, di Apice, vende alla magni%uFB01ca Innocenza de Felicibus, di Apice, – che agisce col consenso di suo fratello Girolamo de Felicibus, –  una vigna nel luogo detto «lo covante», con casalino, campo, ecc., per 8 ducati di carlini d”argento


4768.
1531, gennaio 24, – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 16
Apice
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M. V., pubbl. not.
Nicola Inparatore,di Apice, giudice annuale
Francesco Fuczillo, di Apice, procede a una permuta con la magni%uFB01ca Innocenza de Felicibus, di Apice, dando una vigna, e ricevendone un’altra nel luogo detto «lo covante»


4769.
1531, febbraio 8, ind. IV – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 16 di Sicilia
Altavilla, diocesi di Benevento
Lorenzo Romano, di Altavilla, pubbl. not.
Giovanni Francesco Pipino, di Altavilla, giudice annuale ivi
Gli esattori del reddito del conte e della contessa di Altavilla, dovendo, a nome di questi signori, riscuotere da Fazio Bruno, di Altavilla, per due anni passati 16 carlini, non avendo potuto trovare beni mobili vendono all’asta un orto fuori delle mura di Altavilla, nel luogo detto Terone, sopra il quale vi era un reddito di 3 once di cera all’anno, dovute al monastero di S. Pietro il giorno di S. Martino (XII 272)


4770.
1531 marzo 10, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 15 di Napoli
Carife nella baronia di Vico
Giovanni Petrillo di Carife pubbl. not.
Maestro Minico del Gacto giudice
Giacomo de Chirico di Castello, assegna a Gabriele de Abbate Antonio, di Carife, un tarì all’anno su una casa nel Borgo di Castello, per parte della sua cappella, da dotarsi da lui, sita dentro il monastero di S. Giovanni della Valle, in Castello, da corrispondersi nella festa di S. Maria nel mese di agosto, e questo per 27 carlini d’argento; e perché si adempisse quanto sopra, fece obbligo a Gabriele e ai suoi successori d’impegnare tutti i loro beni presenti e futuri, dovunque esistenti (Cast. 51).

N.B.-Riguardo alla data all’inizio è scritto «1530», poi nella stessa pergamena, qualche rigo più giù è segnata la data« 1531», che è quella che conviene con l’indizione

4771.
1531, marzo 24, ind. IV –  Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 15
Mercogliano
Vito Antonio de Antonio, della città di Cava, pubbl. not.
Ambrogio de Morra, di Mercogliano, giudice regio
Ad istanza di fra Giovannello Cicinella e fra Sebastiano de Januario, monaci di M.V. e della «mense dicti sacri monasterii», si riporta in pubblica forma il testamento di Giovanni Paolo de Archillo, di Ospedaletto, nel quale aveva lasciato al monastero di M.V. un territorio nel luogo detto Santo Stasio; altri legati pii alla cappella di S. Giovanni Battista in Ospedaletto, ecc. Si riportano ancora gli Atti fatti nella Corte di Mercogliano per questa eredità (CXIV, 127)


4772.
(1531), giugno 7 («VII id. Junii»). – Clemente Pp. VII a. 8
Roma
La S. Sede conferma a Pietro Simonetto, sacerdote di M.V. la collazione del bene%uFB01cio della chiesa sine cura di S. Lorenzo di Casamundisi, in territorio di Montefusco, diocesi di Benevento, vacante per la morte di Placido de Riccardis, da San Severino, pure monaco di M.V., e incarica l’arcidiac. Antonio Pecorello, canonico della chiesa beneventana, di immetterlo nel possesso canonico e di assolverlo da eventuali censure (Cast. 3)


4773.
1531, ottobre 8, ind. V – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 16 di Sicilia
Maddaloni.
Antonio Persico, di Maddaloni, pubbl. not.
Giacomo de Altomare, di Maddaloni, giudice regio a vita
Giovanni Vincenzo Squillano, tutore testamentario di Giovanni de Marizama, f. del q. Antonio, per pagare le doti di Beneduce Squillano, ved. di Antonio, nella somma di 60 ducati, vende a Vincenzo de Giovanni Battista, previa subastazione, ecc., un territorio di 4 moggi e 24 passi, nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto Santa Maria del Gaudo, redditizio al monastero di S. Maria Reale di Maddaloni in un tarì all’anno (LI, 78)


4774.
1531, ottobre 29, ind. V – Clemente Pp. VII a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo.
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» al maestro Tommaso Testa, del castello di Pannarano («Panderani»), una casa in cinque membri in Pannarano, un orto nello stesso castello, di circa mezzo quarto di moggio, nel luogo detto «la fontana», una vigna nel luogo detto Pantanello, una selva di castagni e di cerri, di circa 3 tomoli «in semine», vicino alla Selva de lo Pascone: con la facoltà di affrancare questi beni nei primi 20 anni con beni dal reddito valutato 15 tarì all’anno, e frattanto corrispondendo per i primi 4 anni prossimi 20 carlini nel giorno di S. Giacomo a luglio, dopo i 4 anni, sino a 20 anni, 30 carlini d’argento. Non verificatasi la permuta in questi 20 anni, conserverà quei beni per gli altri 9 anni, e corrisponderà come censo 30 carlini nel giorno di S. Giacomo (XCVIII, 21)


4775.
1532, gennaio 31, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 18 di Sicilia e 14 dell’impero
Mirabella («apud terram Mirabelle»)
Benedetto de Bonopane, di Mirabella, pubbl. not.
Bartolomeo de Bonopane, di Mirabella, giudice
Antonio de Roberto, di Taurasi, vende a fra Dionisio de li antici, di Baiano, dell’Ordine di M.V., priore di S. Martino in Taurasi, un pezzo di terra arativo e seminativo, con piante di querce, ecc., nelle pertinenze di Taurasi, e propriamente nel luogo detto «a lo saccardo», per 15 ducati di carlini d’argento


4776.
1532, marzo 20 (?)
Candida.
Stefano de Elena, pubbl. not.
Giovanni Cola, di Candida, giudice annuale
Donazione e concessione di alcuni stabili per l’erezione e fondazione della cappella di S. Sebastiano, nella chiesa di M.V. in Candida (XXX, 138).

N.BLa pergamena è in pessimo stato di leggibilità

4777.
1532, maggio 7, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 18§
Pietrastornina.
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Carissimo Gervasio, di Pietrastornina, giudice annuale
Giovanni Antonio de Rangrio, di Pietrastornina, vende a Luigi de Alessandro, pure di Pietrastornina, «camerario» di don Giovanni Alfonso Carrafa, conte di Montoro e utile signore della baronia di Sant’Angelo a Scala e di Pietrastornina, agente per parte del magni%uFB01co conte, una selva di castagni in territorio di Pietrastornina, per 40 ducati di carlini d’argento (CI, 299)


4778.
1532, maggio 17, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna dAragona a. 17
Serino («Sereno»)
Giovanni de Antonio, di Serino, pubbl. not.
Girolamo de Vivo, di San Severino, giudice
Si riporta uno strumento del 30 gennaio 1518, Ind. VI (riferito, Reg. 4647) (CXX, 170)


4779.
1532, luglio 17, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 17
Paterno
Nicola de Poro, di Paterno, pubbl. not.
Antonio de Petruzello, di Paterno, giudice annuale
Pascuccio Sarro e sua moglie Rebecca donano al monastero di M.V. una casa nel borgo di Paterno, con forno e fossa e con tutti i mobili e un asino, col patto di essere ricevuti come oblati, alimentati e seppelliti a M.V. (XCIX, 16)1)

1) Stralciamo dal D’Addosio, Sommario, p. 60, in ordine ai docc. dell’Archivio dell’Annunziata di Napoli, vol. III, n. 135: «1532. Dispone l”Inventario dei beni di Montevergine. Diploma dell’Imperatore Carlo V e di Giovanna sua madre, dato a Ratisbona a 5 Settembre 1532, col quale, ad istanza de’ Maestri Economi della Chiesa ed Ospedale dell’Annunziata, non che del Vicario e Monaci di Montevergine, dispone procedersi ad un Inventario di tutt’i beni e rendite di detto Monistero, Priorati e Grancie annesse a detto Ospedale, e ciò fra un anno e nei modi di legge»

4780.
1532, settembre 17, ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 3 dell’impero
Mercogliano, in Oreto di M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Durante del Giudice, di Mercogliano, eletto dalle parti al posto del giudice annuale Minichello de Silvestro
Il P. Antonio Celentano da San Severino, in%uFB01rmarario di M.V., concede a Guerriero de Lione, di Forino, una selva in Forino, nel luogo detto «la Ficocella», per il censo di 4 carlini e mezzo all’anno (XLIV, 81)


4781.
532, ottobre 11, ind. VI – Clemente Pp. VII a. 9
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
L’ab. Cesare Albino, di Pontelandolfo, dona a Giovanni Pietro Cito e a Silvestro de Palummo, della terra di Tramonti, una bottega in Benevento, nella parrocchia di S. Martino, con l’onere di 14 tarì all’anno, da corrispondersi al monastero di S. Giacomo de Mascambronibus il giorno di S. Giacomo a luglio o durante gli otto giorni seguenti, dal quale monastero egli la teneva a censo per 29 anni: donazione fatta col consenso di fra Nicola Musto da Benevento, priore di quel monastero (XXIV, 139)


4782.
1532, novembre 11, ind. VI – Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 3 dell’impero
Montevergine
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, giudice eletto
Il P. Giacomo de Renna, di Mercogliano, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, concede a Martino Cervarella, pure di Mercogliano, una terra nel luogo detto «li Torelli», per 5 grana all’anno (LX11, 39)


4783.
1532, novembre 14. Ind. VI. ~ Clemente Pp. VII a. 9
Napoli, presso l’Ospedale dell’Annunziata.
Giacomo Carola, pubbl. not. apostolico
Antonio Pandella, vesc. di Lesina e abbate di M.V. (che si sottoscrive), essendo vacante la cappella, costruita dentro la chiesa di S. Maria di M.V. in Candida, sotto il titolo di S. Sebastiano, nomina Giovanni Battista de Ungaro, monaco di M.V., rettore di quella cappellania (II, 58)

N.B.-Sigillo di cera rossa, in ottimo stato di conservazione
***Copia in un doc. del 1532, dicembre 17 (Cand. V, 13)

4784.
1532, novembre 14, ind. VI – Clemente Pp. VII a. 9
Napoli
Giacomo Carola, pubbl. not. apostolico
Antonio Pandella, vesc. di Lesina, sacrista dell’Annunziata di Napoli e, come tale, ab. commendatario di M.V., con bolla indirizzata a fra Bernardino de Ungaro, priore di M. V. di Candida, e a fra Giovanni
Battista, cappellano di S. Sebastiano, cappella eretta nella stessa chiesa, conferma lo juspatronatus del bene%uFB01cio di S. Sebastiano M., eretto in quella chiesa dai signori nobili Antonio, Nicolangelo e Pietro Ungaro, per essi e per i loro discendenti maschi soltanto, con il potere di presentare per quella cappellania tanto preti quanto monaci di M.V., con la condizione che in caso che il presentato non potesse celebrare la Messa in quell’altare, debbano soddisfare agli obblighi i monaci di quel monastero (XXX, 192)


4785.
1532, dicembre 8, ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 17 di Sicilia e a. 3 dell’impero
Prata
Leonardo, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni de Vitale, di Prata, giudice annuale ivi
Il P. Giacomo Santo Elamo, priore del monastero di S. Maria della Neve in Prata, vende una vigna nelle pertinenze di quella terra, nel luogo detto Starza («Starsa»), a Coluccio de lo Francioso, pure di Prata, per 6 ducati e con l’onere di 10 grana annue alla Corte di Prata (CIII, 20)


4786.
1532, dicembre 17, ind. VI – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 16 di Sicilia
Candida
Giovanni Luigi de Ungaro, di Candida, pubbl. not.
Palermo de Palazzo, di Candida, giudice
Dietro preghiera di fra Giovanni Battista de Ungaro, di Candida, monaco dell’Ordine di M.V. del Monte, recatisi giudice, notaio e testi nella chiesa di M.V. in Candida, davanti alla cappella di S. Sebastiano, edi%uFB01cata in quella stessa chiesa, fra Giovanni Battista presenta la bolla originale speditagli da Antonio Pandella, di Napoli, vesc. di Lesina e luogotenente dell’ab. di M.V. del Monte, in data 14 novembre 1532, che si riporta integralmente (riferita, Reg. 4783), in cui si dice che, essendo vacante la cappellania di S. Sebastiano e spettando a lui Antonio Pandella il diritto di patronato e di presentazione del cappellano, ha creduto bene di eleggere come abile e idoneo cappellano di quella cappella Giovanni Battista Ungaro: perciò ora, col presente atto gli si dà  il «corporale et actuale» possesso di essa (Cand. V, 13)

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4787.
1533, gennaio 4, Ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 3 dell’impero
Montevergine
Simonantonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Ambrogio de Morra, di Mercogliano, giudice regio
La Comunità di M.V. costituisce il P. Barbato Ferrato, priore di S. Giacomo di Lauro, suo procuratore, perché faccia l’Inventario dei beni di quel monastero e recuperi quanto è stato indebitamente usurpato (XLIX, 69)


4788.
1533, febbraio 2, Ind. VI – Clemente Pp. VII a. 10
Benevento
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Mario de Porcariis, cittadino di Benevento, dona a Vitillo Cito, della terra di Tramonti, una bottega terranea in città, nella parrocchia di S. Martino, che egli teneva a censo per 29 anni dal monastero di S. Giacomo per il censo annuo di 11 carlini d’argento, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, censo a cui si obbligano il Vitillo e i suoi successori (XXIV, 190)


4789.
1533, febbraio 29, Ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 4 dell’impero
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Consolecta Longo, di Mercogliano, al posto di Minichello de Silvestro, pure di Mercogliano, giudice annuale (però non si sottoscrive nessuno dei due)
Il P. Giacomo de Renna, di Mercogliano, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano (oggi Annunziata), concede a Martino Juvene alcune selve nel luogo detto Cerrito, ed una selva nel luogo detto Postelle, per 8 carlini di censo annuo (LXII, 39 bis)


4790.
1533, maggio 20, Ind. VI. – Clemente Pp. VII a. 10.
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Avendo Alessandro Ilardo, di Benevento, «titulo permutationis» da parte del monastero di S. Giacomo di Benevento, un casalino in città, nella parrocchia di S. Eliano, con facoltà di affrancarlo, dando in cambio un’altra possessione in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dal reddito annuo di 3 carlini: ora per affrancare questo casalino cede al monastero una casa in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo de Mascambronibus, con un piccolo cortile e orticello (XXIV, 133)


4791.
1533, giugno 27, ind. VI (in: 1538, febbraio 20. Ind. XI)
Agropoli
Mariano de Cava, pubbl. not.
Mattia de Amerusio, alias Calvano, del casale di Torclara, nelle pertinenze della baronia del Cilento, e Cognoscente Ricio, dello stesso casale, si dichiarano debitori verso Francesco de Santo, della città di Matera, nella somma di ducati 16 di carlini d’argento, e si obbligano a pagarla entro il 25 dicembre prossimo


4792.
1533, luglio 17. Ind. VI. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona.
Paterno
Bartolomeo Avisato, di Paterno, pubbl. not.
Nicola de Ruggiero («de Rogerio»), di Paterno, giudice annuale ivi
Antonella, ved. di Conforto Sara, volendo vivere vita celibe, dona al monastero di M.V., e precisamente all’Infermeria di M.V., per le mani di fra Antonio Celentano da San Severino, procuratore di M.V., tutti i suoi beni stabili e mobili, esistenti in Paterno, e cioè: una casa nel luogo detto «lo Pendino de la Fontana» con un orticello contiguo, un orto nel luogo detto Sant’Angelo, una vigna con campo nel luogo detto l’Acquara, col patto che le si dia vitto e vestito, che alla sua morte sia sepolta nella chiesa di S. Nicola di Paterno e si celebrino 10 Messe nel giorno della sua morte e una XLI di Messe all’anno nella chiesa di M.V. (XCIX, 11)

***Copia informe cartacea (XCIX, 12-15)

4793.
1533, agosto 11, ind. VI – Clemente Pp. VII a. 10
Napoli, nell’Ospedale della- SS. Annunziata
Giacomo Carola, pubbl. not. apostolico
L’ab. Francesco Capece, napoletano, perpetuo commendatario del monastero di S. Biagio della terra di Mirabella, dell’Ordine di S. Benedetto, cede al P. D. Berardino Ungaro, priore del monastero di M.V. di Candida, la chiesa della SS. Annunziata di Deliceto, soggetta a quella cammenda, con tutte le sue rendite, stabili, censi, ecc. (cfr. Vol. XLVIII, 12) col patto che quella chiesa resti incorporata e soggetta alla commenda di S. Biagio, e don Berardino e i suoi successori siano tenuti a ripararla, ecc.; da parte sua il P. Berardino, col permesso e col consenso del Sacrista e dei Governatori dell’Annunziata di Napoli, cede a quell’abate molti censi e rendite che il monastero di M.V. di Candida possedeva in Mirabella, e che vengono nominati distintamente (XLVIII, 41)


4794.
1533, agosto 31, ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 4 dell’impero
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Teseo, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Il P. Giacomo de Renna, di Mercogliano, priore di S. Maria di Costantinopoli di Mercogliano, concede per 29 anni ad Antonio de Renna, pure di Mercogliano, un nocelleto nel luogo detto Serrone, per 6 carlini all’anno (LXII, 40)


4795.
1533, ottobre 27, ind. VII – Regnante Carlo d’Austria a. 18
Grottaminarda
Bernardo Davito, di Cava, pubbl. not.
Giacomo de Borrella, di Grottaminarda, giudice annuale
Fra Giovanni Giacomo, dell’Ordine dei Carmelitani, priore del monastero di S. Maria Annunziata di Grottaminarda, asserisce di aver stipulato un contratto di concessione in perpetuo, che ora si riporta in pubblica forma, dato il 15 marzo 1530 (riferito, Reg. 4769)


4796.
1533, dicembre 21, ind. VII – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 9 dell’impero e 10 di Sicilia
Lapio
Federico Beneventa, di Lapio, pubbl. not. apostolico
Troiano de Zarrella e Luca Lordo, di Lapio, giudici annuali ivi
Bartolomeo di Minico de Coczina, di Lapio, vende ad Angelo de Cristofano, pure di Lapio, una sua casa terranea,«copertam scandulis», nel borgo di Lapio, nel luogo detto «lo pianello», – redditizia all’eccellentissimo signore Giacomo Filangieri, utile signore di quella terra, in 10 grana annue, da corrispondersi il giorno di S. Egidio, e appartenente al feudo che lo stesso Filangieri tiene dalla chiesa di M.V. – per il prezzo di 15 ducati di carlini d’argento, in ragione di 10 carlini per ogni ducato (Cand. VI, 4)


4797.
1533, dicembre 22, ind. VII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 18 di Sicilia
Vito Antonio de Anna, di Cava, pubbl. not.
Giovanni Felice de Rubillis, di Candida, giudice regio
Il magnifico don Giovannello Pietrasanta concede a Robilo de Robillo, di Candida, una terra nelle pertinenze di Candida, e propriamente nel luogo detto «a lo pigno», per il censo annuo di 15 grana, e 3 ducati per questa concessione (Cand. IV, 6)


4798.
1533 (mese illeggibile) 12, ind. (illeggibile). Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 18
Candida
Giovanni Luigi Ungaro, di Candida, pubbl. not.
Rainaldo de Rongone, di Candida, giudice annuale
Fra Berardo Ungaro, priore di M.V. di Candida, a nome del suo monastero, concede in en%uFB01teusi a don Paolo Fasano un pezzo di terra in Candida, nel luogo detto «lo Eschitello», per 5 carlini all’anno (Cand. IV, 1)


4799.
1534, marzo 24. Ind. VII. – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 18 di Sicilia.
Montoro
Pirro de Molinatis, di Montoro, pubbl. not.
Antonio de Gervasiis, di Montoro, giudice annuale
Dai Maestri ed Economi dell’Annunziata di Napoli fu altra volta concessa al not. Pirro de Molinatis una casa, appartenente al priorato di S. Cristoforo di Montoro, grancia e membro di M.V., al quale era redditizia in 20 grana all’anno, con l’aumento di un grano ogni 29 anni, con l’obbligo di spendere 10 ducati per le riparazioni di quella casa, che si trovava nel borgo di Montoro, con l’onere iniziale di un tarì di censo annuo e con l’aumento di un grano per la rinnovazione ogni 29 anni; avendo egli mantenuto le condizioni del contratto, ottenne dagli stessi Maestri ed Economi dell’Annunziata la licenza di poterla alienare, come fece, vendendola a Nicola Guarino, dello stesso borgo di Montoro, il quale a sua volta la vendette a Lisio Conte, dal quale l’ha ereditata il %uFB01glio Girolamo. Costui ora, a sua volta, la vende a Roberto de Preziosa, dello stesso borgo di Montoro, per 17 ducati e con le condizioni di cui sopra (LXXXVII, 73)


4800.
1534, marzo 1°, ind. VII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 18 di Sicilia
Giovanni Andrea Celentano, di San Severino, pubbl. not.
Giovanni Berardino de Alferio, di San Severino, giudice
Il P. Marcantonio dal Feudo, monaco di M. V. e in%uFB01rmarario di M.V., affitta al signor Giulio de Petrone, di San Severino, tutte le rendite appartenenti all’Infermeria di M.V., secondo la nota consegnatagli, per 24 ducati all’anno (LXIV, 55)


4801.
1534, giugno 16, ind. VII – Clemente Pp. VII a. 11
Lauro
Vincenzo Vivenzio, di Lauro, pubbl. not. apostolico
Il P. Barbato Ferrato di Candida, priore di S. Giacomo di Lauro, concede per 29 anni «ad renovandum» a Gabriele Francesco e Benedetto Nappo, del casale di Liveri (« Liberi»), una terra arbustata nelle pertinenze del casale di Marzano, nel luogo detto «a lo Salvatore» o «ad Santo Jocobo», per la metà dei frutti superiori e la quinta parte degli inferiori, e un ducato per questa concessione (XLIX, 65)


4802.
1534, novembre 6. Ind. VIII. – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 16
Castelbaronia
Domenico Scopa, di Candida, pubbl. not.
Angelo de Poco oglio, giudice
Giovanni de Samphiano, di Castello, vende a Gabriele di Matteo Abate, di Castello, un reddito annuo di 8 carlini, da riscuotersi su una vigna nelle pertinenze di Castello, nel luogo detto Cupa, per il prezzo di 8 ducati di carlini, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato (Cast. 65)


4803.
1535, gennaio 23. Ind. VIII. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 11 dell’impero
Lapio
Federico Beneventa, di Lapio, pubbl. not. apostolico
Gra%uFB01o de Chioccarello, di Montefalcione, giudice al posto di Angelo de Adamiano, di Lapio
Dietro richiesta di Pietro de Clemente, f. del q. Barone, si trascrive uno strumento del 20 agosto 1513 (riferito, Reg. 4608) (Cand. VI, 24)


4804.
1535, maggio 9, ind. VIII. ~ Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20 di Sicilia e a. 6 dell’impero
Napoli
Santillo Pagano, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Domenico Grasso, di Napoli, giudice regio
L’illustrissimo don Ferdinando Sanseverino d’Aragona, principe di Salerno, vende al magnifico Giovanni Cola de Vicariis, pure di Salerno, padre del magni%uFB01co Annibale de Vicariis, agente a nome del %uFB01glio, i suoi diritti feudali sulla villa o casale di S. Mauro e sue pertinenze, per 200 ducati di carlini d’argento, in ragione di 10 carlini per ogni ducato


4805.
1535, luglio 7, ind. VIII (in: 1542, settembre 23)
Lapio
Federico, pubbl. not.
Fra Giovanni Carlo da Pontecorvo procede a una permuta con fra Federico de Costanza, padre guardiano di S. Maria degli Angeli «de lo monte» dei frati Conventuali di S. Francesco in Lapio, dando una terra lavorativa con querce nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «la mancina», della capacità «in semine» di circa 16 tomoli, e ricevendo un castagneto in territorio di Lapio, nel luogo detto «ad Paterno»


4806.
1535, luglio 10. – Paolo Pp. III a. 1°
Taurasi
Ab. Patrizio de Cruce, pubbl. not. apostolico e imperiale
Silvio, vesc. di Avellino e di Frigento, conferisce il bene%uFB01cio di S. Nicola di Mirabella, fuori le mura di Mirabella, a fra Dionisio de li Antici, di Baiano, monaco di M.V., bene%uFB01cio che viene annesso a quello che era stato fondato dal magni%uFB01co don Fabrizio Guinazzo («Guinatius»), barone e utile signore di Mirabella, il quale per mezzo dello stesso fra Dionisio fece restaurare alcuni edi%uFB01ci diruti e con le loro adiacenze ne costruì col permesso dello stesso vescovo una grancia di M.V.; e perché ivi si potesse sviluppare il culto alla SS. Vergine, Ferdinando Guinazzo, di Napoli, perpetuo bene%uFB01ciato della chiesa rurale di S. Nicola, ora ha rinunziato nelle mani dello stesso vescovo quel bene%uFB01cio, di cui il vesc. investisce lo stesso fra Dionisio, permettengogli di annetterlo alla grancia di M.V. (II, 59)

***Duplicato originale (II, 60)

4807.
1535, luglio 11. Ind. VIII. – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 19 di Sicilia
Pietrastornina
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not
Marino Ferrario, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Il P. Cesare Sasso («Saxus»), monaco di M.V. e priore dell’Annunziata di Pietrastornina, cede a Stefano de Luca, di Pietrastornina, una selva in questo castello, nel luogo detto Farugolo, e ne riceve un’altra nel luogo detto Savocito (CI, 3)


4808.
1535, agosto 11, ind. VIII – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 8 dell’impero
Ospedaletto
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not
Bartolomeo de Antonio, di Ospedaletto, giudice annuale
Crescillo de Cola, di Ospedaletto, vende a Cruciano de Gennaro («Januario»), di Ospedaletto, una casa «palatiata» con orto, in Ospedaletto, redditizia a M.V. in un grano all’anno, per il prezzo di 12 ducati di carlini d’argento (CXIX, 36)


4809.
1535, settembre 4, ind. IX – Paolo PP. III a. 10
Lauro
Vincenzo Vivenzio, di Lauro, pubbl. not. apostolico
Il P. Nardello Capuano, di Forino, priore di S. Giacomo di Lauro, concede per 29 anni «ad renovandum», «exceptis feminis et presbiteris», ad Angelillo Ferrario, del casale di Taurano, un Castagneto di due opere di buoi, nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto «alle Olivelle», per il canone di 4 tarì all’anno a Natale (XLIX, 66)


4810.
1535, settembre 5, ind. IX – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 19
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not.
Felice de Giulio, giudice annuale di Pietrastornina
Fra Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore della chiesa della SS. Annunziata di Pietrastornina, concede a Stefano de Natale, di Pietrastornina, una casa di un solo membro, in Pietrastornina, nel luogo detto «lo Campanaro», per 15 grana all’anno (CI, 81)


4811.
1535, ottobre 24, ind. IX – Regnanti Carlo V d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 20 di Sicilia, 7 dell’impero
Sarno.
Giovanni Pietro Cerbulo, di Sarno, pubbl. not.
Marco de Marino, di Sarno, giudice annuale
Girolamo de Solofra, di Sarno, e Floribella de Sarnella, di Bracigliano, coniugi, vendono a Petrillo de Odierna, di Sarno, un oliveto nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «lo monticello», per 3 once
di carlini d’argento


4812.
1535, novembre 3, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20 di Sicilia
Napoli
Luigi Calaprico, di Napoli, pubbl. not.
Not. Mercurio de Lagonissa, di Napoli, giudice regio a vita
Antonio Pannella, vesc. di Lesina e sacrista dell’Annunziata di Napoli, insieme coi Governatori dello stesso Ospedale, conferma priore nel monastero di S. Giacomo di Lauro il P. Barbato Ferrato, per tutta la sua Vita, coi pieni poteri, cedendogli tutte le rendite, alla condizione di restaurare il monastero e la chiesa che soffrono gravi rovine («exquo in frabiciis et edi%uFB01ciis ipsius prioratus maximam ruinam patitur») e con obbligo di erogarvi dal danaro di suo deposito la somma di 250 ducati (XLIX, 70)


4813
1535, febbraio 19, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia
Apice («Apitii»)
Eligio Fossa, di Apice. pubbl. not.
Antonio Parente, giudice annuale di Apice
Vincenzo Mercurella, di Apice, vende ad Angelo Marano, pure di Apice, agente a nome e per parte di Giovanni Lorenzo Marano, una vigna con campo contiguo e un antro e forno, con alberi di olivi, querce, %uFB01chi, peri, fruttiferi e infruttiferi, in territorio di Apice, nel luogo detto Calvano e propriamente «al toppo de Calvano», per 10 ducati di carlini d’argento, in ragione di 10 carlini per ogni ducato


4814.
1536, marzo 13, ind. IX – Paolo Pp. III a. 2
Napoli
Giovanni Antonio de Angrisano, pubbl. not. apostolico
Dietro richiesta di fra Bartolomeo Ferrato, di Candida, procuratore generale della Congregazione di M.V., e per ordine di Angelo Barretta, vesc. di Capri e vicario generale dell’arcivesc. di Napoli, si riporta e si autentica un privilegio dell’imper. Federico dato da San Germano nel dicembre del 1220, ind. IX (riferito Reg. 1457) (IX 117)

N.B.-Fori e cordoncino per la bolla pendente

4815.
1536, marzo 18, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. (omesso)
Terranova del Feudo di M.V.
Coluccio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Rendo de Gaspare, del casale di San Martino, giudice annuale
Si riporta una sentenza emanata dalla corte del Feudo a favore di fra Angelo del casale di Terranova, rettore del monastero di S. Gennaro di Terranova, contro Santoro Marco de Giovannetto e Sigismondo de Giovannetto, dello stesso casale, i quali sono obbligati a rilasciare una terra a Santa Maria a Vico, nel luogo detto i Guerci, prendendone subito possesso il monastero (LII, 64)


4816.
1536, marzo 19, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20 di Sicilia
Nella villa di Torrepiano («Turrisplani»), nelle pertinenze di Caserta
Annibale de Lucca, di Caserta, pubbl. not.
Marino Santorio, di Caserta, giudice regio a vita
Battista Carasia, di Maddaloni, cittadino di Capua, vende a Lorenzo de Mastrianna, di Marcianise, abitante nella villa di San Nicola «ad Strata» di Capua, una terra di 4 moggi e 5 passi, arbustata, nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto San Marco, redditizia al monastero di M.V. di Capua in un tarì all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 35 ducati, 2 tarì e 10 denari, e pagando al monastero, per l’assenso, 12 tarì (LI, 79)

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4817.
1536, marzo 22 – Carlo V imper. e Giovanna, sua madre, a. 15 dell’impero
Napoli, Castelnuovo
Dietro supplica presentata a nome del Priore e dei frati di M.V. e degli Economi della SS. Annunziata di Napoli, e per parte dei vassalli dello stesso monastero di M.V., l’mperatore Carlo V conferma i privilegi di franchigie concessi ai feudi di M.V. dai precedenti re, e particolarmente dal re Ferdinando, e riguardanti i vassalli nella provincia di Terra di Lavoro, Principato Citra e Valle Beneventana, e cioè il castello di Mercogliano, il casale di Ospedaletto, col feudo di Montefusco, composto dai casali di Cucciano, San Martino, Terranova, Venticano, Pietradefusi, e Mugnano e Quadrelle (IX, 118-125)

N.B.-Si tratta di una copia autentica che si dice estratta «a Regestro Regiae Camerae intitulato exec. XXXVIIII f. 146 quod conscrvatur per me Joannem de Paulella scribam eiusdem Reg. Cam. cum quo facta collatione concordat»
*** Altra copia autentica si conserva nell’Archiv. della SS. Annunziata di Napoli (cfr. D’Addosio, Sommario, p. 60, e riferito al vol. III, n. 136)

4818.
1536, agosto 4, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20
Lapio
Federico Veneta, di Lapio, pubbl. not.
Nicola de Vernella, di Lapio, giudice
Don Carissimo Forte vende a Giovanni de Principe, alias de Costantia, quattro case «copertas scandolis», in Lapio, nel luogo detto «lo piano», presso le porte del castello, libere e franche, eccetto che per due di esse c’è un censo di 10 grana all’anno al signore di Lapio, da corrispondersi ogni anno nella festa di S. Egidio a settembre, e perciò da impetrarsi l’assenso di quel signore, il tutto per il prezzo di 30 ducati di carlini d’argento

N.B.-Prima della sottoscrizione del giudice, c’è la conferma del signore di Lapio con queste parole: «Jacobus antonellus %uFB01langerius utilis dominus lapigii et casalium con%uFB01rmo venditionem predictam»

4819.
1536, agosto 13, ind. IX – Paolo Pp. III a. 2
Mercogliano
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. apostolico
P. Giacomo Scardino, di Mercogliano, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, concede a Pietro Nicola Mazzarotto, pure di Mercogliano, un nocelleto nel luogo detto Vesta, per 8 carlini all’anno, nocelleto che era stato donato al monastero da Nicola Saracinello (LXII, 41)


4820.
1536, settembre 10, ind. IX –  Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 7 dell’impero
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Angelo de Silvestro, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Il P. Giacomo Scardino, di Mercogliano, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, concede a Giovanni Saracinello e a Sebastiano, suo fratello, una selva nel luogo detto Costa de la Sala, alias la Traversa («Tarversa»), per il censo annuo di 4 carlini e mezzo (LXII, 42)


4821.
1536, settembre 25, ind. X – Regnanti Giovanna e Carlo, suo %uFB01glio primogenito, a. 19
Montesarchio della Valle Caudina
Giovanni Tommaso Conte, di Montesarchio, pubbl. not.
Fulgenzio Battaglia, di Montesarchio, giudice annuale
Donna Maddalena, ved. di Biagio de *Richio, di Montesarchio, come tutrice dei suoi %uFB01gli, vende al monastero di M.V. in Tocco una terra in Montesarchio, nel luogo detto «lo Monte», per il prezzo di15 ducati (LXXXVI, 29)


4822.
1536, ottobre 25, ind. X – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 21 di Sicilia
Castelbaronia della baronia di Vico
Marino de Nitto, di Gesualdo, pubbl. not.
Nicola Angelo Befaro, di Gesualdo, giudice
Luca Scopa, di Castelbaronia di Vico, non avendo figli e temendo di morire «ab intestato», con donazione inter vivos dona al monastero di S. Giovanni, e per esso a fra Giovanni de Masella, priore di quel monastero, – per la devozione che ha per l’Ordine di M.V. e per la devozione alla cappella da lui costruita e fondata in quella chiesa, sotto il titolo di S. Maria delle Grazie tutti i suoi beni, stabili e mobili, dovunque esistenti, rimanendone però usufruttuario durante la sua vita, e con la condizione che dopo la morte venga deposto per un anno in quella cappella e poi trasportato «honori%uFB01ce» a M.V. sulla montagna: donazione che però resterebbe annullata se egli avesse dei %uFB01gli legittimi (Cast. ll)


4823.
1536, novembre 4, ind. X – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 21 di Sicilia e a. 7 dell’impero
Mercogliano, e propriamente in Oreto
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Aquilano Cecearello, di Mercogliano, giudice, al posto di Aquilano de Silvestro, giudice annuale
Giovanni di Salvatore, di San Mango, dona al monastero di M.V., di cui era oblato, la quarta dei seguenti beni: una casa nel luogo detto Vico di Maestro Nunzio, un territorio seminativo nelle pertinenze di «locossano», nel luogo detto Pisano, una vigna con terra «vacua» nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Ponte di Sant’Anna, e infine certi buoi, un somaro e 20 pecore (LII, 29)


4824.
1536, novembre 5, ind. X – Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20
Lapio
Federico Beneventa, di Lapio, pubbl. not. apostolico e regio
Angelo de Cerio, di Lapio, giudice annuale ivi
Il maestro Bartolomeo de Coczina, di Lapio, vende ad Angelo de Cristofano, pure di Lapio, la metà di un tugurio («medietatem unius tegurii sive palearis») nel borgo di quella terra, nel luogo detto «li pantanelli alias lo pianello», redditizio alla chiesa di S. Maria di M.V. in 4 grana all’anno, da corrispondersi il giorno di S. Egidio a settembre per il prezzo di 3 ducati di carlini d’argento (Cand. VI, 1)


4825.
1536, novembre 21, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 21
Tocco
Giulio Baboano, di Cacciano, pubbl. not.
Vincenzo Martino, giudice annuale del castello di Tocco
Ferdinando Formichella, di Tocco, avendo nuovamente costruito una cappella in onore di Sant’Antonio di Padova nella chiesa di M.V. in Tocco, presso la Tribuna, desiderando ora che in quella cappella si celebrino in perpetuo i divini misteri e si amministrino i divini uffici «pro sue anime salute» e per la remissione dei peccati suoi e di quelli dei suoi parenti, dona ad essa, per le mani di fra Francesco Ciachetta, priore di quella chiesa di M.V., i seguenti beni: un castagneto in territorio di Tocco, nel luogo detto Fellecta, una vigna con tutti i frutti ed alberi che vi sono in essa, nello stesso territorio, nel luogo detto «la parte» (GXXII, 116)


4826.
1536, dicembre 4, ind. X – Paolo Pp. III a. 3
Altavilla, diocesi di Benevento
Antonio de Barberiis, pubbl. not. apostolico
Giglio de Giglio, di Altavilla, giudice
Il P. don Giovanni de Palmerio, di Pietrastornina, priore del monastero di S. Pietro in Altavilla, compra dal diac. Federico, f. di Angel’Antonio de Landolfo, una terra nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo detto Cervarecze, per 10 ducati di carlini d”argento (XII, 257)


4827.
1536, dicembre 11, ind. X – Paolo Pp. III a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovenale Cocca, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Giovanni Antonio Jannicolo, del casale di Cucciano, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Ettore Vitale, di Serino, abitante in Benevento, una vigna con terra «vacua», canneto e palmento di fabbrica e pozzo, con alcuni alberi fruttiferi, della capacità «in semine» di circa 6 tomoli, in territorio di Benevento, nel luogo detto «alle cupe de Santa Colombra», con potere di affrancarla, dando al monastero una possessione, «vineis dumtaxat exceptis» del valore annuo di 8 tarì, e frattanto corrispondendo al monastero «pro censu et canone» 7 tarì e mezzo «et perticas decem bonas de pluppo aptas ad ponendum in pergulis dicti monasterii», nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti; che se nei primi 20 anni non si veri%uFB01ca tale affrancazione, continuerà ad avere la vigna per gli altri 9 anni e in questo periodo corrisponderà il censo di 8 tarì e 10 pertiche (XXV, 43)


4828.
1536 («1537»), dicembre 27, ind. X – Regnante Carlo V d’Austria a. 20 di Sicilia
Castello di Santa Maria a Toro, nelle pertinenze di Montefusco
Andrea Bruno, d’Altavilla, cittadino di Napoli, pubbl. not.
Beneagiano de Pinto, di Santa Maria «actorum», giudice annuale ivi
Prospero de Cirello, di Mancusi, vende, in nome di suo fratello Camillo de Girello, a Tommaso Vicario, di San Nicola Manfredi, un territorio seminativo nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «Mezarecocta», di circa 16 tomoli, per il prezzo di 60 ducati (L, 2)


4829.
1537, giugno 11, ind. X – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 19
Lauro
Vincenzo Vivenzio, di Lauro, pubbl. not. apostolico
Diomede Sassone, di Lauro, giudice annuale ivi
Il maestro Leonardo (o Nardo) Antonio de Enrico, di Torrecusi («Turricusis»), e sua moglie Fragostina Buzona, di Lauro, vendono ad Agostino Ferrario, del casale di Taurano, un castagneto con piante di querce e di nocciuole, nel monte di quel casale, nel luogo detto Frecogna, per il prezzo di 20 ducati e con l’onere antico di 2 tarì e mezzo e un denaro all’anno al monastero di S. Giacomo di Lauro, aumentato ora di un altro denaro (XLIX, 67)


4830.
1537, settembre 3, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22
Castello di Mileto
Tommaso de Feulis, pubbl. not.
Oroso de Roberto, giudice annuale
Scaglione Gallo del castello di Mileto, vende per 15 ducati di carlini d’argento a Marco Caputo, dello stesso castello di Mileto, una casa in quel castello e propriamente nel luogo detto «la citatella»


4831.
1537 (settembre 4) – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona
Mario de Coll. «de Insula», pubbl. not.
Lucio di Giacomo de Lisula, giudice
Don Pietro Rosato de Frontonio, monaco di S. Croce di Fontavellana, diocesi di Gubbio («Augubine dioces.»), priore di S. Nicola de Cornu, costituisce suo procuratore il P. Francesco Masturzio, del suddetto casale, monaco dello stesso monastero, in particolare per ricevere l’affitto e la locazione di 12 anni o circa della chiesa di S. Gennaro «di Guglionesi», diocesi di Termoli, appartenente al priorato di S. Nicola, col potere di locare la stessa chiesa di S. Gennaro a chiunque egli voglia per i tre prossimi anni e per il fitto che crederà meglio (XCI, 13)

N.B.-Il testo è corroso in punti molto importanti; il luogo della rogazioni dell’atto, come pure il mese e il giorno si leggono solo sul verso della pergamena

4832.
1537, novembre 9, ind. XI – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 21 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, pubbl. not. apostolico
Maestro Cicco de Ariano, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Fra Cesare Sasso, priore dell’Annunziata di Pietrastornina, concede per 29 anni a Giovanni Antonio, Giovanni Luigi e Pietro de Solda, fratelli carnali, di Pietrastornina, una terra campese e una terra seminativa in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto «le Campetelle», per 6 carlini d’argento all’anno, a Natale (CI, 82)


4833.
1537, novembre 22, ind. XI. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia
Giovanni Domenico de Lega, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Battista de Valle, di Napoli, giudice regio a vita
Don Giovanni Alfonso Carrafa, conte di Montoro, lascia a fra Teseo Cutino da San Severino, priore e vicario generale di M.V. del Monte, una ricevuta scritta di sua mano in cui li comunica che nei giorni passati ha comprato una selva per donarla al monastero di M.V. come adempimento di un suo voto, selva che si trovava nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto «lo campo de Palumbo», «acciocche facciano arationi et preghene Iddio et sua gloriosa Matre per la casa mia per li morti et per li vivi… Et perché ho fatta la cona per la cappella de santo nicola sita in dicto monasterio la quale si e lavorata in Lauri… et precise la detta selva la dono alla detta cappella», riservandosi i frutti del presente e del seguente anno per completare il pagamento «de la detta Cona» (C, 64)


4834.
1537, dicembre 1°, ind. XI – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 22 di Sicilia
Nocera
Sebastiano Manso, di Nocera, pubbl. not.
Salvatore de Ferro, di Nocera, giudice annuale ivi
Il nobile Boezio Rocca, di Nocera, vende al P. Teseo (e Tiseo) Cutino, priore della grancia di S. Giovanni in Nocera, appartenente a M.V., una casa con corte, in Nocera, nel luogo detto San Biagio, per 137 ducati (XCII, 70)1)

1) Troviamo nel D’Addosio (Sommario, p. 147) questa notizia relativa a un doc. dell’Archivio dell’Annunziata di Napoli, vol. XI, n. 377: «Anno 1538. Censura contro i detentori di beni dell’Annunziata, Montevergine e Tripergole. Bolla di Paolo 3°, kal. januarii 1538, sulla istanza dei Governatori dell’Annunziata, che .commina censure contro i detentori delle scritture e beni dell’Annunziata, di Montevergine e dell’Ospedale di Tripergole, nonchè dei beni legati da Cesare Pombarderio»

4835.
1538, gennaio 11, ind. XI (in: 1547, maggio 19, ind. V)
Candida, nel monastero di M.V.
Nicola Antonio de Ceocola, pubbl. not.
Fra Giulio de Onofrio («de Nofrio»), di Lauro, priore di M.V. di Candida, concede per 29 anni in locazione a don Donato de Rubillis, di Candida, due camere («cambaras») con stalla, «copertas ad astricum dirrutas», in Candida, per il censo annuo di 12 grana, da corrispondersi il giorno di Natale (in Cand. IX, 2)


4836.
1538, febbraio 20, ind. XI – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 21 di Sicilia e a. 7 dell’impero
Agropoli
Antonio Patella, di Agropoli, pubbl. not. apostolico
Dietro richiesta di Antioco, si riporta uno strumento del 27 giugno 1533 (riferito, Reg. 4791)

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4837.
1538, marzo 15, ind. XI. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 19
Capua
Giacomo Ventriglia, di Capua, pubbl. not
Giovanni Berardino Ventriglia, di Capua, giudice
Mattia Letizia, abitante nella villa di San Pietro a Corpo. nelle pertinenze di Capua, vende a Domenico de Januario, di quella stessa villa, agente a nome dei suoi nipoti, una terra di 3 moggi e mezzo in quella stessa villa, nel luogo detto Sanzone, per il prezzo di 5 once e mezza di oro e con l’onere di un censo annuo alla cappella di S. Rufo (XXXII, 61)


4838.
1538, aprile 4, ind. XI – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 9 dell’impero
Sarno
Bernardino de Manfredonia, di Sarno, pubbl. not
Giovanni de Capua, di Sarno, giudice annuale
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 24 novembre 1527 Ind. I., rimasto nei semplici protocolli del not. (riferito, Reg. 4725)


4839.
1538, aprile 30, ind. XI – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 22
Airola della Valle Caudina
Giambattista Falcerano, di Airola, pubbl. not
Berardino Corrado, di Airola, giudice regio
Fra Pietro Giudice, di Airola, priore del monastero di S. Giovanni a Corte in questa stessa terra, conferma al chierico Pietro Casavetre e al fratello di lui Vincenzo Antonio la concessione dei seguenti beni, che già avevano posseduto i loro antecessori, e cioè: un territorio nelle pertinenze di Airola, detto il Fenile o Padule, per il censo annuo di 5 carlini e 2, grana e mezzo, da corrispondersi il 15 agosto, che era stato concesso per 29 anni ad renovandum, come da strumento del 6 marzo 1504, Ind. VII, rogato dal not. Antonio de Berna; un territorio lavorativo nello stesso luogo «de la padula dove se dice lo Salece», col reddito di 9 grana e 3 denari, secondo uno strumento rogato dal not. Nicola Mele il 22 agosto 1527, Ind. XV; un’altra terra lavorativa nello stesso luogo «de la padula», col reddito annuo di 11 grana, come da strumento del q. not. Nicola Mele del 3 settembre 1527, Ind. I: censi che ascendevano complessivamente alla somma di 9 carlini e 3 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XII,87)


4840.
1538, maggio 12, ind. XI – Paolo Pp. III a. 4
Bartolomeo de Simeone, chier. napoletano, pubbl. not. apostolico
Antonio Pandella, vesc. di Lesina e abate «seu abbatis locum tenens» di tutta la Congregazione di M.V., sacrista dell’Annunziata di Napoli, essendo vacante il priorato e la casa priorale del casale di Saba, nelle pertinenze della terra di San Severino, sotto il titolo della SS. Trinità, vacante per la morte di fra Luigi Pettigrini da San Severino, ultimo priore di quel priorato, ed essendo stato presentato fra Pomponio de Petronis da San Severino, monaco di M.V., da Massenzio de Flaco, col consenso dell’egregio not. Giovanni Berardino Simeone, tutore e amministratore dello stesso Massenzio pupillo, e da altri, –  che avevano il diritto di presentare il priore di quella Casa -: egli credendolo idoneo a quell’u%uFB01icio accondiscende alle preghiere e lo conferma priore, con tutti i poteri inerenti alla carica (II, 61)


4841.
1538, giugno 23, ind. XI – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 19 dell’impero
Giovanni Antonio de Rubeis, di Terranova, provincia di Principato Ultra, pubbl. not.
Nicola Cocozello, di Montefalcione, giudice «eletto»
Guerriero e Giulio de Gesualdo, di Prata, dicendo di avere sulla chiesa di S. Nicola il diritto di presentare il rettore in caso di vacanza del bene%uFB01cio, nominano il presb. Landolfo, di Altavilla; ora, non potendosi presentare essi stessi personalmente dal vesc. di Avellino, ne danno l’incarico a Lanulfo, di Altavilla (CIII, 18)


4842.
1538, luglio 6, ind. XI. – Paolo Pp. III a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. Giovanni Antonio Jancullo, del casale di Cucciano, nel Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni, da rinnovarsi per altri 29 anni, a Blondo Farese, di Ceppaloni, una terra arativa di 8 tomoli, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Mammabona, con l`onere di corrispondere come canone 12 carlini d’argento nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, e in caso che egli volesse vendere quella terra, il monastero avrebbe diritto al quartiririo cioè alla quarta parte del prezzo (XXXVI, 33)


4843.
1538, luglio 29, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia e a. 7 dell’impero
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not
Armillo Pecorello, del casale di Cucciano, giudice
Fra Francesco Manso, del casale di Terranova, asserisce che il q. Luigi Manso, suo padre, gli aveva lasciato in legato 3 moggi di terra nel luogo detto Parituli, nelle pertinenze di Montefusco, con questa clausola che dopo la morte del %uFB01glio fra Francesco, questa terra dovesse passare «Mense dicti monasterii»; egli per altre ardue e urgenti cause fu costretto a vendere quei tre moggi di terra. Ora, perché non sembri che il monastero di M.V. venga leso nei suoi diritti, intende compensarlo, dandogli altri tre tomoli di terra, migliore dell’altra, nel luogo detto «la corte de moctula», terra di cui il monastero prende possesso per mezzo del suo procuratore fra Vincenzo di Maestro Antonello (XCVIII, 48)


4844.
1538, settembre 8, ind. XII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 27 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, pubbl. not.
Vitaliano Riczio, di Pietrastornina, giudice ivi
Fra Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore di S. Maria Annunziata in Pietrastornina, cede a Leonardo Trotta, di Pietrastornina, un vignale con un altro pezzo di terra nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto «li Santi Pietri»; e in cambio riceve una selva, pure in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto Savocito (CI, 4)

***Copia autentica transuntata, cartacea, estratta dal not. Antonio de Mabilia (CI, 5-6)

4845.
1538, settembre… ind. XII – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia e 8 dell’impero
Grotta della provincia di Principato Ultra
Donato Longo, di Grotta, pubbl. not.
Donato Caccabio, giudice annuale di Grotta
Minico de Mastro Cola, di Pulcarino («de terra Pulchareni»), come %uFB01deiussore di Angela di Pietro Coppo, della stessa terra, vende a Marco de Brissano, pure di Pulcarino, una vigna in questa terra, nel luogo detto «de reto Sancto Joanne», per 9 ducati, ma con l’onere di un grano alla Curia locale, il giorno di S. Egidio (CII,12)


4846.
(1538), novembre 14, ind. … – Regnanti Carlo e Giovanna a. 24 di Sicilia
Cava
Giovanni, di Cava, pubbl. not.
Alfonso Polverino, giudice di Cava
Angelella di Bartolomeo de Angelillo, di Guardia, insieme con suo marito si fanno oblati del monastero della SS. Trinità di Cava e donano ad esso i loro beni (XXXV, 101)1)

N.B.-La pergamena è in pessimo stato di leggibilità, in parte anche corrosa
1) Stralciamo dal D’Addosio (Sommario, p. 148) questa notizia relativa a un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli, vol. XI, n. 379: «Anno 1539. Grancia di S.a Croce Guardia Lombardi a Nunzio de Guglielmone. Bolla di Fra Camillo Muscettola, Cavaliere Gerosolimitano, Baiulo di S. Stefano e Commendatario del Monistero seu Abazia di S. Guglielmo alias S. Salvatore de Gulieto, diocesi di S. Angelo dei Lombardi, data a 15 marzo 1539, con la quale conferisce a Nunzio de Gulielmone di S. Angelo la Grancia di S. a Croce di Guardia longobardorum»

4847.
1539, maggio 3, ind. XII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Cesare de Silvestro, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Fra Cesare Sasso, priore dell”Annunziata di Pietrastornina, concede a Belardino (e Berardino) de Silvestro una terra lavorativa con alcune piante di noci, nel luogo detto «lo Travucco», in territorio di Pietrastornina, per 10 grana all’anno a Natale e con diritto di poterla affrancare (CI, 83)

***Copia transuntata cartacea, autenticata dal not. Marc’Antonio de Mabilia (CI, 84-85)

4848.
1539, agosto 26, ind. XII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 23 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Maestro Cicco de Ariano, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Alfonso, abate della chiesa di S. Maria del Tufo in Pietrastornina, concede per 29 anni a Giovanni Cafaro una selva nel luogo detto «la Croce», per 2 carlini all”anno a Natale (CI, 327)


4849.
1539, settembre 7, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia
Oreto («in Horeto sacri monasterii M.V. de Monte»)
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, giudice ivi, in luogo di Agiasio Longo, di Mercogliano, giudice annuale
Il Padre Giovannello Cecenella, di Mercogliano, priore di S. Maria della Neve in Prata, grancia di M.V., col consenso di fra Mauro de Gayano da San Severino, priore e vicario di M.V., dichiara che nei giorni nei mesi scorsi durante il tempo che rimase nello stesso priorato di S. Maria della Neve di Prata, nacque una controversia per una chiesa detta la chiesa di S. Nicola di Prata, annessa e incorporata alla chiesa di S. Maria della Neve in Prata, priorato e grancia di M.V., contro Federico de Andolfo (altrove Landolfo), di Altavilla, presentato come cappellano di S. Nicola, da Guerriero e Giulio de Gesualdo («Jesualdo»), di Prata con l’assenso dei presbiteri della diocesi di Benevento contro i diritti e la giurisdizione di quel priorato e monastero di M.V. In questa lite per mezzo del padre Giovannello, agente a nome del priorato, fu fatta opposizione in favore del monastero. Del processo seguitone si emanò sentenza in favore di fra Giovannello contro il suddetto Federico. Ma Federico appellò al Sommo Ponte%uFB01ce. Accolto l’appello, la causa dal Papa è stata af%uFB01data al vicario della chiesa maggiore di Capua. Ora, non potendo fra Giovannello agire personalmente perchè occupato in affari che richiedono necessariamente la sua presenza, nomina suo procuratore il not. Pasquale de (in bianco), della città di Capua (CIII, 19)


4850.
1539, settembre 13, ind. XIII («XII») – Paolo Pp. III a. 5
Filippo, vesc. di Barletta, asserisce che essendoci lite e causa nel Sacro Regio Consiglio di Napoli di Santa Chiara, fra lui e un certo Antonio Barone, laico di Napoli, a causa di una possessione chiamata Masseria, in territorio di Barletta («Baroli»), in diocesi di Trani, nomina suo procuratore Francesco Palomba


4851.
1539, settembre 19, ind. XIII – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 23 di Sicilia e 9 dell’impero
Grotta in provincia di Principato Ultra
Donato Longo, di Grotta, pubbl. not.
Maestro Vito de Nucibus, di Grotta, giudice annuale ivi
Il giovane Antonio di Giovanni de Brisciano, della terra di Pulcarino («Pulcareno»), nipote di Marco de Brisciano, pure di Pulcarino, asserisce che negli anni scorsi, nel tempo in cui egli era minorenne, suo zio Marco amministrò i suoi beni; ora, fatto il calcolo degli introiti e degli esiti, risulta che egli amministrò diligentemente i suoi beni, cioè le case, la vigna e un territorio, che erano rimasti dei suoi beni paterni, e perciò gliene lascia completa quietanza (CII, 13)


4852.
1539, ottobre 13, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 24
Montesarchio della Valle Caudina («Montis herculis Caudine vallis»)
Giovanni Felice di Lorenzo, di Montesarchio, pubbl. not.
Bernardino Campobasso, di Montesarchio, giudice regio
Giulio e Giovanni Tommaso, %uFB01gli e eredi del q. Domenico Perone, di Montesarchio, vendono a fra Francesco Jacecta (altrove «Ciachetta»), di Tocco, priore di M.V. in Tocco, agente a nome di questa chiesa, una terra arativa nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «a lo Gaudo», per 24 ducati (CXXIII, 2)


4853.
1539, novembre 10, ind. XIII – Carlo V imper. a. 23 di Sicilia
San Potito, nelle pertinenze di Candida
Matteo Cavallo («Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Gabriele de Francisco, di San Potito, giudice annuale ivi
Marcantonio de Renzullo, di San Potito, e sua moglie Angelella vendono una quarta parte di un orto nelle pertinenze di San Potito, nel luogo detto Sorbo, per 10 ducati e 3 tarì di carlini d’argento (Cand.X. 8)


4854.
1539, novembre 21, ind. XIII – Paolo Pp. III a. 7
Boiano, «in platea puplica fori»
Altobello Velotto, pubbl. not. apostolico e giudice ordinario
Fra Sebastiano Ferrato, di Candida, priore di S. Maria del Vivario, conferma la concessione fatta a Pantaliano, f. del q. Guglielmo Prandatello, di Boiano, e ai suoi eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, di una casa terranea in città, per 8 grana di censo annuo, e 5 tari per questa rinnovazione della concessione (XXIX, 57)


4855.
1540, gennaio 5, ind. XIII – Paolo Pp. III a. 6
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Giovanni Antonio de Jannicolo, di Cucciano del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascabronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità concede a titulo di permuta a Masello de Fuczio, di Ginestra, casale di Montefusco, una terra con alberi fruttiferi e con terra «Vacua», della capacità di circa 5 tomoli, nel casale di Ginestra, col potere di affrancarla nei primi 20 anni con beni in quel territorio o nel beneventano, dal reddito stimato 13 carlini all’anno, e frattanto corrispondendo 12 carlini nella festa di S. Giacomo o negli otto giorni seguenti; che se in questo periodo non si attuerà quell’affrancazione, continuerà a tenere la casa per altri 9 anni, e in questo secondo periodo corrisponderà al monastero di S. Giacomo 13 carlini all’anno (XLVI, 11)


4856.
1540 («1539»), gennaio 12 («pridie id. januarii») – Paolo Pp. III a. 6 (in: 1540, febbraio 5, ind. XIII – Paolo Pp. III a. 6)
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce Paolo Pp. III ingiunge al chier. Giovanni Andrea Fiorentino, Vicario generale della Curia arcivescovile di Napoli, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di beni di M.V. e particolarmente per quel che riguarda lo spoglio del q. Bernardino Russo da Candida, priore di S. Bartolomeo di Troia, e di altri religiosi defunti (in II, 99)


4857.
1540, gennaio 20, ind. XIII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 24 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Giacomo de Rendo, giudice
Fra Cesare Sasso, priore dell’Annunziata di Pietrastornina, concede per 29 anni a Cassandra Riczia, ved. di Giacomo Riczio, agente col consenso di Cesare de Silvestro, suo mundualdo, una terra con piante di castagni, noci e altri alberi fruttiferi, in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto Bairano, per il canone annuo di 8 carlini d’argento a Natale (CI, 86)


4858.
1540, febbraio 5, ind. XIII – Paolo Pp. III a. 6
Napoli
Giacomo Carola, pubbl. not. regio e apostolico e Mastrodatti della Curia arcivesc. di Napoli
In forza di un mandato ponti%uFB01cio del 12 gennaio precedente (riferito, Reg. 4856), Giovanni Andrea Fiorentino, chier. di Napoli, fulmina scomunica contro gli ingiusti detentori di beni di M.V. (II, 99)

 N.B.-Sigillo pendente di cera rossa

4859.
1540, marzo 30, ind. XIII – Regnanti don Carlo e donna Giovanna d’Aragona a. (in bianco)
Airola della Valle Caudina
Giovanni Michele Beneda, di Airola, pubbl. not.
Carlo Balzerano, di Airola, giudice ivi
Minichello Citro, ed Andrea Jodece, alias Pecoraro, di Airola, vendono al signor Vincenzo Gasparre, pure di Airola, un territorio arativo nelle pertinenze di quella terra, nel luogo detto «la padula», per il prezzo di 60 ducati di carlini d’argento, e con l’onere di un ducato e due grana al monastero di S. Giovanni a Corte, appartenente a M.V., da corrispondersi nel giorno di S. Bartolomeo (XII, 88).

N.B.-Il doc. è sottoscritto dal giudice Federico de Federico, al posto del suddetto Carlo Balzerano, già morto

4860.
1540, aprile 6, ind. XIII – Paolo Pp. III a. 6
Benevento
Giovanni de Ilario, di Arpaia, cittadino beneventano, pubbl.not. apostolico e giudice ai contratti
L’ab. Alessandro, priore del monastero di S. So%uFB01a di Benevento, a nome del suo monastero, concede al nobile don Paolo de Suricibus, di Benevento, un orto e due casalini diruti, contigui, in città, nella parrocchia di S. Giovanni di Porta Somma, a titolo di permuta, con dei diritti su una certa casa, per il censo annuo di 9 carlini, da corrispondersi nel mese di agosto


4861.
1540, aprile 14, ind. XIII (in: 1553, settembre 18, ind. XII)
Lapio
Vito de Vito, di San Mango, vende a Luigi Jollo, pure di San Mango, un pezzo di terra nel luogo detto «la valle de Santa Maria», per il prezzo di 36 ducati di carlini d’argento, e il censo annuo di 4 tari all’anno alla Curia del conte (in Cand. VI, 25)


4862.
1540, aprile 29, ind. XIII («XIV»). – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 25 di Sicilia
Ferdinando Busso, di Napoli, pubbl. not.
Girolamo de Lagonissa, di Napoli, giudice regio a vita
Don Antonello de Eustachiis, vesc. di Lesina e sacrista dell’Annunziata di Napoli, e come tale luogotenente dell’ab. di M.V., asserisce davanti al giudice, not. e testi, e davanti a fra Giacomo Scardino, di Mercogliano, ora priore nel monastero di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, grancia di M.V., che nell’ultimo Capitolo tenutosi a M.V. fu provveduto a quel priorato con l’elezione a vita dello stesso fra Giacomo come priore; e siccome quel priorato non ha beni stabili né introiti coi quali si possa vivere in quel monastero e così darsi al servizio di Dio, fu deliberato che per bene%uFB01cio di esso, gli si donasse un territorio di 18 moggi, una terra campese e lavorativa in territorio di Montefusco, nel luogo detto «la fontana de Venticano» (CXXV, 168)


4863. 1540, giugno 28…
Napoli
Un certo Matteo e i suoi %uFB01gli, di Squillace («de civitate Scyllac.») vengono dichiarati familiari del Re

N.B.-Non si possono ricavare altre determinazioni, perché il doc., chiarissimo nella parte conservata, è mutilo di tutto il lato sinistro

4864.
1540, agosto 6, ind. XIII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 14 dell’impero
Mirabella
Benedetto de Bonopane, di Mirabella, pubbl. not.
Giacomo de Elia, di Mirabella, giudice
Pompeo de Cerullis, col consenso dei suoi fratelli Pietr’Angelo e Giovanni de Cerullis, e di sua moglie, vende a don Sebastiano Ocello, dell’Ordine Gerosolimitano di S. Lazzaro, una vigna in Mirabella, nel luogo detto San Leonardo, per il prezzo di 8 ducati (LXXIII, 84)


4865.
1540, settembre 11, ind. XIV – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 25 di Sicilia
Tocco
Giulio Raboano, pubbl. not.
Marcantonio de Rotundo, giudice annuale di Tocco
Ferdinando Formichella, di Tocco, giacente a letto in casa sua, ereditata dalla sua prima moglie Petrella, nella parrocchia di S. Pietro, ammalato per una ferita mortale ricevuta in fronte da una pietra lanciatagli da Pietro Scarponario, facendo testamento, dispone, fra gli altri legati, che si celebri una XXXI di Messe, largendo la solita elemosina, nella chiesa di M. V. di Tocco, dove è priore fra Francesco Giachetta, e lascia un ducato all’anno per la celebrazione di tante Messe, nella cappella di S. Antonio di Padova, quanto ne comporta un ducato; inoltre lascia 6 carlini per il servizio di quella cappella, e 5 carlini come restituzione di un mutuo (CXXII, 117)


4866. 1540, settembre 25, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 11
Boiano
Giovanni Carlo de Scarannitiis Allifano, di Boiano, pubbl. not.
Armenio de Rogeriis, di Boiano, giudice regio a vita
Fra Sebastiano, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, avendo fatto più di tre anni prima una permuta con Camilla, ved. del q. Giovanni Tristo di maestro Giovanni, alias Tabengna di Boiano, agente per se stessa e per i suoi eredi di 1° e 2° grado, in cui aveva ceduto una vigna nel luogo detto «le pignatara», redditizia alla chiesa di S. Francesco in 5 grana all’anno, da corrispondersi nel giorno di S. Francesco a ottobre, e in cambio aveva ricevuto dalla stessa un’altra vigna sua dotale, nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto San Sepolcro, redditizia alla Corte baronale in 5 grana all’anno, ora convengono fra loro nel portare ad effetto («ad effectum ducere») quella permuta (XXVIII,197)

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4867.
1540, ottobre 8, ind. XIV – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 24 di Sicilia
Grottaminarda («apud terram Gripteminarde»)
Donato Longo, di Grottaminarda, pubbl. not.
Tommaso de Scaglione, giudice di Grottaminarda
Giovanni de Borrella, stando in casa sua, in Grottaminarda, nella parrocchia di S. Maria, e facendo testamento, costituisce erede universale e particolare dei suoi beni mobili e stabili la chiesa dell’Annunziata di Grottaminarda, dell’Ordine del Carmelo, salvi alcuni legati pii


4868.
1540, ottobre 10, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 9 dell’impero
Casale di Terranova
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not. regio e apostolico
Martino de Piroscia, del casale di Terranova, giudice
Andrea Pellino, del casale di Terranova, vende al maestro Giovanni, e al %uFB01glio di lui Santo, una bottega in quello stesso casale, per 20 ducati di carlini d’argento (CXXI, 55)


4869.
1540, ottobre 14, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 25 di Sicilia
Castellammare di Stabia
Cesare de Rogatis, di Castellammare di Stabia, pubbl. not.
Giacomo Carrense, di Castellammare di Stabia, giudice
Pasquale de Martino, della città di Vico, riconosce di essere debitore verso il magnifico don Stefano Plagense, di Castellammare di Stabia, per causa di mutuo, nella somma di 8 once di carlini d’argento, alla ragione di 6 ducati per oncia e 10 carlini per ogni ducato, che egli ipoteca su tutti i suoi beni mobili e stabili, e promette di restituire 3 once entro tutto il mese di aprile prossimo e le altre 5 once tra 4 anni a contare dalla data odierna (CXXIV, 60)


4870. 1540, ottobre 28, ind. XIV – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 22 di Sicilia
Grottaminarda
Alfonso Vicedomini, di Tramonti, pubbl. not.
Tommaso de Scaglione, giudice annuale
Il venerabile uomo Cerruto de Cilento, dell’Ordine del Carmelo, priore dell’Annunziata di Grottaminarda, e don Amato de Cristiano, della stessa terra, come procuratori della loro Casa, presentano un pubblico testamento, – rogato per mano del not. Tommaso de Feulo, di Grottaminarda, in data 3 settembre 1524, ind. XIII, – della «honesta mulier» Domenica, ved. di Giovanni Perruzio de Fasella, di Lapio, in forza del quale si mettono in possesso dei beni lasciati dalla testatrice, e in particolare di una casa in Grottaminarda, nel luogo detto«la fratta», e di una vigna nelle pertinenze della stessa terra, nel luogo detto San Pietro


4871.
1540, dicembre 14, ind. XIV – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 24
Troia
Giovanni Luigi de Strancia, di Troia, pubbl. not.
Giulio de Alario, di Troia, giudice regio a vita
Fra Antonio Bosco, di Ariano, monaco di M.V., riceve in affitto tutte le rendite che possedeva la commenda in Ariano, Apice e Montecalvo, a cominciare dall’anno della ind. XV, 1542, e terminando all’ultimo di agosto della ind. II, 1544, spettanti alla grancia di S. Giovanni dell’Ordine dei Gerosolimiti («ordini hierosolomitorum»), in Troia, per 80 ducati di carlini d’argento (XIV, 129)


4872.
1540, dicembre 17, ind. XIV (in: 1548, aprile 21. ind. VI)
Montefusco
Francesco Davit, di Montefusco, pubbl. not.
Marco Florito, di Montefusco, giudice annuale ivi
Marco de Colucello, di Torre (presso Montefusco), con lavolontà e il beneplacito di sua moglie Carmosina de Marco, e dei suoi %uFB01gli Francesco e Giovanni, vende a Giulio Ferro, di Lapio, un pezzo di terra, contiguo a una vigna, della capacità «in semine» di circa 4 tomoli «ad magnam mensuram», in territorio di Montefusco, nel luogo detto «Ile curti seu Cerrito», per il prezzo di 24 ducati


4873.
1541, marzo 3, ind. XIV – Carlo d’Austria re a. 26 di Sicilia
Candida
Stefano de Elena, pubbl. not.
Tommaso de Cervo, giudice di Candida
Pietro Pignataro («Pingnataro») e suo %uFB01glio Antonello, di Candida, vendono a don Cicco Barone, pure di Candida, alcune possessioni arbustate e con viti, in territorio di Candida, nel luogo detto«lle Pecze», redditizie alla Curia locale in 15 grana all’anno, per il prezzo di 13 ducati di carlini d’argento (Cand. III, 1)


4374.
1541, maggio 3, ind. XIV – Paolo Pp. III a. 7
Boiano, davanti al monastero di S. Maria del Vivario
Tideo Altobello Velotto, pubbl. not. di Boiano, e giudice ordinario
Fra Sebastiano Ferrato, di Candida, priore di S. Maria del Vivario, concede a Bernardino di Giannone Barone, di Ariano, %uFB01no alla terza generazione, un orto nel luogo detto «lo %uFB01ume Callararo seu Santo Sebastiano», per 8 grana all’anno nella festa dell’Assunta, ad agosto (XXIX, 58)


4875.
1541, luglio 4, ind. XIV – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 25 di Sicilia
Sarno
Marcantonio de Sirica, di Sarno, pubbl. not.
Pomponio de Bosco, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Vincenzo Russo, priore di S. Giovanni in Sarno, grancia di M.V., riconcede a Bernardino e Floriano de Basilice, %uFB01gli ed eredi del q. Antonio, i beni già concessi il 6 luglio 1512 (cfr. Reg. 4599) (CVI, 42)


4876.
1541, luglio 4, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Sarno
Marcantonio de Sirica, di Sarno, pubbl. not.
Pomponio de Bosco, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Vincenzo Russo («Rubeo»), di Mercogliano, priore del monastero di S. Giovanni in Sarno, grancia di M. V., riconcede in en%uFB01teusi per 29 anni «ad renovandum» a Bernardo de Basilice e a Floriano, %uFB01glí ed eredi del q. Antonio de Basilio, una terra nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «a lo ponte de le barcheri», e certe parti di un arbusto vitato con viti, pure nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «a lo orignano», per il censo annuo (in bianco), da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre


4877.
1541, agosto 11, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26 di Sicilia
Carife
Bartolomeo Margiaccha, di Carife, pubbl. not.
Giovanni de Moctula, giudice di Carife
Fra Giovanni de Rogirella, di Carife, compra da Angelo de Michele un censo annuo di 3 carlini, ipotecati su una casa in Carife, nel Borgo, già redditizia a lui in altri 2 carlini, per il prezzo di 30 carlini (Cast. 53)


4878.
1541, settembre 5, ind. XV («XIV») – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26 di Sicilia
Carife
Melchion Cavoto, pubbl. not.
Giovanni de Ragnesto, giudice di Carife
Giovanni de Jaconangelo, di Carife, avendo una casa in Carife, redditizia al Feudo di Giovanni Giacomo de Antiquis, pure di Carife, in 7 grana all’anno, ed essendo questa casa capace di maggiore peso, ora che egli ha bisogno di danaro, si fa rendere da Giovanni Giacomo franca e libera metà di quella casa, – e precisamente quella parte contigua alla casa di Marino Leone -, gravando sull’altra metà l’intero reddito delle 7 grana (Cast. 15)

 N.B.-Tra le sottoscrizioni, si noti la prima di esse: «Nos Joannes Angelus Comus de neapoli utilis Baro dicte terre Cari%uFB01i et directus dominus dicti pheudi attenta paupertate dicti Donati subditi et vaxalli nostri eiusque supplicationibus inclinati quatenus ad nos spectat gratiose consentimus exemtioni predicte et omnibus in predicto instrumento contentis et nostrum ad cautelam assensum prestamus salvis iuribus nostris et nostre Curie super reliqua dicte domus, etc.»

4879.
1541, ottobre 3, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26
Carife
Giovanni Petrillo, di Carife, pubbl. not.
Marino de Cevino («Cevn»), giudice
Donato de Giacomo Angelo, vende al priore di S. Maria del Borgo in Carife una casa in Carife, per il prezzo di 10 ducati di carlini del Regno (Cast. 31)


4880.
1541, novembre 13, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 27 di Sicilia
Candida
Stefano de Elena, di Candida, pubbl. not.
Simonetto de Bicio, di Candida, giudice
Angelo Pignataro («Pingnataro»), di Candida, vende a don Cicco Barone, pure di Candida, una terra seminativa, in territorio di Candida, nel luogo detto «lle pecze», redditizia alla Curia locale in 5 grana, per il prezzo di 12 ducati di carlini dell’usuale moneta del Regno, alla ragione di 60 carlini per ogni oncia e 12 per ogni tarì (Cand. IX, 5)


4881.
1541, dicembre 17, ind. XV – Paolo Pp. III a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Anquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Minico Ciardello, di Ceppaloni, un territorio di circa 8 tomoli, in Ceppaloni, nel luogo detto «Pro Festulo», con facoltà di poterlo affrancare nei primi 15 anni, dando al monastero territori arativi nel beneventano «vineis dumtaxat exceptis», dal reddito annuo stimato 9 tarì di carlini d’argento, e frattanto corrispondendo al monastero nel giorno di S. Giacomo a luglio 15 carlini d’argento; che se in questo periodo di 15 anni non si sarà effettuata questa permuta, allora continuerà a possedere quel territorio per gli altri 14 anni, corrispondendo come censo 9 tarì all’anno (XXXVI, 35)


4882.
1542, gennaio 7, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 27 di Sicilia
Apice
Eligio Fossa, pubbl. not. regio e apostolico
Angelo Grande, giudice annuale di Apice
Il nobile Giovanni Lorenzo Marano, di Apice, afferma che Alfonso e Angelo Marano, fratelli, pure di Apice, ebbero la tutela sua e di sua sorella carnale Letizia; ora egli con giuramento sul Vangelo riconosce della bontà di tutta l’amministrazione


4883.
1542, marzo 4, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26 di Sicilia e 12 dell’impero
Montefusco
Girolamo Pellegrino, di Montefusco, pubbl. not.
Bartolomeo de Toni, di Montefusco, giudice regio
Don Giacomo de Macris, di Montefusco, ab. della chiesa di S. Nicola de Franchis in Montefusco, concesse a fra Alfonso Mazzarotta. di Mercogliano, vicario del monastero di M.V. e priore di S. Leonardo di Montefusco, una vigna di quella chiesa di S. Nicola, in territorio di Montefusco, nel luogo detto «a le Brecce», per 20 carlini all’anno nel giorno di S. Egidio, con la facoltà di potersela affrancare in un certo tempo; ora infatti se l’affranca cedendo all’ab. don Giacomo una terra nel luogo detto «le Palmolese o li Saraci», di un tomolo, con olivi e altri alberi, un altro territorio di circa 7 tomoli nel luogo detto «a li Pantani», una vigna nel luogo detto «a lo Bene%uFB01cío seu Sancto Vicenso», e una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola (LXXXIV, 15)

N.B.-Nel doc. la data è errata: «Millesimo quatrigesimo secundo»

4884.
1542, maggio 12, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26 di Sicilia e a. 12 dell’impero
Lapio
Giacomo Picardo, di Chiusano, pubbl. not.
Luca de Corda, di Lapio, giudice annuale
Gaspare Zarrella (e «Jerrella»), di Lapio, vende a Daniele Tirrotello, pure di Lapio, una vigna in territorio di Lapio, nel luogo detto Campo de lupo, per 18 ducati di carlini d’argento


4885.
1542, agosto 19, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 26 di Sicilia
Vico
Carlo Perlato, di Napoli, pubbl. not.
Daniele de Rosa, della città di Vico, giudice annuale
Marcantonio de Cioffo, del casale di Massagnana, dichiara di essere debitore verso il maestro Leone de Cioifo, dello stesso casale di Massagnana, in 7 ducati, che si impegna a restituire in un determinato tempo (XXXVIII, 188)


4886.
1542, settembre 23, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 27 di Sicilia
Lapio
Antonello Bayano, pubbl. not.
Cesare de Pesa, giudice
Si riporta in forma pubblica uno strumento del 7 luglio 1535, ind. VIII, lasciato dal not. nei semplici protocolli (riferito, Reg. 4805)


4887.
1542, ottobre 29, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 30
Ospedaletto («Hospetaletto»)
Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, pubbl. not.
Francesco de Milano, di Ospedaletto, giudice
Caterina de Archello, di Ospedaletto, ved. di Florio de Nicola, dona al monastero di M. V., per mano di fra Alfonso Mazzarotta, priore e vicario di M.V., un pezzo di terra con nocelleto e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Santo Stasio, con l’obbligo di due XL Messe all’anno («duas quadragintas Missas») (XVIII, 31)


4888.
1542, novembre 30, ind. I – Paolo Pp. III a. 9
Boiano
Tideo Velotto, di Boiano, pubbl, not. apostolico
Francesco Folca, di Boiano, giudice regio
Fra Sebastiano Ferrato, di Candida, priore di S. María del Vivario, riconcede a Marco di Angelo Marco, uno sterparo e vigna della capacità di circa 4 tomoli, – concesso l’anno 1528 da fra Felice Brancaleone di Candida, allora priore di S. Maria del Vivario – per altri 29 anni soltanto, nelle pertinenze di Frosolone, nel luogo detto Piano, per 2 tarì di censo annuo (XLV, 111)


4889.
1542, dicembre 19, ind. I – Paolo Pp. III a. 9
Benevento, nella casa di don Marcello Capobianco
Camillo Verro, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Ippolita Toscano, ved. del signor Nicola Grifo, barone del castello di San Nicola Manfredi, facendo testamento, dispone che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Francesco, fondata nella terra di Montefusco (XXVI, 22)


4890.
1542, dicembre 23, ind. I – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 11
Mercogliano§
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Antonio Forino, di Mercogliano, giudice annuale
Vito Conte, del casale di Sant’Angelo [a Cupolo], nelle pertinenze di Montefusco, dichiara di essere debitore verso il nobile Marcantonio Mazzarotto, di Napoli, nella somma di 26 ducati, per causa di una vendita, e si obbliga a saldare il debito per il 1° settembre prossimo e ipoteca tutti i suoi beni (XIII, 12)


4891.
1542 (« 1543»), dicembre 31, ind. I – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 27 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Maestro Vitaliano Riczio, di Pietrastornina, giudice annuale
Il P. Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore dell’Annunziata di Pietrastornina, concede per 29 anni ad
Antonio de Rendo, di Pietrastornina, una terra con querceto di circa 5 tomoli, in territorio di Pie
trastornina, nel luogo detto «le Ayrole», per 25 grana all’anno (CI, 87)

***Copia autentica cartacea (CI, 88-89)

4892.
1543, gennaio 7, ind. I – Carlo V d’Austria a. 27 di Sicilia e a. 13 dell’impero
Lapio
Pietro Carneo, di Torre di Montefusco, pubbl. not.
Nicola de Romano, di Lapio, giudice annuale ivi
Il diac. Giovanni Francesco Beneventa, di Lapio, vende al maestro Bartolomeo de Coccia e al nobile Massenzio Beneventa, pure di Lapio come governatori eletti e procuratori della chiesa e del monastero di S. Maria degli Angeli, un castagneto con nocelleto e altri alberi fruttferi, in terra di Lapio, e propriamente nel luogo detto «lo monte alias li marmi», per 11 ducati di carlini d’argento


4893.
1543, gennaio 30, ind. I. – Paolo Pp. III a. 9
Benevento, nel palazzo arcivescovile
Giovanni Giacomo Bruno, «decretorum doctor», vesc. di Dragonara, e vicario generale di Francesco,arcivesc. di Benevento, essendo vacante un canonicato nella chiesa collegiata di S. Maria Abbaziale in Montecalvo, per la morte di don Nicola Zecca, e avendo il rev. don Luigi Carrafa, ab. di Montecalvo, – che ha diritto di presentazione – presentato don Giovanni Francesco Calezi, di Montecalvo, egli accetta la presentazione e crea canonico il presentato

N.B.-Cordoncino per la bolla pendente

4894.
1543, marzo 2, ind. I – Paolo Pp. III a. 9
Benevento nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, cittadino e abitante in Benevento, pubbl. not. apostolico
Il Padre Luca de Anquino, da Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, col consenso dei suoi religiosi, procede a una permuta con Bernardino de Furno, di Ceppaloni, agente a nome suo e a nome di Lorenzo de Furno, suo nipote carnale e per i loro eredi, dando «quodam quatrellum» di terra arativa con certi alberi fruttiferi in territorio di Ceppaloni, e propriamente nel luogo detto Pantanella, della capacità «in semine» di circa un tomolo, e ricevendo un pezzo di terra arativa con alcuni alberi fruttiferi e vitati, della capacità «in semine» di un tomolo e mezzo «ad mensuram dicte terre Ceppalonis», e propriamente nel luogo detto Cisinula (XXXVI, 25)


4895.
1543, giugno 2, ind. I – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 28 (in: 1543, giugno 9, ind. I)
«In terra Paduli»
B. Cearsius, di Montefusco, pubbl. not.
Bernardino di Nicola Padulo, di Paduli, giudice annuale ivi
Antonio Mazziotta e Licza Janonecta, sua moglie, di Paduli, asseriscono di avere delle terre arative e campesi in territorio di Paduli, della capacità di 4 tomoli, e un pezzo di terra, nelle stesse pertinenze nel luogo detto «ad Saglieta», della capacità di 7 tomoli: ora volendole vendere e non potendo trattare la cosa essi stessi, nominano loro procuratore Arrimaldo Lestone, di Paduli, loro cognato (in XCV, 2)


4896.
1543, giugno 9, ind. I – Paolo Pp. III a. 9
Benevento
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. Luca de Anquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, compra da Arrimaldo Lestone Savinecta, della terra di Paduli, procuratore di Antonio Mazziotta e della moglie Licza Janonecta, due pezzi di terra (cfr. Reg. precedente), per 32 ducati, col patto «de retrovendendo» (XCV, 2)

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4897.
1543, agosto 8, ind. I – Paolo III a. 9
Napoli, Ospedale della SS. Annunziata
Antonello de Eustachiis (che si sottoscrive), vesc. di Lesina, sacrista della SS. Annunziata di Napoli e come tale luogotenente dell’ab. di M.V. del Monte, col consenso dei signori Maestri dell’Annunziata e Commendatari di MV., essendo vacante la rettoria della chiesa rurale o cappella di S. Marco a Vico, in terra di Montefusco, grancia e membro di M.V., per la rinunzia fatta da fra Pietro Simonecto, ultimo suo rettore, nomina a quella rettoria fra Paolo de Alfonso, del Feudo di M.V., monaco di M.V., e incarica fra Angelo da San Mango, abate di S. Gennaro dello stesso Feudo di M.V. e della stessa congregazione di M.V., che in forza della presente lettera lo immetta nel corporale possesso del bene%uFB01cio

 ***Dietro la pergamena, in data 18 ottobre 1543, ind. II, c’è lo strumento per la presa di possesso

4898.
1543, agosto 30 («II kal. septembr.») – Paolo Pp. III a. 3
Roma
Antonio, vesc. di Sabina, noti%uFB01ca all’ab. di M.V. del Monte o al suo vicario quanto segue. Da parte di fra Paolo Sarracino, monaco del monastero di Tolve, dell’Ordine di M.V., fu presentata alla Santa Sede la seguente petizione: stando egli in quel monastero e avendo tolto un podere al primo colono, per il fatto che lo lavorava male e datolo a un secondo, quel primo colono, mal soffrendo ciò, portatosi a quel podere, rimproverando gli operai mandativi, ne uccise uno; ora egli, che si trovava vicino al luogo del misfatto e mal soffrendo ciò, afferrò personalmente quell’omicida e lo consegnò alla giustizia, che a sua volta lo condannò a morte. L’esponente, pur non reputandosi colpevole di questa morte, desidera dalla S. Sede di essere assolto, se in qualche modo ha mancato. Ora Antonio, vesc. di Sabina, per mandato del Papa «ad cautelam» incarica l’ab. o vicario di M.V. di assolvere Pesponente «in utroque foro in forma ecclesie consueta» (II, 62)


4899.
1543, ottobre 5, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 14 dell’impero e a. 28 di
Sicilia
Morrone
Domenico Bussesta, di Morrone, pubbl. not.
Alfonso Pisano, di Morrone, giudice annuale ivi
Fra Nicola Petretta, del castello di Santo Stefano, presso Sorbo, priore del monastero di S. Maria Reale in Maddaloni, concede per 29 anni «ad renovandum» a Serio de Lionessa, del castello di Morrone, un territorio in questo castello, nel luogo detto «a lo Schito», per 2 tarì d’oro all’anno, a Natale, e 5 tarì ad ogni rinnovazione ogni 29 anni (LXXXVIII, 28)


4900.
1543, novembre 10, ind. II – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 28 di Sicilia
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Liberato Bonomo, di Mercogliano, giudice annuale
Il not. Giulio Roboano, di Cucziano della valle di Tocco e di Vitulano, asserisce che una volta con pubblico strumento stipulò un contratto con fra Francesco Ciachetta, allora priore della chiesa di M.V. in Tocco e agente a nome della medesima chiesa, per cui gli concesse in en%uFB01teusi per 29 anni «ad renovandum» un mulino, – che il monastero aveva comprato nella terra di Tocco, nel luogo detto «li paganelli» o «lo molino de Cola Bruno» per 32 ducati di carlini d’argento -, per il censo en%uFB01teutico annuo di 9 tomoli di frumento; ma in seguito, essendo divenuti scarsi i frutti di quel mulino e il reddito passivo, perché macinava solo d’inverno, data la penuria delle acque, si credette bene di costruire dighe per raccogliere le acque, affin di poter macinare più comodamente. Ma, dopo 7 anni, andò in rovina e rimase solo il «sedile» di quel mulino. Ora il not. Giulio, vedendo le gravi spese che occorrono per rimettere in esercizio il mulino, prega i monaci a voler diminuire i censo annuo e a volerlo commutare in danaro, per la più facile corresponsione: il che viene accordato, esigendosi soltanto 22 carlini all’anno dall’attuale priore fra Alessandro di Giovanni Rayettta, agente col consenso di M.V. (CXXIII, 1)


4901.
1544, gennaio 18, ind. II – Regnanti don Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
Città di Nocera
Santoro Cioffo, di Nocera, pubbl. not.
Angelo de Sanctis, di Nocera, giudice annuale ivi
Fra Tiseo Cutino da San Severino, priore di S. Giovanni del Borgo di Nocera, grancia di M.V., prende possesso di un ortale, donato al monastero dal nobile Boezio Rocca, di Nocera, nelle pertinenze della città, vicino alla chiesa del monastero, alle mura della città, ai beni ducali e al corso antico del %uFB01ume, ortale che era stato concesso a Boezio da don Ferdinando Carafa, «utilem Ducem» di Nocera, per il censo annuo di un tarì e 6 grana. A questa donazione interviene l’assenso del Duca, il quale inoltre rilascia a bene%uFB01cio del monastero quel censo annuo (XCII, 1)


4902.
1544, gennaio 27, ind. II – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 15 dell’impero
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Benedetto Bonafede, di Mercogliano, al posto di Pietro Ceccarella, della stessa terra, giudice annuale Fra Giacomo Scardino, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, concede a Ettore Janarello e al maestro Orlando de Stefano, di Monteforte, abitanti in Mercogliano, per 29 anni una casa in più membri, con cellaro, ecc., in Mercogliano, nel luogo detto Casale, per 3 carlini all’anno (LXII, 43)


4903.
1544, marzo 1°, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria (e Giovanna d’Aragona)
Avellino.
Santo de Ripa, di Avellino, pubbl. not.
Giulio Spatafora, di Avellino, giudice annuale ivi
Palmiero Verrone, di Avellino, vende a Leonardo de Adammiano, di Prata, oblato («offeertus») del monastero di M.V., una selva nelle pertinenze della città, nel luogo detto San Giovanni, per il prezzo di 24 ducati: selva che passa subito nel dominio del monastero (XVIII, 67)


4904.
1544, marzo 3, ind. II – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia e 4 dell’impero
Civita Ruparella
Girolamo di Notargiacomo, pubbl. not.
Virgilio Mariani, giudice annuale
L’Università di Civita Buparella costituisce suo procuratore il magnifico Giulio Vicedonno, per una lite che verteva tra quell’Università e l’Ospedale degli Incurabili di Napoli, che pretendeva dall’Università 40 ducati di colletta annua (XL, I1)


4905.
1544, maggio 3, ind. II – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 27 di Sicilia
Airola
Giovanni Francesco de Laudonia, di Airola, pubbl. not.
Nicola Joifreda, di Airola, giudice annuale ivi
In occasione del matrimonio tra Cita Lucrezia, di Tocco di Airola. e Giacomo de Oropallo, di Airola, si stabilisce il contratto per le doti (XII, 100)


4906.
1544, maggio 19, ind. II – Paolo Pp. III a. 10 (in: 1545, aprile 21, ind. III)
Benevento
Francesco de Abbamundis, cittadino beneventano, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Anquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, insieme con la sua Comunità, concede a Giulio de Meulo «de castro Fragneti», ab. e cittadino di Benevento, una casa consistente in due membri, di cui uno superiore e uno inferiore, in Benevento, nella parrocchia di S. Tecla, a titolo di permuta «quandocumque», e frattanto corrispondendo 6 carlini e mezzo ogni anno nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, con potere di affrancarla con altra possessione in Benevento o nel suo territorio dal reddito annuo di 7 carlini e mezzo (in XXV, 37)


4907.
1544, luglio 4, ind. (omessa)
Napoli, nella Regia Camera della Summaria
Ordine impartito da Alfonso Davalos, cavaliere dell’Ordine del Vello d’oro, ecc. a tutti e singoli i gabellieri, ecc. della città di Troia e delle altre città della Provincia di Capitanata, «che sempre che accadeva che li dicti priore [del monastero verginiano di S. Bartolomeo di Toria] et frati andare o vero mandare… ad comparare li detti victuaglie («carne fresca, carne salata, oglio, vino, caso, salsume et altre cose da magnare») portandove fede del dicto priore che le robbe portate siano del dicto Monasterio et che se conducano per uso et victo de li frati et de li maxari et garzuni che stanno al servizio et visto de dicto Monasterio debiate lassare comparare et condurre le dicte victuaglie senza alcun impedimento ne pagamento de datii cabelle dohane passi o altri qualsevoglia vectigali et diricti per esserno franchi come religiosi. Et non fate lo contrario per quanto haveti cara la gratia de la Cesarea Maestà. Et sub pena de cinquanta onze»

N.B.-Il doc. è tutto in volgare

4908.
1544, agosto 11, ind. II – Paolo Pp. III a. 10 (in: 1545, marzo 9, ind. III)
Benevento
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Antonio Maziocta, «de terra Paduli», vende a fra Luca de Anquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, una vigna con terra «vacua» e alcuni alberi fruttiferi, della capacità «in semine» di circa 3 tomoli, in territorio di Paduli e precisamente nel luogo detto Sagliete, e un pezzo di terra arativa nello stesso territorio di Paduli, nel luogo detto «la Molara», della capacità di 4 tomoli, per 20 ducati di carlini d’argento, e con facoltà «de retrovendendo» nel termine di 4 anni per lo stesso prezzo (in XCV, 3)


4909.
1544, settembre 17, ind. III. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
Carife
Giovanni Petrillo, di Carife, pubbl. not.
Petruccio del Maestro, giudice annuale di Carife
Martino de Cantasulo, di Carife, vende a fra Giovanni de Rogirella un censo annuo di 8 carlini, da riscuotersi 7 su una casa in Carife e uno su una vigna «vitata et arbustata», nel luogo detto «nuce de Renzo Romano», per il prezzo di 8 ducati di carlini d’argento dell’usuale moneta del Regno, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato (Cast. 52)


4910.
1544, settembre 18 («XIV kal. Octobr.») – Paolo Pp. III a. 10
Roma
Essendo stato proposto da parte del priore e della Comunità di S. Maria di Mercogliano, dipendente dal monastero di M.V. del Monte, che altra volta («olim») fra Giacomo Scardino da Mercogliano, monaco di M.V. del Monte, – il quale, con licenza del Vicario del monastero e dei monaci, a sue spese e con altre elemosine, aveva costruito quel monastero in Mercogliano e per l’erezione di esso era stata impetrata e ottenuta la licenza dei Maestri Economi dell’Annunziata di Napoli, e il consenso del q. Antonello, allora vesc. di Lesina, sacrista del-l’Ospedale e luogotenente dell’ab. di M.V. – , per il sostentamento dei religiosi in Mercogliano, donò al monastero tutti i legati pii e censi e redditi lasciati a quel monastero al tempo della peste da parecchi fedeli, come pure una terra seminativa e campese nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «la fontana de Venticano», di circa 25 moggi, il cui valore complessivo non supera la somma di 10 ducati, come appare dagli strumenti rogati: ora per rendere più ferme e stabili tali concessioni se ne invoca l’autorità apostolica. E questa dà la conferma per mezzo di Antonio, vesc. di Sabina, che scrive al Priore e alla comunità di S. Maria di Mercogliano (II, 63)


4911.
1544, ottobre 4, ind. III – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
Troia
Calderino de Calderinis, di Troia, pubbl. not.
Giulio de Alario, di Troia, giudice regio a vita
Il dottor Giovanni Battista Manzo, di Napoli, costituisce suo procuratore nella città di Troia, il P. don Pirro Cindolo da Candida, priore di S. Bartolomeo di Troia (CXXIV, 126)


4912.
1544, dicembre 1° – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
Lapio
Ruggiero de Bogeriis, di Lapio, pubbl. not.
Pietro de Cocza, giudice di Lapio
Bernardino Bonelli, di Lapio, vende ad Adaniele Tirritello, di Lapio, un pezzo di terra seminativa, in Lapio, e propriamente nel luogo detto a li vignali», per 17 ducati di carlini d’argento


4913.
1544, dicembre 19 («XIV kal. jan.») – Paolo Pp. 111 a. 11
Roma
Dietro richiesta presentata da Benedetto Mayoroctus e Giovanni Battista Simeoni, procuratori di M.V. del Monte, il Sommo Ponte%uFB01ce ingiunge al Primicerio e al Vicario generale di Napoli, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V., e in particolare perchè si sappiano i con%uFB01ni del bosco detto «la Scrofeta» in territorio di Avellino e delle selve a Baccanico («Buchianico»), in territorio di Ospedaletto, e altre possessíoni (II, 100)

N.B.-Il Cangiani annota che il bosco della Scrofeta era allora tenuto da un nipote del Sommo Ponte%uFB01ce, conte di Montoro, e che ritornò effettivarnente a M.V. dopo la morte di lui, «perché morì ammazzato»

4914.
1545, gennaio 7, ind. III – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 28 di Sicilia
San Potito nelle pertinenze di Candida
Matteo Cavallo («Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Pirro de Agostino, del casale di San Potito, giudice annuale
Nicola de Amatuccio vende a fra Berardino Ungaro, di Candida, priore del monastero di S. Maria di M.V. in Candida, una selva di castagni nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lo chanello», per 13 ducati di carlini d’argento (Cand. X, 7)


4915.
1545, febbraio 1° – Paolo Pp. III a. 11 (in: 1545, giugno 3)
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’arcivesc. di Capua, il vesc. di Bisignano, dimorante a Napoli, e il vicario generale dell’arcivesc. di Napoli di risolvere la questione della precedenza nelle processioni, specialmente in quella del Corpus Domini, che c’era tra i religiosi di Napoli, con ordine di far eseguire la loro sentenza,«invocato ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii secularis». Per comporre infatti le dissenzioni e controversie «inter abbates et priores sancti petri ad mayella celestinorum, et montis oliveti eiusdem montis oliveti ac S. Severini Cassinens. alias Sancte Justine de padua congregat. nec non Montis Virginis, Sancti Benedicti, et Sancti Petri ad aram, sancti augustini canonicorum regularium Monachorum ac domus sancti Martini cartusien. ordinum» riguardanti quella precedenza, che avevano suscitato somma ammirazione e scandalo nel popolo, erano già stati emanati ordini da Roma perché «aliquis ordo» si osservasse paci%uFB01camente fra loro. Niente. Allora il delegato apostolico decretò che l’abate o priore del monastero di M.V., come più antico di S. Severino e degli altri monaci benedettini, avesse la precedenza, ma per parte di S. Severino e del Monte Oliveto si fece ricorso a Roma alla Sede Apostolica, che affidò la causa a un Uditore apostolico. Ora il Sommo Ponte%uFB01ce, per troncare ogni questione, comanda che riassunti tutti gli atti del processo, «de plano ac sine strepitu et %uFB01gura iudicii, solaque facti veritate inspecta», si decida «prout vobis videbitur» (in II, 64)


4916.
1545, febbraio 10 (in: 1587, dicembre 8, ind. I)
Alfonso Sbardone, di Sant’Angelo, pubbl. not.
Fra Simone Russello, priore di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum» in perpetuo a Cipriano e Parisio Sciarrillo, fratelli, una selva nelle pertinenze di Sant’Angelo a Scala, nel luogo detto «Selva Antoni», con l’onere di corrispondere al monastero, 6 carlini a Natale (in XIII, 73)


4917.
1545, marzo 9, ind. III – Paolo Pp. III a. 11
Benevento, presso S. Caterina
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Anquino (e «de Aquino» nello stesso doc.), di Sant’Angelo a Scala, si fa riprodurre in pubblica forma uno strumento dell’11 agosto 1544, Ind. II (riferito, Reg. 4908), che era rimasto nei semplici protocolli del not. (XCV, 3)


4918.
1545, aprile 17, ind. III – Paolo Pp. III a. 11
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovenale Cocchia, di Benevento, pubbl. not.
Cosimo e Marco Mele, fratelli, di Benevento, agenti anche a nome di Bartolomeo Mele, loro nipote, avendo a censo da S. Giacomo de Mascambronibus, in cui ora è priore fra Luca de Anquino, di Sant’Angelo a Scala, un pezzo di terra della capacità «in semine» di 9 tomoli, poco più poco meno, in territorio di Benevento, nel luogo detto «la fontana de lo Salece», con potere di affrancarlo, assegnando al monastero di S. Giacomo altra possessione in territorio di Benevento del valore apprezzato 10 carlini, ora desiderando appunto di affrancare quel territorio, gli assegnano un territorio di nove tomoli e mezzo «in semine», in territorio di Benevento, nel luogo detto Santa Colomba, dal reddito di più di 10 carlini (XXV, 32)


4919.
1545, aprile 21, ind. III. – Paolo Pp. III a. 11
Benevento
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Giulio de Meulo «de castro Fragneti», si fa stendere in pubblica forma uno strumento del 19 maggio 1544, ind. II (riferito, Reg. 4906), rimasto nei semplici protocolli del not. (XXV, 37)


4920.
1545, maggio 5, ind. III – Paolo Pp. III a. 11
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Anquino, di SantìAngelo a Scala, priore di S. Giacomo di Benevento, concede «titulo permutationis» a Terenzio de Cicco, di Benevento, una casa consistente in tre membri, in città, nella parrocchia di S. Leucio, con potere di affrancarla «quandocumque», col dare a S. Giacomo altro bene stabile in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dal valore di 11 carlini annui, e frattanto corrispondendo al monastero 11 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 38)1)

1) Non abbiamo trovato al suo posto il seguente doc. annotato dal Cangiani: «1545, maggio 25. Inventario di tutti i beni stabili di S. Maria del Vivario di Boiano, rogato dal not. Decio d’Egidio di S. Paolo, diocesi di Boiano, a richiesta di fra Sebastiano di Candida, priore di detto Monastero, di cui se ne conserva la parte principale copia insieme con l’indice alfabetico» (era in XXVIII, 106)
***Altra copia del suddetto Inventario a forma di «Platea» (era in XXVIII, 106)

4921.
1545, giugno 3 – Paolo Pp. III a. 11
Napoli, nel palazzo dell’arcivesc. di Capua
Giovanni Antonio de Angrisanis, pubbl. not. apostolico
Tommaso Caracciolo, arcivesc. di Capua e cappellano maggiore di Napoli, Fabio Arcella, vesc. di Bisignano e Galeazzo Florimonzio, vesc. di Aquino e vicario generale dell’arcivesc. di Napoli, in forza di mandato di Paolo III del 10 febbraio scorso, emettono sentenza sull’ordine di precedenza dei Regolari nelle processioni a Napoli (II, 64)1)

1) Il Costo (La vera Istoria…, fol. 64-66) riporta uno strumento relativo alla precedenza nelle processioni, rogato il 13 giugno 1545

4922.
1545, luglio 13
Il Tribunale della Rev. Fabbrica concede al Padre Massimo Mazzarotto, di Mercogliano, la facoltà di poter rescindere il contratto che aveva stipulato il 25 aprile 1543 con Giovanni Antonio de Gaudioso, di Cava, abitante in Mercogliano, per una vendita che gli aveva fatta, perché in quella vendita era stato leso gravemente nei suoi diritti (LVII, 25)

N.B.-Il doc. è scritto sul resto e sul verso, su un formulario stampato nelle parti generiche, con delle incisioni: da una parte S. Pietro e S. Paolo, dall’altra S. Pietro che riceve le Chiavi

4923.
1545, luglio 8, ind. III – Paolo Pp. III a. 11 (in: 1547, maggio 2, ind. I)
Benevento
Bernardino de Moco, chier. coniugato di Benevento, pubbl. not. apostolico
Gaspara Jencarella, ved. di Bartolomeo de Collo, di Benevento, dona a fra Luca de Aquino, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, agente a nome del suo monastero, una casa in due membri, di cui uno superiore e l’altro inferiore, in Benevento, nella parrocchia di S. Bartolomeo, che essa ebbe come restituzione delle doti, ma nella quale dovevano restare gli eredi di suo marito, però con obbligo di corrisponderle 5 carlini all’anno nella festa di S. Giacomo a luglio: donazione fatta alla condizione che venissero celebrate nella stessa chiesa due Messe al mese. Gaspara dona ancora un letto («unum cubile») (in XXIV, 165)


4924.
1545, luglio 17 – Paolo Pp. III 4. 11
Roma
Il cardinale Giovanni Pietro Carafa, teatino, data la somma importanza del Santuario di M.V. («inter omnes ecclesias quae in honoem beatissime Virginis Dei Marie, per orbem terrarum longe lateque constructe sunt, una ex precipuis esse videtur Venerabilis ecclesia eiusdem Sanctae Mariae montis Virginis vulgariter nuncupata, quippe que in altissimis montis vertice, non absque manifestis divini nutus inditiis quondam erecta, tantis dei Bene%uFB01ciis et sanitatum gratiis abundavit, ut nemo inventus sit, qui %uFB01rma %uFB01de et sincera devotione illuc supplicaturus accesserit, quum Omnipotentis Dei munere et eiusdem sacratissimae Virginis matris meritis et intercessione voti compos e%uFB02ectus sit. Unde factum est ut turbe %uFB01delium, tam ex ipsa Provincia, quam ex  remotis terrae partibus divinis muneribus et eiusdem beatissime Virginis favoribus invitate catervatim ad eandem ecclesiam venerandam omni quidem tempore, sed precipue in eiusdem beatissimae Virginis festivitatibus frequenter accesserint…») e le grazie da lui stesso ricevute (« Quin etiam nos ipsi nisi plane omnipotenti Deo et eidem beatissimae matri suae ingrati esse volumus, nos inquam ipsi tenella infantia experti sumus id quod in tota regione quondam innotuit, quam manifeste, eiusdem beatissime matris Dei benignitatem erepti de funere et huic vitae supra omnem humanam spem, redditi fuerimus»), ottiene dal Sommo Ponte%uFB01ce che nella prossima festa dell’Annunziazione di Maria SS., dai primi vespri e per tutta la solennità, e dai primi Vespri dell’Ottava e per tutto il giorno dell’Ottava, tutti coloro che visiteranno la chiesa di M.V. e reciteranno davanti all’immagine della Madonna 7 Pater e altrettante Ave Maria, potranno lucrare l’indulgenza plenaria di tutti i loro peccati «in forma ecclesiae consueta» (II, 65)

 N.B.-A proposito del Card. Carafa, riferiamo, senza farle nostre, queste parole del P. CangianI, Indice, I, p. 298: «Questo Giovanni Pietro Carrafa, che nacque  in S. Angelo a Scala nel 1476, la cui madre fu ammonita dal nostro P. Giovanni di camminar cautelata in tempo che era del medesimo incinta, stante portava seco nelle Viscere un Ponte%uFB01ce. Già fu creato tale nel 1555 col nome di Paolo IV, e fu immemore poi del Bene%uFB01cio ricevuto da Nostra Signora da Lui sopra commendato, poiché non ci fece cosa notabile di pro%uFB01tto, come poteva nel tempo di tanti nostri bisogni» – Sigillo pendente di cera rossa, in parte conservato, in parte caduto

4925.
1545, agosto 10, ind. III – Paolo Pp. III a. 10
Boiano
Tideo di Notar Altobello Velotto, pubbl. not. e giudice ordinario
Fra Sebastiano Ferrato da Candida, priore di S. Maria del Vivario, concede a Camillo Barone %uFB01no alla terza generazione un casalino diruto e scoperto, nel luogo detto «Sancto Sebastiano seu Sancto Roccho», per (6) grana all’anno da corrispondere nella festa di S. Maria ad agosto, e 4 tarì per questa concessione (XXIX, 59)


4926.
1545, settembre 3, ind. III. – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 30 di Sicilia
Tossicia («actum Tussiciae»)
Antonio de Agostino, pubbl. not.
Domenico di Antonio de Matteo, di Tossicia, giudice a vita
Il magnifico don Ascanio Benamato, della diocesi di Gubbio, ducato di Urbino, viene costituito procuratore da don Alessio Benamato, suo fratello, priore di S. Nicola de Cornu, per esigere dall’Università di Guglionesi gli affitti, decorsi per 4 anni, della chiesa di S. Gennaro, cappella annessa al monastero di S. Nicola (XCI, 14)

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4927.
1545, ottobre 22, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 30; Paolo Pp. III a. 11
Carife
Giovanni Petrillo, di Carife, pubbl. not.
Salvatore Petrillo, giudice di Carife
Fra Giovanni Rogirella, priore del monastero di S. Maria di M.V., nel borgo di Carife, procede a una permuta col sacerdote Sigismondo Petrillo, rettore della cappella di S. Maria, nella chiesa maggiore diS. Giovanni in Carife, dando una vigna, vitata e arbustata, con diverse viti, alberi di salici e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, in Carife, nel luogo detto «a la %uFB01umara a la ripa di Santo Angelo», redditizia ogni anno alla chiesa di S. Angelo e di S. Giovanni Battista in 10 grana; e ricevendo una vigna, vitata e arborata con diverse viti e alberi fruttiferi e infruttiferi, nel luogo detto Santa Maria, redditizia per una certa parte alla chiesa di S. Giovanni Battista di Carife in 25 grana all’anno, e alla Curia locale in 2 grana e mezzo (Cast. 99)


4928.
1545, novembre 4, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 30
Mercogliano
Alessandro Trotta, di Mercogliano, pubbl. not.
Vincenzo del Giudice («de lo Jodece»), giudice di Mercogliano
Don Giovanni Francesco Marano, di Monteforte, dona a Giovanni Domenico e a Giovanni Giacomo, suoi figli, una casa «palatiata», con una possessione in Monteforte, nel luogo detto «lo Burgo», redditizia alla Corte locale e al monastero di M.V. (senza determinazione dei censi), un nocelleto pure in territorio di Monteforte, nel luogo detto Steccato, ed una bottega di tavole con tutti gli arnesi, nel luogo detto «la Selece» (LXXXI, 113)


4929.
1545, novembre 11 (in: 1546, marzo 24, ind. IV)
Montevergine
Il P. Vicario di M. V., – avendogli fatto sapere fra Luca da Santo Angelo, priore di S. Giacomo di Benevento, di voler dare a censo una possessione «in la pertin. de Santa Colombra», con facoltà da parte del censuario di potersela affrancare «secondo la usanza de Benevento» – ordina a fra Giovanni Pietro Russo, priore di Altavilla e a fra Valerio da Altavilla di recarsi sul luogo per fare un apprezzamento di quella possessione e stabilire il censo da esigere (in XXV, 39)


4930.
1546, gennaio 23, ind. IV – Paolo Pp. III a. 12 («11»)
Boiano
Tideo di Altobello Velotto, pubbl. not. apostolico e giudice ordinario
Stefano del q. Pietro di Giovanni Nigro, di Boiano, vende a Nunzio d’Antonio Mulattiero, di Boiano, un orto nel luogo detto Spirito Santo, che egli teneva a censo da S. Maria del Vivario per 9 grana all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 4 ducati, 2 tarì e 10 grana (XXIX, 75)


4931.
1546, marzo 24, ind. IV – Paolo Pp. III a. 12
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Berardino de Moco, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Aquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, in forza di una lettera di procura del P. Vicario di M.V. dell’11 novembre 1545 (riferita, Reg. 4929), concede «titulo permutationis» a Luigi de Aquino, di Sant’Angelo a Scala, cittadino beneventano, un’isca con alberi fruttiferi «cum parvo candeto et parmento», della capacità «in semine» di circa 5 tomoli, in territorio beneventano, franca e libera, per il censo annuo di 12 carlini, da corrispondersi il giorno di S. Giacomo o negli otto giorni seguenti, e con potere di affrancarla «quandocumque» con altra possessione «vineis et domibus exceptis», pure in territorio beneventano, dal reddito stimato 13 Carlini (XXV, 39)


4932.
1546, aprile 5, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 31
Mondragone («in terra rocce Montis Dragonis»)
Nicola Ferro, di Mondragone, pubbl. not.
Giovanni Francesco Parisio, di Mondragone, giudice regio a vita
Giovanni Battista de Novellis, di Mondragone, vende a fra Giacomo da Alife e a fra Orlando de Amato, priori di S. Maria di M.V. in Mondragone, grancia di M.V., un oliveto nel luogo detto «lo Pastino», per il prezzo di 22 ducati, danaro pervenuto al monastero dalla vendita di capre, che erano state donate al monastero dal q. Antonio Longo de lo Yoyo (LXXX, 10)


4933.
1546, maggio 15, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 31
Napoli
Ferdinando Russo, di Napoli, pubbl. not.
Mercurio de Lagonissa, di Napoli, giudice regio a vita
L’Annunziata di Napoli costituisce procuratore il P. Gregorio da Mercogliano, in ordine alla vendita di un territorio in Paterno, di circa 30 moggi, legato a quell’Ospedale dal q. Felice, di Paterno (XCIX, 30)


4934.
1546, agosto 1°, ind. IV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 29 di Sicilia
San Potito nelle pertinenze di Candida
Matteo Cavallo (« Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Santo de Santullo, di San Potito, giudice annuale
Massenzio Fucetano, di San Potito, abitante in Napoli, Vende a Benedetto Tampario, pure di San Potito, una casa terranea in quel casale, gravata di un tarì di censo annuo a Natale a M.V. di Candida, e un orticello nelle stesse pertinenze, per il prezzo di 14 ducati per la casa, e 6 ducati e mezzo per l’orto, e salvo l’assenso da parte di M.V.


4935.
1546, settembre 17, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 31 di Sicilia
Castelbaronia
Giovanni Domenico Russo, di Montoro, pubbl. not.
Giulio de Curtis, di Aversa, abitante in Castello, giudice
Dietro preghiera di fra Marcantonio de Simonetto, di Montefusco, priore del monastero di S. Giovanni a Valle, nelle pertinenze di Castello, dell’Ordine di M.V. del Monte, procuratore di quel monastero, il not. insieme col giudice e i testi si portano ad una certa vigna «vitibus latinis vitata», con una casa terranea ivi esistente, in territorio di Castello, nel luogo detto «ala acquara fazie fronte lo molino dela auliva», e immettono il monastero nel reale possesso di quei beni in forza di un decreto del Sacro Regio Consiglio di Napoli, emesso dietro istanza dei Magni%uFB01ci Governatori dell’Ospedale dell’Annunziata di Napoli, dato da Napoli il 24 luglio precedente (Cast. 12)


4936.
(1546), novembre 4, ind. V
Boiano
Altobello Velotto, di Boiano, pubbl. not. apostolico
Tideo di Notar Altobello Velotto, giudice a vita in Boiano
Domenico de Benaggiamo, del casale di San Massimo, vende a fra Sebastiano da Candida, priore di S. Maria del Vivario, un pezzo di terra della capacità di 4 tomoli, nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto «la ryaina de la Stifania», per il prezzo di 10 tarì (XXVIII, 138)

N.B.-In parte macchiata e illeggibile

4937.
1546, novembre 22, ind. V («IV») – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 16 dell’impero
Montefusco
Vincenzo Vivo, di Montefusco, pubbl. not.
Cipriano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Il P. Galeazzo Pellegrino, di Montefusco, priore di S. Leonardo, di pendenza di M.V., procede a una permuta con Pascarello Cefaro, del casale di Torre presso Montefusco, cedendogli un territorio di 3 tomoli, in territorio di Montefusco, nel luogo detto «Vado de lo Vallone», e ricevendo da lui in cambio un territorio di circa 4 tomoli nel luogo detto Chioma, pure nelle pertinenze di Montefusco (LXXXIII, 119)


4938.
1546, novembre 24, ind. V – Paolo Pp. III a. 13.
Benevento
Giovanni de Ilario, di Arpaia («de Arpadio»), pubbl. not.
Giovanni Maria Donadeo, giudice ordinario ai contratti in Benevento
Alla presenza di fra Luca de Aquino, di Sant’Angelo a Scala, monaco di M.V. e priore di S. Giacomo di Benevento, grancia di M.V., e di fra Giacomo da Pietrastornina, monaco di S. So%uFB01a di Benevento, Aronzio (e «Alonzio») Carletta, «de castro fragnet.», si dichiara debitore delle seguenti somme: verso fra Luca nella somma di ducati 65 di carlini d’argento, e verso fra Giacomo in complessivi 34 ducati, ed egli promette di saldare questi debiti per il 15 agosto prossimo (XXIV, 213)


4939.
1547 («1546»), gennaio 7 («VII id. jan.») – Paolo Pp. (III) a. 13
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce, dietro istanza di Ludovico, chier. di Gubbio, rettore e priore della chiesa di S. Nicola della Valle «de Cornu», con altre chiese perpetuamente ad essa unite, che lamenta che alcuni %uFB01gli di iniquità tengono indebitamente beni di quel priorato, ingiunge a Cristoforo de Spiritibus, vesc. di Cesena, di fulminare scomunica contro di loro (VII, 29)

 N.B.-Fori per la bolla pendente.

4940.
1547, gennaio 11 – Paolo Pp. III a. 13
Roma
Cristoforo de Spiritibus, vesc. di Cesena, in forza di una bolla di Paolo Pp. III, del 7 gennaio precedente (riferita, Reg. precedente), fulmina scomunica contro gli ingiusti detentori di beni di S. Nicola della Valle « de Cornu» (VII, 30)

N.B.-Sigillo pendente

4941.
1547, gennaio 25, ind. V – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 24 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, pubbl. not. regio e apostolico
Pirro Saporito, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Fra Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore dell’Annunziata in Pietrastornina, concede per 29 anni a Bernardino de Silvestro un territorio sterile di circa un tomolo «in semine», nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto «le Campetelle», per 5 grana di censo annuo (CI, 90)

***Copia cartacea in transunto, autenticata dal not. Giovanni Angelo de Filippo, di Pietrastornina, il 1° dicembre 1593

4942.
1547, aprile 21, ind. V – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 32
Napoli
Ferdinando Russo, di Napoli, pubbl. not.
Mercurio de Lagonissa, di Napoli, giudice a vita (sostituito nella sottoscrizione dal giudice Girolamo Russo)
Essendo stato costruito di nuovo un Ospizio («hospitale») nel monastero di M.V. del Monte, per ordine e mandato dei Maestri ed Economi dell’Annunziata di Napoli, in cui potessero «comedere ibi recipi albergari et gubernari» i poveri pellegrini, i visitatori del monastero e gli ammalati e avendo bisogno «dictum hospitale» di una certa quantità di frumento per il vitto di quei poveri, pellegrini, ammalati e visitatori, fra Tommaso, priore e vicario di M.V. del Monte domanda e ottiene dall’Annunziata di Napoli che si doni a quell’«hospitale» con donazione irrevocabile tutta la quantità di frumento proveniente dalle terre seminative di M.V. del Monte nella città di Ariano e di Frigento, ascendente alla somma di 112 tomoli di frumento (XIV, 66)


4943.
1547, aprile 27, ind. V – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 18
Oreto di M.V.
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Amato de Morra, di Mercogliano (al posto di Angelo de Silvestro, pure di Mercogliano, giudice annuale)
Francesco e Gaspare de Felice, di Avellino, fratelli, vendono a fra Valerio Vassallo da Altavilla, monaco di M.V., agente anche a nome di Astana de Porcarina, una selva di castagni nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto «la lamia», per 15 ducati di carlini d’argento, versati da Astana, che a sua volta dona la selva al monastero con la condizione che dai frutti di essa se ne celebrino delle Sante Messe (XVIII, 30)


4944.
1547, maggio 25, ind. I – Paolo Pp. III a. 13
Benevento, in S. Caterina, nel banco della Corte civile
Tullio de Colecta, di Durazzano, cittadino di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Aquino, priore del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus di Benevento, fa riportare in pubblica forma uno strumento dell”8 luglio 1545 (riferito, Reg. 4923) (XXIV, 165)

N.B.-Alla %uFB01ne si annota: 2 ottobre 1547: «Io frate Luca de santo angelo, prior ut supra confesso avere ricevuto da manno bart. de lo collo uno lecto lassato per la q. gasparra yencarella ut supra etc.»

4945.
1547, maggio 19, ind. V – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 28 dell’impero, 18 dell’incoronazione, 31 di Sicilia
Candida
Matteo Cavallo («Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Ranaldo Rigione, giudice annuale
Fra Bartolomeo Ungaro, di Candida, priore della chiesa di S. Maria di M.V. in Candida, si fa riportare in pubblica forma uno strumento dell’11 gennaio 1538, lasciato dal not. nei semplici protocolli (riferito, Reg. 4835) (Cand. IX, 2)


4946.
1547, maggio 28, ind. V – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 32 di Sicilia
Troia
Paolo de Rubeo, di Troia, pubbl. not.
Maestro Zaffino Risolo, di Troia, giudice annuale
Serio Colella, di Troia, vende a fra Pirro Cindolo, da Candida, priore di S. Bartolomeo di Troia, un tratto di vigna nelle pertinenze della città, nel luogo detto «lo Vallone de li Felici», per 33 ducati (CXXIV, 68)


4947.
1547, giugno 8, ind. V – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 34
Candida
Matteo Cavallo («Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Antenucio Barone, di Candida, giudice annuale ivi
Bartolomeo de Bonopane, di Mirabella, vende a fra Dionisio (e Adonisio) de li Antiqui, di Baiano («de Vayano»), priore del monastero di S. Nicola di Mirabella, grancia di M.V. del Monte, una terra seminativa in territorio di Mirabella, e propriamente nel luogo detto «lo Cianurro››, per 50 ducati di carlini d’argento


4948.
1547, settembre 3, ind. V – Paolo Pp. III a. 13
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Antonio de Cochilia, di Benevento, pubbl. not. apostolico e giudice ordinario ai contratti
Fra Luca da Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede in en%uFB01teusi per 29 anni a Giovanni Leonardo Maio, di Ceppaloni, una terra arativa di circa 4 tomoli, in territorio di Ceppaloni,nel luogo detto Cangelloneca, per il canone annuo di 2 tarì nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXXVI, 34)


4949.
1547, settembre 7, ind. VI – Paolo Pp. III a. 13
M.V. del MonteSimone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Aquino, da Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Mercurio de li Pastini, di Benevento, una casa di due membri in città, nella parrocchia di S. Lorenzo, con facoltà di affrancarla con una possessione in Benevento o nel suo territorio, «vineis et domibus dumtaxat exceptis», del valore annuo di 15 carlini, e frattanto corrispondendo ugualmente 15 carlini di censo annuo (XXV, 40)


4950.
1547, novembre 22 (in: 1550, novembre 12)
Napoli
Avendo il magni%uFB01co Giovanni Francesco Puderico, di Napoli, chiesto nella Gran Curia che si proclamasse per bando pubblico «per loca solita et consueta» che nessuno osasse metter mano sui suoi beni, Alfonso d’Aragona Piccolomini concede quanto è stato domandato1)

1) Il D’Addosio (Sommario, p. 157) ci riferisce il seguente doc. dell’archivio della SS. Annunziata di Napoli: «Anno 1547. Pensione annua al clerico Fabrizio Muscettola. Bolla di Paolo 3°, data 4° nonas dec. 1547, con cui accorda a Fabrizio Muscettola di anni 12, clerico napoletano, una pensione di ducati 166 d”oro di Camera sulle rendite del Monistero di Montevergine, annesso all’Annunziata»; ibid.: «Anno 1547. Idem per Cesare Muscettola. Altra simile Bolla di pari data, per identica pensione a favore di Cesare Muscettola, sulle rendite di Montevergine»

4951.
1548, gennaio 28, ind. VI – Regnanti Carlo imper. e Giovanna d’Aragona a. 33 di Sicilia
Roccabascerana
Antonio Viterno, di Roccabascerana, pubbl. not.
Berardino Bostillo, giudice
Avendo Cito Bartolomeo, f. di Giovanni Prencipe, di Roccabascerana, contratto matrimonio con Cita Felice, %uFB01glia del q. Matteo Guerriero, pure di Roccabascerana, nella chiesa di S. Leonardo in quel paese, in considerazione di tale matrimonio furono assegnate a Cita come doti 2 once di beni ereditari, avuti dal padre, il q. Matteo Guerriero. Cito Bartolomeo si dichiarò contento di quanto gli fu dato e s’impegnò a ben custodire quelle doti e restituirle in caso che il vincolo si sciogliesse (CIV, 31)


4952.
1548, febbraio 14, ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 33
Formicola
Ludovico de Paschalibus, di Formicola, pubbl. not.
Giovanni de Ysa, di Formicola, giudice annuale
Si riporta uno strumento dell’8 gennaio 1530 (riferito, Reg. 4757) (XLV, 56)


4953.
1548, febbraio 26, ind. VI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 38 di Sicilia
Candida
Stefano de Elena, pubbl. not.
Giovanni de Palacio, di Candida, giudice annuale ivi
Antonio de Cercio, di Candida, – come procuratore dell’Università e degli uomini di quella terra, come appare da uno strumento di procura del 24 febbraio 1548 -, e fra Berardino Ungaro, di Candida, priore di S. Maria di M.V., agente a nome di questo monastero e della cappella di S. Sebastiano, eretta in quel monastero in Candida, asseriscono che, essendo sorta fra loro una lite, in quanto l’Università pretendeva che tutti i beni comprati dal suddetto priore, sia a nome suo che a nome del priorato e della cappella di S. Sebastiano, dovevano «accatastarsi et poni in collectio», come gli altri beni dei cittadini di Candida, mentre il priore sosteneva che tali contratti erano esenti, e non volendo più oltre le parti litigare fra loro, si accordano in quanto segue: i beni comprati %uFB01no al 31 maggio 1547 si dichiaravano esenti a differenza di quelli comprati dopo quella data (Cand. V, 14)


4954.
1548, marzo 11, ind. VI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 30 dei loro regni e a. 8 dell’impero di Carlo
Ospedaletto
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Francesco de Milano, di Ospedaletto, giudice annuale
Colonna de Paolo, col consenso di suo marito Giovanni Battista «de lo Barberi», vende ad Antonio de Oliviero un cellaro in Ospedaletto, nel luogo detto «Dentro la Terra», per 2 ducati e mezzo di carlini d’argento (CXX, 84)


4955.
1548, aprile 13 – Paolo Pp. III a. 13 (in: 1548, ottobre 25)
Roma
Il Sommo Pontefice incarica il vesc. di Capri, dimorante in Napoli, e il vicario dell’arcivesc. di Napoli, o insieme o uno di loro, di mandare in esecuzione una supplica del cardinale B. Guidiccione (in II, 66)


4956.
1548, aprile 21, ind. VI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 33 di Sicilia
Montefusco
Gabriele de Foricellis, di Montefusco, pubbl. not.
Cipriano de Penta, di Montefusco, giudice.
Si riporta in forma pubblica uno strumento del 17 dicembre 1540 (riferito, Reg. 4872)

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4957.
1548, giugno 19, ind. VI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 33.
Napoli
Ferdinando Russo, di Napoli, pubbl. not.
Mercurio de Lagonissa, di Napoli, giudice regio a vita
Baldassarre Marratha, di Napoli, vesc. di Lesina e Sacrista dell’Annunziata di Napoli, e come tale luogotenente dell’ab. di M.V. del Monte, – riferendo che nel capitolo celebrato nel 1546 fra Masello Barone da Candida fu creato per 12 anni priore di S. Donato di Ascoli e che in quel priorato spese di proprio danaro 52 ducati, come appare da uno strumento del 1547, e che di questa elezione Masello ha interesse ad avere uno strumento pubblico -, ufficialmente dichiara che Masello Barone da Candida è stato eletto priore di S. Donato di Ascoli per 12 anni (XV, 12)


4958.
1548, agosto 7, ind. VI (in: 1566, marzo 8, ind. IX)
Ariano
Graziano Juffridella, di Ariano, pubbl. not.
Eusebio de Floro, giudice
Giacomo di Giovanni Coco, di Ariano, vende a fra Domenico Salvi, di Chiusano, priore di S. Benedetto in Ariano, una terza parte di una casa «solariata cum duobus solariis», nella città di Ariano, nella parrocchia di S. Silvestro, – mentre un’altra terza parte di quella casa era dello stesso priore, e la rimanente terza parte apparteneva ad Angelo, fratello del venditore -, per 12 ducati di carlini d’argento (in XIV, 69)


4959.
1548, ottobre 6, ind. VII (in: 1550, novembre 12)
Napoli
Alfonso d’Aragona dei Piccolomini, duca di Amalfi, sentenzia che il magni%uFB01co Giovanni Puderico sia mantenuto nel possesso del territorio e feudo di Novella, e che l’Università e gli uomini della baronia del Cilento e della terra di Castellabate si dovranno astenere dal recare qualsiasi danno


4960.
1548, ottobre 25, ind. VII – Paolo Pp. III a. 15
Napoli
Giovanni Matteo Venezia, pubbl. not. apostolico di Napoli
Si rende noto che vertendo una lite tra il vesc. di Ascoli e il priore di S. Donato in quella città, riguardo all’esenzione di quel monastero verginiano, il vesc. di Capri Leonardo de Magistris, dimorante in Napoli, emise sentenza a favore dell’esenzione delle case dipendenti da M.V. (II, 66)

***Copia cartacea del sec. XVII (II, 67-70).
***Altra copia cartacea, estratta dal not. Carlo Antonio Jacenna (II, 71-73)
***Altra copia cartacea, estratta dallo stesso not. (II, 75-77)

4961.
1548, novembre 29, ind. VII – Regnanti Carlo V d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 30 di Sicilia e a. 22 dell’impero
Mirabella
Benedetto de Bonopane, di Mirabella, pubbl. not.
Donato de Fabrizio, di Mirabella, giudice annuale ivi
Don Marzio de Tuccia, di Taurasi, vende a fra Dionisio de li Antici, del casale di Baiano, priore di San Nicola di Mirabella, grancia di M.V., agente a nome di M.V., una casa «solariatam coopertam scandolis» in Taurasi, e propriamente nel luogo detto «la via de la fontana», per 20 ducati (CXXI, 13)

***Altro esemplare con lievi varianti

4962.
1548, dicembre 10, ind. VII – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 19 dell’impero
Boiano
Paduano de Visca, di Boiano, pubbl. not.
Angelo Vulpone, di Boiano, giudice annuale
Pietro de Roberto, di San Massimo, vende a fra Sebastiano da Candida, priore di S. Maria del Vivario, un pezzo di terra seminativa, della capacità di circa 4 tomoli, nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto«le nucelle alias lo Cacchio», per il prezzo di 8 tarì (XXVIII, 139)


4963.
1548, dicembre 19, ind. VII – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona
Candida
Nicola de Ceccola, di Candida, pubbl. not.
Giovanni Felice de Rubillo, di Candida, giudice annuale ivi
Giovanni Picone, di Candida, vende a Nicola e a Giacomo de Ungaro un pezzo di terra arbustato e con viti, in territorio di Candida, e propriamente nel luogo detto «lo puczillo», per 6 ducati di carlini d’argent0 (Cand. IV, 3)


4964.
1548, dicembre 19, ind. VII – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 33 di Sicilia
Troia
Paolo de Rubeo, di Troia, pubbl. not.
Giulio de Allario, cittadino di Troia, giudice regio a vita
Il nobile Giacomo Saliceto, di Troia, essendo debitore verso il Padre Pirro Cindolo da Candida, priore di S. Bartolomeo in Troia, per la somma di ducati 91 e mezzo, non avendo al momento come soddisfare al debito, dà al monastero una casa con casalino («casaleno»), in Troia, nella parrocchia di S. Basilio (CXXIV, 67)1)

1) Il D’Addosio ci dà notizia di un doc. dell’Archivio dell’Annunziata di Napoli del 27 febbraio 1549, dal vol. XI, n. 409: «1549. Monitore per i detentori di beni e scritture di Montevergine e Tripergole. Bolla di Paolo 3°., data tertio kal. mar. 1549, che, sulla istanza de’ Governatori dell’Annunziata, dà incarico a Gio: Maria Rocho, Canonico capolitano, e ai Vicari dell’Arcivescovo di Napoli e del Vescovo di Avellino pel monitore contro i detentori di beni e scritture di Montevergine e di Tripergole» (Sommario, p. 158)

4965.
1549, aprile 10, ind. VII – Carlo V imper. a. 33 di Sicilia
Pannarano («in terra pandarani»)
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not.
Angelillo Testa, di Pannarano, giudice annuale
Il Padre Cesare Sasso, priore dell’Annunziata di Pietrastornina, concede per 29 anni a Pasquale de Alesio di Pannarano, una selva in territorio di Pannarono, nel luogo detto «la Rovaya», col potere di affrancarla con beni nelle stesse pertinenze e dal reddito annuo di 5 grana, e frattanto corrispondendo questo stesso censo (XCVIII, 22)


4966.
1549, aprile 10, ind. VII – Carlo V imper. a. 33 di Sicilia
Pannarano («in terra Pandarani»)
Cesare de Fusco, pubbl. not.
Angelo Testa, di Pannarano, giudice ivi
Fra Cesare Sasso, priore dell’Annunziata di Pietrastornina, concede per 29 anni «ad renovandum» a Bernardino Maurello e I al fratello di lui una selva in territorio di Pannarano, nel luogo detto «li Poti», per il censo annuo di 12 grana e mezzo, a Natale, e col potere di affrancarla con beni in uguale o migliore sito, dal reddito uguale (CI, 102)


4967.
1549, aprile 24, ind. VII – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna a. 33 di Sicilia a. 20 dell’impero
Napoli.
Giovanni Antonio Mal%uFB01tano, pubbl. not.
Annibale Bactimello, di Napoli, giudice
Enrico di Napoli, ab. della badia di S. Nicola della terra di Corsano, costituisce Ettore Yasello, di Ceppaloni, per esigere dall’onorevole uomo Nicola Fanato alias de Cola de Marco, della stessa terra di Corsano, 250 tomoli di grano e 15 tomoli e mezzo di orzo, dagli introiti e diritti di quell’abbazia (XXXVI, 82)


4968.
1549, maggio 2, (ind. omessa) – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 33 di Sicilia e 19 dell’impero
Liberato Lembo, di Castello, pubbl. not.
Angelo de Beumagna, di Castello, giudice
Minico de Carosello, di Castello, vende ad Antonio di Sabato de Mara, di Castello, un pezzo di terra di circa sei tomoli in territorio di Castello, nel luogo detto Fornaci, per il prezzo di 5 ducati e mezzo, e il reddito di un ottavo del terratico alla chiesa di Castello (Cast. 45)


4969.
1549, giugno 8, ind. VII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 20 dell’impero
Napoli
Giovanni Domenico de Maria, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Pietro Cannabario, di Napoli, giudice regio a vita
Il magnifico Francesco Maria Sifola, di Napoli, vende per 60 ducati a fra Barbato Ferrato, di Candida, procuratore di Berardino Ungaro, pure di Candida, priore del monastero di M.V. in questa terra, un territorio nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lle valle», già redditizio al monastero (Cand. VI, 23)


4970.
1549, giugno 9, ind. VII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 33 di Sicilia e 19 dell’impero
Montefusco
Berardino Cutillo, di Montefusco, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio
Giovanni Lorenzo Marano, di Apice, f. ed erede del q. Antonio Marano, pure di Apice, si accorda con Giovanni Cutillo e il %uFB01glio di lui riguardo al capitale da rimborsarsi e ai frutti maturati che gli provenivano da parte di suo padre, il quale venti anni prima aveva comprato per il prezzo di 100 ducati la terza parte dell’uf%uFB01cio di mastrodatti di Montefusco


4971.
1549, settembre 11 («III id. sept.») – Paolo Pp. III a. 14
Roma
Rainuccio, presb. cardinale del titolo di Sant’Angelo, a nome della Sede Apostolica, dietro richiesta di Dionisio de li Antici («Lantici»), di Baiano, monaco di M.V. del Monte, conferma con autorità apostolica quanto costui aveva domandato, e cioè l’unione della chiesa di S. Nicola con quella della B. Vergine Maria, in Mirabella, grancia di M.V. (II, 79)

***Copia cartacea di Guglielmo da Manocalzati (sec. XVII) (II, 80-81)

4972.
1549, settembre 27, ind. VIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 34
Napoli
Ferdinando Russo, di Napoli, pubbl. not.
Mercurio de Lagonissa, di Napoli, giudice regio a vita
Baldassarre Marratha, di Napoli, vesc. di Lesina e Sacrista dell’Annunziata di Napoli, e con ciò luogotenente dell’ab. di M.V., insieme coi Governatori dell’Annunziata, costituisce procuratore il P. Gregorio da Mercogliano, monaco di M.V., per assistere nella Curia arcivescovile di Benevento nella causa riguardante S. Pietro di Chiusano, grancia del monastero di S. Guglielmo del Goleto (XLVII, 113)


4973.
1550, gennaio 22, ind. VIII – Regnanti Carlo V d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 32 di Sicilia e 20 dell’impero
Taurasi
Giacomo de Luzio, di Montemiletto, pubbl. not.
Nicola Antonio de Mattiuccia, di Taurasi, giudice regio
Stefano de Cerullo, insieme con suo %uFB01glio Daniele, di Taurasi, vendono a fra Dionisio de li Antici, di Baiano, priore della chiesa di S. Nicola in Mirabella, un pezzo di terra seminativa con piante di querce e altri alberi fruttiferi, della capacità «in semine» di circa 7 tomoli, nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «lo pigno», per 30 ducati (GXXI, 14)


4974.
1550, febbraio 16, ind. VIII – Regnanti Carlo e Giovanna
Atripalda
Antonio de Galluciis, di Atripalda, pubbl. not.
Giovanni Antonio de Ruggieri, di Atripalda, giudice
Il nobile Giovanni Michele Titimallo, di Atripalda, vende al not. Antonio de Urreolis, pure di Atripalda, un nocelleto nel luogo detto Santo Ronzio, per il prezzo di 100 ducati, gravato di un censo di 3 carlini a Natale, da corrispondersi all’Infermeria di M.V. (XVI, 28)1)

1) Riportiamo questa notizia di un doc. dell’Archivio dell’Annunziata di Napoli (vol. XI, n. 414): «Anno 1550. Monitorio contro Vito Picardo per i beni di S. Pietro di Clusano. Monitorio emanato da Fabio Acoramboni, Uditore della Cancelleria Romana sotto il Ponti%uFB01cato di Giulio 3°., a 1°. marzo 1550, per Notar Benedetto Columberi di Lione, sulla istanza di Antonello Morra, monaco di Montevergine, contro Vito Picardi e altri per la intrusione nei beni di S. Pietro di Clusano, in Diocesi di Benevento» (D’addosio, Sommario, p. 160)

4975.
1550, marzo 18, ind. VIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 34 di Sicilia e 20 dell’impero
Castello
Pietro Ferreo, di Vico, pubbl. not.
Giulio de Curtis, giudice di Castello
Il magni%uFB01co don Giovanni, l’egregio not. Nicola e Aurelio Scopa, fratelli, di Castello, vendono all’egregio not. Donato Forlivio, a Renzo de Jannarone e a Pietro de Angelina, tutori testamentari dei %uFB01gli ed eredi del q. Gabriele de Tosa, agenti a nome di quei pupilli, 15 ducati annui, in perpetuo, da riscuotersi su una taverna con parecchi e diversi membri, fuori le mura di Castello, nel luogo detto «la Casa de Joannis Maria», insieme con una vigna ad essa congiunta, presso la strada pubblica che va «alle molena de Castello», – sui quali beni i venditori dichiarano di aver percepito ogni anno 40 ducati -, per il prezzo di 150 ducati (Cast. 54)


4976.
1550, luglio 31 («pridie kal. augusti») – Giulio Pp. III a. 1 (in: 1552, gennaio 15. Ind. X)
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce Giulio III, dietro richiesta e istanza dei Governatori dellAnnunziata di Napoli, incarica Leonardo Angrisano, canonico di Napoli, e il vicario generale dell’arcivesc. di Napoli, di fulminare scomunica contro quei %uFB01gli d’iniquità che detengono censi, beni, ecc., spettanti a M.V. del Monte (in II, 83)


4977.
1550, settembre 9, ind. IX – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 35 di Sicilia e 21 dell’impero
Oreto di M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Biagio Longo, giudice annuale di Mercogliano
Don Domenico Oliva, di Napoli, luogotenente «eletto» dell’ab. di M.V., insieme coi Maestri dell’Annunziata aggregano al priorato di S. Maria Maddalena in Salerno, della Congregazione di M.V., i fondachi e le botteghe che si trovavano in Salerno, %uFB01nché vivrà l’attuale priore fra Andrea Bruno da San Severino, sotto la pensione annua di 100 ducati, da corrispondersi da fra Andrea al monastero di M.V. e ai Maestri ed Economi dell’Annunziata alla %uFB01ne di settembre (CV, 1)


4978.
1550, settembre 9, ind. IX – Carlo re a. 34 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Vitaliano Riczio, di Pietrastornina, giudice annuale
Fra Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore dell’Annunziata in Pietrastornina, concede a Vitaliano Tortora («Turturus»), di Pietrastornina, agente a nome suo e di Fabio e Gian Luigi Tortora, suoi fratelli, una selva in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto « lo Pendino de Campapa», per 5 carlini di censo annuo (CI, 131)


4979.
1550, settembre 10, ind. IX – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 21 dell’impero
Oreto di M. V. del Monte
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. apostolico
Not. Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, invece di Grosso Longo, giudice annuale
Giovanni Domenico Oliva, di Napoli, sacrista dell’Annunziata, insieme coi Governatori dello stesso Ospedale, costituisce procuratore il P. Dionisio de li Antici, priore di S. Nicola di Mirabella, grancia di M.V., per la raccolta dei frutti di due territori seminativi e una vigna del monastero di S. Guglielmo del Goleto, che vengono assegnati allo stesso priorato di S. Nicola, per sostentamento dei religiosi e insieme per poter recuperare altri beni dello stesso monastero di S. Guglielmo (XLVII, 114)

***Copia autentica cartacea in transunto (XLVII, 115)

4980.
1550, settembre 15, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Benedetto Bonafede, di Mercogliano, giudice
Cicco de Montella, di Mercogliano, vende a Fiorentino Longo, pure di Mercogliano, un querceto nel luogo detto Acqua di Sapia, per 20 tomoli di grano (LXX, 48)


4981.
1550, settembre 21, ind. IX – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 35 di Sicilia
Ascoli di Puglia
Giovanni de Cotiis, di Ascoli, pubbl. not.
Andriano de Scatamutiis, di Ascoli, giudice regio a vita
A Fra Filippo de Auria, di San Severino, priore di S. Donato di Ascoli, affitta per 3 anni al nobile Prospero Barrile, di Ascoli, alcuni territori con orto e grotte, della capacità di 30 verzure, nelle pertinenze di Ascoli, nel luogo detto Santo Pietro de lo Piano, con tutto quello che conteneva, e fra l’altro con 7 buoi, apprezzati 70 ducati di carlini d’argento, per il canone annuo di 2 carri e mezzo di grano, da recare a metà agosto nel monastero, e mezzo carro d’orzo, e alla %uFB01ne restituire 7 buoi stimati ugualmente 70 ducati (XV, 11)


4982.
1550, novembre 2, ind. IX – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona a. 34 di Sicilia e 21 dell’impero
Tufo
Andrea Sessa, di Grotta Castagnara, pubbl. not.
Gabriele Grosso, di Tufo, giudice eletto
Michele de Roberto, di Tufo, vende a Nicola Ciarletta una vigna nelle pertinenze di Tufo, nel luogo detto «li ryani», presso i beni della chiesa di S. Maria di Tufo, per il prezzo di 5 ducati, e gravata di un censo di 15 grana alla Curia locale (CXXIV, 138)


4983.
1550, novembre 12 (ind. omessa)
Napoli
Alfonso d’Aragona Piccolomini, duca di Amal%uFB01, marchese di Capitanata e conte di Celano, maestro giustiziere del regno di Sicilia, rende noto che dalla Gran Corte della Vicaria fu emanato bando ad istanza del magni%uFB01co Giovanni Francesco Puderico, di Napoli, in data 22 novembre 1547 (riferito, Reg. 4950) che niuno ardisse «ne appede ne accavallo» entrare nei suoi beni «ne a fare legna verde ne secche ne a pascular animali de nesciuna sorte de di ne de notte ne cogliere frutti foglia ne altra sorti de herbe ne per ditte robe passare con carre ne senza carre» senza espressa licenza dello stesso Giovanni Francesco, sotto pena di 100 once d’oro; e in%uFB01ne si soggiungeva che se alcuno aveva dei diritti sui beni di cui nel bando, dovesse sporgere reclamo «infra termino de jorni cinque». Contro questi bandi comparve in seguito Giacomo Surrentino, procuratore della baronia del Cilento e dell’Università e degli uomini di Castellabate, per reclamare contro i pretesi diritti di Giovanni Francesco Puderico sul feudo di Novella nel Cilento, dicendo che quel feudo ab immemorabili apparteneva a quell’Università, con diritto «pasculandi aquandi et pernoctandi in territorio predicto cum eorum animalibus cuiuscumque generis», e che perciò essi dovevano conservare questi diritti: ,petizione che fu presentata ufficialmente il 13 gennaio 1548 a Napoli. Il 21 gennaio dello stesso anno a Napoli la Gran Curia della Vicaria decretò che %uFB01nché non fosse decisa la lite sui diritti dell’Università di Castellabate sul contestato feudo di Novella, l’Università di Castelabate e gli uomini della baronia del Cilento dovessero astenersi dall’« accedere ad aquandum pasculandum pernottandum lignandum transeundum… in dicto feudo novelle et eius territorio sine ordine et voluntate ipsius magni%uFB01ci Joannis Francisci… sub pena in banno alias expedito contenta». Finalmente si emise la sentenza giudiziale il 6 ottobre 1548, ind.VII (riferita, Reg. 4959). Tale sentenza venne noti%uFB01cata agli interessati. Il 12 ottobre 1548 a Napoli Marcantonio Piziolo appellò contro quella sentenza al Sacro Regio Consiglio. Ma il 16 ottobre seguente a Napoli, ad istanza del magnifico Giovanni Francesco Puderico, si mandò in esecuzione la sentenza «non obstante appellatione interposita», dando cauzione «de restituendo possessionem dicti feudi in casu retrattationis». Il doc. è stato steso nel palazzo della Gran Curia il 12 novembre 1550, a testimonianza e certezza di quanto sopra

N.B.-Sigillo aderente

4984.
1550, novembre 17 (ind. omessa) – Giulio Pp. III a. 1°
Napoli
Don Nicola Andrea «de Falconibus», sacrista dell°Annunziata di Napoli, luogotenente dell’ab. di M.V. e vicario generale di tutta la Congregazione di M.V., col consenso dei magnifici signori Maestri dell’Ospedale e di M.V., essendo vacante la chiesa parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo in Ospedaletto, per la rinunzia fattane dal sacerdote Amato de Silvestro, di Mercogliano, la cui prvvisione per antica e provata consuetudine spetta a M.V., elegge a quella chiesa arcipretale,con l’annessa cappella di S. Maria delle Grazie, costruita in quella stessa chiesa, il presb. don Rainaldo de Masello, di Ospedaletto, e gliene dà l’investitura «per birreti impositionem», a%uFB02idandogliene il governo e l’amministrazione1)

***A tergo della pergamena, sotto la data del 26,novembre. ind. IX.c’è lo strumento, rogato dal not. Simone Antonio Simeoni, per la presa di possesso
 
1) Nell’Archivio dell’Annunziata di Napoli (vol. XI, n. 413), c’è il seguente doc., così riassunto dal D’Addosio (Sommario, p. 160): «Anno 1550. Formola del giuramento alla S.a Sede prestato da Fabrizio Muscettola qual perpetuo Commendatario del Monistero di Montevergine del Monte, dell’ordine di S. Benedetto, in diocesi di Avellino»

4985.
1551, gennaio 7, ind. IX – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 35 di Sicilia
Atripalda
Polidoro de Ruggiero, di Atripalda, pubbl. not.
Liberato de Blasi, di Atripalda, giudice
Il nobile Vincenzo de Luca, di Atripalda, facendo testamento, ordina che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di M.V., alla quale lascia un suo bosco in territorio di Avellino, nel luogo detto «la machia de Yocculo», con l’obbligo di celebrare tante Messe quante ne comporta la rendita annuale di esso, e riserva il diritto di far legna, ecc. a suo fratello Francesco de Luca (XVIII, 51)


4986.
1551, gennaio 19 («XIV kal. febr.») – Giulio Pp. III a. 1
Roma
Il cardinale Giovanni Pietro Carafa, vesc. di Frascati (che si sottoscrive), attesta di aver ottenuto vivae vocis oraculo dal Sommo Ponte%uFB01ce Giulio Pp. III l’indulgenza plenaria e il pienissimo giubileo per tutti coloro che avessero visitata la Chiesa di M.V. del Monte nel giorno del Venerdì Santo di quell’anno soltanto, che cadeva il 27 marzo, recitando 5 Pater e altrettante Ave, e si fossero confessati o almeno avessero avuto il proposito di confessarsi (II, 101)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa

4987.
1551, febbraio 26, ind. IX – Giulio Pp. III a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Luca de Aquino, di Sant’Angelo a Scala, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede in perpetuo «titulo permutationis quocumque et in perpetuum» a Tommaso Bruno, di Benevento, un orto in città, della capacità «in semine» di circa un quarto, con potere di affrancarlo con beni in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dalla rendita annua di 7 carlini, e frattanto corrispondendo al monastero nella festa di S. Giacomo a luglio 6 carlini (XXV, 44)

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4988.
1551, marzo 11, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia
Sarno
Giovanni B. Odierna, di Sarno, pubbl. not.
Antonio de Normandia, di Sarno, giudice annuale
Pietro Cerrato, di Sarno, addiviene ad una convenzione con don Antonio Albarella e Giovanni Antonio Abignente, pure di Sarno, affrancandosi quattro parti di un arbusto nel luogo detto «alle Curti»
in territorio di Sarno, che egli teneva a censo dallo stesso Giovanni Antonio per l’annuo censo di un tarì d’argento, da corrispondersi l’otto settembre, e con diritto di poterselo affrancare, trasferendo questo tarì annuo su una sua terra « linceatam» campese e lavorativa, pure in territorio di Sarno, nel luogo detto Barracheta


4989.
1551, marzo 21, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 32 di Sicilia
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Eugenio Mazzarotto, di Mercogliano, giudice annuale, in luogo di Giovanni Pietro Ceccarella, giudice annuale
Il P. Giacomo Scardino, priore di S. Maria di Costantinopoli in Mercogliano, concede a Giovanni Antonio Bonafede, per 29 anni, una selva a Cerrito, per 12 carlini di censo annuo (LXII, 44)


4990.
1551, aprile 5, ind. IX – Giulio Pp. III a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Tommasino de Ambrosino, di San Severino, priore e vicario del monastero di M.V., col consenso della Comunità di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede «titulo permutationis» a Paci%uFB01co Marocta, di Benevento, un’isca, con alberi fruttiferi e infruttiferi, con palmento, pozzo in fabbrica, della capacità «in semine» di circa 5 tomoli, nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Santa Colombra, col potere di affrancarla «quandocumque» e in perpetuo, con altri beni in Benevento o nel suo territorio «vineis dumtaxat exceptis» dal reddito annuo di 13 carlini d’argento, e frattanto corrispondendo al monastero 12 carlini d’argento nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 46)


4991.
1551, giugno 15, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 35 di Sicilia e 21 dell’impero
Napoli
Scipione de Laurenza, di Napoli, pubbl. not.
Bartolomeo Ferdinando de iMirante, di Napoli, giudice regio a vita
Donna Lucrezia Spinello, di Napoli, contessa di Summonte, ved. vivente «iure franchorum et more magnatorum », conviene col «providus vir» Cesare Todisco, di Summonte, e, dietro preghiere di lui, trasferisce un censo di 25 grana, che erano ipotecate su una selva di castagni in territorio di Summonte nel luogo detto «la tenta», su una casa dello stesso Todisco, in tre membri, in Summonte, e propriamente nel luogo detto «a la varra», da corrispondersi a Natale (CXII, 62)


4992.
1551, luglio 24, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia
Apice
Eligio Fossa, di Apice, pubbl. not.
Giovanni Fossa, giudice annuale di Apice
Luigi Mosca, di Apice, con donazione irrevocabile inter vivos dona a suo %uFB01glio, il chier. Nicola Mosca, la terza parte dei seguenti beni mobili e stabili, che egli possedeva indivisi con Cesare Mosca, suo fratello, e con Giovanni Terenzio Mosca, suo nipote: una casa con due solari in Apice, nella parrocchia di S. Bartolomeo, una casa con membri superiori e inferiori, pure in Apice, nella parrocchia di S. Nicola, un oliveto nel luogo detto Calvano, un altro oliveto, con soli 5 olivi, nello stesso luogo, un altro oliveto nel luogo detto propriamente«a la toppa», una terra della capacità «in semine» di circa 14 tomoli, nel suddetto luogo di Calvano, una vigna con una casa nel luogo detto Santa Maria de la diveta, 100 maiali (sempre la terza parte) «utriusque sexus infra magnos et parvos», un,orto nel luogo detto «lo pontecello», 10 buoi (sempre la terza parte!) per arare, cinque (muli, e cioè due femmine e tre maschi: donazione fatta con la condizione che Nicola sia tenuto a dare alle due sorelle carnali, Gaudina e Consula, 5 once di carlini d’argento e il corredo secondo l’usanza di Apice


4993.
1551, agosto 15, ind. IX – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia e 22 dell’impero
M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Pietro Ceccarella, di Mercogliano, invece del nobile Giacomo Bianco («Albi») pure di
Mercogliano, giudice annuale Cesare ed Argentino de Todisco, di Summonte, fratelli, vendono a fra Leonardo de Martino, di Prata, oblato («offerto») di M.V., una selva di castagni nelle pertinenze di Summonte, nel luogo detto «la tenta», redditizia alla cotessa di Summonte, donna Lucrezia Spinella, in 25 grana all’anno, ma che in quest’occasione è resa libera e franca da quel censo dalla stessa contessa, per il prezzo di 80 ducati. Dopo la morte di fra Leonardo la selva passerà a M.V. (CXII, 61)


4994.
1551, agosto 31, ind. IX
Pietrastornina
Cesare de Mobilia, di Pietrastornina, pubbl. not.
Giovanni Pietro Forca, giudice annuale
Floribella Vivenella, di Pietrastornina, col consenso di suo marito Pietro Vitillo, dona a fra Cesare Sasso, priore di S. Maria delle Grazie,grancia di M.V., un territorio lavorativo, di circa un tomolo, nel luogo detto Rastello (C, 65, 1° str.)


4995.
1551, settembre 24, ind. X – Giulio Pp. III a. 2
Benevento
Girolamo Maiale, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Mercurio de Pastoribus, di Benevento, mosso dai grati bene%uFB01ci ricevuti, dona a Teseo Conte («Cornite»), pure di Benevento, agente a nome e per parte di sua nipote Violante Conte («Comite»), una casa di due membri, di cui uno superiore e uno inferiore, in città, nella parrocchia di S. Lorenzo, e che egli teneva a censo per 29 anni dal monastero di S. Giacomo de Mascambronis per il censo annuo di 15 carlini nella festa di S. Giacomo e con la facoltà di poterla affrancare (XXIV, 191)


4996.
1551, novembre 5, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona
Frosolone
Antonio de Rentiis, di Frosolone, pubbl. not.
Graziano de Posta, giudice eletto al posto di Francesco de Ambrosio, giudice annuale
Il Padre Giacovello Sagese, di Mercogliano, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, conviene con Francesco de lo Cardinello, di Frosolone, tutore della figlia del q. Gentile de Pascaris, che per le due parti di casa, edi%uFB01cate nel territorio dell’Annunziata di Frosolone senza licenza di S. Maria del Vivario, debba corrispondere il censo annuo di 5 grana, e per questa volta 3 scudi d’oro (XLV, 116)


4997.
1551, novembre 8, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 23 dell’impero
Gesualdo
Giacomo de Luzio, di Montemiletto, pubbl. not.
Nicola Angelo Befaro, di Gesualdo, giudice
Modestino Peluso, di Avellino, vende a donna Sveva Caracciolo («Garacziola»), di Napoli, contessa di Conza, un pezzo di terra, in parte arbustato e in parte piantato a nocciuole, con due casette di legno, «coopertis scandolis», della capacità di circa dodici moggi, nelle pertinenze di Avellino e propriamente nel luogo detto«lo Toro», per 130 ducati (XVIII, 34)


4998.
1551, novembre 8, ind. X. – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 23 dell’impero
Gesualdo
Giacomo de Luzio, di Montemiletto, pubbl. not.
Nicola Angelo Befaro (e «Vefaro»), di Gesualdo, giudice regio
La signora donna Sveva Caracciolo (« Caracziola››), di Napoli, contessa di Conza, costituisce suo procuratore il signor Maczeo de Laudisiis, di Teora («Tegora»), perché si porti in Avellino a prender possesso di un territorio nelle pertinenze di questa città, nel luogo detto «lo Toro», che essa ha comprato da Modestino Peluso, di Avellino; e che poi, in suo nome lo doni alla chiesa di M.V., e propriamente alla cappella in essa eretta da fra Stefano Eremita, con la condizione che i Padri di M.V. siano tenuti a celebrare in quella cappella, dopo la sua morte, una Messa all’anno nella settimana che immediatamente precede o segue la festa di Tutti i Santi con un Ufficio, e %uFB01nché essa vivrà dovranno celebrare una Messa al giorno secondo le sue intenzioni (XVIII, 32)

 ***Duplicato originale (XVIII, 33)

4999.
1551, novembre 28, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 23 dell’impero
Avellino
Giacomo de Luzio, di Montemilctto, pubbl. not.
Maczeo de Laudisiis, in nome di donna Sveva Caracciolo, prende possesso di un territorio nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto «lo Toro», di circa 12 moggi (cfr. i due Regg. precedenti) (XVIII, 35)


5000.
1551, novembre 29, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 23 dell’impero
Montevergine
Giacomo de Luzio, di Montemiletto, pubbl. not.
Nicola de Mattiuccio, di Taurasi, giudice regio
Maczeo de Laudisiis in nome di donna Sveva Caracciolo, dona al monastero di M.V. il territorio di cui sopra (cfr. i tre Regg. precedenti) con le condizioni ivi contenute (XVIII, 36)


5001.
1551, dicembre 1°, ind. X («IX») – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia
Lapio
Giovanni Santo Zarrella, di Lapio, pubbl. not.
Pietro de Cora, giudice regio
Giovanni de Alfonso, di Lapio, vende a Federico de Costanzo, pure di Lapio, un pezzo di terra con vigna e con macchia campese e alcuni alberi fruttiferi della capacità di circa 10 tomoli, poco più poco meno, nelle pertinenze di Lapio, nel luogo detto «l’acqua Palata seu la valle», gravato di un censo di 7 grana all’anno, il giorno di S. Egidio a settembre, da corrispondersi alla Curia locale, e perciò da chiedersi il suo assenso -, per il prezzo di 30 ducati di carlini d’argento

N.B.-Pensiamo che il not. abbia qui usata l’Ind. romana

5002.
1551, dicembre 16, ind. X – Giulio Pp. III a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Da parte del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, si concede per 29 anni ad Antonio Jannotto, di Ceppaloni, un territorio di circa 8 tomoli, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Fratta, con la facoltà di poterlo affrancare con un possedimento in Ceppaloni, vineis dulntaxat exceptis», dal reddito annuo stimato 4 carlini e mezzo, e frattanto corrispondendo 4 carlini nel giorno di S. Giacomo a luglio; se nei primi 29 anni non si sarà effettuata l”affrancazione, avrà quel territorio con lo stesso censo per altri 29 anni soltanto (XXXVI, 36)


5003.
1551, dicembre 24, ind. X – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 35 di Sicilia
Sant’Angelo a Scala
Giovanni Donato de Angelo, di Sant’Angelo a Scala, pubbl. not.
Cesare de Fusco, di Sant’Angelo a Scala, giudice
Fra Simone Russillo, priore del monastero di S. Giacomo in Santo Angelo a Scala, cede a Cesare de Angelo, di Pietrastornina, erario del conte di Montoro, una selva di castagni nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto «a Festola», e in cambio riceve da lui un’altra selva nelle pertinenze di Sant’Angelo a Scala, nel luogo detto «la Tomma» (XIII, 48)


5004.
1552, gennaio 15, ind. X – Giulio Pp. III a. 2
Giacomo Carola, pubbl. not. apostolico
Scipione Rebida, vesc. di Mottola («Motulan.») e vicario generale di Giovanni Pietro Carafa, vesc. di Frascati, cardinale arcivesc. di Napoli, in forza di autorizzazione ponti%uFB01cia (riferita, Reg. 4976), fulmina scomunica contro gli ingiusti detentori di censi, stabili, scritture, ecc. spettanti al monastero di M.V. (II, 83)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa, in parte mancante

5005.
1552, gennaio 17, ind. X – Carlo V imper. a. 36 di Sicilia
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not. regio e apostolico
Giovanni Antonio Soldo, di Pietrastornina, giudice annuale
Fra Cesare Sasso, monaco di M.V. e priore dell’Annunziata di Pietrastornina, riconcede per 29 anni «ad renovandum», a Gentilesca Cafassa, madre e tutrice di Antonio Riczio, suo figlio, una terra di circa 4 tomoli «in semine», in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto Pedata e in cui è stata recentemente piantata una vigna, per 21 grana all’anno a Natale, con potere di affrancarla (CI, 181) ‘

***Duplicato originale (CI, 182)

5006.
1552, gennaio 27, ind. X – Giulio Pp. III a. 2
Montevergine
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. apostolico
Il monastero di M.V. concede al signor Vincenzo de Salvio, di Mercogliano, e al fratello Giovanni Pietro de Salvio, la cappella dell’Annunziata nel monastero di M. V., congiunta con la cappella volgarmente detta «la cappella de lo heremita» dalla parte superiore di questa cappella, con la facoltà di edi%uFB01care per ornamento della stessa cappella a loro piacere, alla condizione che corrispondano al monastero 2 ducati, inclusi gli 11 carlini, lasciati in legato dai loro genitori, da corrispondersi in perpetuo a Natale (LXXV, 270)


5007.
1552, gennaio 31 (ind. omessa) – Carlo V imper. a. (omesso)
Pozzuoli
Don Pietro de Toledo, marchese di Villafranca, viceré di Carlo V imper., concede all’Università di Cervinara di poter fare il mercato nel giorno di venerdì di ciascuna settimana nel luogo detto Trescone, allo stesso modo come prima potevano farlo di sabato, con le solite prerogative, ecc. e senza pregiudizio della Corte e dei vicini (X, 55)


5008.
1552, luglio 10 – Giulio Pp. (III) a. 3.
Roma
Dietro richiesta di fra Giacomo Scardino, priore di S. Maria di Costantinopoli, «alias la Annuntiata», in Mercogliano, il Sommo Ponte%uFB01ce ingiunge all’arciprete di S. Pietro di Mercogliano di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di quel priorato, in particolare per quel che successe nel 1527 e 1528, quando di giorno e di notte, entrando e uscendo dal monastero, dei %uFB01gli di iniquità portarono via danaro, beni mobili e immobili, documenti, e altre scritture pubbliche e private, e nel 1550 quando tagliarono viti e alberi fruttiferi dai beni vigne, orti e possessioni del priorato, e«lignamina petras ferramenta ac alias res et bona asportando et quendam hortum caulis et forsan aliis herbis plenum… damni%uFB01cando» (II, 89)


5009.
1552, settembre 4, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. «trigesimo…» (e poi spazio bianco)
Nel monastero di Casamarciano, in territorio di Nola
Ferdinando Russo, di Nola, pubbl. not.
Girolamo de Abundo, di Nola, giudice annuale
Don Giovanni Francesco, di Napoli, sacrista dell’Annunziata e luogotenente dell’abate di M.V., procede a una transazione con tutta la Congregazione di M.V., che si obbliga a pagare 700 ducati all’anno, pur di avere completamente libera l’amministrazione dei suoi beni (LXXIX, 14.3)

 ***Il giorno 7 settembre dello stesso anno c’è da parte di M.V. la rati%uFB01ca dello strumento. Questo secondo strumento è incollato al precedente, in modo da risultarne come una sola grandissima pergamena

5010.
1552, settembre 15, ind. X – Regnanti Carlo V d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 35
Montefusco
Ambrogio Salzano, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio, al posto del q. Cipriano de Penta, di Montefusco,
giudice
Vincenzo de lo Monaco, del casale di San Martino del Feudo di M.V., procede a una permuta con don Alfonso Mazarocta, monaco di M.V. e con fra Giovanni da Pietrastornina, priore di S. Leonardo di Montefusco, grancia di M.V., dando un oliveto nel casale di Santa Maria Ingrisone, nel luogo detto «la Corte», e ricevendo tre pezzi di terra seminativa nelle pertinenze di San Giovanni, nel luogo detto «la padula de Marcho» (LXXXIII, 120)


5011.
1552, novembre 25 («VII kal. decembris») – Giulio Pp. III a. 3
Roma
Dietro petizione del vicario e della Comunità di M.V. «de Sacro Monte», il Sommo Ponte%uFB01ce ingiunge a Luciano Roppulo e a Giovanni Maria Rocco, canonici napoletani, e al vicario generale dell’arcivesc. di Napoli, di fulminare scomunica, qualora i detentori di censi, frutti, redditi, proventi, terre, case, possessioni, vigne, prati, pascoli, selve, peschiere, stagni d’acqua, grano, orzo, cera, olio, lana, oro, argento, danaro, ed altro, come scritture, ecc., spettanti a M.V., particolarmente per gli spogli dei monaci per le doti da essi date al tempo della professione, e per qualunque altro titolo, non restituiranno quei beni (II, 91)

 ***Copia in un doc. del 22 dicembre 1552 (II, 102)
 ***Exequatur originale cartaceo, il 16 dicembre 1552, dietro richiesta di poter eseguire il doc. ponti%uFB01cio «saltem quoad revelationem»; e si risponde «Exequatur quoad revelationem tantum» (II, 90)

5012.
1552, dicembre 8, ind. … – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona
Candida
Luca Andrea de Elena, di Candida
Palermo Palacio, di Candida, giudice annuale
Fra Sebastiano Ferrato, di Candida, priore di M.V. di Candida, col consenso del Sacrista e dei Governatori dell’Annunziata di Napoli, data la sua estrema vecchiezza («propter eius senectutem immo decrepitam etatem»), costituisce suo procuratore suo fratello, il P. Andrea Ferrato, priore di Lauro, per l’amministrazione dei beni di quel priorato di Candida (XXX, 165)


5013.
1552, dicembre 22 – Giulio Pp. III a. 3
Giacomo Carola, pubbl. not.
Giovanni Maria Rocco, manda in esecuzione una bolla di Giulio Pp. III, del 25 novembre 1552 (riferita, Reg. 5011) (II, 102)


5014.
1553, gennaio 4, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Apice
Francesco Antonio Fossa, di Apice, pubbl. not.
Giacomo Angelo Pagliusio, giudice annuale di Apice
Il nobile Giovanni Lorenzo Marano, di Apice, afferma che nel settembre del precedente anno 1552, ricevette da don Gennaro a nome e per parte dell’Altare Maggiore della chiesa di S. Maria di Apice,«titulo permutationis et affranchationis», un pezzo di terra lavorativa della capacità «in semine» di circa 6 moggi, nelle pertinenze «lo cubantis» nel luogo detto «la calcarola»; ora egli intende affrancarlo, cedendo su una casa nella parrocchia di S. Nicola un censo annuo di 6 carlini da corrispondersi il 1° settembre

***Altro esemplare

5015
1553, febbraio 8, ind. XI – Giulio Pp. III a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Giacomo de Falco, di San Severino, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede «titulo permutationis» per 29 anni a Luigi Russo («Rubeus»), cittadino e abitante in Benevento, una camera in città, nella parrocchia di S. Giacomo, con potere di affrancarla con una possessione libera in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exoeptis», del reddito annuo di 12 carlini dìargento, alla ragione di 10 grana per ogni carlino, e frattanto corrispondere 11 carlini all’anno, nella festa di S. Giacomo a luglio (XXV, 45)


5016.
1553, aprile 3, ind. XI – Begnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 38
Montella
Bernardino Collione, di Montella, pubbl. not.
Bernardino di Nicola Trivisano, di Montella, giudice annuale
Giulio Capobianco («Capialbus»), di Montella, asserisce che negli anni passati egli contrasse legittimo matrimonio con Porzia de Oliveriis, e che in considerazione di quel matrimonio gli furono promesse 50 once dal padre di lei, dottor Angelo de Oliveriis, di Bagnoli, ma che allora di fatto ricevette solo 12 once e mezza; ora avendo ricevuto il resto lascia piena quietanza per le doti ricevute (LXXXVI, 5 bis)


5017.
1553, aprile 11, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia e 25 dell’impero
Carife
Fabio de Petrillo, di Carife, pubbl. not.
Salvatore de lo Magistro, di Carife, giudice
Il maestro Luigi Sorrentino, di Carife, vende a Marco de Rogirella, di Carife, un censo annuo di 13 carlini, in perpetuo, da riscuotersi su una vigna, vitata e arbustata, nelle pertinenze e territorio di Carife, e propriamente nel luogo detto «la petrara», per il prezzo di 14 ducati di carlini d’argento (Cast. 55)

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5018.
1553, aprile 23, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 38 dei loro regni
Carife
Fabio de Petrillo, di Carife, pubbl. not.
Giovanni de Lanzagallo, giudice
Il chier. Aurelio Scopa, di Castello, vende a Marco de Rogirella, di Carife, per il prezzo di 100 ducati di carlini d’argento, da riscuotersi sui primi frutti di una taverna in più membri superiori e inferiori, in territorio di Carife, e propriamente nel luogo detto «lo piano de Joanne Maria» (Cast. 56)


5019.
1553, maggio 13 («III id. maji») – Giulio Pp. III
Roma
Dietro petizione di Giovanni Antonio, Giovanni Tommaso e Stefano de Ungaro, laici della diocesi di Avellino, – secondo cui una volta il q. Antonio de Ungaro nel suo ultimo testamento ordinò si istituisse una cappellania sotto il titolo di S. Sebastiano nella chiesa di S. Maria di M.V. di Candida, fatta fondare dal q. Berardino de Ungaro, priore di quella chiesa, e da Giovanni Battista de Ungaro, laico, istituiti suoi esecutori testamentari, e sottomessa all’ab. pro tempore di M.V. di Candida, da cui dipende, a tenore del testamento del suddetto q. Antonio de Ungaro: cappella che fra Antonio Pandella, vesc. di Lesina, che allora presiedeva a M.V. come sacrista dell’Annunziata di Napoli, dietro istanze degli stessi Berardino e Giovanni Battista de Ungaro, permise si erigesse in titolo di perpetuo bene%uFB01cio ecclesiastico e diede licenza che si celebrassero dai monaci di quel monastero le Messe in suffragio della famiglia dell’Ungaro, secondo le intenzioni dei testatori, e concesse lo ius patronatus et presentandi ai medesimi Berardino e Giovanni Battista e ai loro eredi maschi – , il Sommo Ponte%uFB01ce corrobora con l’autorità apostolica quanto è stato disposto per lo jus patronatus et presentandi nella cappella di S. Sebastiano di Candida (Cand. V, 10)

N.B.-Bolla plumbea pendente

5020.
1553, agosto 18, ind. XI – Giulio Pp. III a. 4
Roma
Francesco Alberico de Racanelo, proton. apostolico
Già altra volta, ad istanza di Sebastiano de Gratianis, vesc. di Vico, fu fatto ammonire Francesco de Leo, vesc. di Vico. perchè, sotto pena di sospensione a divinis, corrispondesse allo stesso Sebastiano una pensione annua di 200 scudi d’oro sui frutti della mensa vescovile di Vico, assegnatigli dalla Santa Sede; ora, essendo passate inutilmente tre ammonizioni, si dichiara il suddetto Francesco de Leo sospeso a divinis, con aggravazione e riaggravazione, %uFB01no all’invocazione dell’aiuto del braccio secolare sui beni suoi (Cast. 5)


5021.
1553, agosto 27 («VI kal. sept») – Giulio Pp. (III) a. 4
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce accogliendo la petizione presentatagli da Tommaso de Amerusis, Barbato Ferrato, Sebastiano Ferrato, Giacomo Scardino, Angelo Bevilacqua e Alfonso Mazarotta, priori della congregazione di M.V., e da parte di M.V. e dell’Ospedale dell’Annunziata di Napoli, corrobora con la sua autorità apostolica, che quei priori, «attentis meritis bonoque regimine», non siano molestati nel governo dei loro priorati, «salvo Sedis Apostolice beneplacito», nonostante il decreto dell’ultimo Capitolo secondo il quale tutti i priori dipendenti da M.V. «ultra biennium», potevano essere amossi devolvendo a beneficio del Monastero e dell’Ospedale dell’Annunziata gli aumenti («augmenta») fatti in quei priorati dagli stessi priori (II, 92)


5022.
1553, settembre 18, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 36 di Sicilia
Lapio
Ruggiero de Rogeriis, di Lapio, pubbl. not.
Pietro de Ceza, giudice regio
Si trascrive in pubblica forma uno strumento del 14 aprile 1540, ind. XIII (riferito, Reg. 4861) (Cand. VI, 25)


5023.
1553, novembre 9, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 37
Ariano
Valerio Teutonico, di Ariano, pubbl. not.
Federico de Abbate Angelo, di Ariano, giudice regio
Fra Domenico Calvano da Chiusano, priore del monastero di S. Maria delle Grazie di Chiusano, in nome di questo monastero compra da Francesco Muscato, alias Giorgina, di Ariano, 17 carlini annui, per un capitale di 17 ducati, ipotecandoli su tutti i suoi beni (XIV, 83)


5024.
1553, novembre 10, ind. XII – Regnante Carlo V a. 37 di Sicilia
Ambrogio Testa, di Pannarano, pubbl. not.
Baldassarre Tosto, di Cervinara, giudice annuale ivi
Il P. Giambattista Simeone, di Cervinara, priore della cappella di S. Maria delle Grazie in Cervinara, concede a Gasparo Abate, di Pannarano, una selva nelle pertinenze di Pannarano, nel luogo detto «la Selva de Montevergene», per il censo annuo di 2 ducati e un tarì, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato, da corrispondersi a Natale, e colpotere di affrancarla (XCVIII, 23)


5025.
1553, novembre 12, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aagona a. 38 di Sicilia e 24
dell’impero
Carife
Salerno de Cicho, di Carife, pubbl. not.
Nicola Sbardella, di Carife, giudice
Domenico de Januario, di Carife, vende a Marco de Rogirella, di Carife, un censo annuo di 7 carlini d’argento dell’usuale moneta del Regno, da riscuotersi in perpetuo su una casa con annessi locali, in Carife, e propriamente nel luogo detto «la ripa», per il prezzo di 7 ducati (Cast. 57)


5026.
1553, novembre 18
Francesco Davalos de Aquino, marchese di Pescara, principe di Francavilla, principe «Montis herculis», marchese di Vasto, ecc., concede a Giovanni de Cotino, del casale di Lancusi, padre di 12 %uFB01gli, quelle immunità, franchigie ed esenzioni, di cui godono gli altri padri di 12 %uFB01gli (X, 64)

N.B.-La copia è stata estratta a Napoli il 2 marzo 1554 dal not. Nicola Coppola: «Exstracta est presens copia privilegii regie camere Summarie a quodam privilegio originali mihi infrascripto notario exhibito per venerabilem fratrem benedictum Cutinum %uFB01lium ut dixit supradicti Joannis Antonii et eidem restituto…facta collatione…salva semper meliori. Et in %uFB01dem ego notarius Nicolaus Coppula de Neapoli actorum Magister Magne Curie»

5027.
1553, dicembre 28, ind. XII
Montesarchio («Montis herculis»), nella chiesa di S. Angelo «a lo monte»
Don Manilio Carrara, di Montesarchio, pubbl. not. apostolico
Marco de Riczio, di Montesarchio, mostrata una bolla, emanata da Valerio Mirando, «dei et apostolice sedis gratia» arciprete della chiesa di S. Nicola in Montesarchio, diocesi di Benevento, con la quale gli si conferisce il bene%uFB01cio della chiesa di S. Angelo nelle pertinenze di Montesarchio, – perché appartiene a quell’arciprete la collazione di tutti i bene%uFB01ci con cura e senza cura di anime di quella terra -, ne prende possesso


5028.
1554 («1553»), gennaio 3, ind. XII – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 38 di Sicilia e 23 dell’impero
Afragola («in terra afragole, pertinent. neap.»)
Giovanni Antonio Guerra, di Napoli, pubbl. not.
Michele Carbone («Carbonus»), di Napoli, giudice
Vincenzo de Lisillo, di Afragola, si dichiara debitore verso Giovanni Barbato, «de villa casalis novi», per un mutuo di 15 ducati di carlini d’argento (Cast. 89)


5029.
1554, gennaio 30, ind. XII – Carlo V d’Austria imp. a. 38 di Sicilia e a. 34 dell’impero
Torella, in provincia di Principato Ultra
Bianchino de Carolis, di Torella, pubbl. not.
Girolamo Par.lis, di Torella, giudice regio a vita
Il signor don Domizio Caracciolo, di Napoli, utile signore di Torella, e la signora Lucrezia Arcella, sua consorte,«iure romano vivente», attestano innanzi tutto che il magnifico Giovanni Policastro, di Montefalcione, aveva prestato loro certe somme di danaro in volte diverse e in più tempi e giorni, e da essi le avevano restituite per diverse vie; anzi, fatti i conti, risultava Giovanni debitore verso i due coniugi e, avendo ora pagato, ne lasciano quietanza, «preter et reservato de annuis ducatis viginti sectem super gabella serici provincie calabrie olim venditis per predictam… dominam Lucretiam dicto magnifico Joanni pro ducatis tercentum verum cum pacto de retrovendendo». Con questa quietanza rimangono cassati tutti gli altri strumenti precedenti


5030.
1554, febbraio 16, ind. XII – Carlo d’Austria re a. 25
Ceppaloni
Giambattista de Simeonis, pubbl. not.
Michele Russo («Rubeus»), di Ceppaloni, giudice
Antonia Preziosa, %uFB01glia del q. Giovanni, di Ceppaloni, e moglie di Vincenzo Cuccaro, pure di Ceppaloni, vende e cede ad Antonio Prezioso tutti i diritti che aveva sopra l’eredità paterna, rinunziando ad ogni lite, ecc., per il prezzo di 7 ducati e un tarì (XXXVI, 64)


5031.
1554, marzo 11, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 24 dell’impero
Maddaloni
Vincenzo Corvo, di Maddaloni, pubbl. not.
Sebastiano Mazzone, giudice regio
Pietro Sataro e Pasquale Sataro, fratelli, vendono al signor Angelo de Enrico, di Caserta, un pezzo di terra nelle pertinenze di Limatola, nel luogo detto Isola grande, per 10 ducati di carlini d’argento, e salvo un censo annuo di 36 grana al monastero di M.V. in Maddaloni, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (L, 7)


5032.
1554, agosto 21, ind. XII – Don Carlo V re a. (omesso)
Sant’Angelo a Scala
Nicola Marianeo, di Montoro, pubbl. not.
Alfonso Pettorina, di Sant’Angelo a Scala, giudice eletto ai contratti
Troilo Sciarrillo, di Sant’Angelo a Scala, facendo testamento, stabilisce che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Giovanni in Sant’Angelo a Scala (XIII, 129)

 N.B.-Si noti un lungo brano in volgare per la descrizione delle disposizioni testamentarie

5033.
1554, settembre 20, ind. XIII – Giulio Pp. III a. 4
Benevento
Antonio de Cochilia, pubbl. not. apostolico
Tommaso Conturberio, vesc. di Penne e Atri, attesta che nei mesi precedenti il rev. ab. Gabriele Jencarella, canonico e primicerio minor della chiesa beneventana, gli donò con donazione inter vivos tutti i suoi beni mobili e stabili, presenti e futuri, dovunque esistenti; ora egli dona tali beni a Mario Jencarella e alla sorella Candida Jencarella, mosso a ciò dall’amore di Dio «et ex nonnullis aliis iustis et rationabilibus causis»1)

1) Stralciamo dal D’Addosio (Sommario, p. 162) questa notizia relativa a un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli, vol. XI, n. 420:« Anno 1555. Bene%uFB01cio di S.a Maria a Canna conferito a Francesco Aceto. Bolla di Paolo de Marinis, Presbitero napoletano, Sacrista dell’Ospedale dell’Annunziata e Luogotenente dell’abate di Montevergine, in data 8 luglio 1555, con la quale conferisce a Francesco Aceto, Prete di Napoli, il bene%uFB01cio seu Cappella di S.a Maria a Canna della Terra di Paterno, nella Diocesi Frequentina, vacato per la morte di Filippo Floreto di Acerno, quale grancia di S. Guglielmo del Gulito annesso a Montevergine»
 
N.B.-La pergamena è un po’ tagliata ai due lati

5034.
1554 («1555»), dicembre 31, ind. XIII – Giulio Pp. III a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Bicciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, dà il suo assenso affinché Paci%uFB01co Marocta, di Benevento, possa vendere a Marco Cacaro, cittadino beneventano, un’isca della capacità di circa 5 tomoli, con palmento e pozzo, nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Santa Colombra, per 36 ducati, e con l’onere di 6 tarì all’anno al monastero di S. Giacomo, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio, da cui il venditore la teneva a censo e al quale monastero per il quartirio si pagano 25 carlini (XXIV, 192)


5035.
1555, luglio 18, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 1
Striano
Giovanni Bernardino Odierna, pubbl. not.
Desio Molario, giudice
Vendendosi all’asta un pezzo di terra in parte lavorativo, in territorio di Striano, nel luogo detto «a la farricella», di proprietà di Liborio di Paulicio Pellegrino, di Striano, lo compra Paolo Odierna, per 4 once di carlini d’argento, come maggiore licitatore


5036.
1555, luglio 18, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 1
Striano
Giovanni Berardino Odierna, pubbl. not.
Giovanni Angelo Barbarolo, giudice
Nicola Anello Sparano, di Striano, vende a Paolo Odierna un pezzo di terra di 9 moggi e un terzo, in territorio di Striano, nel luogo detto «a la farricella», per 30 ducati di carlini d’argento1)

1) Nell’Archivio dell’Annunziata di Napoli, vol. XI, n. 421 abbiamo questo doc. così riferito dal D’addosio, Sommario, p. 162-163: «Anno 1555. Pensione al Cav. Giacomo Brusco sul Monastero di Montevergine. Trascrizione del Notaio apostolico Ciro de Romaulis, in data 22 luglio 1555, delle lettere di Papa Leone X, per la pensione di ducati 100 d’oro di Camera in pro del Rev.do Giacomo Brusco, Cavaliere di S. Giacomo di Spada, sul Monastero di Montevergine, intimate ai Maestri dell’Annunziata per Notar Basso, a 11 ottobre 1555, ad istanza del Rev. do Tommaso Tancredi clerico troiano, cui la pensione erasi ceduta dallo zio Brusco»

5037.
1555, luglio 31, ind. XIII (in: 1565, agosto 30. ind. VIII)
Mercogliano
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, pubbl. not.
Agiasio Longo, di Mercogliano, giudice annuale
Fiorentino Longo, facendo testamento, tra gli altri legati pii, stabilisce che il suo corpo sia sepolto a M.V., dove ordina si celebrino due XLI di Messe all’anno, per tre anni, nelle chiese della Trinità e di S. Salvatore in Mercogliano (in LV, 190)


5038.
1555, agosto 11, ind. XIII (in: 1574, aprile 1°. ind. II)
Castello
Liberato Lembo, di Castello, pubbl. not.
Donato de Rosa, giudice
Giovanni Pietro di Giammaria, di Castello, procede con Solemna, sua moglie, a una permuta, dando una casa con cellaro, nel luogo detto «la posta nova Mactei de lo vecchio», e una vigna nel luogo detto «le taverne de Joanne Maria», redditizia alla chiesa di Castello in 10 grana all’anno; e ricevendo da essa una taverna nel luogo detto «Soprani seu taberna de Joanne Maria», presso i beni di Angelo de Pocoglio. E siccome la taverna di Solemna valeva meno dei beni permutati, perciò essa promise una refusa di un certo canone annuo da corrispondersi l’8 settembre (in Cast. 87)


5039.
1555, settembre 9, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 1
Napoli, nel monastero dei Ss. Severino e Sossio
Giovanni Nicola Jugliecza, di Napoli, pubbl. not.
Marco Andrea Scoppa, di Napoli, giudice regio a vita
La Comunità del monastero dei Ss. Severino e Sossio dà il suo assenso alla concessione che Girolamo de Sangro, di Napoli, agente anche a nome di sua moglie Isabella Brancaccio («Branchazia»), ha ricevuto dal signor don Paolo Antonio Puderico, di un giardino con diversi alberi fruttiferi e con casa in più membri, inferiori e superiori, nel borgo detto Chiaia in Napoli, insieme con un pezzo di terra «vacuo» contiguo al giardino, murato dalla parte della piazza, per alcuni censi annui ascendenti alla somma di 42 ducati, 3 tarì e 17 grana, da corrispondersi il 15 agosto di ogni anno, ma salvo l’assenso del monastero dei Ss. Severino e Sossio, essendo tali beni redditizi a questo monastero


5040.
1555, settembre 23, ind. XIV – Filippo d’Austria re
Maddaloni
Taddeo Papa, di Maddaloni, pubbl. not.
Fabio de Abbente (e «Abente»), di Maddaloni, giudice regio
D. Minichello Maccario, di Avellino, priore di S. Maria Reale di Maddaloni, insieme con la sua Comunità, impartisce l’assenso alla compra di una terra, in territorio di Maddaloni, redditizia al monastero in 3 grana all’anno, che Giovanni di Benedetto Morrillo, di Maddaloni, ha fatto da Lucrezia de Nicodemo, pure di Maddaloni, e il monastero per l’assenso riceve 5 carlini (LI, 80)


5041.
1556, marzo 14, ind. XIV – Filippo re a. 2
Avellino
Ettore Festo, di Avellino, pubbl. not.
Massimo de Felice, di Avellino, giudice annuale
Cicco, liberato dal carcere, e Minico Pignataro, di Candida, agenti anche a nome dei loro fratelli carnali Terenzio e Virgilio, vendono a don Cicco Barone, pure di Candida, una terra con alcuni alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lle peze», presso la via pubblica, per 16 ducati di carlini d’argento, ma con l’onere di un censo di 15 grana all’anno al Collegio di quella terra e 10 grana all’anno alla Curia del Conte, e perciò salvo il loro assenso


5042.
1556, marzo 26, ind. XIV
Ospedaletto
Alfonso Sbardone, di Sant’Angelo a Scala, pubbl. not.
Intercetera del testamento di Alfonso de Cristiano, di Ospedaletto, nel quale, fra gli altri legati, lascia ad Alberico de Masiello, suo nipote, una selva di castagni, con casa, terra lavorativa e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto «la Tagliata», redditizio al monastero come si trova nell’Inventario del monastero, con obbligo di far cantare una Messa all’anno da venti frati di M.V., di bruciare 20 libbre di cera nel giorno del 2 luglio e nello stesso giorno dispensare 4 tomoli di pane, dei quali tre ai poveri e uno a quei venti frati di M.V., e in caso di inadempienza il monastero di M.V. potrà prendere possesso di quella selva e casa ecc. di cui sopra; lascia alla cappella di S. Maria delle Grazie una selva di castagni nel luogo detto «la Fontanella», con l’obbligo di una Messa cantata alla settimana, e in caso di inadempienza, dovrà succedere anche in questa selva il monastero di M.V., lascia a fra Giovanni Antonio di maestro Minico, di Ospedaletto,«uno orto con piedi di celsi, et altri frutti sito nel territorio di detta terra dove se dice al’orto de lo fosso, redditizio a M.V. in 2 grana e mezzo: e che detto fra Giovanni Antonio sia tenuto ogni anno imperpetuurn dire per l’anima di esso testatore una XLI Messa corrente; et a morte di detto fra Giovanni Antonio l’abbia da lasciare a chi parerà ad esso… con lo medesimo peso… et mancandose de dire detta 41 nello corrente anno imperpetuum, che in tal caso lo detto Monastero di M.V. s’abbia et possa pigliare de fatto detto orto, e dire detta XLI Messa l’anno per sua anima; item lassa… alla mensa et frati… in M.V. una sua casa de fabrica con uno parmento sito in detta terra et proprio dove se dice la fontana, quale rende ogn’anno grana dieci a detto Monastero de monte vergene… che li detti frati siano tenuti dire ogn’anno imperpetuum una XLI Messa corrente, per l’anirna d’esso testatore» (CXIV, 140)

N.B-Il presente doc. fu estratto dal not. Filippo Sbardone, di Ospedaletto
***Copia cartacea (CXIV, 130-137). Fede del testamento (CXIV, 138)

5043.
1556, aprile 20, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 2
Carife
Angelo Cordasco, di Carife, pubbl. not.
Giovanni de Pagnetta, di Carife, giudice ivi
Giovanni Pietro e Giovanni Luigi de Tosa, di Castello, fratelli, vendono a Marco de Rogirella, di Carife, 10 annui ducati, dei quindici ducati annui che essi riscuotevano su una taverna con vigna (cfr. Reg. 4975) (Cast. 58)


5044.
1556, aprile 30, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 2
Carife
Angelo Cordasco, di Carife, pubbl. not.
Nicola Sbardella, di Carife, giudice ivi
Lauro de Luparella, di Carife, vende a Marco de Rogirella (qui «Rugiurella»), di Carife, 14 carlini e 3 grana all’anno, che egli doveva riscuotere ogni anno, il giorno di S. Maria ad agosto, da diverse persone di Carife, su certi beni stabili «in burgo dicte terre» di Carife, per il prezzo di 14 ducati e 3 carlini (Cast. 59)


5045.
1556, settembre 9, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 2
Oreto di M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Antonio de Morra, di Mercogliano, giudice annuale
Fra Dionigi de li Antici, di Baiano, monaco di M.V. e priore del monastero di M.V. in Mirabella, dona a fra Barbato Ferrato, agente a nome di M.V., molti stabili da lui comprati nella terra di Taurasi, e cioè: un territorio seminativo con alcune piante fruttifere nel luogo detto «la piecca», redditizio in tre carlini all’anno alla chiesa di San Martino di Taurasi e in altri tre carlini all’arciprete di Taurasi, una terra seminativa, che egli tiene a titolo en%uFB01teutico «cum pacto de retrovendendo», nel luogo detto Cafato; un territorio seminativo nel luogo detto Santo Martino; un censo su certe case nello stesso castello; e un territorio seminativo nel suddetto castello, nel luogo detto Cosino. Il donatore però si riserva durante la sua vita l’usufrutto, e frattanto promette di corrispondere 12 ducati nella festa del Natale, e dopo la sua morte vuole che quei beni siano del monastero di M.V. «pro substentatione» del Noviziato di M.V. (CXXI, 9)


5046.
1556, novembre 29, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 2
Carife
Angelo Cordasco, di Carife, publ. not.
Marco Antonio de Joanbatto, di Carife, giudice
Giovanni Antonio de Tosa, di Castello, vende a Marco de Regirella (qui «Rugiurella»), di Carife, i cinque ducati annui che egli possiede ancora sulla taverna e la vigna in Castello (cfr. Reg. 5043) (Cast. 60)


5047.
1556, dicembre 8, ind. XV – Paolo Pp. IV a. 2
M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. regio e apostolico
Fra Leone da San Severino, decano, fra Guglielmo de Veteri da San Severino, cellerario, e parecchi altri monaci di M.V., agenti a nome di M.V., concedono a Nicola de Pietro, di Ospedaletto («de lo Spitalecto»), una casa con cortile e palmento («cum cortina et parmento»), in Ospedaletto, nel luogo detto «la Fontana», per 6 ducati all’anno (CXVII, 56)

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5048.
1556, (mese illeggibile) 27 (ind. illeggibile) – Filippo d’Austria re a. 2
Striano
Giovanni Bernardino Odierna, di Striano, pubbl. not.
Desio Molario, di Striano, giudice
Paolo Odierna, di Striano, in seguito alla compra di un pezzo di terra di 10 moggi meno un quarto, come da uno strumento dell’8 marzo 1555, venduto da Giovanni Lucrezia e Giovanni Nicola, %uFB01gli del q. Sebastiano de Plasso, nella misurazione del terreno ha riscontrato tre moggi in più, che un lodo arbitrale ha assegnato per compromesso a Giovanni Domenico, fratello di Giovanni Nicola, e questi acconsente alla suddetta vendita di questi altri tre moggi per il prezzo di 69 ducati di carlini d’argento, e rati%uFB01ca lo strumento precedente


5049.
1557, febbraio 2, ind. XV (in: 1576, dicembre 14. ind. V)
Candida
Luca Andrea Elena, di Candida, pubbl. not.
Pasqua Bona, di Candida, avendo come suoi diritti dotali una casa in comune con Marchisia, sua sorella, – casa redditizia alla chiesa d S. Maria di M.V. di Candida -, nel luogo detto «lo pescarello» in Candida, la permuta con una casa di Bartolomeo Fuccillo, pure in Candida, nel luogo detto Bafilo, anche essa iedditizia alla chiesa di M. V. in 4 Carlini, e con una vigna con alberi, che ha in comune coi fratelli, pure in territorio di Candida, nel luogo detto Cupoli (in Cand. IX, 13)


5050.
1557, febbraio 6, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Mugnano («in casale mognani»)
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Ottaviano Guerriero, di Mugnano, giudice
Giovanni Curalocio, di Mugnano, vende a Mercurio Calonico, dello stesso casale di Mugnano, una casa in questo casale, nel luogo detto «sopra la ecclesia», per 7 ducati


5051.
1557, marzo 12, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
M.V. del Monte
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Antonio Simeoni, di Mercogliano, al posto di Amato de Morra, giudice annuale
Viene rati%uFB01cato un precedente strumento del 12 febbraio precedente, rogato dal not. Giovanni Antonio Russo, di Napoli, contenente una convenzione o concordia tra il monastero di M.V. e don Domenico
Oliva, di Napoli, sacrista della SS. Annunziata di Napoli, il quale assegna alcune rendite per il mantenimento dei novizi e degli studenti e per la mensa dei Padri (LXXIX, 152)

***Duplicato (LXXIX, 153)

5052.
1557, aprile 4, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Castello
Angelo Cordasco, di Carife, pubbl. not.
Giulio de la Corte, di Aversa, abitante in Castello, giudice
Carlo de Giordano, di Castello, vende a fra Marco Antonio Simonetto, del Feudo di M.V., priore del monastero di S. Giovanni della Valle, dell’Ordine di M.V., costruito nelle pertinenze di Castello, agente per parte di questo monastero, un censo annuo di 8 carlini, da riscuotersi su una casa «solariata», con una bottega («apotheca»), nel Borgo di Castello, per il prezzo di 8 ducati di carlini d’argento (Cast. 61)


5053.
1557, aprile 4, ind. XV. – Filippo d’Austria re a. 2
Castelbaronia
Angelo Cordasco, di Carife, pubbl. not.
Giulio de la Corte, di Aversa, abitante in Castello, giudice regio
Giacomo de Betta, di Castello, vende a fra Marco Antonio Simonetto, del Feudo di M.V., dell’Ordine di M.V., priore di S. Giovanni della Valle presso Castello, 32 carlini all’anno, da riscuotersi l’8 settembre di ogni anno su una casa «solariata» in territorio di Castello, nel luogo detto «lle taverne», per il prezzo di 32 ducati di carlini d’argento (Cast. 62)


5054.
1557, aprile 24, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not.
Not. Cesare de Mabilia, di Pietrastornina, giudice regio ivi
Fra Donato da Pietrastornina, priore dell’Annunziata di questo castello, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento del 6 dicembre 1526 (riferito, Reg. 4719) (C, 124)


5055.
1557, aprile 24, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Pietrastornina
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not.
Cesare de Mabilia, giudice regio
Fra Donato Cafasso, di Pietrastornina, monaco di M.V. e priore della chiesa della SS. Annunziata di Pietrastornina, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento dell’8 novembre 1520 (riferito, Reg. 4672) (C, 125)


5056.
1557, aprile 24, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Pietrastornina.
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, pubbl. not.
Cesare de Mabilia, di Pietrastornina, giudice regio a vita
Fra Donato Cafasso, di Pietrastornina, priore dell’Annunziata di Pietrastornina, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento del 26 giugno 1519 (riferito, Reg. 4660) (CI, 7)


5057.
1557, maggio 12, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 2
Giovanni Antonio Russo, di Napoli, pubbl. not.
Ferdinando Russo, di Napoli, giudice regio a vita
I Maestri ed Economi dell’Annunziata di Napoli, avendo comprato dall’Università di Napoli 400 ducati annui di carlini d’argento sugli introiti annuali provenienti dalla gabella, però con patto «de retrovendendo quandocumque infra certum tempus», per il prezzo di 4000 ducati, d’accordo con fra Barbato Ferrato, Vicario di M.V. del Monte e agente a nome del Noviziato di M.V., confessano che 100 di quei ducati coi mille ducati del prezzo corrispondente, spettano al Noviziato di M.V., come risulta dai libri dei conti dell’Annunziata, nonostante che nello strumento della compra si dica diversamente, – si dica, cioè che tutta la somma era di denaro dell’Annunziata – ;perciò volendo essi rendere sicuro il Noviziato su quel capitale coi 100 ducati annui, si propongono di assegnare allo stesso Noviziato beni stabili del valore di 1000 ducati e della rendita annua di 100 ducati «absque pacto de retrovendendo» (LXXIX, 154)

 ***Copia informe cartacea (LXXIX, 155-162)

5058.
1557, maggio 29, ind. XV – Filippo d’Austria re a. «1»
Castelbaronia
Pomponio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Angelo de poco oglio, di Castello, giudice
Berardino di Angelo de Pasquale, di Castello, essendo debitore verso Domenico de Troyano, di Castello, già («olim») erario della Curia di Castello, in una certa quantità di frumento, a causa di affitto di un mulino appartenente alla Curia di Castello, – come da contratto del 22 dicembre 1555 che si trova presso gli Atti della stessa Curia -, e non avendo altro modo di saldare il debito, vende a fra Marco Antonio Simonetto, del Feudo di M.V., priore di S. Giovanni della Valle,presso Castello, per il prezzo di 20 ducati di carlini d’argento, 20 carlini annui, da riscuotersi l’8 settembre di ogni anno su due vigne dello stesso Berardino, vitate con alberi di olive e altri alberi, in territorio di Castello, delle quali una nel luogo detto «alli cirriferri», e l’altra presso i beni di Pietro di Angelo de Pasquale, suo fratello (Cast. 63)


5059.
1557, giugno 12, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Montevergine
Simone Antonio Simeoni di Mercogliano pubbl. not.
Cesare de Fusco, di Pietrastornina, giudice regio.
Altobello de Alessandro, di Capriglia («de Crapilia»), dona al monastero di M.V. una sua parte di bosco nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Scrofeta, con l’obbligo di una XLI di Messe all’anno, ed una Messa alla settimana per l’anima sua, nella cappella da erigersi a M.V. «tra la cappella de lo mandato et la cappella de la signora Marchese de Avellino», con diritto di sepoltura, ecc. (XVIII, 37)1)

 1) Il D’addosio, Sommario, p. 164, ci riferisce di un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli (vol. XI, n. 425):«Anno 1557. Conferimento al Rev.do Aceto dei bene%uFB01zi di S.a Maria Cervino e della Mulara. Bolla di Domenico Oliva, Sacrista della Chiesa dell’Annunziata e Luogotenente di Montevergine, in data 23 luglio 1557, che conferisce al Rev.do Francesco Aceto la Chiesa di S.a Maria de Cervino, in Andretta, e l’Abazia della Molara, in Diocesi di Conza, gi-angie di S. Guglielmo del Gulito, vacate per la morte di Fabrizio Muscettola»

5060.
1557, agosto 4, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 3
Cervinara
Baldassarre Tosto, di Cervinara, pubbl. not.
Antonio de Homine, di Cervinara, giudice «eletto»
Dietro richiesta di Bartolomeo Gervasio, tutore testamentario di Giovanni Domenico Gervasio, suo figlio, erede e nipote carnale del q. Giovanni Gervasio, di Cervinara, si riporta uno strumento dell’8 maggio 1543, rogato dal not. Renzo Finella, di Cervinara, col quale fra Giovanni Manfreda, di Mercogliano, priore di S. Maria delle Grazie di Cervinara, concede per 29 anni a Giovanni Francesco Gervasio un territorio di circa un tomolo e un quarto, nel luogo detto «lle compare», per 4 carlini e mezzo di censo annuo (XXXVII, 165)


5061.
1557, ottobre 14 («pridie idus Octobr.») – Paolo Pp. IV a. 3.
Roma
Il Sommo Pontefice con breve rivolto al decano o priore di M.V. corrobora con l’autorità apostolica quanto si era stabilito riguardo al noviziato di M.V. E cioè: dopo che si ebbe l’unione di M.V. con la SS. Annunziata di Napoli, parecchi censi, redditi e beni stabili furono donati al monastero di M.V. «seu illius mense capitulari ab abbatiali mensa… distincte» da parecchi fedeli con alcuni oneri, e i monaci di M.V. li ricevettero per le loro necessità, e ciò che loro superava oltre il vitto e il vestito «inter se dividere consueverant››; ma essendo ora il numero dei novizi e degli studenti ivi cresciuto a tal punto da non essere più suf%uFB01cienti i frutti che questi erano soliti percepire per il loro sostentamento, il Capitolo generale dell’Ordine, celebratosi l’8 settembre dell’anno ultimo scorso, come era suo dovere, dovette provvedere su ciò, e fra l’altro fu stabilito che metà di quegli introiti di quella Mensa venisse applicato ai Novizi per la loro sovvenzione e studio, e l’altra metà fosse dei monaci, e che tutto ciò che in futuro fosse stato dato in legati o in qualunque modo offerto e donato, andasse alla suddetta Mensa e ai monaci, senza che i Novizi potessero pretendere alcun diritto su questi ultimi beni. E nel caso che in futuro cessassero del tutto o in parte i Novizi, «omne et totum id quod supererat ex causa medietatis eorumdem introituum dicte Mense dictis Novitiis applicari et conservari in cassa dicte ecclesie annunciate ad opus et instantiam dictorum Novitiorum et studentium» di M.V. come deposito per comodità e utilità del Noviziato (II, 93)

 ***Copia in uno strumento del 17 novembre 1557 (in II, 94)

5062.
1557, novembre 17, ind. I – Paolo Pp. IV a. 3
Napoli
Giacomo Carola, di Napoli, pubbl. not. regio e apostolico
Per ordine di Giulio Pavesi, vesc. di Vieste e vicario generale di Alfonso Carrafa, cardinale del titolo di S. Nicola in Carcere, detto il Cardinale napoletano, arcivesc. di Napoli, si riporta il doc. precedente (II, 94)

N.B.-Fori per il sigillo di cera rossa pendente. Il vesc. di Vieste fa leggere pubblicamente il breve di Paolo IV del 14 ottobre 1557, «sedente pro tribunali»; letto questo doc. ponti%uFB01cio, dietro richiesta di don Giovanni Oliva, sacrista dell’Annunziata, e per parte dei Governatori dello stesso Ospedale, si fa redigere in forma pubblica una copia di quel breve, perchè tale copia faccia ferma fede
***Duplicato originale, con sigillo pendente di cera rossa in parte conservato (II, 95)

5063.
1557, novembre 26, ind. I – Paolo Pp. IV a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Francesco Piaivo, di Bergamo, abitante in Benevento, si affranca dal monastero di S. Giacomo de Mascambronibus un cellaro terraneo in Benevento, nella parrocchia di S. Giovanni de Commaria, che egli teneva «titulo permutationis», per il canone di 8 carlini, da corrispondersi nel giorno di S. Giacomo a luglio, cedendo a fra Giovanni Antonio Jandicolo, del Feudo di M. V., priore di quel monastero, e con l’assenso della sua Comunità, una casa in 4 membri, di cui due terranei e due superiori, «cum gaiso de fabrica», in Benevento, nella parrocchia di S. Leucio, casa che era già redditizia al monastero in 15 grana annue (XXIV, 184)


5064.
1558, gennaio 31, ind. I – Filippo d’Aragona re.
Nel casale di San Giorgio, nella montagna di Montefusco
Galante Trofa, pubbl. not.
Maestro Tommaso Trofa, del casale di San Giorgio, giudice ivi
Il maestro Lattanzio Gentile, del casale di Terranova, dona a Giovanni e a Santo, suoi %uFB01gli, tutti i suoi beni mobili e stabili, alla condizione che dividano quei beni con gli altri %uFB01gli che nasceranno dal suo matrimonio con sua moglie Imperia e dando le doti alle %uFB01glie che nasceranno dal legittimo matrimonio, allo stesso modo come vengono promesse alla altre donne della casa«et non aliter nec alio modo», e si riserva per se e per la moglie l’usufrutto dei beni; donazione che sarà revocata se i %uFB01gli si mostreranno disubbidienti (CXXI, 54)


5065.
1558, febbraio 23, ind. I – Filippo d’Austria re a. 5
Casale di Mugnano
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Vinciguerra de Montoro, del casale di Mugnano, giudice annuale
Il maestro Giacomo Catone, di Mugnano, dona al monastero di M.V., per mano del P. Pascarello Cecinello, di Mercogliano, una selva di castagni nelle pertinenze di Mugnano, nel luogo detto Vallone Scuro, con obbligo da parte dei monaci di venire in quel casale a celebrare, e alla sua morte seppellirlo a M.V. (LXXIII, 89)


5066.
1558, febbraio, ultimo giorno, ind. I – Filippo d’Austria re a. 5
Sarno
Giovanni Ferdinando Odierna, di Sarno, pubbl. not.
Francesco Salapeta, di Sarno, giudice regio a vita
Fra Vincenzo Russo («Rubeus»), priore della chiesa di S. Giovanni in Sarno, grancia di M.V. del Monte, fa aprire pubblicamente e mandare in esecuzione il testamento di Tommaso Albarella, redatto in forma privata il 25 febbraio 1558, ind. I, in Sarno, nella sua casa nel luogo detto « lo burgo», testamento chiuso e sigillato, segnato col segno della croce del testatore, e sottoscritto al posto del testatore dal fratello Vincenzo. In esso costituisce suo erede universale la Chiesa e il monastero di S. Giovanni di Sarno, grancia di M.V. del Monte, con l’obbligo di vendere tutti i suoi beni mobili e stabili e il prezzo che se ne ricaverà devolverlo nella costruzione e compra di una campana grande «da octo cantara in fuso, in qua dipingatur imago mea cum die mense et anno», che si deve porre sul campanile della chiesa di S. Giovanni; stabilisce poi altre condizioni per la sua sepoltura e i suoi suffragi


5067.
1558, marzo 8, ind. I – Filippo d’Austria re a. 4
Sant’Agata di Puglia
Pietro Nicola de Maffeis, di Sant’Agata, pubbl. not.
Giovanni Tommaso de Martiis, di Gravina, giudice regio a vita
Minicuccia di Giacomo di maestro Tommaso, di Sant’Agata, vende al P. Sebastiano Geremia, di Pannarano, priore del monastero di S. Pierro Ursatano, una casa con grotticella, casalino e cisterna, in Sant’Agata, nella parrocchia di S. Nicola, nel luogo detto «a lo Pirillo», per il prezzo di 25 ducati di carlini d’argento (XI, 56)


5068.
1558, marzo 28, ind. I – Filippo d’Austria re a. 4
Casale di Santa Maria Ingrisone
Antonio Cavaliere («Cavalerius»), di San Giorgio, pubbl. not.
Berardino Campana, giudice regio di Santa Maria «angrisonis»
Emilia Grifo, di Napoli, signora del casale di Santa Maria Ingrisone, facendo testamento, fra gli altri legati lascia al monastero di M.V. del Monte 3 moggi di grano all’anno, con l’obbligo di una XLI di Messe all’anno, e 20 carlini alla chiesa di S. Maria Ingrisone, per celebrazione di Ss. Messe, e 8 carlini per una Messa di S. Gregorio (LII, 74)


5069.
1558, aprile 20, ind. I – Paolo Pp. IV a. 3
Roma
Michele Galliardi, chier. di Torino, pubbl. not. apostolico
Don Federico Landolfo, di Altavilla, diocesi beneventana, costituisce suoi procuratori Simone Landolfo, suo nipote, la signora Antonia, madre dello stesso, Giovanni Andrea Villano e Carlo Chiatone, perché prendano possesso in nome suo di tutti i bene%uFB01ci che gli ha conferito il Sommo Ponte%uFB01ce (XII, 331)


5070.
1558, maggio 17, ind. I – Filippo re a. 5
Casale di Lentace
Galante Trofa, del casale di San Giorgio, pubbl. not.
Francesco de Matteo, di Lentace, giudice annuale
Donato Maglio, di Lentace, cede a Bartolomeo Maglio, pure di Lentaee, una selva nel luogo detto Castagneta, e in cambio riceve un campo con piante di olivi, nello stesso casale, nel luogo detto «la Cappella» (L, 2)


5071.
1558, (mese e ind. deleti) – Filippo d’Austria re a. …
Giovanni Antonio Russo, di Napoli, pubbl. not.
Ferdinando Russo, di Napoli, giudice regio a vita, ivi
Leonardo di Damiano Maturo, dona al monastero di M.V. due castagneti, dei quali uno in territorio di Summonte, nel luogo detto Tempa, e l’altro nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto San Giovanni (CXII, 18)

N.B.-Il doc. è in gran parte corroso e nel resto deleto

5072.
1558, luglio 23 («X kal. augusti») – Paolo Pp. IV a. 4
Roma
Essendo stato esposto alla Santa Sede, da parte di fra Barbato Ferrato di Candida, priore e vicario di M.V. del Monte, che altra volta Leonardo di Damiano Maturo, oblato «seu offertus» di M.V., donò due selve di castagni. di cui una «in submonte ubi dicitur le Tempa», e l’altra in territorio di Avellino, nel luogo detto San Giovanni, con la condizione che i priori e Vicari di M.V. nel Giovedì Santo dovessero fare il Mandato, come soleva fare egli stesso, Leonardo, e cioè dispensando in quel giorno fave e pane «vulgo dicte le panelle», confezionate secondo il solito, da distribuire a dodici poveri, e ai singoli distribuire ancora un pane di un rotolo e lavare ad essi i piedi e consegnare a ciascuno di loro un carlino per elemosina, mentre un altro carlino l’avrebbe ritenuto lo stesso vicario; e inoltre ogni anno, in perpetuo, era tenuto a comprare tanto panno bianco da confezionarne vesti per 13 ragazze povere da scegliersi a volontà dello stesso vicario, e da distribuire ugualmente ad esse fave e pane «more solito»: ora su tutto ciò si domanda il beneplacito apostolico, che viene concesso col presente rescritto di Rainuccio, presb. cardinale di Sant’Angelo (II, 96)


5073.
1558, agosto 7, ind. I – Filippo re a. 4
Sant’Agata di Puglia
Pietro Nicola de Maffeis, di Sant’Agata, pubbl. not.
Giovanni Tommaso de Martiis, di Gravina, giudice regio a vita
Gabriele de Bono vende a fra Sebastiano Geremia, di Pannarano («Pannerano»), priore del monastero di S. Pietro «Ursitano», un casalino scoperto, circondato di mura, nella città di Sant’Agata, nella parrocchia di S. Nicola, nel luogo detto « a lo Pirillo», per il prezzo di 14 ducati di carlini d’argento (XI, 57)


5074.
1558, agosto 27, ind. I – Filippo d’Austria re a. 5
Ceppaloni
Giambattista Simeoni, di Ceppaloni, pubbl. not.
Michele Russo, di Ceppaloni, giudice regio
Antonio Ciullo vende a Minutella Ciolla, pure di Ceppaloni, un pezzo di terra di circa mezzo tomolo, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Vignale, per 3 ducati di carlini d’argento (XXXVI, 65)


5075.
1558, settembre 5, ind. II – Paolo Pp. IV a. 4, Filippo d’Austria re a. 4
Cervinara, e propriamente nel casale «Pantanarii»
Baldassarre Tosto, di Cervinara, pubbl. not.
Pietro Simeone, di Cervinara, giudice eletto
Giovanni Battista Manfreda, priore del monastero di M.V. in Cervinara, concede per 29 anni a Berardino de Onofrio, «de casali forchie de arpadia», e ai suoi discendenti, escluse le donne e i chierici, un territorio arbustato e lavorativo, della capacità di 3 tomoli, nelle pertinenze del casale di Forchia d’Arpaia, nel luogo detto Casalichio, per il canone annuo di 2 grana, territorio che era devoluto al monastero per la morte di Nicola de Lorenzo (XIV, 167)


5076.
1558, settembre 18, ind. II – Filippo d’Austria re
Lapio
Ruggiero de Rogeriis, pubbl. not.
Pietro de Gocza, di Lapio, giudice
Il tutore testamentario di Giovanni Filippo e Santa, %uFB01gli del q. Giovanni del maestro Filippo, agente a nome di costoro, per sovvenire alle loro necessità, vende a Girolamo Zarrillo una selva con vigne in territorio di Lapio, per 10 ducati


5077.
1558, ottobre 21, ind. II – Filippo d’Austria re a. 5
Mercogliano
Eugenio Mazzarotto, di Mercogliano, pubbl. not.
Bartolomeo Forino, di Mercogliano, giudice annuale
Don Antonio e don Angelo Russo («de rubeo»), di Mercogliano, vendono a Ferdinando Cocuziello (e «Cocozello»), di Napoli, due pezzi di terra in Mercogliano, uno dei quali nel luogo detto «sopro lo orto de monte vergene», e l’altro, a castagneto, nel luogo detto Vesta, redditizi al monastero di M.V. il primo in 3 grana e mezzo e il secondo di 14 grana all’anno, per il prezzo di 40 ducati (LXIV, 57)

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5078.
1558, dicembre 1° («kal. dec.») – Paolo Pp. IV a. 4
Roma
Rainuzio, presb. cardinale di Sant’Angelo, scrivendo al vesc. di Ariano o al suo vicario generale e al primicerio della chiesa di Ariano, concede l’assenso apostolico alla sacrestia della cattedrale di Ariano, di poter dare a censo un territorio di 88 moggi «in semine», con fonte e un casalino diruto, nelle pertinenze di Ariano, nel luogo detto San Paolo (VII, 31)

N.B.-Fori per il sigillo pendente

5079.
1558 («1559»), dicembre 29, ind. II – Filippo d’Austria re a. 5
M.V. del Monte
Troiano Romano, di Summonte, pubbl. not
Nicola Faudiante, di Ospedaletto, giudice annuale ivi
Fra Barbato da Candida, priore e vicario di M.V., concede per 29 anni a Teseo de Simone, di Summonte, una selva di castagni in territorio di Summonte, nel luogo detto «la Montagna de lo Castellone», – acquistata dal monastero per il legato del q. Giovanni de Simone, di Summonte -, per 4 ducati all’anno, da corrispondersi a Natale, ma insieme gravata di un reddito annuo di 18 grana agli affittatori di M.V., pure il giorno di Natale (CXIII, 10)


5080.
1558, (mese, giorno e ind. omessi) – Filippo d’Austria re a. 4
Napoli
Giovanni Antonio Russo, di Napoli, pubbl. not.
Ferdinando Russo, di Napoli giudice a vita
Giovanni Domenico Oliva, di Napoli, Sacrista dell’Ospedale dell’Annunziata di Napoli e luogotenente dell’ab. di M.V. del Monte, costituisce suo procuratore fra Leonardo Rogerella, di Carinola, vice priore di S. Donato di Ascoli, per la vendita di un annuo reddito di 7 ducati di carlini d’argento, da percepirsi da diversi uomini e persone di Barletta («civitatis Barletti») su diverse terre, vigne e altri beni in questa città, e altri 16 carlini annui, ugualmente da percepirsi da diverse persone di Melfi, su alcune terre, vigne e case in questa città di Melfi, e ordina che il ricavato di questa vendita, sia convertito nella compra di altri beni stabili in Ascoli (XV, 13)


5081.
1559, maggio 9 («VII id. maji») – Paolo Pp. IV a. 4
Roma
Essendo stato proposto, da parte del vicario e della Comunità di M.V., alla Santa Sede, che per il buon governo di M.V., fra l’altro si era stabilito che i monaci professi dell’0rdine di M.V., presenti e futuri, perché fossero rimossi dal pensiero del lucro terreno, «sub pura privatione o%uFB02icii et bene%uFB01cii necnon vocis active et passive in Capitulo et Congregatione predictis», non potessero aprire «scholam seu ludum grammatices laicis quibusvis» e insegnare «litteras hurnanas» o insegnare e scrivere «sub quovis premio mercede aut quesito colore», ma avere solamente «ludum seu scholam» per i monaci «espresse professis» della Congregazione: ora si domanda che ciò venga approvato con autorità apostolica, il che viene ottenuto con questo doc. spedito a nome della Santa Sede da Raynuccio, presb. card. di Sant’Angelo (II, 97)


5082.
1559, maggio 15, ind. II – Filippo d’Austria re a. 5
Mirabella
Giovanni Tommaso de Aulo, di Mirabella, pubbl. not.
Marco Pasquale, di Gesualdo, al presente abitante in Mirabella, giudice regio
Il magni%uFB01co Ferdinando Guidaccio, chier. napoletano, ma al presente abitante in Mirabella, concede al nobile Berardino Milletto, di Mirabella, una casa in Mirabella, «alla piazza dello Principello», per il censo annuo di 13 carlini, nella festa di S. Francesco a ottobre, e colpotere di affrancarla sia per il reddito annuo che per la proprietà


5083.
1559, maggio 28. (ind. omessa) – Filippo re a. (omesso)
Napoli
Il cardinale Bartolomeo de la Cueva, luogotenente generale del Regno, dà il suo assenso «a la vendita facienda per lo mag.co Nardoluca frecza al mag.co Gioan francisco puderico de tutti li fochi de vassalli che lui tenesse in lo casale de S.to thodaro per preczo de ducati sessanta, et a la obligatione de li feudali per evictione in forma etc.» 1)

N. B.-Abbiamo riferito le stesse parole del regesto apposto in fondo alla perg.
1) Il Cangiani ci ha lasciato il regesto di una pergamena allora (1750) esistente nell’Archivio di M.V., ma che oggi si desidera:1559, giugno 6. – Istrumento del not. Giovanni Antonio Russo di Napoli: estratto dal not. Corrado Antignani di Napoli, Conservatore: col quale i Governatori d’A.G.P. di Napoli, in nome del Monastero di M.V. asseriscono aver preteso nel S. Consiglio da molti privati, nominati nel documento, il rilascito del Feudo detto Cervarulo, donato a detto Monastero di M.V. da Caterina Imperatrice e Ludovico suo %uFB01glio l’anno 1347 (cf. vol. IX, f. 74), non potendosi alienare, sito nella Montagna di Montefusco, in territorio del Casale di S. Giorgio, con%uFB01nante coi beni del Barone di S. Agnese, coi beni del Feudo di Calvi, presso i beni demaniali di Montefusco, i beni della Chiesa di S. So%uFB01a di Benevento, e due Valloni intorno: e con quest’Istrumento cedono a detta lite, e per l’opposto detti privati si obbligano a pagare a detto Monastero d’ogni cinque tomoli d’ogni frutto che si seminasse in detto Feudo, un tomolo a detto Monastero, e ciò oltre l’antica decima (era in XLIII, 119)

5084.
1559, luglio 24, ind. II (in: 1598, febbraio 12. ind. XI)
Castello
Giovanni Ermete Lombardo, di Castello, pubbl. not.
Angelo Pocoglio, di Castello, giudice
Fra Giulio da Montoro («Montis auri»), asserisce che negli anni scorsi fu stipulato un contratto tra il Rev. fra Simone de Luca, di Rocca Rainola, della provincia di Principato Citra, allora priore del monastero di S. Giovanni della Valle, presso Castello, e Giulio de Curtis, di Aversa, abitante in Castello, per la locazione di un pezzo di terra con alberi di querce, di circa due tomoli «ad mensuram parvam seu antiquam», in territorio di Castello, nel luogo detto «le scampate», per il canone annuo en%uFB01teutico di 10 carlini, da corrispondersi al monastero il 31 agosto (in Cast. 17)


5085.
(1512-1559, settembre 8)
Grazie chieste (e ottenute) da M.V. all’abate Commendatario e ai Maestri ed Economi dell’Annunziata di Napoli:
a) il 13 marzo 1512 al Cardinale Ludovico d’Aragona, perpetuo Commendatario del monastero:
1. che confermi le loro antiche consuetudini e osservanze, come ne sono in possesso al presente;
2. che si continui a tenere ogni anno il giorno della Natività della Madonna, il Capitolo della Congregazione nel monastero di M.V.;
3. che si degni ordinare «ex precepto» che non si concedino priorati e grancie della Congregazione di M.V. «per qualunque tempo ad alienigeni ne ad seculari sed solum a li assueti et nutriti in dicto Monasterio»;
4. che «tutti denari et spoglie de li Monaci et frati de dicta Congrecatione dopo loro morte habiano ad esser del dicto Monasterio et se habiano ad expendere et ponere singulis annis et vicibus che occurrerà in bene%uFB01cio et reparatione de dicto Monasterio», però col consenso del luogotenente;
5. che tutte le offerte ed elemosine che i fedeli recano a M.V. debbano essere del Monastero, e che si tenga ad ogni altare una cassetta «dove si posano li denari», con due chiavi, di cui una presso il luogotenente e l’altra presso il Priore, e nell’aprirla vi debbano essere presenti altri quattro religiosi, e i denari che vi troveranno li tenga il sacrista, che ne dovrà render conto al luogotenente ogni anno, come pure lo stesso sacrista dovrà rendere conto allo stesso luogotenente della cera, argenti, ecc. e ogni altra cosa: e questo viene concesso a condizione che si scelga come sacrista una persona «qualificata et sufficiens»;
6. che le grancie e i priorati si tengano dai monaci per tre anni continui «come è constume portandose quelli bene»;
7. che «li censi de li priorati che so(no) al presente non se habiano da alterare et augmentar per qualse voglia oblazione de altri frati ad tale che dicti priorati siano provisti de persone virtuose et aumenti necessari»: il che vien concesso a patto che i miglioramenti, gli aumenti e le reintegrazioni che si avranno in quei piorati «veniant in bene%uFB01cium commendatarii»;
b) dai Maestri dell’Annunziata di Napoli il 23 giugno 1516:1-7, come sopra
8. Siccome la Congregazione di M.V. è stata sempre governata da monaci della stessa Congregazione e che sempre un monaco è stato vicario «loco commendatarii in spiritualibus et temporalibus quale vicario sia persona quali%uFB01cata e da bene», e insieme quattro de%uFB01nitori con l’autorità «de li casi de conscientia et punire monaci… in iudicium et extra iudicium come è solito», e che si abbia a creare il priore di M.V. «et non se possano convenire li monaci per qualsevoglia causa in nullo altro loco excepto ibi in lo sacro Monasterio de Monte vergene ut solet»;
9. che i quattro deputati de%uFB01nitori, eletti dalla Congregazione, abbiano a comparire in ogni occorrenza,«tanto per lo Monasterio quanto per causa de li monaci et per ogni altra causa et respecto per tucto quello anno habiano auctorita omnimoda da parte de tucta la congregatione per evitare lle spese» e in questi si includa sempre il priore di M.V.;
10. che il priore di M. V. non abbia ad essere af%uFB01ttatore;
11. che i monaci pervenuti a decrepita età o invalidi per malattia, che siano provvisti di vitto e vestito secondo le loro necessità;
c) il 13 gennaio 1535, grazie chieste e ottenute da Monsignor di Lesina, come sacrista dell’Annunziata di Napoli, e perpetuo vicario diM.V., e dai Signori Maestri dello stesso Ospedale: grazie domandate dai monaci e dalla Congregazione di M.V. perché in quel monastero «se possa et debia in quillo più comodamente actendere al culto divino. Et presertim che dicto Monasterio sta sito in lo monte tanto subiecto ad patere ruina et danno per la tempesta del tempo de tante nive pioge et venti»;
1. che le spese occorrenti per la riparazione degli edi%uFB01ci del monastero ogni anno, si debbano fare dalle entrate «de dicto Monasterio seu del dicto ven.le hospitale seu per li af%uFB01ctaturi quali affictaranno lle intrate et boni de dicto Monasterio et de dicto hospitale»;
2. affinché si possano fare più comodamente. le riparazioni necessarie a M.V., ogni tre anni si faccia una calcara «almeno de tomola mille et cinquecento dandosi sul lo victo da li arrendatarii»;
3. che tutto o parte «del vestire quale tange a li predicti monachi» che vengano a morire nell’anno, debba essere del monastero, e spendersi nelle riparazioni «et non de altri per particulare o vero de li arrendatarij de dicto monasterio»;
4. che le spese per il vestire dei monaci si paghino l’otto settembre di ogni anno al tempo della celebrazione del Capitolo che si fa a M.V.; e si faccia tale pagamento «sencza excusatione et contradictione alchuna et de bona moneta ad tal dicti monachi non siano vexati et detratiati delle iuxte loro fatiche»;
5. che il fornimento necessario dovuto ai monaci, riguardante specialmente pane, vino «et tonnina», «se debia fare de cose bone et rrobe bone. Et sencza acqua al vino», e che il priore di M. V. insieme con la Congregazione debba e possa scegliere un monaco che intervenga al tempo di quel rifornimento di vitto, «et casu che se guastasse alchuna delle diete rrobe come sole occorrere fra lo anno se debia provedere de altre robe ad dicto victo acteso in dicto monasterio non se mangia in nulla stagione ne caso ne ove ne carne o altri lacticinij se non cose absolute quatragesimale»;
6. che oltre le suddette cose necessarie e occorrenti per il vitto dei monaci, date le necessità dei devoti che «vengono continuamente a la visitatione de nostra signora gloriosissima et de dicto monasterio», si provveda di « doe cantara de risi» all’anno, et uno cantaro et meczo de amendole, et doe cantara de vermecelli»;
7. che ogni anno si debba spendere per pesce fresco 20 ducati, oltre le spese del vitto più sopra elencate, ducati che debbono essere dati dagli arrendatari a rate mensili;
8. che si debba fornire il monastero di legna e di %uFB01eno «et pagare lo barberi et quilli che lavano li panni» dei monaci, ecc.;
9. che il cellerario di M. V. si possa scegliere dai monaci stessi al tempo del Capitolo annuale e non da altri, purché sia persona «idonea et sufficiente per tenere lo governo de dicto Monasterio»;
10. che confermino la grazia già fatta al monastero dal signor Cesare Minutolo di un reddito annuo di 3 carlini di una selva dell’Infermeria di M.V., nel luogo detto appunto Infermeria, in tenimento di Ospedaletto;
11. che al tempo del Capitolo che si tiene ogni anno a M.V. e in cui si elegge il Priore del monastero, si debba nello stesso tempo eleggere un tesoriere il quale abbia da tenere «tucte lle obventione oblatione et qualsivoglia helemosine et denari» che perverranno al monastero ogni anno, e un altro segretario o scrittore,«il quale delle cose predicte debia fare lucido et claro quinterno et annotamento et dare et tenere delle cose predicte come de li exiti se faranno con li debiti ordini del predicto priore», in modo che alla %uFB01ne dell’anno al Capitolo renderanno «claro et lucido cunto» a tutta la Congregazione, affinché il monastero non venga defraudato in cosa alcuna;
12. che «lo infermararo», che si trova nell’Infermeria, debba rendere conto ogni quattro mesi, ad evitare molti danni che potrebbero occorrere al monastero e alla Congregazione.
d) frammento di un’altra supplica presentata e approvata dai Maestri dell’Annunziata il 17 maggio 1538:
1. che si concedano ai monaci, oltre il solito vitto, «bucticelle tre de tonnina››, da consegnarsi una nella festa di S. Martino, e due «in la festa de pasca rosata», ogni anno;
2. che i monaci e diaconi, perché possano avere comodità di imparare le lettere «et altre virtù», non siano astretti « da qualsevoglia arrendatore che affictasse le intrate de dicto sacro monasterio ad carrecare ne ad condurre le legna bisognano per uso de dicto sacro monasterio»;
e) il 18 marzo 1558, i Maestri dell°Annunziata di Napoli, essendo aumentato il numero dei monaci, ritrovandosi al presente «più del solito numero venti novitii», ordinano che l’af%uFB01ttatore delle entrate del monastero somministri, oltre al solito quantitativo di vettovaglie, «mezzo cantaro di risi, mezzo de amendole et simile de vermicielli, et de pesce altri ducati dieci lo anno»
ƒ) il giorno 8 settembre 1559, i signori Maestri ed Economi dell’Annunziata, dietro richiesta del Vicario e della Comunità di M.V., «considerata l’austerità et mala qualità de cibbi, che de continuo si magniano in detto loco, per tal che habiano qualche recreatione et possano accarezzare con meglior modo li divoti quali di continuo là corrono», oltre la solita somministrazione di «pesce, risi, vermicielli et amendole», concedono ogni anno «dieci docati di pesce, mezo cantaro de risi et mezzo de vermicielli et mezzo di amendole, acciò con maggior fervore pregano per la felicità di quelle» (II, 27-37)


5086.
1559, settembre 17, ind. III – Filippo d’Austria re a. 4
Candida
Fabio Ferrato, pubbl. not.
Francesco Ferrato, giudice annuale di Candida
Altobello Barone e Cesare Barone, f. ed erede del q. Pietro Barone, di San Mango («Sancti Magni») e fra Sebastiano Ferrato da Candida, priore del monastero di M.V. in Candida, dopo aver asserito che il q. fra Berardino Ungaro, ex priore del monastero di M.V. in Candida, quando era vivo, a nome di quel priorato comprò dai suddetti Altobello e dal q. Pietro un territorio seminativo con castagneto e querceto in territorio di San Mango (-« Sancti Magni»), e propriamente nel luogo detto «Santa Agata seu lo feo de Monte Vergene», per il prezzo di 325 ducati, esente da ogni altro onere, eccetto un censo annuo al monastero di M.V. a Natale, – come da pubblico strumento rogato per mano del not. Stefano Elena, di Candida -; ma prima che fra Berardino avesse pagato gli ultimi 105 ducati ai venditori, come resto della compra-vendita, se ne morì: ora volendo fra Sebastiano pagare quei 105 ducati ad Altobello e a Cesare, – quest’ultimo come successore ed erede del q. Pietro – , stende pubblico atto per la completa quietanza del debito, e insieme fra Sebastiano asserisce che quei 105 ducati gli erano pervenuti in questo modo: 40 ducati da fra Giacomo Scardino, priore di Mercogliano, 60 ducati dalla vendita di certi castagni di una selva della stessa chiesa di Candida, selva detta «la selva del gaudio», venduta al magni%uFB01co Gaspare Vena Catalano, e 5 ducati da parecchie altre persone (nominate nel doc.)1)

1) Il Cangiani ci ha conservato questo breve regesto di una pergamena al suo tempo (1750) esistente nell’Archivio di M.V.: «1559, ottobre 18. Copia delle Conclusioni della Città d’Avellino estratta da Not. Giovanni Giacomo Gaudo d’Avellino, la quale donò a M.V. ducati 200 per la fabbrica del Monastero di S. Giovanni, per abitazione di detti Padri, con condizione che i Governatori d’A.G.P. avessero dovuto spenderci quanto avevano promesso alla signora Principessa» (era in XIX, 150)

5087
1559, novembre 1°, ind. III – Filippo d’Austria re a. 5
Montevergine del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Battista Mazzarotto, di Mercogliano, in luogo di Domenico de Serra, pure di Mercogliano, giudice annuale Domenico Maccarone, di Summonte, dona a fra Barbato Ferrato, di Candida, priore e vicario di M.V., agente a nome e per parte di M.V., una selva di castagni, nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto «lo Toro», già redditizia al monastero in 12 grana all’anno (CXIV, 26)


5088.
1559, novembre 9, ind. III – «Apostolica Sede vacante», per la morte di Paolo Pp. IV
Boiano
Tideo di Altobello Velotto, pubbl. not. apostolico e giudice ordinario
Il P. Nicola Magnocto, dell’Ordine di S. Francesco, e Leonardo Magnocto, di Boiano, suo fratello, vendono
a Lorito di Giovanni Pirro, per 24 ducati di carlini d’argento, una casa in città, nel luogo detto Cellarano, che essi tenevano a censo della chiesa di S. Maria del Vivario per 6 grana all’anno, da corrispondersi nel giorno di S. Maria ad agosto, e che vendono con quest’onere (XXIX, 76)


5089.
1560 («1559»), febbraio 18 («tertio decimo cal. martii») – Pio Pp. IV a. 1 (in: 1560, marzo 11)
Roma
Dietro petizione del Priore e Vicario e della Comunità di M.V. «de sacro Monte», che si lamentavano che alcuni %uFB01gli d’iniquità tenevano indebitamente beni di M.V., e particolarmente beni del q. Benedetto Maczarotto di Mercogliano e di altri religiosi morti, che avevano lasciato i loro beni al monastero, il Sommo Ponte%uFB01ce incarica Luciano Roppulo, canonico di Napoli, e il vicario generale dell’arcivesc. di Napoli, di esaminare la cosa e in caso fulminare scomunica contro i colpevoli (in III, 1)


5090.
1560, marzo 2, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Daniele de Nicolais, di San Martino Valle Caudina, pubbl. not. apostolico
Il Padre Paolo Ricciuto, del Feudo, nelle pertinenze di Montefusco, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni al not. Ambrogio Testa, di Pannarano, a titolo di permuta, una casa in 5 membri in Pannarano, un orto ivi, nel luogo detto «la fontana», della capacità di circa mezzo quarto, una vigna ivi, con alcuni alberi fruttiferi, nel luogo detto propriamente Pantanello, una selva di castagni e di cerri, della capacità «in semine» di circa un tomolo, nel luogo detto «la selva de Pascone», con la facoltà di affrancarli con beni dal reddito annuo di 33 carlini, e frattanto corrispondere questo stesso censo a luglio, nella festa di S. Giacomo (XCVIII, 24)


5091.
1560, marzo 11, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Napoli
Giacomo Carola, pubbl. not. regio e apostolico
Luciano Roppulo, canonico della chiesa maggiore di Napoli, in forza di una bolla blumbea di Pio Pp. IV del 18 febbraio precedente (riferita, Reg. 5089), minaccia la scomunica agli ingiusti detentori di beni di M.V. (III, 1)


5092.
1560, aprile 21, ind. III – Filippo d’Austria re a. 6
Frosolone nel contado del Molise
Giovanni Vincenzo de Napoli, pubbl. not.
Francesco Agostini, della città di Isernia, giudice regio a vita
Il P. Giacomello Sagesio, di Mercogliano, priore di S. Maria del Vivario in Boiano e del bene%uFB01cio dell’Annunziata in Frosolone, grancia di quel monastero, concede per 29 anni a Cosma de Colantoni, di Frosolone, un pezzo di terra di circa 2 tomoli, nel luogo detto «le pescole», col patto di corrispondere mezzo tomolo di frumento «ad mensuram neapolitanam», alla metà di agosto di ogni anno (XLV, 112)


5093.
1560, aprile 25, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
M.V. del Monte
Simon Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. regio e apostolico
Il monastero di M. V. concede per 29 anni ad renovandum, «titulo affrancationis», a Jovino de Lucia, di Mugnano, una terra arbustata, in territorio dello stesso casale di Mugnano, nel luogo detto Santo Jacobo, un castagneto nel luogo detto «alle fracte», un oliveto, pure in territorio di Mugnano, nel luogo detto «sopra casa de Jennaro», per il censo annuo di 5 ducati e 2 tarì, e con la facoltà di affrancarli con beni in simile o migliore luogo, «preter domos» (LXXIII, 99)


5094.
1560, giugno 1° – Filippo d’Austria re a. 6
M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Domenico de Renna, giudice annuale di Mercogliano
Fra Dionisio de li Antici, di Baiano, monaco di M.V., presenta a fra Barbato Ferrato, priore e vicario di M.V. e agente a nome di M.V, un inventario «per li dudici docati de intrat0061»: una terra seminativa in territorio di Taurasi «dove se dice la bieca», un altro pezzo di terra seminativa ivi, «dove se dice Santo Martino», un’altra terra ivi, «dove se dice Socino», un reddito annuo «de dui docati, tre tarì» in perpetuo su certi beni pure in territorio di Taurasi e cioè: Don Marzio, per una casa « dove se dice Sopto lo muro de la terra», deve corrispondere ogni anno il giorno di S. Francesco 15 carlini; Vincenzo de Elia, per un orto «Sobto la terra de Taurasi», ugualmente il giorno di San Francesco deve corrispondere 15 grana; la erede di Vincenzo de fra Stefano, per una casa «sobto lle mure de la terra de Taurasi», un tarì pure il giorno di S. Francesco; Damiano de Paulo, per due case in Taurasi, presso la via pubblica, pure il giorno di S. Francesco, deve corrispondere «soa vita dorante» 9 carlini, e, dopo la morte, il suo erede deve corrispondere 10 carlini (con 121, 9)


5095.
1560, giugno 8, sabato, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Orazio Ruta, laico, pubbl. not. regio e apostolico di Avellino
Raffaele Zurlo, di Napoli, protonot. apostolico e vicario generale di don Ascanio Albertino, di Nola, vesc. di Avellino e Frigento, dietro istanza di fra Giovanni Tommaso Mazarotto, di Mercogliano, priore della chiesa di S. Giovanni de la Strada, in Avellino, – agente sia a nome del suo priorato come a nome di tutta la Congregazione che domanda di far riprodurre in pubblica forma una bolla di Urbano IV (riferita, Reg. 2131) -, accogliendo la domanda, perché giusta e legittima, fa trascrivere il doc. corroborandolo con l’autorità e il decreto della curia vescovile di Avellino e di Frigento (III, 2)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa
*** Duplicato originale, coi fori del sigillo pendente di cera rossa (III, 3)
***Altra copia (III, 4)
***Altra copia cartacea, autenticata dal not. Carl’Antonio Jacenna (III, 4 bis e ss.) Si noti però in questa copia, che in %uFB01ne, prima dell’autenticazione del not. Jacenna, c’è la seguente Copia Decreti: «Pro Monachis Sancti Sixti Congregationis Cassinensis Placentiae commorantibus. Congregatio Sacror. Rituum censuit non esse cogendos dictos Patres ab Episcopo ut praeter eorum solitum, et antiquam Consuetudinem accedant ad Processiones Maiores, et Minores Rogationum; sed satis esse si ad Processiones Sanctissimi Sacramenti accedant, iuxta eorum solitum, et consuetudinem, tam dictis Monachis Placentiae commorantibus, quam aliis eiusdem Congregationis Cassinensis ubique commorantibus conservandum esse Sacra Rituum Congregatio declaravit. Die X Julii 1602».
***Altra copia cartacea, informe, senza la parte introduttiva, di Raffaele Zurlo (III, 4 quarter e ss.)

5096.
1560, luglio 26 («septimo kal. Augusti») – Pio Pp. IV a. 1
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce corrobora con l’autorità apostolica la convenzione stabilita tra M.V. e l’Annunziata di Napoli, per l’assegnazione degli introiti per il sostentamento dei Novizi e studenti a M.V. (III, 5)

 N.B.-È ornata la lettera iniziale; vi sono i fori, dai quali pendeva la bolla ponti%uFB01cia
***Copia cartacea del sec. XVII, di Guglielmo da Manocalzati (III, 5 bis). Alla %uFB01ne di questa copia, si annota: «Adest sigillum plumbeum [ora i soli fori] in calce bullae cum capitibus SS. Apostolorum Petri et
Pauli ex una parte et ex alia scriptum Pius Papa quartus, cum cordulis de serico nibeo et giallo». Si riporta anche la copia del Regio Exequatur per quella bolla, del 14 marzo (non maggio, come erroneamente legge il trascrittore) 1561
***Altra copia in un doc. del 23 agosto 1560 (in III, 6)

5097.
1560, agosto 12, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Benevento
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Intercetera del testamento di Salvatore Terragniolo, di Benevent,.nel quale, tra gli altri legati, lascia al monastero di S. Giacomo de Mascambronibus di Benevento, 12 ducati annui, da corrispondersi al monastero nella festa di S. Giacomo a luglio, con facoltà di poterli affrancare con un censo equivalente, ma con obbligo da parte del monastero di una Messa «planam» alla settimana, ogni venerdì, nella cappella della Passione, eretta in quella chiesa di S. Giacomo (XXIV, 172)


5098.
1560, agosto 23, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Napoli, nel palazzo arcivescovile
Giacomo Carola, pubbl. not. regio e apostolico
Giulio Pavesio, arcivesc. di Sorrento e vicario generale di don Alfonso Carrafa, cardinale diac. del titolo di S. Maria in Domnica e arcivesc. di Napoli, «sedens pro tribunali», fa riprodurre in forma pubblica la bolla di Pio IV del 26 luglio 1560 (riferita, Reg. 5096) (« ut huic transumpto publico sive exemplo plenaria %uFB01des deinceps adhibeatur» (III, 6)


5099.
1560, agosto 31, ind. III – Pio Pp. IV a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Ricciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede «titulo permutationis» per 29 anni a Bernardino de Furno, di Ceppaloni, un territorio di circa 17 tomoli, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Corte di Santa Maria,col diritto di affrancarla con beni in territorio beneventano o di Ceppaloni, «vineis dumtaxat exceptis», dal reddito annuo di 4 ducati, tre tarì e 10 grana, e frattanto corrispondendo 4 ducati e mezzo all’anno passati i 29 anni e non veri%uFB01catasi l’affrancazione, rimarrà quel territorio a Bernardino per altri 29 anni e in questo secondo periodo corrisponderà al monastero come censo annuo 4 ducati e mezzo e un tarì, nella stessa festa di S. Giacomo (XXXVI, 37)


5100.
1560, settembre 9, ind. IV – Pio Pp. IV a. 1
M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not. regio e apostolico Il nobile abate Federico Landolfo, di Altavilla, rettore della chiesa di S. Nicola di Prata, col consenso di don Giovanni Domenico Oliva, sacrista della SS. Annunziata di Napoli e luogotenente dell’abate di M.V., Volendo far cosa grata e alleggerire la sua coscienza, cede e rinunzia a fra Valentino Romano, priore del priorato di S. Maria della Neve in Prata, grancia di M.V., e agente a nome di M.V., gli introiti che egli %uFB01nora aveva riscosso sulla grancia di S. Nicola in Prata, soggetta anch’essa a M.V., insieme col dominio e la proprietà di essi (C111, 17)


5101.
1560, settembre 16, ind. IV – Filippo re a. 6
Altavilla, diocesi di Benevento, in Principato Ultra
Giovanni Andrea Villano, di Altavilla, pubbl. not.
Prospero Bruno, di Altavilla, giudice regio
Si riporta rinnovandolo uno strumento del 27 gennaio 1553, ind. XI, ricavandolo dai protocolli del q. not. Federico Bruno, di Altavilla, nel quale fra Nunzio Bontempo, di Benevento, priore del monastero di S. Pietro di Altavilla, concede per 29 anni «ad renovandum» ad Antonio de Finis, alias Nardello, di Altavilla, una selva di castagni nella stessa terra di Altavilla, nel luogo detto Campo de Santi, per il canone annuo di 11 carlini, da corrispondersi nella festa di S. Pietro (XII, 267)


5102.
1560, novembre 7, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 6
Nel casale di San Mauro, nelle pertinenze del Cilento
Simone Marroco, dello stesso casale, pubbl. not.
Giacomo Mazarella, dello stesso casale, giudice annuale
Giovanni Puderico, di Napoli, con questo «procurationis instrumento», crea suo procuratore Mario de Magistro, di San Magno, nelle pertinenze della baronia del Cilento, in particolare per riscuotere:
1°. dai signori Maestri dell’Annunziata di Napoli gli interessi di un capitale, decorsi %uFB01no al presente;
2°. da Vincenzo Popino, alias Scanno, della terra di Proceta, e dalla moglie di lui Veronica, del denaro per certi a%uFB02itti «cuiusdam scampee», che essi tengono in affitto per 120 ducati all’anno, e che si trovava nel luogo detto Pescinola e propriamente «lo Perillo»;
3°. da Giacomo de Covone, 12 ducati e mezzo per una selva che costui tiene nel luogo detto «a lo guarramondo»


5103.
1560, novembre 13, ind. IV – Pio Pp. IV a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Tommaso Bruno, di Benevento, con l’assenso del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, in cui attualmente è priore fra Paolo Ricciuto, vende ad Alfonso Vitelli un orto con muro da lato, in città, della capacità di un quarto, per il prezzo di 15 ducati, e con l’onere di 6 carlini all’anno al monastero, da cui lo teneva a censo con la facoltà di poterlo affrancare, e «pro laudemio» si pagano al monastero 37 carlini e mezzo (XXIV, 193)


5104.
1561, febbraio 26, ind. V – Filippo d’Austria re a. 7
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Marcantonio Mazzarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, invece del maestro Giacomo de lo Busso, di Mercogliano, giudice annuale
Francesco Guerriero, di Rocca Bascerana («de Rocca Basciarana»), dona a fra Domenico Sasso, di Pietrastornina, e ad altri monaci di M.V., agenti a nome di M.V., una terra arbustata con piante di querce, di circa 2 tomoli, in territorio di Rocca Bascerana, nel luogo detto Pisciarello, e un orto con alberi fruttiferi, di circa un tomolo, e una vigna nello stesso territorio, nel luogo detto «la pezia» (CIV, 7)


5105.
1561, marzo 2. ind. IV – Filippo re a. 7
M.V. del Monte
Vincenzo Paulella, di Avellino, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo de Riccardo, di Avellino, giudice «eletto»
Fra Leonardo Maturro, di Prata, oblato di M.V., compra dal nobile Modestino de Riccardo, di Avellino, una selva nelle pertinenze della città, nel luogo detto Baccanico, per il prezzo di 12 ducati (XVIII, 63)


5106.
1561, marzo 9, ind. IV – Pio Pp. IV a. 2
Benevento
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Giulio de Meulo, di Benevento, col consenso di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, vende a Giacomo de la Magna de Pagliaro una casa di due membri, di cui uno superiore e uno inferiore, in città, nella parrocchia di S. Tecla, che egli teneva a censo dal monastero a titolo di permuta, per il canone annuo di 6 carlini e mezzo, per il prezzo di 20 ducati e con l’onere suddetto (XXIV, 194) 1)

 1) In data 14 marzo 1516 viene concesso il Regio Exequatur alla bolla del 261uglio 1560 (riferita, Reg. 5091)

5107.
1561, marzo 25, ind. IV – Pio Pp. IV a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Vincenzo Saracino, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Ricciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Manno Giorgio e ad Andrea de Antonella, di Casalduni, un territorio di circa 30 tomoli «ad mensuram regni», nelle pertinenze di Casalduni, nel luogo detto «la Piana», con facoltà di poterlo affrancare nei primi 20 anni con beni in Benevento o nel suo territorio «vineis exceptis» dal reddito annuo di 26 carlini, e frattanto corrispondendo 25 carlini nella festa di S. Bartolomeo il 25 agosto o negli otto giorni seguenti; che se in questi 20 anni non si veri%uFB01cherà l’affrancazione terrà quel territorio ancora per 9 anni col solito censo annuo (XXXIII, 75)1)

1) Il D’addosio, Sommario, p. 168, ci dà la seguente notizia di un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli, vol. XI, n. 437: «Anno 1561. Trasferimento delle reliquie di S. Guglielmo a farsi dai Governatori dell’Annunziata. Bolla di Flavio Ursino, vescovo di Muro, data a Roma, 3 giugno 1561, con la quale si commette al Vescovo di S. Angelo Lombardi, di non far molestare o impedire ai Governatori dell’ospedale dell’Annunziata di Napoli, di poter trasportare tutte le Sacre Reliquie, sistentí nella Chiesa di S. Guglielmo, fuori le mura di S. Angelo, annessa a detto Spedale, e ciò per concessione avuta da Papa Pio IV»

5108.
1561, agosto 17, ind. IV – Filippo re a. 7
Vallata
Antonio de Polidono, di Vallata, pubbl. not.
Stefano la Marra, di Vallata, giudice
Corrado Furgione, di Vallata, vende a fra Giovanni de Rogerella, di Carife, un pezzo di terra seminativa della capacità «in semine» di 20 tomoli «ad mensuram antiquam», in territorio di Vallata, nel luogo detto «vallone de riso», redditizio per la metà all’Ospedale di Vallata e per l’altra metà alla Curia locale, sul seminato, secondo l’uso locale, per il prezzo di 11 ducati e 7 carlini (Cast. 97)

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5109.
1561, ottobre 3, ind. V – Filippo d’Austria re a. 7
(Mirabella)
Giovanni, pubbl. not.
Marcantonio de Nucibus «gryptanus», giudice a vita
Maddalena Ferramenta vende una vigna

N.B.-Il doc., deleto, è illeggibile

5110.
1562, gennaio 2, ind. V – Pio Pp. IV a. 3
Montefusco
Berardino Cutillo, di Montefusco, pubbl. not. apostolico
Fra Valerio Vassallo, di Altavilla, priore di S. Leonardo di Montefusco, asserisce che negli anni passati Orazio Greco, vesc. di Lesina, sacrista dell’Annunziata di Napoli e luogotenente dell’ab. di M.V., in considerazione dei lodevoli suoi costumi e delle sue buone qualità, lo confermò priore a vita della chiesa di S. Leonardo di Montefusco, concedendogli tutti gli introiti del priorato, salvo però l’assenso da impetrarsi dalla Santa Sede. Ora egli, intendendo appunto di far convalidare quella concessione dalla Santa Sede ma essendo impedito di farlo personalmente, e d’altra parte potendo con%uFB01dare nella «%uFB01de diligentia et prudentia» dell’ab. Antonello Caserta, di Montefalcione, costituisce costui suo procuratore per questo affare, perché compaia davanti al Sommo Pontefice e alla Camera apostolica per impetrare quella conferma (LXXXIV, 93)


5111.
1562, marzo 9, ind. V – Filippo re a. 8
Montefusco
Berardino Cutillo, di Montefusco, pubbl. not. apostolico
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio, sostituito nella sottoscrizione da Ambrogio Lanza, di Montefusco, pure giudice regio
Vito Russo, tenendo dal monastero di S. Leonardo due territori, dei quali uno nel luogo detto «la Cicogna» o «la pera», e l’altro nel luogo detto «li pantani», con diritto di poterseli affrancare, ora intende appunto affrancarseli dando al monastero in cambio un territorio della capacità di 8 tomoli, nelle pertinenzedi Sant’Angelo a Cancello, nel luogo detto «Santo Luo» (LXXXIII, 121) 1)

 1) Stralciamo dal D’Addosio, Sommario, p. 169, questa notizia riguardante un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli, vol. XII, n. 439: «Anno 1562. Scomunica contro i detentori di beni dell’Annunziata e luoghi annessi. Monitorio di Luciano Roppulo, Canonico della maggiore Chiesa di Napoli e Commissario Apostolico, in data 11 luglio 1562, con la quale, in esecuzione di Bolla di Pio IV, minaccia scomunica ai detentori di beni, scritture, argenti, e altro dell’ospedale dell’Annunziata, nonché dei luoghi annessi S. Salvatore, S. Guglielmo del Golito, ospedale di Tripergole ed altri»

5112.
1562, dicembre 15, ind. V1 – Filippo d’Austria re a. 9
Summonte
Troiano Romano, di Summonte, pubbl. not.
Maestro Giovanni Maccarone, di Summonte, giudice «eletto»
Giacomo Cozza, di Summonte, facendo testamento e annullando tutte le altre sue precedenti disposizioni, stabilisce quanto segue: lascia dieci XLI di Messe e 13 Salteri in questo modo: «la mità di essi a la ecclesia de la nontiata de dieta terra et l’altra mità a la ecclesia de monte vergine del monte le quale se debiano dire per sua anima fra uno anno…, lassa a la dicta ecclesia de monte vergine e cioè ali monaci existentino in detta ecclesia una selva dove se dice lo toro… lassa a li detti monaci ut supra una altera selva dove se dice li fossi territorio de lo Spitaletto… similmente per sua anima… lassa a li detti monaci ut supra una altra selva dove se dice Lacquolella… Item… una altra selva dove se dice la via piana… et vole… che detti monaci debiano dire ogni anno in perpetuo quattro quarantune messe per sua anima et di soi antecessori padre et madre et se debia dire una messa de requiem lo mese» (CXII, 56)


5113.
1563, aprile 20, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 7
Casale di Luczano
Giovanni de Thofano, pubbl. not.
Annibale Schittino, giudic.
Santo de Annella, di Mercogliano, servo di Cicco Corrado, alias de Massara, facendo testamento, fra l’altro, lascia al monastero di M.V. una selva di castagni nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Cesinula, con la condizione che «li ditti patri de ditta mensa ne debiano ogne anno celebrare alcune messe per la remissione de soi peccati et per sua anima» (LV, 189)


5114.
1563, maggio 16, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 39 di Sicilia
Cesare de Mobilia, di Pietrastornina, pubbl. not.
Maestro Antonio Mobilia, giudice annuale di Pietrastornina
Antonio de Minuccio dona alla cappella di S. Maria di Costantinopoli, eretta nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Pietrastornina, e per essa a fra Donato, suo priore, una selva nel luogo detto Toppo, con l’obbligo di una XLI di Messe all’anno in quella cappella (C, 66)


5115.
1563, maggio 29, ind. VI – Pio Pp. IV a. 4
Benevento
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Giacomo de la Magna de Palearia, col consenso del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, vende ad Antonio Frascone di Benevento, una casa (cfr. 9 marzo 1561, Reg. 5106), con l’onere di 6 carlini e mezzo da corrispondersi al monastero, per il prezzo di 43 ducati, e cioè 20 ducati per la fabbrica fatta da lui stesso in quella casa e 23 ducati per il resto della casa già esistente (XXIV, 195)


5116.
1563, agosto 12, ind. VI – Pio Pp. IV a. 4
Benevento
Antonio Feltro, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Cristofaro Pisanelli e Michele Flore, cittadini beneventani, tutori di Cesare e Bartolomeo Pisanelli, %uFB01gli del q. Pietro, di San Martino, insieme con altri asseriscono che negli anni e mesi scorsi furono uccisi Pietro Pisanelli e Giacomo Perrocta in territorio beneventano, nel luogo detto « a ripa basciana et proprie a lo jschitello de lo signor Pietromascambruni», da alcuni uomini, tra i quali, come era stato loro riferito, c’erano stati Michelangelo Longo e Nardoangelo, %uFB01gli di Bernardino Gipzio, di Ceppaloni. Ora, siccome si sono potuti accertare che costoro sono al tutto innocenti, perciò temendo che essi siano indebitamente molestati, pregano tutti a lasciarli in pace, perché sul conto loro erano stati al principio male informati da malevoli (XXVI, 94)


5117.
1563, agosto 22 («undecimo kal. septembr.») – Pio Pp. IV a. 4
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce conferma l’elezione di Nicola da Santo Stefano, priore di M.V. in Maddaloni, fatta da Giovanni Oliva, sacrista dell’Ospedale della SS. Annunziata di Napoli e luogotenente dell’ab. di M.V. (III, 7)

N.B.-Lettera iniziale ornata

5118.
1563, settembre 1°, ind. VII – Filippo re a. 8
Prata
Eligio, pubbl. not.
Michele Fabro, giudice
Donna Angela de Marsilia, di Prata, col beneplacito di suo marito, procede a una permuta con Federico Miluno, dandogli un casalino in Prata, nel luogo detto  a la villa», e ricevendone da lui un altro 1)

 1) Il D’addosio (Sommario, p. 171) ci riferisce questa notizia di un doc. dell’Annunziata di Napoli (vol. XII, 447): «Anno 1563. Scomunica ai detentori di beni dell’Annunziata. Bolla di Pio IV, data Idib. Nov. 1563, trascritta pel Notar Sebastiano Vadiglia, per la scomunica ai detentori dei beni dell’Ospedale dell’Annunziata e del Monastero di Montevergine»

5119.
1563, novembre 17, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 9
Casale di Terranova, nel Feudo di M.V. del Monte
Giovanni Francesco Pecorello, pubbl. not.
Manilio Simonetto, del Feudo di M.V., giudice regio
Il P. Luigi Celentano da San Severino e il P. Giovanni Antonio Galeoto, di Mercogliano, monaci di M.V., af%uFB01ttatori di tutte le rendite della Congregazione di M.V., affittano per 3 anni a Bartolomeo de Lucarello, del casale di Lentace, «o%uFB02icium baiulationis» del Feudo di M.V. e del casale di Pietradefusi coi redditi, ecc., per 45 once all’anno, alla ragione di 6 ducati per ogni oncia, da pagarsi «tertiatim et singulis quatuor mensibus» (XLIII, 255)


5120.
1563, novembre 29, ind. VII – Pio Pp. IV a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Antonio Frascone, di Benevento, col consenso di fra Paolo Ricciuto, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, vende ad Antonio Pernabascia, pure di Benevento, una casa di due membri, in Benevento, nella parrocchia di S.Tecla, – e che egli teneva per la concessione fattagli da Giacomo de la Magna Palearia (qui senza il «de») – , per il prezzo di 42 ducati e con l’onere di 6 carlini e mezzo al monastero di S. Giacomo, al quale per laudemio si pagano 2 ducati (XXIV, 196)


5121.
1564, gennaio 15 – Filippo re
Flumeri.
Paolo, pubbl. not.
Ettore de Cio Cola, giudice annuale
Dietro richiesta del magni%uFB01co don Ottavio, feudatario di Flumeri, si riporta uno strumento, in cui, nel giorno sopra indicato, la nobildonna Todesca de Merluzzo gli vende un tenimento di case con più membri ed edi%uFB01ci, inferiori e superiori, in terra di Flumeri, e propriamente nel luogo detto Santo Antolino, per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento


5122.
1564, gennaio 29, ind. VII – Pio Pp. IV a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Ricciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giovanni Berardino de Limata, di Benevento, un pezzo diterra «cum modico candeto», di circa 2 tomoli, nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Cellarulo, con la facoltà di affrancarlo con beni e possessioni in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dalla rendita annua di 16 carlini d’argento, alla ragione di 10 grana per ogni carlino, e frattanto corrispondendo il censo di 15 carlini nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti; che se in questi 29 anni non si verificherà tale affrancazione, alla scadenza dei 29 anni quel territorio tornerà libero e franco al monastero (XXV, 47)


5123.
1564, febbraio 10, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 9
Città di Vico (=Trevico)
Giovanni Donato Adesio, di Trevico, pubbl. not.
Giordano Masella, giudice
Pasqua de Angela, di Sant’Agata, moglie di Maffeo Spicarolo, di Trevico, insieme con suo marito, dona al monastero di M.V. di Santa Agata, per le mani di fra Pirro Luigi de Napoli, di San Severino, priore di quel monastero, un casalino in Sant’Agata, presso i beni dello stesso monastero (XI, 36)


5124.
1564, aprile 16, ind. VII – Filippo re a. 10
Casale di San Giorgio, nelle pertinenze di Montefusco
Solimando de Felice, di San Severino, pubbl. not.
Salvatore Zoffa, di San Giorgio, giudice annuale
Il nobile Marcantonio Pirrello, di Apice, vende a Mario e Fabio Festa, di San Giorgio, fratelli, un pezzo di terra seminativo, della capacità «in semine» di circa 60 tomoli, in territorio di Apice, nel luogo detto Cicharella, per 210 ducati


5125.
1564, agosto 12, sabato, ind. VII – Pio Pp. IV a. 5
Avellino
Ascanio Albertino, vesc. di Avellino e Frigento, conferma al chier. Bernardino Ungaro, di Candida, il bene%uFB01cio di S. Sebastiano, vacato per la morte di fra Giovanni Battista Ungaro, monaco di M.V. (cfr. 14 novembre 1532, Reg. 4784) (XXX, 193)

N.B.-Sigillo pendente

5126.
1564, settembre 26, ind. VIII – Filippo re a. 10 di Sicilia
Apice
Solimando de Felice, di San Severino, pubbl. not.
Donato Sturno, di Apice, giudice annuale
Sebastiano Pirrello, di Apice, vende a Masio Festa, del casale di San Giorgio, nelle pertinenze di Montefusco, un pezzo di terra seminativo della capacità «in semine» di circa 70 tomoli, in territorio di Apice, nel luogo detto Cicharella, e un altro pezzo di terra di circa 3 tomoli, nello stesso luogo, liberi e franchi, eccetto i diritti di mezza decima e meno ancora «ad arbitrium possidentis de fructibus», da corrispondersi all’abate di S. Marco di Apice, su una parte di circa 7 tomoli di quel territorio, – beni che, eccetto il detto Ischitello sotto la via, Sebastiano asserì di aver dato negli anni passati ai magni%uFB01ci Donato Antonio Abina, di Benevento, e alla magni%uFB01ca Isabella, sua moglie, per 110 ducati di carlini d’argento, «cum patto retrovendendo pro eodemmet pretio», fra sei anni, da computarsi dal 6 marzo del passato 1561, in cui fu fatta quella vendita per mano dell”egregio not. Giovanni Santis Ciccharella, di Benevento – per il prezzo di 220 ducati di carlini d’argento, rilasciando però a Masio 110 ducati per poter ricomprare i territori prima venduti a Donato Antonio e alla moglie

 ***Copia autentica cartacea del not. Galante Trofa, di San Giorgio

5127.
1564, ottobre 4, ind. VIII – Pio Pp. IV a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Ricciuto, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede ad Agostino de la Montagna, di Paduli («de terra Paduli»), una casa in due membri, cioè uno terraneo e uno superiore, in Paduli, nella parrocchia di S. Nicola, e un orticello, fuori le mura di Paduli, propriamente nel luogo detto Airella, per il censo annuo di 8 tarì, da corrispondersi il giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XCV, 8)


5128.
1564, novembre 1°, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 10
Sant’Agata (di Puglia)
Desiato Basso, di Sant’Agata, pubbl. not.
Domenico Sitazzario, di Sant’Agata, giudice ivi
Perardino Pichillo, insieme con sua moglie Antonia, dona al monastero di M.V. di Sant’Agata, per le mani di fra Pirro Luigi de Napoli, di San Severino, priore, rettore e bene%uFB01ciario del priorato di «S. Petri Ursitani», un Vignale con vacantale sterile, in territorio di Sant’Agata, e propriamente nel luogo detto Santo Stase, che possedevano «causa otium» loro date al momento del matrimonio (XI, 37)


5129.
1564, dicembre 2, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 10
Napoli
Salustio de Maria, di Napoli, pubbl. not.
Mattia Festinense, di Napoli, giudice
Giovanni Girolamo Scozio, di Napoli, dietro interrogazione di Antonio Puderico, pure di Napoli, riconosce di essere debitore verso di lui in 4000 ducati, sui quali ipotecò tutti i suoi beni, mobili e stabili, burgensatici e feudali


5130.
1564 – Filippo d’Austria
Giovanni, pubbl. not.
Il Sacrista della SS. Annunziata di Napoli, loca e concede, a nome del priorato di S. Giovanni di Sarno, un pezzo di terra di circa 12 moggi, in territorio di Sarno

N.B.-Il doc. è deleto e corroso, e perciò illeggibile

5131.
1564 (mese e ind. omessi) – Filippo d’Austria re a. 9
Donato Adesio, di Trevico, pubbl. not.
Giordano Masella, giudice regio
Si riporta uno strumento del 18 luglio 1538, Ind. XI, rogato dal not. Antonio de Licza di Trevico, – dietro richiesta di fra Pirro Luigi de Napoli, di San Severino, priore di S. Pietro Ursetano in Sant’Agata -, nel quale Valeriano Pironta, di Sant’Agata, asserisce alla presenza di fra Marciano de Licza, priore di S. Maria della Neve di Trevico e di S. Pietro Ursetano di Sant’Agata, di essere debitore verso il monastero di S. Pietro in un tarì all’anno, come censo di un cellaro in Sant’Agata, che però essendo stato da lui venduto, aveva trasferito quel censo sopra una vigna, detta Santa Maria della Pace, nelle stesse pertinenze di Sant’Agata (XI, 64)


5132.
1565, gennaio 3, ind. VIII – Pio Pp. IV a. 6
Napoli
Don Giovanni Domenico Oliva, sacrista dell’Annunziata di Napoli e luogotenente dell’ab. di M.V., conferisce a don Antonio de Amabile, canonico napoletano, il bene%uFB01cio di S. Sebastiano, vacato per la morte di fra Giovanni Battista Ungaro (cfr. 12 agosto 1564, Reg. 5125), non avendo i patroni del bene%uFB01cio fatta la presentazione «infra legittima tempora» (XXX, 194)

***A tergo della pergamena, in data 8 gennaio dello stesso anno, c’è lo strumento per la presa di possesso del bene%uFB01cio

5133.
1565, gennaio 16, ind. VIII (in: 1590, ottobre 30. ind. IV)
Trevico
Giovanni Donato Adesio, pubbl. not.
Fra Nicola e Attilio Lizza, fratelli, danno in dote a Menica, loro sorella, in ordine al matrimonio che essa deve contrarre con Gabriele de Mastrangelo, di Trevico, una casa in Trevico, nel luogo detto «lo furno», gravata di un reddito di 2 carlini annui a Bartolomeo Culmeta, casa valutata 5 once, ed altre cinque once e il corredo; e da parte sua Menica rinunzia a favore dei suoi fratelli a ogni altro diritto che potesse avere sui beni ereditari (in CXXIV, 48)


5134.
1565 («1564»), febbraio 26, ind. VIII – Pio Pp. IV a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Bicciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus, concede a Giacomo Salvia, di Pietrelcina, «titulo permutationis» per 29 anni, un territorio di circa 12 tomoli, nelle pertinenze di Pietrelcina, nel luogo detto Santa Barbara, per 5 tomoli di grano romano all’anno, nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, con facoltà di affrancarlo con beni dallo stesso reddito (XCIX, 254)


5135.
1565, aprile 1°, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 11
Atripalda
Modestino Vetrone, di Capriglia («Crapilia»), pubbl. not.
Giovanni Domenico Caromia, di Atripalda, giudice annuale
Ottavio de Berberiis, di San Severino, riconosce spontaneamente di essere debitore verso Federico de Sosiis, di Napoli, in 100 ducati (CXI, 135)1)

1) Il Cangiani ci ha conservato il regesto di una pergamena allora (1750) esistente nell’Archivio di M.V.: «1565, aprile 9. Instrumento del Notaio Vincenzo Pepino d’Atripalda, col quale Angelo Bosco d’Altavilla Beneventana vende al Dottor Giovanni Giacomo di Simeone d’Atripalda un Nocelleto, sito nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo detto S. Fiore, per prezzo di ducati 30»

5136.
1565, aprile 28, ind. VIII – Pio Pp. IV a. 6
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Bicciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, riconcede a Pietro, detto Massaro, di Sant’Angelo a Cupolo, una terra nelle pertinenze di questo casale, nel luogo detto Indelosilvo, per il canone annuo di 15 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio (XIII, 8)

 ***Duplicato originale (XIII, 9)

5137.
1565, aprile 28, ind. VIII – Pio Pp. IV a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Paolo Ricciuto, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, dà l’assenso a Pietro e Giuliano, figli del q. Mercurio de Guglielmo, del casale di Sant’Angelo a Cupolo, di poter vendere a Pietro de lo Massaro, dello stesso casale, un territorio con piante di noci e castagni, nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto Indesilvo, salvo il canone annuo di 15 carlini da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio (XIII, 7)


5138.
1565, agosto 14, ind. VIII – Filippo re a. 11
Santa Maria «Actorum», nelle pertinenze della montagna di Montefusco
Galante Trofa, del casale di San Giorgio, pubbl. not.
Giorgio Luigi de Eugenio, del castello di Santa Maria«Actorum», giudice annuale
Dietro preghiera di fra Felice, monaco e procuratore di M.V. del Monte, si riproduce il testamento di Mariella Vicaria, di San Nicola Manfredi, moglie di Graziano de Pipulo, nel quale, tra gli altri legati, c’era un lascito di 2 tomoli di grano all’anno su tutti i suoi beni, a bene%uFB01cio della mensa dei monaci di M.V. (XCI, 15)

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5139.
1565, agosto 30, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 11
Atripalda
Francesco Carpino, di Forino, pubbl. not.
Giovanni Vincenzo de Angelis, di Atripalda, giudice al posto di Agiasio Longo, di Mercogliano, giudice annuale
Dietro preghiera di Federico Longo, si trascrive in forma pubblica il testamento di Fiorentino Longo, del 31 luglio 1555, ind. XIII (riferito, Reg. 5037) (LV, 190)


5140.
1565, agosto 30, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 11
Castelbaronia, in provincia di Principato Ultra
Conforto Maczeo, di San Severino, pubbl. not.
Giulio de Curtis, di Aversa, abitante in Castelbaronia, giudice
Nel suo ultimo testamento Rosa de Imparo, di Castello, ved. di Gabriele de Imparo, di Castello, con espresso consenso del nob. Domenico de Curtis, pure di Castello, lascia il seguente legato a favore di M.V.: «essa testatrici (sic!) declara li mesi proxime passati in virtù de duplici instrumenti de donatione havere lassato al ditto R.do Monasterio de Sancta Maria de Montevergine del Monte o soi Reverendi frati Monaci carlini vinti annui imperpetuum per l’anima de essa Testatrici (sic!) et del predetto q. Imparo suo Marito con qualità… chavessero detti R.di frati ad celebrare ogni anno due quarantune sopra la detta casa dove al presente habita essa testatrici dove si dice Sopra la fontana…» (Cast. 92)

***Duplicato (XXXV, 32)

5141.
1565, settembre 8, ind. IX – Pio Pp. IV a. 5
M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, pubbl. not. apostolico
Il monastero di M.V. costituisce procuratori in Roma il P. Barbato Ferrato di Candida, vicario di M.V. e priore di Lauro, fra Luigi Maczarotto, priore di Napoli, fra Paolo Ricciuto, del Feudo di M.V., priore di S. Giacomo di Benevento, fra Giacomo Scardino, priore del priorato di Mercogliano, fra Giacomo da Napoli, priore di Bagnoli, fra Giovanni dal Feudo, fra Andrea Bruno, priore di Nocera, fra Benedetto Cutino, priore di Arienzo, fra Giovanni Mazzarotto, priore di Avella, fra Mando de Alfonso, decano, fra Giulio Borrello da Napoli, ecc., per impetrare dal Papa la continuazione della vita Regolare sotto la Regola di S. Benedetto e la vita monastica secondo le prescrizioni del Concilio Tridentino, e di presentare documenti, ecc. nelle cause del monastero, attive e passive, in atto o da farsi (LXXVI, 69)


5142.
1565, settembre 22, ind. IX («VIII») – Pio Pp. IV a. 6
Roma
Avendo fra Barbato Ferrato da Candida, vicario generale di M.V. fatto noto alla Santa Sede che il monastero e la Congregazione di M.V. è esente %uFB01n dalla fondazione dei suoi monasteri e in potere di radunarsi e di celebrare il Capitolo per le cose riguardanti la stessa congregazione, in M.V. o in altri monasteri, e che in questo erano liberi ed esenti da qualunque giurisdizione, e che ciò nonostante nei mesi scorsi un certo («quidam») Giovanni Domenico Oliva, «assertus clericus neapolitanus», sacrista dell’Annunziata di Napoli, pretendendo che il vicario, i priori e i fratelli di M.V. fossero soggetti alla sua giurisdizione «et sub sua correctione manere»,avuta notizia che lo stesso fra Barbato, vicario di M.V., insieme con gli altri priori e fratelli di M.V. si erano adunati per il Capitolo, si portò coi suoi satelliti, nel luogo dove si teneva questo Capitolo, per distogliere il vicario, i priori e i fratelli dalla celebrazione del Capitolo, e quel che è peggio fece incarcerare lo stesso vicario fra Barbato, «aliaque plurima gravamina intulit» e si fece dare cauzione, perché egli non potesse reclamare davanti ai suoi Superiori, sotto pena di mille scudi d’oro, e solo così lo liberò dal carcere facendolo ritornare al suo priorato di S. Giacomo di Lauro. Avendo perciò reclamato contro questi abusi di potere, il Sommo Ponte%uFB01ce diede incarico ad Alessandro Riario, protonot. apostolico, di esaminare la cosa, e questi sentenzia che nessuno può « vexare seu inquietare capere seu carcerare» i monaci di M.V. (III, 10)


5143. 1565, ottobre 26, ind. («VIII») – Filippo re a. 11
Montemiletto («in terra montis militum»)
Leonardo de Bernardis, di Montefalcione, pubbl. not.
Giovanni Donato Russo, di Monterniletto, giudice regio
Cipriano Pasquale, di Montefalcione, vende al nobile Giovanni de Policastro, pure di Montefalcione, una certa parte di selva a castagneto,in Montefalcione, nel luogo detto Santo Stefano, gravata però di un reddito annuo alla Curia di Montefalcione, alla quale perciò si deve chiedere l’assenso per la vendita, per 16 ducati di carlini d’argento della usuale moneta del regno


5144.
1565, ottobre 31, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 10
Marigliano
Francesco de Nicotena, di Marigliano, pubbl. not.
Giovanni Giacomo de Alessio, giudice annuale
Il not. Nicola Giovanni Gauditano, di Napoli, vende a fra Giovanni de Lapio, di Mercogliano, un comprensorio di case in più membri, superiori e inferiori, con cortile, cisterna, due orti, palmento, ecc., e una casetta coperta di embrici, nel casale di Cisterna, nelle pertinenze di Marigliano, – beni che erano redditizi a don Vincenzo Carrafa, duca di Ariano, in 16 ducati di carlini d’argento – , per il prezzo di 280 ducati di carlini d’argento, dei quali paga subito 200 ducati, mentre altri 10 ducati li aveva già ricevuti, e gli altri 70 ducati il compratore promette di pagarli dentro il dicembre prossimo (XL, 5)

***Nella parte inferiore della stessa pergamena, c’è un altro piccolo strumento, in data 28 gennaio 1566, ind. IX, datato da Marigliano, rogato dal not. Francesco de Nicotena, di Marigliano, e sottoscritto dal giudice annuale Giulio de Ayaldo, di Marigliano, nel quale il not. Nicola Giovanni Gauditano confessa di aver ricevuto da fra Giovanni de Lapio, di Mercogliano, i 70 ducati che rimanevano della somma di 280 ducati

5145.
1566, febbraio 9, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 11
Candida
Scipione Cerqua, pubbl. not. di Candida
Giacomo Rubillo, di Candida, giudice ivi
Orfeo de Spazza, di Candida, vende a Marcantonio de Rubillis, pure di Candida, una casa in Candida, nel luogo detto «a lo pescarello», presso la via vicinale, per il prezzo di 16 ducati di carlini d’argento


5146.
1566, febbraio 21, ind. IX – Pio Pp. IV a. 1; Filippo d’Austria re a. 10
Cervinara, e propriamente nel casale di Pantanari
Baldassarre Tosto, di Cervinara, pubbl. not.
Pietro Antonio Tosto, di Cervinara, giudice «eletto»
Fra Giovanni Battista Simeone, priore di S. Maria delle Grazie di Cervinara, cede ad Annibale Simeone, di Cervinara, un pezzo di terra di circa 2 tomoli, in territorio di Cervinara, nel luogo detto Cesina, e un altro di circa un moggio nello stesso luogo; e in cambio riceve un territorio di 3 moggi e mezzo, nel luogo detto Cardito, pure nelle pertinenze di Cervinara (XXXVII, 159)


5147.
1566, marzo 8, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 12
Ariano
Fabrizio de Julianis, di Ariano, pubbl. not.
Federico de Abbate Angelo, di Ariano, giudice
Si riporta uno strumento del 7 agosto 1548, ind. VI (riferito, Reg. 4958) (XIV, 69)


5148.
1566, maggio, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 12
Napoli
Ascanio Fontana, di Napoli, pubbl. not.
Alfonso Fontana, di Napoli, giudice regio
Il vicario generale della Congregazione di M.V., don Barbato Ferrato di Candida, elegge procuratore di tutta la Congregazione in Roma il P. don Vincenzo Verace, di Candida, monaco dello stesso Ordine e al presente residente in Roma, in particolare con l’incarico di ottenere un qualche luogo o parrocchia in Roma, in qualunque parte della città, dove sembrerà più opportuno allo stesso procuratore, per costruirvi una chiesa e un monastero dell’Ordine di M.V.


5149.
1566, settembre 30, ind. X – Filippo d’Austria re a. 12
Sant’Agata di Puglia
Desiato Basso, di Sant’Agata, pubbl. not.
Bartolomeo de Benedictis, giudice regio a vita
Fra Pirro Luigi, di San Severino, priore di S. Pietro Ursatano in Sant’Agata, concede a Ottaviano Zamberta un vacantale deserto, per il censo annuo di 10 grana all’anno, da corrispondersi alla metà di agosto (XI, 65)


5150.
1566, dicembre 5, ind. X – Filippo d’Austria re a. 12
Mercogliano
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giulio Cesare Simeoni, di Mercogliano, giudice annuale
Avendo Marco Felice de Silvestro, di Mercogliano, preso in affitto per 3 anni uno staglio di nocciuole («nucum avellarum») di M.V. dai Maestri ed Economi dell’Annunziata di Napoli per 92 ducati all’anno, essendosi fatto prestare per l’occorrenza 60 ducati da Pietro e Giovanni Antonio de Trocchyo, ora si accorda con loro riguardo al modo da tenere nella Vendita di quei frutti (LXVI, 2)


5151.
1567, marzo 7 (in: 1567, giugno 8, ind. X)
Statuti per la riforma della Congregazione di M.V., composti per ordine del Sommo Ponte%uFB01ce Pio Pp. V dai cardinali Michele Saraceno, vesc. di Sabina, Clemente Morriliano, card. di S. Maria in Aracoeli, e Alessandro Sforza, cardinale di S. Maria in Via, in cui, fra l’altro si riducono a 18 i priorati della Congregazione di M.V. (in III, 13)1)

 ***Copia cartacea (III, 12 bis)
1) Il D’addosio (Sommario, pp. 174-175) ci dà il regesto di un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli (vol. XII, n. 457):«Anno 1567. Riforma e Statuti della Congregazione di Montevergine. Breve di Pio V, dato a 12 marzo 1567, col quale comanda la esecuzione della riforma della Congregazione di Montevergine del Monte e degli Statuti compilati dai Cardinali Michele Saraceno Vescovo di Sabina, Clemente Morriliano di S.a Maria in Aracoeli, ed Alessandro Sforza di S.a Maria in Via, riducendo i priorati a 18 soltanto»

5152.
1567 («1568»), aprile 17, ind. X – Filippo d’Austria re a. 13
M.V. del Monte
Giovanni Tommaso Morra, di Mercogliano, pubbl. not.
Raffaele Manfredi, di Mercogliano, giudice, al posto di Santo Antonio Simeoni, pure di Mercogliano, giudice annuale Andrea Bruno da San Severino, vicario generale di M.V. e di tutta la Congregazione, agente anche a nome dell’Annunziata di Napoli, affitta per 3 anni a Giovanni Andrea e Giovanni Antonio Maccario, di Avellino, e a Giovanni Magnotta del casale di Quadrelle, le fosse della neve nella montagna di M.V., per 240 ducati all’anno (LXXVI, 37)


5153.
1567, aprile 17, ind. X – Pio Pp. V a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Camilla Pitaccia, di Ceppaloni, ved. di Scipione Perillo, – col consenso di fra Paolo Ricciuto, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento e della sua Comunità – , a nome dei suoi %uFB01lgli Giovanni Battista e Gabriele, di cui essa è tutrice testamentaria, vende a Salvatore Farese, pure di Ceppaloni, un territorio della capacità di circa 10 tomoli, nel luogo detto Mammabona, nelle pertinenze di Ceppaloni, per il prezzo di 16 ducati di carlini d’argento e con l’onere di 8 tarì d’argento al monastero nella festa di S. Giacomo a luglio (XXXVI, 44)

***Duplicato originale (XXXV1, 45)

5154.
1567, aprile 17, ind. X – Filippo d’Austria re a. 12
San Pietro, vicino Scafati
Stefano de Morante, di Scafati, pubbl. not.
Paolo Malfitano, di San Pietro, giudice annuale ivi
Fra Valerio Vassallo, d’Altavilla, della diocesi beneventana, avendo ottenuto per donazione di Minico di Muccio, certe case con antecorte, in Mercogliano, nel luogo detto Pietra Maczocca ola Torricella, ora, dopo averle riedi%uFB01cate, «non ex bonis et pecunia monasterii predicti», col consenso dei superiori, le dona ad Andrea Visante, suo nipote, con certi oneri, e fra l’altro con l’obbligo di corrispondere al monastero di M.V. una rendita annua (che però non si determina) (LXIV, 58)


5155.
1567, giugno 8, ind. X – Filippo re a. 13
Marino Bruno, di Avella, pubbl. not.
Salvatore Barba, giudice della baronia d’Avella
Si riportano in forma pubblica gli Statuti di Pio V del 7 marzo 1567 per la riforma di Montevergine, che vengono accettati dai PP. Capitolari di M.V. alla presenza del sacrista dell’Annunziata di Napoli (III, 13)


5156.
1567, settembre 15, ind. XI. – Filippo re a. 13
Paduli, nella provincia di Principato Ultra
Cesare de Fide, di San Giorgio, pubbl. not.
Masuccio de Masuciis, di Paduli, giudice regio a vita
Fra Pietro de Chirico, di Paduli, guardiano del monastero di S. Maria «de Oreto» di Paduli, insieme con la sua Comunità, vende al rev. Melchiondo Jansito, di San Giorgio «de Molaria», una vigna in questa terra, nel luogo detto «lo monte de Santo Stefano», per 12 ducati di carlini d’argento


5157.
1567, novembre 20, ind. XI (in: 1567, dicembre 13, ind. XI)
Napoli, nel monastero di S. Caterina « ad formellum»
I Maestri Economi e Governatori dell’Annunziata di Napoli da una parte, e i padri fra Andrea Bruno da San Severino, vicario generale di tutta la Congregazione di M.V. del Monte, fra Barbato Ferrato, di Candida, fra Paolo Ricciuto, del Feudo di M.V., e fra Pietro de Auria, di San Severino, de%uFB01nitori della Congregazione, insieme con fra Sabatino Rugerella, priore di M.V. di Napoli, dall’altra parte, addivengono fra loro alla seguente Concordia in ordine all’esecuzione della Bolla di Pio Pp. V del 25 febbraio («V kal. martii») 1567 («1566 »), nell”anno 2° del suo Ponti%uFB01cato: 1°, siccome la Bolla dice che si debbono dare ai monaci 20 scudi per ciascuno per vitto e Vestito sugli stabili e beni della stessa religione, perciò, la SS. Annunziata rilascia ai monaci «tutte et qualsivogliano Intrate et beni de la Congregatione et Abbatia de Montevergine, et soi priorati et grancie», e perciò sia i 53 priorati sia tutti gli altri luoghi con tutti i loro beni; lasciano inoltre: in Mercogliano, tutte le terre arbustate e gli oliveti e orti, «tutti gli stagli de le noci, et nucelle», il censo del mulino di Mercogliano, ecc. ecc.; «et più se li relassa la Jurisdittione in spiritualibus supra tutti li vaxalli de le supradette terre tanto secolari quanto clerici et religiosi così come è stato solito per li tempi passati»; 2°. la SS. Annunziata si ritiene e si riserva: il dominio e la giurisdizione dei vassalli delle terre di Mercogliano, Mugnano, Quadrelle, Ospedaletto, Feudo e Pietradefusi, « reservata sempre à la sopraditta congregatione et lor monasterio de montevergine del monte la ragione de li servitii soliti, et consueti»; inoltre l’Annunziata si riserva «in Mercogliano la Mastrodattia, la portolania, li :renditi de ducati ottantadui et tt. dui, la colta, lo molino dell’infornata, la gabella, lo Jus de le quartarie, ciò e in quelle possessioni, et lodi che vendeno à la Nunziata, li presenti spettanti al barone, et altre ragioni che in qualsivoglia modo à detta Casa spettassero»; in Ospedaletto il reddito di 72 ducati e un tarì, ecc. ecc.


5158.
(1567), novembre 21 («XI kal. decembr.») – Pio Pp. V a. 2
Roma
Carlo, cardinale di S. Prassede, per autorità del Sommo Pontefice, affida all’abate M.V. o al suo vicario generale, di concedere la dispensa dall’impedimento di quarto grado di consanguineità a Giacomo Saraciniello e Perfetta Manfreda, di Mercogliano, i quali contrassero matrimonio il 26 gennaio 1564 non sapendo di essere legati da tale impedimento, e consumarono il matrimonio, alla condizione che di nuovo contraggano il matrimonio secondo la forma prescritta dal Concilio Tridentino

N.B.-Cordoncino e custodia metallica del sigillo pendente

5159.
1567, dicembre 13, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 13
Montevergine del Monte
Ascanio Fontana, di Napoli, pubbl. not.
Orazio Ruta, di Avellino, giudice regio a vita
La Congregazione di M.V., mediante i suoi rappresentanti raccolti in Capitolo nella Sala Capitolare di M.V., asserisce di fronte al not., giudice a testi, che nei giorni scorsi fu presentata e %uFB01rmata una convenzione o concordia fra i signori Maestri e Governatori dell’Annunziata e il loro Vicario generale e i rev.di fra Barbato Ferrato di Candida, fra Paolo Ricciuto dal Feudo di M.V., e fra Pietro de Auria da San Severino, tre dei quattro Diffinitori della Congregazione di M.V., agenti a nome di tutta la Congregazione di M.V., come da strumento del 20 novembre 1567 (riferito, Reg. 5157), e che ora viene solennemente rati%uFB01cata


5160.
1567, dicembre 17, ind. XI («X») (in: 1568, luglio 19, ind. XI)
Lauro e propriamente nel luogo detto Pignanello
Simeone Venezia, di Lauro, pubbl. not.
Vincenzo Guazzaluto, di Lauro, agente anche a nome di suo fratello Scipione, vende a fra Barbato Ferrato, di Candida, priore del monastero di S. Giacomo di Lauro, e agente a nome di questo monastero, – previa licenza dei De%uFB01nitori di M.V., del 12 dicembre 1567, data da fra Paolo Ricciuto, del Feudo, fra Sapatino Rogiorella, di Carife, e fra Pietro d’Auria, «Dif%uFB01nitori de la sopradetta Congregatione nello anno 1567» – , un querceto con alcune olive e castagni, in territorio di Lauro, nel luogo detto Pignanello, per 300 ducati, dei quali si pagano subito 100 ducati e si promette di pagare gli altri ducati entro il dicembre 1568 (in XLIX, 31-38)


5161.
1568, febbraio 7 – Pio Pp. V a. 3
Roma
Avendo il vicario generale e i De%uFB01nitori e monaci della Congregazione di M.V. da una parte, e i Maestri e Governatori dell’Annunziata di Napoli, dall’altra, esposto al Sommo Ponte%uFB01ce, che altra volta c’erano state tra le due parti delle dissenzioni sulla validità o invalidità dell’unione della Congregazione di M.V. all’Annunziata, e che conosciute queste differenze lo stesso Sommo Ponte%uFB01ce ne aveva affidata la causa ai cardinali Giovanni Michele Sarraceno, del titolo di S. Maria in Trastevere, a Clemente del titolo di S. Maria in Aracoeli, e ad Alessandro del titolo di S. Maria in Via, e che il Papa con bolla plumbea aveva stabilito che i 53 e più priorati della Congregazione fossero ridotti a 18, ivi espressi, e che ai monaci di quei 18 priorati fosse dato dagli Amministratori dell’Annunziata per il loro vitto e vestito 20 scudi d’oro alla ragione di 11 giuli per ogni scudo, ogni anno, in modo che tutto il resto degli introiti fosse devoluto all’Annunziata; inoltre avendo le due parti ugualmente notificato al Sommo Ponte%uFB01ce che volendo esse eseguire il tenore della bolla ponti%uFB01cia, considerando che se l’Annunziata avesse ceduto a tutti i proventi di quei monasteri a favore della Congregazione,senza dubbio sarebbe cessata ogni lite e controversia con notevole vantaggio delle due parti, perciò le due parti vennero %uFB01nalmente a quest’accordo, per cui l’Annunziata rinunziava a bene%uFB01cio di M.V. ai frutti e proventi di tutta la Congregazione, eccetto agli «iuspatronatibus», dei quali quegli Amministratori non potevano disporre. Ora il Sommo Ponte%uFB01ce dà il suo beneplacito a quest’accordo, corroborandolo con l’autorità apostolica (III, 14).

 N.B.-Il Cangiani annota a questo proposito: «Sebbene questo Breve fosse di Motu proprio di detto Ponte%uFB01ce: fu non pertanto emanato in vista delle determinazioni fatte da fra Angelo Orabona Minore Osservante, Vescovo di Catanzaro, insieme col Vescovo… Visitatori Apostolici di detta Congregazione, come consta da un Instrumento di Notaio Giovanni Luca Gigli di Napoli in data 13 Ag. 1570, che si conserva nell’Archivio d’Aversa, f. 148 del vol. 5°, intit. Scritture Diverse appartenenti alla Grangia di Teano. Il che pure si comprova dall’epitaffìo del 1575 eretto nel sepolcro di detto fra Angelo nel Convento e Chiesa di S. Maria Maddalena d’Aversa di detto Ordine. In vista di questo Breve ne nacque l”Istrumento intitolato Magna Concordia, che s’osserva fol. 163 vol. 79»
 ***Copia informe cartacea (III, 15-17)
 ***Altra copia informe cartacea (III, 18-19)
 ***Regio Exequatur del marzo 1568 (III, 4 sext.)

5162.
1568, febbraio 18, ind. XI – Filippo d’Austria d’Aragona re a. 14
Grottaminarda
Marcantonio de Nicilo, di Grottaminarda, pubbl. not.
Marcantonio de Nucibus, giudice di Grottaminarda
Don Bartolomeo «de Castro Mileti», dona al monastero dell’Annunziata di Grottaminarda, per le mani del suo rappresentante, il priore fra Santoro Pepe, di Nocera dei Pagani, una vigna nel territorio del castello di Melito, e propriamente nel luogo detto Fontana vecchia, e un cellaro con cantina nella stessa terra1)

1) Il Cangiani ci ha conservato questo breve transunto di un doc. allora (1750) esistente nell’Archivio di M.V.: «1568, aprile 3. Lettera del Cardinal Alessandrino d’ordine del Papa S. Pio V. diretta al Nunzio di Napoli Paolo Odescalco, affinchè avesse fatto sapere ai Vescovi del Regno d’astenersi di molestare i PP. di Montevergine per i Seminari. – Indi si vede la relata d’essere stati noti%uFB01cati molti Vescovi per tal particolare. – Al f. 225 si osserva una supplica alla S. Congregazione col Decreto per la molestia che ricevevano dal Vescovo di Troia per i beni posti colà, annessi oggi al Monastero di S. Agata di Puglia» (Era in III, 221-225)

5163.
1568, maggio 18 – Pio Pp. V a. 3
Roma
Dietro esposizione presentata dagli uomini di Mercogliano, Ospedaletto, Mugnano, Quadrelle e Pietradefusi e degli altri luoghi o casali volgarmente detti il Feudo di M.V., che una volta dai re Cattolici furono donati al monastero di M.V. del Monte, e sono da tempo immemorabile vassalli di M.V., con privilegi, ecc., ed essendo ancora nella Curia Romana la lite circa la validità o invalidità dell’annessione di M.V. all’Annunziata di Napoli, il Sommo Ponte%uFB01ce rende noto che con quella unione non vengono per nulla lesi i diritti di quei vassalli (III, 21)

 ***Copia in pergamena (III, 22).
 ***Altra copia cartacea, autenticata dal not. Pirr’Antonio di Gennaro (III, 28-30)
***Altra copia cartacea informe (III, 32-34)
***Altra copia cartacea, autenticata dal not. apostolico Flaviano Prezioso di Mercogliano (III, 36-39)
***Altra copia cartacea, estratta il 4 gennaio 1717 e autenticata dal not. Giovanni Gregorio de Stefano (III, 40-45)
***Altra copia (LXXXIX, 81, f. 88)

Bibl.: Costo, La vera Istoria…, fol. 66-67; Mastrullo, Monte Vergine Sagro, pp. 493-498


5164.
1568, maggio 31, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 14
Maddaloni
Giovanni Vincenzo de Roberto, di Maddaloni, pubbl. not.
Cesare de Noyano, di Maddaloni, giudice regio a vita
Alla presenza di fra Pietro d’Auria da San Severino, fra Sabatino Rogerella da Carife, visitatori e de%uFB01nitori della Congregazione di M.V. della Provincia di Terra di Lavoro, agenti a nome di tutta la Congregazione, e di fra Andrea Bruno, vicario generale della stessa Congregazione, il signor Giovanni Vincenzo de la Bagnara, di Napoli, si dichiara debitore verso la Congregazione di M.V. in 1513 ducati, un tarì, 13 grana e 2 denari di carlini d’argento, come prezzo di alcuni beni stabili, redditi o diritti del monastero di S. Maria di M.V. in Maddaloni «olim sacre et profanate», come da strumento di quella vendita, rogato dal not. Giovanni Vincenzo de Roberto,«nonobstante quod in dicto instrumento con%uFB01teatur illos fuisse receptos cum revera illos non receperunt» (LI, 19)


5165.
1568, luglio 19, ind. XI – Pio Pp. V a. (omesso)
Ludovico Mattuzio, cittadino toscano, pubbl. not. apostolico e imperiale
Don Scipione Guazzaluto, di Lauro,«ad presens castellanus fortellitii Terre Sorani», asserisce che nei giorni passati il magnifico don Giovanni Vincenzo Guazzaluto, suo fratello, ha venduto, agendo anche a nome suo, a fra Barbato Ferrato di Candida, priore di S. Giacomo di Lauro, un querceto, che essi avevano in comune, con alcune piante di olivi e di castagni per il prezzo di 300 ducati di carlini d argento dei quali furono ricevuti da suo fratello 100 ducati, mentre gli altri 200 ducati il priore promise di pagare entro il dicembre prossimo. Ora egli rati%uFB01ca lo strumento (XLIX, 31-38)

 N.B.-Sigillo aderente. Lo strumento è redatto in forma di codice

5166.
1568, agosto 26, ind. XI – Filippo d’Austria a. 13
Pietradefusi, del Feudo di M.V.
Giovanni Vincenzo Mellisio, pubbl. not.
Minico de Nicola Antonio, di Pietradefusi, giudice
Lorenzo de, Mellisio, di Pietradefusi, facendo testamento in casa sua nel luogo detto «in fontanello», istituisce suo erede universale e particolare Lorenzo Todisco, di Avellino, suo cugino, salvi i seguenti legati: lascia alla venerabile cappella di S. Maria dello Piano, in Pietradefusi, ogni anno in perpetuo 30 carlini, con obbligo di due Messe alla settimana nella cappella di S. Giacomo, in quella chiesa, «et si per caso li mastri confrati mancassero», allora il legato verrebbe annullato


5167.
1568, settembre 4, ind. XII – Pio Pp. V a. 3
Napoli
Giovanni Passaro, della città di Cava, pubbl. not. apostolico
Il not. noti%uFB01ca che il 2 settembre precedente, richiesto per parte delle Comunità e degli uomini di Mercogliano, ecc. (di cui al doc. ponti%uFB01cio del 18 maggio 1568, Reg. 5163), noti%uFB01cò ai magni%uFB01ci signori Ascanio Capece, Alfonso Gagliardo, Girolamo Cerca, Giovanni Antonio de Aponte e Girolamo Boczanotra, di Napoli, maestri Governatori dell’Annunziata di Napoli, personalmente ritrovati nel luogo dove ogni giorno si sogliono radunare per il governo dell’Annunziata, e diede loro copia di un doc. ponti%uFB01cio (Reg. 5163). A testimonianza di ciò viene rogato il presente strumento scritto dietro lo stesso doc. ponti%uFB01cio – In %uFB01ne: Prospero Vitantonio, protonot. apostolico e vicario dell’arcivesc. di Napoli, conferma quanto sopra ha scritto il not. (nel verso di III, 21)1)

1) Il Cangiani ci ha conservato un accenno di un Inventario al suo tempo (1750) esistente nell’Archivio di M. V.: «1568. Inventario degli Stabili e mobili, fatto da fra Pietro Celentano Priore del Monastero dei Ss. Pietro e Paolo in Altavilla Beneventana» (era in XII, 108)

5168.
1569, gennaio 3, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15
Lauro
Simone Venezia, di Lauro, pubbl. not.
Domenico de Rocco, di Lauro, giudice annuale ivi
Fra Vincenzo Guazzaluto, di Lauro, riceve da fra Persio Mariconda, di Atripalda, agente a nome del monastero di S. Giacomo di Lauro, 200 ducati, come completamento dei 300 ducati che era costato un querceto comprato in territorio di Lauro (cfr. Reg. 5165), ducati che erano così pervenuti al monastero: 112 ducati come resto di 130 ducati ricavati dalla vendita di un castagneto, 16 ducati, 2 tarì e 10 grana da diverse persone, 71 ducati e mezzo di propria moneta di fra Persio, presa in prestito da diverse persone, ecc. (XLIX, 39-42)

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5169.
1569, febbraio 10, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15.
Ceppaloni
Giambattista de Simeone, pubbl. not.
Michele Russo, di Ceppaloni, giudice regio
Ambrogio Russo e Antonio Russo, di Ceppaloni, padre e %uFB01glio, procedono a una permuta con Vito Mantuano, cedendogli una vigna in Ceppaloni, nel luogo detto Pagliarola, e ricevendo da lui una casa in Ceppaloni, nel luogo detto Casale nuovo (XXXVI, 72)


5170.
1569, marzo 8, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15
Napoli,«in Summaria ven. ecclesie et hospitalis S. Marie Annuntiate»
Alfonso Fontana, di Napoli, pubbl. not.
Alessandro Monterio, di Napoli, giudice regio a vita
Don Ascanio Capece, insieme coi Maestri Economi e Governatori dell’Annunziata di Napoli, vende a fra Andrea Bruno, di San Severino, vicario generale di tutto l’Ordine di M.V., un annuo reddito di 24 ducati, che l’Annunziata riscuoteva ogni anno dal barone del casale di Calvi, nelle pertinenze di Montefusco, per il prezzo di 400 ducati, danaro che era pervenuto a M.V. insieme con una somma maggiore dal magni%uFB01co Francesco Trasente di Tolve, nella provincia di Basilicata, dal prezzo del priorato di quella terra di Tolve, che fu uno dei priorati della Congregazione profanati per ordine del Papa, e cioè due chiese, di cui una dal titolo di S. Maria dell’Oliva e l’altra Santa Margherita, e i beni e gli introiti delle stesse, vendute nei mesi precedenti da fra Barbato da Candida e fra Paolo Ricciuto, de%uFB01nitori della Congregazione, come da pubblico strumento rogato dal not. Marco Angelo de Flore, di Tolve, e rati%uFB01cato dal vicario generale di M.V. e da tutta la Congregazione, mediante altro pubblico strumento, rogato dal not. Donato Antonio Guariglia, il 5 gennaio ultimo passato 1569 (XXX, 21)

***Copia informe cartacea, eseguita da Guglielmo da Manocalzati (XXX, 22-29)

5171.
1569, maggio 12, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15
Airola
Giovanni Michele Genga, di Napoli
Nicola Palladino, di Airola, giudice annuale ivi
Fra Giovanni Antonio Galioto, priore di S. Giovanni a Corte in Airola, affitta per 3 anni al nobile Giovanni Landolfo e ad Antonio Lombardo, pure di Airola, tutte le terre di quel monastero (senza speci%uFB01carle), per il prezzo di 72 ducati all’anno, da pagarsi 18 settembre (XII, 89)


5172.
1569, giugno 22, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 15
Candida
Luca Andrea Elena, di Candida, pubbl. not.
Antonello Rogione, giudice annuale
Galieno de Agostino e Tommaso Maurello, di San Potito, nelle pertinenze di Candida, e Barnaba Guarino, di Solofra, avendo preso in affitto da fra Andrea Bruno, di San Severino, vicario generale della Congregazione di M.V. del Monte, «reservatis tamen certis censibus magni%uFB01cis dominis Magistris et gubernatoribus ven. hospitalis Annuntiate civitatis neapolis», le rendite del monastero di S. Guglielmo del Goleto, costituiscono loro procuratori, per l’esazione di quei redditi, fra Scipione de Agostino, di San Potito, e fra Massimiano Urzi, di Solofra, monaci di M.V. (XLVII, 102)


5173.
1569, giugno 28, ind. XII – Filippo d’Austria re
Aversa
Giovanni Andrea de Mercatante, di Aversa, pubbl. not.
Girolamo Farriolo, di Aversa, giudice regio a vita
La nobildonna ved. Antonia Bottona, di Aversa, vivente «iure romano», vende al nobile Fabio Leoncino di Castelbaronia, una casa in «burgo delli Castelli», per 72 ducati di argento alla ragione di 10 carlini per ogni ducato


5174.
1569 («1568»), luglio 12, ind. XII (in: 1569 («1568»), agosto 24, ind. XII)
Sant’Onofrio di Massa, nelle pertinenze di Petina
Antonio de Floribus, di Petina («Abetina»), pubbl. not.
Fra Pietro de Auria, da San Severino, e fra Sabatino Rogerella, da Carife, de%uFB01nitori e visitatori di M.V. del Monte, agenti particolarmente a nome del monastero di S. Onofrio «de terra dirute masse», nelle pertinenze di Petina, asseriscono che negli anni passati fu mossa lite fra i monaci della Congregazione di M.V. del Monte e i signori Maestri Economi e procuratori dell’Annunziata di Napoli, e vertendo la lite, si fece ricorso al Sommo Ponte%uFB01ce, e alla %uFB01ne tra M.V. e l’Annunziata si convenne in questo: M.V. doveva dare all’Annunziata 2400 ducati all’anno, mentre tutti gli altri beni rimanevano ai monaci, e si stabili che la Congregazione fosse ridotta a 18 monasteri dei 53 allora esistenti, e gli altri si profanassero, i loro beni fossero venduti dagli stessi Economi dell’Annunziata, e dal ricavato si erigessero i 18 monasteri e gli altri beni si annettessero a questi 18 monasteri, mentre ogni singolo monaco della Congregazione «pro victu et vestitu», doveva ricevere ogni anno 20 scudi d’oro, come dal doc. del 7 marzo 1567 (riferito, Reg. 5151).Si stabilì che in quei monasteri fossero distribuiti tutti i religiosi di M.V: che in M.V. dovevano rimanere almeno 50 monaci, computando in questo numero sia i sacerdoti che i chierici, novizi, conversi o oblati. Inoltre, ad evitare discordie, che potevano sorgere dall’osservanza del decreto di Pio V, tra M.V. e l’Annunziata si addivenne a un accordo (cfr. 20 novembre 1567 e 13 dicembre 1567, Regg. 5157, 5159). Da tutto ciò la giustificazione della profanazione e vendita del monastero e dei suoi beni fatta a donna Vittoria Carrafa, utile signora di Petina (in LXXXIX, 81, ff. 1-37)


5175.
1569 («1568»), agosto 24, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 14
Palma
Damiano de Capua, di Nola, pubbl. not.
Nardo Antonio Martino, di Palma, giudice ivi
Donna Vittoria Carrafa, di Napoli, ved. «iure romano vivens», contessa di San Valentino e utile signora di Petina, asserisce che nei mesi scorsi essa deliberò «in acie sue mentis» di comprare da fra Pietro de Auria, di San Severino, e da fra Sabatino de Rogerella, di Carife, de%uFB01nitori e visitatori di M. V. del Monte, e in particolare agenti a nome del monastero di S. Onofrio «de terra dirruta Masse» presso Petina,tutti i beni stabili burgensatici e feudali, ecc., e in particolare un territorio nelle pertinenze di Petina, detto volgarmente «lo terreno de la massa», appartenente a S. Onofrio, grancia di M.V., «libere vel cum pacto de retrovendendo», ma per la distanza del luogo e per altre sue ragioni elesse e creò due procuratori che in nome suo trattassero della cosa, e cioè i nobili Girolamo de Mobilia e Simone Lepore, di Petina, i quali comprarono quei beni per 2000 ducati, che promisero di pagare, e ne fu rogato l’atto il 12 luglio precedente (cfr. Reg. precedente). Ora la contessa, ratificando l’opera dei suoi procuratori, da parte sua promette di pagare i 2000 ducati e determina le modalità del pagamento (LXXXIX, 81, ff. 1-37)

 N.B.-Il lunghissimo strumento è redatto in forma di codice

5176.
1569, settembre 3, ind. XIII – Pio Pp. V a. 4
Benevento
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Il Padre Giovanni Paolo Cozza, di Ospedaletto, priore di S. Giacomo di Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Francesco e ad Agostino Fuccio, del casale di Ginestra, un pezzo di terra con vigna, della capacità di circa 5 tomoli, nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto «lo vallo», col potere di affrancarlo nei primi 20 anni con beni in territorio di Ginestra o di
Benevento «vineis dumtaxat exceptis», dal reddito annuo stimato 16 carlini, e frattanto corrispondendo 15 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XLVI, 12)


5177.
1569, dicembre 17, ind. XIII – Pio Pp. V a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione de Abbamundis, pubbl. not. apostolico Fra Giovanni Longo, di Mercogliano, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede «titulo permutationis» per «duos viginti novem annos», a Vincenzo Todone, di Benevento, un territorio nelle pertinenze della città, nel luogo detto Cellarulo, di circa 2 tomoli,con un pò di canneto («candeto»), con la facoltà di affrancarlo in questo periodo con beni «vineis dumtaxat exceptis» in Benevento o nel suo territorio, dal reddito annuo stimato 17 carlini d’argento, e frattanto corrispondendo al monastero 16 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 48)


5178.
1570, aprile 3, ind. XIII – Filippo d’Austria re
Pietrastornina
Cesare de Mobilia, di Pietrastornina, pubbl. not.
Mario de Luzio, giudice annuale di Pietrastornina
Vitaliano Riczo, di Pietrastornina, dona alla chiesa della SS. Annunziata di Pietrastornina, e per essa al suo priore fra Donato Cafasso, una terra nel luogo detto «la Chlara chiusa», col patto che si celebri una XLI di Messe all’anno per l’anima sua (C, 65, 2° str.).1)

1) Il Mastrullo ci riporta (Monte Vergine Sagro, p. 498 ss.) un privilegio di Pio Pp. V del 16 luglio 1570, in cui il Sommo Pontefice contempla alcuni casi nei quali le donne possono entrare nei monasteri della Congregazione di M.V.

5179.
1570, luglio 17, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 16
Oreto di M.V. del Monte
Simone Antonio Simeoni, di Mercogliano, pubbl. not.
Giacomo Bianco («Albo»), di Mercogliano, giudice annuale ivi, in luogo di Pirro Luigi de Silvestro, giudice annuale Fra Andrea Bruno, di San Severino, vicario generale della Congregazione di M.V., affitta per 3 anni a Pietro e Giovanni Antonio de Trocchyo, fratelli, di Mercogliano, una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «lo Chyayo», per 8 ducati all’anno (LXVI, 3)


5180.
1570, settemble 10, ind. XIV – Filippo d’Austria a. «10» di Sicilia
Ceppaloni
Giambattista de Simeone («Simione»), di Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Michele Russo («Russus» e «de Rubbo»), di Ceppaloni giudice «eletto ad contractus iudicis et annalium judicum» Orazio Sillitto, di Ceppaloni, vende ad Antonio Russo un pezzo di terra, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto «alle Ortora de Cortenelici», per il prezzo di 20 ducati, e con l’onere di un censo di 10 grana alla chiesa dell’Annunziata di Ceppaloni (XXXVI, 67)


5181.
1570, settembre 22, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 16
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Domenico de Angelina, di Castelbaronia, giudice annuale ivi
Giovanni de Romano, e i suoi fratelli e nipoti, di Castelbaronia, vendono a Sabatino de Antonello, alias Scopa, di Castelbaronia, i seguenti stabili: una vigna con diversi alberi fruttiferi e infruttiferi, e con alcuni vacantali, in territorio di Castelbaronia, nel luogo detto «l’acquara», un’altra vigna, con viti e diversi alberi, nello stesso luogo, gravata di un censo di 3 carlini, in perpetuo, al magni%uFB01co Vincenzo Santis, di Carife, per il prezzo di 40 ducati di carlini d’argento (Cast. 38, 1° str.)


5182.
1570 («1571»), ottobre 16, ind. XIV – Pio Pp. V a. 5
Benevento
Scipione de Abbamundis, pubbl. not.
Fra Giovanni Felice Giudice, di Mercogliano, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, concede «titulo permutationis quandocumque in perpetuum», a Salvatore Canale, di Benevento, un orto con alcuni alberi fruttiferi e una casetta terranea, «sub tecto circumcirca muratum», in città, nella parrocchia di S. Giacomo, con la facoltà di affrancarlo con una possessione in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dal reddito annuo stimato 13 carlini e mezzo d’argento, e frattanto corrispondendo 13 carlini nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 49)

 ***Duplicato originale (XXV, 50)

5183.
1570, novembre 11, ind. XIV – Filippo re a. 16
Ceppaloni
Giambattista Simione, di Ceppaloni, pubbl. not.
Fabio Civita, di Ceppaloni, «pro iudice electo»
Laudonia, ved. di Giovanni Battista Sillitto, di Ceppaloni, vende ad Antonio Russo un territorio di circa 2 moggi e mezzo, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Cortecelle, per 15 ducati, e con l’onere di 10 grana all’anno all’Annunziata e altre 10 grana alla chiesa di S. Nicola in Ceppaloni (XXXVI, 68)


5184.
1571, marzo 22, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 17
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Fazio de Corrado, di Castelbaronia, giudice
Giovanni Giacomo Petrillo, di Castelbaronia, vende a Sabatino de Antonello, alias Scopa, di Castelbaronia, una vigna «vitibus vitatam», con diversi alberi in territorio di Castelbaronia, e propriamente nel luogo detto «la croce», per il prezzo di 30 ducati e un censo annuo alla Mensa vescovile di quella terra (Cast. 39)


5185.
1571 («1570»), aprile 28, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 17
Ceppaloni
Giambattista de Simeone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Pietro Giacomo Margiotta (ma si sottoscrive Michele Russo, di Ceppaloni), giudice
Aquilano Russo, di Ceppaloni, vende ad Antonio Russo, pure di Ceppaloni, un territorio di circa un moggio e mezzo, nel luogo detto Cecalese, venduto all’asta «accensa candela», e assegnata a lui come a maggiore licitatore, per 6 ducati di carlini, e un censo annuo alla Curia locale, come si contiene nell’inventario della stessa Curia (XXXVI, 66)


5186.
1571, aprile 30, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 16
Sant’Agata di Puglia
Giovanni Antonio Jannello, di Sant’Agata, pubbl. not.
Giacomo de Turris, di Sant’Agata, giudice
Il nobile Fabio de Bono, facendosi oblato di M.V., dona al monastero le case che aveva in Sant’Agata, sulle quali però c’era un debito di 100 ducati, dovuti all’Annunziata di Sant’Agata, e per essi 10 ducati all’anno, e col patto di pagare 50 ducati alle %uFB01glie, anche se esse non si sposano, e rimanendo lui usufruttuario durante la sua vita, e con altre condizioni (XI, 33)


5187.
1571, giugno 23, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 17
Carife
Giovanni Ribaldo, di Carife, pubbl. not.
Bartolomeo de Melina, di Carife, giudice eletto dal not., perché non si trovava in quel momento un giudice annuale
Desiata Rogerella, facendo testamento, istituisce sua erede universale e particolare Bolita, sua figlia; e, fra gli altri legati, lascia le Messe di S. Gregorio per la sua anima, 20 carlini per la cappella del Corpus Domini e qualche legato per M.V. (Cast. 91)


5188.
1571, settembre 10, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 17
Lapio
Antonello, di Lapio, pubbl. not.
Cesare de Laudato, giudice annuale di Lapio.
Donato Ventrella, di Apice, vende a fra Angelo de Sessa, di Lapio, guardiano del monastero di S. Maria in Lapio, un pezzo di terra seminativo con alcuni alberi fruttiferi, di circa 4 tomoli, in territorio di Taurasi, per il prezzo di 10 ducati


5189.
1572, febbraio 27 («quarto kal. martii») – Gregorio Pp. XIII a. 1
Roma
Avendo Giovanni Maczarotto, arciprete di S. Pietro di Mercogliano,rassegnato nelle mani del Sommo Ponte%uFB01ce la sua chiesa arcipretale, per mezzo del suo procuratore, ed essendo stata accettata quella rinunzia dal Sommo Ponte%uFB01ce, con altra lettera il Papa ha ingiunto al vesc. di Avellino che, se l’avesse trovato idoneo, poteva creare arciprete di Mercogliano Francesco Antonio Maczarotto; ora, se quel vesc., nel termine prescrittogli di 30 giorni, non ha provveduto, provveda il vicario del vesc. di Nola (VII, 126)

 N.B.-Bolla plumbea pendente. Si noti nel doc. che in tutti i punti dove ricorre il nome Francesco Antonio, questo nome è scritto su un altro nome abraso

5190.
1572, febbraio 29, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 18
Ceppaloni
Giambattista de Simeone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Michele Russo, di Ceppaloni, giudice regio
Marco de Sapia, di Ceppaloni, vende ad Antonio Russo, pure di Ceppaloni, una casa in Ceppaloni, nel luogo detto Castellone (XXXVI, 69)


5191.
1573 («1572»), marzo 9 («VII idus martii») – Gregorio Pp. XIII a. 1
Roma
Dietro richiesta del vicario generale e dei monaci di M.V., il Sommo Ponte%uFB01ce incarica gli arciveseovi di Napoli e Benevento e il vesc. di Avellino, e i loro vicari generali, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di beni della Congregazione di M.V. (III, 102)1)

***Copia in un doc. del 1573 (in III, 104)
 
 
1) Riportiamo dal D’Addosio (Sommario, p. 176) questa notizia riguardante un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli (vol. XII, n. 462) :«Anno 1572, Breve di Gregorio Pp. XIII, dato 5 novembre 1572, col quale ad Orazio (Greco) Vescovo di Lesina conferma la nomina di Sacrista dell’Ospedale dell’Annunziata, nonostante di non essere dell’Ordine Regolare, com’era richiesto dalle nuove riforme del Monistero di Montevergine annesso a dett’ospedale, ed approvate da Papa Pio V, che in appresso rimanevano salve ed integre»

5192.
1573, marzo 14, ind. I – Filippo d’Austria re a. 19
Grottaminarda
Marzio de Gliulo, di Grottaminarda, pubbl. not.
Marcantonio de Nucibus, di Grottaminarda, giudice
Dietro richiesta di fra Donato de Jammazeo, di Benevento, procuratore del monastero di S. Maria Annunziata di Grottaminarda, il not. col giudice e i testi, si porta in una casa in Grottaminarda, e propriamente nel luogo detto «la piaza de lassisa», e ivi fra Donato mostra una sentenza de%uFB01nitiva contro Luca de Giuso, condannato a rilasciare quella casa; ora, non avendolo fatto, fu permesso di prenderne possesso, gettando dalla %uFB01nestra i beni mobili che c’erano in quella casa


5193.
1573, marzo 15, ind. I – Gregorio Pp. XIII a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Scipione, de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not.
Antonio de Lizza, di Ceppaloni, si affranca un territorio di circa 4 tomoli, in Ceppaloni, nel luogo detto San Giovanni, che egli teneva a censo «titulo permutationis» per 9 carlini all’anno, da corrispondersi il giorno di S. Giacomo a luglio, cedendo al monastero un territorio di 5 tomoli in Ceppaloni, nel luogo detto Acquarotta (XXXVI, 26)


5194.
1573, marzo 15, ind. I – Gregorio Pp. XIII a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo.
Scipione de Abbamundis, pubbl. not.
Il P. Tommaso Basileo, priore di S. Giacomo de Mascambronibus. in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede «titulo permutationis quandocumque», a Daniele Marotta, di Ceppaloni, un territorio di circa 5 tomoli in territorio di Ceppaloni, nel luogo detto Acquarotta, con diritto di affrancarlo con beni nelle pertinenze di Ceppaloni o di Benevento, dal reddito stimato 11 carlini d’argento, e frattanto corrispondendo 10 carlini il giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXXVI, 38)


5195.
1573, aprile 5, ind. I – Filippo d’Austria re a. 19
Montevergine del Monte
Marino Bruno, pubbl. not.
Nicola Cicinella, di Mercogliano, giudice
Fra Berardino de Tocco, vicario generale, fra Benedetto Cutino da San Severino, fra Giovanni Domenico de Simeone da Mercogliano, fra Giovanni Felice del Giudice, pure di Mercogliano, e fra Francesco Onorato da Ospedaletto, de%uFB01nitori della Congregazione di M.V., insieme con gli altri Priori e monaci (nominatamente elencati), costituenti il Capitolo Generale della Congregazione, asseriscono alla presenza del not. Marino Bruno, agente a nome dell’Illma donna Vittoria Carrafa, contessa di San Valentino e utile signora di Petina, che nei mesi scorsi, il 12 luglio 1569 («1568») (riferito, Reg. 5174), fra la Congregazione di M. V. da una parte e la contessa dall altra si stipulò un contratto, che ora tutta la Congregazione di M.V. rati%uFB01ca (LXXXIX, 81, ff. 38-61)

N.B.-In questa rati%uFB01ca dello strumento da f. 38 a f. 61, si riporta integralmente tutto il lunghissimo doc. del 12 luglio 1568 con tutti i docc. ivi allegati e inseriti. Perciò ff. 38-61 : ff. 1-33 – Alla %uFB01ne del doc. si fa notare: « … hoc presens publicum instrumentum ad modum libri propter multitudinem cartarum prothocolli virtute memorialis porrecti Ill.mo et Rev.mo Domino Cardinali Locumtenenti generali huius regni Sicilie et eius decretat. per manus mei predicti Notarii Marini Bruni de baronia Avellarum signo meo solito signatum…»

5196.
1573, maggio 23 (in: 1590, marzo 19, ind. III)
Biccari, nella provincia di Capitanata
Giovanni Bonadie, della città di Cava, pubbl. not.
Giovanni de lo Vecchio, dietro interrogazione rivoltagli legittimamente dal nobile Antonio de Cicco, di Biccari, e da Innocenza, moglie sua e %uFB01glia di Antonio, confessa di aver ricevuto 20 ducati di carlini per le doti di sua moglie «et uno sprovero de tela de braccia quaranta, uno matarazo pieno de lana, due lenzuola de tela de tre luno, con ordicella bianchilo dorate, uno tornaletto nero de braccia cinque con ardicelle rosse spilato, uno capezale pieno de penne, due coscini, una gonella de panno»


5197.
1573, settembre 3, ind. II – Filippo d’Austria re a. 19
Napoli, villa di Capodimonte
Giovanni Battista Paci%uFB01co, di Napoli, pubbl. not.
Tommaso Aniello Ferretta, di Napoli, giudice
La signora donna Isabella Gonzaga, – marchesa di Pescara, ved. dell’ill.mo don Ferdinando Francesco Davalos de Aquino, madre, balia e tutrice testamentaria, confermata dal sacro regio collaterale consiglio, della persona e dei beni di suo %uFB01glio don Alfonso Davalos de Aquino, marchese di Vasto, erede «in feudalibus» di suo marito, in virtù di privilegio del 22 settembre 1571 -, avendo suo %uFB01glio don Alfonso Davalos, in feudo «et sub feudali servitio seu adoha» dovuto alla Curia regia, lo «ius luendi et reemendi» da don Giovanni Giacomo Cosso, di Napoli, per 10.000 ducati sulle terre o castelli di Cervinara, Rotondi e Campora, della provincia di Principato Ultra, coi loro castelli o fortilizi, case, palazzi, vassalli, redditi dei medesimi, e con 1000 ducati annui, cioè 700 ducati annui sui frutti e gli introiti ordinari «et de iure baronis», e 300 ducati annui sulle funzioni fiscali delle stesse terre, e in loro difetto, per qualunque causa, sui frutti e introiti di Airola e Montesarchio («Montis herculis»), crede bene per il vantaggio dello stesso suo %uFB01glio di vendere tali diritti «et absque pacto de retrovendendo» a don Giovanni Franco Felice, che si è profferto di comprarli per 17.000 ducati. Ora, non essendosi trovato alcuno ad offrire uguale o maggiore somma, la vendita viene aggiudicata a lui, dando alla signora marchesa 10.000 per i suoi diritti su quelle terre, non riservandosi alcun diritto (XXXVIII, 47-53)

***Copia cartacea (XXXVIII, 59-77)

5198.
1573, settembre 4, ind. II – Filippo re a. 19
Napoli.
Giovanni Battista Paci%uFB01co, di Napoli, pubbl. not.
Tommaso Aniello Ferretta, di Napoli, giudice regio
Don Giovanni Giacomo Cosso, di Napoli, vende a don Giovanni Felice Scalaleone, di Napoli, consigliere regio, le terre e i castelli di Cervinara, Rotondi e Campora, che egli teneva dalla Curia regia « in feudum et sub contingenti feudali servitio seu adoha» (cfr. Reg. precedente) per 17.000 ducati, sottraendo la somma dovuta alla signora Marchesa donna Isabella Gonzaga (XXXVIII, 54-58)

 ***Copia cartacea (XXXVIII, 77-87)

5199.
1573, novembre 4, ind. II – Filippo d’Austria re a. 13
Casale di San Giorgio
Girolamo de Petrillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Pietro Nicola de Jarrusso, del casale di San Nazzaro, giudice regio
Giovanni Nicola Festa, del casale di San Giorgio, dona a Ludovico e Mario Festa, suoi %uFB01gli, una casa con due botteghe e vigne, in quello stesso casale (XLVI, 100)

***Fede di questo strumento, in un foglio cartaceo (XLVI, 101)
**’*Ragioni che dimostrano i diritti di Mario Festa, monaco di M.V., su quei beni (XLVI, 102-103)

5200.
1573, …
Alessandro Riario, patriarca alessandrino, in forza del mandato di Gregorio Pp. XIII, del 9 marzo («VII id. martii») 1573 (riferito, Reg. 5191), fulmina scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. (III, 104)

N.B.-Sigillo di cera rossa, pendente, in parte conservato

5201.
1574, aprile 1°, ind. II – Filippo d’Austria re a. 20
Castelbaronia
Domenico Freda, di Castello, pubbl. not.
Giulio de Cartis, di Aversa, abitante in Castello, giudice a vita
Il Rev.do fra Consalvo de Pippo, della città di Trevico, al presente priore di S. Giovanni della Valle, alias dell’Acquara, presso Castello, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento dell’11 agosto 1555 (riferito, Reg. 5038) (Cast. 87)

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5202.
1574, novembre 24, ind. III – Filippo d’Austria re a. 20
Candida, nel monastero di M.V.
Giacomo Antonio de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Pietro Antonio de Laudisio, giudice a vita
Fra Barbato Ferrato, di Candida, priore del monastero di M.V. in Candida, insieme con fra Teo%uFB01lo de Ligorio da San Severino, fra Giovanni Barone da Candida, fra Orlando Guerriero da Avellino, fra Pietro Bosato da Manocalzati, raccolti capitolarmente «ad sonum campanelle», e costituenti tutta la Comunità, concede in en%uFB01teusi per 29 anni a Giovanni Leonardo della terra di San Mango, un pezzo di terra, della capacità di circa 6 moggi, nelle pertinenze di San Mango, nel luogo detto «alla valle», per il canone di 5 tomoli di grano, ecc.


5203.
1574, dicembre 12, ind. III – Filippo d’Austria re a. 20
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Giovanni Riccardo, di Chiusano, pubbl. not.
Giacomo Antonio Biancolillo, di Candida, giudice ivi
Fra Barbato («Barbario») Ferrato, di Candida, priore di S. Maria di M.V. in Candida, insieme con la sua Comunità, concede in perpetuo a Indico de Indico, di Taurasi, un territorio seminativo, con piante di cerri e querce, in territorio di Taurasi, nel luogo detto «lo piano de Monte vergene», per il canone annuo di 11 ducati di carlini d’argento (Cand. VIII, 2)


5204.
1575, gennaio 27 – Filippo re
Napoli
Il cardinale Antonio Perrenoto, del titolo di S. Pietro in Vincoli, e luogotenente del Regno, dopo aver fatto notare che secondo la forma osservata nel Regno, annualmente debbono essere eletti dai rispettivi abitanti i giudici delle città, terre, castelli, ecc., tuttavia, posposte la forma e l’ordinazione ordinaria, a tenore del presente doc. costituisce e ordina Orlando de Odierna, della città di Sarno, giudice regio della provincia di Principato Citra, il quale attualmente ha 25 anni


5205.
1575, febbraio 11, ind. III – Filippo d’Austria re a. 21
Sarno
Barnaba de Cunsi, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni Giordano Bottone, di Sarno, giudice a vita
Berardino Summantico, di Sarno, arciprete, vicario generale del vesc. di Sarno e procuratore generale di Pier Agostino, Vincenzo e Guglielmo Summantico, suoi nipoti, e della nobile Porzia Mandacina, sua cognata, madre di questi suoi nipoti, vende la «Starza de lo Greco» in territorio di Sarno a fra Girolamo Russo, di Sarno, priore di S. Giovanni, grancia di M.V., e a fra Matteo de Apolito, cellerario di M.V. avuta prima la licenza dal priore Berardino de Tocco, vicario generale di tutta la Congregazione di M.V. del Monte, come da doc. dell’8 febbraio precedente, in cui, fra l’altro, si dice (in volgare) che «avendone inteso… essere cosa molto socievole e fruttuosa vendernosi e tagliarnosi… stroncarnosi le cerque che sono in una (starza)… dove se dice la starza et delli denari che pervenerando de ditta vendita de cerque comprarsi la starza dello greco in nome de detto monastero dallo erede del egregio Notare Joanne Summantico de Sarno…»

 ***Nella stessa pergamena ci sono altri tre strumenti, relativi alla stessa vendita, nel primo dei quali, in data 31 marzo 1575, ind. III. da Sarno, rogato dallo stesso notaio, il suddetto Vincenzo Summantico, agente a nome proprio e per parte di suo fratello Pietro Agostino e di sua madre Porzia Mandacina, rati%uFB01ca lo strumento precedente.
– Nel secondo, in data 1575 (mese e giorno omessi), il suddetto Pietro Agostino, a nome suo e per parte di sua madre, rati%uFB01ca lo strumento
– Nel terzo, in data 1576 lo stesso Vincenzo Summantico, agente anche a nome di Pietro Agostino Summantico e di sua madre Porzia, lascia quietanza a don Prisciano da Candida, priore di S. Giovanni, riguardo al pagamento di 130 ducati, come complemento dei 200 ducati per i quali fu venduta la starza

5206.
1575, aprile 21, ind. III – Filippo d’Austria re a. 22
Capua
Pietro Giacomo Gravanzio, di Capua, pubbl. not.
Giulio Vignarulo, di Capua, giudice a vita
L’ab. Bernardino de Jordanis, canonico Capuano, confessa di aver ricevuto in prestito, in più volte, dal nobile Pirro Perretta, di Capua, 176 ducati, che si obbliga a pagare, e frattanto ipoteca tutti i suoi beni, in specie un territorio detto Vico Gaudo, di 16 moggi, nelle pertinenze della città (XXXII, 139)


5207.
1575, giugno 2 – Gregorio Pp. XIII a. 4
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce, essendo a conoscenza di alcuni statuti del suo predecessore Pio Pp. V, editi dal q. Giovanni Michele, vesc. di Sabina, da Clemente Moruliano, cardinale di S. Maria in Aracoeli, e da Alessandro Sforza, del titolo di S. Maria in Via lata, pubblicati secondo le esigenze dei tempi, crede che quegli statuti abbiano bisogno «aliqua moderatione et declaratione pro feliciori totius Congregationis Vestra directione». Perciò stabilisce: che tutti i monaci della Congregazione «Donni nuncupentur», come gli altri monaci delle altre Congregazioni dell’Ordine benedettino; che non più si ricevano solamente tanti novizi quanti erano i posti lasciati «per mortem vel apostasiam» dagli altri religiosi, ma ne possano ricevere quanti ne potranno «alere et sustentare», però dopo che avranno raggiunto il 12° anno di età; estende al triennio il biennio di governo prima assegnato ai priori locali, %uFB01nito il quale potranno essere eletti ad altri priorati; inoltre, siccome è prescritto che alle elezioni dei Vicari generali deve essere presente il Sacrista dell’Annunziata di Napoli, affinché non capiti in seguito che, per la sua assenza, si debba differire il Capitolo, con grande pregiudizio di tutta la Congregazione, prescrive che, noti%uFB01cata al Sacrista la celebrazione del Capitolo, venti giorni prima, nel caso che non compaia, le elezioni dopo quel tempo saranno valide, e in tal caso al Capitolo presiederà, in assenza del Sacrista, l’ultimo Vicario generale, come delegato dalla Sede Apostolica, %uFB01nchè non sarà eletto il nuovo Vicario generale; nelle elezioni del Generale, dei priori e degli altri of%uFB01ciali della Congregazione, hanno il diritto di voto il Decano, i De%uFB01nitori, che dovranno durare nell’uflicio per tutto il tempo del Vicario generale, e gli altri priori locali, anche se di numero superiore ai 18; nonostante la riduzione dei 53 priorati al numero di 18, si stabilisce la reintegrazione del priorato di Airola, nella diocesi di Sant’Agata, e si affida al Nunzio di Napoli di scacciarne i detentori per restituirlo alla Congregazione con tutti i suoi beni (III, 106)

 ***Regio Exequatur in data 25 febbraio 1576

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 509-511


5208.
1575, ottobre 10, ind. IV. – Filippo d’Austria re a. 21
Capua
Marco Magliocca, di Capua, pubbl. not.
Tarquinio Maiorello, di Capua, giudice regio a vita
Girolama Ruta, avendo venduto un territorio di 9 tomoli, nelle pertinenze di Capua nella villa di Vitulaccio, nel luogo detto Via larga o alle Baglie, consegna nelle mani del magnifico Cosimo Vincarulo i 150 ducati ottenuti da quella vendita, per servirsene al tempo del suo matrimonio (XXXII, 140)


5209.
1575, novembre 3, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 21
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Francesco Pascarello, giudice
Giovanni Donato e Fabio di Coluccio Degliugliaro, di Castelbaronia, fratelli, agenti anche a nome della loro sorella Antonella, vendono a Sabatino Scopa una parte di una vigna con diversi olivi e altri alberi, consistente in due rasole di vigna, con territorio vacuo contiguo, nelle pertinenze di Castelbaronia, e propriamente nel luogo detto «la fabricata», per 18 ducati di carlini d’argento, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato (Cast. 40)


5210.
1575, novembre 9, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 21. di Sicilia
Taurasi
Giovanni Battista de Stasiis, di Lapio («de terra lapigii»), pubbl. not.
Indico de Indico, di Taurasi, giudice regio
Fra Vincenzo Verace da Manocalzati, priore del monastero di M.V. in Candida, e fra Teo%uFB01lo de Ligorio da San Severino, procuratore generale di M.V., asseriscono di avere una lite nel Sacro Regio Consiglio, con Albenzio de Pirrello, agente anche a nome degli altri suoi fratelli, a causa di un territorio appartenente a M.V., nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto volgarmente «listricini», e questo perché sostenevano che gli antecessori dei De Pirrello avevano allargato i con%uFB01ni del territorio loro concesso a censo, in quanto la primitiva concessione era di 8 moggi, ed essi l’avevano estesa a circa 20 tomoli, mentre i De Pirrello sostenevano che non avevano ampliato il territorio della loro concessione, che tutto sin dall’inizio era stato loro concesso, e che nello stesso territorio essi avevano edi%uFB01cato una torre, piantato una vigna e fatti altri miglioramenti. Ora, non volendo più oltre litigare, addivengono a questo accordo: si determinano più accuratamente i nuovi con%uFB01ni del territorio, che viene loro riconcesso per l’antico canone di 15 carlini, più altri 12 carlini per questa riconcessione, cosicché d’ora in poi corrisponderanno 27 carlini all’anno nella festa di S. Egidio (CXXI, 26)


5211.
1576, gennaio 4, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 20
Summonte
Giovanni Antonio Sbordone (e «Sbardone»), di Sant’Angelo a Scala, pubbl. not.
Carlo Todisco, di Summonte, giudice
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 18 giugno 1561, rogato dal not. Alfonso Sbardone, di Sant’Angelo a Scala, in cui Marco Savariano, di Summonte, vende al maestro Bartolomeo Bergamasco, abitante in Summonte, una selva di castagni in territorio di Summonte, nel luogo detto Casale vecchio («Casale vetere»), – gravata di un censo annuo alla Curia di Summonte, come risulta dall’Inventario di
questa Curia -, per il prezzo di 36 ducati (CXIII, 93)


5212.
1576, gennaio 18 (ind. e regnante omessi)
Roma, nel convento di S. Maria Sopra Minerva
Sisto Fabbri, procuratore dell’ordine dei Predicatori nella Curia Romana e Vicario del Padre Generale, dietro preghiera di don Vincenzo Verace, della Congregazione di M.V., della terra di Candida, rivolta per mezzo di don Barbato da Candida, dello stesso Ordine di M.V., dà licenza di fondare nella chiesa di S. Maria di M.V. di Candida la Confraternita del Rosario, – purché nella stessa terra non sia già stata eretta un’altra simile confraternita -, con tutti i privilegi e grazie

N.B.-Con miniature

5213.
1576, maggio 7, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 22
M.V. del Monte
Pietro Forino («Florinus»), di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Antonio Jacenna («Yasenna»), di Mercogliano, giudice regio
Don Barbato Ferrato, di Candida, Vicario generale di tutta la Congregazione di M.V., col consenso della Comunità di M.V., af%uFB01tta per 6 anni continui ai nobili Troiano de Paulo, Giovanni Donato Bruno, e Antonio Paschale, di Montella, l’abbazia di S. Guglielmo del Goleto., con la sua chiesa e monastero, con tutti i territori, boschi, case, vigne, ecc., e con quanto spetta alla stessa abbazia, escluso solo quello che si trova in possesso dell’Ospedale della SS. Annunziata di Napoli, per 400 ducati all’anno; da parte sua M.V. si obbliga «assignare nella detta ecclesia de santo Goglielmo dui padri de messa de detta Congregatione uno offerto quali habiano de giorno assistere in detto monasterio … et servire in divinis et… celebrare le messe et altri officii alli quali due padri et offerto detti af%uFB01ttatori promettono dare per le vetto et vestito et altri loro besogni…» 80 ducati all’anno, da pagarsi in rate di 4 mesi


5214.
1576, giugno 26, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 22
Napoli
Bernardino Selgirillo, di Napoli, pubbl. not.
Francesco Bernardo, di Napoli, giudice regio a vita
I Governatori dell’Annunziata di Napoli vendono a don Andrea Bruno, priore di M.V., e a don Giacomo Magnotta, «delle Quadrelle», cellerario maggiore di M.V., agenti a nome di M.V., 56 ducati per un capitale di 800 ducati, – ducati che il monastero possedeva a questi titoli: 795 ducati dal denaro depositato presso Tiberio de la Bagnara, e gli altri 5 ducati di proprio denaro del monastero -, da riscuotersi sui diritti delle gabelle e dei dazi in Napoli «vulgariter nominati li censali de la annunziata» che ammontavano a circa 6000 ducati annui (LXXVI, 20)

N.B.-Sotto, nella stessa pergamena si nota che il giorno 8 ottobre 1579 fu fatta la retrovendita su questi 56 ducati annui dal vicario generale don Scipione Silvestro e altri monaci, per lo stesso prezzo di 800 ducati, insieme con altri ducati, come da strumento del not. Ambrogio de Lega, di Napoli, sotto quella data

5215.
1576, luglio …, ind. IV – Filippo d’Austria re a. …
San Potito
Pirrantonio Vetula, di Parolise, pubbl. not.
Pirrantonio de Laudisio, di San Potito, giudice regio
Pirro Tampario, di San Potito, vende a Luigi de Strangia un reddito annuo di 5 ducati e un tarì sui primi frutti e redditi di una vigna in quel casale, per il prezzo di 52 ducati di carlini d’argento


5216.
1576, dicembre 3, ind. V – Filippo d’Austria re a. 23
Montefalcione
Virginio Chioccarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Francesco Pagliuca, di Montefalcione, giudice a vita
Giovanni Luigi Jantosca e Girolamo Jantosca, di Montefalcione, padre e %uFB01glio, vendono a Grazia de Sardanello, della stessa terra, un territorio seminativo con vigna e alberi fruttiferi e infruttiferi, in Montefalcione, nel luogo detto «le chiaine», per il prezzo di 40 ducati


5217.
1576, dicembre 14, ind. V – Filippo d’Austria re a. 21
Candida
Scipione Cerqua, pubbl. not.
Giovanni Barbarone, di Candida, giudice
Si riporta uno strumento del 2 febbraio 1557, ind. XV (riferito, Reg. 5049) (Cand. IX, 13)


5218.
1577, gennaio 13 – Gregorio Pp. XIII a. 6
Roma
Dietro petizione per parte della Congregazione di M.V. e dell’università di Montoro, – che fa presente alla Santa Sede come la chiesa del Corpus Domini e l’Ospedale del Borgo di Montoro, juspatronatus dell’Università di Montoro, che si soleva amministrare dai procuratori di quell’ospedale e i cui frutti e redditi ascendevano alla somma di 100 ducati annui «secundum communem extimationem», ma che in quella terra non si trovavano sacerdoti idonei per soddisfare ogni giorno agli obblighi delle Messe, e perciò in quella chiesa non si prestava più il debito servizio, e che a tutto si sarebbe rimediato se si fosse fondato un priorato di M.V. in quella terra, unendovi la chiesa di S. Cristoforo, già di M.V. – , il Sommo Ponte%uFB01ce concede che si fondi in Montoro un priorato di M.V., purché sia vero e proprio priorato (III, 109)

 N.B.-La pergamena è ornata
 ***Altro breve dello stesso Ponte%uFB01ce, diretto all’Arcivesc. di Napoli e ai vescovi di Vico e di Nocera, mentre il precedente era « ad perpetuam rei memoriam» e indirizzato a tutti (III, 110)
 ***Regio Exequatur, concesso il 23 agosto 1578, da Napoli (III, 111-112)
 ***Doc. cartaceo (III, 113)

5219.
1577, marzo 15 («Idibus martii») – Gregorio Pp. XIII a. 6
Roma
Dietro suppliche presentate da Alessandro Sforza, presb. cardinale del titolo di S. Maria in Via lata, protettore della Congregazione di M.V., a nome dei signori Ottavio e Antonio de Podericis, di Montefalcione, e di Lucrezia Montefalcione, loro madre, – secondo il quale costoro, mossi da profonda devozione verso M.V., intendevano fondare un monastero sotto l’invocazione «Beate Marie de Laureto» e costruire una chiesa «satis amplam», con diritto di presentare il priore ogni volta si fosse dato il caso di vacanza, e dotarlo di un territorio dal reddito di 60 tomoli di grano, 80 barili di mosto e 102 ducati di carlini all’anno, e che erano già d’accordo con Vincenzo Verace, monaco di M.V. e Vicario generale della Congregazione, salvo il beneplacito apostolico -, il Sommo Ponte%uFB01ce concede il suo beneplacito apostolico per la nuova fondazione (III, 114)1)

 1) Troviamo nel Cangiani (a. 1750) questa notizia di un doc. ora non più esistente in Archivio: «1577, marzo 22. Licenza di Massimiliano Palombaria Arcivesc. di Benevento per poter ampliare il Monastero di S. Pietro della Congr. di M.V. nella terra di Altavilla Beneventana, diocesi di Benevento» (era in XII., 165)

5220.
1577, aprile 6 – Gregorio Pp. XIII a. 5
Benevento
Massimiano Palumbaria, arcivesc. di Benevento, essendo vacante la chiesa di S. Nicola «Turris paganorum civitatis Beneventi», per la morte del chier. Leonardo Antonio Angrisano, morto nel mese di aprile, nomina a questa chiesa il conte Roberto de Genga, chier. di Camerino


5221.
1577, aprile 15, ind. V – Filippo d’Austria re a. 22
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Scipione Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Giacomo Antonio Biancolillo, di Candida, giudice regio a vita
Don Vincenzo Verace, priore del monastero di M.V. in Candida, insieme con la sua Comunità, concede al nobile Indico de Indico, di Taurasi, in perpetuo, un’isca della capacità di circa 60 tomoli, in territorio di Taurasi, e propriamente nel luogo detto «a lo Salaconito de mastro Antuoni», per il canone en%uFB01teutico di un ducato e 2 carlini d’argento, da corrispondersi nel giorno del Natale (Cand. VIII, 3)


5222.
1577, aprile 28, ind. V – Filippo d’Austria re a. 22
Castelbaronia.
Domenico Freda, pubbl. not.
Francesco Pascarello, giudice
Giovanni Donato e Fabio Degliugliaro, di Castelbaronia, fratelli, asseriscono di aver venduto a Sabatino Scopa, due rasole di vigna con alberi e un pò di terreno «vacuo», nelle pertinenze di Castelbaronia, nel luogo detto «a la fabricata», per il prezzo di 18 ducati, però col patto «de retrovendendo» e altre clausole, e pagando altri 5 ducati per spese di veri%uFB01che di con%uFB01ni (con Cast. 40)


5223.
1577, settembre 2, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 27
M.V. del Monte
Pietro Paolo Barrichia, di San Martino Valle Caudina, pubbl. not.
Luca Lombardo, di Pannarano, giudice regio a vita
Don Barbato Ferrato da Candida, vicario generale della Congregazione di M.V., insieme con don Giovanni Battista Cassario da San Severino, decano di M.V., e col consenso della Comunità, concede «titulo locationis» a don Giovanni Francesco Caracciolo, di Napoli, utile signore e barone di Pannarano («terre panderani»), una cappella dal titolo di Santo Stefano,« cum cona in qua adest dipicta Imago dicti sancti Stefani», nella chiesa e monastero di S. Maria di M.V. del Monte «a parte sinistra introytus dicte ecclesie», e propriamente vicino alla cappella dove sono le Sante Reliquie «a pede» e presso la cappella del magni%uFB01co Pirro Luigi de Salvia, di Mercogliano, «a capite», con l’obbligo da parte del Caracciolo, di ripararla opportunamente. Da parte sua il Caracciolo la dota assegnandole un bosco di querce, cerri e castagni, in territorio di Pietrastornina, detto «lo bosco delle Cesene» (C, 67)

 ***Copia cartacea, estratta dal not. Pietro de Blasco, di Montesarchio (C, 68)

5224.
1577, settembre 3, ind. VI – Gregorio Pp. XIII a. 6
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazario, di Parolise, abitante in Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. don Giovanni Barone, «de terra canide», priore di S. Giacomo de Mascambronibus, col consenso della sua Comunità, concede a Micco de Elia e a Ninno Lepore, di Castelpoto, i seguenti beni nelle pertinenze di Apollosa:
1° un territorio nel luogo detto «la pezza de l’Olmo», di circa 8 salme, con padula o prato, parte boscoso e parte seminativo;
2. un territorio nel luogo detto «la piscara», della.capacità di circa 5 tomoli;
3° altro territorio ivi, detto «la pecza de Sancta Maria de li moczuni», della capacità di circa 4 tomoli, «seminatorium cum saltibus»;
4° un pezzo di terra con prato di un tomolo «et cum saltibus» di 3 tomoli, detto «lo prato de la candigneta»;
5° un pezzo di terra aratorio «cum quibusdam saltibus», di circa 5 tomoli, in territorio di Apollosa, nel luogo detto «la Cardigneta»;
6° un territorio aratorio, nelle pertinenze di Castelpoto, nel luogo detto «la Motta», di circa 3 tomoli: concessione fatta per 9 anni, ma da rinnovarsi di triennio in triennio, per 38 tomoli di frumento il giorno di S. Giacomo a luglio, e 4 tomoli di orzo (XCIX, 32)


5225.
1577, novembre 6, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 23
Montefalcione
Lorenzo Caputo, di Candida, pubbl. not.
Tiberio de Bernardis, di Montefalcione, pubbl. giudice imperiale
I signori don Ottavio e don Antonio Poderico, signori di Montefalcione, fratelli, insieme con Lucrezia, loro madre, si obbligano verso la Congregazione di M.V. a fondare un monastero in Montefalcione, sotto il titolo di S. Maria di Loreto, vero priorato, donando a M.V. le fabbriche fatte e da farsi e le seguenti doti: sopra le entrate della Vitrera, che si trova nel territorio della baronia di Serra, e in difetto di quella su tutti gli altri suoi beni, 60 tomoli di grano all’anno e 80 barili di mosto; promettono di spendere per completamento delle fabbriche 1800 ducati, nel termine di cinque anni; inoltre donano 100 ducati all’anno,.col patto «de retrovendendo», per un capitale di 1700 ducati, ecc. (LXXX, 14)


5226.
1577, novembre 10, ind. VI (in: 1578, maggio 2, ind. VI)
Montefalcione
Tra don Ottaviano e don Antonio Poderico, utili signori di Montefalcione, insieme con donna Lucrezia Montefalcione, loro madre, da una parte, e don Vincenzo Verace, da Manocalzati, monaco di M.V., priore di Marigliano e de%uFB01nitore della Congregazione di M.V., eletto procuratore per il presente affare da don Barbato Ferrato, di Candida, vicario generale di tutta la Congr. di M.V., dall’altra parte, si conviene di erigere dalle fondamenta e di edi%uFB01care una chiesa o tempio in onore di Dio sotto il titolo di «S. Mariae de Laureto», insieme con un monastero. in cui comodamente possano dimorare i monaci. Ora, volendo portare ad effetto questi propositi, don Ottavio, don Antonio e donna Lucrezia offrono a M.V., nella persona di don Vincenzo Verace, il monastero e la chiesa già iniziati nel luogo detto « a Santo Antoni», insieme col territorio che essi oggi posseggono «titulo permutationis» dall’Università di Montefalcione, con tutti i diritti, ecc., e coi proventi di 60 tomoli di grano, e 80 barili di mosto ogni anno, ecc.; in particolare donna Lucrezia offre 24 ducati annui sulla gabella «del mal denaro» di Napoli (in LXXX, 16)


5227.
1577, novembre 23 («nono kal. decembris») – Gregorio Pp. XIII a. 6
Frascati («Tusculi»)
Dietro richiesta del vicario generale di M.V., il Sommo Ponte%uFB01ce ingiunge all’arcivesc. di Salerno e ai vescovi di Nola e di Aversa, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. (III, 115)

***Regio Exequatur, in data 20 dicembre 1577

5228.
1577, novembre 29, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Napoli
Consalvo Calefato, di Napoli, pubbl. not.
Mario Calefato, di Napoli, giudice regio a vita.
L’Ill.mo Vespasiano Seripanno e donna Giulia de Azzia, di Napoli, coniugi, vendono alla Congregazione di M.V., e per essa a don Barbato Ferrato, di Candida, vicario generale di tutta la Congregazione, e a don Andrea Bruno, priore di M.V. di Napoli e de%uFB01nitore della stessa Congregazione, alcune case in diversi membri inferiori e superiori, con un piccolo giardino e con quattro botteghe, presso il monastero di M. V., – che erano pervenute loro alcuni anni prima per 4000 ducati in conto di doti di donna Giulia, con un onere di 13 ducati annui alla chiesa di S. Giovanni a Mare, in Napoli, e dal quale onere erano state poco prima affrancate dalla stessa donna Giulia -, per il prezzo di 4250 ducati (LXXXIX, 81, ff. 68-72)

N.B. – Dei 4250 ducati, vengono consegnati subito 250 ducati dal P. Priore don Andrea Bruno e da don Giacomo Magnotto, cellerario di M.V. del Monte, – e cioè: 10 ducati di propria moneta del monastero di M.V. del Monte, e 240 ducati di danaro pervenuto dalla vendita che una volta il monastero aveva fatto al q. magni%uFB01co Vincenzo de la Bagnara di Maddaloni, di alcuni beni stabili che il monastero possedeva e appartenenti al monastero profanato di S. Maria Reale in Maddaloni – ., altri 3300 ducati in questo modo: dal Rev. Generale 2000 ducati, che gli erano stati consegnati dalla signora Vittoria Carrafa, contessa di San Valentino, per il prezzo di alcuni beni stabili dell’ex monastero di Sant’0nofrio, grancia di M.V. del Monte, esistenti nel distretto «terrae dirutae massae», come da strumento del 12 luglio 1568; gli altri 1300 ducati furono consegnati dal P. Priore, ed erano pervenuti in questo modo: 700 ducati di danaro proprio di M. V. del Monte, e degli altri 600 ducati, 300 dalla vendita fatta da M.V. del Monte dei beni in Maddaloni al magni%uFB01co Vincenzo de la Bagnara, e gli altri 300 dalla vendita sempre fatta da M.V. del Monte di una terra arbustata nelle pertinenze di Napoli, nella villa «Casandrini», e propriamente nel luogo detto «a liorano»; e finalmente altri 700 ducati, come complemento dei 4250 i PP. promisero di pagarli entro il prossimo agosto del 1578

5229.
1578, gennaio 7, ind. VI – Gregorio P. XIII a. 6
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Naczario, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Il P. don Giovanni Barone, di Candida, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per tre novenni da Vincenzo di Gregorio de Rustico, del casale di San Giacomo del Feudo di M.V., un oliveto nelle pertinenze di Ginestra, e propriamente nel luogo detto Scabafoglia, per 3 carlini e mezzo di censo, da corrispondersi nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XLVI, 13)


5230.
1578 («1577»), gennaio 12, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 27
Sarno
Marco Antonio de Sirica, di Sarno, pubbl. not.
Il Priore di S. Giovanni Evangelista di Sarno, grancia di M.V. asserisce che tempo addietro fra Matteo de Simone da Bracigliano. dell’Ordine di M.V., a nome di quella chiesa convenne con Romano, Allegretto e Ferdinando de Albarella, di Sarno, nel rilasciare tre «ligias» di terre lavorative, nelle pertinenze di Valentino, nel luogo detto «a lo porto», per evitare liti, a patto di un censo annuo di 5 tari di carlini d’argento, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e con l’espressa condizione che qualora non si fossero pagati quei censi, quel possesso sarebbe ritornato al monastero. Ora si ribadiscono tali diritti del monastero


5231.
1578, gennaio 25, ind. VI – Gregorio Pp. XIII a. 6
Marcantonio Gaza, di Roma, pubbl. not. apostolico
Fra Agostino da Napoli, ministro della Provincia di Terra di Lavoro, insieme con fra Mansueto dalla Marca («Marchia»), provinciale della stessa terra, e col consenso del P. Generale e del Padre Commissario generale dell’Ordine dei Minori Osservanti, cede alla Congregazione di M.V. il monastero di S. Maria di Loreto nella terra di Montefalcione, già cominciato a fabbricarsi, trasferendo a M.V. ogni diritto che il suo Ordine avesse potuto avere su quel luogo (LXXX, 15)

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5232.
1578, gennaio 30
Roma
Sisto Fabbro, di Lucca, procuratore dell’Ordine dei Predicatori nella Curia Romana, e vicario del Padre Generale, dietro richiesta della chiesa del monastero di S. Maria di Loreto, della Congregazione di M. V., in Montefalcione, – richiesta presentata dal P. D. Vincenzo Verace, de%uFB01nitore della stessa Congregazione -, dà licenza e riconosce la Confraternita del Salterio o Rosario di Maria SS. e l’altare e la Cappella in quella chiesa di Montefalcione, sotto il titolo di Maria del Rosario

N.B.-Testata a lettere colorate

5233.
1578, gennaio 31 – Gregorio Pp. XIII a. 6
Roma
Dietro suppliche di fra Giovanni Battista Ca%uFB01ardo, procuratore dell’Ordine dei Carmelitani, il Sommo Ponte%uFB01ce concede ai fedeli, confessati e comunicati, che visiteranno la chiesa dei Carmelitani in Grottaminarda, nella Domenica in Albis, dai primi vespri sino al tramonto del sole della stessa domenica, ogni anno, per un decennio soltanto, e ivi pregheranno per la concordia dei Principi cristiani, ecc., l’indulgenza plenaria


5234.
1578, marzo 4 – Gregorio Pp. XIII a. 6
Roma
Pipino Paganello, chier. di Modena, scrittore dell’Archivio della Curia Romana Girolamo Mattei, protonot. apostolico, in forza di bolla di Gregorio Pp. XIII, spedita da Frascati («Tusculum») agli idi di ottobre 1577, nell’anno VI del suo Ponti%uFB01cato, e inviata agli arcivesc. di Napoli, Salerno e Benevento, e ai loro Vicari generali, in seguito a petizione presentata da Antonio, Francesco e Giovanni Camillo, %uFB01gli ed eredi del q. Bartolomeo Antonio Petruccio, – i quali si lamentavano che «nonnulli iniquitatis %uFB01lii» tenevano indebitamente loro beni -, fulmina regolare scomunica contro quei %uFB01gli di iniquità (VII, 42)


5235.
1578, marzo 6, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Napoli
Consalvo Calefato, di Napoli, pubbl. not.
Natale Picarone, di Napoli, giudice regio a vita
Don Ascanio Capece («Capitio»), di Napoli, procuratore generale di don Antonio Rota e di donna Isabella Capece, coniugi, e quest’ultima, figlia ed erede di don Fabio Capece, vende a don Giovanni de Lapio, monaco di M.V., agente per parte di M.V. di Napoli, il diritto «luendi et reemendi» di una casa in più membri in Napoli, nella regione del Sedile del Nido, presso il monastero di M.V. e presso le case che furono di donna Giulia de Azzia, da poco comprate dallo stesso monastero, – casa gravata di un censo annuo di 10 ducati al monastero di S. Maria «donnae Romatae», di Napoli, da corrispondersi il 15 agosto, e che ora viene venduta per 1547 ducati, 3 tarì e 12 grana (LXXXIX, 81, ff. 74-77)


5236.
1578, aprile 18, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Deliceto, nella provincia di Capitanata
Prospero Marciano, di Nocera dei Pagani, pubbl. not.
Nicola Vincenzo de Santis, di Deliceto, giudice regio a vita
Il maestro Annibale Siconolfo, di Deliceto, dona alla chiesa della SS. Annunziata di Deliceto, per le mani del P. Priore don Nicola Siano, di Nocera dei Pagani, una vigna con viti, olivi, ecc., nelle pertinenze di Deliceto, nel luogo detto «allo pesco» (XLVIII, 36)


5237.
1578, maggio 2, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
M.V. del Monte
Pietro Forino («Florino»), di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Antonio Jacenna («Jasenna»), di Mercogliano, giudice regio
Dietro preghiere rivolte per parte del rev.mo don Barbato Ferrato, di Candida, vicario generale di tutta la Congregazione di M.V. del Monte, e dei de%uFB01nitori e degli altri monaci di M.V., si riporta in forma pubblica uno strumento del 10 novembre 1577, ind. VI (riferito, Reg. 5226) (LXXX, 16)


5238.
1578, maggio 9, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Napoli
Consalvo Calefato, di Napoli, pubbl. not.
Natale Picarone, di Napoli, giudice regio a vita
Trovandosi il not. col giudice e i testi nel monastero benedettino di S. Maria donna Romata, e propriamente «ante crates ferreas» del monastero, alla presenza di donna Giulia Brancaccio («Brancatia»), abbadessa, e delle altre monache, costituenti la Comunità, don Giovanni de Lapio («de la Pio»), monaco di M.V., agente per parte del monastero di M.V. di Napoli, affranca il canone annuo di 10 ducati, gravante sulle case comprate recentemente (cfr. Reg. 5235) dai signori don Antonio Rota e donna Isabella Capece, mediante il prezzo di 200 ducati, di sua propria moneta «ut ipse dixit» (LXXXIX, 81, ff. 80-83)


5239.
1578, maggio 22, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Montefusco
Giovanni Bernardo Cutillo, di Montefusco, pubbl. not.
Giovanni Pietro Gibello, del casale di San Nazzaro, giudice regio, al posto del nobile giudice Ranaldo Corillo, morto
Il monastero di S. Leonardo di Montefuseo concede per 29 anni a Giovanni Battista de Tuccio una vigna nel luogo detto San Nazzaro, per 15 carlini all’anno, e con l’aumento di 2 carlini alla rinnovazione dopo 29 anni (XCI, 6)


5240.
1578, giugno 6, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Sant’Agata di Puglia
Giovanni Antonio Jannello, di Sant’Agata, pubbl. not.
Nicola Giacomo de Turris, giudice regio a vita
Scipione e Lelio Pironta cedono al monastero di S. Pietro Ursatano, e per esso a don Albenzio da San Severino, priore di quel monastero, una vigna, redditizia a quel monastero in un tarì all’anno, con l’obbligo di celebrare una Messa alla settimana, al sabato, per le loro anime (XI, 48)


5241.
1578, luglio 21, ind. VI – Gregorio Pp. XIII a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giulio Cochilia, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro da Candida, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, insieme con la sua Comunità, concede «titulo permutationis quandocumque» ad Antonio Russo, di Benevento, una camera «sollariatam et quatrellatam» con scale e «miniano de fabrica», che però ha bisogno di massima riparazione, altrimenti minaccia rovina, in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, con potere di affrancarla «quandocumque» con altri beni in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», del valore di un reddito annuo stimato 14 carlini, e frattanto corrispondendo al monastero, nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, 13 carlini d’argento (XXV, 51)


5242.
1578, luglio 25, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 24
Nella piazza di Montesarchio («in foro terre Montis Herculis»)
Ettore Pepe, pubbl. not.
Giulio Cesare Tancredi, di Montesarchio, giudice regio a vita
Don Luigi Manso, del Feudo di M.V., priore di Cervinara, riconcede per 29 anni, escluse le donne e i chierici, a Marco de Aricari, di Arienzo, un territorio di circa 2 moggi, nelle pertinenze di Arienzo, nel luogo detto «la compra», per il canone di 23 grana (XIV, 161)

N.B.-Nella concessione precedente – si fa notare nello strumento – il not. «forsan pro errore» aveva scritto che il territorio era di un moggio, mentre lo stesso Marco riconosce con giuramento che il territorio è di circa 2 moggi

5243.
1578, settembre 1°, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 24
Montoro («in terra Montis auri»)
Giambattista Milano, pubbl. not.
Si riporta la bolla di Gregorio Pp. XIII del 13 gennaio 1577 (riferita, Reg. 5218), e si prende possesso da parte del vicario generale della Congregazione di M.V., don Barbato Ferrato, della chiesa del Corpus
Domini, nel Borgo di Montoro, aggregandola a M. V. (III, 117)1)

1)Stralciamo dal D’Addosio (Sommario, p. 178) questa notizia di un doc. dell’Archivio della SS. Annunziata di Napoli (Vol. XII, n. 466): «Anno 1578. Scomunica per detentori di beni e scritture di Montevergine. Bolla di Gregorio XIII, Idib. Sept. 1578, all’Arcivescovo di Napoli ed ai Vescovi di Nola ed Aversa, per censure e scomuniche contro i detentori illeciti di beni e soprattutto delle scritture del Monastero di Montevergine annesso all’Annunziata, e quelle pel Casale di Ventecane, per cui verteva lite tra Federico Tomacello e l’Annunziata»

5244.
1578, settembre 27, ind. VII – Gregorio Pp. XIII a. 7
Don Barbato Ferrato, da Candida, «Dei gratia humilis Generalis vicarius» di tutta la Congregazione di M.V. «de Monte ac ordinarius in terra Mercuriani et hospitaletti» (che si sottoscrive), – dietro suppliche per parte di Giovanni Berardino «de Joanne» e Giacomo «de .Januario», maestri ed economi della cappella di S. Giovanni, costruita nella chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo in Ospedaletto, perchè si confermasse lo juspatronatus della cappella – conferma lo juspatronatus sulla cappella di S. Giovanni in Ospedaletto, essendo stata quella cappella costruita dai confratelli della stessa cappella e dagli uomini e cittadini di Ospedaletto e dotata da loro e dai loro predecessori, con diritto perciò di presentare i cappellani, «toties quoties» in caso di vacanza della rettoria; conferma inoltre per essi e per tutti i patroni il diritto di sepoltura


5245.
1578 («1579»), settembre 29, ind. VII – Gregorio Pp. XIII a. 7
Don Barbato Ferrato da Candida (che si sottoscrive), «Dei gratia humilis Generalis vicarius» della Congregazione di M.V. del Monte, e ordinario di Mercogliano e Ospedaletto, nel 3° anno del suo presulato, dietro memoriale presentato per parte di Carlo Simone e Pan%uFB01lo Russo, – nel quale si diceva che avendo anticamente l’arciprete e il clero di S. Pietro posseduto paci%uFB01camente la cappella  S. Giovanni, in Mercogliano, posta presso l’Ospedale, l’avevano ceduta alla confraternita della stessa chiesa di S. Giovanni con tutti i diritti e oneri, come da pubblico strumento del not. Simone Antonio Simeoni, purchè si fosse chiesto l’assenso dei Superiori, il che è stato fatto – ,approva quella cessione e concede ai maestri ed economi e alla confraternita lo juspatronatus insieme col diritto di seppellire in essa confratelli e altri fedeli


5246.
1578, settembre 30, ind. VII – Gregorio Pp. XIII a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazzario, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, di San Potito, priore di S. Giacomo di Benevento, col consenso della Comunità concede per 29 anni a Nunzio Gizzillo, di Ceppaloni, una casa in due membri, in Ceppaloni, col diritto di affrancarla con altri beni, «exceptis vineis», in quel territorio o nel beneventano, dal reddito annuo di 18 grana, e frattanto corrispondendo al monastero il canone annuo di 15 grana nel giorno di S. Giacomo o negli otto giorni successivi (XXXVI, 39)


5247.
1578, ottobre 1° – Gregorio Pp. XIII a. 6
Benevento.
Giovanni Luigi Nazzaro, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, del casale di San Potito, priore di S. Giacomo de Mascambronibus di Benvevento, conferma per 29 anni ad Orazio e Carlo Frasca, fratelli, la concessione già fatta a Mercurio delli Pastori il 7 settembre 1547 (riferita, Reg. 4949), di una casa in due membri, di cui uno superiore e uno inferiore, in Benevento, nella parrocchia di S. Lorenzo «de porta Summa» «cum ascensu scalarum de frabica cum introitu et exitu porte magne et cum usu et actione cortilie», con l’obbligo di corrispondere ogni anno 17 carlini e con la facoltà di poterla affrancare con altri beni dal reddito stimato 18 carlini all’anno (XXV, 52)


5248
1578, ottobre 27, ind. VII – Filippo re a. «vigesimo…»
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano,pubbl. not.
Oliviero Januario, di Mercogliano, giudice regio
Giovanni de Silvestro e Orazio Saracinello, agenti anche a nome di Scipione Saracinello, si dividono una casa con cellaro in Mercogliano, nel luogo detto «alli Graduni» (LXXII, 9)


5249.
1578, novembre 6, ind. VII – Filippo d’Austria re
Pietrastornina
Cesare de Mabilia, di Pietrastornina, pubbl. not.
Giovanni Giacomo de Zuzio, di Pietrastornina, giudice regio a vita (sostituito nella sottoscrizione da Dorestante Calfasso, di Pietrastornina, pure giudice regio a vita) Giovanni Francesco e Francescantonio de Lionetto, vendono a don Donato Cafasse («Cafaxus», altrove «Calfassus»), priore di S. Maria delle Grazie in Pietrastornina, una selva di castagni, in territoro di Pietrastornina, nel luogo detto «lo Pisarello», per 25 ducati (C, 128)


5250.
1578, novembre 15, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 25
Boiano
Giovanni Ferrella, di Boiano, pubbl. not.
Nicola Angelo de Angelillis, di Boiano, giudice regio a vita
Il P. Decio de Rogerio, di Atripalda, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, presta 24- ducati alla signora Faustina de Sciotta, moglie del nobile not. Pompeo de Simeone; e questa si obbliga a restituirli in un certo tempo (XXIX, 111)1)

1) Prendiamo dal D’Addosio (Sommario, pp. 178-179) questa notizia di un doc. dell’Arcl1ivio della SS. Annunziata di Napoli (vol. XII, n. 468):«Anno 1578. Bene%uFB01cio di S. Tommaso de Cerrutolo di Conza conferito a Giovanni Vincenzo Cuccurullo. Bolla di Antonio Sacra, Vescovo Equense e Sacrista dell’Annunziata, che, qual Luogotenente di Montevergine e S. Guglielmo del Golito, a 15 novembre 1578, conferisce a Gio: Vincenzo Cuccurullo il bene%uFB01cio seu Cappella di S. Tommaso de Cerrutolo, grancia del Monastero di S. Guglielmo in Diocesi di Conza, vacata per morte di Cosimo Truglio; e nel prenderne possesso trova le vestigia delle fondamenta ove esisteva detta Cappella»

5251.
1578, novembre 17, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 24
Napoli
Francesco Tuzio, di Napoli, pubbl. not.
Giuliano Buoncuore («de Bonocorde»), di Napoli, giudice regio a vita
Il signor don Ottavio Poderico, di Napoli, vende a don Andrea Bruno da San Severino, priore di M. V. di Napoli e procuratore di don Barbato Ferrato, Vicario generale di tutta la Congregazione di M.V., agente a nome di S. Maria di Montefalcione, 32 ducati annui, per un capitale di 400 ducati, ipotecati su una casa in Napoli, nella Piazza «de li Sangri», danaro che era pervenuto al monastero di M.V. in questo modo: 240 ducati dall’affrancazione che lo stesso don Ottavio aveva fatto di 16 ducati annui, donati al monastero da donna Lucrezia Montefalcione, madre dello stesso don Ottavio, e 160 ducati, donati quel giorno stesso al monastero dal medesimo don Ottavio (XC, 5)

***Seguono alcuni docc. cartacei relativi alla fondazione di S. Maria di Loreto in Montefalcione, tra i signori don Antonio e don Ottavio Poderico da una parte, e don Vincenzo Verace da Manocalzati, monaco di M.V., dall’altra (XC, 6-7)

5252.
1579, gennaio 5, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 25
Napoli
Giovanni Antonio Montefuscolo, di Napoli, pubbl. not.
Natale Picarone, di Napoli, giudice regio a vita
Don Fabio Marchese («de Marchisio»), di Napoli, vende al monastero di M.V. di Napoli, rappresentato da don Andrea Bruno, priore dello stesso monastero, la casa, già menzionata altrove (cfr. 6 marzo 1573, Reg. 5235), per 1300 ducati, danaro che era pervenuto al monastero in questo modo: 800 ducati di propria moneta di don Giovanni de Lapio («de La Pio»), e gli altri 500 di danaro del monastero, dalla vendita fatta ad Angelo e Simone Caiazza, fratelli, della villa di Arzano,di una casa con giardino in questa villa (LXXXIX, 81, ff. 84-87)


5253.
1579, gennaio 21, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 24
Oreto, grancia di M.V. del Monte
Pietro Forino, di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Giacomo Antonio Jacenna, di Mercogliano, giudice
Giacomo Antonio de Jacono, agente anche a nome di suo fratello Imperio, e Bartolomeo de Masellis, di Ospedaletto, vendono a don Barbato Ferrato, di Candida, vicario generale di tutta la Congregazione di M.V. del Monte, e a don Giacomo Magnotta, cellerario maggiore della stessa Congregazione, agenti per parte del priorato dell’Annunziata di Gasamarciano, diocesi di Nola, grancia di M.V., 40 ducati annui, – ipotecati su: un territorio, parte con viti latine e parte con alberi di meli e peri, di circa 4 moggi, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «lo ponte»; un territorio con castagni e viti latine, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «le cesine», di circa 6 moggi, i cui redditi ascendevano in media a 70 ducati all’anno -, per un capitale di 500 ducati, di proprio denaro del monastero di Casamarciano, avuto dalla vendita di alberi di querce e altri alberi del bosco o montagna del monastero, venduti al magni%uFB01co Vincenzo Tizario, di Napoli(CXVIII, 12)

***Sotto, nella stessa pergamena, c’è lo strumento di rati%uFB01ca dello strumento, da Oreto, grancia di M.V. del Monte, in data 23 gennaio 1579, ind. VII

5254.
1579, gennaio 30, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 25
Napoli
Giovanni Antonio Montefuscolo, pubbl. not.
Camillo Gauditano, di Napoli, giudice regio
Don Antonio Rota e donna Isabella Capece («Capitia»), di Napoli, coniugi, rati%uFB01cano lo strumento del 6 marzo 1578, ind. VI (LXXXIX, 81, ff. 77-79)


5255.
1579, febbraio 26, ind. VII – Gregorio Pp. XIII a. 7
Napoli
Antonio, vesc. di Vico Equense, dell’Ordine dei Predicatori, nel suo XV anno di Episcopato, sacrista maggiore dell’Annunziata di Napoli e luogotenente dell’abate di M.V., essendo vacante la chiesa parrocchiale arcipretale dei Ss. Filippo e Giacomo in Ospedaletto, per la morte del sacerdote Rainaldo de Masello, di Ospedaletto, – chiesa che è di diritto patronale dei signori Governatori dell’Annunziata di Napoli -, nomina arciprete di Ospedaletto don Dario de Amorucciolo, pure di Ospedaletto, presentato dagli stessi Governatori dell’Annunziata e sul quale ha preso le opportune informazioni sulla idoneità a quell’ufficio

***Sotto, nella stessa pergamena, in data 1579, febbraio 23, ind. VII, c’è lo strumento del not. Antonio de Masellis, per la presa di possesso (con qualche sottoscrizione in volgare)
N.B.-Sigillo pendente di cera rossa

5256.
1579, febbraio (giorno corroso), ind. VII – Filippo d’Austria re a. 24
Sarno
Marcantonio Bottone, pubbl. not.
Paolo de Napoli, di Sarno, giudice regio
In considerazione del matrimonio contratto fra la q. Giulia Mele, di Napoli, sorella carnale di Vincenzo Mele, e il q. Vincenzo Prestore, di Sarno, fratello di Giovanni Domenico Prestore, furono assegnate
come doti per Giulia once (in bianco) dai beni paterni e materni, che lo sposo promise di restituire in caso di rescissione del contratto matrimoniale. Ora, siccome Giulia e Vincenzo sono morti e rimane superstite una loro %uFB01glia, Isabella Prestore, di circa 2 anni, Vincenzo Mele e Giovanni Domenico Prestore addivengono a questa convenzione, per cui Giovanni Vincenzo prenderà cura della bambina, ma in caso che dovesse morire, egli succederebbe all’eredità, però si riserva, tra dieci giorni, di vedere la lista dei debiti lasciati da suo fratello Vincenzo Prestore, e in caso che in questo periodo di tempo il Mele non mostra con fede autentica tale lista, la convenzione è nulla e invalida


5257.
1579, giugno 19, ind. VII – Filippo re a. 24 di Sicilia
Avellino
Ferdinando de Juliis, di Avellino, pubbl. not.
Bartolomeo Jannolo, di Avellino, giudice regio
Troiano Cozza, di Summonte, vende al Rev. frate Maestro don Giovanni Paolo Cozza, di Ospedaletto, una selva di castagni, di circa 6 moggi, nelle pertinenze di Ospedaletto, per il prezzo di 200 ducati, selva già redditizia al monastero di M.V. del Monte «eo modo et forma prout reperitur in Inventario ad quod relatio habeatur» (CXIX, 43)


5258.
1579, agosto 9, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 25
Montecalvo
Giovanni Battista Giorio, di Montecalvo, pubbl. not.
Giovanni Battista de Marco, di Montecalvo, giudice regio a vita
Il signor Giovanni Battista Carrafa, di Napoli, conte e utile signore di Montecalvo, costituisce suo procuratore don Pompilio Pirrotta, vesc. di Civita Ducale, ad esigere dal signor don Marcantonio Carrafa, 1000 ducati, insieme cogli interessi decorsi (LXXX, 6)


5259.
1579, settembre 12, ind. VIII – Gregorio Pp. XIII a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazzario, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, di Candida (detto qualche volta, del casale di San Potito), priore del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede a Giacomo Giovanni Pernabascio, una casa in Benevento, nella parrocchia di S. Tecla, per il censo di 3 carlini e mezzo per i primi 29 anni, e con potere di affrancarla con beni dal reddito annuo di 4 carlini; e per altri 29 anni a semplice titolo en%uFB01teutico (XXV, 53)


5260.
1579, ottobre 11, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 25
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Giulio de Curtis, giudice
Angelica de Rosano, di San Sossio, abitante in Castello, ved. di Giovanni Cirello, di Castello, vende a Sabatino Scopa, pure di Castello, un pezzo di terra seminativo di circa 4 tomoli «in semine», in territorio di Castello, nel luogo detto«lo ponte de la %uFB01umara», redditizio«quando seminatur de octo unum ex fructibus seu victualibus recolligendis ex dicto petio» alla Mensa vescovile di quella terra, per il prezzo di 24 ducati di carlini d’argento (Cast. 98)


5261.
1579, ottobre 13, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 25
Presso Napoli («Extra et prope Neapolim, et proprie in burgo virginum»)
Consalvo Calefato, di Napoli, pubbl. not.
Natale Picarone, di Napoli, giudice regio a vita
Donna Giulia de Azzia, di Napoli, ved. di Vespasiano («Vespesiano») Seripanno, vivente «iure romano», riconosce di aver ricevuto 700 ducati dal Padre don Scipione Silvestro da Mercogliano, vicario generale di tutta la Congregazione di M.V. del Monte, secondo gli obblighi dello strumento del 29 novembre 1577, ind. VI (LXXXIX, 81. ff. 72-73)

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5262.
1579, novembre 7, ind. VIII  – Filippo d’Austria re a. 25
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Francesco Pascarello, giudice regio
Antonio de Troyano, di Castelbaronia, per pagare certi suoi debiti, vende a Sabatino Scopa, di Castelbaronia, per il prezzo di 150 ducati di carlini d’argento, una casa «solariata», consistente in diversi membri superiori e inferiori, in Castello, la metà di un cellaro, un pezzo di terra seminativo di circa 8 tomoli, secondo la misura corrente, con piante di querce, in territorio di Castello, nel luogo detto «li macchiuni», redditizio al magni%uFB01co Vincenzo Santis, un pezzo di terra di circa 9 tomoli, in quelle stesse pertinenze, nel luogo detto «lo strepparo de caliano» (Cast. 32)


5263.
1579, novembre 20, ind. VIII (in: 1597, marzo 17)
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazario, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, di Candida, monaco di M.V. e priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni a Francesco e Alfonso Furno, di Ceppaloni, fratelli uterini, un pezzo di terra di circa 17 tomoli, in territorio di Ceppaloni, nel luogo detto «la corte de Santa Maria», con alcuni alberi fruttiferi e querce e castagni, con la facoltà di affrancarlo nei primi 20 anni, dando al monastero altri beni in territorio di Benevento o di Ceppaloni, dal reddito annuo di 4 ducati, 3 tari e 10 grana, e frattanto corrispondendo 4 ducati e mezzo nella festa di S. Giacomo o negli otto giorni seguenti, e con altri patti, come nello strumento del 31 agosto 1560, rogato dal not. Scipione de Abbamundis (in: XXXVI, 41)


5264.
1579, dicembre 9, ind. VIII – Gregorio Pp. XIII a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazzario, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, di Candida, priore di S. Giacomo di Benevento, concede per 29 anni a Salvatore Cito una bottega terranea in Benevento, nella parrocchia di S. Martino, con la facoltà di affrancarla con beni dal reddito stimato 7 ducati meno un carlino, e frattanto corrispondendo un censo annuo di 6 ducati e 2 tarì nel giorno di S. Giacomo a luglio. Si fa notare nello stesso tempo che quella bottega era già stata concessa a Jannotto Cito, per il canone di 5 ducati e mezzo per i primi 29 anni e con potere di affrancarla in questo periodo, e per altri 29 anni – ma senza potere di affrancarla – per il canone annuo di 6 ducati, come da strumento del 17 febbraio 1552. Ora a Salvatore Cito si conferma il potere di affrancare quella bottega in questo nuovo periodo di anni, corrispondente al secondo ventinovennio della precedente concessione (XXV, 54)


5265.
1580, febbraio 8, ind. VIII – Gregorio Pp. XIII a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Luigi Nazzario, di Parolise, pubbl. not. apostolico
Don Salvatore Molinaro, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 58 anni a Lorenzo Foglianese un pezzo di terra di mezzo tomolo, – rinunziato al monastero da Fabio, f. di Vincenzo Tedone -, in territorio beneventano, nel luogo detto Cellarulo, per il censo annuo di 8 carlini nel giorno di S. Giacomo e con facoltà di affrancarla nei primi 29 anni; che se in questo primo periodo non si veri%uFB01cherà l’affrancazione, negli altri 29 anni corrisponderà il censo annuo di 8 carlini e mezzo (XXV, 55)


5266.
1580, marzo 31 (in: 1589, giugno 14, ind. II)
Napoli
Don Juvan de Zunica, – avendo ricevuto dalla città di Pozzuoli un memoriale secondo cui Pozzuoli è stata %uFB01n dall’antico un luogo dei Padri di M.V., ma ritrovandosi questo monastero nel palazzo di don Pietro de Toledo, offriva non pochi inconvenienti, perciò l’Università era disposta a cedere «uno Moyo e mezzo di Terra nel Demanio di detta Città et proprio incontro la Casa della s.ra Giovanna Mont’alto allo Burgo de Pozzuoli vicino alla starza del signor D. Pietro di Toledo, acciò detti Padri comodamente possino edi%uFB01care il luogo a laude et gloria di nostro signor Idio e di Maria Vergine», e pertanto supplicavano per ottenerne l’assenso regio -, prima di prendere una deliberazione, si rivolge al Capitano di Pozzuoli, per chiederne il parere in proposito (in CIII, 1)


5267.
1580, aprile 22, Ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 26
Salerno
Antonio de Vita, di Salerno, pubbl. not
Antonio de Alferio di Salerno, giudice regio
Il magni%uFB01co Donato de Santis, di San Severino, vende al signoR Giovanni Antonio de Calce, di Napoli e a Claudia de Calce, sua nipote, 40 ducati annui, – ipotecati su una possessione arbustata e seminativa nelle pertinenze di San Severino, detta «la corte» -, per il capitale di 500 ducati (CXI, 130)


5268.
1580, aprile 27 (in: 1589, giugno 14, Ind. II)
Pozzuoli
Il Capitano della città di Pozzuoli, rispondendo alla lettera di DoN Juvan de Zunica del 31 marzo 1580 (riferita, Reg. 5266), dà parere favorevole alla donazione del luogo ai Padri di M.V., confermando la descrizione del luogo e lo scopo della donazione (in CIII, 1)


5269.
1580, maggio 13 (in: 1589, giugno 14, ind. II)
Napoli
Don Juvan de Zunica dà licenza alla Università di Pozzuoli «che possa dare alli detti Padri de Monte vergine per construire la detta ecclesia a lo sopradetto territorio senza incorrere in pena alcuna per causa della Regia Pramatica» (in CIII, 1)


5270.
1580, luglio 3, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 25
Casale di Lancusi, nelle pertinenze di San Severino
Salvatore Gamaldo, di San Severino, pubbl. not.
Dattilo Basilio, di Siano, giudice regio a vita
Il nobile Fabio e Nunziante Cotino, del casale di Lancusi, nelle pertinenze di San Severino, si dichiarano debitori verso Francesco Mola, del casale di Piazza del Galdo, pure nelle pertinenze di San Severino, in 15 once di carlini d’argento, a causa di un vero e proprio mutuo, come resto di doti della nobile Lucrezia Cotino, moglie di Francesco Mola e sorella di Fabio e Nunziante, sul quale debito ipotecano tutti i loro beni mobili e immobili, e promettono di pagare fra tre anni (CXI, 138)


5271.
1580, agosto 1°, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 26
Mercogliano
Pietro Forino («Florino»), di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Antonio Jacenna («Jasenna»), di Mercogliano, giudice regio
Don Scipione Silvestro, di Mercogliano, vicario generale della Congregazione di M.V., – ricordando che dalla S. Sede era stato stabilito che i 53 monasteri della Congregazione di M.V. fossero ridotti a 18, e che gli altri fossero profanati, e il ricavato fosse devoluto a vantaggio dei 18 superstiti, e che fra gli altri, essendo stato profanato Santa Maria dell’Oliva in terra di Tolve, provincia di Basilicata, con grave danno e pregiudizio del monastero e della Congregazione, e perciò volendosi ora ridurre quel monastero allo stato primitivo e recuperare quei beni in gran parte passati al magni%uFB01co Francesco Trasente, di Tolve, e ad altri uomini, «cum massima et enormissima lesione» del monastero, non potendolo fare lui personalmente, perché occupato in altri più ardui affari della Congregazione – , costituisce suo procuratore fra Paolo di Pietro de Letizia, di Tolve, che si è offerto a questo recupero di beni a sue spese e fatiche (CXXIV, 1)


5272.
1580, agosto 4, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 24
Prata
Giovanni Angelo Mariconna, di Atripalda, pubbl. not.
Sabatino Buccella, di Prata, giudice regio a vita
Carlo Vitale, di Prata, vende al not. Giovanni Simone de la Monica, della città di Cava, una casa in due membri, di cui uno terraneo e uno superiore, in Prata, nel luogo detto «lo Trave», per il prezzo di 20 ducati, e un censo annuo alla Corte baronale di Prata (CIII, 27)


5273.
1580, agosto 22, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 27
Summonte
Giovanni Girolamo Saccardo, di Summonte, pubbl. not.
Carlo Todisco, di Summonte, giudice regio
Romano de Romano, di Ospedaletto asserisce che negli anni passati in un pubblico testamento gli fu donata da due coniugi una casa in Ospedaletto e una vigna e un nocelleto, ma con obbligo di dare ogni anno al monastero di M.V. 4 carlini e 2 grana a Natale, e 8 carlini e 2 grana alla cappella di S. Caterina in Ospedaletto, e far celebrare una XLI di Messe per l’anima dei donatori, e con altre condizioni, come da pubblico strumento per mano del not. Troiano Romano, rogato in Prata (CXIX, 44)


5274.
1580, ottobre 31, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 30
Sant’Agata
Donato Morano, pubbl. not.
Nicola Giacomo de Turris, di Sant’Agata, giudice
Il nobile Alfonso Giordano, di Sant’Agata, facendosi oblato di M.V., dona al monastero di S. Maria delle Grazie di quella terra, per mano di don Albenzio de Riccardis, di San Severino, priore di quel monastero, tutti i suoi beni mobili e stabili, con la condizione che il monastero debba somministrare vitto e vestito sia a lui come alla moglie e famiglia durante la loro vita, e in caso che lasciasse dei %uFB01gli legittimi, il monastero dovrebbe avere solo 100 ducati; e inoltre si riserva di disporre di 500 ducati su tutti i suoi beni (XI, 39)

***Estratto cartaceo (XI, 40-11)

5275.
1580, novembre 10, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 25
Avellino
Luigi Jannulo, di Avellino, pubbl. not.
Bartolomeo de Jannulo, di Avellino, giudice regio
Il maestro Luigi Antonio de Riccardo, di Avellino, vende a Sebastiano Rosapane e a Modestino Greco, pure di Avellino, un pezzo di bosco, in territorio di Avellino, nel luogo detto «li gregorii seu le serre», gravato di un reddito annuo al monastero di M.V. di Candida in 15 grana, per il prezzo di 70 ducati, e riservando l’assenso al monastero (Cand. IV, 7)


5276.
1580, novembre 6, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 26
Grottaminarda
Giovanni Giacomo de Cossino, di Grottaminarda, pubbl. not.
Giovanni Battista de Rocco, giudice
Diomede Sciarrillo, della città di Ariano, abitante nel castello di Melito, vende a fra Girolamo Cerullo, di Mirabella, priore del convento dell’Annunziata di Grottaminarda, 22 carlini e 4 grana all’anno, ipotecandole su una vigna nel castello di Mileto di Grottaminarda, nel luogo detto «alle fosse»


5277.
1581, gennaio 16, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 27
Nella piazza di Montesarchio («in foro montis herculis»)
Ettore Pepe, di Montesarchio, pubbl. not.
Giovanni Battista Ferrato, «de terra montis herculis», giudice regio a vita
Il P. don Benedetto Squarcia, di Napoli, priore del monastero di S. Maria delle Grazie di Cervinara, riconcede a Domenico Cioffo, di Montesarchio, e ad Alessandro e Antonello Girardi, di Cervinara, una casa terranea con orticello di circa tre quarti di un tomolo, in territorio di Cervinara, nel luogo detto Ferrari, beni già prima concessi al q. Giovanni Cioffo, padre di Domenico, per 26 grana all’anno, e ora riconcessa per il censo en%uFB01teutico di 3 carlini (XXXVII, 166)


5278.
1581, febbraio 5, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 27
Nella villa Mairano presso Formicola
Ascanio Parillo, di Formicola, pubbl. not.
Florio de Cristofano, di Formicola, giudice regio a vita
Cesare de Simone, di «villa latronum», nelle pertinenze di Formicola, dichiara, alla presenza dell’ab. Giovanni Luigi de Ysa, di Formicola, cugino di don Giulio Cesare de Ysa, di Capua, che dal suddetto don Giulio fu mossa lite nella Curia di Formicola sul rilascio di un suo pezzo di terra di circa un moggio, in territorio «pontis latronum», nel luogo detto «in pede laudolino», che Cesare aveva comprato gli anni precedenti dal nobile Guido Parillo, di Pontelatrone, per il prezzo di 5 ducati di carlini d’argento; ora lo stesso Cesare, riconoscendo «habere malam causam» ha ceduto quel pezzo di terra a don Giulio ed è stato rimborsato dei 5 ducati (CII, 29)


5279.
1581, febbraio 6, ind. IX – Filippo d’Austria re
Candida, nel monastero di M.V.
Vincenzo Caputo, di Candida, pubbl. not.
Giovanni Angelo Scamapano, di San Potito, giudice regio
Don Giovanni Barone, de%uFB01nitore della Congregazione di M.V., e don Pietro Rosato, priore del monastero di M.V. in Candida, con l’autorizzazione di don Scipione Silvestro «generale de la religione de Monte Vergene del ordene et regola de santo Benedetto», che ha ordinato di fare del tutto per riscuotere 250 ducati in seguito alla vendita «de una quantita de… castagni de detto Monastero», si portano in Candida e procedono a questo scopo al contratto di un censo in ragione del 7% redimibile «ad ogne futuro tempo», e da riscuotersi sui primi frutti di una terra arbustata e vitata, di circa 22 tomoli, in Candida, nel luogo detto «alle peze», e su alcune case fabbricate, in più membri, con cortile e un territorio contiguo, con giardino e alberi fruttiferi, di circa 6 tomoli, nel borgo di quella terra, nel luogo detto «li ferrari» (Cand. IX, 19)


5280.
1581, marzo 16, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 27
Tocco, nel monastero di M.V.
Giovanni Antonio de Riccardo, di Tocco, pubbl. not.
Andrea Tontaro, di Tocco, giudice regio
Il P. don Alessandro Rayeta, priore di M.V. di Tocco, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni ad renovandum, a Cesare Saquella, del casale di Fogliano («Foliani»), i seguenti beni: un pezzo di terra lavorativo di circa 6 moggi, un pezzo di terra incolto, nello stesso casale, un pezzo di mezzo moggio, un altro pezzo di circa tre quarti con un po’ di palude: tutti siti nel casale di Fogliano, nel luogo detto «Fonda tausara, alias l’Acquara» e nel luogo detto «la Fresa», per il canone di 15 carlini all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XLIV, 40)


5281.
1581, settembre 25, ind. X – Filippo d’Austria re a. 27
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Francesco Pascarello, giudice
Pietro de Romano, di Castelbaronia, erede testamentario «ab intestato», di Giovanni de Romano, e del q. Angelo de Romano, si accorda con Sabatino Scopa, di Castelbaronia, riguardo alla vendita del 22 settembre 1570 (riferita, Reg. 5181), che sarebbe nulla, trattandosi di beni dotali, e con questa transazione Pietro cede ogni diritto su quei beni e riceve da Sabatino 18 carlini d’argento (Cast. 38, 2° str.)


5282.
1581, dicembre 1° – Gregorio Pp. XIII a. 10
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce concede al vicario generale di M.V. di poter benedire qualunque veste necessaria al culto divino delle sue chiese, durante il tempo del suo of%uFB01cio, non ostante qualunque altra disposizione in contrario sia apostolica che dei concili provinciali e sinodali (III, 138)

***Copia cartacea informe (III, 139-140)

5283.
1582, gennaio 3, ind. X – Filippo d’Austria re a. 28
Napoli
Ottavio Severino, di Altavilla, pubbl. not.
Giovanni Andrea Mantenga, di Giffoni, giudice regio a vita
Il nobile Giovanni Antonio Longo, a nome suo e di suo fratello Giovanni Antonio Longo, di Altavilla, vende a don Francesco Cozza, di Ospedaletto, priore del monastero di S. Pietro in Altavilla, diocesi di Benevento, un territorio campese, di circa 20 moggi, con alberi da frutta, ecc., nel luogo detto «lo Pigno», per il prezzo, di 145 ducati e con l’onere di 3 carlini alla chiesa di S. Maria Maggiore in Altavilla, e 3 grana e mezzo alla corte baronale del luogo (XII, 256)


5284.
1582, marzo 3, ind. X – Filippo d’Austria re a. 28
Feudo di M.V.
Masullo Volpe, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Napoli Fuccio, del casale di Ginestra, giudice regio a vita
Mario Ricciulo, del casale di Terranova, nel Feudo di M.V., vende a Giovanni Rainone, dello stesso casale di Terranova, una bottega terranea in quel casale, per 63 ducati e mezzo di carlini d’argento


5285.
1582, marzo 16, ind. X – Gregorio Pp. XIII a. 10
Benevento, nel monastero di S. So%uFB01a
Gaspare Perozio, di Benevento, pubbl. not. apostolico
L’Ill.mo e rev.mo don Francesco Aldana, vicario generale e luogotenente dell’Ill.mo e Rev.mo D. D. Ascanio Colonna, abate e perpetuo commendatario di S. So%uFB01a, insieme con la Comunità di questo monastero, concede in en%uFB01teusi per 29 anni,«ad renovandum» per altri 29 anni immediatamente seguenti, al not. Giovanni Antonio Marano, di Apice, cittadino beneventano, un pezzetto di terra di circa un tomolo, nel feudo «lo cumbante», nel luogo detto «sopra la scafa de Apice», per un tomolo di grano romano all’anno, nel mese di luglio


5286.
1582, aprile 28, ind. X – Filippo d’Austria a. 28
Montefalcione
Angelo Frasca, pubbl. not.
Tiberio de Bernardis, giudice a vita in Montefalcione
Nicola Antonio Jantosca, di Montefalcione, vende a Cesare Jantosca, pure di Montefalcione, una casa con cellaro e cortile, in Montefalcione nel luogo detto «lo piano de le mandre», per 18 ducati di carlini d’argento


5287.
1582, maggio 18, ind. X – Filippo d’Austria re a. 28
Tocco
Giovanni Antonio Ricciardo, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Cardia Formichella, di Tocco, moglie del giudice Giovanni Cugnone, dopo aver dichiarato che nei mesi passati stette ammalata e, col consenso di suo marito, fece voto alla Madonna di M.V. della chiesa in Tocco, di donarle un pezzo di terra di circa un moggio, lavorativo e con alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto Pezzalonga, con la condizione che il priore di quella chiesa le avesse dato un ducato: ora mettendo in esecuzione quel voto dona quel pezzo di terra e insieme dichiara di aver già ricevuto quel ducato da don Alessandro Rayetta, priore di quella chiesa (CXXII, 54)


5288.
1582, settembre 5, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 28
Lapio
Orazio Mela, di Lapio, pubbl. not.
Ferdinando Coccina, di Lapio, giudice regio
Il rev. fra Giovanni Battista de Magistro Jacono, monaco del monastero di S. Maria degli Angeli di Lapio, facendo testamento, con espressa volontà che questo valga come sua ultima volontà, innanzi tutto istituisce suo erede universale e particolare il suo monastero di S. Maria degli Angeli, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco, eccetto i seguenti legati: che il suo corpo sia sepolto nel suo monastero, «in la fossa dove se soleno sepellire li monaci», e che’nell’uf%uFB01cio che si dirà sul suo cadavere si dovranno bruciare 10 libbre di cera; dichiara di dover riscuotere le seguenti somme da alcune persone di Lapio: da Valerio de Pascale 8 ducati e 9 tomoli tra grano e orzo; una botte piena di vino di circa sette «para», che si trova in potere di Cesare de Pascale; altrettanto vino rosso, che ha posto in una botte di Giovanni Vincenzo de Sessa; 3 tomoli di orzo e 2 di grano da Santo Frascone; 10 ducati da messer Leonardo Lupo; 3 tomoli e mezzo, di orzo da Imperio Palmariello; 43 carlini da Agostino Simone; mezzo tomolo di terreno seminativo, che egli ha comprato da Donato Luordo per 10 ducati e mezzo; 4 carlini prestati a Iconiello Luordo, e altri 6 carlini «per tre giornate de mulo»; ha comprato da Giovanni de Pascale un pezzo di terra per 15 ducati, e una vigna da Aurelio Pezetta in Ercolano, per 33 ducati col patto «de retrovendendo»; deve inoltre avere dallo stesso Aurelio 3 tomoli di grano e un altro tomolo di orzo; deve avere da Ranaldo Zarrella 6 tomoli di grano; Girolamo Zarrella gli deve 8 carlini; ha comprato una selva per 22 ducati da Cesare Zarrella; da Giovanni Domenico Territiello deve avere 68 ducati; da Tommaso de Giovanna 5 ducati e mezzo; da Orazio Gorillo 14 carlini e «uno para» di vino; da Marco Antonio Palmariello 5 ducati e mezzo per la vendita di certo orzo, dei quali ha ricevuto solo 20 carlini; da Mario de Matteo mezza canna di tavole; da Manzo Melchionno 30 carlini, che però glieli condona, ecc. e impone a quei monaci l’obbligo di 2 messe all’anno nel giorno di S. Michele l’8 maggio


5289.
1582, settembre 7, ind. XI – Filippo d’Austria re
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio a vita
Aulerio Bucciano, di Tocco, vende a Fabio de Martina, di Tocco, e alla moglie Sabella, di Apice, 10 ducati annui, da riscuotersi su una sua vigna di circa 2 moggi nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto Livitiello, sulla quale annualmente egli percepisce 20 ducati, per il prezzo di 100 ducati (CXXIII, 117)


5290.
1582, ottobre 1°, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 28
Montefusco
Giovanni Tommaso de Adiutorio, pubbl. not.
Reginaldo Cutillo, giudice
Il Clero di Montefusco concede in en%uFB01teusi per tre anni a Gregorio Melillo, del casale di Pietradefusi, una terra seminativa di 3 tomoli nel luogo detto «lo serrone», e un altro pezzo di terra di circa 4 tomoli, nel luogo detto Corneto, e un altro pezzo di terra, di circa 4 tomoli, nel luogo detto «ripa nedi», per il canone annuo di 4 tomoli di frumento il primo anno, e 5 tomoli all’anno per gli altri due anni


5291.
1582, ottobre 27, ind. XI – Gregorio Pp. XIII a. 11
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Girolamo Gozzio, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Don Giovanni de Masellis, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, col consenso della sua Comunità, riconcede per 29 anni a Orlando Iscarello, di Ceppaloni e Vittoria, sua madre, agenti anche a nome di Ottavio Iscarello, fratello di Orlando e %uFB01glio di Vittoria, un pezzo di terra con alberi di mele e di noci, di circa un tomolo e mezzo «in semine», in territorio di Ceppaloni, e precisamente nel luogo detto «a la selva de sangrani», per il canone annuo di 5 tarì all’anno il giorno di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, territorio che la Comunità di S. Giacomo aveva ritolto a Orlando e Vittoria, perché nei giorni precedenti avevano tagliato una pianta di noce e perciò, a detta del priore e dei monaci, «incidisse in commissum», ma che oggi riconcedono loro, avuto riguardo alla povertà in cui versano (XXXVI, 40)

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5292.
1582, ottobre 31, ind. XI – Filippo re a. 28
Castelbaronia
Giovanni Ermete Lombardo, di Castelbaronia, pubbl. not.
Giulio de la Corte, di Aversa, abitante in Castelbaronia, giudice regio a vita
Il nobile Antonio de Chirico, di Castelbaronia, vende a Renzio de Luca, pure di Castelbaronia, un territorio vacuo e seminativo, con alberi di salici, di circa due quarti, in territorio di Castelbaronia, e propriamente nel luogo detto «l’orticello de giczo», per 5 ducati (Cast. 34)


5293.
1582, novembre 3, ind. XI – Gregorio Pp. XIII a. 11
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Gaspare Guastaliuna, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il P. Pascarello Cicinello, Generale di M.V., col consenso della Comunità di S. Giacomo de Mascambronibus di Benevento, in cui è attualmente priore don Giovanni de Masellis, concede per 29 anni a Giacomo di Coluccio de Meolo, del Feudo di M.V., una casa in due membri, nella terra di Paduli, nella parrocchia di S. Nicola, e un orto nel luogo detto «alle Airelle», pure in Paduli, per 33 carlini all’anno (XCV, 9)


5294.
1582, novembre 3, ind. XI (in: 1601, gennaio 15, ind. XIV)
Montefalcione
Virgilio Chioccarello, pubbl. not.
Lorenzo Chioccarello, di Montefalcione, vende all’Ill.mo Ottavio Pulderico, di Napoli, una terra seminativa arbustata con alberi vitati e non vitati, e altri alberi fruttiferi e infruttiferi, e con una vigna, in Montefalcione, nel luogo detto «li bernardi», sulla quale è gravato un censo di 4 ducati alla chiesa maggiore di Montefalcione e che ora affranca da questo canone, per 66 ducati di carlini d’argento, e previo assenso e pagamento del quartirio all’ab. Agostino Frasca, rettore di quella chiesa


5295.
1583, febbraio 23, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 29
Maddaloni
Tadeo Papa, di Maddaloni, pubbl. not.
Melchiona Egipzio, di Maddaloni, giudice regio
Don Perciano de lo Criscio, di Candida, monaco di M.V. del Monte, al presente priore nella chiesa di M.V. di Maddaloni, concede al nobile Paolo Landolfo Marco de la Ventura e a Giambattista Lella, di Maddaloni, per 20 anni soltanto, una starza campestre di 25 moggi, nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto Santo Jaso, salvo lìassenso da impetrare sia dalla Santa Sede come dal P. Generale di M.V. (LI, 53)


5296.
1583 («1582»), marzo 15 («idibus martii») – Gregorio Pp. XIII a. 11
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce, per mezzo del vicario generale del vesc. di Avellino, concede a Pietro Mazzarotto e a Isabella Silvestro, di Mercogliano, la dispensa matrimoniale dal 4° grado di affinità (VII, 127).

N.B.-Bolla plumbea pendente

5297.
1583, marzo 28, ind. XI – Filippo re a. 29
Lucera di Puglia, nella provincia di Capitanata
Giovanni Domenico Cesarano, pubbl. not.
Giovanni Nicola Amendola, di Lucera, giudice regio
La signora Dorotea Guttieres, moglie del signor Giovanni Battista Pinello, compra dal signor Giovanni Vincenzo Storace, di Napoli, una bottega nella Piazza di Napoli, e una vigna nel luogo detto «le %uFB01umarelle», per complessivi 530 ducati, e cioè 400 ducati per la bottega e 130 per la vigna (L, 44)


5293.
1583, maggio 13, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 30
Summonte
Girolamo Saccardo, di Summonte, pubbl. not.
Carlo Todisco, di Summonte, giudice regio a vita
Vito Pecoraro, di Summonte, vende 9 ducati annui al Rev. Maestro don Giovanni Paolo Cozza, di Ospedaletto, monaco di M.V. del Monte, ipotecandoli su un territorio di circa 5 moggi con vigna e selva di castagni e terra seminativa, in territorio di Summonte, nel luogo detto «a Selva yano», gravata di un censo, a Natale, di una parte alla Curia di Summonte e di un’altra parte alla chiesa di S. Nicola in Summonte, come negli Inventari loro, per il prezzo di 90 ducati (CXII, 117)


5299.
1583, maggio 15, ind. XI – Filippo re a. 29
Sala, provincia di Principato Ultra
Lucio Galiecto, di Sala, pubbl. not.
Bartolomeo Bove («Bos»), giudice di Sala
L’Università di Sala, raccolta in parlamento, prende, fra le altre, le seguenti deliberazioni: innanzi tutto di pagare 1000 ducati ad Orazio Teodoro insieme con gli interessi, perché altrimenti bisognerà pagare anche la pena; poi, dopo lunga deliberazione, si toglie procura al magnifico Ascanio Cassiano e viene eletto procuratore Cesare Odierna


5300.
(1583), maggio 15 – Gregorio Pp. XIII a. 11 (in: 1583, agosto 26, ind. XI)
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica il vesc. di Avellino di conferire la chiesa di S. Antonio «sine cura», in Mercogliano, al chier. Valerio de Renda, se lo troverà idoneo,«super quo tuam conscientiam onerarnus», e lo investa del beneficio annesso, che ammonta a 4 ducati di oro di Camera, collazione che questa volta è fatta direttamente dalla Santa Sede, perché quella chiesa, «de iure patronatus» di laici per fondazione e per dotazione, non è stata da loro provvista a tempo debito (in VII, 43)


5301.
1583, luglio 29, ind. XI – Gregorio Pp. XIII a. 12
Roma
Pietro de Marqua, chier. d’Arras («Atrebaten.»), pubbl. not. apostolico
Essendo stata avocata a Roma la causa della validità o invalidità dell’unione della Congregazione di M.V. con Ospedale dell’Annunziata di Napoli, si spedisce un monitorio al vesc. di Avellino, che non proceda in questa causa (III, 143)

N.B.-Fori per il sigillo pendente

5302.
1583, agosto 26, ind. XI – Gregorio Pp. XIII a. 12
Gesualdo («datum et actum in terra Jesualdi»)
Fabrizio de Adinolfo, chier. di Napoli, pubbl. not. apostolico della Curia vescovile di Avellino e Frigento
Il vesc. di Avellino, Pietro Antonio Vicedomini, delegato dalla Santa Sede, comunica all’arciprete e al clero di Mercogliano la collazione del beneficio della chiesa di S. Antonio, «sine cura», in Mercogliano, al chier. Valerio de Benda, di Mercogliano (VII, 43)

***Il 27 agosto il chier. Valerio de Renda prende possesso del suo beneficio, come risulta dallo strumento, scritto dietro la bolla del vescovo di Avellino, e ne roga lo strumento Luigi Jannulo, pubbl. not. apostolico

5303.
1583, settembre 21, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 29
Castelbaronia
Domenico Freda, pubbl. not.
Francesco Pascarello, giudice regio
Giovanni Antonio de Angelina, di Castelbaronia, vende a Sabatino Scopa, di Castelbaronia, un territorio di 6 moggi «in semine» nelle pertinenze di Castelbaronia, nel luogo detto «lo ponte de la %uFB01omara d’albi», per 30 ducati di carlini d’argento (Cast. 46)


5304.
1583, dicembre 12, ind. XII – Filippo d’Austria re a. (in bianco)
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna Seniore, di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio
Il nobile Angelo Pacifico, di Mercogliano, vende al nobile Tadeo de Silvestro, pure di Mercogliano, 10 ducati annui, ipotecati su un nocelleto in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «alla Macera», dal quale ricava ogni anno circa 30 ducati, per un capitale di 100 ducati (LXXI, 63)


5305.
1584, gennaio 21, ind. XII (in: 1597, agosto 31, ind. X)
Apice
Solimando de Felice, di Apice, pubbl. not.
Ercole Fuccillo, giudice
Giovanni Matteo e Andrea Mosca, di Apice, vendono al nobile Cesare Mazarotto, fratello carnale per parte di madre del magnifico Giovanni Antonio Marano, 30 ducati annui, ipotecati su una casa in Apice e su una vigna nel territorio «lo cubante», da corrispondersi a Natale


5306.
1584 («1585»), febbraio 24, ind. XII (in: 1591, aprile 23, ind. IV).
Ospedaletto
Vito Antonio de Masellis, di Ospedaletto, pubbl. not.
Aquilano Pecora, di Summonte, insieme coi suoi %uFB01gli Luca e Tommaso, – quest’ultimo di 14« anni -, vende a Romano de Romano, di Ospedaletto, per il prezzo di 60 ducati, 6 ducati annui, da riscuotersi sui primi frutti di una selva di castagni in territorio di Summonte, nel luogo detto «lo castellone», redditizia alla Curia di Summonte, come nell’inventario di quella Curia (in CXIII, 103)


5307.
1584, maggio 23, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 30
Giovanni Domenico Durando, della città di Crotone, pubbl. not.
Giovanni Perotta, «de terra Campane», giudice regio a vita
I signori D. Ottavio e don Antonio Poderico, di Napoli, fratelli, mediante il loro procuratore don Albio Spadafora, pure di Napoli, vendono al signor don Cesare de Aquino, conte di Martirano, un palazzo in Napoli, nella regione del Sedile del Nido, e propriamente nella piazza detta «lo vico de li sanguini», con due portoni, uno sulla piazza e l’altro sulla strada della chiesa di S. Ligorio, per il prezzo di 8250 ducati, gravato di 24 ducati annui al signor marchese di Lauro, ma con potere di affrancarli per il capitale di 400 ducati, e un altro censo di 3 ducati all’anno all’Annunziata di Napoli (XC, 292)


5308.
1584, agosto 3
Roma
Pietro Martire Saraceno «a Colle Scipionis», provinciale romano e vicario generale di fra Sisto da Lucca, dell’Ordine dei Predicatori, esaudendo le suppliche della confraternita del Rosario, istituita nella chiesa dell’Annunziata di Mercogliano,e presentate dal P. don Vincenzo Galtieri, procuratore di M.V., concede la partecipazione dei suffragi, ecc. della loro Religione (VII, 44)

N.B.-Sigillo pendente; miniata

5309.
1584, ottobre 31, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 30
Pietrastornina
Ursino Riccio, di Pietrastornina, pubbl. not.
Ursino de Custolis, di Pietrastornina, giudice regio a vita
Giulio Cesare Sasso, di Pietrastornina, f. ed erede del q. Giovanni Pietro Sasso, vende a don Donato Calfasso, priore del monastero di S. Maria delle Grazie di Pietrastornina, agente a nome di questa chiesa e col consenso degli altri membri della sua Comunità, un bosco di castagni, con querce e cerri, in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto «l’Acqua de la Festula», già redditizio al monastero in 15 grana all’anno, per il prezzo di 257 ducati, dei quali vengono pagati subito 57 ducati, mentre si promette di pagare il resto nello spazio di tre anni, e durante questo periodo la selva rimarrà ancora nelle mani del venditore, con obbligo di corrispondere l’interesse dell’8% per quei 57 ducati, nel giorno del Natale (C, 129)


5310.
1584, ottobre 31, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 31
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Berardino Vocino, di Mercogliano, giudice ivi.
Orlando e Angelo Saraciniello, padre e %uFB01glio, vendono a don Cesare de Ruggiero 19 ducati annui, ipotecati su una terra in territorio di Mercogliano, nel luogo detto «sotto la strada», con nocciuole e viti latine, e un’altra possessione nel luogo detto «alli torelli», per un capitale di 188 ducati (LXXI, 65)


5311.
(1584), novembre 29, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 30
Napoli
Orazio Griifo, di Napoli, pubbl. not.
Giulio Cesare de Moneca, giudice di Napoli
Pietro, di Sant’Angelo a Scala, vende a Giambattista e Cesare Mayello un pezzo di terra seminativo nelle pertinenze di Sant’Angelo a Scala, nel luogo detto «la pastina», per il prezzo di 14 ducati, ma con l’onere di un carlino d’argento all’anno al monastero di S. Giacomo in quella terra (XIII, 134)

N.B.-Dell’anno dell’era volgare è rimasto solo «mìllesimo quincentesimo octuagesimo…»; abbiamo completata la data coi dati cronologici presentatici dall’Ind. e dagli anni di regno di Filippo

5312.
1584, novembre 30, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. …
Striano
Pietro Pellegrino, di Striano, pubbl. not.
Giovanni Leonardo Bonodonno, di Striano, giudice
Il magnifico Giacomo Pellegrino, sindaco dell’Università di Striano nel precedente anno della XII Ind., e gli eletti Santillo Sparano e.Graziano, eletti di quest’Università per il presente anno, a nome della stessa Università asseriscono pubblicamente davanti al magni%uFB01co Vincenzo de Prisco, Giovanni Giacomo Sparano, di Striano, e Giovanni Domenico Fontana, della città di Sarno, che l’Università di Striano e gli eletti hanno deliberato e disposto per le necessità dell’Università di voler a%uFB02ittare la gabella, detta volgarrnente «la gabella de la salsume vino panettaria» per il presente anno della XIII Ind. al migliore offerente. Fatti i consueti bandi, fu data come al migliore licitatore, a don Vincenzo de Prisco, che offrì 430 ducati con certi patti e condizioni


5313.
1585, gennaio 7, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 31
Mercogliano, in Oreto, grancia di M.V. del Monte
Nicola Cicinella, di Mercogliano, pubbl. not.
Not. Giovanni .Iacenna («Jacenda»), di Mercogliano, giudice regio
Don Pascarello Cicinella, di Mercogliano, vicario generale di M.V., col consenso della Comunità, concede a terza generazione, per 29 anni, in seguito a vendita all’asta («accensa candela»), a don Scipione e Giovanni Carlo Finella, di Cervinara, fratelli, maggiori licitatori nella gara, una masseria in Cervinara, nel luogo detto Lovara, per il canone annuo di 65 ducati (XXXVII, 167)


5314.
1585, gennaio 16, ind. XIII – (Filippo d’Austria) re a. 31
Valentino
Giovanni Angelo de Benevento, pubbl. not.
Girolamo Vicardo, giudice regio in Valentino
Giovanni Battista Pagano, di Valentino, f. e uno degli eredi del q. Minichello Pagano, pure di Valentino, si divide numerosi beni ereditari con la cognata Contessa de Migliara, pure di Valentino, ved. di suo fratello Giosuè Pagano


5315.
1585, settembre 4, ind. XIV (in: 1599, aprile 1°, ind. XII)
Sarno
Giovanni Ferdinando Odierna, pubbl. not.
Alessandro de Altruda vende a Giovanni Carlo Salapeta, di Sarno, agente anche a nome di sua moglie Giustina de Marino, pure di Sarno, per il prezzo di 55 ducati, 5 ducati annui, ipotecati su un pezzo di terra campese, lavorativo, di circa un moggio e mezzo, nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «la volta de Sasso», gravato del canone di due undicesimi dei frutti alla Mensa vescovile di Sarno


5316.
1585, novembre 16, ind. XIV (in: 1598, novembre 29, ind. XII)
Casale di Terranova
Girolamo de Petrillo, pubbl. not.
Nel contratto per il matrimonio tra Giacomo («Jacono») Manso, del Feudo di M.V., e Violante Ricciuto, lo zio don Luca e il fratello Garofano Ricciuto promettono di dare come dote di Violante 7 once e mezza in moneta e il corredo, once da pagarsi nello spazio di 4 anni, dando 2 once all’anno nel giorno di S. Egidio e un’oncia e mezzo nell’ultimo anno (in CXXI, 58)


5317.
1586, marzo 17, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 31
Montesarchio («in terra Montis herculis»)
Giovanni Antonio de Lorenzo, di Montesarchio, pubbl. not.
Annibale Nazzario, di Montesarchio, giudice regio a vita
Sabatiello Lombardo, di San Martino Valle Caudina, vende a Sabatino de Adamo una terra arativa di circa un moggio nelle pertinenze di San Martino, nel luogo detto «a valli de Rici», per 10 ducati (LIV, 36)

***Sotto, nella stessa pergamena, in data 4 aprile in un altro strumento il compratore dà al venditore altri 4 ducati, per il valore maggiore che aveva quella terra

5318.
1586, luglio 11, ind. XIV – Filippo d’Austria re a. 33
Montevergine del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio a vita
Don Benedetto Cutino da San Severino, ab. generale di M.V., insieme con don Giovanni Battista Lodato, decano, don Giovanni Longo e don Vincenzo Verace, de%uFB01nitori, e con molti altri Padri della Congregazione, cede al dottor Fabrizio Policastro, procuratore dell’Ill.mo signor don Paolo Poderico, utile marchese di Montefalcione, un territorio nelle pertinenze di Montefusco o di Tufo, nel luogo detto «la ischa vellana et toppoli», presso il Vallone detto «delli heremiti», e un altro pezzetto di terra nello stesso luogo «delli toppoli», – territori che appartenevano alla chiesa di S. Maria della Neve di Prata; e in cambio riceve un territorio, in parte campese e seminativo e in parte boscoso, nelle pertinenze della Serra, di circa 12 moggi, nel luogo detto Ponte (CIII, 21)


5319.
1586, luglio 18, ind. XIV
Zungoli
Ferdinando Loffredo (che si sottoscrive), di Napoli, marchese di Trevico, conferma al magni%uFB01co Scipione de Serris, di Fiumeri, il feudo di S. Lucia, già posseduto dal padre e dall’avo, allora dei baroni di Vico, nelle pertinenze di questa città, della terra di Flumeri, di Castello, di San Sossio e di San Nicola, come da privilegio, concesso dal suo proavo Cicco Loffredo, da Zungoli, il 30 settembre 1546, al magni%uFB01co don Antonio de Serris (Cast. 16)


5320.
1586, agosto 31, ind. XIV (in: 1600, agosto 16, ind. XIII)
Montefredane
Giovanni Paolo Bruno, di Montefredane, pubbl. not.
Nicola de Fabrizio e i suoi %uFB01gli Minico e Francesco, vendono a Nicola e Giovanni Pulsone, per il prezzo di 100 ducati, 10 ducati annui sui primi frutti e proventi di una terra con diversi alberi di castagni, noci e altri alberi fruttiferi, in territorio di Montefredane, nel luogo detto «le raciole» (in LXXXVIII, 14)


5321.
1587 («1586»), febbraio 27 («III kal. martii») – Sisto Pp. V a. 2 (in: 1590, agosto 8)
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce affida all’arcivesc. di Napoli, ai vescovi di Nola e di Avellino, e ai loro vicari generali, di lanciare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni della Congregazione di M.V. (in III, 160)

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5322.
1587, marzo 17, ind. XV (in: 1587, aprile 8, ind. XV)
Atripalda
Donna Crisostoma Carrafa, duchessa di Atripalda e moglie di don Marino Caracciolo, duca di Atripalda, vivente «iure francorum et more magnatum», asserisce che negli anni trascorsi essa comprò dalla Curia regia in feudo, liberamente e senza patto «de retrovendendo», a città di Avellino («Avellane») insieme col casale «delle Bellizze», in provincia di Principato Ultra, col castello, i vassalli, la giurisdizione delle prime e seconde cause, ma col danaro del signor Duca, suo marito, che aggiungendovi altri 612 ducati «in molendinis et molinariis facientibus», raggiunse la somma di 113.469 ducati. Da questa somma, sottraendo 2800 ducati, pervenuti in potere del Duca dalla vendita di un’osteria («cuiusdam hostarie»), rimaneva il prezzo di 110.669 ducati. E siccome aveva sborsato il prezzo il signor Duca di proprio danaro, la Duchessa cedette in bene%uFB01cio del Duca tutti i frutti della città e della giurisdizione per l’interesse su quei 110.669 ducati, interesse %uFB01ssato all’8%, %uFB01nché la stessa Duchessa non avesse pagato quel prezzo; e frattanto costituì lo stesso signor Duca procuratore irrevocabile al governo della città, per l’esercizio della giurisdizione, l’esazione dei frutti e la ritenuta di essi in ragione di quell’interesse che gli spettava. Poi la stessa Duchessa fece la refuta della città e del casale «delle Bellizze» a favore di suo %uFB01glio primogenito, il conte di Torella Camillo Caracciolo, in occasione del matrimonio di lui con Roberta Carrafa, %uFB01glia di don Marzio Carrafa, Duca di Maddaloni, però con presa di possesso dalla morte della stessa Duchessa, «sub natura feudi antiqui» e senza fare alcuna menzione di quei 110.669 ducati, che essa doveva a suo marito. In seguito, mediante altro contratto, la Duchessa, insieme coi suddetti Duca di Maddaloni e conte e contessa di Torella, dichiararono che il Duca di Atripalda, dopo la morte della Duchessa sua consorte, avrebbe percepito gli introiti e i proventi della città e del casale suddetti, ed avrebbe esercitato «sua vita durante» la giurisdizione, nonostante che il dominio di quei beni, in seguito alla morte della Duchessa, fosse dovuto passare al conte di Torella, mentre nelle mani di costui sarebbe effettivamente passato soltanto dopo la morte del Duca di Atripalda, in modo che egli durante la sua vita avesse tutti i frutti e gli introiti della città e i proventi della giurisdizione in conto di quell’interesse sul capitale versato, e «per viam irrevocabilis procurationis» avesse ancora l’esercizio della suddetta giurdisdizone. Ma ultimamente, volendo la stessa Duchessa di Atripalda per delle sue ragioni, donare con donazione irrevocabile «inter vivos» al consorte il diritto che essa, sua vita durante, aveva sulla città, casali e giurisdizioni, con l’onere di quel prezzo e dell’interesse, acconsentirono a quest’atto sia il Duca di Maddaloni sia il conte e la contessa di Torella, e cedettero al Duca di Atripalda ogni diritto che essi avevano o avrebbero avuto in futuro; da parte sua il Duca di Atripalda promise che, passati quattro anni dalla data odierna, per via di donazione, ma con effetto dalla sua morte, ne avrebbe fatto formale rinunzia a favore del suo primogenito, liberando questa donazione da ogni onere, e particolarmente dal prezzo dei 110.669 ducati, e per quell’interesse il Conte sarebbe rimasto obbligato a corrispondere alla Duchessa durante la vita di lei 1600 ducati all’anno in conto dell’usufrutto delle sue doti e dei diritti dotali. In caso poi che il Duca di Atripalda dovesse morire in questi quattro anni, allora la città con gli introiti, le giurisdizioni e il casale, passerebbero al Conte, senz’altro onere, come gli sarebbero pervenuti in vigore della rinunzia e del contratto di donazione, fatto dalla Duchessa, come si contiene più diffusamente in uno strumento, rogato in Napoli il 29 novembre 1586, rati%uFB01cato dallo stesso Duca di Atripalda lo stesso giorno in margine allo strumento e dai conti di Torella il 12 dicembre dello stesso anno. Di questi strumenti è «plenissime informata et certiorata» la stessa signora Duchessa. Volendo ora costei adempiere la sua deliberazione e completare la donazione, col regio assenso «impetrato seu impetrando», e col consenso dei conti di Torella e del Duca di Maddaloni, dona irrevocabilmente con donazione «inter vivos», cede e rinunzia a favore di suo marito, il Duca di Atripalda, il diritto che essa ha sulla città di Avellino e i suoi casali, la giurisdizione dei beni, dei membri interni e dei diritti burgensatici e feudali da lei comprati, e cioè la stessa città coi suoi casali, il castello, i vassalli, la giurisdizione delle prime e seconde cause civili, criminali e miste «cum mero et mixto imperio», ecc. ecc., in modo che, come il signor Duca di Atripalda aveva prima «per viam irrevocabilis procurationis» Pesercizio della giurisdizione e tutti i frutti della terra e della giurisdizione «pendente solutione pretii», così ora abbia per diritto di dominio, – stante la volontà e la cessione del conte di Torella -, la stessa città, gli introiti e la giurisdizione con l’integro stato nel modo e nella forma come l’aveva la stessa signora Duchessa prima della rinunzia fatta al Conte e che ad essa spettavano in forza delle sue cautele e privilegi e in qualunque altro modo, non riservandosi nulla, però con l’onere dei suddetti 110.669 ducati del prezzo e dei 14.300 ducati, a complemento dell’interesse decorso %uFB01no al presente in ragione dell’8%. Pertanto la Duchessa sarà in ogni tempo indenne da quel prezzo e dall’interesse di esso, e %uFB01n d’ora pone il Duca in luogo suo costituendolo «procuratorem in rem propriam» assoggettando a lui i vassalli e gli uomini di Avellino; inoltre essa promette di tenere e avere per rata questa donazione, di non revocarla per qualunque ragione, e qualora in tutto o in parte la revocasse, tale revoca non varrebbe. Anche il Conte acconsente a tutto. Con ciò non si reca pregiudizio ai capitoli matrimoniali accennati e a quanto in essi si contiene. Anzi, qualora vi fosse bisogno, di nuovo si rati%uFB01cano e si promette di osservarli secondo la loro forma, particolarmente per quel che riguarda i 25.000 ducati per ciascuno dei fratelli secondogeniti e per le doti alle sorelle, come pure per i 30.000 ducati al Duca di Atripalda, come si contiene in quei capitoli matrimoniali, e non altrimenti né in altro modo


5323.
1587, aprile 8, ind. XV – Filippo re di Castiglia a. 33 di Sicilia
Atripalda
Ferdinando Brandolino, di Napoli, pubbl. not.
Ferdinando de Buonanno, giudice regio di Atripalda
Donna Crisostoma Carrafa, duchessa di Atripalda, vivente «iure francorum et more magnatum», con espresso consenso di don Marino Caracciolo, duca di Atripalda, dopo aver asserito che nei giorni precedenti essa, col consenso di don Marzio Carrafa, duca di Maddaloni, e di don Camillo Caracciolo e donna Roberta Carrafa, conti di Torella, aveva donato al consorte tutti i diritti che aveva sulla città di Avellino («Avellane»), come da strumento del 17 marzo 1587. Ind. XV (riferito, Reg. precedente), ora rati%uFB01ca questa donazione irrevocabile «inter vivos». Da parte loro anche Camillo Caracciolo e Roberta Carrafa, conti di Torella, rati%uFB01cano il consenso già altra volta dato a quella donazione della duchessa, e cedono a tutti i diritti che essi avevano o ad essi potevano competere su quei beni. Da parte sua il Duca di Atripalda, «cautelam cautele addendo», rati%uFB01ca la promessa da lui fatta di donare quella città di Avellino con l’integro stato nei quattro anni dalla data del 17 marzo precedente, al conte di Torella, suo primogenito, libera e franca da ogni onere, e particolarmente dal prezzo dei 110.669 ducati, mentre per l’interesse di quella somma il conte rimaneva obbligato a corrispondere alla signora Duchessa, «sua vita durante», 1600 ducati all’anno per l’usufrutto delle sue doti e dei diritti dotali; inoltre egli ribadisce che in caso dovesse morire durante questi quattro anni, subito la città col suo integro stato passerebbe al signor conte, senz’altro onere, come sarebbe avvenuto in forza della refuta e dell’altro strumento di dichiarazione dell’8 marzo 1586. Per l’osservanza di tutto ciò la duchessa e i contraenti, e ciascuno in particolare, si obbligano e impegnano tutti i loro beni mobili e stabili, burgensatici e feudali

N.B.-Questa pergamena è stata donata all’Archivio di M.V. il 21 aprile 1957 dal Dott. Giovanni Valente di Avellino, come omaggio al Rev.mo P. D. Anselmo Tranfaglia, ab. ordinario di M.V.
 

Bibl.: G. Mongelli, Un documento inedito su Marino Caracciolo, primo principe di Avellino, in Archivi, Serie II, vol. XXV (1958), fasc. 1


5324.
1587, luglio 2, ind. XV – Filippo d’Austria re a. 33
Mercogliano
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, giudice regio a vita
Nicola de Oliviero, insieme coi suoi %uFB01gli Ferdinando e Paolo, vende al signor don Flavio Salvo, agente per parte del dottor don Pomponio Salvo, per il prezzo di 30 ducati, tre ducati annui, ipotecati su una possessione a viti latine e con alberi di castagni, meli e peri, nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto Campo Marino (CXIV, 27)


5325.
1587, settembre 21 (ind. omessa) – Filippo d’Austria re a. 33
Capua
Giovanni Berardino Giordano, di Capua, pubbl. not.
Francesco Graziano, di Capua, giudice ivi
Lorenzo e Francesco Canzano, fratelli, della villa di Pignataro, e Antonio Borrello, vendono 10 ducati annui, ipotecati su certi loro beni, a Girolamo Paparo, di Capua, per il prezzo di 100 ducati (XXXII, 82)


5326.
1587, ottobre 29, ind. I – Filippo d’Austria re a. …
Sarno.
Fabrizio Angero, di Sarno, giudice
Claudio de Forte, di Salerno, e i suoi fratelli, vendono a Vincenzo de Forte, pure di Salerno, un pezzo di terra con arbusto e alberi fruttiferi, nelle pertinenze del casale di «Capriglie» della città di Salerno,nel luogo detto «a lo nocellito», per 116 ducati di carlini d’argento

N.B.-Senza il S.T.

5327.
1587, dicembre 8, ind. I – Filippo d’Austria re a. (in bianco)
Sant’Angelo a Scala
Antonio Sbardone, pubbl. not.
Ursino de Custolis, di Pietrastornina, giudice regio
Oliviero e Giovanni Sciarrillo, di Sant’Angelo a Scala, fratelli, si fanno rinnovare la concessione di una selva (cfr. 10 febbraio 1545, Reg. 4916), per essere questa ricaduta in potere del monastero di M.V., perché non si era rinnovato il contratto e non si erano corrisposti i canoni (XIII, 73)

***Copia cartacea autenticata (XIII, 75-79)
***Fede relativa al doc. (XIII, 80)

5328.
1587, dicembre 10, ind. I – Filippo d’Austria re
Prata
Girolamo Fiorentino, di Prata, pubbl. not.
Marcello de Serventa, giudice regio
Giovanni Domenico Romano asserisce che dal Rev. don Mauro Petito, di Manocalzati, ex priore del monastero di S. Maria della Neve in Prata, dell’Ordine di M.V. del Monte, furono presentate delle lettere del Sacro Regio Collaterale Consiglio, secondo le quali, vertendo una lite in quel tribunale fra il monastero di S. Maria della Neve e i coniugi Giovanni Domenico Piccolo e Angelella de Marsilio, sul rilascio di certi territori, si era emessa sentenza de%uFB01nitiva secondo cui questi coniugi venivano condannati a lasciare un pezzo di terra seminativo di circa sei moggi in territorio di Prata, nel luogo detto «alle padule» e un altro pezzo di terra di circa due moggi nel luogo detto «lisca returna», e a pagare al monastero i censi arretrati: perciò ora si pone il monastero nel possesso di quei beni


5329.
1588, gennaio 7, ind. I – Filippo d’Austria re a. 34
San Potito
Giacomo Antonio de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Nicola d’Amatuccio, di San Potito, giudice regio a vita
Lorenzo e Francesco Strangia, di San Potito, fratelli, vendono a Francesco e Bartolo Titomaglio, di Sorbo, fratelli, certa quantità di legname e piante di castagni, – che essi avevano comprato dal priore di M.V. di Candida – , in territorio di Candida, nel luogo detto «lo murato», come da strumento di vendita del not. Lorenzo Caputo, per il prezzo di 364 ducati, che promettono di pagare (Cand. X, 6)


5330.
1588, gennaio 7, ind. I – Filippo d’Austria re a. 34
Apice
Giacomo Racioppo, di Apice, pubbl. not.
Ercole Fuccillo, di Apice, giudice regio
Giovanni Angelo Marro, di Apice, e Giovanni Francesco de Diano, di «Gefuni», abitante in Apice, si dichiarano debitori verso il magni%uFB01co don Giovanni Antonio Marano, di Apice, nella somma di 100 ducati, in forza di obbligazione stipulata presso gli Atti della Curia di Apice dal not. Giovanni Battista Coda, attuario in quella Curia nel 1582, mutuo da essi fatto per costituire il capitale di una società «pro emendis pannis». Avendo tenuto per 5 anni quei 100 ducati, ora, fatto il computo della costituzione della società e del lucro ricavato, si trova che avevano guadagnato 80 ducati, dei quali metà spettavano a Giovanni Antonio. Gli consegnano subito 10 ducati, ma non avendo per le mani gli altri 130 ducati, gli vendono per questa somma un censo annuo di 13 ducati, ipotecati su certe case in Apice, nella parrocchia di S. Nicola, e una vigna in territorio di Apice, nel luogo detto «alli valluni», da corrispondersi a metà agosto


5331.
1588, maggio 8, ind. I – Sisto Pp. V a. 4
Francesco Joele, napoletano, pubbl. not. regio e apostolico
In forza di un Breve di Sisto Pp. V, dato da Roma il 20 aprile 1588, in cui si dava facoltà a don Giovanni Battista del Tufo, vesc. di Acerra, di presiedere solo per quella volta al Capitolo generale, al posto del Sacrista dell’Annunziata di Napoli, presentatosi quel vesc. a M.V. e letta la disposizione ponti%uFB01cia in pubblico Capitolo, da parte del Rev.mo Generale e dei padri capitolari si protestò «che tanto per la presentata che si li è fatto in Napoli all’ultimo d’Abrile proxime passato del Breve di sua Santità et per la replica per essi fatta quanto per qualsivoglia altro atto fatto o da farse contrario o diverso non hanno voluto ne vogliono accettare detto R.mo vescovo d’Acerra per Presidente con animo de fare pregiuditio alcuno a tutte et qualsivoglia ragioni in qualche modo competenti a detta Congregatione, ma solamente per non essere disobbedienti all’ordine di sua santità qual sempre hanno tenuto teneno e teneranno sopra la testa con tutta quella reverenza, et humiltà che deveno ma se reservano d’aver ricorso alla santità sua per la revocatione de detto breve come sperano per essere subreptitiamente et obreptitiamente impetrato…». Da parte dell’Ospedale dell’Annunziata di Napoli, si replicò che la protesta di M.V. non sussisteva, perché «per constitutione de sommi Ponte%uFB01ci è stato, et sta nella pacifica et quieta possessione della soperintendentia di detta congregatione et per questo se dice che de detta protestatione non se habbia raggione alcuna». Dopo pranzo, continuati gli atti, fu eletto Generale don Giovanni Battista Cassario da San Severino, «paci%uFB01ce et quiete, et campanis et organo pulsantibus et ipsis monacis sollemniter cantantibus Hymnum Te Deum Laudamus», e fu prestata la debita obbedienza al P. Generale «Cappa Ponti%uFB01eali seu Pluviali indutus sedit ante altare sac. Imaginis gloriose Virginis» (III, 148)


5332.
1588, agosto 27 – Sisto Pp. a. 4 (in: 1589, gennaio 19, ind. II)
Rom.
Il Sommo Ponte%uFB01ce stacca la Congregazione di M.V. dalla giurisdizione e dipendenza dal Sacrista e dai Governatori dell’Annunziata di Napoli (in III, 153)

***Copia cartacea (III, 149)
 

Bibl.: Costo, La vera Istoria…, f. 67-68; Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 520-522; Bullarium privilegiorum, vol. I, p. 20-21


5333.
1539, gennaio 13, ind. II – Filippo d’Austria re a. 35
Sarno
Girolamo Odierna, di Sarno, pubbl. not.
Visino Conte, di Sarno, giudice regio
Nicola Angelo de Franco, inserviente giurato della Curia del magni%uFB01co capitano di Sarno, asserisce che nei mesi passati, furono spedite lettere esecutoriali, ad istanza di Giovanni Tommaso Gatta, per certa somma di danaro che Giovanni Domenico Odierna e sua madre Laura, di Sarno, avevano promesso a Vittoria Odierna, rispettivamente loro sorella e %uFB01glia, e perciò furono messe all’asta alcune case in Sarno, e propriamente nel luogo detto «vicino la potechella», e comprate da Angelillo della Nunziata, come maggiore lecitatore, che offrì 38 ducati


5334.
1589, gennaio 19, ind. II – Filippo d’Austria re a. 35
Napoli
Giulio Cesare de Rogeriis, di Napoli, pubbl. not.
Andriano Foglia, giudice regio
Dietro richiesta del Padre don Giovanni Battista da Monteforte, monaco e procuratore generale della Congregazione di M.V. del Monte, si riporta il breve di Sisto Pp. V del 27 agosto 1588 (riferito, Reg. 5332) (III, 153)

***Copia informe cartacea di Guglielmo da Manocalzati. In particolare si fa notare che a tergo del Breve c’era il Regio Exequatur, che si riporta integralmente (III, 154-157)

5335.
1589, gennaio 23 – Sisto Pp. V a. 4
Roma
Guido Pepolo, tesoriere della Camera Apostolica, dichiara che oggi il magni%uFB01co don Zenobio de Carnesechis, ha ceduto, per mezzo del suo procuratore, il magnifico D. Alessandro Altonito, all’Ill.mo don Alfonso Carlo Gisualdo, vesc. di Frascati, il credito che aveva sul Monte delle Provincie dello Stato Ecclesiastico, con tutti i suoi frutti, a partire dal 1° gennaio, senza riservarsi alcun diritto: perciò si ammette tale cessione e si dichiara al collegio dello stesso Monte e agli officiali che rispondano a lui gli emolumenti annui nella ragione del 6 e mezzo % (VII, 46)


5336.
1589 («1588»), gennaio 23 («X kal. febr.») – Sisto Pp. V a. 4
Roma
Essendo vacante il bene%uFB01cio della cappella di S. Maria Maddalena, in Cervinara, presso la chiesa di S.
Maria della Valle, per la rinuncia fattane da Cesare de Clemente, il Sommo Ponte%uFB01ce incarica il vicario dell’arcivesc. di Benevento, di investire Andrea de Clemente di quel bene%uFB01cio«sine cura», il cui reddito si aggira sui 24 ducati annui (VII, 45)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5337.
1589, febbraio 7, ind. II – Filippo re a. 36
Montefredane
Salvatore Bavaro, pubbl. not.
Giovanni Pulsone, giudice regio
Aniello Sabatino, nel lasciare usufruttuaria dei suoi beni la moglie Aquilella Giordano, di Montefredane, pose la condizione che essa custodisse il letto vedovile; inoltre al tempo del matrimonio egli aveva ricevuto come acconto delle 11 once promesse, 4 once, e nel suo testamento assegnò ancora ad Aquilella «pro servit.» altre 3 once, come più diffusamente si dice nel legato accluso al testamento. Ora, essendosi il matrimonio disciolto per la morte di Aniello, ed essendo anche morto il %uFB01glio in età pupillare, e perciò successo all’eredità Scipione Sabatino, Aquilella si accorda con lui riguardo alla restituzione delle 7 once d’oro e dell’usufrutto dei beni, cedendo a lui quest’usufrutto, e ricevendo 21 pecore per il prezzo di 21 ducati, e altri 69 ducati, per i quali le assegna un nocelleto nel luogo detto Faudiano (LXXXII, 261)


5338.
1589, febbraio 15, ind. II – Filippo re a. 33
Apice
Solimando de Felice, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice
Giovanni Antonio Marano vende a un certo Federico, del casale di San Nicola, al presente abitante in Apice, una vigna con alcuni alberi fruttiferi in territorio di Apice, nel luogo detto Sant’Angelo, e un canneto, con alcuni alberi, pure in territorio di Apice, nel luogo detto Sarcatura, per il prezzo di 150 ducati di carlini, ma non avendo al momento il compratore danaro libero, si obbliga a corrispondere 15 ducati all’anno il 16 febbraio, ipotecandoli su quei beni e su tutti gli altri suoi beni


5339.
1589, marzo 16, ind. II – Sisto Pp. V a. 4
Roma
Pietro Antonio, vesc. di Avellino (che si sottoscrive), come giudice e commissario esecutore dei Brevi, spedisce un suo monitorio per l’esecuzione del Breve di Sisto Pp. V del 27 agosto 1588 (che si riporta integralmente) (III, 158)

N.B.-Sigillo pendente di cera rossa quasi completo

5340.
1589, aprile 30, ind. II (in: 1622, ottobre 15, ind. V)
M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («]ascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Berardino (e «Belardino») Vocino, giudice
Don Giovanni Battista Cassario da San Severino, ab. Generale della Congregazione di M.V. del Monte, insieme coi suoi de%uFB01nitori don Decio de Roggeriis decano e teologo, don Domenico Semeone teologo, don Consalvo Pippo, de%uFB01nitori, e don Benedetto Cutino, don Scipione Silvestro, priore di Maddaloni, ecc. concede a Fabio Calabrese, agente a nome dell’Università di Cisterna, una taverna con forno, una casa terranea, una stalla, ecc., in Cisterna, nel luogo detto Cetrangulo, per il canone di 45 ducati all’anno, nella festa di S. Maria ad agosto (in XL, 16)

***Copia autentica cartacea (XL, 10-15)

5341.
1589, maggio 11, ind. III (in: 1590, settembre 25, ind. IV)
Montefalcione.
Donna Luigia Puderico, di Napoli, per terminare le liti coi suoi fratelli don Fabrizio Puderico e don Giovanni Berardino Puderico, pure di Napoli, – lite mossa dalla sua richiesta avanzata nel Sacro Regio Consiglio che i suoi due fratelli le dessero la terza parte dell’eredità di suo zio Fabrizio Puderico -, addiviene con loro alla seguente convenzione, per cui essa riceve 500 ducati e cede a ogni diritto su quell’eredità e sui diritti paterni e materni e dei fratelli e sorelle, che potesse avere; non avendo però i due fratelli nelle mani i 500 ducati, le concedono un censo annuo di 42 ducati e mezzo


5342.
1589, giugno 14, ind. II – Sisto Pp. V a. 5
Pozzuoli
Michele Scotto, di Pozzuoli, pubbl. not. regio e apostolico
Dietro richiesta di M V., si riportano gli atti relativi all’assenso regio nella donazione che la città di Pozzuoli ha fatto alla Congregazione di M.V. di un moggio e mezzo di terra «vacua», nella spiaggia del borgo della città per edificarvi un nuovo monastero (riferito, 31 marzo, 27 aprile e 13 maggio 1580, Regg. 5266, 5268, 5269); come pure si riportano gli atti per l’assenso da parte del vescovo di Pozzuoli di poter profanare il monastero verginiano di S. Andrea, costruito nel palazzo del signor don Pietro de Toledo, ed edi%uFB01carne un altro in luogo più adatto (a. 1582); si riporta ancora il memoriale dato al Viceré per parte della Congregazione di M.V. nel 1589, mese di aprile, nel quale ci si lamentava che pur avendo ottenuto dalla città l’accennata donazione libera, ecc., e avendo cominciato la fabbrica, la città pretendeva ora certe candele all’anno, ma per troncare ogni questione si addiveniva tra M.V. e Pozzuoli alla seguente convenzione, per cui:
1°. la città donava l’area di cui sopra con la condizione che M.V. vi edi%uFB01casse un grande monastero dal titolo di Sant’Andrea, con grande chiesa;
2°. che per dicembre del 1589 avesse dovuto terminare la fabbrica della chiesa ed essere tutto pronto per la celebrazione dei divini u%uFB02ici;
3°. che per tutto il 1595 avesse dovuto terminare tutto l’edi%uFB01cio;
4°. che in quel monastero avessero dovuto abitarvi almeno quattro monaci, di cui 3 sacerdoti;
5° che volendo M.V. aprire in quel monastero una scuola, non avrebbe potuto pretendere nulla dagli studenti;
6° che in caso di soppressione del monastero, sarebbe dovuto spettare alla città il diritto di af%uFB01darlo ad altri, e che in caso di vendita si sarebbe dovuto pagare alla città l’area e al monastero la fabbrica;
7° che i 75 ducati annui che il monastero riscuoteva dal signor don Pietro de Toledo per la cessione del vecchio S. Andrea, incluso nel palazzo di quel signore, per i primi otto anni si sarebbero applicati per la fabbrica del monastero in Napoli, e in seguito per il mantenimento dei Padri nel nuovo S. Andrea;
8° che i Padri dovessero apporre lo stemma della città sia davanti al frontespizio della Tribuna come fuori la porta dell’Atrio, per dimostrare che l’area era della stessa città (CIII, 1)


5343.
1589, luglio 30, ind. II – Filippo d’Austria re a. 35
Montefalcione
Giovanni Giacomo Picone, di Candida, pubbl. not.
Francesco Pagliuca, di Montefalcione, giudice regio
Don Salvatore Molinaro, attualmente priore del monastero di S. Maria Benedetta «de lo rito» in Montefalcione, riceve dal signor don Paolo Poderico, di Napoli, f. ed erede del signor Antonio Poderico, di Montefalcione, – per i 24 ducati annui che donna Lucrezia Montefalcione, madre di don Antonio, aveva concesso al monastero e da riscuotersi «sopra le entrate de la gabella de bon denaro de Neapoli», come appare dallo strumento del 6 novembre 1577 e 10 novembre 1577 (Regg. 5225, 5226), e che era desiderio di donna Lucrezia che fossero riscossi dal territorio chiamato «Presa cupa», nelle pertinenze di Montefalcione -, 6 ducati annui, che egli riscuote su una casa «a chiaia burgo de Neapoli», sulla quale casa il monastero già possiede altri 78 ducati annui, per una donazione di don Ottavio Poderico; e il territorio detto «Presa cupa», con casa, selva di castagni e «cerque», ecc. in territorio di Montefusco


5344.
1589, ottobre 2, ind. II – Filippo d’Austria re a. 36
Oreto di M. V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio a vita
Don Giovanni Battista Cassario da San Severino, ab. generale della Congregazione di M.V., insieme coi De%uFB01nitori don Giovanni Domenico Simeone da Mercogliano e don Consalvo Pippo da Trevico, concede ad Antonio de Arena, di Napoli, abitante in Taurasi, e ai suoi eredi %uFB01no alla terza generazione, quattro territori, appartenenti al Noviziato di M.V., – e cioè: uno di circa 13 moggi, seminativo, con piante di castagni, peri, %uFB01chi e altri alberi fruttiferi, in territorio di Taurasi, nel luogo detto «la Breccha», nel quale territorio ci sono 2 moggi di terra gravata di un censo di 6 carlini all’anno alla chiesa di S. Martino; una terra ivi, nel luogo detto «Cosino», di circa 3 moggi; un ortale nel luogo detto «bombentali», di circa 2 moggi, con querce e cerri; un altro ortale ivi, nel luogo detto Santa Lucia – : il tutto per 14 ducati all’anno (CXXI, 19).

***Duplicato originale (CXXI, 20)

5345.
1589, novembre 17, ind. III – Filippo d’Austria re a. 33
Bagnoli
Ettore de Bogata, pubbl. not.
Fabio de Auliza, di Bagnoli, giudice regio
Il P. don Pirro Sica da San Severino, priore della cappella di S. Sebastiano in Bagnoli, compra da Giulio de Luca, Giovanni Paolo Macchia, Roberto de Raffaele e Marcantonio Cretese, per un capitale di 95 ducati, 8 ducati e mezzo ipotecati sui seguenti beni in Rocca San Felice: un Vignale di circa 8 tomoli, con viti e querce, nel luogo detto «lo pezillo», una bottega in Rocchetta nel luogo detto «la piaza», una vigna nel luogo detto «a sancta frecetate», una casa nella piazza pubblica di Rocchetta (XXIII, 15)


5346.
1590 («1589»), gennaio 4, ind. III (in: 1603, maggio 30, ind. I)
Candida, nel monastero di M.V.
Lorenzo Caputo, pubbl. not.
Simone Totomalio, di Sorbo, e Giovanni Nicola, suo nipote, vendono a D. Gregorio Strangia, priore del monastero di Candida, un censo annuo di 4 ducati e mezzo, da percepirsi sui primi frutti di una casa, fabbricata e coperta, con cortile e diversi membri, in Sorbo, e propriamente «in medietate iuxta viam publicam», per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento (in Cand. VII, 8)


5347.
1590, gennaio 13, ind. III
Napoli
Giulio Cesare de Bogeriis, di Napoli, pubbl. not.
Andriano Foglia, giudice regio a vita
Dietro richiesta di Giambattista da Monteforte, procuratore generale della Congregazione di M.V., si riporta una sentenza per la precedenza dei Regolari nelle Processioni, data da Napoli il 3 giugno 1545 (riferita, Reg. 4921) (III, 159)


5348.
1590, marzo 19, ind. III – Filippo d’Austria re a. 36
Biccari nella Capitanata
Giuseppe Finamore, pubbl. not.
Achille Feringo, giudice
Il nobile Antonio de Cicco si fa redigere in forma pubblica uno strumento del 23 maggio 1573 (riferito, Reg. 5196)


5349.
1590, aprile 18 («XIV kal. maji») – Sisto Pp. V a. 5
Napoli
Alessandro Glorierius, Nunzio apostolico (che si sottoscrive), protonot. apostolico e collettore generale, ecc., impartisce a Dario Amorucciolo, dietro sua richiesta, l’assoluzione da ogni scomunica per essersi da circa 32 anni impossessato indebitamente del beneficio ecclesiastico di S. Caterina, nella chiesa arcipretale dei Ss. Filippo e Giacomo in Ospedaletto, – che, come si asserisce è «de iure patronatus laicorum ex fundatione vel datatione» -, e da circa 11 anni della stessa chiesa parrocchiale; gli si condonano i frutti percepiti, che amrnontavano a circa 300 ducati d’oro di Camera, e gli si conferisce quel bene%uFB01cio per tutta la sua vita, i cui redditi non superavano i 24 ducati annui, secondo la comune stima (VII, 47)


5350.
1590, maggio 3, ind. III – Filippo d’Austria re a. 44
Candida
Ferdinando Caputo, di Manocalzati, pubbl. not.
Pompeo Caputo, di Candida, giudice regio a vita
Don Mauro Petito, priore del monastero di M.V. in Candida, don Luigi de Auria, cellerario, e don Vito Caputo, vicario di quel monastero, si fanno trascrivere un doc. in cui Giovanni Pascuccio, di Candida, vende al monastero di M.V. in Candida 22 carlini annui sui primi frutti ed introiti di una sua possessione arbustata, in Candida, nel luogo detto «lo puczillo che fode Innocentio Pascuccio», per il prezzo di 25 ducati, e promette di corrispondere l’interesse del 9% in rate quadrimestrali (Cand. IX, 9)


5351.
1590, giugno 4, ind. III – Filippo d’Austria re
Ospedaletto
Girolamo Saccardo, di Summonte, pubbl. not.
Marco de Giacomo, di Ospedaletto, giudice
Giovanni Nicola de Nunzio, di Ospedaletto, vende per un capitale di 30 ducati al P.D. Giovanni Paolo Cozza, monaco di M.V. del Monte, 3 ducati annui, da riscuotersi su una casa in più membri superiori e inferiori, con orto contiguo e alberi fruttiferi, fuori Ospedaletto, nel luogo detto «fore la terra», redditizia all’Annunziata di Napoli in un censo annuo da corrispondersi a Natale (CXVIII, 13)

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5352.
1590, giugno 27 (in: 1591, agosto 27, ind. IV)
Oreto di M.V.
Nella visita fatta a S. Modestino, in territorio di Mercogliano, essendosi presentato don Pirro Giovanni Mazarocta, il quale riferì che dagli introiti di quella chiesa«esso se dice messa una volta la septimana per ordine delli eletti e delli maestri de detta ecclesia… et dice che have una silva sita in Mercogliano dove se dice cesinola… et lo frutto de essa rende lo anno cinque docati et have tutto lo largo avanti et dereto detta ecclesia compreso lo horto et certe case…››; in conseguenza di ciò si ordinò al promotore %uFB01scale della Curia di citare gli eletti della terra di Mercogliano e della chiesa di S. Modestino perché due giorni dopo l’intimazione comparissero in Oreto per provare i diritti di patronato su quella chiesa, altrimenti sarebbero dichiarati privi di quei diritti che essi pretendevano su quella chiesa


5353.
1590, agosto 8, mercoledì – Sisto Pp. V a. 6
In esecuzione di un breve di Sisto Pp. V del 27 febbraio («III kal. martii») nell’anno II del suo pontificato (=1587), il dottor Giulio Cesare Romano, di Napoli, vicario generale del vesc. di Avellino, fulmina la scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. (III, 160)


5354.
1590, agosto 29, ind. III – Filippo d’Austría re a. 36
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Domenico Rotundo, di Castello, giudice
Donato de Santoro, di Castello, vende a don Scipione de Curtis, di Castello, un pezzo di terra seminativo di circa 12 tomoli « ad modernam mensuram», in territorio di Castello, presso il %uFB01ume, redditizio ogni anno in perpetuo alla Mensa vescovile di quella terra, «ex octonis singula», per 72 ducati (Cast. 47)


5355.
1590, agosto 29, ind. III – Filippo d’Austria re a. 37
Pietrastornina
Ursino Riccio, di Pietrastornina, pubbl. not.
Ursino de Custolis, giudice
Il P. D. Giovanni de Masellis, di Ospedaletto, priore di S. Maria delle Grazie in Pietrastornina, insieme con D. Andrea Testa, cellerario dello stesso monastero, concede in en%uFB01teusi al magnifico Roberto Sasso, di Pietrastornina, in perpetuo «titulo concessionis» con rinnovazione ogni nove anni, la terza parte di un bosco in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto «l’acqua de la festula», – bosco che fu del q. Giulio Cesare Sasso, e fu diviso in tre parti -, per 8 ducati di censo all’anno. Nella stessa pergamena, con strumento distinto, ma con le stesse note cronologiche e topogra%uFB01che, ecc., vengono concesse le altre due parti di quel bosco, allo stesso modo, in perpetuo da rinnovarsi ogni nove anni, e precisamente la seconda parte a Clemente Sasso e la terza parte a Michele de Silvestro, per complessivi 9 ducati, 3 tarì e 15 grana all’anno, da corrispondersi a Natale (C, 130)


5356.
1590, settembre 25, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 36
Montefalcione, nel monastero di S. Maria «del Reto»
Giacomo Antonio de Agostino, di San Potito, pubbl. not.
Tiberio Verza, giudice
Giovanni de Rennone, del Feudo di M.V., nelle pertinenze di Montefusco, essendo debitore verso don Salvatore Molinaro, di San Potito, in 150 ducati, e non avendo danaro liquido per saldare il debito, gli concede un censo annuo di 10 ducati in rate quadrimestrali da riscuotersi su una casa «palatiata», con orto, nel casale del Feudo, e propriamente nel luogo detto «la piazza», e un cellaro nello stesso luogo, dai quali beni egli ricavava ogni anno un reddito di più di 10 ducati e mezzo


5357.
1590, settembre 25, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 36
Montefalcione
Angelo Frasca, pubbl. not.
Francesco Pagliuca, giudice a vita
Si riporta uno strumento dell’11 maggio 1589 (riferito, Reg. 5341)


5358.
1590, ottobre 30 – Filippo d’Austria re a. 37
Trevico
Scipione Gonnella, di Trevico, pubbl. not.
Amato Masciolla, giudice regio di Trevico
Fra Nicola Lizza, di Trevico, si fa trascrivere in pubblica forma uno strumento del 16 gennaio 1565. Ind. VII (riferito, Reg. 5133) (CXXIV, 48)


5359.
1591, gennaio 21, ind. IV – Filippo d’Austria re a.
Montefalcione
Angelo Frasca, di Montefalcione, pubbl. not.
Angelo de Consolatio, di Montefalcione, giudice regio a vita
Il maestro Giacomo Vanelli, «de civitate Cassate de la parte de toscana», dimorante in Montefusco, essendo debitore verso il magni%uFB01co don Fabrizio Policastro, di Montefalcione, in 90 ducati, a causa della vendita fattagli da Fabrizio di una casa in Montefalcione, nel luogo detto «a la ripa», come da strumento del 5 settembre 1590, e non avendo attualmente danaro né altro modo di saldare il debito, Vende a Fabrizio 8 ducati annui, da percepirsi sui frutti di una vigna in Montefusco, nel luogo detto «la starza», e su una casa nel luogo detto «a lo fusso vecchio»


5360.
1591, marzo 19, ind. IV – Filippo d’Austria re a. (omesso)
Tocco
Giovanni Antonio Molinaro, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Bartolomeo de Ariano, col consenso del monastero di M.V. in Tocco, vende a Simone de Damiano, del casale di Cantano, un castagneto nel luogo detto «alle coste», per 9 ducati e 3 tarì, ma col censo di 25 grana al monastero, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e dando 2 ducati allo stesso monastero per l’assenso (CXXIII, 112)


5361.
1591, aprile 23, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 36
Atripalda
Ambrogio Savariano, di Summonte, pubbl. not.
Giovanni Berardino Vocino («Bocino»), di Mercogliano, giudice regio a vita
Il nobile Romano de Romano si fa riportare in pubblica forma uno strumento del 24 febbraio 1585, ind. XII (riferito, Reg. 5306) (CXIII, 103)


5362.
1591, maggio 7, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 37
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio («de Sancto Soxio»), pubbl. not.
Giovanni Antonio Perciabosco, di San Nicola, giudice a vita
Giacomo Pietro Romano, di Castello, vende al nobile Domenico Rotundo, di Castello, 11 ducati annui e un tarì, da riscuotersi su una casa nel Borgo di Castello e su una vigna in territorio di Castello, nel luogo detto «l’acquara», e ipotecando ancora tutti gli altri suoi beni stabili e mobili, dovunque esistenti, per il prezzo di 112 ducati (Cast. 64)


5363.
1591, maggio 17, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 37
Monteforte
Ettore Ferrara, di Monteforte, pubbl. not.
Nicola Angelo Monaco, di Monteforte, giudice regio
Il nobile Pirro Santorello, di Monteforte, dà a suo %uFB01glio Angelo, perché possa ascendere all’ordine sacerdotale, 20 ducati annui, che egli doveva riscuotere dal maestro Lorenzo Serafino e Gregorio de Grumo, per un capitale di 200 ducati, «cum pacto de retrovendendo», e altri 5 ducati ipotecati su tutti i suoi beni (LXXXI, 114)


5364.
1591, maggio 27, ind. IV – Filippo d’Austria re a. 36
Vitulano
Giovanni Berardino de Filippo, di Vitulano, pubbl. not.
Cesare de Nigro, di Vitulano, giudice regio
Giovanni Paolo de Amore, di Vitulano, e don Prospero Leverera, di Cacciano, priore del monastero di M.V. in Tocco, affermano che nel 1530, 7 agosto, nella III ind., nella terra di Valle di Vitulano il q. venerabile fra Francesco Giachetta, di Tocco, priore in quel tempo di quel monastero, diede «locationis titulo in emphiteosim ad libelli renovationem» al q. egregio not. Francesco de Amore di Vitulano, avo dello stesso Giovanni Paolo, la metà di un mulino, chiamato «lo Molino de Mezo», – mentre l’altra metà del mulino spettava allora al q. Carlo Verusio, e ora a Marco Verusio, suo %uFB01glio – , per 14 tomoli di frumento all’anno «alla mesura piccola, que mensura hodie observatur in civitate Beneventi», mentre è stata tolta nel resto del Regno, da corrispondersi il giorno di S. Bartolomeo di ogni anno, come risulta dallo strumento rogato dal not. Giovanni de Guido, di Vitulano,«in carta bammacinea». Riparato in seguito il mulino dal monastero e da Giovanni Paolo, fu rinnovato lo strumento en%uFB01teutico da fra Berardino Molinaro, di Tocco, una volta vicario generale di tutta la Congregazione di M.V., con tutte le condizioni apposte, come dallo strumento del q. not. Nunzio Cerulo, di Vitulano, del 27 novembre 1575, ind. IV, in Tocco, e propriamente nel monastero di M.V. Ma, siccome dopo l’ultima rinnovazione il mulino era andato del tutto in rovina, fu rifatto nelle terre contigue «ex alia parte et fronte %uFB02uminis della Jengha et parte orientalis et frontespitio a dicto molino vecchio in loco dicto Vaccari», e questo di comune accordo del Monastero, di Giovanni Paolo e di Marco Verusio. Perciò nella data odierna si rifà il contratto di locazione in perpetuo, ma con obbligo di rinnovare lo strumento ogni 29 anni, per lo stesso canone di 14 tomoli di frumento alla misura piccola (CXXIII, 74)


5365.
1591, agosto 5 («nonis augusti») – Gregorio Pp. (XIV) a. 1
Roma
Dietro richiesta del vicario generale e della Comunità di M.V., il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’arcivesc. di Benevento e i vescovi di Nola e di Avellino, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di beni di M.V. (III, 162)


5366.
1591, agosto 27, ind. IV – Gregorio Pp. XIV a. 1
Oreto
Don Decio de Ruggiero, di Atripalda, «Dei gratia» abate generale della Congregazione di M.V., nel suo 1° anno di generalato (che si sottoscrive), dietro preghiera di Alfonso della Pio, del not. Nicola Cicinella, del not. Bartolomeo Forino, di Angelo Saracinello, elettori nella terra di Mercogliano, conferma solennemente che gli eletti e l’Università di Mercogliano hanno lo juspatronatus con potere di eleggere i rettori della chiesa di S. Modestino, governare i suoi beni e gli introiti e rendere conto in fine d’anno della amministrazione secondo il solito.

N.B.-Sigillo aderente di carta, rappresentante la Madonna di M.V.

5367.
1591, settembre 10 (in: 1592, luglio 23, ind. V)
Giovanni Luigi Ruta U. J. D., vicario generale e visitatore generale del Rev.mo don Giovanni Battista Cassario da San Severino, «dei gratia» ab. generale di M.V., noti%uFB01ca che nello scorso 1589, e propriamente una domenica nel mese di settembre, fu fatta la visita generale nelle chiese di Mercogliano, e fra le altre fu visitata una cappella «sine titulo et sine ancona et %uFB01gura», che Giovanni Leonardo dello Russo disse essere di patronato suo e della sua famiglia, cappella che ha due selve di 4 ducati annui, e gli fu ingiunto che «infra mensem doceat de dotatione et fundatione et iure patronatus dictae cappellae», altrimenti ne rimaneva privo; e che don Ottavio Scardino nello stesso periodo di tempo dimostrasse la legittimità del possesso che egli teneva della stessa cappella, altrimenti sarebbe stato condannato alla restituzione dei frutti percepiti. Ora, volendo eseguire questo decreto, comanda al promotore %uFB01scale che citi don Ottavio e Giovanni Leonardo, perché fra due giorni dopo la presente intimazione, compaiano per dire che hanno obbedito al mandato e per dichiarare gli introiti della cappella e i diritti che hanno su di essa. Non essendosi presentati e perciò condannati in contumacia, si emise la sentenza che Giovanni Leonardo Pan%uFB01lo e Adorisio dello Russo e Giovanni Antonio Scardino non avevano alcun diritto di patronato in quella cappella, ecc.


5368.
1591, ottobre 1°, ind. V – Filippo d’Austria re a. 37
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio, pubbl. not.
Domenico Rotundo, di Castello, giudice.
Bartolomeo de la Cicala, già erario dell’Ill.ma signora Marchesa di Layno, e utile signora di Castello, dovendo riscuotere da Renzio de Stabile e da Giovanni Antonio de Angelina, affittatori del mulino della
signora marchesa, detto volgarmente «lo molinello», circa 50 tomoli di frumento, come parte di una somma maggiore, come risulta da atti esistenti presso la Curia di quella terra, e per cui fu dato il potere di vendere una vigna di Renzio, «vitibus vitatam» e con alcuni olivi, presso il monastero di S. Giovanni della Valle, e già redditizia al monastero in 25 grana all’anno, vende al monastero questa vigna per 20 ducati, 2 tarì e 10 grana. Si stende ora il doc. perché il monastero possa essere messo in possesso della vigna (Cast. 37).1)

1) Nell’Indice preposto al vol. della pergamene di Castelbaronia (a. 1736), troviamo un breve cenno di un doc. non più esistente: «1591, 21 octobris. Provisiones favore Monasterii de Forenza, et Cari%uFB01i pro franchitiis in gabellis, datiis, et aliis datiis ne molestentur» (era in Cast. 8)

5369.
1591, novembre 5, ind. V – Filippo d’Austria re a. 38
Ospedaletto
Giovanni Girolamo Saccardo, di Summonte, pubbl. not.
Marco de Giacomo, di Ospedaletto, giudice regio
Il maestro Giovanni Carlo Davit, della città di Cava, al presente abitante in Ospedaletto, e Giuseppe de Januario, di Ospedaletto, asseriscono che negli anni scorsi Giovanni Carlo vendette a don Giovanni Paolo Cozza, di Ospedaletto, monaco di M.V., in due volte, 7 ducati, un tarì e 7 grana all’anno per un capitale di 53 ducati, e 2 ducati, 2 tarì e 10 grana per un capitale di 25 ducati. Ora, essendo venuti in potere di Giuseppe quei 78 ducati di capitale con gli oneri corrispondenti, e aggiungendosi oggi altri 22 ducati, si forma un nuovo capitale di 100 ducati con lo stesso don Giovanni Paolo Cozza, sul quale capitale viene promesso un censo annuo di 10 ducati, ipotecati su tutti i beni dei Venditori, in particolare sulle case di Giuseppe, in più membri, in Ospedaletto, nel luogo detto «la piazza pubblica», altra casa di Giovanni Carlo, anch’essa in più membri, con cortile, in Ospedaletto, nel luogo detto, «li Copomandri», beni già gravati di un reddito annuo all’Annunziata di Napoli, da corrispondersi a Natale (CXVIII, 16)


5370.
1591, novembre 18, ind. V – Filippo d’Austria re a. 37
Boiano
Giovanni Perrella, di Boiano, pubbl. not.
Berardino Velocto, di Boiano, giudice regio a vita
Giulio Riczardo, di Boiano, vende a Calvano, pure di Boiano, un orto nel luogo detto Isola («allisola») o a San Lorenzo, – che egli teneva a censo dalla chiesa di S. Maria del Vivario per un grano e tre cavalli all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto – ,per il prezzo di 7 ducati, salvo il censo e il quartirio dovuti a quel monastero (XXIX, 77)


5371.
1592, gennaio 19, ind. V – Filippo d’Austria re a. 38
Montefalcione
Angelo Frasca, pubbl. not.
Simone Festa, di Manocalzati, giudice al posto di Tiberio de Bernardis, di Montefalcione
Volendo contrarre matrimonio Felice Scanno, f. di Lorenzo, con Valenzia Falcone, Scipione Cocza, di Lapio ma dimorante in Montefalcione, promette di dare per dote 80 ducati, e da parte sua Felice impegna i suoi beni per la restituzione delle doti, in caso di scioglimento del matrimonio


5372.
1592 («1591»), marzo 7 («Nonis martii») – Clemente Pp. VIII a. 1
Roma
Dietro richiesta del priore e della Comunità di S. Maria delle Grazie di Salerno, della Congregazione di M.V., il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’arcivesc. di Salerno di fulminare scomunica contro quei %uFB01gli di iniquità che detengono ingiustamente beni di M.V. (III, 161)

N.B.-Il Cangiani, non tenendo conto dello stile dell’Incarnazione nel computo degli anni, annota a torto: «Lo scrittore di questo Breve errò l’anno, perché nel l59l era Ponte%uFB01ce Gregorio XIV. Plat. fol. 640, e Clemente VIII fu eletto il 30 gennaio 1592: Plat. fol. 653»

5373.
1592, marzo 20, ind. V – Filippo d’Austria re a. 37
Mercogliano
Bartolomeo Forino («Florenus»), di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, di Mercogliano, giudice regio
Marcantonio e Ferdinando Russo, di Mercogliano, si fanno donazione reciproca dei loro beni alla condizione che morendo l’uno, succeda l’altro, e morendo ambedue senza eredi, vi succeda il monastero di M.V. con l’obbligo di costruire dentro la chiesa dell’Annunziata in Mercogliano una cappella in onore di S. Giovanni Battista, e farvi celebrare una Messa alla settimana per le loro anime, e con ciò non credono di far pregiudizio al testamento del loro padre Alfonso Russo (LV, 208)


5374.
1592, aprile (giorno deleto), ind. V – Filippo re a. «trigesimo…»
Apice
Solimando de Felice, di San Severino, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice
Valenzio e il chier. Orazio Marano, di Apice, vendono a Giovanni Antonio Marano, per 50 ducati di carlini d’argento dell’usuale moneta del Regno, un censo annuo di 50 carlini, da riscuotersi sui primi frutti dei loro beni mobili e immobili


5375.
1592, luglio 23, ind. V. – Clemente Pp. VIII a. 1
Don Decio Ruggiero (che si sottoscrive) da Atripalda, «dei gratia» ab. generale della Congregazione di M.V., dietro preghiere di don Giacomo Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, gli concede una cappella nella chiesa di S. Pietro di Mercogliano, «sine titulo et sine ancona et sine %uFB01gura», in seguito a sentenza del 10 settembre 1591 (riferita, Reg. 5367), e perciò ammonisce tutti e singoli i fedeli di mantenere don Giacomo in quella cappella e di fargliene percepire i frutti

***Sotto, nella stessa pergamena, c’è lo strumento della presa di possesso, rogato il 24 luglio dal not. Giovanni Antonio Jacenna, in cui si determina che la cappella è sita in S. Pietro presso la Cappella delle Reliquie, dalla parte inferiore, e la cappella «de familia robur.»1)
N.B.-Gran sigillo pendente
1) Nell’Indice preposto alle pergamene di Castello, a. 1736, troviamo l’accenno di un doc. ora mancante:«1592, 2 sept. Provisio S. C., ut Frates Montis Virginis ementes victualia, immunes sint a datiis, sicuti et vendentes fruges, qui nascuntur ex eorum territoriis, ut franchi sint ab omnibus, et gabellas solvere non teneantur» (era in Cast. 9)

5376.
1592 («1593»), settembre 2, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 38
Pietradefusi
Plinio de Galteriis, di Pietradefusi, pubbl. not.
Giovanni de Marco, di Pietradefusi, giudice regio
Cesare e Nicola Caputo, fratelli, di Pietradefusi, vendono a Stefano Scarlato, pure di Pietradefusi, 16 ducati e mezzo, ipotecati su una casa nel borgo di Pietradefusi, per un capitale di 150 ducati (XCIX, 249)


5377.
1592 («1593»), dicembre 23, ind. VI – Filippo re a. 38
Apice
Solimando de Felice, di San Severino, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice, al posto di Salvatore Paraglona (e «Paraglione»), giudice ivi
Giovanni Antonio Marano, di Apice, compra da Natale de Petrillo e da Andrea e Giovanni Angelo, suoi %uFB01gli, della terra di Buonalbergo, 300 tomoli di calce, per il prezzo di 7 grana e mezzo ogni tomolo


5378.
1592 («1593»), dicembre 29, ind. VI – Filippo re a. 38
Apice
Solimando de Felice, di San Severino, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice regio, al posto di Salvatore Paraglione (e «Paraglona»), giudice
Leonardo Sagliodia e suo %uFB01glio Francescone vendono a Giovanni Antonio Marano 25 carlini annui, da percepirsi su una masseria di circa 4 tomoli, in territorio di Apice, nel luogo detto Calvano, e su una vigna nel luogo detto «Sotto Santo Aytoro», per il prezzo di 25 ducati


5379.
1593, gennaio 25, ind. VI – Filippo re
[Castel] San Giorgio, presso il palazzo baronale
Salvatore Rambrano, pubbl. not., invece del not. Prospero de Poitu
Decio de Gipzio, di San Giorgio, giudice regio a vita, in luogo del q. giudice Ottaviano de Felippo. Don Placido, rettore della chiesa di S. Maria delle Grazie, si fa riportare il testamento di don Domenico Ottavio de Santis, in cui, fra l’altro, lasciò alla chiesa di S. Maria delle Grazie la somma di 600 ducati


5380.
1593, febbraio 6, ind. VI – Clemente Pp. VIII a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giulio Cesare Visconte («Bisconte»), pubbl. not. apostolico
Don Girolamo Tauro, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, toglie a Raimondo Albino, di Pontelandolfo e dimorante in Benevento, per inadempienza dei patti, un territorio di circa 300 tomoli, «ad mensuram regni», nelle pertinenze di Casalduni, nel luogo detto «la Piana», che il precedente priore di S. Giacomo gli aveva concesso 5 anni prima, e lo concede a Giovanni, f. di Mando (e «Manno») de Giorgio, a Nardo, f. del q. Minico de Giorgio, e ad Angelo, f. del q. Andrea de Clarizia, di Casalduni (e «Casaltuno»), eredi di coloro ai quali fu già altra volta concesso lo stesso territorio (cfr. Reg. 5107), per l’antico canone di 25 carlini (XXXIII, 76)


5381.
1593, marzo 21, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 40
Ospedaletto («Spitaletto»)
Francesco de Januario, di Ospedaletto, pubbl. not.
Marco de Giacomo («Jacobo» e «Jacono»), giudice regio
Leonardo de Giacomo, di Ospedaletto, vende a don Pirro de Sico, di San Severino, monaco di M.V., 4 ducati annui, da riscuotersi su un pezzo di terra con viti latine e piante di mele e altri alberi fruttiferi, in territorio di Avellino, nel luogo detto «a santo Giovanni a baccanico», – dal quale territorio egli dice che ogni anno ricava 60 ducati di carlini d’argento – , per il prezzo di 50 ducati (XVIII, 124)

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5382.
1593, aprile 24, ind. VI – Filippo d’Austria re a. 38
Tocco, della baronia di Vitulano
Giovanni Antonio de Riccardis, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Cognone, di Tocco, giudice regio
Il Rev. D. Giovanni Giacchetta, di Tocco, stando in casa sua, nella parrocchia di S. Vincenzo, fa testamento e fra gli altri legati lascia al monastero di M.V. in Tocco, per 4 anni un barile di vino all’anno della sua vigna, e alcuni suoi stabili ai nipoti con l’obbligo di far celebrare 3 Messe all’anno in quella chiesa, e precisamente una a Natale, una a Pasqua e una a Pentecoste (CXXII, 122)


5383.
1593, giugno 4 – Filippo d’Austria re a. 39
Nocera
Vincenzo Tortora («Turtur»), di Nocera, pubbl. not.
Giovanni Girolamo Fera, di Nocera, giudice regio
Don Andrea Bruno, priore di S. Giovanni del Borgo di Nocera, insieme con don Fabrizio de Auria, cellerario, don Raffaele de Sanctis e don Pirro Luigi Sagese, monaci dello stesso monastero, concede in af%uFB01tto a un certo Felice, di Nocera, per 3 anni, le terre di quel monastero in territorio della città, per 100 ducati e 7 tarì all’anno, da corrispondersi a rate quadrimestrali (XCII, 124)


5384.
1593, agosto 25, ind. VI – Clemente Pp. VIII a. 2
Oreto
Don Decio de Ruggiero (che si sottoscrive) da Atripalda, nel suo III anno di generalato, «Dei et Sancte Sedis Apostolicae gratia humilis abbas» della Congregazione di M.V., dietro supplica presentata per parte dei chierici e dei maestri ed economi di Ospedaletto, conferma «ad perpetuam rei memoriam» la concessione dello juspatronatus dell’Ospedale che si trova in Ospedaletto, perché consta che esso fu costruito e dotato da loro e in genere dall’Università di Ospedaletto


5385.
1593, settembre 26
Napoli
Roberta Carrafa, duchessa di Maddaloni (che si sottoscrive), avendo lo juspatronatus delle chiese di S. Caterina e dello Spirito Santo, in Formicola, in forza, della dondazione, restauro e dotazione da essa fatta come vera fondatrice, presenta al P. abate generale di M.V. come priore di quelle chiese il P. don Salvatore Odierna, di Sarno (XLV, 18)

***Sotto la pergamena il not. Giovanni Simone de Monica, di Napoli, dichiara autentica la sottoscrizione della duchessa
***In fondo, nella stessa pergamena, D. Girolamo Perugino, ab. generale di M.V. e D. Rodolfo Perugino, de%uFB01nitore, con documento sottoscritto da D. Severo da Solofra accettano la presentazione fatta ed eleggono il P. D. Salvatore Odierna a quel priorato per 3 anni
N.B.-Sigillo aderente

5386.
1593, settembre 27, ind. VII – Filippo d’Austria re
Montefusco
Giovanni Tommaso de Adiutorio, di Montefusco, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio
Il monastero di S. Leonardo di Montefusco concede per 27 anni in en%uFB01teusi ad Autiza Colocciello, madre e tutrice di Orlando de Stabile, di Torre, nelle pertinenze di Montefusco, un pezzo di terra in quel casale di Torre, nel luogo detto «la chiusa seu campo de frutta», per il reddito annuo di 11 carlini, con diritto di affrancarlo nei primi 10 anni con beni in simile o migliore posizione; che se in questi 10 anni non si effettuerà l’affrancazione, continueranno a possedere quel territorio, ma corrisponderanno 12 carlini all’anno (LXXXIV, 85)


5387.
1593, ottobre 29, ind. VII – Clemente Pp. VIII a. 2
Benevento
Baldassarre Pepe, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il signor Pirro Filingerio, napoletano, ma cittadino di Benevento, donatario dei fratelli Giovanni Tommaso e Giovanni Battista Filingerio, con l’assenso del monastero di S. Giacomo, per il prezzo di 50 ducati e con l’onere di un canone annuo al monastero e 9 ducati«pro Laudemio», vende al magnifico Girolamo Palata di Benevento un pezzo di terra di 4 tomoli e mezzo, nelle pertinenze della città, nel luogo detto Fraschetta, territorio che precedentemente era stato concesso in perpetuo a quei signori Giovanni Tommaso e Giovanni Battista per un certo canone annuo, ma che poi ne furono spogliati dallo stesso monastero, che lo diede a censo a Napoli Fucci «de la Ginestra»; oppostosi il signor Pirro e, fatto ricorso al P. ab. generale, ne fu reintegrato nel possesso (XXIV, 199)

N.B.-La presente è una copia estratta dallo stesso not. Baldassarre Pepe

5388.
1593, dicembre 21, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 39
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, pubbl. not.
Prospero Jacenna, giudice
Don Decio de Ruggiero (che si sottoscrive), di Atripalda, ab. generale, crea suo procuratore generale D. Giulio Cesare Russo (« Rubbo») sacerdote e monaco di M.V.


5389.
1594, gennaio 8, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 42 di Sicilia
Apice
Giovanni Cerritello, pubbl. not., al posto di Solimando de Felice, morto
Domenico Gioia, di Apice, giudice regio a vita, al posto di Fabio Regina, giudice, morto
Si riporta in pubblica forma uno strumento della data indicata, in cui Pietro de Orlando, di Pietra «peschi», Bartolomeo de Tommaso, di Serino, e Valerio de Alessandro, pure di Pietra «peschi», vendono al magni%uFB01co Giovanni Antonio Marano, di Apice, per il prezzo di 100 ducati, un censo annuo di 10 ducati, da corrispondersi l’8 gennaio di ogni anno, ipotecato su una terra di Pietro, nel territorio di Pietra «peschi», nel luogo detto «l’acqua frescha», un territorio di Bartolomeo nel luogo detto San Nicola, una vigna, pure di Bartolomeo, nello stesso luogo detto «l’acqua frescha», e una vigna di Valerio, nelle pertinenze di Pietra «peschi», nel luogo detto Guido


5390.
1594, gennaio 29, ind. VII – Filippo d’Austria re a. 40
Montefusco
Tommaso de Adiutorio, di Montefusco, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio a vita
D. Giovanni Paolo Cocza, priore di S. Leonardo di Montefusco, col consenso della sua Comunità, concede per 6 anni a Bartolomeo de Nunzio, di Pietradefusi, due pezzi di terra, dei quali uno di circa 6 tomoli, nel luogo detto San Bartolomeo, e l’altro di circa un tomolo nel luogo detto «a lo Celso», per il canone annuo di 5 tomoli di grano (XCIX, 224)


5391.
1594, febbraio 25 – Clemente Pp. VIII a. 3
(Salerno)
Mario Bolognino (che si sottoscrive), arcivesc. di Salerno, comunica all’ab. generale di M.V., don Decio de Roggeriis, e al signor barone di Castel San Giorgio, nelle pertinenze di San Severino, come pure ai fedeli della chiesa di S. Stefano e di Santa Croce, pure in San Giorgio, che, mosso dallo speciale affetto che ha per l’Ordine di M.V., dà la facoltà di potersi costruire una chiesa e un monastero della Congregazione in quella terra di Castel San Giorgio, e perciò approva per questo monastero il luogo detto «Santa Maria delle Grazie alla Barra di San Giorgio», in cui potranno innalzare lodi a Dio,«sub invocatione S. Mariae gratiarum»; con ciò però non s’intende recare pregiudizio alla Mensa arcivescovile «in quarta», e per i diritti spettanti all’arciprete di San Giorgio e ai parroci, in particolare per quel che riguarda «iura funeralia», e perciò stabilisce norme in proposito e obbliga «in signum recognitionis» a corrispondere ogni anno alla chiesa arcivescovile nel giorno di S. Matteo una libbra di cera bianca (CV, 8)

N.B.-Sigillo pendente

5392.
1594, marzo 3. Ind. VII (in: 1609, novembre 26, ind. VIII)
Carife
Antonello de Antonellis, pubbl. not.
Cesare Surrentino, giudice
Angelo, Pietro e Marcantonio Varratummile, di Carife, fratelli, vendono al chier. Giovanni Ruginella, di Carife, agente a nome di Giovanni Giacomo e della Comunità di M.V. di Carife, per il prezzo di 100 ducati di carlini d’argento, un censo annuo di 10 ducati di carlini, da percepirsi sui primi frutti di una casa «solariata», « sotto lo Campanaro», su una vigna nel luogo detto « a lo Juliano», gravata di un censo annuo di 5 carlini alla Curia baronale, su un pezzo di terra di circa 10 tomoli, nel luogo detto «allo vallone di Charife», in parte redditizio «lo solito terragio quando seritur», alla chiesa maggiore di Carife (in Cast. 100)


5393.
1594, settembre 11, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 39
Nel Feudo di M.V.
Antonio Tomasello, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Longevo, del Feudo di M.V., giudice regio
Francesco de Genito, di Calvi, vende a Giovanni Battista de Mattia, del Feudo di M.V., un pezzo di terra di circa 4 moggi, in San Giovanni a Marcopio, nel luogo detto Frostelle, per 48 ducati (XLVI, 99)


5394.
1594, settembre 25, ind. VIII
Candida
Santo de Noya, di Candida, pubbl. not., in luogo di Giovanni Giacomo Picone, di Candida, pubbl. not.
Pompeo Caputo, di Candida, giudice regio a vita
Dietro istanza del P. Priore di M.V. di Candida, si trascrive in pubblica forma uno strumento nella data indicata, lasciato dal not. Giovanni Giacomo Picone nei suoi protocolli, in cui don Giovanni Vitaliano da Serino, vice priore di quel monastero e priore di S. Croce di Palma, con la Comunità di Candida, assegna ad Angelo Marzo un fondo seminativo con querce e castagni, di circa 50 tomoli, in territorio di San Mango, nel luogo detto Sant’Agata, per 9 anni e con l’obbligo di corrispondere 34 tomoli di frumento all’anno (Cand. VI, 26)


5395.
1594, ottobre 13, ind. VIII
Loreto
Il not. Benedetto Bonafede estrae copia del privilegio di Federico imper. del dicembre 1220, ind. IX (riferito, Reg. 1457) (IX, 117 bis)


5396.
1594, novembre 24, ind. VIII – (Filippo) d’Austria re a. 40
Lapio
Giovanni Andrea Melchionno, pubbl. not.
Giacomo de Lizza, giudice
Ovidio Palmerella vende 5 ducati annui, «cum pacto de retrovendendo», ipotecati sui primi frutti e gli introiti di una casa in Lapio, nel luogo detto «Orto della terra», per il prezzo di 50 ducati


5397.
1595, giugno 9, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 40
Mercogliano
Bartolomeo Forino («Florinus»), di Mercogliano, pubbl. not.
Alfonso de la Pio, di Mercogliano, giudice regio
Ferdinando de lo Russo, facendo testamento, tra gli altri legati pii stabilisce che il suo corpo sia sepolto a M.V., «dove se habia da fare uno obsequio pro sua anima»; che si celebri all’altare della Madonna di M.V. una Messa cantata per la sua anima e per quella dei suoi predecessori in perpetuo, ogni lunedì, e per questo lascia al monastero tutti i suoi beni, riservando su alcuni di essi l’usufrutto a sua madre (LV, 223)


5398.
1595, agosto 3, ind. VIII – Filippo d’Austria re a. 41
Sarno
Orlando Odierna, di Sarno, pubbl. not.
Graziano de Amandis di Sarno regio giudice a vita
Giovanni Domenico de Marino, di Sarno, vende a Vincenzo Molisano un orticello di un moggio meno un quarto presso Sarno, e propriamente nel luogo detto «in capo la maddalena», – gravato del censo di 3 grana e mezzo o quattro ogni anno alla chiesa della SS. Trinità di Cava – , per il prezzo di 12 ducati, che egli promette di pagare in un anno a cominciare dal 1° agosto; e af%uFB01nché non sembri che in questo tempo egli abbia «rem et pretium» promette di corrispondere un censo in rate quadrimestrali


5399.
1595, ottobre 4, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 42
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione pubbl. not.
Angelo de Consolatore, di Montefalcione, giudice regio
Luca Pecorello e i suoi %uFB01gli, di Montefalcione, si riconoscono debitori verso il marchese di Montefalcione in 135 ducati di carlini d’argento, e non avendo disponibile questa somma, gli vendono un censo annuo di 13 ducati e mezzo, ipotecandolo su un pezzo di terra seminativo, con selva e altri alberi, di circa 15 tomoli, in territorio di Montefalcione, e propriamente nel luogo detto «la speneta»


5400.
1595, novembre 1°, ind. IX. – Filippo re a. 42
Montefalcione.
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione pubbl. not.
Angelo de Consolatio, di Montefalcione, giudice
Savariano de Amore e Antonio de Amore, suo %uFB01glio, di Montefalcione, essendo debitori verso il marchese di Montefalcione in 40 ducati di carlini d’argento, per la più facile riscossione di quei ducati impegnano i loro beni mobili e stabili, tra cui alcune possessioni in territorio di Montefalcione, nel luogo detto Santo Fele


5401.
1595, novembre 2, ind. IX – Clemente Pp. VIII a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giulio Cochilia, pubbl. not.
Il monastero di S. Giacomo de Mascambronibus presta il suo assenso ai fratelli Francesco Antonio ed Ettore Cavoto, per poter ipotecare su una vigna, che essi tenevano dal monastero nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Perrillo, un capitale di 25 ducati, loro dato dall’ab. don Nicola, di Benevento, danaro che loro occorreva per incrementare la vigna stessa. Il monastero per il suo assenso riceve 15 carlini (XXIV, 214)


5402.
1595, dicembre 5 («nonis decembr.») – Clemente Pp. VIII a. 4 (in: 1596, marzo 18, ind. IX)
Roma
Dietro petizione dell’ab. e della Comunità di M.V., il Sommo Ponte%uFB01ce ingiunge al vicario generale del vesc. di Aversa di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. (in III, 166)


5403.
1595, dicembre 28, ind. IX. – Filippo d’Austria re a. 40
Apice
Fabrizio de Diana, di Giffoni, abitante in Apice, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice regio a vita
Antonio de Berardella, di Ariano, vende al chier. Giovanni Antonio Marano, di Apice, 5 ducati annui, da percepirsi sui primi frutti dei suoi beni mobili e stabili, per un capitale di 50 ducati di carlini d’argento


5404.
1595 («1596»), dicembre 28, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 42
Montefalcione
Alessandro de Pascarello, di Montefalcione, pubbl. not.
Angelo de Consolatio, di Montefalcione, giudice a vita
Giovanni Alfonso Jantosca, di Montefalcione, dichiara:
1° che Alessandro Casuleo e Girolamo Casuleo in un pubblico strumento del 30 gennaio 1582, ind. X, per il prezzo di 15 ducati gli assegnarono 15 carlini annui sui primi frutti di una possessione nel luogo detto «lle Cupe de Martino», come risulta da un pubbl. strumento rogato dal not. Angelo Frasca;
2° in seguito questa possessione fu aggiudicata a Paolo Puderico, marchese di Montefalcione, mediante sentenza della Gran Corte della Vicaria per 9 carlini annui su un capitale di 9 ducati;
3° con un altro strumento, rogato dal not. Giovanni Giacomo Picone, di Candida, quel territorio viene ceduto a Fabrizio Policastro, e allora Giovanni Alfonso gli promise di pagare quei 9 ducati e gli interessi decorsi e decorrenti, ipotecando tale reddito su una vigna, nel luogo detto «la Massaria», in Montefalcione;
4° essendo venuta meno per qualche tempo la corresponsione di quel censo annuo, viene dichiarato che si passassero a Fabrizio i 9 ducati per il prezzo dei 9 carlini annui, insieme con gli interessi decorsi %uFB01no allora;
5° perciò ora egli, Giovanni Alfonso, si dichiara debitore verso Fabrizio e, volendo saldare il debito, impegna i suoi beni, in particolare una possessione in Montefalcione, nel luogo detto «la porta dell’ulmo»


5405.
(1595),…
Alfonso Crivello, pubbl. not.
Orazio Federico, di Airola, giudice, in luogo del q. Antonio Salomone
Il signor Giovanni Andrea… compra 4 ducati annui, per un capitale di 40 ducati (XII, 99)

N.B.-La pergamena è stata barbaramente tagliata nella parte superiore; l’anno indicato è segnato fuori del testo

5406.
1596, gennaio 31, ind. IX – Clemente Pp. VIII a. 5
Roma, nel Ginnasio pubblico nella Regione di S. Eustachio
Diploma di laurea dottorale in diritto canonico, conferito a don Romolo Pepe, arcidiac. di Squillace


5407.
1596, febbraio 20, ind. IX – Filippo d’Austria re a. 44
Ospedaletto
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Prospero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice regio a vita
Alberico, Pietr’Antonio e Giovanni Battista de Masellis, insieme con Antonia, moglie di Alberico, vendono a don Ettore Guerriero, di Summonte, cellerario maggiore di M.V. del Monte, per un capitale d 300 ducati, 24 ducati annui, da riscuotersi su una possessione, piantata a castagni, meli, peri e altri alberi fruttiferi, in territorio di Ospedaletto, nel luogo detto «alla tagliata», e su un’altra possessione, con alberi di mele, castagne, noci e altri alberi fruttiferi, nel luogo detto Campomarino (CXVIII, 17)


5408.
1596, marzo 18, ind. IX – Clemente Pp. VIII a. 5
Aversa
Lelio Monteperello, presb. spoletano, vicario generale di Pierro Ursino, vesc. di Aversa, in forza di bolla di Clemente Pp. VIII, del 5 dicembre («nonis decembr.») 1595, nell’anno 4° del suo ponti%uFB01cio, spedita dietro petizione dell’ab. e della Comulità di M.V. (riferita, Reg. 5402), fulmina scomunica contro gli ingiusti detentori dei beni di M.V. (III, 166)


5409.
1596, aprile 30 (in: 1606, gennaio 30, ind. IV)
Avellino
Ferdinando de Juliis, di Avellino, pubbl. not.
Luca e Giambattista Manfreda, di Mercogliano, vendono a Cesare Januario, pure di Mercogliano, per un capitale di 100 ducati, 9 ducati annui, ipotecati su un arbusto con alberi di nocciuole e altri alberi fruttiferi, nel luogo detto «lo rito» (in LXXI, 88)


5410.
1596, dicembre 8, ind. X – Filippo d’Austria re a. 42
Deliceto («apud terram Iliceti, provincie Capitanate»)
Giovanni Masello, di Trevico, pubbl. not.
Nicola Vincenzo de Santis, di Deliceto, giudice
Francesco Palumbo, sindaco generale di Deliceto per il presente anno, insieme con gli altri eletti e rettori, creano un loro procuratore perché presenti suppliche e memoriali al Papa e alla Sede Apostolica, per la conservazione, anzi per l’accrescimento del monastero dell’Annunziata, in Deliceto, grancia di M.V., fondato «antiquitus» dai loro predecessori per loro devozione e arricchito di beni e censi; e faccia di tutto per la conservazione del monastero, perché una sua soppressione sarebbe di grave danno delle anime, «attenta maxima devotione Christi%uFB01delium in dicta Ecclesia Annunciationis»


5411.
1596, dicembre 10 (in: 1597, marzo 24)
In seguito alla relazione presentata, la Sacra Congregazione giudica che non bisogna dare l’assoluzione a don Diomede Carafa, se egli non dimette dal carcere quei monaci che vi ha rinchiusi, e se non li reintegra nel possesso del monastero, della chiesa e dei loro beni, riponendo ogni cosa nello stato primiero (in III, 213 bis)

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5412.
1596, dicembre 11, ind. X – Filippo d’Austria re a. 42
Gesualdo
Giulio Barisano, di Mirabella, pubbl. not.
Fabrizio Territello (e «Cerritello»), di Gesualdo, giudice regio ivi
Don Carlo Gesualdo, principe di Venosa, asserisce che don Giulio Gesualdo, suo zio paterno, possedette, fra le altre, la terra di Palo de la Marina, presso Bari, e altri beni burgensatici e feudali, e che essendo morto, erede ne è lui secondo le costituzioni e i privilegi concessi ai baroni del Regno; perciò intendendo prendere possesso di quella terra di Palo e dei diritti feudali, ecc. che gli spettano in forza di quest’eredità, e non potendolo fare personalmente, nomina suo procuratore il dottor Durastante de Gaeta, di Montefredane (XCVIII, 17)


5413.
1596, dicembre 13 («Idibus dec.») – Clemente Pp. VIII a. 5
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’ab. di M.V. di dispensare Sebastiano de lo Russo e Aquila Palomba, «ex terra dello Spedaletto», dall’impedimento matrimoniale di terzo e quarto grado di af%uFB01nità


5414.
1596,…
«Regula Sanctissimi P. N. Benedicti et Declarationes eiusdem juxta Constitutiones Congregationis Montisvirgins ex praecepto Sanctissimi Patris et Domini Nostri Domini Clementis Divina Providentia Papae Octavi» (III, 213, in forma di codice, 23 ff. scritti e numerati e uno bianco non numerato)

***Copia cartacea (III, 169-207)

5415.
1597, gennaio 11, ind. X – Filippo d’Austria re a. 45
Oreto
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, pubbl. not.
Prospero Jacenna («Jascenna»), di Mercogliano, giudice
Don Girolamo Perugino, ab. generale di M.V. del Monte, insieme coi suoi de%uFB01nitori, vende a Nicola Giacomo Saccardo, Francesco e Orlando Guerriero, Paolo de Giuditta, di Summonte, ecc., per il prezzo di 1200 ducati, un bosco nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Scrofeta, di 60 moggi, in ragione di 20 ducati al moggio, ma riservandosene il dominio diretto, e con altre condizioni e diritti (XIX, 62)

***Docc. cartacei relativi a questa vendita e al pagamento di rate (XIX, 63)

5416.
1597, gennaio 20 (in: 1597, marzo 24)
La Sacra Congregazione ribadisce il decreto fatto altra volta (10 dicembre 1596: Reg. 5411), per cui Diomede Carafa, barone di Sant’Angelo a Scala, dimetta prima dal carcere i monaci e li reintegri nei loro beni, e poi sarà assolto dalle censure in cui è caduto (in III, 213 bis)


5417.
1597, gennaio 27 (in: 1597, marzo 24)
La Sacra Congregazione, udita la relazione del Cardinale Borghese e discussa la causa, dichiarò che a don Diomede Carafa non competeva alcun diritto di juspatronatus e quindi di nominare ed eleggere il priore del monastero di S. Giacomo in Sant’Angelo a Scala, e perciò si dovevano eseguire i decreti emanati a favore di M.V. (in III, 213 bis)


5418.
1597, marzo 17 – Clemente Pp. VIII a. 6
Benevento
Don Dionisio Ricciuto, al presente vicario nel monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, dell’Ordine di M.V., comparendo davanti all’Ill.mo vicario temporale della città di Benevento, si fa trascrivere pubblicamente un doc. del 20 novembre 1579, ind. VIII (riferito, Reg. 5263) (XXXVI, 41)


5419.
1597, marzo 24
La Congregazione di M. V. del Monte, dietro suppliche presentate alla S. Congregazione in Roma, ottiene copia dei decreti in ordine alla lite vertente tra la stessa Congregazione di M.V. e don Diomede Carrafa, barone di Sant ‘Angelo a Scala, sopra la pretesa dello juspatronatus che costui accampava sul monastero verginiano in quella terra di Santo Angelo, ottiene la copia di quei decreti del 10 dicembre 1596, 20 gennaio 1597 e 27 gennaio 1597 (riferiti, Regg. 5411, 5416, 5417) (III, 213 bis)

N.B.-Sigillo aderente

5420.
1597, maggio 7 («nonis maji») – Clemente Pp. VIII a. 6
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’ab. di M.V. di dare la dispensa dall’impedimento di terzo grado di af%uFB01nità ad Andrea Giuliano e Angela Leonardi, «dello Spedaletto»

N.B.-Fori per la bolla pendente
***A tergo della pergamena c’è l’attestato che la bolla fu presentata agli interessati l’8 agosto 1597 davanti a don Girolamo Perugino, ab. generale della Congregazione di M.V.

5421.
1597, maggio 8, giovedì, ind. X – Clemente Pp. VIII a. 6
Roma
Nicola Ruggiero Oliviero, pubbl. not. apostolico
Nella lite, vertente tra i canonici e il Capitolo della chiesa di S. Bartolomeo di Benevento e la Congregazione di M.V., i primi appellano a Roma da una decisione del Nunzio di Napoli che aveva dato sentenza favorevole a M.V. riguardo ai diritti sulla chiesa di S. Maria del Plano in Pietradefusi, diocesi di Benevento; e la Santa Sede avoca a sé la causa (III, 214)

N.B.-Sigillo aderente di cera rossa

5422.
1597, maggio 8 – Clemente Pp. VIII a. 6
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce concede all’ab. generale di M.V. di poter restituire al culto e benedire la Chiesa di M.V. Maggiore in caso che fosse «polluta», ma con l’acqua benedetta da un vescovo cattolico, chiunque egli fosse (III, 220 bis)


5423.
1597, maggio 11, ind. X – Filippo d’Austria re
Montevergine del Monte
Giovanni Antonio Jacenna («Jascenna»), pubbl. not.
Oliviero de Januario, giudice regio a vita
Il monastero di M.V. elegge suoi procuratore il P. don Dionisio Ricciuto (LXXVI, 70)


5424.
1597, luglio 23, ind. X – Clemente Pp. VIII a. 6
Roma
Dietro istanza del monastero di S. Guglielmo del Goleto, il Sommo Ponte%uFB01ce spedisce un monitorio all’arciprete di Guardia, perchè non sia molestato né il monastero né i suoi coloni per il pagamento delle decime, perché ne erano esenti (III, 215)


5425.
1597, agosto 2
Roma
Marcello Lantes, protonot. apostolico
Dietro istanza di don Gemistio Barberio, parroco di S. Paolo di Ariano, si spedisce un monitorio, perché non sia disturbato nel possesso di quella parrocchia, essendone stato investito in forza di una bolla di clemente PP. VIII (VII, 50)


5426.
1597, agosto 7 (Ind. omessa) – Filippo d’Aragona re a. (omesso)
Napoli
«Publicum doctoralis privilegium», conferito a Giovanni Alfonso Pepe, della città di Squillace, per il diritto canonico e civile («in iure ponti%uFB01cio et caesareo»)


5427.
1597, agosto 18, ind. X – Filippo d’Austria re a. 43
Napoli, e propriamente «in burgo virginum»
Scipione Collino, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Angelo Mansillo, di Napoli, giudice regio a vita
Fabrizio Puderico, di Napoli, vende a Isabella de Verdutiis, di Napoli, ved. «iure romano vivens», madre e tutrice dei suoi %uFB01gli, e agente anche a nome loro, per il prezzo di 100 ducati, 7 ducati di carlini d’argento dai 150 ducati annui che egli percepiva da Scipione Parelucio, per un capitale di 2000 ducati, ma col patto «de retrovendendo»


5428.
1597, agosto 28 – Filippo d’Austria re a. 44
Amirtano de Petrone, pubbl. not.
Felice de Auria, di San Severino, giudice
Nella società costituita tra Matteo de Sessa, di San Severino, e Giovanni Andrea de Vetrone, pure di San Severino, le due parti asseriscono di aver speso insieme in mercanzie 200 ducati «de li quali dociento ne sono ciento trenta et due tarì di esso Matteo et li restanti de esso Giovanne» (CXI, 136)


5429.
1597, agosto 31, ind. X – Filippo d’Austria re a. 43
Apice
Lattanzio Picone, pubbl. not.
Angelo Ricciardo, di Apice, giudice regio
Si riporta uno strumento del 21 gennaio 1584, ind. XII (riferito, Reg. 5305)


5430.
1597, ottobre 5, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 4
Apice
Marco Antonio Simonetto, della baronia del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Longao, della baronia del Feudo di M.V., giudice regio a vita
I fratelli Marcello, Giacomo e Giovanni Berardino Festa, del castello di S. Giorgio, vendono al not. Giovanni Antonio Marano, di Apice, per 150 ducati, 15 ducati annui di carlini d’argento, dai primi frutti di un pezzo di terra arativa e seminativa di circa 60 moggi, nel feudo di Morrone, nella contrada detta Ceccarella


5431.
1597, ottobre 29, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 43
Montefusco
Giovanni Tommaso de Adiutorio, di Montefusoo, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio
Angelo Pavone, di Apice, asserisce che negli anni passati comprò una taverna («cauponam») in territorio di Apice, nel luogo detto « lo pagliarulo», un pezzo di terra di circa 4 tomoli, un altro pezzo di terra di circa un tomolo e ancora un altro pezzo di terra di 3 tomoli, – beni che erano stati venduti ad istanza di fra Vincenzo Casazia, di Montefusco, cavaliere gerosolimitano, per 140 ducati, da pagarsi in un dato tempo già trascorso, come da strumento del not. Nicola Antonio de Spinello – ; ma non avendo egli pagato nel tempo %uFB01ssato il prezzo stabilito, perciò egli addiviene con fra Vincenzo alla seguente convenzione per cui egli vende al not. Giovanni Antonio Marano, di Apice, quei beni per lo stesso prezzo di 140 ducati, e questo s’impegna a pagare la somma a fra Vincenzo fra due anni insieme con gli interessi decorrenti, alla ragione del 10%


5432.
1597, ottobre 29, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 43
Montefusco
Giovanni Tommaso de Adiutorio, di Montefusco, pubbl. not.
Francesco Cutillo, di Montefusco, giudice regio
Il not. Giovanni Antonio Marano, di Apice, in seguito alla compra dei beni, di cui al Reg. precedente, si dichiara debitore verso fra Giovanni Vincenzo Casazia, di Montefusco, cavaliere gerosolimitano, nella somma di 140 ducati, che egli promette di pagare fra due anni, e frattanto corrispondendo l’interesse del 10%

N.B.-Erroneamente, dopo l’invocazione, a tutte lettere il not. ha scritto « anno…millesimo quincentesimo septimo», ma dopo l’indizione a numeri ha ritrascritto 1597

5433.
1597, ottobre 30, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 43
Sarno
Barnaba de Cunzi, di Sarno, pubbl. not.
Girolamo Cundulo (e «Cunnulo»), di Sarno, giudice regio a vita
Giovanni Squillante, della città di Sarno, f. di Giovanni Angelo, si riconosce debitore verso il not. Orlando (e «Orlanno») Odierna, della stessa città di Sarno, nella somma di 37 ducati di carlini d’argento, a tenore di una «concordia et transattione» stipulata fra loro, e che egli promette di pagare fra un anno dalla data odierna, e frattanto ipoteca per questo debito una terra di circa un moggio nel luogo detto «a la surrazzeta»


5434.
1597, dicembre 5 («nonis decembr.») – Clemente Pp. VIII a. 6.
Roma
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’ab. di M.V. di dispensare Giovanni Antonio de Gennaro e Luigia de Rogerio, di Mercogliano, dal quarto grado di consanguineità


5435.
1597 («1598»), dicembre 29, ind. XI – Clemente Pp. VIII a. 6
Marcello Lantes, protonot. apostolico, comunica che, ad istanza di D. Paolino Barberio, di Ariano, monaco di M.V. e cellerario di Santa Agata dei Monti in Roma, agente contro D. Girolamo Barbacio, per 10 scudi di residuo di una somma maggiore, e contro D. Rutilio Barberio, per 24 scudi, fu comandato il sequestro dei beni di costoro; ora si ingiunge a quei sequestratori di Ariano di togliere il sequestro (CIV, 194)


5436.
1598, febbraio 11, ind. XI – Filippo III d’Austria re a. 12
Candida
Giovanni Vina Cerqua, di Candida, pubbl. not.
Pompeo Caputo, giudice a vita
La Comunità di M.V. di Candida, e cioè «Don Joseppe Santoro vicario, D. Decio de Rugerio, D. Vito Capocefalo, D. Laurentio de Bonanno, et D. Prospero da Lucera, D. Antonio da Carife, et Petro de Stefano», monaci cappellani di quel monastero, raccolti capitolarmente, avendo una causa con Francesco Romano, di Candida, a causa di un «predio rustico» o possessione con castagni e alberi fruttiferi in territorio di Candida, e propriamente nel luogo detto «alli ferrari», presso altri beni dello stesso monastero, si accordano con lui, in quanto Francesco riconosce di aver torto («quia in casu conscientie cognoscit…habere malam causam») e dà al monastero 15 carlini per le spese che i monaci hanno dovuto sostenere nella causa


5437.
1598, febbraio 12, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 44
Castello
Orazio de Ansaris, di San Sossio («de Sancto Socio»), pubbl. not.
Domenico Rotundo, di Castello, giudice
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 24 luglio 1559 (riferito, Reg. 5084) (Cast. 17)


5438.
1598, marzo 19, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 44
Gesualdo
Carlo de Elia, di Gesualdo, pubbl. not.
Prospero Finamore, di Gesualdo, giudice regio
Si riporta uno strumento del 22 gennaio 1582, in cui Alessandro Barone dà ad Angelella Russo, moglie di suo %uFB01glio Angelo Barone, la somma di 40 ducati (XLIX, 5)

N.B.-La pergamena, in massima parte deleta, è quasi illeggibile

5439.
1598, giugno 3, ind. XI – Filippo d’Austria re a. 44
Oreto di M.V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, pubbl. not.
D. Girolamo Perugino, ab. generale della Congregazione di M.V., crea suo procuratore generale D. Ambrogio Corvino («Corbini»)


5440.
1598, giugno 4, ind. XI – Clemente Pp. VIII a. 7
Roma
Dietro istanza del monastero e della Congregazione di M.V., si spedisce un monitorio contro il vesc. di Avellino, che non disturbi il monastero di M.V. nella giurisdizione nei luoghi ad esso soggetti (III, 216)

***Duplicato (III, 217)

5441.
1598, settembre 21, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 44
Montefusco
Giovanni Tommaso de Adiutorio, di Montefusco, pubbl. not.
Giovanni Camillo de Spirito, giudice a vita
Il P. D. Lorenzo Longino, del Feudo di M.V., procuratore di D. Girolamo Perugino, ab. generale della Congregazione di M.V., concede a Ottavio Saccardo, del Casale di S. Angelo a Cancelli, un pezzo di terra con piante di querce, nelle pertinenze di Montefusco, nel Casale Nuovo, e di più una vigna con olivi, nello stesso Casale, nel luogo detto «lo Palmiento», per 12 carlini di censo annuo il giorno di S. Egidio (XXXIII, 88)

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5442.
1598, ottobre 15, ind. XII – Clemente Pp. VIII a. 7; Filippo III d’Austria re a. (omesso)
Benevento, nel monastero di S. Giacomo de Mascambronibus
Girolamo Grasso, di Benevento, pubbl. not.
Mercurio Grasso, di Benevento, «publicus… ad contractus iudex»
Mario Ricciuto, di Terranova del Feudo di M.V., dovendo avere da Giovanni Rainone, dello stesso Feudo, 63 ducati e mezzo per una bottega vendutagli, per la devozione che ha verso il monastero di M.V., dona questa somma al monastero, alla presenza di D. Girolamo Perugino, ab. generale della Congregazione di M.V.


5443.
1598, novembre 29, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 44
Casale di San Martino, nel Feudo di M.V.
Giovanni Domenico Marra, di Santa Maria Ingrisone, pubbl. not.
Giulio de Longone, del casale di Terranova del Feudo di M. V., giudice regio e a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 16 novembre 1585 (riferito, Reg. 5316) (CXXI, 58)


5444.
1599, gennaio 7, ind. XII (in: 1607, agosto 8, ind. V)
Fontanarosa
Donato Giusto, pubbl. not.
Angelo de Aragona, di Luogosano, presta 11 ducati a Miculo de Granuo, pure di Luogosano (in XLI, 73)


5445.
1599, gennaio 26, ind. XII
Montefalcione
Giacomo Antonio de Agostino, pubbl. not.
Angelo de Consolatio, di Montefalcione, giudice
Vincenza Caltella, della città di Pozzuoli, ved. di Antonio Bella, di Pietrelcina, dona alla %uFB01glia Cornelia Bella, di Pietrelcina, 300 ducati sui suoi beni dotali e su altri suoi beni, mossa dall’amore filiale che le porta


5446.
1599, febbraio 8, ind. XII (in: 1604, giugno 4)
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giovanni Giulio Cochilia, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Orazio, Marcantonio e Paolo Mele, fratelli, %uFB01gli del q. Giovanni, per il prezzo di 270 ducati vendono a Giacomo, Cesare e Carlo Viglione, fratelli, i seguenti stabili: una masseria nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto «li Vigliuni alla Fontana dello Salace», un territorio di circa otto tomoli, un altro di 42 tomoli detto «Pezza dello Furno», redditizio al monastero di S. Giacomo de Mascambronibus in 22 tomoli di grano, da corrispondersi a luglio, col potere di affrancarlo, – come da strumento del luglio 1546, rogato dal not. Giovenale Cocca, di Benevento – , un altro territorio di 9 tomoli e mezzo nello stesso luogo, pure redditizio a S. Giacomo in 13 carlini all’anno, nel giorno di S. Giacomo a luglio, con potere di affrancarlo, – come da strumento del 29 ottobre 1549 – , due pezzi di terra nello stesso territorio, dei quali uno nel luogo detto «lo feudo della Crapara», di 8 tomoli e mezzo, e un altro nel luogo detto «fontana de vorpe seu lo furno», di 13 tomoli, concesso a censo en%uFB01teutico per 29 anni, e redditizio alla chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano in 10 tomoli di frumento e 4 di orzo ogni anno nella festa di S. Giacomo, un altro pezzo di terra con prato, concesso per 29 anni dal monastero di S. Pietro in Benevento, di circa 16 tomoli, per il censo annuo di 8 tomoli di grano romano e 2 di orzo (in XXIV, 200)


5447.
1599, marzo 8 – Clemente Pp. (VIII) a. 8
Il Sommo Ponte%uFB01ce approva le nuove Costituzione della Congregazione di M. V., redatte da Bernardino,
vesc. di Aversa, e da Giovanni Leonardi, visitatori apostolici, e da D. Girolamo Perugino, ab. generale
della Congregazione di M.V. (III, 218)

***Copia cartacea (III, 219-220)

5448.
1599, aprile 1°, ind. XII – Filippo d’Austria re.
Sarno
Giovanni Tommaso Odierna, di Sarno, pubbl. not.
Fabrizio Ungaro, di Sarno, giudice
Si riporta in pubblica forma uno strumento del 4 settembre 1585, ind. XIV, lasciato dal not. nei semplici protocolli (Reg. 5315)


5449.
1599, aprile 21, ind. XII – Filippo d’Austria re a. 1 di Sicilia
Oreto di M. V. del Monte
Giovanni Antonio Jacenna, di Mercogliano, pubbl. not.
Oliviero de Januario, giudice
D. Girolamo Perugino, ab. generale della Congregazione di M. V., col consenso della Comunità di M.V., affitta per 9 anni a Giangiacomo e Francesco Guerriero, fratelli, di Roccabascerana, da rinnovarsi di triennio in triennio, per il canone annuo di 10 ducati, otto pezzi di terra nelle pertinenze di Rocca Bascerana, e cioè:
1 una terra di un moggio nel luogo detto Pisciarello;
2 una terra, pure di un moggio, nel luogo detto «li Guerrieri»;
3 un territorio di un moggio e mezzo nel luogo detto Valle, redditizio in un tarì all’anno al Seminario di Benevento;
4 un territorio di un un quarto nel luogo detto «li Guerrieri»;
5 una terra di mezzo moggio ivi;
6 un orto di mezzo moggio ivi;
7 una terra di mezzo moggio nel luogo detto Piazza;
8 un castagneto di un moggio e mezzo nel luogo detto Lampierto: beni che erano stati donati al monastero da Carmina Guerriera, moglie di Fabio (CIV, 8 bis)


5450.
1599, agosto 29, ind. XII – Filippo III d’Austria re a. 1
Terranova del Feudo di M.V. del Monte
Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Lognao del Feudo di M.V., giudice regio
Stefano Cafaro, del casale di Terranova, vende al magni%uFB01co Felice de Tuccio, di San Nazzaro, abitante nel casale di Terranova, per 31 ducati e un tarì, due ducati e mezzo, cioè 25 carlini d’argento all’anno, da riscuotersi sui primi frutti di una vigna in territorio del Feudo, nel luogo detto «la fontana de Santo Martino», redditizia alla curia baronale del Feudo, e su un’altra vigna, nello stesso territorio del Feudo, nel luogo detto «in capo casale», pure essa redditizia alla curia del Feudo, dalle quali terre egli ricava più di 10 ducati all’anno


5451.
1599, settembre 11, ind. XIII – Filippo d’Austria re a. 1
Cucciano, nel Feudo di M.V.
Marcantonio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giulio Lognao, giudice, al posto di Manilio Simonetto, giudice del Feudo
Pan%uFB01lo Angelillo e Vincenzo Montillo vendono al dottor Decio Pennella, di Montefusco, 5 ducati annui, ipotecati su alcune vigne in quel casale e sopra tre pezzi di terra di 26 moggi, in San Giovanni a Marcopio, già redditizi al monastero e alla Corte del Feudo, per il prezzo di 40 ducati (XLVI, 92)


5452.
1599, ottobre 7 («nonis octobris») – Clemente Pp. VIII
Frascati
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’ab. di M.V. di dispensare Francesco de Rosa e Girolama Faudiante dal quarto grado di consanguineità

N.B.-Fori per la bolla pendente

5453.
1599, ottobre 7 («nonis octobris») – Clemente Pp. (VIII) a. 8.
Il Sommo Ponte%uFB01ce incarica l’ab. di M. V. di dispensare Pietro Mazzarotta ed Elisabetta Silvestro, – che avevano già contratto e consumato matrimonio -, dal quarto grado di affinità (VII, 51)

N.B.-Fori per la bolla pendente

5454.
(sec. XVI), agosto 26
Candida
Giovanni Luigi Ferrato, di Candida, pubbl. not.
Mario de Cesare, di Candida, giudice annuale
Mario di Gregorio Ferraro, di San Mango, dona a fra Bernardino de Ungaro, di Candida, priore di S. Maria di M.V. in Candida, agente a nome di questo monastero, una terra seminativa nelle pertinenze di Luogosano, e propriamente nel luogo detto volgarmente «alla volta de lo Cossano» (Cand. VII, 16)

N.B.-Per la determinazione più accurata della data, si tenga presente che, essendo la pergamena tagliata nel primo rigo e non avendo del tutto chiara neppure l’Ind., bisogna ricorrere ad altri elementi cronologici presentati dalla stessa pergamena: il priorato in Candida di Fra Bernardino de Ungaro e le persone nominate nel doc.

5455.
(1526-1527) – (?) (Clemente ?) Pp. VII a. 4
Giacomo Maiorana, pubbl. not. apostolico
Il monastero di S. Giacomo de Mascambronibus concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giacomo de Meulo un casalino, col potere di affrancarlo nei primi 20 anni (XCVII, 34)

N.B.-Il doc. è deleto nella prima parte

5456.
(sec. XVI) («15…››), aprile 25, ind. I – Carlo d’Austria
Taurasi
Antonello Bayano, pubbl. not.
Innocenzo de Gonnella, di Taurasi, giudice annuale
Un certo Giacomo vende a Cesare Paladino, di Taurasi, un pezzo di terra lavorativo con alberi fruttiferi, nel luogo detto «alle hesche», per 7 ducati di carlini d’argento

N.B.-Molto corrosa

5457.
(sec. XVI) – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona
Nocera
Contratto di compravendita tra privati

N.B.-Corrosa, macchiata, deleta, in gran parte illeggibile

5458.
sec. XVI – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona
Compravendita tra privati

N.B.-Deleta, illeggibile

5459.
(sec. XVI), giugno 4, ind. X – Ferdinando re
Candida

Carlo de Robillo, di Candida, giudice
Vendita di una terra nelle pertinenze di Lapio, gravata di un censo annuo ai signori di Lapio, da corrispondersi il giorno di S. Egidio


5460.
(sec. XVI) – Ferdinando re
Nusco

Pietro de Donato, di Nusco, giudice
In occasione del contratto per il matrimonio tra Giovanni Paolo, f. di Romano de Urbe, di Flumeri, e Ippolita Esposito, %uFB01glia di Raffaele e della nobile Giovannella Saracina, si assegnano le doti, e, fra l’altro si assegna una casa grande «intro la cita de Nusco», nel luogo detto «a la parochia de Santa Maria Vetere», «mentre lo dicto Joanno Paulo permette far pigliar detta Ipolita per legitima moglier a lo dicto Joanno Paulo suo %uFB01glio et ipsam tenere gobernare honoratamente como si ad partene ad gentile donna con fantesche…»


5461.
(Sec. XVI, prima metà)
Napoli
Vincenzo de Bosso, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Presente D. Tommaso Caracciolo, primicerio napoletano,1) D. Maczeo lascia quietanza all’ab. Andrea per una pensione

 1) Per la determinazione più accurata di questo D. Tommaso Caracciolo, cfr. Francesco dei Principi Caracciolo, Memorie della Famiglia Caracciolo, Napoli, 1894, e Ambrogino Caracciolo, Una famiglia Italianissima, i Caraccioli di Napoli, 1939
 
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Segue a questo punto nel volume di Mongelli una APPENDICE in cui sono riportati documenti riguardanti Montevergine estratti dai Registri della Cancelleria Angioina

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*Tirocinante presso la Biblioteca di Montevergine nel periodo febbraio-luglio 2019