1400-1527
Dal Regesto delle pergamene / Abbazia di Montevergine ; a cura di Giovanni Mongelli, v. 5: sec. XV-XVI (Roma, 1958)
(Pagina a cura di Annalisa Lombardi)
3939.
1400, gennaio 21, ind. VIII – Ladislao re a. 13
San Martino Valle Caudina
Simone de Summano, di San Martino Valle Caudina, pubbl. not.
Nicola Miriano, di San Martino Valle Caudina, giudice annuale ivi
Bartolomeo Bove, di San Martino Valle Caudina, e Giovanna, sua moglie, vendono a Martino Caczarone, agente in nome e per parte della Cappella di S. Caterina, un pezzo di terra nel luogo detto «a li pissotta», per il prezzo di 2 once e 6 tarì (LIV, 33)
3940.
1400, febbraio 14, ind. VIII – Ladislao re a. 13
Montoro
Pandullo Scattaretica, di Salerno, pubbl. not.
Giovannuccio de Falco, giudice annuale di Montoro
In occasione del contratto matrimoniale tra Pascarella, figlia di Antonio Salerno, carpentiere, e Mottulo de Riczardone, f. di Antonio, di Serino, si assegnano 6 once d’oro per le doti, e si danno le necessarie garanzie del contratto (LXXXVIII, 23)
3941.
1400, febbraio 27, ind. VIII – Ladislao re a. 14
Capua
Stabile Meffe, di Capua, pubbl. not.
Antonio de Gallo, di Capua, giudice
Planteda, ved. di Pietro de Adenulfo, della villa di Casapullo, nelle pertinenze di Capua, insieme coi suoi figli Matteo e Peregrina, e col consenso di fra Giacomo da Mercogliano, priore del monastero di M.V. di Capua, − che per il suo assenso riceve 6 tarì −, vende a Giovanni di Cubello de Landelice, di Caiazzo, abitante in Capua, e a Berita, sua moglie, una casa, redditizia al monastero di M.V. in un tarì e 5 grana all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, − casa che si trovava nella parrocchia di Tutti i Santi in Capua −, per il prezzo di un’oncia e 27 tarì, e con l’onere suddetto (XXXI, 124)
3942.
1400, febbraio ultimo giorno, ind. VIII – Ladislao re a. 14
Formicola
Giacomo de Rocca, di Caserta, pubbl. not.
Giovanni Peczullo, di Formicola, giudice a vita ivi
Fra Biscardo da San Severino, priore di S. Maria del Castello in Formicola, dovendo completare una cappella in una masseria della sua chiesa, nel luogo detto Maiorano, e non avendo danaro liquido, concede per 29 anni a Domenico de Maria, della villa di Mairano, nelle pertinenze di Formicola, un pezzo di terra incolto nelle pertinenze di Formicola, nel luogo detto «a lo Felice», per il censo annuo di 5 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e 12 tarì per questa concessione (XLV, 10)
3943.
1400, aprile 4, ind. VIII – Ladislao re a. 14
Mercogliano
Pacifico de Lignito, di Forino, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Petruccio «de Gennario», di Mugnano, abitante nell’Ospedale di M.V., una terra «vacua» e incolta, nel territorio di Mercogliano, nel luogo detto Valle, per l’annuo censo di 5 grana, da corrispondersi nella festa di Tutti i Santi a novembre (LXI, 48)
3944.
1400, maggio 2, ind. VIII – Ladislao re a. 10 («a die coronationis»)
Mercogliano
Pietro de Brusaco, abitante in Montefusco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Dietro richiesta di Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., si riporta un’intercetera del testamento di Lancillo Filangieri, f. del magnifico e potente signore don Giacomo Filangieri, conte di Avellino, riguardante M.V. (riferito Reg. 3934) (XXIII, 115)1)
Roma
Il Sommo Pontefice Bonifacio Pp. IX con Motu proprio stabilisce e ordina che nessuno, di qualunque stato, grado e dignità, possa impetrare e ottenere dalla Sede Apostolica, a titolo di beneficio o di commenda o in feudo o in censo annuo, «sive quovis colore», priorati o altri benefici ecclesiastici o anhe castelli, casali, possessioni, «aut alia bona quecunque», spettanti al monastero di M.V., e proibisce severamente a qualunque giudice di trattare tali concessioni e grazie e di mandarle in esecuzione, a meno che in esse non si faccia speciale ad espressa mensione del presente privilegio, e dichiara fin d’ora «irritum et inane» ogni attentato contro questa disposizione
Bibl.: De Masellis, Iconologia, p. 298 (con qualche menda); Mastrullo, pp. 468-469. Il Mastrullo dà la data 1399, che però non si accorda con l’anno XI di Pontificato di Bonifacio IX
3945.
1400, luglio 3, ind. VIII – Ladislao re a. 13
Sarno
Aniello de Orlando, abitante in Sarno, pubbl. not.
Giacomo de Sirica, giudice annuale di Sarno
Fra Antonello da San Severino, priore di S. Giovanni di Sarno, prende possesso di una casa con antecorte in Sarno dalla parte della Tabellaria, nel luogo detto «a la Croce», appartenente alla chiesa di S. Giovanni (CVI, 31)
3946.
1400, agosto 4, ind. VIII – Ladislao re a. 14
«Apud casale Vinee vetrane pertinentiis Montorii»
Pandullo Scattaretica, di Salerno, pubbl. not.
Stortillo Aversano, giudice annuale di Montoro
Domenico Pasquale, del casale di Sant’Angelo a Macerata, nelle pertinenze di San (in bianco), abitante in Montoro, facendo testamento, prima di tutto lascia erede suo nipote Antonello Pasquale, f. del q. Fusco, ma nel caso che costui morisse in età pupillare, allora nei suoi beni succederebbe per 2 once d’oro di quei beni la madre di Antonello, e per il resto il monastero di M.V., con obbligo da parte dei monaci di pregare per l’anima sua e per quelle dei suoi genitori. In caso che egli dovesse morire ora, stabilisce che il suo corpo sia seppellito nella chiesa di S. Giovanni Gerosolomitano di Montoro, alla quale chiesa lascia in legato 3 tarì «pro beneficio faciendo in eadem ecclesia»; un tarì per l’Estrema Unzione; un tarì al suo padre spirituale; un tarì alla chiesa di S. Felice di Montoro «pro sepoltura»; 2 tarì alla chiesa maggiore di Salerno; 3 tarì in elemosina «pro malis ablatis interdum»; 5 grana ai sacerdoti che interverranno alle sue esequie; 6 tarì per la cera nel giorno della sua morte; 12 tarì e 6 grana per due Messe XLI per la sua anima; 6 tarì e 3 grana per una Messa XLI per le anime di suo padre e di sua madre; 2 tarì in beneficio della chiesa di S. Maria Annunziata di Montoro; 15 tarì a sua moglie Finizia «pro basatura et bono sibi impenso»; 4 once d’oro in danaro e beni mobili a sua cognata Vitella per le doti una volta assegnatele; 10 ducati d’oro al signor conte di Sarno, perchè gli era obbligato; e altri legati alla suddetta Vitella. Inoltre ordina che gli si faccia il settimo per la sua anima con 4 tomoli di frumento e due decine di cacio; lascia un tarì per coloro che porteranno il suo cadavere alla chiesa; 10 grana per coloro che gli scaveranno la fossa; 12 grana ai figli di Vicario; 2 tarì al monastero di M.V. per redditi non corrisposti, ecc. Inoltre egli attesta alla presenza della moglie di avere in casa 36 tomoli di grano, 40 tomoli di orzo, 3 di spelta, 14 di fave e 3 di germano, 2 vegete vuote, due caratelli vuoti, 4 porci, una casa nel castello di Montoro, presso la porta del castello, una terra nel luogo detto «la corte», ecc. (LXXXVII, 39)
3947.
(1400), settembre 1° – Bonifacio Pp. IX a. 11 (in: 1402, febbraio 1°)
Roma
Bonifacio Pp. IX rende noto all’arcivesc. di Benevento e ai vescovi di Nola e di Avellino che quando Guglielmo de Grifo, di Montefusco, aveva voluto permutare con Bartolomeo, ab. di M.V., il casale di Rogerola con quello di Calvi, aveva incaricato il vesc. di Avellino di esaminare se tale permuta era a vantaggio del monastero di M.V., e che dietro risposta favorevole di quel vescovo egli l’aveva permessa; ora Pandullo, ab. di M.V., gli aveva presentata supplica perchè venisse rescisso quel contratto, essendo stato stipulato con sommo danno del monastero di M.V. Egli perciò ora incarica quei vescovi, o tutti» tre collegialmente o in due o uno solo, perchè esaminino se davvero c’è stato tale grave detrimento per M.V. e, nel caso affermativo, si proceda alla rescissione della permuta (in II, 1)
3948.
1400, settembre 1°, ind. IX – Ladislao re a. 14
Giacomo de Rocca, di Caserta, pubbl. not.
Cicco de Amico, giudice a vita
Fra Biscardo da San Severino, priore di S. Maria del Castello in Formicola, concede a Giovanni del giudice Giovanni, della villa di Urzale, nelle pertinenze di Pontelatrone, tre pezzi di terra nella stessa villa di Urzale, e precisamente uno nel luogo detto San Pietro Vecchio («Vetere»), uno nel luogo detto «a la tenta», e uno nel luogo detto «a la Perella»: il tutto per l’annuo censo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto, e 8 tarì di carlini d’argento per questa concessione, tarì che gli servivano per completare la cappella di S. Caterina nella masseria della chiesa di S. Maria del Castello, in Formicola, nel luogo detto Maiorano (XLV, 11)
3949.
1400, ottobre 9, ind IX – Ladislao re a. 14
Pannarano («apud casale Pandarani»)
Giovanni di Luca de Enrico, di Airola, pubbl. not.
Francesco de Gemma, giudice annuale del casale di Pannarano
Blasucolo de Alessio, del casale di Pannarano, istituisce sua erede particolare Domenica, sua figlia, moglie di Antonio de Lignito, detto Guillocto, di Forino, per 26 once d’oro, assegnatele in dote al tempo del suo matrimonio, ecc.; altro erede particolare suo nipote Giacomo, con la condizione che se costui morisse in età pupillare, succederebbe nei beni lasciati il monastero di M.V., e a questo stesso monastero lascia un calice d’argento, che il testatore aveva in casa, e 12 tarì d’oro, in ricordo di due figli, a lui premorti, e sepolti a M.V. (XCVIII, 18)
3950.
1400, dicembre 9, ind. IX – Ladislao re a. 14
Napoli
Il re Ladislao conferma un precedente privilegio della regina Giovanna, che aveva concesso al monastero di M.V. di poter riscuotere sul fisco di Mercogliano, Ospedaletto, Litto e Ponte di Mugnano le 40 once di carlini d’argento, che lo stesso monastero doveva riscuotere ogni anno dalla dogana di Salerno (IX, 88)
3951.
1400, dicembre 15, ind. IX – Ladislao re a. 14
Francolise, nelle pertinenze di Calvi
Stefano Russello, di Francolise, pubbl. not.
Antonello Tragone, di Arienzo, abitante in Francolise, giudice
L’ab. Nicola, f. del q. Cobello di maestro Giovanni, vende a Caprio del Giudice e alla sorella Bartolomea, della villa di Schiavi, una terra campese nelle pertinenze di questa villa, nel luogo detto «a lo remulo», per 18 tarì (XXXII, 64)
3952.
1400, dicembre 20, ind. IX – Ladislao re a. 15
Capua
Angelillo de Angelo, di Capua, pubbl. not.
Ulpiano de Giorgio, di Capua, giudice
Fra Nicola da Forino, priore di M.V. di Capua, col consenso dei monaci conventuali di quel monastero, – e cioè di fra Bartolomeo da Pannarano e di fra Nicola da Baiano – , e Antonio de Stefanacio, di Teano, procuratore del Nobile Cubello Infante, di Teano, detto Morsillo, concedono a Maurello Paulello, della villa di Cancello, nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra in territorio di Capua, nel luogo detto Porto Caruso, per un tarì all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, da dividersi fra loro, e 6 tarì per questa concessione (XXXI, 72)
3953.
1401, aprile 17, ind. IX – Ladislao re a. 15
San Martino Valle Caudina
Simone de Summano, di San Martino V.C., pubbl. not.
Stefano Granillo, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Antonio Gilardo, di San Martino V.C., e donna Stefania, sua moglie, vendono a Magello Pictorello, di Cervinara, abitante in San Martino, una terra nel luogo detto «a li seperti», per il prezzo di 14 tarì (LIV, 34)
3954.
1401, agosto 20, ind. IX – Ladislao re a. 15
Capua
Giacomo d’Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Antonio Sarracino, di Capua, giudice
Fra Nicola da Forino, priore di M.V. di Capua, concede ad Antonio Murrone, della villa di Casalba, nelle pertinenze di Capua, un orto, – devoluto al monastero per canoni non corrisposti – , nella parrocchia di Tutti i Santi, per un tarì all’anno, nella festa di S. Maria ad agosto, e 10 tarì per questa concessione (XXXI, 73)
3955.
1401, settembre 8, ind. X (in: 1402, agosto 25, ind. X)
Montevergine («in maiori nostro monasterio Montis Virginis»)
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia», insieme coi monaci, radunati nel Capitolo di M.V. («in celebratione nostri generalis capituli»), nominato procuratore in Boiano fra Andrea d’Aversa, priore di S. Maria del Vivario (in XXIX, 42; XXIX, 40; XXIX, 44)
3956.
1401, settembre («ottobre») 19, ind. X (in 1402, febbraio 1°)
Pandullo, ab. di M.V., presenta al vesc. di Nola una lettera di Bonifacio Pp. IX del 1° settembre 1500, con cui incarica quel vescovo – insieme coi vescovi di Benevento e di Avellino – di rivedere se c’è stata grave lesione dei diritti di M.V. nella permuta effettuata tra Bartolomeo, ab. di M.V., e Guglielmo de Griffo (in II, 1)
3957.
1401, settembre 24, ind. X – Ladislao re a. 16
Conza («apud civitatem Consie»)
Nicola di Notarangelo, di Conza, pubbl. not.
Cobello di Domenico, detto Pallotta, baiulo di Conza per il presente anno, e Berto di Nicola de Rosula, giudice annuale di Conza.
Dietro richiesta di Pietro, detto Marotta de Rubo, oblato di San Salvatore del Goleto e priore di Cerruto, si riporta uno strumento del 6 agosto 1317, ind. XV (riferito, Reg. 2934) (XI, 125)
3958.
1401, settembre 25, ind. X – Ladislao re a. 15
Sant’Agata dei Goti
Marino di Luca Giovanni de Guglielmo, pubbl. not.
Pietro de Limata, giudice annuale di Sant’Agata
Giacomo di Domenico Pacece, di Sant’Agata, e Maria, sua moglie, vendono a Domenico Caprio di donna Gaytella un orto arbustato nelle pertinenze di Sant’Agata dei Goti, nel luogo detto «a la Festula», per il prezzo di 20 tarì di carlini d’argento (XI, 125)
3959.
1401, ottobre 1°, ind. X – Bonifacio Pp. IX a. 12 (in: 1402, febbraio 1°)
Nola
Flamingo, vesc. di Nola, in forza di una bolla pontificia di Bonifacio Pp. IX del 1° settembre dell’11° anno del suo pontificato (riferita, Reg. 3947) affida a Mostacio e ad Antonello de Sergio, chierici di Nola, di citare Guglielmo de Grifo, perché compaia davanti a lui, «per se vel per procuratorem legitimum responsurus legitime super premissis et recepturus iustitie complementum» (in II, 1)
3960.
1402, febbraio 1°, ind. X – Bonifacio Pp. IX a. 13
Nola
Giovanni di Andrea, di Cimitile («de Cymiterio»), canonico di Nola, pubbl. not. apostolico
Flamingo, «dei et apostolice sedis gratia» (che si sottoscrive), vesc. di Nola, dichiara che avendogli Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» umile ab. di M.V., presentata una bolla di Bonifacio Pp. IX del 1° settembre 1400 (riferita, Reg. 3947), con la quale veniva egli incaricato di rivedere se veramente la permuta effettuata tra Bartolomeo, ab. di M.V., e Guglielmo de Grifo, e nella quale c’era stato assenso apostolico, si erano gravemente lesi gli interessi del monastero di M.V., e, in caso affermativo, di procedere all’irritazione di tale permuta: ora, provatasi effettivamente la lesione degli interessi del monastero, dichiara nullo quel contratto (II, 1)
3961.
1402, febbraio 24, ind. X – Ladislao re a. 15
Boiano
Antonio del giudice Giovanni de Vito, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni di Riccardo Giovanni de Biagio («Blasio»), di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, dietro procura di Pandullo, ab. di M.V., concede a Pietro di Meo de Guerriero («de Guerrerio»), di Boiano, un orto nel luogo detto Vicinato di Santa Maria, presso la piazza di San Ludovico, per 5 grana all’anno nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 43)
3962.
1402, marzo 18, ind. X – Ladislao re a. 16
Capua
Ulpiano de Giorgio, di Capua, pubbl. not.
Cristoforo Vinciguerra, di Capua, giudice
Pandullo de Tocco, della città di Capua, ab. di M.V., asserisce che il casale di Calvi, nelle pertinenze del castello e della terra di Montefusco, fu ed è del monastero di M.V. e che al presente è posseduto indebitamente da Guglielmo de Griffo, di Montefusco, «ex quibusdam pravis contractibus et contra ius initis et factis ac tacita veritate et expressa falsitate celebratis», contratti fatti rescindere per autorità pontificia; e perciò egli, Pandullo, fa del tutto per riavere per il monastero di M.V. quel casale e non intende più locarlo al suddetto Guglielmo o ad altri. Intanto oggi la terra di Montefusco è posseduta da Giovannello Tomacello, fratello del papa Bonifacio IX. Ora Pandullo con giuramento afferma che se Giovannello, dietro preghiera di Guglielmo, suo vassallo, lo costringerà, contro sua voglia, a locare di nuovo a Guglielmo quel casale, siccome egli non potrà rifiutarsi senza più grave danno del monastero di M.V., tale locazione si dovrà considerare perciò stesso nulla, essendo costretta dalla forza e non fatta liberamente (XXX, 16)
3963.
1402 («1401»), aprile 9, ind. X – Ladislao re a. 16
Boiano
Matteo di Franco Roberto Lapo, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni di Maestro Riccardo, giudice annuale di Boiano
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, con procura di Pandullo, ab. di M.V., in data 8 settembre 1401 (riferita, Reg. 3955), concede a Pasquale di Boiano Giovannotto, cittadino di Boiano, un orto nelle pertinenze di Boiano, vicino all’orto del monastero, per 9 once di cera all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, concessione motivata da riconoscenza, per avere Pasquale fatta una pietra per il mulino del monastero (XXIX, 40)
3964.
1402, maggio 7, ind. X – Ladislao re a. 16
Arienzo
Bartolomeo Carbone, di Arienzo, pubbl. not.
Antonio Carbone, di Arienzo, giudice (sostituito nel testo dal giudice Antonio de Bernardo)
Fra Giovanni da Rocca Rainola, priore del monastero di S. Giovanni Evangelista di Arienzo, con procura di Pandullo, ab. di M.V. (che si sottoscive), data da S. Maria del Plesco il 10 settembre 1390, ind. XIII, nell’anno 1° di Bonifacio Pp. IX, concede per 29 anni a Tommaso Ferraro i seguenti beni, devoluti al monastero, e cioè: un orto e due casaline con cortina alla Cave, per il canone annuo di una libbra di cera il 27 dicembre, e 6 tarì per questa concessione (XIV, 152)
3965.
1402, luglio 5, ind. X – Ladislao re
Napoli
Ruggiero de Prato, di Napoli, pubbl. not.
Bizzarro Runtero, giudice
I signori del Sedile di Potanova di Napoli eleggono loro procuratore il nobile Giovanni Belmusto (XC, 374)
3966.
1402, agosto 25, ind. X – Ladislao re a. 16
Boiano
Perrotto di Pietro de Flumine, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni del giudice Nicola, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, dietro procura del Pandullo, ab. di M.V., e dei suoi monaci radunati per la celebrazione del Capitolo generale, in data 8 settembre 1401 (riferita, Reg. 3955), concede all’ab. Nicola di Tommaso de Giovanni e a suo fratello Giovanni, per il canone di un tarì e 5 grana nella festa di S. Maria ad agosto, le seguenti terre: una nel luogo detto Rivu; una nel luogo detto Lu pesclu de boczio; due nel luogo detto Le funti agave; una nel luogo detto La valle mocuvi (XXIX, 42)
3967.
1402, ottobre 2, ind. XI – Ladislao re
Napoli, Castelnuovo
Ladislao, re di Sicilia, proibisce ai suoi ufficiali di Principato Ultra
di esigere per conto della Corte reale le collette in Mercogliano, nell’Ospedale di M.V., in Quadrelle e in Ponte di Mugnano, perché venivano corrisposte a M.V. (IX, 91)
3968.
1403, febbraio 14, ind. XI – Ladislao re a. 16
Mercogliano
Pietro Furrello de Ricia, pubb. not.
Guglielmo de Acernis, di Mercogliano, giudice ivi
Angella de Anselmo e Rainaldo Teutonico, suo marito, costituiscono loro procuratore il not. Grifolello Ferraro, di Napoli (LXXII, 82)
3969.
1403, febbraio 22, ind. XI – Bonifacio Pp. IX a. 14
Giovanni di Andrea di Cimitile («de Cymiterio»), pubbl. not. apostolico
Don Nicola Cestario, canonico di Nola e rettore della chiesa di S. Nicola de Raimis, nelle pertinenze di Nola, col consenso del vesc. di Nola (che si sottoscrive), cede a Cola di Enrico Alamagno due terricciuole nelle pertinenze di Casamarciano, nel luogo detto Parmentelle, e ne riceve in cambio due altre nello stesso luogo (XXXIV, 87)
3970.
1403, marzo 6, ind. XI («XII») – Bonifacio Pp. IX a. 14
Montevergine
Fra Bartolomeo Sasso da Mercogliano, scrittore del monastero
Al tempo di Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., da Candida, iconiere («Yconerius»), in pubblico Capitolo espone che, essendo egli molto vecchio e temendo di morire prossimamente, e con la sua morte potendosi perdere la memoria o tradizione diuna cosa importante per il monastero di M.V., «iuravit et dixit quod in ecclesia eiusdem monasterii erant multa corpora sanctorum que ei donata fuerant a magnifico rege Gulielmo filio regis Rogeri quando obsedit Beneventum (sed ignorabat annum) ubi tunc erat dominus papa Adrianus cum multis cardinalibus que corpora sanctorum ipsi regi Guglielmo concessa fuerant a dicto domino Papa»: corpi di santi che poi donò al monastero di M.V. «ob devotionem quam habebat erga beatam Virginem mariam …», e che i monaci nascosero, ed egli ignorava anche di quali corpi si trattasse; disse inoltre «de causa scientie hoc scire quia sic ei dictum fuerat a dopno Guglielmo de Girifalco et domno Guglielmo de Benevento circa annum 1350, qui paulo post obierunt, qui dicebant hoc audivisse ab aliis fratibus senibus, quando ipsi iuniores erant»
3971.
1403 («1402»), marzo 12, ind. XI – Ladislao re a. 17
Arienzo («Argentii»)
Bartolomeo Carbone, di Arienzo, pubbl. not.
Cicco de Leone, di Arienzo, giudice annuale ivi
Fra Giovanni da Rocca Rainola, priore di S. Evangelista di Arienzo, dietro procura di Pandullo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Nicola Rigalone, di Arienzo, un territorio boscoso, per il canone annuo di mezza libra di cera, da corrispondersi il 27 dicembre, e 6 tarì per la concessione (XIV, 151)
3972.
1403, marzo 15, ind. XI – Ladislao re a. 17
Monteforte
Nicola de Presbitero, di Baiano, pubbl. not.
Vassalluccio di Monteforte, giudice annuale ivi
Cicco Infante, di Monteforte, facendo testamento, fra gli altri legati lascia a M.V. 18 tarì all’anno, ipotecati su una selva, fatta proibizione di venderla; altri 4 tarì e 2 grana per due XLI di Messe, di cui una da dirsi nella chiesa di S. Maria di M.V. e l’altra nella chiesa di S. Francesco di Avellino (LXXXI, 9)
3973.
1403, aprile 24, ind. XI – Ladislao re a. 17
San Martino Valle Caudina
Simmone de Summano, di San Martino V.C., pubbl. not.
Giovanni Maruccia, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Cobillo Galillo, di San Martino V.C., cede a Magello Pictorello, di Cervinara, una vigna sterile e incolta nel luogo detto «lo Sassato»; e in cambio riceve un territorio «a li seperti» (LIV, 37)
3974.
1403, maggio 12, ind. XI – Ladislao re a. 17
Avellino
Pietro Furrello, pubbl. not.
Riccardo Francesio, giudice annuale
Masello de Lapio («Lapigio») consegna, come doti per 4 once di carlini d’argento secondo il giusto peso del Regno, una casa nella città di Avellino, nella parrocchia di S. Andrea, e una terra nel luogo detto «Santo Stasio», presso la via pubblica
3975.
1403, giugno 28, ind. XI – Bonifacio Pp. IX a. 14
Montefusco
Pietro de Brusaco, di Benevento, abitante in Montefusco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Il signor don Angelino de Russulinis, nobile teutonico, signore di Terra Roggia e Torre Tammaro, nella provincia di Principato Ultra, col consenso di sua moglie donna Antonia Cantalupo, offre al monastero di M.V., per mano di Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., e di altri Padri del Monastero di S. Leonardo di Montefusco, la sua persona, e insieme dona quei suoi feudi coi vassalli, rendite, censi, case, giardini, casalini, terre, vigne, pascoli, boschi, selve, mulini, acque, tenimenti, diritti, azioni, e quanto altro possedeva su quei castelli, dando facoltà all’ab. di M.V. di prendere possesso di quei beni, come di ogni altra cosa a lui spettante. Quindi viene ricevuto nel numero degli oblati col bacio della pace e collocato «inter magnatos et nobiles viros» della Congregazione di M.V. (CXXI, 65)
3976.
1403, luglio 7, ind. XI – Ladislao re a. 17
San Mango alto («apud Sanctum Magnum altum»)
Simone di Giovanni de Riccardo, di Gesualdo, pubbl. not.
Cilillo de Ricio, di San Mango, giudice ivi
Filippo de Cardullo, di San Mango, dona al monastero di M.V., con donazione irrevocabile «inter vivos», per le mani di fra Bartolomeo di Mercogliano, priore del monastero di S. Maria della Concezione di Candida, i seguenti beni stabili: una terra nelle pertinenze di San Mango, nel luogo detto «lu plano», della capacità «in semine» di un tomolo («thumini unius»); una vignola («vineola») nelle stesse pertinenze, nel luogo detto «layrola»; un’altra terra ivi, nel luogo detto Capo tarregnano. Inoltre egli rimette al monastero i seguenti beni stabili, che teneva da parte dello stesso monastero per un certo censo annuo, e che si trovavano ugualmente in territorio di San Mango, come più accuratamente sono descritti «in quodam censuali puplico instrumento», e sono: una casa in San Mango presso la via pubblica, una via con campo congiunto nel luogo detto Pergula, un orticello ivi, una selva con terra «vacua» e alberi di querce nel luogo detto «li lupase», un’altra selva nel luogo detto Montagna, un’altra terra detta Remordaro, un’altra terra nel luogo detto Pescora, un orto nel luogo detto «le cagine Jesce» con olivi, un orto nel luogo detto «la fontana de la nuche», una «chesinam» nel luogo detto «lu lago», un’isca nel luogo detto «lo vetrello» (Cand. VI, 20)
3977.
1403, settembre 11, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 14
Presso il monastero maggiore di M.V.
Pietro de Brusaco, di Benevento, abitante in Montefusco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Simone de Cerone e a Tommaso Cavaliere («Cabalerio»), di Mugnano, abitante nel Casale di M.V., per loro e per i loro legittimi eredi, i seguenti beni stabili, siti nell’Ospedale di M.V., e cioè: una vigna con campo e selva, nel luogo detto «la Carcara»; una selva nel luogo detto «a la Campura»; un orto nello stesso Casale di M.V.; una casa con cortile e orto, nello stesso casale; una selva nel luogo detto Angelone; una selva nel luogo detto «le Pastine»; una selva nel luogo detto Ai piedi del Casale di M.V.; un campo nel luogo detto «la balle de l’acqua de Colella»; una selva nel luogo detto «In pede la Foresta», vicino alla Selva dei Poveri; una casa nel luogo Ai piedi del Casale di M.V.; un’altra casa nello stesso luogo. Il tutto per 3 tarì e 3 grana d’oro di canone annuo, e 8 once «pro iure transiture» (CXVII, 52)
3978.
1403, («1404»), settembre 24, ind. XII (in: 1403, novembre 11, ind. XII)
Montevergine
Pandullo, ab. di M.V., crea suo procuratore fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario in Boiano (in XXIX, 46; e altrove)
3979.
1403, ottobre 19, ind. XII – Ladislao re a. 17
Boiano
Perrotto di Pietro de Flumine, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni Favale, giudice di Boiano
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario, con procura di Pandullo, ab. di M.V., concede a Pietro di Nicola Rotundo una terra nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto «la casa de Jando de Jordano», per l’annuo censo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 45)
3980.
1403, novembre 11, ind. XII – Ladislao re a. 17
Boiano
Antonio del giudice Giovanni de Vito, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni Favale («Fabalis»), giudice annuale di Boiano
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, dietro procura di Pandullo, ab. di M.V. (riferita, Reg. 3978), concede a Giovanni di Pietro di Meo de Guerriero e alla moglie Andriana, di Boiano, come pure ai loro eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, certe case nella Piazza di S. Nicola, con orto contiguo, – case che erano state donate al monastero da Maria di Rucio -, col patto di ripararle e corrispondere una libbra e mezza di cera all’anno nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 46)
3981.
1403, novembre 12, ind. XII – Ladislao re a. 17
Boiano
Antonio del giudice Giovanni de Vito, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni Favale, giudice annuale di Boiano
Fra Andrea da Aversa, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, dietro procura di Pandullo, ab. di M.V. del 24 settembre 1403 («1404»), ind. XII (riferita, Reg. 3978), concede a Franco di Giovanni de Vandi e a Pasquale di Boiano de Jandocta, di Boiano, come pure ai loro eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, un mulino «cum loco varcatorii dirutum in totum et devastatum», nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Pescara, vicino al monastero di S. Maria del Vivario, per l’annuo censo di due libbre di cera nella festa di S. Maria ad agosto, concessione a cui il monastero fu spinto perché non aveva modo come ripararlo, date le spese che vi occorrevano (XXIX, 47)
3982.
1403, novembre 27, ind. XII – Ladislao re a. 17
Sarno
Aniello de Orlando, di Castellammare di Stabia, abitante in Sarno, pubb. not.
Marino de Sirica, giudice annuale di Sarno
Martino Burrello, di Sarno, vende a Roberto e Domenico de Sirica, pure di Sarno, una terra, in parte arbustata e in parte campese, in territorio di Sarno, nel luogo detto «alle Starze», e un altro possesso nelle stesse pertinenze, nel luogo detto San Salvatore, per due once e 24 tarì (CIX, 32)
3983.
1403, dicembre 27, ind. XII – Ladislao re a. 17
Sarno
Aniello de Orlando, di Castellammare di Stabia, abitante in Sarno, pubbl. not.
Marino de Sirica, giudice annuale di Sarno
Roberto de Sirica e suo fratello Domenico, figli ed eredi del q. Nicola de Sirica, di Sarno, in forza di una sentenza della Corte di Sarno, per 3 once d’oro che dovevano riscuotere da Sarno Squillante, ricevono una terra di lui, nel luogo detto «alle Cloppazze» (CIX, 33)
3984.
1404, gennaio 4, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 15
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Don Antonio Cutillo dona al monastero di M.V. i diritti che gli spettavano su un nocelleto nel luogo detto Vigna degli olivi («Vinea de olivis»), che egli teneva a censo dallo stesso monastero per il canone annuo di 10 grana a Natale (LXXXI, 8)
3985.
1404, gennaio 5, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 15
Mercogliano
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede in perpetuo ad Antonio di Muccio de Morra, di Mercogliano, un casalino di Mercogliano, nel luogo detto Refusulu, per l’annuo censo di 3 once di cera nella festa di S. Maria a settembre (LXI, 49)
3986.
1404, gennaio 10, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 15
Montevergine
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo «dei gratia» ab. di M. V., insieme con la sua Comunità, raccolta in Capitolo, «facientes totum conventum ut dixerunt», concede ad Antonio e Nardo, figli di Moncello de Muncello del giudice Gualtiero, di San Mango, certi beni, la metà dei quali fu già tenuta dal q. Capocio, di San Mango, per l’annuo censo di 7 tarì e 10 grana, e che ora erano devoluti al monastero per la morte del Capocio, deceduto senza eredi, benchè tale collocazione gli fosse stata fatta «tacita veritate, eo quod idem Capocius dolose dominum Abbatem et Conventum eosdem informavit»: mentre l’altra metà di quei beni era stata concessa dal monastero a giusto titolo di locazione allo stesso Moncello, loro padre, e ai suoi eredi, per l’annuo censo di 7 tarì e 10 grana. Ora il tutto viene concesso ad Antonio e Nardo per 15 tarì e 10 grana a Natale. I beni in parola sono: una casa in San Mango; un casalino ivi, nel luogo detto Rogerone; una terra ivi, nel luogo detto Cornitu; una terra nel luogo detto Le lenze; una terra nel luogo detto Lu pigno; una vigna nel luogo detto «planu de valle»; una terra nel luogo detto Rogerone; un orto nel luogo detto Pergole; una terra ivi; un orto nel luogo detto Porta de Santi; un orto ivi; un altro orto nel luogo detto «le portelle»; un orto «in pede dicti Castri»; una terra nel territorio del castello di Pietrariccarda; una selva nel luogo dettol’Acqua del castagno («lacqua de lu castagno»); una terra nel luogo detto Cantarelle (Cand. VI, 22)
3987.
1404, gennaio 20, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 15
Mercogliano
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni Cerone, dell’Ospedale di M.V. due terre, una selva e la metà di un palmento, nel luogo detto Campomarino, per l’annuo censo di un tarì nella festa dis. Maria a settembre (CXVII, 53)
3988.
1404, gennaio 28, ind. XII – Ladislao re a. 17
Formicola
Giovanni de Carusone, di Formicola, pubbl. not.
Vento de Ugone, di Formicola, giudice a vita ivi
Nicola e suo fratello, il giudice Antonio, di Formicola, figli del q. giudice Giovanni Piczullo, di Formicola, vendono a Pietro Vitale, pure di Formicola, un pezzo di terra nel casale di Mairano, nelle pertinenze di Formicola, che essi tenevano a censo dal monastero di S. Maria del Castello di Formicola per l’annuo censo di 3 danari nella festa di S. Maria ad agosto, e lo vendono per il prezzo di 9 tarì e con l’onere suddetto, e l’obbligo di impetrare l’assenso da fra Biscardoda San Serverino, priore di quel monastero (XLV, 16)
3989.
1404, febbraio 3, ind. XII – Bonifacio Pp. IX a. 15
Montevergine
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giacomo de Amore, di Monteforte, e al nipote di lui Francesco, un nocelleto nel luogo detto Vigna degli olivi (LXXXI, 62)
3990.
1404, marzo 6, giovedì, ind. XII
Mercogliano («in castro nostro Merculiani»)
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., crea suoi procuratori per i beni di M.V. esistenti in Nocera, il P. Allegretto da Lancusi e il P. Francesco da Penta di San Severino (XCII, 126)
3991.
1404, luglio 27, ind. XII – Ladislao re a. 18
Ospedale di M.V.
Pietro Furrello de Ricia, pubbl. not.
Antonio de Meulo, giudice annuale dell’Ospedale di M.V.
Gli abitanti dell’Ospedale di M.V. presentano al papa Bonifacio IX una supplica perchè conservi nel monastero di M.V. l’ab. Pandullo, il quale aveva riparato ai danni spirituali e temporali che il monastero aveva sofferto per il dissensioni precedenti (II, 8)
3992.
1404, agosto 6, ind. XII – Ladislao re a. 18
Avella
Antonio Panecaldo, di Nola, pubbl. not.
Giovannuccio Caputo, giudice annuale del castello di Avella
Il maestro Guglielmo de Bruna, di Avella, vende a Giovanni de Nastaro, di Visciano («Bissana»), due territori boscosi in Visciano, nel luogo detto S. Martino, per il prezzo di 7 tarì e mezzo (XXVII, 42)
3993.
1404, agosto 11, ind. XII – Ladislao re a. 19
Summonte
Giovanni di Palermo, di Capriglia, abitante in Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Scudillo (e «Scudella»), di Summonte, giudice annuale ivi
Nicola de Burrella, di Summonte, vende a Giovanni de Marinuccio (e «de Marino»), pure di Summonte, una selva con castagni nelle pertinenze del Casale di M.V., per il prezzo di 2 once e 9 tarì e con l’onere di un tarì all’anno a Natale alla corte del castello di Capriglia («castri Crapilie») ( CXIII, 92)
3994.
1404, settembre 29, ind. XIII – Ladislao re a. 18
Acerra
Antonio Romano, di Napoli, pubbl. not.
Fello (=Filippello?) Maffeo, di Acerra, giudice ivi
Fuccillo Boccamusto, del casale di Cisterna, si accorda con Masullo Sabina, di Somma, riguardo a un contratto per la vendita di nocciuole, vino, ecc., che egli aveva fatto, per 4 once e 15 tarì (XL, 58)
3995.
1404, dicembre 26, ind. XIII – Ladislao re
Salerno
Il re Ladislao ordina che le collette di Mercogliano, Ospedale di M.V., ecc., non si esigessero per conto della Corte reale, ma che gli officiali le pagassero al monastero di M.V.; inoltre ingiunge agli officiali di osservare e far osservare inviolabilmente i privilegi e le grazie da lui concesse all’Università e agli uomini dei casali di Ciucciano, Fistulari e San Martino, siti nella montagna di Montefusco («in montanea» Montisfusculi), ugualmente vassalli del monastero e dell’ab. di M.V. (ix, 92)
3996.
1405, gennaio 2, ind. XIII – Ladislao re a. 18
Capua
Stabile Meffe, di Capua, pubbl. not.
Michele de Pietro, di Capua, giudice
Fra Giacomo da Mercogliano, priore di M.V. di Capua, concede a Giovanni Longo, della villa di Pignataro, nelle pertinenze di Capua, una terra sterile nel luogo detto San Nicola a Zaccune, in territorio di Calvi, per il canone annuo di una gallina a Natale, e 6 tarì per questa concessione (XXXI, 74)
3997.
1405, marzo 23, ind. XIII – Ladislao re a. 18
Lauro, nella chiesa di S. Giacomo
Giuliano Biczone, di Lauro, pubbl. not.
Mattiolo de Cappello, giudice annuale di Lauro
Pandullo, «dei apostolice sedis gratia» ab. di M.V., insieme con fra Leonardo d Montoro, priore di S. Maria del Plesco, fra Nicola de Sandullo da Forino, priore di S. Giacomo di Lauro, fra Giacomo de Glacia da Chiusano e fra Antonello da Candida, cede a Cola Nappo, del casale di Pao («Pay»), nelle pertinenze di Lauro, una casa diruta con orto contiguo, in quel casale, e in cambio riceve una terra arbustata nel casale di Sopravia, nel luogo detto «a la Camerella» (XLIX, 44)
3998.
1405, aprile 23, ind. XIII – Ladislao re a. 19
Mercogliano
Pietro Furrello de Ricia, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., offre il suo perdono a Onofrio e Guglielmo de Acernis, fratelli, e a Giacomo de Trocco, di Mercogliano, «inter quos – cioè tra l’ab. di M.V. da una parte e questi tre signori dall’altra – scandalum fuerat odiosa suborta materia conspirationum», e, ad evitare la ricaduta nella colpa, ognuno di essi si obbliga alla pena di 25 once d’oro «de non offendendo per se vel alios … in personis et rebus ipsius domini abbatis et successorum suorum et de stando parendo et hobediendo … omnibus mandatis dicti domini abbatis et successorum suorum» (LXXII, 83)
3999.
1405, novembre 18, ind. XIV – Ladislao re a. 19 (in: 1410, maggio 28, ind. III)
Napoli
Il re Ladislao domanda a Pandullo, ab. di M.V., in prestito il castello di Mercogliano, «propter aliquas suspiciones vigentes ad presens inter Maiestatem nostram et magistrum Justitiarum Rengni nostri Sicilie», e questo perchè egli giudica che al momento «sit expeditius habere in manibus et potestate nostra castrum tuum (cioè di Pandullo) Merculiani», che poi restituirà a M.V. quando sarà cessato quel motivo; e frattanto si stabiliscono delle particolari condizioni in modo che gli interessi del monastero non ne abbiano a soffrire (in IX, 97)
4000.
1405, novembre 21, ind. XIV – Ladislao re
Napoli, in Castelnuovo
Il re Ladislao dà ordine al conte di Sarno e ai suoi officiali che diano il necessario aiuto al P. Antonio Scippaporri, monaco di M.V., nel prendere possesso del priorato di S. Giovanni di Sarno e dei suoi diritti e proventi, che il Sommo Pontefice Bonifacio Pp. IX gli aveva una volta («olim») concesso (CVI, 3)
4001.
1406, febbraio 8, ind. XIV – Ladislao re a. 18
Baiano
Nicola de Presbiterio, di Baiano, pubbl. not.
Nardello de Tommaso, giudice di Baiano
Cicco Poto facendo testamento lascia al monastero di M.V. due XLI di messe, ed ordina che qualora sua figlia Cristina, sua erede, dovesse morire senza eredi, il monastero di M.V. dovrà succedere in tutta la sua eredità (XXIII, 35)
4002.
1406, febbraio 10, ind. XIV – Ladislao re a. 19
Ospedale di M.V.
Giovanni di Petruccio de Morgarella, di Altavilla, pubbl. not.
Bartolomeo del giudice Nicola, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Mucio de Morra, abitante in Mercogliano, un nocelleto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «lo Urrito», per il canone annuo della metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori, a patto che il monastero avesse potuto riprendere il nocelleto quando lo avesse creduto opportuno (LXI, 50)
4003.
1406, marzo 2, ind. XIV – Ladislao re a. 20
Ospedale di M.V.
Giovanni Pietro de Margarella, di Altavilla, pubbl. not.
Bartolomeo del giudice Nicola, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Bartolomeo Fornario, di Pietrelcina («de Petra Policina»), abitante nell’Ospedale di M.V., un territorio nelle pertinenze dell’Ospedale di M.V., nel luogo detto «alla Jungara», per il canone annuo di 2 tarì nella festa di S. Maria a settembre (CXVII, 54)
4004.
(1406), giugno 6, ind. XIV (in: 1427, agosto 4, ind. V)
Sarno
Marino de Sirica, di Sarno, pubbl. not.
Angelo Cerbuto, giudice di Sarno
Antonello Medico, di Napoli, abitante nella città di Sessa («Sexe»), agendo anche a nome di sua nipote Bagnella, promette di dare in moglie a Roberto de Sirica, di Sarno, questa sua nipote, ed assegna come dote 13 once, e cioè 9 once e 17 tarì in moneta e 4 once in corredo e un paio di case in Sarno, nel luogo detto Taverne. Da parte sua Roberto assegna a Bagnella la quarta di tutti i suoi beni («pro quarta iure quarte seu morgincap»), e «pro honore primi osculi augustale», e promette di ben custodire quelle doti e di restituire tutto in caso di rescissione del contratto («quas dotes quarta et basatura dictus Robertus promisit salvas facere et eas restituere») (in CVII, 66)
4005.
1406, luglio 8, ind. XIV – Ladislao re a. 20
Casale di Vico, nelle pertinenze di Palma
Antonio Manco, di Nola, pubbl. not.
Nicola Pellegrino, detto Saviano, del casale di Saviano, nelle pertinenze di Nola, abitante in Palma, giudice annuale di Palma e dei suoi casali. Cicco de Floritis, di Lauro, procuratore di Pandullo, ab. di M.V., e della Comunità di M.V., concede per 29 anni a Masillo Carluccio, del casale di Vico, nelle pertinenze di Palma, unastarza, in parte boscosa e incolta e in parte vitata con alberi e viti latine e piante di nocciuole, nelle pertinenze di Palma, nel luogo detto «ad Puczulunbulo», per la metà del vino, la terza parte delle nocciuole e dei seminati, e una gallina a settembre (XCVIII, 7)
4006.
1406, agosto 1°, ind. XIV – Ladislao re a. 20
Altavilla
Giovanni di Petruccio de Margarella, della terra di Altavilla, pubbl. not.
Guglielmo di Petruccio de Margarella, di Altavilla, giudice annuale ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Giacomo Carrara, di Pontelatrone, un territorio in questo casale, nel luogo detto Campobuono, per l’annuo censo di 4 grana nella festa di S. Maria ad agosto (CII, 23)
4007.
1406, agosto 19, ind. XIV – Ladislao re (in: 1423, novembre 16, ind. II)
Altavilla
Giovanni di Petruccio de Margarella, di Altavilla, pubbl. not.
Guglielmo di Petruccio de Margarella, di Altavilla, giudice annuale ivi. Pandullo, «dei et apostolice sedisa gratia» ab. di M.V., concede a Modestino di Giovanni de Bisogno («Bisongno»), di Mercogliano, un orto con olivi, noci, ecc., nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «in pedi la terra», per il canone annuo di un tarì nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro «pro intratura seu trasitura» (in LXII, 8)
4008.
1406, settembre 20, ind. XV – Ladislao re a. 19
Serino
Giacomo Anna de Raone, di Serino, pubbl. not.
Giacomo de Riccardone, giudice, annuale di Serino
Meulo Puczillo, di Atripalda, agendo anche a nome di suo fratello Masiello Puczillo, vende a Francesco de Sabba la metà di un bosco con alberi di castagni e altri alberi silvestri e fruttiferi, nelle pertinenze di Atripalda, nel luogo detto Grecculeta
4009.
1406, novembre 6, ind. XV – Ladislao re a. 20
Ospedale di M.V.
Angelo de Vango, di Candida, pubbl. not.
Castellano de Norfulo, giudice annuale dell’Ospedale di M.V.
Pandullo, ab. di M.V., col consenso della Comunità di M.V., procede ad una permuta con Riccardo Cobuzio, dandogli una selva con alberi di castagni, in territorio del castello di Serra, nel luogo detto «Ille clusubelle», e ricevendo da lui un orto arbustato in territorio di Candida, nel luogo detto «la corte de Monte Vergene»
4010.
1406, dicembre 10, ind. xv – Ladislao re a. 20
Napoli
Antonio de Turri, di Napoli, pubbl. not.
Guglielmo Russo, di Napoli, giudice
Il maestro Antonio Spata, manescalco, dona al monastero di M.V., per le mani di Pandullo, «dei et apostolice sedis sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), molti mobili e l’incudine e gli altri suoi strumenti spettanti alla sua arte; inoltre dona una casa in Vallata, nel luogo detto «a lo Thoro»: il tutto col patto che il monastero gli somministri vitto e vestito e, in caso che si recasse al monastero di M.V., gli dia il letto (CXXV, 1)
4011.
1407, gennaio 26, ind. XV – Ladislao re a. 20
Sant’Agata (dei Goti)
Antonio de Agnone, della città di Sant’Agata, pubbl. not.
Giacomo de Stabile, giudice annuale di Sant’Agata
Maruccia de Limata, ved. del q. Pietro Nicola Sabastiano de Domenico, di Sant’Agata, vende all’ab. Tudone, f. del q. Domenico Caprio di donna Gaytella, un orto nella città di Sant’Agata, nel luogo detto «a la festula», per 18 tarì (XI, 126)
4012.
1407 («1406»), febbraio 21, ind. XV – Ladislao re a. 20
Napoli
Petrillo Tucha, di Giugliano («de Jullano»), abitante in Aversa, pubbl. not.
Domenico de Stridio, di Aversa, giudice a vita
Fra Bartolomeo da Mercogliano, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito in Napoli, concede in enfiteusi in perpetuo al maestro Nicola Cefalano, di Aversa, un ospizio di case con corte, ecc., nella parrocchia dei Ss. Filippo e Giacomo di Aversa, per l’annuo censo di 2 tarì a Pasqua, e 10 once per questa concessione (LXXXIX, 101)
4013.
1407, febbraio 26, ind. XV – Ladislao re a. 31 (in: 1407, marzo 2)
Montefusco
Giovanni de Costanciis, di Acquaviva, pubbl. not.
Petrillo de Cilocto, di Montefusco, giudice
Antonia, figlia ed erede del maestro Tommaso Boemio e ved. di Nicola de Noffo, di Montefusco, vivente «iure longobardo», costituisce suo procuratore il figlio Antonio Flussalena (e «Frussaleno»), perchè ottenga da Pandullo, ab. di M.V., la riconferma di alcuni stabili in Cucciano (in XLI, 6)
4014.
1407, marzo 2, ind. XV – Ladislao re a. 21
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Pietro Marchisio, di Avella, pubbl. not.
Firello de Manfredi, di Napoli, giudice per tutto il Regno
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., col consenso di fra Bartolomeo da Mercogliano, priore di S. Maria di Alto Spirito, fra Severino da San Severino, fra Nardo da Carife, fra Giacomo da G.ra, fra Giuliano da Pozzuoli, fra Guglielmo da San Martino e fra Americo da San Severino, «totum conventum ipsius monasterii facientes, ut dixerunt», conferma ad Antonio de Flussalena, di Montefusco, agente a nome suo e di sua madre Antonia, di Cucciano, ved. del q. Nicola de Noffo, di Montefusco, i seguenti beni stabili nel casale di Cucciano («in casali Cucziani»), e cioè: una casa nel luogo detto «li Felici», con una vigna congiunta dietro la casa; un’altra vigna nello stesso casale, nel luogo detto «la vinea de lo cressito»: a patto che essa ritorni nel casale di Cucciano insieme coi figli e si obblighi agli oneri comuni agli altri vassalli del monastero, con la corresponsione dello stesso censo che versava suo marito (XLI, 6)
4015.
1407, aprile 19, ind. XV – Ladislao re a. 21
Ospedale di M.V.
Giovanni di Petruccio de Margharella, d’Altavilla, pubbl. not.
Crissillo de Biagio («Blasio»), dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede per 25 anni a Petrullo di Antonio de Galluccio, del casale di Santa Maria «de Agello», nelle pertinenze di Atripalda, un nocelleto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Santo Ronzio, per il canone di 10 grana annue a Natale (XIX, 44)
4016.
1407, aprile 25, ind. XV – Ladislao re a. 21
Pontelatrone, nelle pertinenze di Formicola
Giacomo de Rocca, di Caserta, pubbl. not.
Domenico di Giovanni Maczucco, di Casalicchio, nelle pertinenze di Pontelatrone, giudice
Il Padre Antonello da Candida, priore di S. Maria del Castello in Formicola, concede al maestro Simeone di Caserta, abitante in Formicola, un pezzetto di terra nelle pertinenze di Formicola, nel luogo detto Mairano, per l’annuo censo di un grano a Natale, e 8 tarì per questa concessione, tarì che servivano particolarmente per fare la «lamiam» nella chiesa di S. Maria del Castello (XLV, 13)
4017.
1407, maggio 6, ind. XV – Ladislao re a. 21
Napoli
Biagio de Maggio («Madio»), pubbl. not.
Luca Tallamilo, di Napoli, giudice
Nicola Marturo, di Arpaia, f. del q. Giovanni Marturo, si dichiara debitore verso Antonella de Nicola per la somma di 11 ducati e mezzo, e promette di pagarli a tempo debito, e frattanto ipoteca questa somma su tutti i suoi beni mobili e stabili (XIV, 170)
4018.
1407, maggio 23, ind. XV – Ladislao re a. 21
Ospedale di M.V.
Pietro Marchisio, di Avella («de Avellis»), pubbl. not.
Crissillo de Biagio, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo «dei gratia» ab. di M.V., costituisce suo procuratore fra Bartolomeo Sasso da Mercogliano, priore di S. Maria di Alto Spirito di Napoli, per una causa che c’era tra M.V. e Francesco Balenzano, del casale di Cisterna, nelle pertinenze di Marigliano, riguardo a un territorio in Cisterna, nel luogo detto orto, che il monastero di M.V. sosteneva spettare ad esso, come erede del q. Fuccillo Boccamusto, di Cisterna, oblato di M.V., e gli ordina di procedere con l’altra parte a un compromesso (XL, 39)
4019.
1407, maggio 30, ind. XV – Ladislao re a. 21 («20»)
Salerno
Mattia de Aulisco, di Salerno, pubbl. not.
Gregorio de Ampernato, di Salerno, giudice
L’ab. Rainaldo Vassallo, di Napoli, vicario di Salerno, procuratore della nobile signora Comitella Protogiudice, di Salerno, paga 6 once e 23 tarì a Tommaso Scoldasio, di Salerno, saldando così un debito di Ruggiero de Protogiudice, contratto il 13 giugno 1381, ind. IV, nell’anno 39 di Giovanna (CV, 80)
4020.
1407, luglio 17, ind. XV – Ladislao re a. 21
Altavilla
Giovanni di Petruccio de Margarella, di Altavilla, pubbl. not.
Nicola de Ventulo, di Altavilla, giudice annuale ivi
La nobile donna Comitella de Protogiudice, di Salerno, e ora abitante in Altavilla, balia e tutrice di Giacomo e di Francesco de Tocco, vigna nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo detto la Via dell’Ospedale («la via delospitale»), per il canone annuo di 2 tarì l’11 novembre (XII, 336)
4021.
1407, luglio 30, ind. XV – Gregorio Pp. XII a. 1
Roma, presso S. Pietro
Enrico, vesc. cardinale di Tuscolo, assolve Pandullo, ab. di M.V., e la sua Comunità della scomunica in cui erano incorsi «propter moram solutionis … servitiorum non facte termino constituto et a reatu periurii et sententiis quas propterea incurrit», perchè ha corrisposto «pro parte partis sui communis servitii», dovuto al collegio dei Cardinali nella somma di 42 fiorini d’oro, l’acconto di 29 soldi e 6 denari di moneta romana ,«et pro parte partis unius etiam sui minuti servitii debiti consueti pro familiaribus et officialibus dicti collegii»; e proroga sino alla prossima festa dei Ss. Pietro e Paolo il pagamento di quanto ancora resta da corrispondere, «sub dictis penis et sententiis» (LXXVI, 16)
4022.
(1407), agosto 20 («XIII kal. septemb.») – Gregorio Pp. (XII) a. 1
Orvieto («Apud Urbem veterem»)
Gregorio Pp. (XII), raccomanda all’arcivesc. di Napoli di apprestare i suoi opportuni aiuti all’abate e al monastero di M.V., perchè possano essere validamente difesi contro alcuni che li molestano nel possesso dei loro beni, e così possano sperimentare l’aiuto della Sede Apostolica nella difesa e nell’uso dei loro privilegi (II, 9)
4023.
1407, settembre 3, ind. … – Ladislao re a. 21
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Petrillo Celotto, di Montefusco, giudice regio
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede in perpetuo ad Eustasio Zaudella, di Montefusco, una vigna nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «le tennete», per 7 tarì e 5 grana all’anno in due rate nella festa di S. Eligio a settembre e a Natale (LXXXIV, 16)
4024.
1407, settembre 8, ind. I – Ladislao re a. 21
Monastero di M.V.
Pietro Marchisio, d’Avella, pubbl. not.
Crissillo de Biagio, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Nicola Marrotta, di Baiano, i seguenti beni in Baiano: un territorio detto San Maffeo, un territorio detto «a Pluppo», una terra detta Corte: il tutto per il canone annuo di un tarì, e un’oncia e mezza d’oro per questa concessione (XXIII, 68)
4025.
1407, settembre 30, ind. I – Ladislao re a. 21
Ospedale di M.V., nella chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo
Pietro Marchisio, di Avella, pubbl. not.
Crissillo de Biagio, dell’Ospedale di M.V, giudice ivi
Pandullo «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede in perpetuo a Paolo Maccarone, di S. Paolo, nelle pertinenze di Nola, e a Giovanna Ansermo, di Avellino, coniugi, i seguenti beni: alcune case con orto, cortile, ecc., nel luogo detto «La Naspa», due vigne nel luogo detto Sant’Antonio o «a li Caputi», e altre due selve nello stesso luogo: il tutto per l’annuo canone di 25 grana, e 2 once d’oro per questa concessione (LXII, 1)
4026.
1407, ottobre 7, ind. I – Ladislao re a. 21
Capua
Giacomo de Simone, di Capua, pubbl. not.
Michele de Pietro, di Capua, giudice regio
Il P. Giacomo da Mercogliano, già priore del monastero di M.V. di Capua e ora residente nello stesso monastero di M.V. di Capua e ora residente nello stesso monastero, insieme con fra Nicola de Rosato e fra Pietro da Monteforte, monaci conventuali di quel monastero, dà l’assenso alla vendita di una corticella nella parrocchia di S. Marcello Maggiore di Capua, redditizia al monastero in 3 grana e un terzo all’anno nella festa di S. Maria ad agosto. La vendita è effettuata tra i venditori Russo e Antonio Toscano, detto Criccola, e Antonio Toscano, della villa di San Prisco, nelle pertinenze di Capua, e il compratore Simeone de Paride, della villa di Casanova, nelle stesse pertinenze di Capua, per il prezzo di 6 tarì, e versando un tarì e 5 grana al monastero per l’assenso (XXXI, 125)
4027.
1408, gennaio 7, ind. – Ladislao re a. 21
Mercato San Severino («apud forum Sancti Severini»)
Cubello Tumeo de Gaudo, abitante in San Severino, pubbl. not.
Landolfo de Vivo, di San Severino, giudice
Fra Giovanni da Napoli, priore della chiesa di S. Maria di Penta, nelle pertinenze di San Severino, – ditero presentazione di uno strumento di procura di Pandullo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), e dei monaci raccolti nella chiesa di S. Leonardo di Montefusco l’8 settembre 1398, Ind. VIII, nell’anno 9° di Bonifacio Pp. IX (data in cui viene celebrato il Capitolo generale «capitulo celebrato») -, dà in censo al not. Andrea Toccarello, di San Severino, una terra arbustata nel luogo detto «la compara», nel casale di Cervito, nelle pertinenze di San Severino, per il canone di 7 grana, e rivendo 3 once e 6 tarì d’oro «pro intratura»: concessione che il monastero è costretto a fare, perchè da due anni si son bruciate tutte le case dell’Ospedale di M.V., insieme con certi libri appartenenti al monastero (CXI, 92)
4028.
1408, marzo 4, ind. I – Ladislao re a. 21
Boiano
Matteo di Franco Roberto Lapo, di Boiano, pubbl. not.
Nicola di Benedetto Carleno, giudice annuale di Boiano
Fra Pietro di Maddaloni, priore e rettore di S. Maria del Vivario di Boiano, procuratore di Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. , concede a Nicola di Alessandro, di Boiano, e ai suoi eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, e alla moglie di lui, finchè sarà in vita, un orticello sterile in territorio di Boiano, presso il mulino del monastero, per annuo censuo di 3 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 48)
4029.
1408, aprile 30, ind. I («XV») – Ladislao re a. 22
Sarno («apud civitatem Sarni»)
Marino de Sirica, di Sarno, pubbl not.
Angelo Cerbulo, giudice annuale di Sarno
Il medico Antonello, di Napoli, abitante nella città di Sessa, procuratore di suo padre Petrillo Malco, concede a Palmiero de Palmerio de Bernardo, di Sarno, un arbusto in territorio di Sarno, e propriamente nel luogo detto San Pietro, e un orticello nel luogo detto «a lo Pappacina» (CVII, 27)
4030.
1408, giugno 25, ind. I – Ladislao re a. 22
Nola
Giovannetto Ferraro, di Nola, pubbl. not.
Masello de Alferio, di Nola, pubbl. not.
Il P. Bernardo da Montoro, priore di S. Maria del Plesco di Casamarciano, concede a Fusco de Sarno, del casale di San Paolo, un territorio arbustato in questo casale, nel luogo detto «alle vigne», per il canone annuo di 5 grana d’oro, e 23 tarì per questa concessione (XCVIII, 34)
4031.
1408, luglio 8, ind. I – Ladislao re a. 22
Ospedale di M.V.
Pietro Marchisio, di Avella, pubbl. not.
Crissillo de Biagio, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Nicola de Zocta, di Monteforte, nel luogo detto «a lo burgo», per l’annuo censo di 5 grana d’oro a Natale, e un’oncia e 10 tarì «LXXXI, 63»
4032.
1408, agosto 12, ind. I – Ladislao re a. 22
Carife («Carifii»)
Antonio de Cristofano, di Guardia Lombarda, pubbl.not.
Nicola de Catula, giudice di Carife
Cubello de Muncello e Reuccio («Reucius»), suo figlio, di Carife, vendono a fra Santoro, priore di S. Giovanni d’Acquarara, una casa in Carife e metà di una vigna in territorio di Carife, nel luogo detto Lomba, per 5 once d’oro e 18 carlini d’argento (Cast. 30)
4033.
1408, agosto 26, ind. I – Ladislao re a. 22
Maddaloni
Giacomo Carbone, pubbl. not.
Lippo de Trippaldo, giudice a vita
Il maestro Nicola de Filippo Scitone, di Maddaloni, dopo aver asserito davanti Marino Maliola e a Fuccillo Maliola, fratelli, pure di Maddaloni, che una volta Fuccio Maliola e Cicco Maliola, – costui padre dei suddetti fratelli -, per un certo prezzo gli avevano venduto tre moggi di una terra che constava di 4 moggi, ora se la fa misurare e vi fa apporre i termini. Marino e Fuccillo, assegnando allo stesso maestro Nicola la parte che gli toccava, si dicono contenti delle misure effettuate e promettono che mai avrebbero mosso questione su tale misurazione. Ma siccome nella misura della terra entrò una parte di terra che tiene Giovanni Simone, il maestro Nicola lascia quietanza tanto a Giovanni che ai fratelli Maliola e ai loro eredi (LI, 107)
4034.
1408, settembre 15, ind. II – Ladislao re a. 22
Palma
Not. (deleta)
Nicola di Francesco, giudice annuale di Lauro
Il P. Francesco di Lanzaria, priore della chiesa di S. Maria «de pede Palme», concede a Giacomo Gottofrido, del casale di Mariglianella, nelle pertinenze di Marigliano, un territorio boscoso nelle pertinenze di quel casale, nel luogo detto la Starza di Santa Maria di Materdomini, per l’annuo censo di 24 tarì, distribuiti in due rate ad agosto e a gennaio (XCVIII, 8)
4035.
1408, dicembre 6, ind. II – Ladislao re a. 22
San Martino Valle Caudina
Giovanni de Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Angelo Granillo, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Martino Caczarone, di San Martino V.C., avendo edificato in questa terra una cappella sotto il titolo di S. Caterina, con donazione irrevocabile «inter vivos», dona ad essa i seguenti beni: una selva nel luogo detto «l’appaczito», nelle pertinenze di S. Martino; una terra con querce nel luogo detto San Martino; una vigna nel luogo detto «Valle Saxolo» (LIV, 26)
4036.
1409, gennaio 22, ind. II – Ladislao re a. 22
Ospedale di M.V.
Pietro Marchisio, di Avella, pubbl. not.
Crassillo de Biagio, giudice annuale dell’Ospedale di M.V. (dei et apostolice sedis gratia) ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Donato di Giacomo Russo di Montefredane, due perti di un nocelleto, – donate al monastero da Cicchetto di Montefredane, mentre l’altra parte fu donata allo stesso Donato e ai suoi eredi col censo annuo di 2 tarì a M.V. – , nocelleto che era nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto appunto il Nocelleto di Cicchetto, per il canone annuo di 5 tarì, da corrispondersi insieme con gli altri due, a Natale, e per questa concessione il monastero riceve un’oncia d’oro e 18 tarì (XIX, 45)
4037.
1409, febbraio 8, ind. II – Ladislao re a. 22
Napoli
Gurello di Napoli, protonot. del Regno
Re Ladislao, dietro preghiera dell’ab. e del monastero di M.V., ratifica la donazione dei feudi di Terrarogia e di Torretombara («terre rugie et turris tammari de provincia principatus Ultra»), fatta da Angelino de Russulinis, signore di quelle terre (riferita, Reg. 3975), e la conferma «de speciali gratia», mosso dal particolare affetto di devozione che ha per M.V., nonostante che quei beni siano venuti «ad manus mortuas»; inoltre rimette e rilascia in perpetuo «feudale servitium seu adoham exinde debitum» per la riverenza alla Beata Vergine (IX, 95)
4038.
1409, febbraio 15, ind. II – Ladislao re a. 22
Napoli
Il re Ladislao ordina (il nome del destinatario è lasciato in bianco) un’informazione contro il signor don Pippo Caracciolo, capitano di Montefusco («miles capitaneus dicte terre Montifusculi»), mosso dall’abate e dai vassalli di M.V, che si lamentavano che costui: 1° comandò che si spezzassero «seras turris seu domus ipsius monasterii» in Pietradefusi, nelle pertinenze di Montefusco; 2° fece asportare di lì 20 tomoli di orzo; 3° proibì «sub certa pena» di portar via di lì 30 tomoli di frumento, senza suo ordine; 4° da un anno e fino al presente abita nello stesso monastero, contro la volontà dell’abate e della Comunità di M.V.; 5° per suo ordine fu sfrattato «cellarum ipsarum domorum»; 6° furono gettati dei recipienti che servivano a contenere il vino proveniente dalle vigne del monastero, e tiene occupato il monastero con danno di questo; 7° estorce collette oltre quelle prescritte, per una somma di sei once e mezza dai suddetti vassalli; 8° usurpò la giurisdizione sui vassalli del monastero in cause civili, turbando così la pacifica possessione e quasi giurisdizione dell’abate; 9° fece mettere un vassallo alla tortura; 10° mentre 62 vassalli erano intenti a scavare una fossa per una torre per il Re, vennero da lui chiamati traditori, e difendendosi uno di essi da quell’oltraggio, egli facendo impeto contro di lui lo percosse «cum sanguine effusione in facie», e cercando alcuni di essi di liberarlo dalle sue mani, li fece tutti incarcerare e ivi li ritenne cinque giorni, e li liberò solo quando estorse da loro 160 tomoli di orzo; 11° fece ancora un’altra malversazione a 14 operai; 12° estorse da un vassallo, indebitamente, 15 tarì; 13° da un altro estorse un ducato; 14° da un altro tarì; 15° dagli operai, di cui sopra, messi in carcere, come cauzione richiese 5 grana per ciascuno (XCIX, 205)
4039.
1409, luglio 25, ind. II – Ladislao re a. 23
Montefusco, nel monastero di S.Maria di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Petrillo Celotto, giudice di Montefusco
Dietro richiesta di Pandullo, ab. M.V., si riporta un privilegio di Enrico VI imperatore , dato da Bari il 10 marzo 1195 (riferito, Reg. 956) (IX, 96)
4040.
1409, ottobre 28, ind. III – Ladislao re a. 23
Ospedale di M.V.
Giovanni di Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Petruccio de Gennaro («Januario»), giudice annuale dell’Ospedale di M.V.
Pandullo, ab. di M.V., concede per 29 anni a Pietro di Giovanni de Cola, di San Martino Valle Caudina, e ad Antonio, suo fratello, una terra del monastero, nelle pertinenze di San Martino V.C., nel luogo detto «ad Valle Saxuli», per un tarì all’anno, e 8 tarì per questa concessione (LIV, 16)
4041.
1410 («1409»), gennaio 25, ind. III – Ladislao re a. 23
Sessa Aurunca («Suesse»)
Cristofaro de Ricca, della città di Sessa, pubb. not.
Antonio Corvo, della città di Sessa, giudice a vita ivi
Maddalena di Bernardo, della città di Sarno, moglie di Antonello Petrillo di Napoli, abitante in Sessa, costituisce Roberto de Sirica, di Sarno, suo procuratore per i beni che possedeva in Sarno (CVII, 74)
4042.
1410, aprile 11, ind. III – Ladislao re a. 24
Ospedale di M.V.
Giacomo Zaccaria, di Baiano, pubbl. not.
Petruccio de Gennaro, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni Cirone e a Simone, fratelli, del Casale di M.V. , un territorio nel Casale di M.V. , nel luogo detto Campomarino, e una terra nello stesso luogo, per il canone auuo di un tarì nella festa dell’Assunta ad agosto (CXVII, 55)
4043.
1410, aprile 12, ind. III – Ladislao re
Altavilla
Giovanni di Petruccio de Margarella, pubbl. not.
Leonardo di Antonio de Nunzio, di Altavilla, giudice annuale
Pandullo, ab. di M.V., concede per 29 anni a Giovanni Bruno, di Altavilla, una casa con cortile davanti, nel luogo detto il Borgo di Altavilla, per il canone … (XII, 266)
4044.
1410, maggio 9, ind. III – Ladislao re a. …
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Giovanni de Costantiis, di Acquaviva, pubbl. not.
Petrillo Celotto, di Montefusco, giudice regio
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede in enfiteusi a Simone de Perrocto e a donna Tommasa, sua moglie, come pure ai loro discendenti, due orticelli in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola, per l’annuo censo di 3 tarì e 10 grana (LXXXIV, 17)
4045.
1410, maggio 25, ind. III – Ladislao re a. 24
Formicola
Giacomo de Rocca, di Caserta, pubbl. not.
Antonio del giudice Giovanni Peczullo, di Formicola, giudice a vita ivi
Fra Antonello da Candida, priore di S.Maria del Castello di Formicola, dell’Ordine di Montevergine, procede a una permuta con Nicola de Apicis Tubetto, abitante in Formicola, cedendogli un casalino, cioè un pagliaio «de stucchis», sito presso quel castello, vicino alla casa dello stesso Nicola, e ricevendo da lui una casa in Formicola (XLV, 8)
4046.
1410, maggio 28, ind. III – Ladislao re a. 24
Altavilla
Tommaso (Guglielmide) di Altavilla, pubbl. not. apostolico
Leonardo di Antonio de Nunzio, di Altavilla, giudice annuale ivi.
Dietro preghiera di Pandullo de Tocco, «divina providentia» ab. di M.V., si riproduce un diploma del re Ladislao, dato da Napoli il 18 novembre 1405, Ind. XIV (riferito, Reg. 4000) (IX, 97)
4047.
1410, luglio 1°, ind. III – Ladislao re a. 24
Città di Santa Maria («apud civitatem Sancte Marie olim dicte Lucerie»)
Modestino de Tranchedo, di Avellino, abitante in Santa Maria, pubbl. not.
Meulo del giudice Maczeo, giudice regio
Adamo de Arangella, della città di Santa Maria, cede al monastero di M.V., quattro case con una fossa, cortile, pozzo, un albero di sicomoro, nella suddetta città; e in cambio riceve cinque case del monastero con due fosse, cortile, ecc. nella stessa città. E per di più che valevano le case del monastero, questeo riceve ancora 4 once d’oro al solito valore di 60 carlini d’argento per ogni oncia (L. 38)
4048.
1410, luglio 1°, ind. III – Ladislao re a. 24
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., ratifica lo strumento precedente (L. 39)
4049.
1410, agosto 6, ind. III – Ladislao re a. 24
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Giovanni de Costanzo, pubbl. not.
Petrillo Celotti, giudice
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., col consenso e la volontà della Comunità di S. Leonardo, e cioè di fra Onofrio da Summonte, fra Bartolomeo da San Severino, fra Domenico da San Martino e fra Giacomo da Taurasi, «facientes totum ipsum conventum», concede per 29 anni in enfiteusi a Cola Millulo e ai suoi legittimi eredi, «exceptis clericis et feminis», una casa, in parte diruta e scoperta, in Santa Paolina, per l’annuo canone di una libbra e mezza di cera a Natale
4050.
1410, agosto 16, ind. III – Ladislao re a. 24
Pontelatrone («apud castrum Pontislatronis»)
Giacomo de Rocca, di Caserta, pubbl. not.
Domenico di Giovanni Mazzucchio, di Casalicchio, nelle pertinenze di Pontelatrone, dona al monastero di S. Maria del Castello in Formicola, dell’Ordine di S. Benedetto, cioè di M.V., per le mani di fra Antonello da Candida, priore di quella Casa, un pezzo di terra, che essa aveva ricevuto in dote dalla Corte di Formicola e si trovava nel luogo detto «lo Canzano»; dona inoltre 6 tarì da riscuotersi da Margherita, ved. di Roberto Costantino, pure di Pontelatrone, e altri 4 tarì, che essa prestò a Cubuccio de Michele, di Pontelatrone. Da parte sua fra Antonello promette spontaneamente che dovunque essa fosse morta l’avrebbe fatta seppellire «honorifice cum cera et presbiteris condecentibus iuxta paragium suum», e che se essa si fosse voluta recare «ad standum morandum et habitandum in ospicio dicti monasterii», l’avrebbe ricevuta e trattata «honorifice», come «offertam et sororem dicti monasterii» (XLV, 4)
4051.
1410, settembre 2, ind. IV – Gregorio Pp. XII a. 4
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Giovanna, figlia del q. Marciano Bonamente, di Calvano, abitante in Montefusco, dona al monastero di M.V., per le mani di fra Angelo da Tufo, una casa in Montefusco, nella parrocchia di San Bartolomeo (LXXXIII, 53)
4052.
1410, settembre 9, ind. IV – Ladislao re a. 24
Montevergine
Giovanni di Petruccio de Margarella, d’Altavilla, pubbl. not.
Petruccio de Gennaro, del Calsale di M.V., giudice annuale ivi.
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia», ab. di M.V., concede in perpetuo a Nicola Notargiovanni, di Mercogliano, un nocelleto con campo, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Giardino («lo Jardino»), per il canone annuo di 15 grana nela festa di S.Maria a settembre (LXII, 2)
4053.
1411, febbraio 7, ind. IV – Ladislao re a. 24
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Pietro Bozone, di Napoli, pubbl. not.
Giacomo de Tellis, di Napoli, giudice
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), col consenso e la volontà della Comunità di Santa Maria di Alto Spirito, – costituita da fra Biscardo da San Severino, priore di quel monastero, fra Bartolomeo da Pannarano, fra Nicola da Avellino, fra Domenico da San Martino e fra Americo da San Severino, «ipsius monasterii conventum facientes» – ,concede in perpetuo alla signora Giovannella Protogiudice, di Salerno, ved. di Bartolomeo Tomacello, di Napoli, agente a nome del signor Cobello de Madio, «de villa Casandreni», nelle pertinenze di Napoli, e di Francesca di Nicola, di Giugliano («de villa Jullani»), nelle pertinenze di Aversa, abitanti in Aversa, una casa consistente in un cellaro, saletta e camera, nel Mercato vecchio («Mercato Veteri») di Aversa, dalla quale il monastero riceveva annualmente 7 tarì; le concede inoltre «hostulaniam unam magnam», consistente in diversi membri e abitazioni in Napoli, nel luogo detto «Porta de Caputis», in cattive condizioni di statica («ruynosam etiam et evidentem ruynam pacientem ac propicium satis clarum»), mosso dalla considerazione che si fosse riparata questa «hostulania», ne sarebbe venuto maggior vantaggio al monastero che dalla suddetta casa in Aversa, ma siccome il monastero era esausto e non poteva procedere alle necessarie riparazioni, allora la concede a Giovannella. Questa corrisponderà 5 once per la casa e un tarì e mezzo per l’«hostulania» a Pasqua (LXXXIX, 102)
4054.
1411, marzo 4, ind. IV – Ladislao re a. 24 (in: 1411, luglio 2, ind. IV)
Ospedale di M.V.
Pietro de Brusaco («de Bersuto»), pubbl. not. apostolico e imperiale .
Petruccio de Gennaro, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., col concenso dei Padri raccolti in Capitolo, costituisce suoi procuratori generali fra Allegretto da Lancusi («de Lancusiis»), priore di Nocera, fra Antonello da Candida, priore di Montefusco (in XXIX, 49)
4055.
1411, marzo 8, ind. IV – Ladislao re a. 25
Ospedale di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Petruccio de Gennaro, dell’ Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Pandullo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Goffrido e a Francesco di Muccio de Morra, fratelli, abitanti in Mercogliano, vassalli di M.V., una vigna nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Vesta («Besta»), per il canone annuo di 16 grana e mezzo nella festa di S. Maria a settembre (LXII, 3)
4056.
1411, aprile 5, ind. IV – Ladislao re a. 25
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Pietro Buzone, di Napoli, pubbl. not.
Giacomo de Tellis, di Napoli, giudice
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., protesta che il monastero di M.V. viene vessato da alcuni vassalli, abitanti in Mercogliano, resisi ribelli, tanto più che avevano ricevuto alcuni favori dai Curiali; e che tra questi vi era Giovannuccio di Cola Capuano, di Mercogliano, cuoco del Re, il quale spesso aveva fatto pressione perchè gli si concedesse o acconsentisse alla donazione fattagli dal Re dei beni che furono del q. Antonello, pure di Mercogliano, e dal quale erano stati lasciati al monastero, e che gli permettesse anche di alienare tali beni: ciò che egli, Pandullo, finora non aveva mai voluto fare nè intendeva prestare tale assenso di sua libera volontà. Prevedendo però che un ulteriore diniego potrebbe riuscire dannoso per il monastero, per le rappresaglie che poteva temere da parte di Giovannuccio, fin d’ora dichiara che qualora gli fosse estorto un tale assenso, questo sarebbe nullo, perchè dato dietro grave timore, e perciò non libero (LXXVI, 58)
4057.
1411, giugno 11, ind. IV – Ladislao re a. 25
Mercogliano
Giacomo Anna de Raone, di Serino, pubb. not.
Gualtiero Barone, giudice a vita in Mercogliano
Masuccia, figlia del q. Nicola de Agnessula e moglie di Francesco, f. di Muczio de Morra, abitante in Mercogliano, vende a Paolo de la Briola, abitante in Mercogliano, una terra, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «in pede lortora», redditizia al monastero di M.V. in 8 grana annue nella festa di S. Maria a settembre, per il prezzo di 19 tarì (LXIV, 42)
4058.
1411, giugno 25, ind. IV – Gregorio Pp. XII a. 5
Benevento
Donato, arcivesc. di Benevento, sapendo che il «providus vir» Corrasio di Francesco, del castello di San Giorgio la Molara («de castro Sancti Georgii de Molinaria»), ha edificato di pianta la chiesa di S. Eufemia in questo castello, e non trovandosi nella possibilità di portare a termine l’opera, esorta tutti i cristiani a cooperare con elemosine al compimento della chiesa, e tal fine concede 40 giorni di indulgenza a tutti coloro che presteranno la loro opera e che veramente pentiti e confessati visiteranno devotamente quella chiesa nelle festività della Madonna, di S. Giovanni Battista, di S. Giovanni Evangelista, di tutti gli Apostoli, e a Natale, Pasqua, Pentecoste e tutte le domeniche
4059.
1411, luglio 2 – Ladislao re a. 25
Boiano
Matteo di Franco Roberto Lapo, di Boiano, pubbl. not.
Maestro Ludovico del giudice Antonio, giudice annuale di Boiano
Fra Allegretto da Lancusi («de Lancusiis»), priore di Nocera, e fra Antonio da Candida, priore di Montefusco, mostrano una procura (riferita, Reg. 4054) di Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., in forza della quale si concedono in enfiteusi a Pasquale Boiano Giovannotto (e «Iandocta») e a Franco de Bando (e «Vando»), di Boiano, e ai loro eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, e a ciascuno di loro, un mulino per il censo di 3 tomoli di grano e un carlino d’argento nella festa di S. Maria ad agosto (cfr. Reg. 3981) (XXIX, 49)
4060.
1411, luglio 9, ind. IV – Ladislao re a. 25
Boiano
Matteo di Franco Roberto Lapo, di Boiano, pubbl. not.
Nicola Basso, giudice di Boiano
Fra Antonello da Candida, priore di Montefusco, e fra Allegretto da Lancusi, priore di Nocera dei cristiani, in forza di procura di Pandullo, ab. di M.V. (riferita, Reg. 4054), ad evitare liti, rinnovano la concessione di una «canapmam cum horto contiguo», a Pasquale, f. di Agostino, di Boiano, e ai suoi eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, per il canone annuo di un tarì e … da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 50)
4061.
1411, agosto 25, ind. IV – Ladislao re a. 25
Aversa
Cristoforo de Musco, di Aversa, pubbl. not.
Masello de Castello, di Aversa, giudice
Il «venerabilis et circumspectus vir abbas Palamidessus de Lando de Neapolis» asserisce che il nobiluomo Antonio Cicalese di Napoli, – tesoriere e amministratore, governatore e rettore del venerabile monastero di S. Maria de Capellis, presso Napoli, e commendatario di quel monastero -, l’ordinò e costituì suo vero, generale e legittimo procuratore di quel monastero; ma ora, vedendo di non poter attendere personalmente a tutti i negozi riguardanti il monastero, «aliis maioribus negotiis prepeditum», crea suo procuratore sostituto Giacomo Jacono, di Aversa, «ad pedendum exigendum percipiendum recolligendum et habendum nomine et pro parte ipsius substituentis nomine quo supra ac dicti Monasterii…» (XC, 247)
4062.
1411, agosto 31, ind. IV – Gregorio Pp. XII a. 5
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giuliano Tallarica, di Napoli, pubbl. not.
Fra Biscardo, da San Severino, priore del monastero di S. Maria Alto Spirito, in Napoli, insieme con altri monaci dello stesso monastero, costituisce procuratore fra Giuliano da Pozzuoli, monaco di M.V., per un appello da interporre davanti al venerabile presb. Novello de Abbate, canonico della chiesa maggiore di Aversa, vicario generale del vesc. di Aversa, contro una sentenza da lui emessa a favore di Nicola de Pichione, di Aversa (XC, 248)
4063.
1411, settembre 4, venerdì («sabato»), ind. V («IV») – Gregorio Pp. XII a. 5
Gaeta
Giovanni Dymar, pubbl. apostolico
Fra Giuliano da Pozzuoli, monaco di M.V., agente a nome di S. Maria di Alto Spirito di Napoli, si porta a Roma per porgere appello contro una pretesa definitiva sentenza, avversa al monastero M.V. di Napoli, emessa dal presbitero Novello de Abbate, «pretendens se vicarium in spiritualibus Reverendi Patris Domini Erecchi dei et apostolice sedis gratia episcopi aversan.», nella lite che c’era tra il monastero e don Nicola Pichione (anche «Picone»), – il quali don Nicola pretendeva riscuotere delle decime nei territori del monastero esistenti in Cesa -. Ma, presentandosi al Palazzo Apostolico e non essendo stato ammesso all’udienza di Gregorio Pp. XII, perchè erano «ferie et vacationes generales in Romana Curia», e perciò non avendo potuto ottenere il decreto per questo appello, col presente strumento si premunisce contro lo spirare del tempo utile di presentazione dell’appello medesimo (XC, 243)
4064.
1411, ottobre 3 – Gregorio Pp. XII a. 5 (in: 1412, luglio 9)
Gaeta («Gayete»)
Gregorio Pp. (XII) dà incarico a Pietro de Pando, canonico napoletano, di esaminare e, «prout de iure fuerit faciendum», confermare o infirmare l’appello sporto alla S. Sede da parte dell’ab. e del monastero di M.V. contro una sentenza della Curia vescovile di Aversa, che aveva asserito che le decime, provenienti dalle terre e dal feudo che spettavano a Nicola Todino, presb. di Aversa, e non al monastero di M.V. (in II, 10)
4065.
1411, novembre 6, ind. V – Ladislao re a. 25
Sarno
Goffredo de Roberto, di Lettere («Lictera»), pubbl. not.
Angelo Cervo, giudice
Il presb. Antonio de Capua, di Sarno, stando infermo in sua casa in Sarno, nel luogo detto Tabellaria, fa testamento e, fra gli altri legati e donazioni, lascia alla cappella di S. Giovanni, costruita nella di S. Matteo di Sarno, un breviario, un manuale e uno specchio, e vuole che quei libri rimangano sempre in quella chiesa e cappella, da lasciarsi ivi «tam die quam de nocte»; lascia inoltre al presb. Francesco de Strata, allora rettore di quella cappella, sua vita durante, una lenza («alle pluppathe») (CVII, 3)
4066.
1411, novembre 14, ind. V – Ladislao re a. 25
Montefusco
Pietro Marchisio, di Avellino, pubbl. not.
Coluccio de Lanzolino, di Montefusco, giudice annuale ivi
Pandullo, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Mercurio di Cillo de Dena, di San Pietro a Sala, nelle pertinenze di Montefusco, una terra nelle pertinenze di Casalnuovo, in territorio di Montefusco, nel luogo detto Santa Croce, col patto di corrispondere un annuo censo di 3 tarì per i primi 5 anni, distribuendoli a Natale, a Pasqua e nella festa di S. Maria ad agosto, e poi quattro tarì all’anno (XXXIII, 86)1)
4067.
1411, novembre 23, ind. V – Ladislao re a. 25
Piazza del Galdo, nelle pertinenze di San Severino
Masello de Costa, pubbl. not.
Setefano de Mainaldo, abitante in Piazza del Galdo, e sua moglie Piantadosa de Martino, data la devozione che nutrono verso la Madonna, offrono al monastero di M.V. le loro persone, facendo voto di castità («et intendentes in statu matrimonii cintinenter et caste vivere et fidem matrimonii inter se ipsos servare prout servunt Deo et beate Virgini voventes ipsis deo et beate Virgini in manibus dicti prioris cointinentiam et castitatem hobedientiam ordini dicti Monasterii Montisvirginis … ut oblati dicti monasterii») ; e insieme donano tutti i loro beni. Anzi Piantadosa dona pure 5 once d’oro, che essa doveva riscuotere sui beni del suo primo marito, riservandonela legittima a suo figlio. Infine i due coniugi promettono che, sciogliendosi il matrimonio per la morte di uno di essi, non passeranno altre nozze, ma «caste et continenter vivere cum habitu et religione assumptis dicti monasterii» (CXI, 63)
4068.
1412, marzo 1°, ind. V – Ladislao re a. 26
San Martino Valle Caudina
Giovanni de Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Cicco de Flora, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Maffeo de Angelo, di San Martino V.C., dona a fra Domenico da San Martino V.C. una casa in quella terra (LIV, 27)
4069.
1412, aprile 14, ind. V – Ladislao re a. 26
Capua
Biagio di Giaquinto, di Capua, pubbl. not.
Giovanni de Raone, di Capua, giudice
Nicola di don Guglielmo de Dominico e Giacomo de Domenico, vendono ai nobili Antonio Capuano e Vestuto Capuano, di Capua, i diritti che avevano su un porto, dove altra volta vi fu un mulino, e che essi tenevano a censo dalla chiesa maggiore di Capua per il censo annuo di 18 tarì, distribuiti metà nella festa di S.Giovanni a dicembre e metà nella festa di S. Giovanni Battista, e che si trovava fuori il ponter delle Torri di Capusa, nel luogo detto «a li Rossi», per il prezzo di 3 once e 15 tarì (XXXII, 65)
4070.
1412, maggio 23, ind. (corrosa), Ladislao re a. 26
Torre, nelle pertinenze di Montefusco
Giovanni de Costantiis, di Acquaviva, pubbl. not.
Petrillo de Cilocto, di Torre di Montefusco, giudice regio
Antonio Corbulo, del casale di Torre di Montefusco, concede per 29 anni, «titulo locationis» a Guglielmo di Meulo Giovanni Madonna («Madmpne») una casa in Torre di Montefusco, che aveva ricevuto a censo ugualmente per 29 anni da Pandullo, ab. di M.V., per il censo annuo di 2 tarì e 10 grana a Natale (CXXIV, 23)
4071.
1412, luglio 9, ind. V
Antonio Falcone, pubbl. not. apostolico
Pietro de Pando, canonico napoletano, delegato dalla Sede Apostolica (cfr. Reg. 4064), in merito all’appello sporto dal monastero di M.V. di Napoli contro una sentenza ad esso avversa pronunziata dalla Curia vescovile di Aversa e riguardante le decime del feudo di Cesa, pronunzia sentenza definitiva, annullando la precedente sentenza, ribadendo i diritti del monastero e condannando la parte perdente a pagare le spese, di cui il giudice si riserva di indicare la somma (II, 10)
4072.
1412, ottobre 27, ind. VI – Ladislao re a. 26
Mercogliano
Giovanni Forino, di Monteforte, pubbl. not.
Guglielmo di notar Nicola, di Mercogliano, giudice a vita ivi
L’Università di Mercogliano costituisce alcuni sui sindaci e procuratori (LXXII, 84)
4073.
1412 («1413»), dicembre 28, ind. VI – Ladislao re a. 26
Napoli
Mazzeo de Rosa, di Vico, abitante in Napoli, pubb. not.
Giacomo de Tellis, di Napoli, giudice per tutto il Regno
Il nobile Onofrio de Aliberto, di Cervinara, rilascia quietanza a Giovanni de Riccardis, di Durazzano, per certo danaro che gli spettava per avergli venduto 150 tomoli di grano e altrettanto di orzo alla ragione di 10 grana per ciascun tomolo, il cui prezzo ascendeva alla somma di 48 ducati. Onofrio riconosce di aver ricevuto 38 ducati che perciò rimaneva in credito di altri 10 ducati per l’estinzione completa del debito (XXXVIII, 187)
4074.
1413, marzo 1°, ind. VI – Ladislao re a. 27
Capua, nella Corte del monastero
Giacomo de Simone, di Capua, pubbl. not.
Antonio MOllo, di Capua, giudice
Il nobile Lucarello de Lando di NApoli, vicario e procuratore legittimo idi Palamide de Lando, ab. di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum» a Giacomo di Michele de Compulo, della villa di Campulo, e a Giovanni Fortunato, detto Saputo, «de villa curcium», nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra nelle pertinenze di Campulo, nel luogo detto Santa Maria a Quaranta o Monimento, per il canone annuo di 2 tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e un’oncia d’oro di entratura (XXXI, 75)
4075.
1413, aprile 9, ind. VI – Ladislao re a. (27) («… septimo»)
Parolise («apud casale Parolissi, pertinentiis castri Santi Barbati»)
Simone di Giovanni de Riccardo, di Gesualdo, pubbl. not.
Pietro de Nazario, giudice annuale di Parolise
Cobello di Nuczulo de Marcucio, detto Monaco, del casale di Laurello, nelle pertinenze di Candida, vende a Francesco di Cobello del maestro Pietro, del casale [di Parolise], nelle pertinenze di San Barbato, e a don Giacomo di Antonio Petruccio, del casale di San Potito, nelle pertinenze di Candida, una vigna e una selva nel casale di Laurello, nel luogo detto Canfraiuta, per 2 once e 5 tarì di carlini d’argento
4076.
1413, giugno 13, ind. VI – Ladislao re a. 27
Sant’Agata dei Goti
Antonio de Venuta, della città di Sant’Agata dei Goti, pubbl. not.
Giovannotto de Saxa, giudice annuale di S. Agata
Il not. Giacomo Palumbo, di Capua, e Cubella, moglie di Benedetto Vitale, della città di Capua, vendono a Nicola Villicone, di Sant’Agata dei Goti, una terra arbustata nelle pertinenze di Sant’Agata, nel luogo detto Fazano, per il prezzo di 2 once (XI, 127)
4077.
1413, luglio 21, ind. VI – Ladislao re a. 27
Nola
Francesco Perisano, di Nola, pubbl. not.
Antonello Malicia, di Nola, vende a Florillo Fasulo e a Verdolina, sua moglie, del casale di San Martino, nelle pertinenze di Marigliano, un nocelleto di 4 filari nelle pertinenze di Campasanello presso Nola, nel luogo detto «a li Citizuni», -il medesimo che teneva a censo dalmonastero di M.V. per l’annuo censo di un tarì e mezzo-, per il prezzo di 14 tarì, con l’onere suddetto, e salvo l’assenso da impetrarsi dall’abate e dal monastero di M.V. (XXX, 107)
4078.
1413, novembre 13, ind. VII – Ladislao re a. 27
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Francesco Scalense, di Napoli, pubbl.
Cubono Malasorte(e «Malaserta»), di Napoli, giudice annuale ivi
Palamide de Lando, di Napoli, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Masone Breve, di Pietradefusi, nelle pertinenze di Montefusco, vassallo di M.V., un territorio, parte con vigna e parte campese, in Pietradefusi, nel luogo detto Terneta, per il canone annuo di 8 tarì nella festa di S. Maria ad agosto (XCIX, 219)
4079.
1413, novembre 23, ind. VII – Ladislao re a. 27
Cucciano («apud casale Cucziani, pertinent, Montisfusculi»)
Pietro di maestro Roberto de Pelillo, di Torre, nelle pertinenze di Montefusco, pubbl. not.
Petruccio di Barbatello de Ventucio, di Fistulario, giudice
Giannetto di Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., vende ad Antonio di cicchillo Felice, del casale di Cucciano, una vigna nel feudo di Cucciano, e precisamente nel luogo detto «lo trassete», – gravata di un reddito annuo di un tarì d’oro alla Curia di quel feudo a Natale – , per il prezzo di un’oncia e 7 tarì e mezzo, danaro che il compratore versa subito
4080.
1413, novembre 27, ind. VII – Ladislao re a. 27
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Francesco Scalense, pubbl. not.
Giacomo Juntulo, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, ab. M.V. (che si sottoscrive), insieme con fra Bartolomeo da Pannarano, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito e altri religiosi, concede in censo per 29 anni a Martino di Pietro Guarino, di Solofra, un pezzo di terra, arbustato e vitato e con piante di castagne, nel luogo detto «a via nova», nelle pertinenze di Solofra, per il censo annuo di 3 grana e di 3 denari a Natale, e un’oncia d’oro d’entratura. Palamide inoltre promette che, terminati i 29 anni, e per questa concessione la Comunità monastica riceve altri 7 tarì e 10 grana di carlini d’argento (Cand. VII, 13)
4081.
1413, novembre 27, ind. VII – Ladislao re a. 27
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Francesco Scalense, pubbl. not.
Giacomo Juntulo, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, con altri monaci (che si sottoscrivono), concede in censo per 29 anni a Mazzeo di Giovanni Fronte, di San Severino, abitante in Solofra, una terra arbustata e vitata in Solofra, nel luogo, detto «a via nova», presso la terra concessa a Martino di Pietro Guarino, per il censo annuo di 3 grana e 3 denari, e col patto di rinnovare la concessione per altri 29 anni, e riceve per entratura un’oncia d’oro (Cand. VII, 14)
4082.
1414, gennaio 18, ind. VII – Ladislao re a. 27
Napoli, nel monastro di S. Maria di Alto Spirito
Giovannello Malizia , di Nola, abitante in Napoli, pubbl. not.
Pietro Ricca, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, «divina providentia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Cubello Paladino, di Montesanto altra volta detto Montorio («de terra seu castro Montisanti que seu quod alias dicebatur Montorium»), i seguenti beni, che furono di fra Bernardo Guerra, monaco professo di M.V., al presente assente dal monastero, e cioè: due case terranee con corte e orto in Montoro, nel casale detto La Terrana; una terra nello stesso casale, con olivi, ecc.; un ortale o terra arbustata con alberi di olive e altri alberi, nallo stesso casale; un’altra terra arbustata nello stesso casale, nel luogo detto Valle; un’altra terra ivi; una selva o castagneto nel luogo detto «Silva de intro»; una selva nel luogo detto «all’Albaneta»; una selvetta detta «la Selvetella Scura»; una terra con tre castagni nel luogo detto «a li Tambuni»; e una terra detta L’Isca («lisca»): beni che furono dati per l’annuo censo di tarì a Natale, e un’oncia e 17 tarì e mezzo d’entratura (LXXXVII, 66)
4083.
1414, febbraio 8, ind. VII – Ladislao re a. 27
Ceppaloni
Giovanni di Petruccio de Margarella, di Altavilla, pubbl. not.
Antonio Tiraculda, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Don Simone de Nuncio, di Altavilla, compra da Salvatore del q. Filippello, del casale di Terraiuni, nelle pertinenze del castello di Tufo, e da Liccia, figlia del q. Pietro de Ventulo de Gilio, di Altavilla, sorella carnale dello stesso Salvatore e moglie di Notarnicola Fiorito, di Ceppaloni, un nocelleto in Altavilla, nel luogo detto «a la Fontana de Sant’Angelo», detto lo Velanito grande, e un altro nocelleto, congiunto col precedente, per 4 once d’oro (XII, 255)
4084.
1414, marzo 22, ind. VII – Ladislao re a. 28
Sarno
Goffrido de Roberto, di Lettere («Lictera»), pubb. not.
Angelo Cervo, giudice annuale di Sarno
Il nobile Stefanello de Abinente, della città di Sarno, padrone di un feudo in Sarno, concede al maestro Roberto de Sirica, di Sarno, e alla moglie Rannella, una casa con «cathodio seu cellerario» e antecorte e orticello, nel luogo detto «infra tabernas» o San Pietro de Tabellaria, per il censo annuo di 3 tarì e 15 grana e un cappone nella festa di S. Maria a settembre (CVII, 28)
4085.
1414, settembre 6, ind. VIII – Giovanni II regina a. 1
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giacomo di Guglielmo, di Palermo, abitante in Napoli, pubbl. not.
Antonello de Oliva, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Roberto di Antonio di donna Leonarda, di Paterno, abitante in Mercogliano, vassallo del monastero, una casa in Paterno, per l’annuo censo di un tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e 20 tarì per questa concessione (XCIX, 19)
4086.
1414, settembre 7, ind. VIII – Giovanna II regina a. 1.
Napoli
Giacom di Guglielmo, di Palermo, abitante in Napoli, pubbl. not.
Antonello de Oliva, giudice regio
Palamide de Lando, «promissione divina» ab. di M.V. (che si sottoscrive), col consenso di fra Bartolomeo da Pannarano, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito in Napoli, fra Giovanni Cerlone da Napoli, fra Domenico da San Martino, fra Giacomo dall’Ospedale di M.V., fra Benedetto da Monteforte, fra Santo da Sant’Agata [di Puglia], fra Teodone da Sant’Agata, priore di Ariano, e fra Giovanni da Tocco, concede a Bertoldo Salicia, di Mercogliano, vassallo di M.V. una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Cardito, per il censo annuo di un tarì, da corrispondersi al monastero nel giorno della Natività di Maria SS. a settembre, e due once e 10 tarì «pro intratura» (LXII, 4)
4087.
1414, ottobre 4, ind. VIII – Giovanna II regina a. 1.
Sarno
Aniello de Orlando, di Castellammare di Stabia, pubbl. not.
Giacomo Balzarano, giudice annuale di Sarno
Francesco, vesc. di Sarno, vende a Floribello de Mari, di Sarno, una cameretta in Sarno, nel luogo detto «lo casale de lo Castello», per il prezzo di 10 tarì d’oro (CIX, 34)
4088.
1415, gennaio 27. ind. VIII – Giovanna II regina a. 1
Napoli, Castelnuovo
Dietro supplici preghiere dell’ Università di Mercogliano, la regina Giovanna II accoglie il castello di Mercogliano e i suoi abitanti «ad nostram dominationem nostrumque dominium», con impegno di trattarli «amicabiliter et benigne», ordinando però che siano e rimangano al monastero di M.V. «utile dominium ipsius terre se[u] castri necnon iura redditus et proventus ipsius terre Merculliani»; inoltre li dichiara «inmunes franci et liberi et exempti prout extitit hactenus consuetum», e ordina che la corresponsione delle collette sia fatta al monastero di M.V. «IX, 100»
4089.
1415, agosto 13, ind. VIII – Giovanna II regina a. 2
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giacomo di Guglielmo, di Palermo, abitante in Napoli, pubbl. not.
Antonello de Oliva, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, ab. di M.V., col consenso di fra Giacomo de Cerone, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito, fra Nicola da Forino, priore di S. Giacomo di Lauro, fra Giovanni Cerrone da Napoli, fra Teodone da Sant’Agata, fra Antonello da Candida, priore di S. Maria di Capua, fra Pietro da Montesarchio, fra Benedetto da Napoli, fra Giacomo da Lauro e fra Antonello dal Casale di M.V., priore del monastero di S. Leonardo di Montefusco, concede per 29 anni a Cicco Cassese, del casale di Lauro, e a Marco, suo nipote, un territorio boscoso con querceto, appartenente al monastero di S. Giacomo di Lauro, nel luogo detto «a li Padulani», per il canone annuo di 3 carlini, e 10 tarì per questa concessione (XLIX, 58)
4090.
1415, dicembre 21, ind. IX – Giacomo re a. 1, Giovanna II regina a. 2
Napoli, Castelnuovo
Il re Giacomo e la regina Giovanna II ratificano la convenzione stipulata tra il magnifico Paolo de Celano da una parte e l’Università di Ariano e di Apice dall’altra, per cui si conviene in quando segue: 1°. gli uomini della città di Ariano e della terra di Apice chiedono siano loro confermati certi privilegi e grazie loro concessi dal re Ladislao e dalla regina Giovanna I; 2°. non si impongano loro nuove «vectigalia», gabelle, oneri ed esazioni; 3°. si accordi loro remissione e indulgenza per tutte le ingiurie, eccessi, delitti da essi commessi per qualunque regione; 4°. che possano essi trattare le cause civili e criminali presso il loro Capitano; 5°. non si concedano grazie in danno delle loro Università; 6°. domandano di rimanere sotto il loro signore, dal quale sperano di essere retti con giustizia e moderazione, di essere ben trattati e ottimamente governati; 7°. da parte loro promettono di non volersi più sottrarre al governo de re e della regina , ecc. (X, 30)1)
«Instrumento tra Adamo di Ricciardo di Villa Marcianisi e Palmerio e altri, di Capua, in Monasterio Montisvirginis di Capua, in Monasterio Montisvirginis di Capua, vendono al detto Adamo per once una e tarì 24 un pezzo di terra arbustato la quale la tenevano dal Monastero ad annuo reddito di un tarì, da pagarsi nella festa della beata Maria in Agosto , col consenso di fra Antonio di Candida priore di detto Monastero, e alcune condizioni. L’ Istrumento è stato fatto dal notaio Jacono Andrea Martino di Capua (XXXI, t.) »
4091.
1416, gennaio 8, ind. IX – Giacomo re a. 1, Giovanna II regina a. 2
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giacomo di Guglielmo, di Palermo, abitante in Napoli, pubbl. not.
Pietro Ricca, di Napoli, giudice
Palamide de Lando, ab. di M.V., – col consenso di fra Severino dal casale di Villa di San Severino, priore del monastero di S. Maria dal casale di Villa di San Severino, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito, fra Giovanni Cerlone da Napoli, fra Giacomo dall’Ospedale, fra Bartolomeo da San Severino, fra Pietro da Montesarchio, fra Giacomo da Tocco e fra Santoro da Candida -, dopo aver asserito che quando Todesca Molinaro, moglie di Antonello de Ducto, di Mercogliano, lasciò i suoi beni a M.V., questi furono concessi in perpetuo a Giacomo per il censo annuo di 15 grana, e un’oncia e 25 tarì «pro intratura», come da pubblico strumento, rogato dal not. Giuliano Tallarica di Napoli, soggiunse che poi l’ab. e la Comunità di M.V., vistisi gravemente lesi in tale concessione per la modica quantità di danaro ricevuto «pro intratura», volevano rescindere il contratto. Ma ora Giacomo spontanemente promette di dare per quata concessione 4 once d’oro, e così gli viene rinnovata la concessione di quei beni, e cioè: una vigna nel luogo detto Santo Stefano, una selva nel luogo detto Comunalia («a la Commonalia»), e una casa in Mercogliano, rimanendo invariato il canone annuo (LXII, 5)
4092.
1416, marzo 10, ind. IX – Giacomo re a. 1. Giovanna regina a. 2
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giovanni di Petruccio de Margarella, d’Altavilla, pubbl. not.
Salvatore Mentasta, di Napoli, giudice ivi
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), – col consenso di fra Severino da San Severino, priore del monastero di S. Maria di Alto Spirito, fra Giovanni Cerlone da Napoli, fra Bernardo da Montoro, fra Giacomo Cerone dall’Ospedale, fra Bartolomeo da Lancusi nelle pertinenze di San Severino, fra Pietro da Montesarchio, fra Stefano da Candida e fra Antonello da Candida -, concede ad Angelillo di Andrea Cobello de Paolo, detto Checco, di Mercogliano, un nocelleto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Macera, per il censo annuo di un tarì nella festa di S. Maria a settembre, 2 once d’oro per questa concessione (LXII, 6)
4093.
1416, marzo 18, ind. IX – Giacomo re a. 1, Giovanna II regina a. 2
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Giacomo di Guglielmo, di Palermo, abitante in Napoli, pubbl. not.
Pietro Ricca, di Napoli, giudice
Palamide, ab. di M.V., concede a Bertoldo Salicia, di Mercogliano, e a Simone de Pandola, pure di Mercogliano, vassalli del monastero di M.V., una terra con nocelleto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Cervaro, per il canone annuo di 15 grana a settembre, e un’oncia d’oro d’entratura (XIX, 46)
4094.
1416, luglio 10, ind. IX – Giacomo re a. 1, Giovanna II regina a. 2
Napoli
Nicola de Cervo, di Aversa, abitante in Napoli, pubbl. not.
Nicola de Donno, di Napoli, giudice
Angelo de Trono, chiamato Rainero de Cetrario, marinaio, si dichiara debitore verso il signor don Ottino Caracciolo, di Napoli, milite, nella somma di 4 once, e promette di restituirle fra nove mesi, e intanto le ipoteca su tutti i suoi beni (XC, 297)
4095.
1416, novembre 10, ind. X (in: 1417, luglio 4 ind. X)
Montevergine Maggiore
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., crea suo procuratore fra Bernardo da Giffoni, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, in ordine ai beni di questo monastero (in XXIX, 51)
4096.
1416, novembre 25, ind. X – Giovanna II regina a. 3
Ospedale di M.V.
Pandullo Scattaretica, di Salerno, pubbl. not.
Giuliano del giudice Lognarda , giudice annuale dell’Ospedale di M.V.
Palamide, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni a Cirillo Baruto, di Montoro, una terra arbustata nel luogo detto «la corte de lo Molino», per il censo annuo di 4 tarì a Natale e un’oncia d’oro d’entratura , denaro che l’abate disse di voler usare «circa reparationem Monasterii M.V. et coperture ipsius» (LXXXVII, 67)
4097.
1416, dicembre 16, ind. X – Giovanna II regina a. 3
Napoli
Nicola Cicala, di Napoli, pubbl. not.
Salvatore Menthasta, di Napoli, giudice
Giovanni Cogniger, di Napoli, detto già Piczolillo, f. del q. Corrado Cogniger, vende a Enrichello Pulderico, di Napoli, una terra di circa 5 moggi, arbustata e vitata con alberi e viti latine, nelle pertinenze della città di Napoli, nel luogo detto «ad Ollyyarulo seu ad Sancto Zenaro fore», per 110 ducati d’oro
4098.
1417, maggio 2, ind. X – Giacomo re a. …, Giovanna II regina a. 3
Avellino, nella chiesa cattedrale
Giacomo Anna de Raone, di Serino, pubbl. not.
Giacomo de Missina, giudice annuale
Cercio de Cerno, di Candida, vende a Francesco de Sabba delle case edificate nel Borgo di Atripalda, previo consenso del Capitolo di Avellino, essendo esse redditizie alla chiesa di S. Ippolisto di Atripalda e cioè al Capitolo di Avellino, in un canone annuo di 10 grana a Natale (Cand. IV, 10)
4099.
1417, luglio 4, ind. X – Giovanna II regina a. 3
Boiano
Antonio del giudice Giovanni de Vito, di Boiano, pubbl. not.
Notarnicola di Angelo Basso, di Boiano, giudice ivi
Fra Bernardo da Giffoni, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, dietro procura di Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., data da Montevergine il 20 novembre 1416, Ind. X, concede ad Altruda de Baranello, abitante in Boiano, un vignale nelle pertinenze di boiano, nel luogo detto Canali («a le canali»), per 10 grana annue nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 51)
4100.
1417, settembre 10, ind. XI – Giovanna II regina a. 4
Monastero di M.V.
Giovanni di Petruccio de Margarella, di Altavilla, pubbl. not.
Guglielmo de Acernis, di Mercogliano, giudice a vita
La Comunità di M.V., – costituita da fra Bartolomeo da Pannarano («Pandarano»), fra Bernardo da Montoro, priore di S. Maria del Plesco, fra Antonello dal Casale, priore del monastero di M.V. in Montefusco, procuratore e governatore dei beni di quel monastero, fra Biscardo da San Severino, priore «claustri maioris» di M.V., fra Antonello da Mercogliano iconiere, fra Onofrio «infermerario», e altri (non nominati) – , crea procuratore fra Pietro da Lapio («de Lapigio»), in ordine all’esazione delle rendite delle chiese di S. Maria del Vivario in Boiano e dell’Annunziata di Frosolone («Fresolone»), grancie di M.V. (XXIX, 109)
4101.
1418, gennaio 10, ind. IX – Giovanna II regina a. 4
Capua
Giacomo di Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Cristoforo Vinciguerra, di Capua, giudice
Francesco Russo, di Capua, col consenso del monastero di M.V. di Capua – rappresentato dal priore fra Antonio da Candida, e fra Benedetto da Monteforte – , vende a Micio di Nicola Petrillo, della villa di Marcianise, nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra nella villa di San Silvestro, nelle pertinenze di Capua, nel luogo Pareti, redditizio al monastero in 2 tarì all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 9 once e con l’onere suddetto, e 2 once e 7 tarì per l’assenso (XXXI, 126)
4102.
1418, marzo 30, ind. XI – Giovanna II regina a. 4
Napoli, Castelnuovo
Francesco Capocefalo, di Napoli, pubbl. not.
Nicola (e Colella) Magnara, di Napoli, giudice
Fra Americo Pacifica de Lancusi, dietro procura di M.V., in data 9 dicembre 1417, affitta per cinque anni al nobile Jannetta di Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., le possessioni e i redditi, detti volgarmente «la Casa de Baiano», e che si trovavano nel territorio della baronia di Avella e dei casali di Mugnano e Quadrelle, per il censo annuo di 8 libbre di cera nella festa di S. Maria a settembre (XXIII, 73)1)
Il Papa Martino proibisce, sotto pena di scomunica latae sententiae, riservata a lui e ai suoi successori, ai Religiosi Mendicanti di passare alle religioni monastiche, e solo permette loro di passare tra i Cartusiani (VII, 7-8)
4103.
1418, settembre 24, ind. XII – Giovanna II regina a. 5
Montoro
Pandullo Scattaretica, di Salerno, pubbl. not.
Antonio de Falco, giudice annuale di Montoro
Fra Munturello Cantilione da Montoro, monaco di M.V. e priore di S. Cristoforo di Montoro, paga 2 once e 15 tarì ad Andrea del giudice Giacomo, f. del q. giudice Giacomo «eisdem cognomis», di Montoro, e si riprende una terra del monastero, nel luogo detto «lo Campo» che quello teneva a censo in perpetuo dal monastero per 6 tarì all’anno a Natale, – e gli rilascia ancora per 4 once e 6 tarì per i canoni arretrati che non aveva corrisposto per gli ultimi 18 anni -, e per 12 grana all’anno che doveva versare per anniversari che non aveva fatto fare da 21 anni Andrea rinunzia nelle mani di fra Munturello a quella terra e il monastero si addossa l’onere degli anniversari (LXXXVII, 45)
4104.
1418, ottobre 3, ind. XII – Giovanna II regina a. 5
Capua
Giacomo di Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Antonio Mollo, della città di Capua, giudice
Fra Antonio da Candida, priore di M.V. di Capua, col consenso di fra Pietro da Montesarchio, dà l’assenso ai coniugi Cobello di Martino e Bianca, di vendere per 13 once una casa con corte di Capua, nella parrocchia di S. Marcello Maggiore, casa che costoro vendono a Nicola Fortino e Pietro, suo nipote, della villa di San Tammaro, nelle pertinenze di Capua, salvo l’onere di un censo annuo di 15 grana nella festa di S. Maria ad agosto, da corrispondersi al monastero , al quale per l’assenso si versano 3 once d’oro e 7 tarì e mezzo (XXXI, 127)
4105.
(1419), gennaio 18 («XV kal. febr.») – Martino Pp. (V) a. 2
Mantova
Il Papa Martino (V) incarica l’arcivesc. di Capua di revocare le illecite concessioni fatte a chierici e laici dei beni del monastero di M.V., sia quelle a vita come quelle per un determinato tempo, nonostante che per alcune di esse c’era stata la conferma della Sede Apostolica «in forma communi»; e ingiunge di costringere i renitenti per mezzo di censure ecclesiastiche, «appellatione postposita», e di costringere ugualmente i testi a deporre a favore della verità (II, 11)
4106.
(1419), gennaio 18 («XV kal. febbr») – Martino Pp. (V) a. 2
Mantova
Il Papa Martino (V) incarica l’arcivesc. di Trani di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di decime, censi, redditi, terre, vigne, case, casali, prati, mulini, calici, libri, ornamenti ecclesiastici, ecc., spettanti al monastero di M.V., e alla sua Congregazione, obbligandoli a restituirli e a svelare i nomi di coloro che li possedevano (II, 12)1)
Mirabella
Antonio de Pandulfis, di Mirabella, not.
Guglielmo, priore di S. Benedetto di Lacedonia, «granzie monasterii S. Salvatoris de Guillicto Ordinis S. Benedicti», si fa trascrivere dal suddetto not. la bolla di Lucio P. III del 24 febbraio 1182 (riferita, nota al Reg. 688)
4107.
1419, dicembre 21, ind. XIII – Giovanna II regina a. 6
San Martino Valle Caudina
Giovanni de Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Pietro di Giovanni de Cola, di San Martino V. C., giudice annuale ivi
Maffeo de Angelo, di San Martino V. C., dona con donazione irrevocabile «inter vivos» a fra Domenico da S. Martino V.C. la metà di un territorio nel luogo detto Seperti (LIV, 28)
4108.
1420, febbraio 13, ind. XIII – Giovanni II regina a. 6
Sarno
Luigi de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Matteo Detesalve, giudice annuale di Sarno
Caterina Balzarana, moglie di Franco de Modena, agente anche a nome del figlio Cobello de Cerbo, riconosce di essere debitrice verso Tommasello Fasano, di Napoli, nella somma di un’oncia e 10 tarì e mezzo, e si impegna a pagarli alla raccolta dei frutti (CVII, 61)1)
(1420), marzo 6 – Martino Pp. V a. 3
Firenze
Il Papa Martino V riceve Palamide, ab. di M.V., e il monastero di M.V. sotto la sua speciale protezione, e conferma le libertà e immunità concesse dai suoi predecessori, come pure le libertà ed esenzioni largite da re, principi e fedeli (II, 13-14)
4109.
(1420), marzo 13 – Martino Pp. V a. 3 (in: 1420, giugno 11, ind. XIII)
Il Papa Martina V, assecondando le suppliche rivoltegli da Palamide, ab. di M.V., munisce del suo vigore apostolico il governo dell’abbazia e dei beni del monastero (in II, 15)
4110.
1420, giugno 11, ind. XIII – Giovanna II regina a. 6
Napoli
Stasio …. del casale di Sorbo, nelle pertinenze di Serpico, pubbl. not.
Lorenzo Zoppulo, di Napoli, giudice
Dietro richiesta di (Fusco) da San Severino , monaco professo di M. V., deputato alla «confirmatio et exemptio honorum et rerum ac iurium quorumqumque monasterii prelibati», si riporta la bolla di Martino Pp. del (1420), marzo 13 (riferita, Reg. precedente) (II, 15)
4111.
1421, febbraio 8, ind. XIV – Giovanna II regina a. 7
Sant’Agata (dei Goti)
Antonio de Agnone, di Sant’Agata, pubbl. not.
Giovanni Fuczone, giudice regio
Alla presenza di don Pietro de Gattula, «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Sant’Agata, avendo Domenico de Caprio, di Sant’Agata, ottenuto da sua moglie Masella, la licenza di separarsi da lei, si offre al monastero di M.V. di Sant’Agata, per ivi ritirarsi, e lascia «iure legati» molte robe a sua moglie e in tutto il resto designa suo erede il figlio, che era priore di quel monastero, e stabilisce molti altri legati pii (XI, 106)
4112.
1421, marzo 2, ind. XIV – Giovanna II regina a. 7
Sarno
Luigi de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Angelo Cerbuto, giudice annuale di Sarno
Colella Balestriero, della città di Napoli, ma abitante in Sarno, confessa di aver ricevuto da Biancolella («Blancolella») Vonesca, di Somma, ved. di Pietro de Asciano, di Sarno, un’oncia d’oro e 20 tarì, che promette di restituire a tempo debito, e pone come «fideiussorem» il maestro Roberto de Sirica, di Sarno (CVII, 62)
4113.
1421, marzo 18, ind. XIV – Giovanna II regina a. 7
Candida
Giovanni de Costantiis, di Acquaviva, pubbl. not.
Moctulo de Cercio, di Candida, giudice annuale ivi
Don Giacomo de Martino, rettore della chiesa di S. Maria della Carità in Candida, vende a Vito di Cercio, pure di Candida, una terra «vacua» con due piante di querce, nelle pertinenze di quella terra, nel luogo detto Piedi Sant’Angelo («de pede Sancti Angeli»), per 10 tarì d’oro (XXX, 174)
4114.
1421, maggio 27, ind. XIV – Giovanna II regina a. 7
Sarno
Luigi de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Angelo Cerbulo, giudice annuale di Sarno
Cristoforo Barnarolo, di Sarno, insieme con sua moglie Bagnella vendono a un certo Stefano, pure di Sarno, un palmento con case, ecc., per il prezzo di 3 once (CIX, 35)
4115.
1421, agosto 5, ind. XIV – Giovanna regina a. 7
Montevergine
Giacomo Zaccaria, di Baiano, pubbl. not.
Giovanni Cerone, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Fra Onofrio da Summonte, priore claustrale di M.V. Maggiore, insieme con la Comunità di M.V., concede in perpetuo a Giacobello Conte , di Quadrelle, una terra arbustata in quel casale di Quadrelle, nel luogo detto l’Orto di Giovannello Pellerio, e un palazzotto diruto con un casalino ugualmente diruto nello stesso casale: il tutto per il censo annuo di 19 grana d’oro, e 20 tarì «nomine trasiture» (CIII, 31)
4116.
1421, agosto 13, ind. XIV – Giovanna II regina a. 18
Visciano, nelle pertinenze di Lauro
Antonio Manescalco, di Nola, pubbl. not.
Cristoforo di Giorgio, della città di Nola, giudice regio
Pietro de Lignito, di Forino, abitante in Visciano, facendo testamento, fra gli altri legati, lascia delle Messe ogni settimana, da far celebrare nella cappella di S. Nicola in Visciano (XXVII, 26)
4118.
1421, settembre 17, ind. XV – Giovanna II regina a. 8 (in: 1421, settembre 26, ind. XV)
La regina Giovana II, rendendo nota la deliberazione presa di annettere alla Curia regia tutti i beni provenienti dalle mense di Filippo Barrile, arcivesc. di Capua, di fra Francesco Caracciolo, priore di S. Giovanni Gerosolimitano di Capua, di Pietro Tomacelli, ab. cassinese, e di Palamide de Lando, di Napoli, ab. di M.V., notori ribelli alla sua autorità, ordina al nobiluomo Antonio de Bonito, capitano di Capua e suo luogotenente, e a Minichello (o Domenico) Tamburro, cittadino di Capua, di eseguire con ogni sollecitudine questa sua volontà (in XXXI, 45)
4119.
1421, settembre 23, ind. XV (in: 1421, settembre 26, ind. XV)
Capua
Antonio de Bonito e Domenico Tamburro mostrano ad Agostino Trisere, serviente di Curia, che essi hanno ricevuto dalla regina Giovanna II una lettera, sottoscritta di propria mano dalla Regina, in data 17 settembre 1421 (cfr. Reg. precedente), per eseguire i mandati della quale, – secondo cui Palamide de Lando, ab. di M.V. insieme con altri è reputato notorio ribelle contro la Regina – , gli comandano espressamente di portarsi personalmente al monastero di M.V. di Capua, dipendente da M.V., di prendere possesso di tutti i beni stabili del monastero e di conservarli ad utilità della Curia regia e di ordinare al priore del medesimo monastero di presentare nel giorno stesso davanti ad essi tutti i diritti, frutti, proventi ecc. del monastero, se desidera evitare l’indignazione della stessa Regina (in XXXI, 45)
4120.
1421, settembre 26, ind. XV – Giovanna II regina a. 8
Capua
Antonio de Cerbo, di Capua, pubbl. not.
Enrico Messe, di Capua, giudice
Ad istanza di fra Antonio da Candida, priore del monastero di S. Maria di M.V. di Capua, si riproduce un mandato a lui fatto dal nobiluomo Antonio de Bonito, regio Capitano di Capua, e da Domenico Tamburro, cittadino di Capua, dato il 23 settembre dello stesso anno (riferito, Reg. precedente), contenente a sua volta un mandato della regina Giovanna II in data 17 settembre 1421 (riferito, Reg. 4118). Il priore asserì, alla presenza dei suddetti Commissari, che essi, secondo il tenore di quel mandato gli avevano comandato di rispondere dei frutti percepiti dal monastero, e che «ultra dictum mandatum ibi factum in scriptis ut sopra», egli era stato arrestato e detenuto in carcere due giorni dalla custodia di quel Capitano, e che non sarebbe stato liberato finchè non avesse versato 5 once di carlini d’argento al peso generale del Regno, e che egli non potendo resistere a quei signori e al mandato della Regina, «potius coactus quam voluntarie», poco prima aveva pagato le 5 once d’oro; ed essi confermarono la cosa, che ora si trascrive in atto pubblico , perchè si tramandi la verità del fatto (XXXI, 45)
4121.
novembre 9, ind. XV – Giovanna II regina a. 8
Mercogliano
Nicola Presbitero, di Baiano, pubbl. not.
Bertoldo di Salicia, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Barbato de Biagio («Blasio»), di Mercogliano, vende a Goffrido de Morra una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «a lo Cretaczo», per 5 tarì d’oro (LXX, 41)
4122.
1422 «1421», gennaio 4, ind. XV – Giovanna II regina a. 8
Sant’Agata a Scala
Roberto de Guillocto, di Pietrastornina, pubbl. not.
Mercurio Rocco, giudice di Sant’Angelo a Scala
Fra Guglielmo da San Martino Valle Caudina, priore del monastero di S. Giacomo in Sant’Angelo a Scala, concede per 29 anni ad Enrico de Tramonto, di Capriglia, una selva nelle pertinenze di quella terra, nel luogo detto Camatoli, per il canone annuo di 2 tarì d’oro da corrispondersi il 15 agosto (XIII, 72)
4123.
1422, gennaio 7, ind. XV – Giovanna II regina a. 8
Cervinara
Antonio Sabatino, di Cervinara, pubbl. not.
Simeone de Gregorio, di Cervinara, giudice annuale ivi
Palamide, ab. di M.V., concede a Nicola Peluso, di Cervinara, un territorio in Cervinara, nel luogo detto San Pietro, per il canone annuo di 10 grana nella festa di S. Maria a settembre, e 5 tarì d’entratura, territorio devoluto al monastero per la morte di Giacomo Goffridella, deceduto senza lasciare eredi (XXXVII, 164)
4124.
1422, giugno 14, ind. XV – Giovanna II regina a. 8 (in: 1454 [«1455»], dicembre 26, ind. III)
Sant’Agata (dei Goti)
Antonio Farace (e «Ferace»), d’Airola, abitante e cittadino di Sant’Agata, pubbl. not.
Enrico di Ricando Speciale, di Sant’Agata, giudice
Giovanna, figlia del q. Cobello de Vito, facendo testamento, innanzi tutto istituisce sua erede donna Cobella, sua madre e moglie di Enrico di Ricando Speciale, per la metà di tutti i suoi beni, e per l’altra metà istituisce suo erede suo fratello Sbarro; ordina poi che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Francesco in Sant’Agata, e a questa chiesa lascia in legato 2 tarì; lascia 4 libbre di cera per i suoi funerali; 2 libbre di cera ai frati di S. Francesco e agli altri sacerdoti che si recheranno alle sue esequie; per una XLI di Messe lascia 4 tarì e 12 grana, ecc. (in XI, 120)
4125.
1422, giugno 25, ind. XV – Giovanna II regina a. 8
Sarno
Luigi de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Matteo Detesalve, giudice annuale di Sarno
Feulo Monaco, di Sarno, vende ad Antonello Monaco, f. del q. Calendulo Monaco, pure di Sarno, due case scoperte, in diversi membri con antecorte, palmento e forno, nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «Ile curti», per 12 tarì (CIX, 36)
4126.
1422, agosto 9, ind. XV – Giovanna II regina a. 9 («7»)
Grottaminarda («apud Criptam Mynardam»)
Coluccio di maestr Riccardo, di Grottaminarda, pubbl. not.
Coluccio di Cubello de Montella, di Grottaminarda, giudice annuale ivi
Antonello di Francesco Daniele, di Grottaminarda, vende al maestro Antonello di Campobasso, abitante in Grottaminara, una bottega in Grottaminarda, nella parrocchia di Sant’Angelo, per il prezzo di 3 once e 25 tarì (XLVII, 38)
4127.
1422, settembre 21, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Capua
Antonio de Cerbo, di Capua, pubbl. not.
Bartolomeo Mansello, di Capua, giudice
Il monastero di M.V. di Capua, e per esso il suo priore fra Antonello da Candida, dà l’assenso alla vendita di un territorio in Rocca di Mondragone, territorio che Maria, ved. di Cubello Angelo Russo, della villa di Caraczano, nelle pertinenze di Castel Volturno, teneva a censo dal monastero per il canone annuo di un tarì di Amalfi nella festa di S. Maria ad agosto, e che ora vende a Costanza di Antonio de Rigorio, della villa di Cancello, moglie di Marco de Novello, di Rocca di Mondragone, e per questo assenso il monastero riceve 7 tarì e mezzo (LXXX, 11)
4128.
1422, novembre 4, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Capua
Giacomo di Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Enrico Messe, di Capua, giudice
Betulo de Alberto, di Gaeta, cittadino di Capua, e Magello di Pietro, di Afragola, mugnaio, abitante in Capua, rilasciano quitanza a fra Antonio da Candida, priore del monastero di M.V. di Capua, come erede del q. Vestuto Capuano, cittadino di Capua: il primo per once 8 e 2 tarì e mezzo di carlini d’argento, e il secondo per 7 once e 20 tarì, che essi dovevano riscuotere dal Capuano (XXXI, 166)
4129.
1422, dicembre 5, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Mercogliano
Giovanni Forino, di Monteforte, pubbl. not.
Guglielmo di Notarnicola de Acernis, di Mercogliano, giudice ivi
Palamide de Lando, di Napoli, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede per 29 anni soltanto ad Angelo Forino, di Mercogliano, i diritti «de quartaria» che il monastero aveva sulla chiesa di S. Pietro, per il canone annuo di 2 once e 15 tarì, e 2 once d’oro per questa concessione (LXII, 7)
4130.
1422, dicembre 14, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Mercogliano
Giovanni Forino, di Monteforte, pubbl. not.
Guglielmo di Notarnicola de Acernis, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Palamide de Lando, di Napoli, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Guglielmo di Bartolomeo Ruggiero, di Monteforte, un nocelleto nelle pertinenze di Monteforte, nel luogo detto Vigna dell’oliva («vinea de oliva»), per un tarì all’anno, e 4 once d’olio «pro trasitura». La concessione è motivata dal fatto che «ecclesia sua predicta multa dampna hucusque passa fuit et patitur videlicet quod in multis locis dictum monasterium est discopertum et devastatum et sic oportet se coperire et fabricare» (LXXXI, 64)
4131.
1423, gennaio 25, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Tramonti
Luigi Vicedomino, di Tramonti, pubbl. not.
Simone Pisano, di Tramonti, giudice annuale ivi
Bernillo Pisano, insieme con suo figlio Roberto, di Tramonti, vende al maestro Roberto de Sirica, di Sarno, i seguenti beni in Sarno, che egli possedeva come erede di suo fratello Pascarello, e cioè: una terra con alberi di pioppi in territorio di Sarno, nel luogo detto «la Starcza a la Calabrici», e un’altra terra con arbusto e con viti, pure in territorio di Sarno, nel luogo detto Pedimente: il tutto per il prezzo di 10 once d’oro (CIX, 37)
4132.
1423, febbraio 10, ind. I – Giovanna regina a. 9
Napoli
Andrea Abruscaporco, di Napoli, pubbl. not.
Pippo Vagliante, di Napoli, giudice
La signora Reginella Piscopa, di Napoli, Giovannello Coppula e il not. Aniello della Foresta, esecutori testamentari del q. nobile Francesco Piscopo, cedono e assegnano al monastero al monastero di M.V. di Napoli, – e per esso a fra Fusco de Arferio, di San Severino, priore di S. Maria di Alto Spirito – , le case lasciate a questo monastero dal testatore, e che si trovavano nella Piazza di S. Caterina di Portanova in Napoli (LXXXIX, 57)
4133.
1423, febbraio 14, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Mercogliano
Giovanni Calyo, di Catanzaro, abitante in Avellino, pubbl. not.
Filippo di ser Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo de Acernis, di Mercogliano, vende a don Giovanni de Anselmo, pure di Mercogliano, un pezzo di terra con querce, ecc., nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Ponticello, per un’oncia e mezza d’oro (XXI, 54)
4134.
1423, marzo 27, ind. I – Giovanna II regina a. 9
Mercogliano
Giovanni Forino, di Monteforte, pubbl. not.
Filippo di Ser Pietro, di Mercogliano, giudice
Palamide de Lando, ab. di M.V., concede a Bartolomeo de Populo e a Giovannuccio de Gizo, di Monteforte, agenti come tutori di Preziosa, figlia del q. Nunzio Zucculino, di Monteforte, due selve nelle pertinenze di Monteforte, di cui una nel luogo detto carmano, e l’altra di castagni nel luogo detto «lo vallone de lo mille», per il censo annuo di 3 tarì, e 25 grana «pro trasitura» (LXXXI, 65)
4135.
1423, … «die decimo …», ind. I – Luigi III re a. 6
Maddaloni
Pietro Paolo de Cristofaro, di Maddaloni, pubbl. not.
Aversano Montano, di Maddaloni, pubbl. not.
Nunzio Guerra compra da Siello Carbone, di Maddaloni, una terra in territorio di Maddaloni, nel luogo detto «Pontone de Ja Zarrillo», redditizia al monastero di S. Maria Reale di Maddaloni in grana … nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di un’oncia e 15 tarì, e versando 5 tarì per l’assenso, però con l’obbligo di rinnovare la concessione ogni 29 anni e allora versare ogni volta 3 tarì (LI, 75)
4136.
1423, settembre 8, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede in enfiteusi in perpetuo a Ciccarello di Pietro de Poto, del casale di Cucciano, una vigna con terra «vacua» nel luogo detto Valle («alaballa»), per 3 tarì di canone annuo nella festa di S. Maria a settembre (CXXI, 43)
4137.
1423, settembre 9, ind. II
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V., col consenso della Comunità, nomina suoi procuratori fra Onofrio, fra Venturello (detto più sopra nella stessa pergamena Munturello) da Montoro, fra Antonello dal Casale di M.V., fra Nunzio dall’Ospedale, fra Angelo da Taurasi e fra Antonello da Mercogliano , monaci professi di M.V., eleggendoli a veri e speciali procuratori nelle singole province, città, castelli, ville, ecc., e ciascuno di loro «in solidum» in modo che quello che uno ha cominciato l’altro potrà terminarli, con pieni poteri in materia (in XLIV, 79)
4138.
1423, settembre 10, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco, nel monastero di S. Leonardo
Pietro de brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., affitta all’ab. Guglielmo Moncelli, di Fontanarosa, agente a nome di Michele Barbato e di Nicolantonio, suoi figliuoli, e dei loro legitimi eredi in linea maschile, una chiesa dal titolo di S.Giacomo, grancia di M.V., fuori Fontanarosa, ridotta in pessime condizioni («collapsam et desolatam ac discopertam et suis portis, campanis, vestimentis sacerdotalibus et altaris et multis reparationibus indigentem, et de die in diem afficitur in peiorem statum»), con l’obbligo di rimetterla in buono stato, e frattanto come riconoscimento del dominio del monastero sulla chiesa, sarà corrisposta una libbra di cera all’anno nel giorno di S. Maria ad agosto, e si celebrerà una Messa alla settimana in quella chiesa (Cand. V, 2)
4139.
1423, settembre 10, ind. II – Martino Pp. a. 6
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), riceve da Antonello Ferraro, di Monteforte, due terre nelle pertinenze di mercogliano, nel luogo detto «in pedi lortura», che egli teneva dal monastero per il censo annuo di 18 grana, e il cambio gli rilascia 25 dei 27 tarì all’anno che egli doveva corrispondere ogni anno per una terra arbustata nelle pertinenze di Monteforte, nel luogo detto «a lu plano» (LVIII, 68)
4140.
1423, settembre 22, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco, nel monastero di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., loca per 29 anni a Guerruccio di Pippo, di Taurasi, e ai suoi eredi, una terra presso la chiesa di S. Giacomo, «desubtus Mergulos dicte Terre», per il censo annuo di 3 grana di tornesi, in ragione di 2 tornesi per ogni grano, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (Cand. VI, 5)
4141.
1423, novembre 6, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Montefusco, nell’ospizio di fra Palamide de Lando
Nicola di notar Lisio, di Montemiletto, pubbl. not.
Petrillo Celotti, di Montefusco, giudice regio
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede in perpetuo a Pietrov de Rainone, del casale di Gammatesa, nelle pertinenze di Montefusc, una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria della Piazza, per il canone annuo di una libbra di cera a Natale (LXXXIV, 18)
4142.
1423, novembre 10, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Mercato San Severino
Francesco de Donato, di Mercato san Severino
Roberto de Riccardo, del casale di Penta
Remedio de Vivo, di Mercato San Severino, vende a Cardillo di Cardillo, pure di Mercato San Severino, una terra arbustata e lavoratava in Mercato San Severino, nel luogo detto «l’orto de pede lo mercato», per un’oncia e 24 tarì d’oro (CXI, 129)
4143.
1423, novembre 16, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Nola
Antonio Panecaldo, di Nola, pubbl. not.
Girolamo de Marant, di Nola, giudice annuale ivi
Ad istanza del procuratore di M.V., essendo baiuli della città di Nola, Campanello de Simonello e Antonello Alamagno, si riproduce lo strumento del 19 agosto 1406 (riferito, Reg. 4007) (LXII, 8)
4144.
1423, dicembre 11, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Petrillo Celotti, di Montefusco, giudice
Palamide de Lando, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., trovandosi in Montefusco, concede a fra Angelo, ab. di S. Maria a Fontigliano («Fundiliano»), e ai suoi eredi, un orto con casalino congiunto in Grottaminarda («Gryptamaynarda») per il canone di una candela di cera del valore di due tornesi nella festa di S. Maria ad agosto (XLVII, 19)
4145.
1423 («1424»), dicembre 28, ind. II – Martino Pp. V a. 7 («6»)
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum» a Raimondo Massaria e a Giovanni de Antonio, d’Ariano, una bottega con casalino congiunto, in Ariano, presso la chiesa e l’orto del monastero per il canone annuo di 8 tarì nella festa della Madonna ad agosto (XIV, 98)
4146.
1424, febbraio 4, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Capua
Petruccio de Raone, di Capua, pubbl. not.
Giovannuccio de Raone, di Capua, giudice
Il nobile Antonello Capuano, di Capua, insieme con sua figlia Margherita, riceve in deposito da Battista Capuano, pure di Capua, 20 once d’oro (XXXII, 136)
4147.
1424 («1423»), febbraio 21, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Mercato San Severino («apud forum baronie Sancti Severini»)
Giacomo Carpinieri, pubbl. not.
Roberto de Amato, giudice annuale della baronia di San Severino
Il nobile Andrea Tuttabella, di Mercato San Severino, vende a Cardillo de Cardillo, pure di Mercato San Severino, una terra seminativa e con alberi, in territorio di Mercato San Severino, nel luogo detto «la Yscha de la Voce», per il prezzo di 2 once d’oro, e l’onere di 8 grana all’anno all’infermeria di M.V. (CXI, 128)
4148.
1424, marzo 11, ind. I – Giovanna II regina a. 10
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Pietro de Turri, di Montefusco, pubbl. not.
Petrillo Celotti, di Montefusco, giudice regio
Palamide de Lando (qui «de Alando»), di Napoli, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Giubileo, f. del q. Adoardo de Turella, tutti i beni lasciati al monastero dal suddetto Adoardo, per il censo annuo di 3 tarì nella festa di S. Maria a settembre (LXXXIV, 19)
4149.
1424, marzo 18, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Terrisio di Roberto de Abbate, e alla moglie Costanza, dimoranti in Apice, una casa in Apice, nella parrocchia di S. Nicola, per il canone annuo di 10 grana, da corrispondersi al procuratore di quel monastero, residente in Apice, nel mese di settembre, nella festa di S. Egidio (XIV, 26)
4150.
1424, aprile 24, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., cede a Luca di Ventuccio, di Apice, una casa diruta in Apice, nella parrocchia di San Bartolomeo; e in cambio riceve da lui un orto nella stessa parrocchia. Ma, valemdo l’orto più della casa, Palamide dà ancora a Luca 27 tarì e mezzo di carlini d’argento (XIV, 24)
4151.
1424, maggio 31, ind. II – Martino Pp. V a. 6
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive) cede a Petrillo di Roberto, «de terra Paduli», una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Bartolomeo, e in cambio ne riceve un’altra nella stessa parrocchia di S. Bartolomeo; e in cambio ne riceve un’altra nella stessa parrocchia e 4 once d’oro (XCV, 4)
4152.
1424, luglio 8, ind. II – Giovanna II regina a. 10
Aversa
Dietro petizione presentata all’ab. e dalla Comunità di M.V., la Regina ordina ai suoi ufficiali di tutto il Regno di assistere e favorire il monastero di M.V. nella riscossione delle sue entrate contro diverse persone che son tenute verso il monastero alla corresponsione di censi e proventi già decorsi, e che non li hanno pagati e non vogliono pagarli, appellandosi a privilegi ottenuti; ora essa, accogliendo questa petizione, ingiunge la restituzione di tutti i beni del monastero, tenuti indebitamente, procedendo contro gli ingiusti detentori «summarie simpliciter et de plano sine strepitu forma et figura iudicii oblatione libelli et contestatione litis ac extraiudicialiter per inspectionem tantum substantie veritatis» (IX, 101)
Bibl.: De Masellis, Iconologia, p. 333
4153.
1424, agosto 10, ind. II – Giovanna regina a. 1
Montoro
Pandullo Cscattaretica, di Salerno, pubbl. not.
Francesco Ginasio, giudice annuale di Montoro
Il P. Munturello Cantilione, di Montoro, priore di S. Cristoforo di Forino, grancia di M.V., procuratore di Palamide de Lando, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede a Cirello Ferrante, di Forino, una selva di castagni nel luogo detto Cerrito, nelle pertinenze di Forino, per il canone annuo di 3 tarì e 10 grana, e 10 tarì «pro intratura» (XLIV, 79)
4154.
1424, settembre 8, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Apice
Zasullo de Giorgio, di Ariano, pubbl. not.
Martuccio di Giovanni Ponte, giudice
Don Pietro Perio, primicerio della chiesa di S. Maria di Apice, volendo costruire una cappella, sotto il titolo di S. Giovanni Battista, «cum presepio Virginis Mariae», accanto alla suddetta chiesa di S. Maria, ottiene dall’ab. di quella chiesa, don leonardo de Abausio, e dai chierici e suffraganei della medesima, il suolo per edificarla e vi stabilisce un legato di Messe, donando a questo scopo una casa in Apice, un orto presso le mura di Apice, nel luogo detto «lo fosso di San Bartolomeo», una vigna con terra «vacua» pure nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto «la salita de lo cutaczo, e un’altra vigna nel luogo detto «la salita de lo cutaczo», e un’altra vigna nel luogo detto «lo pendino de catenario», nelle stesse pertinenze di Apice, ma riservando a se stesso – sua vita durante – tale beneficio, e disponendo che dopo la sua morte venga occupato da qualche chierico della sua famiglia, se ve ne saranno sino al quarto grado, e in caso contrario tale beneficio sarà di diritto del governo dell’Altare Maggiore di quella chiesa abbaziale
4155.
1424, settembre 9, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Montefusco
Pietro de brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Pietro Celotti, giudice
Palamide de Lando, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede per 29 anni a Petrillo di Roberto e a Domenico Barone, di Paduli («de terra Paduli»), una vigna e un orto nel luogo detto La Corte vecchia, un altro orto nel luogo detto «Layrella», due case in quella stessa terra, un casalino nel luogo detto «li buccali»: il tutto per il censo annuo di 25 tarì, distribuiti 10 a Natale e gli altri nella festa di S. Giacomo a luglio (XCV, 6)
4156.
1424, settembre 15, ind. III – Martino Pp. a. 8 («6»)
Montefusco, nel monastero nel monastero di S. Maria di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., rinnova per 29 anni al signor Magno Megnati, del casale di Salza («Salsule»), nelle pertinenze di Candida, la locazione di una terra con alberi arbustati e diversi alberi fruttiferi, in territorio di Salza, nel luogo detto «a le cortecelle», per il canone annuo di 17 grana, al valore di 2 tornesi per ogni grano, da corrispondersi a Natale (Cand. VII, 3)
4157.
1424, novembre 16, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Montoro
Pandullo Scatteretica, di Salerno, pubbl. not.
Zotto Marrangio, giudice annuale di Montoro
Nardo de Nonassema, detto fra Filippo da Montoro, vende a Mario de Nonnassema, di Montoro, un orto in Montoro, nel casale di Fontana vecchia di Montoro, per il prezzo di 12 tarì e mezzo e il censo annuo di 2 grana e mezzo, a Natale, alla Corte di Montoro (LXXXVIII, 13)
4158.
1425, febbraio 28, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Sarno
Daniele Funicella, di Sarno, pubbl. not.
Angelo Cerbulo, di Sarno, giudice annuale ivi
Bagnella, figlia del q. Giacomo Medico e nipote del q. Antonello Medico, di Napoli, abitante in Sessa, e moglie di Roberto de Sirica, costituisce costui suo procuratore per i beni che possedeva in Sessa, e consistenti in case, botteghe, possessioni, ecc., che le spettavano come erede di suo zio Antonello Medico (CVII, 75)
4159.
1424, marzo 12, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Ospedale di M.V.
Giovannetto di Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Nicola de Tuczulo, dell’Ospedale di M.V., giudice annuale ivi
Giacomo Forino, detto Nunzio, di Mercogliano, cede a Giovanni Vocino, pure di Mercogliano, un nocelleto nel luogo detto «li Turelli» e un pò di terra («pontam unam») arbustata e vitata nella stessa contrada, redditizie al monastero di M.V., «ut in quaterno curie Merculiani reperitur»; e in cambio riceve una casa nel Gerone di Mercogliano, pure redditizia al monastero di M.V., e in più 18 tarì, «pro tota et integra refusa» (LXIV, 43)
4160.
1425, marzo 30, ind. III – Giovanna II regina a. 11
Montefusco
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Petrillo Celotti, di Montefusco, giudice
Palamide, ab. M.V., concede per 29 anni a Moccia de Vallata una casa con terra «vacua» in Vallata, nel luogo detto «la Porta de mocza», per il censo annuo di 2 libbre di cera nella festa di S. Maria ad agosto (CXXV, 24)
4161.
1425, agosto 13, ind. III – Martino Pp. V a. 8
Montefusco, nella chiesa di S. Leonardo, grancia di M.V.
Pietro de Brusaco, pubbl. not. apostolico e imperiale
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., concede per 29 anni ad Antonello di mestro Andrea, ferraro, di Montefusco, una terra «vacua» del Feudo di M.V., nel luogo detto «la Bella», per il censo annuo di 2 tarì e 10 grana, da corrispondersi ai baiuli di quel feudo nella festa di S. Egidio (LXXXIV, 20)
4162.
1425, novembre 9, ind. IV – Giovanna II regina a. 12
Formicola
Cicco de San Biagio, di Alessano, abitante in Formicola, pubbl. not.
Antonio de Ysa, di Caserta, abitante in Formicola, giudice a vita ivi
Dietro preghiere rivolte istantemente da Giovanni de Prisco, del castello di Formicola, confratello e procuratore dell’Ospedale, costruito nel cortile della chiesa di S. Maria Annunziata presso il castello di Formicola, e da altri confratelli dello stesso Ospedale, – cioè: l’ab. Cicco Pezullo, Antonello de Fuscone e Antonio Corrigia -, notaio, giudice e testi si portano nella chiesa di S. Caterina nel casale di Mairano, nelle pertinenze di Formicola, membro del monastero di S. Maria di Formicola appartenente a M.V., dove trovano fra Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., dove trovano fra Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., insieme coi religiosi fra Severino da San Severino, priore di S. Maria del Castello, fra Antonello a Candida, priore di M.V. di Capua, fra Antonio dal Casale di M. V., priore di S. Maria della Concezione di Candida, dello stesso Ordine di M.V.. Ora Giovanni de Prisco e gli altri confratelli con lui, a nome loro e di tutti i confratelli, presenti e futuri, asserirono che avendo una grande devozione verso la Beata Vergine Maria Annunziata, una volta («olim») con la volontà del priore di Formicola fecero costruire a loro spese quell’Ospedale «in cortilio dicte ecclesie Annunciate prope murum ipsius ecclesie a parte occidentis»; e inoltre gli stessi confratelli intendevano pure costruire a loro spese una cappella o chiesa sotto il titolo di Tutti i Santi sul suolo dello stesso cortile dell’Annunziata presso quell’Ospedale e in quella cappella, o chiesa da edificarsi far celebrare Messe e divini offici da un sacerdote da deputarsi e scegliersi dagli stessi confrateli presenti e futuri. Perciò devotamente domandano all’abate e monaci di M.V. di concedere loro in enfiteusi in perpetuo per il censo annuo di una libbra di cera lavorata, da corrispondersi a S.Maria del Castello nella festa dell’Annunziata, il territorio o suolo del cortile della chiesa dell’Annunziata, nella parte contigua all’Ospedale, per poter attuare il loro disegno. Il che viene concesso col presente atto (XLV, 14)
4163.
1425, dicembre 1°, ind. IV – Giovanna II regina a. 12 («11»)
Auletta
Nicola Nigro, di Auletta, pubbl. not
Tranquardo Scriverio, di Auletta, giudice ivi
In occasione del contratto matrimoniale tra Stefano de Nisio e Giacoma de Zuthulo, questa, fra l’atro riceve dai suoi in dote la metà di un orto con alberi fruttiferi nelle pertinenze di Auletta, nel luogo detto «lo vallone de Mataczaro», mentre Stefano assegna alla sposa la quarta dei suoi beni (XXII, 49)
4164.
1426, aprile 23, ind. IV – Giovanna regina, a. 12
Boiano
Matteo di Franco Roberto Lapo di Boiano, pubbl. not.
Berterando di Giovanni de Senis, giudice annuale di Boiano, pubbl. not.
Paolo Pelliccia, cittadino di Boiano, vende a Nicola di Berardo, pure di Boiano, un casalino in Boiano, presso la via pubblica, per il prezzo di 5 tarì e mezzo (XXIX, 231)
4165.
1426 («1428»), novembre 16, ind. V – Giovanna II regina a. 13
Mercogliano
Francesco Verne, di Monteforte, pubbl. not.
Guglielmo de Acernis, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Fra Angelo de Gilifarco, di Mercogliano, alla presenza di don Sarro Forino, arciprete di Mercogliano, e di fra Luca da Mercogliano, dona al monastero di M.V. tutti i suoi beni dovunque esistente, eccettuati quelli di cui ha disposto nel suo ultimo testamento, e insieme offre la sua persona al servizio monastero (LVI, 52)
4166.
1427, agosto 3, ind. V – Giovanna II regina a. 13 (in: 1427, agosto 4, ind. V)
Sarno
Cubello Sumantico e Giovannuccio Scuterio, di Sarno, baiuli di Sarno
Maczeo Detisalve, di Nocera, giudice annuale di Sarno
I baiuli e il giudice di Sarno, notificano al not. Daniele Funicella, di Sarno, e ad altri, che il 5 luglio precedente, reggendosi da loro la Curia davanti alla chiesa di S. Andrea del Borgo di Sarno, dove si suol reggere la Curia, comparve il presb. Ventura de Sirica, di Sarno, procuratore di Bagnella Medica, moglie del maestro Roberto de Sirica, e presentò domanda che gli fosse trascritto in pubblica forma lo strumento del contratto matrimoniale, stipulato il 6 giugno 1406 (riferito, Reg. 4004) perchè lo strumento, dato «pro cautela» al q. Antonello, fu portato da lui nella città di Sessa («Suesse»), dove egli si trasferì, e ivi da lui perduto; e prima che Bagnella se lo potesse far trascrivere in pubblica forma erano morti il not. Marino e alcuni testi che l’avevano sottoscritto. Questa petizione fu presentata il 4 luglio precedente. Volendola eseguire, i baiuli e il giudice ordinarono al suddetto Roberto de Sirica, che a una data data fissata, comparisse in giudizio, e questi, venuto, confernò quanto si conteneva nella petizione. Perciò viene ora formulato il decreto di trovare quei protocolli e di redigerne copia secondo la petizione presentata (in CVII, 66)
4167.
1427, agosto 4, ind. V – Giovanna II regina a. 13
Sarno
Daniele Funicella, di Sarno, pubbl. not.
Angelo Cerbulo, giudice annuale di Sarno
In esecuzione del decreto dei baiuli di Sarno (Reg. precedente), si riporta in pubblica forma uno strumento del 6 giugno (1406), ind. XIV (riferito, Reg. 4004) (CVII, 66)
4168.
1427, settembre 11, ind. VI – Giovanna regina a. 14
Napoli
Bartolomeo Surrentino, di Napoli, giudice
Renzo di Vito de Dyomera, del castello di Vallata, dona al moastero di M.V., per le mani di Palamide de Lando, ab. di M.V., una vigna nelle pertinenze di Vallata, nel luogo detto «Vignyale de Galese», gravata di un censo annuo di 10 grana alla Corte di Vallata (CXXV, 2)
4169.
1427, dicembre 1°, ind. VI – Giovanna II regina a. 14
Tramonti
Fabrizio de Maranta, di Tramonti, pubbl. not.
Pertullo de Palumbo, giudice annuale di Tramonti
Alla presenza di Mariella Sparana, di Tramonti, ved. di Pascarello Pisano, Roberto de Sirica («Sirico») dichiara di aver consegnato al q. Pascarello Pisano certe robe (che vengono enumerate). E Mariella, premesso il giuramento, dice che un mese dopo la morte del Pisano, il cognato Bernillo Pisano se le era prese (CXXIV, 43)
4170.
1428, gennaio 4, ind. VI
Napoli, nel monastero di S. Maria di Alto Spirito
Palamide, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di M.V., riconcede per 29 anni al maestro Cubelluccio, fisico di Morrone, i beni che già gli erano stati concessi il 9 febbraio 1399 (riferito, Reg. 3928) (LXXXVIII, 27)
4171.
1428, marzo 26, venerdì, ind. VI – Martino Pp. a. 11
Roma
Matteo de Besse, pubbl. not. apostolico e imperiale
Si riproduce in pubblica forma una «lamentabilis querela», presentata da Palamide, ab. M.V. al Papa Martino V, nella quale si espone al Sommo Pontefice come il suddetto abate di M.V., senza far male a nessun barone, fu assediato dai baroni circonvicini del monastero, preso e messo in carcere con ceppi ai piedi, e il monastero fu violentemente spogliato dei castelli, possessioni e altri beni, e questo dietro ordine: a) di Marino «de Leonissa», che lo aveva tenuto in carcere per 17 mesi continui e crudelmente trattato, e, per essere liberato, aveva dovuto promettergli il versamento di 500 ducati d’oro con obbligo inoltre di affittargli per un nonnulla, per 29 anni, il castello detto l’Ospedale ( «castrum quod dicitur l’Ospedale»), di proprietà del monastero di M.V., e lo stesso signore non aveva voluto restituire il pegno di una Croce d’argento e di una statuetta d’argento, detta Principellus, che l’abate aveva dovuto mettergli nelle mani come pegno di 200 dei 500 ducati estorti, che egli non aveva al momento della scarcerazione; b) del conte di Nola, che aveva occupato il castello di Mercogliano, usurpando censi e proventi del monastero; c) di Agiasio Orsini, che aveva occupato i casali di Mugnano e di Quadrelle, usurpando in quei luoghi tutti i proventi, frutti, censi ecc. Ora si domandava al Sommo Pontefice di affidare a un Prelato l’incarico di castigare i delinquenti e di far restituire quanto era stato ingiustsmente tolto al monastero. Accogliendo la domanda, il Sommo Pontefice dà incarico al cardinale Piacentino di provvedere alla cosa, e questi ordina ai detentori di quei beni che nello spazio di 15 giorni li restituiscano e riparino ai danni causati, e intanto fulmina contre i tre maggiori colpevoli la scomunica papale con assoluzione riservata al Sommo Pontefice (II, 16)
Bibl.: Mastrullo, Montevergine Sagro, pp. 471-482
4172.
1429, febbraio 18, ind. VII – Giovanna II regina a. 14
Sant’Agata (dei Goti)
Fabrizio de Venuta, pubbl. not. di Sant’Agata
Cubello Vitalone, giudice di Sant’Agata
Domenico de Caprio, facendo testamento, lascia erede universale e particolare suo figlio fra Teodoro, priore del monastero di M.V. in Sant’Agata, con alcuni legati per Antonio de Caprio, suo nipote, e Masella, sua moglie (XI, 107)
4173.
1429, maggio 19, ind. VIII – Giovanna II regina a. 15
Lauro
Antonello de Cappello, di Lauro, giudice annuale ivi
Il P. Tommaso Caputo, d’Andretta, priore di Palma e procuratore di M.V., concede a Filippo Bizzone, del casale di Quindici, un orto nel luogo detto «lo Piano», un castagneto nel luogo detto «lo Planitello», e un altro castagneto nel luogo detto Montemauro: il tutto per il censo annuo di 11 grana a Natale (XLIX, 60)
4174.
1429, giugno 19, ind. VII – Giovanna II regina a. 15
Acquamelo nelle pertinenze di San Severino («apud Aquam Malorum..»)
Curacello de Petrone, della baronia di San Severino, pubbl. not.
Rainuccio de Rocco, della baronia di San Severino
Si attesta in un pubblico atto che un territorio nelle pertinenze del castello di San Severino (cfr. Reg. 2009), diviso in tre parti, era redditizio all’Infermeria di M.V., e che anzi apparteneva al Feudo di M.V., detto volgarmente Feudo dell’Infermeria di M.V. (XII, 14)
4175.
1430, gennaio 22, ind. VIII – Giovanna II regina a. 16
Candida
Giovanni Caliyo, di Catanzaro, abitante in Avellino, pubbl. not.
Mottulo de Cercio, di Candida, giudice annuale ivi
Nicola Russo, di Candida, vende a Stefano de Rustico, del casale di San Potito, nelle pertinenze di Candida, una terra seminativa in territorio di Candida, nel luogo detto propriamente «a campoforte», per 10 tarì d’oro
4176.
1430, febbraio 11, ind. VIII – Giovanna II regina a. 16
Vico («apud civitatem Vici»)
Giovannello de Patrino, di Salerno, pubbl. not.
Maestro Filippo, di Flumeri («Flumaro»), abitante in Vico, giudice annuale ivi
Maffeo, detto Czampus de Volcza, con sua moglie, vende a Giacomo de Volcza, suo fratello, la quarta di una vigna nelle pertinenze di Vico, nel luogo detto «lu Vallone delli Grutti», per un’oncia, 7 tarì e 10 grana (LII, 72)
4177.
1430, luglio 25, ind. VIII – Giovanna II regina a. 16
Montesarchio della Valle Caudina
Nicola Guerrasio, di Montesarchio, giudice regio
Pelluccio de Lorenzo, di Montesarchio, giudice regio
Giacomo Summano, di San Martino Valle Caudina, vende ad Antonio de Angelo, pure di San Martino V.C., una terra arbustata nelle pertinenze di San Martino, nel luogo detto «a lo Pantanello», pe 15 tarì (LIV, 35)
4178.
1430, settembre 1°, ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Sant’Agata (dei Goti)
Antonio Ferace, di Airola, abitante in Sant’Agata, pubbl. not.
Maestro Matteo de Venuta («Benuta»), di Sant’Agata, giudice annuale ivi
La Corte di Sant’Agata, rappresentata da Luca Vulcano («Bulcano»), di Napoli, capitano della città i Sant’Agata e del suo contado, dopo aver dichiarato che il 20 luglio precedente si era presentato davanti alla Corte fra Teodoro, priore del monastero di S. Maria in Sant’Agata, per ottenere la licenza di chiedere una via, per la quale si arrecava notevole danno a un pezzo di terra del monastero nelle pertinenze della città, nel luogo detto San Ronzio o Romagnano, concede quanto è stato chiesto, perchè, fatte le debite citazioni e pubblicazioni, non era comparso alcuno a opporsi a quella chiusura di via (XI, 111)
4179.
1430, novembre 28, ind. IX – Martino Pp. V a. 14 (in: 1430) («1431»), dicembre 27)
Roma
Tommaso di Gauthari, pubbl. not. apostolico e imperiale
Ugo, «miseratione divina» cardinale di Cipro, dal titolo di Sant’Adriano, commendatario di M.V, costituisce suo procuratore il nobile don Giovanni di Sur per concedere a Giovanni Vecchiariello, di Mercogliano, un casalino, consistente in 4 membri con cortile nel Gerone di Mercogliano, per 5 grana all’anno (in LXII, 11)
4180.
1430, dicembre 7, giovedì, ind. IX – Martino Pp. V a. 14
Avellino, nel palazzo episcopale
Antonio Pechia, pubbl. not. apostolico
Alla presenza di Francesco, «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Avellino, don Nicola de Sazo, di Candida, rettore della chiesa rurale di S. Sofia di Candida, diocesi di Avellino, procede a una permuta con don Lisolo di Tommaso de Angelocto, pure di Candida, dandogli un pezzo di terra «vacua» nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «le parete», appartenente alla chiesa da lui retta, e ricevendo una selva nelle stesse pertinenze, nel luogo detto «a Santo Felice»
4181.
1430 («1431»), dicembre 27. ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Urrita («apud locum urrite … in territorio castri Merculiani»)
Giacomo Anna de Raone, di Serino, pubbl. not.
Guglielmo de Acernis, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Il nobile ed egregio Giovanni de Sur, insieme con fra Ruggiero de Argentio, di San Severino, priore del monastero di M.V., e con alcuni altri monaci di M.V., presenta un pubblico strumento di una generale procura a lui fatta da Ugo, cardinal diac. del titolo di S. Adriano, amministratore di M.V., in data 28 novembre 1430, ind. IX (riferita, Reg. 4179), in forza della quale procura egli, a nome del cardinale, e fra Ruggiero a nome di M.V., concedono in perpetuo a Giovanni Vecchiarello («de lo vechyarello»), di Mercogliano, un casalino scoperto, consistente in 4 membri in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Gerone («lo Jerone»), con l’obbligo di corrispondere ogni anno al monastero e ai suoi rettori 5 grana d’oro al peso generale del regno, nella festa di S. Maria a settembre, e tarì (un bianco) «ex causa intrature» (LXII, 11)
4182.
1430 («1431»), dicembre 30, ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Quadrelle, nelle pertinenze della baronia di Avella
Giovannuccio Ferraro, di Nola, pubbl. not.
Riccardo de Giuliano, giudice annuale di Quadrelle
Andrea de Genia, detto Sbardone, nel casale di Sirignano, nelle pertinenze della baronia di Avella, dona, con donazione irrevocabile «inter vivos», al monastero di M.V., per le mani di fra Stefano da Candida, i seguenti beni nelle pertinenze di Sirignano: una casa con corte, un orto, un oliveto nel luogo detto «alle castagnete», un oliveto nel luogo detto Querceto («accerqueto»), due querceti nel luogo detto «a casamani»: il tutto col patto che il monastero debba somministrargli vitto e vestito (CXI, 146)
4183.
1431, aprile 10, ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Pietradefusi («apud casale petre delli fusi»)
Giacomo Donato de Alamo, di Montefusco, pubbl. not.
Pietro Celotto, giudice
In forza di convenzione avuta con don Giacomo de Tocco, di Capua, l’ab. Antonio de Simeone, di Capua, procuratore di Ugo, cardinale del titolo di San Clemente di Cipro e commendatario di M.V., prende possesso di metà di una torre in Pietradefusi, torre che il monastero di M.V. sosteneva spettare per intero al monastero, per essere stata costruiti la maggior parte di essa da M.V.; ma ora, ad evitare liti viene divisa (XCIX, 206)
4184.
1431, luglio 3, ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Apice
Zasullo de Giorgio, di Ariano, pubbl. not.
Martuccio di Giovanni Ponte, di Apice, giudice annuale ivi
Antonio de Simone, di Capua, procuratore di Ugo, cardinal del titolo di Sant’Adriano e commendaario di M.V., concede ad Antonio de Andrenula, di Apice, detto Scamparestuczo, un casalino («casaleno») in Apice, nella parrocchia di S. Pietro, per il canone annuo di una libbra di cera il giorno di S. Maria a settembre (XIV, 27)
4185.
1431, agosto 5, ind. IX – Giovanna II regina a. 17
Sarno
Luigi de Cava, di Sarno, pubbl. not.
Antonio de Normandia, giudice annuale di Sarno
Sabatino de Silva, di Sarno, presta 13 tarì a Cobello e a Palumbo de Ursa, padre e figlio, di Sarno, col patto che li restituiscano entro il 15 agosto dell’anno successivo della X indizione (CVII, 71)
4186.
1431, settembre 12, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Auletta
Nicola Nigro, di Auletta, pubbl. not.
Giovannello Cappello, di Auletta, giudice
Bartolomeo Pantaleo, detto Zarlo, di Auletta, facendo testamento istituisce molti legati (XXII, 48)
4187.
1431, dicembre 11, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Urrita, presso Mercogliano
Giovannetto de Montefredane, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Meulo de Spinello, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Il nobile Stefano de Mangionibus, procuratore generale di M.V. per parte di Ugo, cardinal di Cipro e perpetuo commendatario di M.V., concede in enfiteusi in perpetuo a Muccia Marchisio, di Chiusano, abitante in Mercogliano, una casa con camere, cellaro, stalla, orto contiguo, ecc., in Mercogliano, nel luogo detto la Porta dell’acqua, per il canone annuo di 11 grana nella festa di S. Maria a settembre, e 3 once e 15 tarì «ex causa intrature» (LXII, 9)
4188.
1431, dicembre 11, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Urrita
Giovannotto de Montefredane, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Meulo de Spinello, di Mercogliano, giudice
Il nobile Stefano de Mangionibus, procuratore di Ugo, cardinal di Cipro e commendatario di M.V., concede a Nicola Paladino, di Mercogliano, un nocelleto con campo nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Cervro («Cerbaro»), devoluto al monastero per la morte di Caterina Sirignano, per il censo annuo di un tarì e 10 grana nella festa di S. Maria a settembre, 3 once e 21 tarì e mezzo «ex causa intrature» (ex causa intrature) (LXII, 10)
4189.
1431 («1432»), dicembre 11, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Urrita
Giovannotto de Montefredane, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Meulo de Spinello, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Il nobile Stefano de Mangionibus, procuratore di Ugo, cardinal di Cipro e commendatario di M.V., concede a Cubello e a Jannello di Modestino Pacifico, fratelli, di Mercogliano, una vigna con oliveto contiguo, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «a lo puczo niro», per il censo annuo di un tarì e mezzo «ex causa intrature» (LXII, 13)
4190.
1432, gennaio 9, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Urrita
Giovannetto de Montefredane, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Meulo de Spinello, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Stefano de Mangionibus, procuratore di Ugo, cardianal di Cipro e commendatario di M.V., cincede a Giovanni Vecchiariello («veccarello») di Mercogliano, una terra seminativa, con piante di olivi e in parte sterile, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Cervaro, per il censo annuo di 4 grana d’oro nella festa S. Maria a settembre, e 27 tarì e mezzo «pro intratura» (LXII, 12)
4191.
1432, febbraio 13, ind. X – Eugenio Pp. IV a. 2
Napoli
Giacomo di Guglielmo, abitante in Napoli, pubbl. not. apostolico
Il P. Antonio da Candida, priore di M.V. di Napoli, insieme con la sua Comunità, nomina cappellano nella cappella della SS. Trinità nella chiesa di S. Cesareo nella villa di Cesa, nelle pertinenze di Aversa, il chier. Petrillo de Guido, il quale si obbliga a corrispondere al monastero 3 tarì e 15 grana ad agosto ogni anno (XXXVIII, 191)
4192.
1432, febbraio 13, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Capua
Petruccio de Raone, di Capua, pubbl. not.
Fabrizio de Ducto, di Capua, giudice
Fra Teodone da Sant’Agata, priore di M.V. di Capua, col consenso del Capitolo conventuale del suo monastero, – costituito da fra Giovanni da Forenza, fra Francesco da Sarno e fra Paradiso da Forenza -, concede in perpetuo in enfiteusi al maestro Stefano, marmoraio di Aversa e ora abitante in Capua, un pezzo di terra, devoluto al monastero per la corresponsione dei canoni, nelle pertinenze di Sant’Aniello, per il censo annuo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto, e 15 tarì per la concessione (XXXI, 76)
4193.
1432, maggio 10, ind. X – Eugenio Pp. IV a. 2
Roma
Tommaso di Gauqerio, chier. di Cambrai, pubbl. not. apostolico e imperiale
Ugo, cardinal di Cipro e commendatario di M.V., crea suo procuratore il P. Ruggiero, monaco di M.V., crea suo procuratore il P. Ruggiero, monaco di M.V., e lo costituisce infirmarario di M.V. secondo le mansioni tradizionali a quest’ufficio («prout ex antiqua et laudabili consuetudinefieri consuevit atque regendum et gubernandum ac quecumque bona ad officium infirmararii huiusmodi spectantia et pertinentia recuperandum et recolligendum») (LXXVI, 66)
4194.
1432, maggio 27, ind. X – Giovanna II regina a. 18
Sarno
Daniele Funicella, di Sarno, pubbl. not.
Ricansio Scarparo, di Cava, abitante in Sarno, giudice annuale
Sabatino Prestore, di Sarno, presta a Martino de Manfredonia, di Sarno, 2 once d’oro e 6 tarì, che questi promette di restituire entro l’agosto prossimo (CVII, 72)
4195.
1432, settembre 7, ind. XI – Giovanna II regina a. 19
Monastero di M.V.
Giannotto de Montefredane, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Antonio de Dominico, dell’Ospedale di M.V., giudice ivi
Riczardo Rosamarco, di Ariano, dona al monastero di M.V., per mano del P. Giorgio, ab. del monastero di S. Pietro di Gubbio («de Gubio»), vicario del Cardinal di Cipro, commendatario di M.V., tutti i suoi beni mobili e stabili tra i quali una casa in Ariano, nella parrocchia di S. Angelo, e una vigna nel luogo detto San Tommaso (XIV, 65)
4196.
1433, febbraio 25, ind. XI – Giovanna II regina a. 19
Capua
Antonio de Cesis, di Capua, pubbl. not.
Giacomo Stanzione, giudice
Fra Teodone da Sant’Agata, priore di M.V. di Capua, insieme con fra Giovanni da Forenza e fra Lisolo da San Severino, dà l’assenso ad Antonio Forgione, della villa di Vitulano, nelle pertinenze di Capua, perchè possa comprare dal not. Pietro de Raone ed altri, di Capua, un pezzo di terra campese, della capacità di 2 moggi nella villa di Bellona, nel luogo detto «Cava de limo», redditizio al monastero in 2 grana annue nella festa di S. Maria ad agosto, e per l’assenso riceve 5 tarì (XXXI, 128)
4197.
1433, marzo 20, ind. XI – Eugenio Pp. IV a. 2
Montemurro, in provincia di Basilicata
Massio Pretasio di maestro Pietro, di Flaviano, pubbl. not. apostolico e regio
Stefano, «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Tricaricarico, costituisce suoi procuratori presso il Sommo Pontefice «ad comparendum pro eo in generali consilio in quacumque parte fiendo coram Summo Pontifice vel alio quocumque presidente» e per tutti gli altri affari spettanti alla sua Curia, Marchetto de Teramo, canonico di Teramo e il nobile Neroczio de Padua (LXXXVI, 12)
4198.
1433, aprile 19, ind. XI – Giovanna II regina a. 19
Napoli
Petrillo Sussulano, di Nola, pubbl. not.
Nicola de Blanco, di Napoli, giudice
Giorgio, ab. di S. Pietro di Gubbio, vicario e procuratore del signor Cardinal di Cipro, commendatario di M.V., fa riprodurre l’intercetera di un codicillo del signor Nicola Orsini, di Nola, conte di Nola, Sarno, ecc., del 1° marzo 1399, ind. VII (riferito, Reg. 3929), col quale aveva lasciato al monastero di M.V. 100 once d’oro, che Palamide de Lando, quando era ab. di M.V. e nell’atto di rinunziare all’abbazia, cedette e assegnò al suddetto cardinale; ora, siccome non erano state ancora pagate, si fa ricorso alla regina Giovanna (XCIV, 6)
4199.
1433, aprile 29, ind. XI – Giovanna II regina a. 19
Napoli
Giacomo di Martino, di Napoli, pubbl. not.
Petrillo de Abitabulo, di Napoli, giudice regio
Giorgio ab. di S. Pietro di Gubbio, vicario di M.V., fra Fusco, priore claustrale di M.V. e fra Antonello da Candida, pure priore di M.V., creano loro procuratore il P. Onofrio, decano di M.V., per procedere alla divisione dei beni spettanti a fra Paolo de Reucio da Montesarchio, erede di suo padre Cola, beni che dovevano dividersi da quelli spettanti alla sorella di lui Donata (LXXXVI, 32)
4200.
1433, maggio 1°, ind XI – Giovanna II regina a. 19
Napoli, in Castel Capuano
La regina Giovanna, dietro petizione di Ugo, cardinal di Cipro, commendatario di M.V. e della Congregazione di M.V., gli concede la licenza di redigere l’inventario solenne di tutti i beni spettanti alla stessa Congregazione (XI, 102)
4201.
1434, marzo 29, ind. XII – Giovanna II regina a. 20
Candida
Giovanni Caliyo, di Catanzaro, abitante in Avellino, pubbl. not.
Corrado de Martino, giudice annuale di Candida
Pietro di Antonio de Laudisio, del casale di San Potito, vende a Giovanni e Ippolito de Petrucio, fratelli, del casale di Parolise, nelle pertinenze del castello di San Barbato, una casa fabbricata con porte e finestre «copertam scandolis», in Candida, nel luogo detto Planello, per 3 once d’oro, e 10 tarì d’argento.
4202.
1435, luglio 8, ind. XIII – Renato re a. (in bianco)
Mercato San Severino
Masullo de Riccardo, pubbl. not.
Luigi de Aliberto, giudice annuale della baronia di San Severino
Cardillo de Cardillo, di Mercato San Severino, si dichiara debitore verso fra Ruggiero d’Arienzo in 20 tarì e si obbliga a pagarli fra quattro mesi (CXI, 134)
4203.
1436, febbraio 12, ind. XIV – senza re, per la morte di Giovanna II
Boiano
Matteo di Franco, di Boiano, pubbl. not.
Angelo di Antonio Notaralberto, giudice annuale di Boiano
Maria (anche «Maruccia»), moglie di Coluccio Giovanni, si fa leggere pubblicamente uno strumento in cui si dichiarava che fra Giovanni de Cuminiano, in forza di procura di Pietro, ab. di M.V., aveva concesso in enfiteusi a Pilla e ai suoi legittimi eredi Giorgio e Maruccia, una vigna nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Canali, con un potere di trasmetterla ai loro eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, per il censo annuo di una libbra di cera nella festa di S. Maria ad agosto; ora essa, con l’autorità di suo marito e col consenso di fra Giuliano, priore di S. Maria del Vivario, vende quella vigna a Biagio de Cercias Piczula, con l’onere suddetto (XXIX, 74)
4204.
1436, luglio 24, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 2 di Sicilia
Capua
Antonio de Cesis, di Capua, pubbl. not.
Bartolomeo Mansello, di Capua, giudice
Cirello e Filippo de Pozzuoli («Putheolo»), fratelli, di Capua, insieme col loro nipote Onorio, donano alla chiesa di S. Martino in Capua un pezzo di terra campese nella villa di San Vito a Palmentata, nellepertinenze di Capua (XXXII, 8)
4205.
1436, novembre 11, ind. XV – Alfonso d’Aragona re a. 2 di Sicilia
Candida, nel monastero di S. Agostino
Rauccio de Raone, di Serino, pubbl. not.
Mottulo de Cercio, di Candida, giudice annuale ivi
Fra Andrea dell’abate Cola Antonio de Zullo, priore e governatore del monastero di S. Agostino di Candida, previo voto della sua Comunità, date le gravi necessità del monastero («pro custodia et tuta manunentione et gubernatione … precipue pro presentibus temporibus guerrarum …»), affin di curare e restaurare il monastero, vende per 12 tarì a fra Stefano Francesco della Terra di Lavoro, priore di M.V. di Candida, la metà di un casalino scoperto, con la metà di un orticello contiguo, – che il monastero possedeva in indiviso col monastero di M.V. – , in territorio di Candida, e propriamente nel luogo detto «li Ferrari» (Cand. IX, 8)
4206.
1437, aprile 13, Ind. XV – Alfonso d’Aragona re a. 2
Capua
Bartolomeo Carraria, di Capua, pubbl. not.
Giacomo Verno, di Capua, giudice
Fra Paradiso da Forenza, priore del monastro di M.V. in Capua, col consenso di Fra Leonardo da Capua, monaco conventuale dello stesso monastero, concede al giudice Urbano de Raone alcune case in Capua, nella parrocchia di S. Leucio, per il censo annuo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto (XXXI, 77)
4207.
1437, ottobre 3, ind. – Renato d’Angiò re a. 3
Acerra
Giacomo di Acerra, pubbl. not.
Antonio Anczello, di Aversa, abitante in Acerra, giudice regio
Pellegrino Pulderico, di Napoli, e Lucrezia Carmignana, sua moglie, pure di Napoli, vendono a Enrichello Pulderico i seguenti beni burgensatici: 1°. un ospizio consistente in case in Napoli, nella piazza di S. Gennaro; 2°. un pezzo di terra di circa 6 moggi presso Napoli, nel luogo detto Cava de rezza; 3°. un pezzo di terra, incolta e boscosa, nel luogo detto «ad casola»; 4°. alcuni censi o redditi: il tutto per 16 once e 30 tarì di carlini d’argento
4208.
1437, dicembre 15, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 24 dei suoi regni
San Pietro Infine
Giacomo di Antonio Giacomo Giovanni, di S. Pietro Infine, pubbl. not.
Antonio di Giacomo Pallummo, di S. Pietro Infine, giudice annuale ivi
L’Università di San Pietro Infine costituisce i suoi procuratori presso il Re per la trattazione di diversi affari che la riguardano (CII, 7)
4209.
1437 («1438»), dicembre 18, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 3
Capua
Roberto Camposella, di Capua, giudice
Fra Paradiso da Forenza, priore del monastero di M.V. in Capua, col consenso di Fra Leonardo da Capua e di fra Bartolomeo da Vico, monaci conventuali dello stesso monastero, concede a Marinello de Goffrido un pezzo di terra boscoso nel luogo detto «a lo Ponte de la Malanocte», per il censo annuo di 5 grana nella festa di S. Maria ad agosto, e 2 tarì per questa concessione (XXXI, 78)
4210.
1438, gennaio 25, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 3
Capua
Giacomo di Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Giovanni Giacomo de Martino, di Capua, giudice
Fra Paradiso, priore di M.V. di Capua, col consenso di fra Nardo da Capua e di fra Bartolomeo da Vico, dà l’assenso alla vendita di due case in Capua, nella parrocchia di Tutti i Santi, che Cobella, ved. di Giovanni de Marzano, della villa di Casapullo, nelle pertinenze di Capua, vende per 2 once ad Adamo Porpora, della villa «olim Laurencii», e ad Alesano di Nicola Carpinella, della villa di San Tammaro, pure nelle pertinenze di Capua: case che erano gravate di un censo annuo di 19 grana e mezzo al monastero, nella festa di S. Maria ad agosto, al quale perciò per l’assenso si danno 15 tarì (XXXI, 129)
4211.
1438, febbraio 11, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 3
Capua
Antonio de Cesis, di Capua, pubbl. not.
Antonio de Cerbo, di Capua, giudice regio a vita
Clarella Molla, di Capua, moglie del maestro orefice Januale Staczano, di Caiazzo, cittadino di Capua, e col consenso di lui, dona alla chiesa di S. Martino di Capua, e per essa a don Cerbo di Caprio, di Capua, presb. e cappellaio di quella chiesa tutti i suoi beni nella villa di San Tammaro, nelle pertinenze di Capua, con l’obbligo di un anniversario all’anno per la sua anima (XXXII, 9)
4212.
1438 («1437»), marzo 23, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 4
Sarno
Luca de Mari, di Sarno, pubbl. not.
Giacomo de San Pietro, di Spoleto, abitante in Sarno, giudice annuale di Sarno
Pentella Califana, ved. di Giovannuccio di Serino, aggiungendo un codicillo al suo testamento, lascia a don Pascarello Barbaruolo una casa con antecorte e ortale nel luogo detto «a li Ferrari» (CVII, 4)
4213.
1438, aprile 8, martedì, ind. I – Eugenio Pp. IV a. 8
Benevento
Astorgio, arcivesc. di Benevento, costituisce rettore della chiesa di S. Croce nelle pertinenze di Ceppaloni, con cura di anime e juspatronatus del nobile Francesco di Giovanni de Rubeo, di Ceppaloni, il presb. don Martino di Pietro de Rossella, di Ceppaloni (VII, 9)
4214.
1438, luglio 266, ind. I – Eugenio Pp. IV a. 8 («6», scritto da altra mano su un altro numero abraso)
Benevento, nel monastero di S. Sofia
Vito de Macallis, pubbl. not. apostolico
Palmirello de Mancusiis, cittadino e abitante in Benevento, vende a Cobello Troncone un pezzo di terra seminativa della capacità «in semine» di 12 tomoli, in territorio di Benevento, nella contrada di Santa Maria ad votum, per il prezzo di 2 once e 24 tarì di carlini d’argento (Cast. 95)
4215.
1438, luglio 30, ind. I – Eugenio Pp. IV a. 8
Sant’Agata (dei Goti)
Fabrizio de Venuta, di Sant’Agata, pubbl. not.
Francesco de Stabile, giudice annuale di Sant’Agata
Giovanni Caserta e sua moglie Rita offrono al monastero di M.V. le loro persone per le mani di fra Baldassarre da San Severino, priore del monastero di M.V. di Sant’Agata, e insieme donano tutti i loro beni mobili e stabili (che però non si specificano) (XI, 104)
4216.
1438, ottobre 24, ind. II – Eugenio Pp. a. 8
Mercogliano
Giovannotto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Simone di Giovanni de Pandula, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Il dott. Francesco Angelo de Claravallensibus, di Todi («de Tuderta»), vicario generale di Ugo, cardinal di Cipro, commendatario di M.V., conferma a Masullo de Riccardo la concessione di una terra nel casale di Cervito, nelle pertinenze di San Severino, nel luogo detto Paludicelle, per il censo di 8 tarì all’anno, distribuiti metà a Pasqua e metà a Natale, territorio che apparteneva all’Infermeria di M.V. (CXI, 93)
4217.
1438, dicembre 22, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 4
Capua
Giacomo di Andrea Martino, di Capua, pubbl. not.
Giovanni di Giacomo de Martino, di Capua, giudice
Andrea de Giuliano, di Pareto, abitante in Capua, e francesca, sua moglie, col consenso del monastero di M.V. di Capua, – e cioè di fra Paradiso da Forenza, priore di quel monastero, fra Nardo da Solofra, fra Bartolomeo da Vico, fra Domenico da … , monaci conventuali dello stesso monastero -, vendono a Biagio Cepaluno certe case con antecorticella, in Capua, nella parrocchia di Tutti i Santi, per il prezzo di 7 once, e un’oncia d’oro al monastero per l’assenso, essendo le case redditizie al monastero in 15 grana annue nella festa di S. Maria ad agosto (XXXI, 130)
4218.
1439, aprile 25, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 5 di Sicilia
Formicola
Marchione de Mecciis, di Formicola, pubbl. not.
Antonio de Ysa, di Formicola, giudice a vita ivi
Il P. Venturello Pepe, di Montoro, priore del monastero di M.V. della baronia di Formicola, e Giovanni de Prisco e Pietro Poto, procuratori di quel monastero, concedono per 29 anni ad Antonio di Giovanni Pasquale, di Formicola, una terra in territorio di Formicola, nel luogo detto «a lo Orticello», per il censo annua di 5 grana, e 15 tarì e mezzo per questa concessione (XLV, 15)
4219.
1439, agosto 31, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 5 di Sicilia
Formicola
Angelo Sarzano, pubbl. not.
Melchionne de Peciis, giudice a vita
Fra Venturello Pepe («Piper») da Montoro, priore e rettore del monastero di M.V. in Formicola, concede per 29 anni ad Antonio, detto Galliardo, e a Nicola Piczulillo, suo nipote carnale, una terra in territorio di Pontelatrone, per il censo annuo di 2 tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e 10 tarì per questa concessione (CII, 24)
4220.
1439, settembre 5, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 5 di Sicilia
Sarno
Luca de Mari, di Sarno, pubbl. not.
Teopaldo de Grima, di Sarno, giudice annuale ivi
Josomina Squillante, di Sarno, ved. di Giacomo Deotesalve, presta 15 tarì e mezzo al giudice Stefano de Miro, di Gragnano («Grammano») (CVII, 73)
4221.
1440 («1439»), gennaio 16, ind. III – Eugenio Pp. IV a. 9
Aversa
Marino Ferraro, pubbl. not. apostolico
Avendo Giacomo, «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Aversa, con bolla del 9 gennaio precedente, conferita all’ab. Giacomuccio de Filippo, canonico della cattedrale di Capua, la rettoria della chiesa di S. Maria di Giacomo, detta S. Maria a Computo («ad Computum»), nel Galdo della diocesi di Aversa, e la rettoria di S. Maria Salome, S. Maria Rotonda, nelle pertinenze della villa di Vintignano, della stessa diocesi, con questo strumento quell’abate ne prende possesso (VI, 10)
4222.
1440, marzo 21, ind. III – (Eugenio) Pp. IV a. 10
Mercogliano
Giovannetto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Simone di Giovanni de Pandula, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Domenico di Giovanni Quintella e Bartolomeo Pacifico, f. ed erede di Cibello Pacifico, di Mercogliano, col consenso di M.V., vendono per 16 tarì a Nicola de Abbatuzio, di Tramonti, abitante in Mercogliano, una terra nel luogo detto Santa Margherita, redditizia al monastero di M.V. in un canone annuo di un tarì e 10 grana (LXIV, 44)
4223.
1440, aprile 8 – Alfonso re a. 25 dei suoi regni
Capua
Il re Alfonso, dopo aver fatto menzione del rilascio già fatto al monastero di M.V. di un’oncia e 15 tarì sulle 3 once di contribuzioni fiscali, che lo stesso monastero doveva rendere per i casali di San Martino, Cucciano e Festolari, nelle pertinenze di Montefusco, ora rilascia anche il restante delle 3 once, tenendo presente i danni patiti dal monastero per le guerre e le misere condizioni in cui si trovavano i Padri, che appena avevano cibo per alimentarsi (XI, 103)
4224.
1440, giugno 11, ind. III – Eugenio Pp. IV a. 10
Mercogliano
Giovannetto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Antonello de de Ansermo, di Mercogliano, giudice a vita
don Angelo de Claravallensibus, di Todi («de Tuberto»), vicario generale e procuratore e amministratore del monastero di M.V., per perte di Ugo, cardinal vesc. di Tuscolo, commendatario di M.V., procede a una permuta con Antonello Summantico, della città di Sarno, dandogli due casalini con cortile e orticello congiunti, in territorio di Sarno, nel luogo detto «a lo burgo de lo mercato», e ricevendo da lui due terre pure in territorio di Sarno, delle quali una campese e seminativa e l’altra arbustata e vitata, fuori la Foce, e in più Antonello dà 10 ducati d’oro: danaro che serviva per le riparazioni della chiesa di S. Giovanni in Sarno, grancia di M.V. (CVI, 38)
4225.
1440, luglio 22, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 6
Capua
Antonio de Cesis, di Capua, pubbl. not.
Dragonetto di Angelillo de Angelo, di Capua, giudice regio a vita
Fra Paradiso da Forenza, priore di M.V. di Capua, concede a Nardo Valle, della villa di Bellona, nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra boscoso, di 2 moggi, nelle pertinenze di Bellona, nel luogo detto Palmento, ai piedi del colle Cervito, per il canone annuo di 5 grana nella festa di S. Maria ad agosto, e 7 tarì e mezzo per questa concessione (XXXI, 79)
4226.
1440 («1441»), dicembre 27, ind. IV – Renato re a. 6
Boiano
Nicola di Paolo de Spineta, cittadino di Boiano, pubbl. not.
Antonio di Notar …, giudice di Boiano
Fra Giuliano di Solofra, priore di S. Maria del Vivario, in Boiano, e procuratore del vicario generale di Ugo, cardinal di Cipro, vesc. di Tuscolo, primo commendatario di M.V., concede a Bartolomeo di Paolo Ruggiero Longo, di Boiano, un vignale incolto, nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Canali, per il censo annuo di mezza libbra di cera (XXIX, 52)
4227.
(1441), agosto 2, ind. IV – (Alfonso) d’Aragona re a. …
Giovannetto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Simone, giudice annuale a vita
Il monastero di M.V. concede a Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, vassallo del monastero, i seguenti beni: una casa nel casale di Quadrelle; un arbusto e alcuni casalini ivi; un arbusto nel luogo detto Bagnulo, nello stesso casale; una terra nel luogo detto «la Lenza», nello stesso casale; una selvetella nel luogo detto «le beterali»; un’altra selva nello stesso luogo; un querceto nel luogo detto «la tomba», nelle pertinenze dello stesso casale: il tutto per il censo annuo di un tarì e 12 grana a Natale, e 10 tarì per questa concessione (CIII, 32)
4228.
1441, agosto 9, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 7 di Sicilia
Sant’Agata (dei Goti)
Ruggiero Sasso, di Airola della Valle Caudina, pubbl. not.
Giovanni Fuczone, di Sant’Agata, giudice regio
Masella, ved. di Domenico de Caprio (e «Crapio»), di Sant’Agata, dona al monastero di M.V. di Sant’Agata, per mano di fra Domenico, priore del monastero di S. Maria della Misericordia di Airola, tutti i suoi beni mobili e stabili (che però non si specificano) (XI, 105)
4229.
1441, settembre 4. (e 5), ind. V – Alfonso d’Aragona re a. (in bianco)
Mercato San Severino («apud forum baronie Sancti Severini»)
Paolo de Anselone, del casale di Penta, pubbl. not.
Angelo de Abbatissa, giudice
Tommaso Gramana, di Sala, visconte della baronia di San Severino, rende noto che, reggendo egli la Curia «pro tribunali» e stando con lui Angelo de Abatissa e altri, giudici annuali di quella baronia, insieme col not. Paolo de Anselone, del casale di Penta, nelle pertinenze della stessa baronia, ad istanza di fra Ruggiero da Arienzo («de Argentio»), procuratore dell’Infermeria di M.V., fece citare Francesco de Aliberto e Graziano Colantonio, il 18 marzo della IV indizione, perchè al primo giorno di udienza comparissero nella stessa Curia per rispondere a fra Ruggiero su una terra «in foro ubi dicitur la padula», che essi tenevano ingiustamente. La citazione fu loro portata nello stesso giorno 18 marzo. Il giorno 27 fu da fra Ruggiero presentata una petizione in cui si diceva che una volta l’Infirmaraio dell Infermeria di M.V. assegnò a Bartolomeo de Cichullo, di Mercato San Severino, quella terra per lui e per i suoi eredi per il censo annuo di 5 tarì e mezzo a Natale, con obbligo di coltivarla, perchè quella terra prosperasse sempre meglio. Ora Bartolomeo ha smesso in tutto o in parte di corrispondere il canone annuo. Poi questa terra pervenne indebitamente nelle mani di Graziano e Francesco de Aliberto, della stessa baronia di San Severino, i quali la detengono al presente e ne percepiscono i frutti senza corrispondere il censo annuo da nove anni. Perciò si domanda che la terra ritorni al monastero e il monastero sia ancora risarcito dei canoni non corrisposti in questi nove anni. Comparsi in giudizio Francesco e Graziano. Francesco dice di tenere parte di quella terra dall’Infermeria di M.V. verso la quale è tenuto a corrispondere un tarì e mezzo all’anno, che dice di aver sempre pagato; invece Graziano dice di dover corrispondere alla stessa Infermeria 3 tarì, che ugualmente dice di aver sempre pagato. Allora fra Ruggiero presenta uno strumento in cui fra Leonardo da Carife, dell’Ordine di M.V., infirmarario e procuratore di M.V., concede al q. Bartolomeo de Cichullo di Mercato San Severino quella terra con la determinazione dei censi. Lo strumento è accettato dalla Curia. Il 2 giugno, richiesti e chiamati, non comparvero, Francesco e Graziano, e perciò si procedette «in eorum contumacia». Il 7 giugno si concluse il processo. Finalmente il 5 settembre, Ind. V, la Curia fece chiamare per l’ultima volta Francesco, Graziano e fra Ruggiero, per far udire la sentenza definitiva. Il visconte, visti e diligentemente esaminati gli atti del processo, e richiesto il consiglio dei giudici, ecc., invocato il nome di Cristo, ecc., condanna Francesco e Graziano alla restituzione della terra e alle spese del processo (LXIV, 45)
4230.
1441, ottobre 8, ind. V – Alfonso d’Aragona re a. 7
Sarno
Luca de Mari, di Sarno, pubbl. not.
Teopaldo de Grima, di Sarno, giudice annuale ivi
Feulo de Sirica, facendo testamento, innanzi tutto istituisce suoi eredi Rosella e Pernella, sue figlie, e, fra gli altri legati, stabilisce: il suo corpo sarà sepolto nella chiesa di S. Matteo, alla quale chiesa lascia 6 tarì per la sepoltura, le campane della chiesa di S. Arcangelo della chiesa maggiore di Sarno; un tarì ai frati della chiesa di S. Francesco che sarebbero venuti ai suoi funerali; 2 tarì alla chiesa di Sant’Antonio «pro reparatione»; 10 libbre per la cera da consumarsi ai suoi funerali; 3 tarì «pro malis ablatis»; un tarì «pro patinagio»; 2 tarì «pro decima defraudata et non soluta»; 2 tarì per l’Estrema Unzione da farsi a lui; 18 tarì e 9 grana per tre XLI di Messe per la sua anima, a cominciare dal giorno della sua morte; 12 tarì e 6 grana per due XLI di Messe per suo padre e sua madre; 6 tarì e 3 grana per una XLI di Messe per l’anima di suo figlio Benedetto; 6 tarì e 3 grana per una XLI di Messe per l’anima di sua moglie Masella; ecc. (CVII, 5)
4231.
1441, novembre 8, ind. V – Alfonso d’Aragona re a. (in bianco)
Casale di Penta, nel monastero di M.V.
Masullo de Riccardo, pubbl. not.
Fabrizio de Riccardo, giudice annuale della baronia di San Severino
Il monastero di M.V. concede per 29 anni a Caratenuta … una casa, in Mercato San Severino, nel luogo detto «in pedi lo Mercato» per il censo annuo di 3 tarì, metà a S. Martino e metà nelle festa di S. Giovanni a giugno (CXI, 95)
4232.
1442, giugno (o gennaio) 6, ind. V – Alfonso d’Aragona re a. 7 di Sicilia
Boiano
Nicola di Paolo de Spineta, cittadino di Boiano, pubbl. not.
Giovanni di Bartolomeo di maestro Ludovico, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Giuliano da Solofra, priore del monastero di S. Maria del Vivario, concede per 29 anni a Guglielmo, detto Boderino, un pezzo di terra nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Casa di Ronguczo, rinunziando al monastero da don Nicola Ciccarelli, per il canone annuo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 53)
4233.
1443, aprile 1°, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 9 (in: 1443, maggio 9, ind. VI)
Il re Alfonso comunica a tutti la conferma della concessione di 6 once d’oro a favore del monastero di S. Maria di Materdomini, da riscuotersi sulla dogana di Salerno (in X, 31)
4234.
1443, aprile 20, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 9 (in 1443, maggio 9, ind. VI)
Il re Alfonso ingiunge al nobile uomo Bernardo Angles, «commissarius noster», di comunicare ai doganieri di Salerno la conferma della concessione di 6 once annue a favore del monastero di S. Maria Materdomini, da riscuotersi sulla dogana di Salerno (X, 31)
4235.
1443, maggio 9, ind. VI – Alfonso re a. 9 di Sicilia
Salerno
Roberto del Giudice, di San Giorgio, pubbl. not.
Dattilo de Leta, di Nocera, giudice per tutto il Regno
L’egregio Bernardo Angles, regio commissario, insieme con fra Nicola Pagano, ab. di S. Maria Materdomini, fra Stefano de Zoffo, priore dello stesso monastero, e fra Agostino de Blasio, presenta e fa leggere pubblicamente alcune lettere «mandatorias» del re Alfonso, delle quali una diretta a lui stesso, del 20 aprile ultimo scorso (riferita, Reg. precedenti), e un’altra del 1°aprile dello stesso anno (riferita, Reg. 4233), nelle quali si contiene la conferma della concessione di 6 once d’oro all’anno a favore del monastero di S. Maria Materdomini1)da riscuotersi sulla dogana di Salerno (X, 31)
4236.
1443, giugno 9, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 9
Sant’Agata (dei Goti)
Fabrizio de Venusio, di Sant’Agata, pubbl. not.
Giovanni Fuczone, di Sant’Agata, giudice ivi
Bartolomea, figlia del q. Filippo del Re, di Sant’Agata dei Goti, e ved. di Andrea de Filippo, di Maddaloni, al presente abitante in Sant’Agata, vende a Paoluccio de Tommaso, di Maddaloni, certe case terranee, con cisterna, stalletta, ecc., in Maddaloni, per il prezzo di 27 tarì e mezzo (LI, 108)
4237.
1443, settembre 9, ind. VII – Alfonso d’Aragona re a. 9 di Sicilia
Montevergine
Giannetto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Simone de Pandula, di Mercogliano, giudice a vita
Fra Pietro, ab. del monastero di S. Sebastiano di Roma e vicario generale di M.V. per parte di Ludovico cardinal del titolo di S. Lorenzo in Damaso, costituisce procuratore per i beni di M.V. in Boiano il P. Giacomo da Manocalzati (LXXVI, 67)
4238.
1444, gennaio 18, ind. VII – Alfonso d’Aragona re a. 9
Capua
Giacomo de Arpadio, di Capua, pubbl. not.
Battista Massaro, giudice della provincia di Terra di Lavoro
Il P. Francesco da Mercogliano, priore del monastero di M.V. di Capua, col consenso dei suoi religiosi, – e cioè: fra Paradiso da Forenza e fra Antonio da Mirabella, monaci conventuali di quel monastero -, per 11 tarì e 17 grana e mezzo dà l’assenso a Colella de Cristofaro e a Cubello, suo fratello, abitanti in Castellammare di Stabia, per la compra di un pezzo di terra a vigna in territorio di Castellammare, nel luogo detto Linita, – che ad essi da tempo («dudum») aveva venduto Salmella, moglie di Antonio de Siciis, abitante in Castellammare, che a sua volta lo teneva dal monastero per 8 grana di censo annuo nella festa di S. Maria ad agosto -, per il prezzo di un’ oncia e 17 tarì e mezzo (XXXV, 16)
4239.
1444, giugno 2, ind. VII – Alfonso d’Aragona re a. 9
Monastero di M.V.
Giovannetto de Montefredane, abitante nell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice
Il monastero di M.V. cede a Giovanni de Flora, di San Martino Valle Caudina, un casalino con orto contiguo in San Martino V.C.; e riceve in cambio un orto nelle stesse pertinenze (LIV, 24)
4240.
1444, settembre 9, ind. VIII – Alfonso d’Aragona re a. 10 di Sicilia
Montevergine
Giannetto de Montefredane, pubbl. not.
Francesco de Jannello, di Mercogliano, giudice
Il monastero di M.V. Maggiore crea suo procuratore il P. Francesco da Sarno, per i beni del monastero di S. Maria del Plesco di Casamarciano (XXXIV, 54)
4241.
4244, … ind. VIII – Alfonso d’Aragona re a …
Candida
N C
Andreotto Masulllo, di Candida, giudice
Una certa Filippa dona a un tal Francesco, della Terra di Lavoro, abitante in Candida, suo consanguineo, un orticello arbustato in territorio di Candida, nel luogo detto «a li Ferrari» (Cand. VII, 1)
4242.
1446, marzo 31, ind. IX – Alfonso d’Aragona re a. 12 di Sicilia
Napoli
Giovannetto de Montefredane, pubbl. not.
Felice Beato, di Nola, abitante in Napoli, giudice di Napoli
Don Martino de Albano, procuratore del signor cardinale Ludovico Scarampa, cardinal di S. Lorenzo in Damaso, commendatario di M.V., concede per 29 anni a Matteo, Giannotto e Domenico («Minichello») de Calafato, di Nola, un territorrio e un nocelleto in Nola, nel luogo detto Camposanello, per il censo annuo di 7 tarì e mezzo nella festa di S. Maria ad agosto, e un’oncia d’oro d’entratura (XCIV, 30)
4243.
1446, marzo 31, ind. IX – Alfonso d’Aragona re a. 12 di Sicilia
Napoli
Giovannetto de Montefredane, pubbl. not.
Felice Beato, di Nola, giudice di Napoli
Martino de Albano, procuratore del cardinal Ludovico Scarampa, concede a Minichello de Enrico de la Magna, del casale di Casamarciano («Casebarzane»), nelle pertinenze di Nola, e a Biagio, suo fratello, una starza o terra seminativa in Casamarciano, nel luogo detto «La starza de l’Ayra», e di più un nocelleto nello stesso casale, nel luogo detto appunto «Lo Nocelleto»: il tutto per la metà dei frutti superiori e la quarta degli inferiori, mentre per il nocelleto dovrà corrispondere le terza parte dei frutti inferiori e la metà dei superiori, e dare 10 tarì per entratura (XXXIV, 38)
4244.
1446, giugno 6, ind. IX – Alfonso d’Aragona re a. 12 di Sicilia
Montevergine
Giannetto de Montefredane, publ. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice ivi
Il monastero di M.V. concede per 29 anni a Giovanni Clarello, di San Martino V.C., una casa con cortile, palmento e orto nel borgo di San Martino V.C., nel luogo detto Palombara, per il censo annuo di un tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e un’oncia e 24 tarì «pro trasitura seu iure intrature» (LIV, 17)
4245.
1446, luglio 3, ind. IX – Alfonso d’Aragona re a. 12 di Sicilia
Arienzo
Michele Mirabile, di Arienzo, pubbl. not.
Tommaso Sassone, di Arienzo, pubbl. not.
Fra Francesco da Mercogliano, priore di M.V. e procuratore del monastero, concede per 29 anni «ad renovandum» a Giovannuccio delle Cave, di Arienzo, e ai suoi eredi, «exceptis clericis et feminis», un territorio sterile con casaline dirute e con dentro una cisterna, nelle pertinenze di Arienzo, nel luogo detto «alle Cave», per il canone annuo di 2 grana, da corrispondersi il 27 dicembre, pagando 3 tarì per entratura (XIV, 153)
4246.
1446, ottobre 13, ind. X – Alfonso d’Aragona re a. 31 dei suoi regni
Napoli, nel monastero delle monache di S. Potito
Marino Novilernis, di Agerola, abitante in Napoli, pubbl. not.
Antonio Falcone, giudice
Il presb. Biagio Tritano, ebdomadario della chiesa di Napoli, e il presb. Nardello de Aquila, cappellani della cappella di S. Salvatore della Piazza Forcilla in Napoli, a nome della loro chiesa, concedono in enfiteusi in perpetuo, per un certo canone annuo, a Pietro Antonio Capasso e a Luigi Capasso, di Napoli, nel vico Ercolese, presso la suddetta cappella, con orticello, libere ed esenti, per il canone annuo di un’oncia e 2 tarì
4247.
1446, novembre 11, ind. X – Alfonso d’Aragona re a. 12 di Sicilia
Montevergine Maggiore
Giannetto de Montefredane, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice
Fra Francesco da Mercogliano , priore di S. Maria del Plesco, col beneplacito di Martino de Albano, governatore di quel monastero, dà facoltà a Domenico de Enrico e a Vitaliano Sellecta, di Casamarciano («de casali Casebarzani»), nelle pertinenze di Nola, per 29 anni di preparare il giuoco dei colombi «preparare ludum columborum et ibidem ludere», tanto nella montagna di Visciano («Bissani») come in quella di Casamarciano «Casebarzani», spettanti al monastero di M.V., col patto di corrispondere la terza parte delle colombe e di non danneggiare gli alberi (XXXIV, 55)
4248.
1447, maggio 18, ind. X – Alfonso d’Aragona re a. 13
Baiano
Giacomo Zaccaria, di Baiano, pubbl. not.
Giacomo de Portello, di Baiano, giudice ivi
Fra Francesco da Sarno, priore e procuratore del monastero di S. Maria del Plesco («de Pesculo»), concede per 29 anni ad Andrea de Lippello, di Baiano, un territorio con olivi e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Baiano, nel luogo detto Corte di Notarantonio, per il canone annuo di un tarì e mezzo, in tre rate a Natale, Pasqua e S. Maria ad agosto, e 2 tarì per entratura (XXIII, 69)
4249.
1447, ottobre 31, ind. XI – Alfonso d’Aragona re a. 13 di Sicilia
Napoli
Giacomo Ferrillo, di Aversa, abitante in Napoli, pubbl. not.
Angelo Marogano, di Napoli, giudice
Il presb. Fassillo Tutone e il presb. Nardello de Aquila, di Napoli, cappellani della cappella di S. Salvatore de Grassis, nelle «plathea Forcille» di Napoli, e cioè nel «vico herculensi», agenti a nome di quella cappella, col consenso dell’arcivesc. di Napoli, concedono in perpetuo a Natale Pulverino, di Napoli, una casa in diversi membri, in quel vico, per il canone annuo di 17 tarì
4250.
1448, luglio 10, ind. XI – Alfonso d’Aragona re a. 14 di Sicilia
Nola
Giovanni, di Nola, pubbl. not.
Antonello Malizia, della città di Nola, giudice dovunque
Fra Francesco da Mercogliano, priore di S. Maria del Plesco, concede per 29 anni a Todisco Gallo, di Casamarciano, due pezzi di terra di 4 moggi, arbustati, nella Starza del monastero, nel luogo detto «Allayra de ditto Casali», per il canone annuo della metà dei frutti superiori e la quarta degli inferiori, e 5 tarì per entratura (XXXIV, 39)1)
Napoli, Castel Capuano
Il re Alfonso, considerando che i vassalli di M.V., in forza di privilegi concessi dai precedenti re di Sicilia al monastero di M.V., erano totalmente esenti «ab omni jurisdictione civili, et criminali nostra, et quorumcumque officialium Regni huius, praeterquam in crimine laesae Maiestatis», ma soggetti alla giurisdizione dell’abate di M.V. e dei suoi officiali, perciò comanda che nessun altro si intrometta nelle cause di quei vassalli in pregiudizio dei diritti del monastero
4251.
1448, settembre 24, ind. XII – Nicolò Pp. V a. 2
Benevento
Vito de Maurello, di Benedetto, pubbl. not. apostolico
Matteo del q. Zardello de Sora, cittadino beneventano, cede a Giovanni de Perrotta, pure di Benevento, una terra con viti, olivi, ecc.,con la metà di una casa e palmento diruto nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto «li Maccabey»; e riceve un certo reddito annuo su un’altra terra (XXVI,57)
4252.
1449, gennaio 7, ind. XII – Alfonso d’Aragona re a. 14
Capua
Paolo di Giaquinto, di Capua, pubbl. not.
Battista Massaro, di Capua, giudice
Fra Stefano da Montoro, priore di M.V. di Capua, col consenso di fra Pippo da Atripalda, fra Nardo da Capua, fra Giuliano da Solofra e fra Donato da Vico, monaci conventuali dello stesso monastero, in segno di riconoscenza per i servizi ricevuti da Biagio Paulello, della villa di Cancello, nelle pertinenze di Capua, gli concede una terra boscosa in quella villa, nel luogo detto «Santo Janne Patarciano seu ale Curticelle», per il censo annuo di un cappone a Natale, e 3 tarì per entratura (XXXI, 80)
4253.
1449, ottobre 14 , ind. XIII – Alfonso d’Aragona re a. 15
Ceppaloni
Leucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Petrillo di Coluccio de Palliante, giudice annuale di Ceppaloni
Domenico de Sergio, di Ceppaloni, vende a Giacomo de Cerullo, d’Altavilla, una terra lavorativa nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Agello, per 14 tarì (XXXVI, 56)
4254.
1449, dicembre 9, ind. XIII – Alfonso d’Aragona re a. 15
Capua
Giacomo de Arpadio, di Capua, pubbl. not.
Antonio Mazzocca, di Capua, giudice
Nicola Garigliano, d’Aversa, abitante in Capua, vende a Petruccio de Dio, della villa di Macerata, nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto «alle Chioselle», – che egli teneva a censo dal monastero di M.V. di Capua per il canone annuo di 3 grana nella festa di S. Maria ad agosto – , per il prezzo di 10 tarì di carlini d’argento, con l’onere suddetto e versando al monastero 2 tarì e mezzo per l’assenso (XXXI, 131)
4255.
1449 («1450»), dicembre 31, ind. VIII – Alfonso d’Aragona re a. 15
Capua, nella chiesa di S. Giovanni di M.V. vecchio
Giacomo Merola detto Murrone, di Capua, pubbl. not.
Battista Massaro, di Capua, giudice
Giovanna, ved. di Sparviero de Bruma, abitante in Capua, e Pulisena, moglie di Antonio de Gemma, di Gemma, di Capua, sorelle, col consenso di fra Paradiso, priore del monastero vecchio di M.V. in Capua, sotto il titolo di San Giovanni, soggetto al monastero nuovo, vende ad Antonio di Giovanni Piczulillo, mugnaio, abitante in Capua, una casa terranea in Capua, nella parrocchia di Tutti i Santi, che esse tenevano a censo dal monastero per il canone annuo di 15 grana nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 3 once e 15 tarì, e versando al monastero 26 tarì per l’assenso (XXXI, 132)
4256.
1449, … – Alfonso d’Aragona re a. …
Gabriele de Sanguineo, pubbl. not.
Stefano Genetano, giudice
Fra Ruggiero da Arienzo, priore del monastero di S. Onofrio di Massa, facendo riportare alcune sentenze emesse a favore del suo monastero dalla Gran Corte della Vicaria e dai consiglieri regi delegati, vien posto in possesso dei seguenti beni: del casale di Massa, distrutto dalle guerre, insieme con tutti gli stabili e rendite di un territorio detto Pastini; di una terra Antronico; di una terra detta l’Isca d’Andriotto; di una terra detta Alle Cesine; di un castagneto detto Pastena; di una terra detta Bracolini; di un castagneto che fu del q. Giovannello, ecc. (XXII, 47)
4257.
1450 («1449»), (marzo) – (Nicolò) Pp. V a. 4
Giovannello de Rubeo, «de dicta terra scriptoris»
Giovannuccio de Cagiano, giudice annuale
Girolamo de Crescenzo, facendo testamento, costituisce suo erede il fratello Giovannuccio e, fra le altre disposizioni, ordina che il suo corpo venga sepolto a M.V., e perciò lascia al monastero «pro sepultura» 5 tarì in carlini d’argento, e per orazioni per la sua anima («pro oratorio anime sue») metà di una vigna e un nocelleto nella terra di Rocca Sant’Agata, col patto che tali beni li tengano i suoi eredi e corrispondano al monastero di M.V. 15 tarì all’anno (CIV, 32)
4258.
1450, aprile 15, ind. XIII («XIV») – Alfonso d’Aragona re a. 16 di Sicilia
Montevergine
Carlo de Messana, della città di Avellino, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Antonio di Maffiolo, di Monteforte, offrendosi a M.V., dona con donazione irrevocabile inter vivos tutti i suoi beni, e cioè: una casa terranea di 3 vani, con orto e cortile, in Monteforte; una selva di castagni in territorio di Monteforte, nel luogo detto «Ile Ayrelle», presso la selva della chiesa di S. Giovanni; una terra arbustata, in parte con castagni e in parte con alberi e viti latine, nello stesso territorio, nel luogo detto «lo Campo de Santo Joanne»; un nocelleto nello stesso territorio, nel luogo detto propriamente «Affinistrella»; un’altra selva con querceto e terra «vacua» e seminativa, nello stesso territorio, nel luogo detto «lle serretelle». E questa donazione egli la fa nelle mani di fra Fusco di Auferio da San Severino, priore del monastero di M.V., a queste condizioni: che se vorrà, gli sarà lecito abitare per tutta per tutta la sua vita in quelle case con sua moglie; che i monaci siano obbligati a sovvenirlo nelle sue necessità quanto al vitto e al vestito e nelle altre condecenti necessità; che dopo la sua morte i monaci debbano far trasportare il suo corpo a M.V. e seppellirlo a spese del monastero (LXXXI, 10)
4259.
1450, luglio 21, ind. XIII – Ferdinando l’Aragona re a. 23
Altavilla
Domenico de Russo, di Bonito, pubbl. not.
Antonio de Rigya, di Altavilla, giudice annuale ivi
Signorello («Signyorello») de Vassallis, di Altavilla, cede a fra Angelillo da Pannarano, priore di San Pietro di Altavilla, grancia di M.V., una casa con cellaro, in Altavilla; e in cambio riceve un’altra casa con camera (XII, 259)
4260.
1450, luglio 29, ind. XIII – Alfonso d’Aragona re a. 16
Nocera
Roberto Mollo, di Nocera, pubbl. not.
Gaspare Mollo, di Nocera, giudice
I coniugi Antonello de Ysa e Fronella, di Sarno, avendo verso il monastero di M.V. una somma devozione, innanzi tutto offrono le loro persone al monastero «per fustem ut iuris et moris est», e poi donano tutti i loro beni mobili e i seguenti beni stabili: 1°. certe case in cui al presente essi abitano, con antecorte murata, palmento e orto contiguo, con alberi fruttiferi, case che erano in Sarno, nel Borgo; 2°. una terra nelle stesse pertinenze, nel luogo detto (e «lu basco»), gravata di un censo annuo della sesta parte dei frutti alla Curia; 3°. un castagneto nel luogo detto Chiunzule; 4°. una terra nelle stesse pertinenze, nel luogo detto Via purneta; 5°. un oliveto nel luogo detto Porta de Farco (e «Falco»), 6°. un’altra terra nel luogo detto Porto; 7°. una casa scoperta nella terra vecchia di Sarno (CVI, 10)
4261.
1451 («1450»), febbraio 1°, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 16
Mercogliano
Giuliano Macro, di Monteforte, pubbl. not.
Maestro Simone, giudice a vita di Mercogliano
Don Martino de Albano, governatore e procuratore di Ludovico Scarampa, cardinale del titolo di S. Lorenzo Scarampa, cardinale del titolo di S. Lorenzo in Damaso, commendatario di M.V., col consenso del Capitolo di M.V., concede a Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, una casa terranea, con forno, palmento, ecc., nel casale di Mugnano, -, per il canone annuo di 6 grana (LXXIII, 98)
4262.
1451, giugno 20, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 36 dei suoi regni
Napoli
Giacomo Ramulo, di Castellammare di Stabia, pubbl. not.
Matteo Cocio, di Napoli, giudice
Il nobile Giovanni Antonio Ferrello, di Napoli, padre e legittimo amministratore della nobile donzella Luigia Ferrella, di Napoli, presentando alcune lettere regie (che si riportano), fa redigere in forma pubblica uno strumento precedente, riguardante le doti del contratto matrimoniale, stipulato tra l’egregio milite Nardello Russo, di Napoli, e la nobildonna Violella de la Rocca, pure di Napoli, – della quale ultima è erede la Ferrella -, e nel quale contratto Nardello ricevette in dote una terra lavorativa di 14 moggi, arbustata e vitata con viti latine e greche, «in loco posillipi in villa Sancti Strati», un’altra terra di 9 moggi, incolta, arbustata e vitata, posta «in platea pistasii civitatis neapolis», – Violella e dei suoi eredi, e restituire in caso, ecc., secondo l’uso e la consuetudine della città di Napoli; inoltre Nardello ricevette in dote alcune case in Napoli nella Piazza del Nido
4263.
1451, giugno 29, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 17
Arienzo
Giacomo de Sperandeis, di Arienzo, pubbl. not.
Antonio Vera, di Arienzo, giudice annuale ivi
Fra Novello de Sica da San Severino, priore e procuratore del monastero di S. Giovanni d’Arienzo, grancia di M.V., concede a Nardo Literio, di Arienzo, e ai suoi discendenti, «exceptis feminis et clericis», una terra sterile, incolta e boscosa, di circa 4 moggi, nelle pertinenze di Arienzo, nel luogo detto «a lo Monticello de Volpone», per il canone annuo di una libbra di cera il 27 dicembre, e per questa concessione riceve un’oncia e 5 tarì (XIV, 154)
4264.
1451, agosto 8, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 17
Sarno
Guglielmo de Corvo, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni Somantico, di Sarno, giudice anuale ivi
L’egregio uomo Martino de Albano, procuratore di M.V., presentato un pubblico strumento contenente la donazione fatta dai coniugi Antonello de Ysa e Frondella di Sarno (riferita, Reg. 4260), prega il giudice e il not. di essere presenti alla presa di possesso di quei beni (CVI, 11)
4265.
1451, agosto 8, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 17
Sarno
Guglielmo de Corvo, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni Somantico, di Sarno, giudice annuale ivi
L’egregio don Martino de Albano, procuratore generale e amministratore di M.V., comunica che, nello scorso anno della XIII indizione, Antonello de Ysa e Frondella, coniugi, di Sarno, donarono tutti i loro beni al monastero di M.V., come si contiene in un pubbl. strumento (riferito, Reg. 4260e); ora, non potendo egli essere presente personalmente alla presa di possesso di quei beni, perchè occupato in altri affari del monastero («aliis negotiis dicti monasterii magis arduis»), nomina suo sostituto fra Nicola Saggese («de Sagesio»), priore del monastero di S. Giovanni di Sarno (CVI; 13)
4266.
1451, agosto 9, ind. XIV – Alfonso d’Aragona re a. 17
Sarno
Guglielmo de Corvo, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni Somantico, di Sarno, giudice annuale ivi,
Dietro richiesta di fra Nicola Saggese («de Sagesio»), si trascrive di nuovo integralmente lo strumento di donazione dei coniugi Antonello de Ysa e Frondella (riferito, Reg. 4260), e a nome del monastero di M.V. si prende possesso di quei beni (XVI, 12)
4267.
1451 («1452»), ottobre 31, ind. XV – (Alfonso d’Aragona) re a. 18 di Sicilia
Giuliano Macro, di Monteforte, pubbl. not.
Guglielmo Trocta, di Monteforte, giudice annuale ivi
Fra Angelo di Taurasi, infirmarario di M.V., concede per 29 anni a Paolo de Corrado e a Francesco Gambino, una selva nelle pertinenze di Monteforte, e una selvetta nelle stesse pertinenze, presso i beni della chiesa di S. Martino di Monteforte, per il censo annuo di un tarì …, e 10 tarì per questa concessione (LXXI, 66)
4268.
1451, dicembre 13, ind. XV – Alfonso d’Aragona re a. 18 («17») di Sicilia
Ceppaloni
Lucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Cubello Trontano, giudice annuale di Ceppaloni
Riccardo Monaci cede a Giacomo de Cerullo, d’Altavilla, un pezzo di terra nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto «lo poczillo», e riceve in cambio 24 capre («crapas») (XXXVI, 70)
4269.
1452, gennaio 27, ind. XV – Alfonso d’Aragona re a. 18 di Sicilia
Altavilla
Pietro Florito, di Ceppaloni, pubbl. not.
Marchione de Nunzio, di Altavilla, giudice
Giacomo de Cerullo compra da Giovanni di Don Antonio Ventolino una terra arativa della capacità di 4 tomoli, nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo deto Campo Maggiore, per il prezzo di un’oncia d’oro (XII, 320)
4270.
1452, marzo 27, ind. XV – Nicolò Pp. V a. 6
Nicola Russo, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Mediante procura del monastero di M.V. (che s’inserisce), fra Roberto da San Severino, priore del monastero di S. Giacomo di Benevento, concede a Martinello Speziale due orti in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, per il canone annuo di 4 tarì e mezzo (XXV, 14)
4271.
1452, ottobre 10, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 18
Capua
Antonio de Cesis, di Capua, pubbl. not.
Jacobello Stanzione, di Capua, giudice a vita
Fra Paradiso da Forenza, priore del monastero di M.V. di Capua, dichiara che appartiene al suo monastero una riva del fiume fuori la città, dalla parte della porta delle torri, che l’Ospedale dell’Annunziata pretendeva come sua; come pure afferma che appartiene allo stesso monastero il porto di un mulino ivi confinante, che prima appartenne al q. Luigi Scutario, di Capua (XXXI, 46)
4272.
1453, gennaio 9, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19
Ceppaloni
Leucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Michele Salvuzio, giudice anuale di Ceppaloni
Cecca de Sellato, ved. Giovannuccio de Montellis, facendo testamento lascia suo erede il pupillo Giacomo de Raimondo, suo nipote, f. del q. Francesco, suo primogenito, e dispone che il suo corpo venga sepolto nella chiesa della SS. Annunziata di Ceppaloni, la quale chiesa lascia in legato un territorio nella stessa terra, nel luogo detto Santo Janne (XXXVI, 53)
4273.
1453, aprile 30, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19
Capua
Paolo di Giaquinto, di Capua, pubbl. not.
Pietro Cola de Benedetto, di Capua, giudice a vita per la Terra di Lavoro
Fra Paradiso da Forenza, priore di M.V. di Capua, concede per 29 anni a Cubello Siello e ad Antonello de Meccarello una terra nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto Marzano, per il canone di 2 tarì all’anno, nella festa di S. Maria ad agosto, e un’altra terra per il canone annuo di un tarì e 5 grana, e 3 tarì per questa concessione (LI, 51)
4274.
1453, maggio 12, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19
Auletta
Giovannello Soldoerio, di Auletta, pubbl. not.
Petrillo Cappello, di Auletta, giudice annuale ivi
I fratelli di Giacoma Zuthulo (cfr. Reg. 4163) e i parenti del marito di lei, Stefano de Nisio, si accordano riguardo alla doti di Giacoma, che s’era fatta oblata di M.V. (XXII, 50)
4275.
1453, maggio 17, ind. I – Nicolò Pp. V a. 7
Benevento, in San Giacomo de Mascambronis
Nicola Russo, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Roberto, monaco di M.V., concede «titulo permutationis» a Bartolomeo de Narghi, di Benevento, un casalino diruto e scoperto, in Benevento, nella parrocchia di S. Tecla, con facoltà di poterlo permutare con una possessione, in territorio di Benevento, del reddito annuo di due carlini, però nello spazio di 4 anni dalla data odierna, e frattanto corrispondendo 15 grana nella festa di S. Giacomo a luglio; che se in questo tempo non si verificherà tale permuta, il casalino rimarrà a Bartolomeo e ai suoi eredi per alti 25 anni, e corrisponderanno 2 carlini all’anno il giorno di S. Giacomo
4276.
1453, maggio 27, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19
Monastero di M.V.
Giacomo de Raone, di Sanseverino, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Don Martino de Albano, procuratore generale e amministratore del monastero di M.V. e di tutti e singoli i beni del monastero, a nome e per parte di Ludovico, cardinale del titolo di S. Lorenzo in Damaso, detto il cardinale Aquilense, e presente fra Fusco da Sanseverino, priore del monastero di M.V., concede per 29 anni a Giovanni Malepoto e ad Antonio di Giovanni de Antonio, della città di Ariano, due botteghe in Ariano, nella parrocchia di S. Silvestro, per il canone annuo di 16 tarì (XIV, 99)
4277.
1453, giugno 4, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 18 di Sicilia
Orreto («apud locum orreti pertinent. terre Merculiani»)
Carlo de Messina, della città di Avellino, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice ivi
Don Martino de Albano, procuratore del cardinale Aquilense, concede a Petruccio de Serino, di Avellino, un castagneto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Baccanico, per il canone annuo di un tarì e di 100 scandole per l’Infermeria di M.V., e versando 10 tarì per questa concessione (XIX, 47)
4278.
1453, luglio 4, ind. I – Nicolò Pp. V a. 7
Benevento
Nicola Russo, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Roberto da San Severino, priore di San Giacomo, grancia di M.V., concede per 29 anni a Giacomo de Tramonto e a Giovanni Franco, abitanti in Benevento, un casalino diruto in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, con diritto di poterlo permutare, nei prossimi 7 anni, con altri beni dal reddito annuo di 3 carlini, e frattanto corrispondere come censo alla chiesa di S. Giacomo con un tarì e 5 grana nella festa di S. Giacomo a luglio; che se in questo periodo di tempo non si attuerà tale permuta, essi «titulo locationis» terranno ancora quel casalino («dictum casalinum seu dicta domus») fino a 29 anni, compresi questi 7 anni, e durante questo periodo corrisponderanno come censo 3 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio (XXV, 16)
4279.
1453, luglio 18, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19
Nola
Ansoisio Perario, di Nola, pubbl. not.
Fra Francesco da Mercogliano, priore di S. Maria del Plesco, conferma a Sapatino di Cola de Andrea, di Vignola, una casa con torre e palmento, e un casalino con cortile e orto, in Vignola, per il canone annuo di 4 tarì nella festa di S. Maria ad agosto (CXXV, 202)
4280.
1453, luglio 23, ind. I – Alfonso d’Aragona re a. 19 di Sicilia
San Martino Valle Caudina
Giovanni de Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Bellillo de Bellillo, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Fra Giuliano da Solofra, priore della cappella di S. Maria di Cervinara, annessa al monastero di M.V., come procuratore di M.V. e agente a nome del signor cardinale Ludovico del titolo di San Lorenzo in Damaso, detto il cardinale Aquilense, commendatario perpetuo di M.V., – procuratore sia dei beni di quella cappella di Cervinara come della chiesa di S. Martino V.C. – , concede per 29 anni ad Angelo e Francesco de Adamo, fratelli, un casalino con una corticella, in San Martino V.C., nel luogo detto «Capo de lo flume», per il canone annuo di un tarì, e 8 tarì per questa concessione (LIV, 18)
4281.
1453, settembre 8, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 19 di Sicilia
Mercogliano
Carlo de Missina, della città di Avellino, pubb. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice ivi
Martino de Albano, procuratoe generale di don Ludovico, cardinale presb. di S. Lorenzo in Damaso, e fra Lanzillo da Salza («Sauza»), priore del monastero della Concezione di Candida, concedono per 29 anni a Bartolomeo de Gramatico, della città di Avellino, un querceto con certi alberi di nocciuole, nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto «lo Cornu» per il censo di 14 grana d’oro (Cand. IV, 8)
Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 296-297
4282.
1453, settembre 14, ind. II – Nicolò Pp. V a. 8, Alfonso d’Aragona re a. 19
Candida
Antonio di Stefano, pubbl. not.
Corrado de Martino, giudice annuale di Candida
Pietro Russo, di Candida, procede coi coniugi Giorgio de Cethula, del casale di Sorbo, e sua moglie Cecchella di Tommaso Longo, a una permuta, dando loro una casa con due callari, una saletta e due camere, in Candida, nel luogo detto «la porta de lo jardino», e ricevendone un’altra, pure in Candida, presso la via pubblica
4283.
1454 («1453»), febbraio 17, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 20
Nola
Ansoisio Perario, di Nola, pubbl. not.
Petrillo Perario, giudice di Nola
Felice Samuele, di Nola, vende per 8 once a Onofrio Parisio, di Somma, abitante in Visciano, i seguenti beni stabili, nelle pertinenze di Visciano: due case con forno, cisterna e orto; una terra arbustata e con viti latine; una selva con castagni; una selva con querce, presso la via vicinale; una selva di castagni e di querce nel luogo detto Cancello; una selva pure di castagni nel luogo detto «Cesenale a la costa de lo vallone»; una selva di castagni nel luogo detto «alle cannelle»; una selva di castagni nel luogo detto «in coppa cesanale»; una selva di querce nel luogo detto «a lo thoro»; un querceto «ad Candyano» (XXVII, 43)
4284.
1454, maggio 3, ind. II – Alfonso d’Aragona re a. 20
Casale di San Potito nelle pertinenze di Candida
Giovanni Caliyo, di Catanzaro, abitante in Candida, pubbl. not.
Cicco de Cola di maestro Petruccio, giudice di Candida
Antonella, moglie di Cola de Andrigulo, del casale di San Potito, con l’autorizzazione di suo marito, vende la terza parte di una torre in San Potito, per 30 tarì d’oro (Cand. X, 4)
4285.
1454, giugno 9 – Alfonso d’Aragona re a. 20 di Sicilia (in: 1468, marzo 23, ind. I)
Montevergine
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Alessio de Comitibus, vicario generale «in spiritualibus et temporalibus» del monastero di M.V., a nome del Cardinale Aquilense, perpetuo commendatario di M.V., insieme con la Comunità di M.V. costituisce procuratore per l’amministrazione dei beni di S. Maria del Plesco fra Francesco da Mercogliano, monaco professo e presb. di M.V. e priore di S. Maria di di Casamarciano, grancia e membro di M.V., e gli concede i pieni poteri convenienti a tale procura (in XXIII,72)
4286.
1454, luglio («IV non. jul.») – Nicolò Pp. (V) a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice Nicolò Pp. (V), dietro richiesta del cardinal Ludovico del titolo di S. Lorenzo in Damaso, commendatario della congregazione di M.V., incarica i vescovi di Avellino, Nola e Vico, di costringere con pena di scomunica i detentori occulti dei beni di M.V. obbligandoli alla restituzione (II, 17)
4287.
1454, luglio 6, ind. II – Nicolò Pp. V a. 8
Benevento
Melchiorre «de familiis de Pisis decretorum doctor»
Giacomo, arcivesc. di Benevento, promuove don Nicola Zurlo, di Montecalvo, alla chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo di Montecalvo
4288.
1454, settembre 8, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Montevergine
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita
Alessio Conti («de comitibus»), vicario generale del cardinale Ludovico, presb. cardinale di S. Lorenzo in Damaso, commendatario di M.V., concede per 29 anni «ad instrumentum renovandum» a Stefano de Basilice, di Sarno, una terra in Sarno, nel luogo detto Rignano, e una terra nel luogo detto «a lo Ponte de li varchiri», per il canone annuo di 5 tarì nella festa di S. Maria a settembre (CVI, 39)
4289.
(1454), settembre 24, ind. III – (Alfonso d’Aragona) re a. 20 di Sicilia
Napoli, Castelnuovo
Il Re nomina suo familiare Lorenzo Sorace, cittadino di Napoli (XC, 376)
4290.
1454, novembre 3, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20 di Sicilia
Isernia
Leone Mattiotta, pubbl. not.
Gaspare di Nardo de Meo, di Isernia («Ysernia»), giudice a vita
Antonio di Pietro de Cicco, di Pettorano, vende ad Antonio Vetellese, pure di Pettorano, un pagliaio e un orto in Pettorano, per il prezzo di 8 tarì (XCIX, 92)
4291.
1454, novembre 18, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Nocera
Antonello de Florentia, di Nocera, pubbl. not.
Gaspare Mollo, di Nocera, giudice
Roberto Pappalardo, di Tramonti, cittadino e abitante in Nocera, vende per 41 ducati d’oro a Nicola Nardo Ungro, di Nocera, una casa con membri superiori e inferiori, scoperta, con un pò di territorio dietro di essa e col diritto («actione») di poter fabbricare «super portale magno»: casa che era nel Borgo di Nocera, e precisamente nel borgo di Nocera detto San Biagio, e che egli aveva comprata dal signor don Bernardo Zurulo, di Napoli, conte di Nocera e di Montoro («Montisauri»), per un certo prezzo convenuto fra loro (XCIII, 16)
4292.
1454, novembre 19, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Nocera
Antonella de Florentia, di Nocera, pubbl. not.
Daptilo de Lecta, di Nocera, giudice regio
Il maestro Portello de Marino, di Cava, cittadino di Nocera, asserisce che egli, in forza di uno strumento stipulato col nobile don Bernardo Zurulo, di Napoli, milite e conte di Nocera e di Montoro, padre di don Berbardo Zurulo, pure egli di Napoli e conte di Nocera e di Montoro, aveva dei diritti e delle ipoteche sulla casa venduta da Roberto Pappalardo e Nicola Nardo Ungro (riferita, Reg. precedente), diritti che però egli ora cede e dona allo stesso Nicola, data l’amicizia che lo lega a lui (XCIII, 3)
4293.
1454 («1455»), dicembre 26, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Sant’Agata (dei Goti)
Giacomo de Luca, di Airola, not. regio
Donna Cubella Piscicella, moglie del maestro Enrico di Rcando, di Sant’Agata, si fa riprodurre un testamento del 14 giugno 1422, ind. X (riferito, Reg. 4124) (XI, 120)
4294.
1455 («1454»), gennaio 6, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Mercogliano
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Alessio Conti («de comitibus»), vicario generale e procuratore di Ludovico, cardinale di S. Lorenzo in Damaso, detto il cardinale Aquilanese, commendatario perpetuo di M.V., concede per 20 anni a Minico Galiota, di Mercogliano, una terra arbustata nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Campo di frate Angelo; e una terra con olivi nel luogo detto Campo de lo Caputo: il tutto per la quinta parte dei frutti superiori e la decima degli inferiori (LXII, 14)
4295.
1455, febbraio 9, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 21
Boiano
Antonio di Nicola Vitale, di Boiano, pubbl. not.
Angelo «de Monte codono», cittadino di Boiano, giudice annuale a vita
Don Pietro di Nicola Carbone, presb. e rettore della chiesa di S. Biagio di Bopiano, concede a Nicola Pietro di maestro Antonio, pure di Boiano, un vignale di quella chiesa nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto «le valli», per il canone annuo di 10 grana nella festa di S. Biagio (XXIX, 234)
4296.
1455 («1454»), febbraio 16, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Capua
Gilio Bosco, di Capua, pubbl. not.
Petruccio de Giorgio, di Capua, giudice
Fra Urbano da San Severino, priore di M.V., concede per 5 tarì l’assenso al not. Francesco de Simeone, di Capua, marito di Maddalena, per la donazione, fatta alla stessa Maddalena da don Pietro de Enrico, della villa di Giano, d’un pezzo di terra in Capua, nel luogo detto Santo Urbano, che questi teneva a censo dal monastero per il canone annuo di 5 grana a Natale, canone a cui si obbliga Francesco (XXXI, 133)
4297.
1455, luglio 1°, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 21
Candida
Barbato de Ceccola, di Serpico, pubbl. not.
Cicco di maestro Petruccio, giudice annuale di Candida
Nicola Ferrato, di Candida, vende a Cicco Barone, pure di Candida, un pezzo di terra nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lle peze», per il prezzo di 12 ducati di carlini d’argento, computati in ragione di 5 tarì per ogni ducato
4298.
1455, luglio 22, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 21
Gesualdo («apud Gisualdum»)
Salvatore «de Plantharum», di Gesualdo, pubbl. not.
Antonio di Avella, abitante in Gesualdo, giudice annuale ivi
Fra Stefano da Candida, procuratore del monastero di M.V., concede per 29 anni a Pascarello Paucello, di Serino, abitante in Fontanarosa, un casalino con orticello congiunto, nel Borgo di Fontanarosa, per il censo annui di un tarì (XLIV, 43)
4299.
1455, agosto 17, ind. III – Alfonso d’Aragona re a. 20
Capua
Cubello de Gipzio, della città di Capua, pubbl. not.
Giacomo Merola, di Capua, giudice
Nicola Parone, della villa di Giano, nelle pertinenze di Capua, dichiara di aver ricevuto in prestito da Stefano di Romanello, di Capua, un’oncia e 2 tarì e mezzo, che egli si obbliga a restituire dentro un certo tempo (XXXII, 137)
4300.
1455, settembre 3, ind. IV – Alfondo d’Aragona re a. 21
Arienzo
Giacomo de Sperandeo (e «Sperandeis»), d’Arienzo re a. 21
Giovanni Sassone, di Arienzo, giudice
Fra Pippo d’Atripalda, priore di S. Giovanni d’Arienzo, concede per 29 anni a Cillo de Jacona, di Arienzo, e ai suoi discendenti, «exceptis faminis et clericis», un pezzo di terra sterile, incolta e boscosa, nelle pertinenze di Afrienzo, nel luogo detto Scammaratora, della capacità di 7 moggi, per il canone annuo di 5 grana, da corrispondersi il 27 dicembre, e 7 tarì e 10 grana «pro causa intrature» (XIV, 155)
4301.
1455, settembre 9, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 21
Montevergine
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice
Il cardinale Ludovico Scarampa del titolo di S. Lorenzo in Damaso, commendatario di M.V., insieme con la Comunità di M.V. crea procuratore per i beni di M.V. fra Filippo da Ceppaloni, priore di Airola (XII, 96)
4302.
1455, settembre 29, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 21
Capua
Antonello Taranza, di Capua, pubbl. not.
Nicolangelo de Jentara, giudice di Capua
Il maestro Giovanni di Martino, di Capua, vende a Giacomo de Clara, detto di Viritella, una terra arbustata di 2 moggi nel luogo detto Ponticello, per il prezzo di un’oncia e 15 tarì, e il canone annuo di 10 grana alla chiesa dei Ss. Cosma e Damiano di Portanova (XXXII, 110)
4303.
1455 («1456»), dicembre 28, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 22
Altavilla, in provincia di Principato Ultra
Leucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Marchione de Nunzio, giudice di Altavilla
Giacomo Cerullo, di Altavilla, comprea da Reale, ved. di Baldassarre di Giovanni Cascita, di Altavilla, un nocelleto nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo detto Valle, per il prezzo di 4 once e 10 tarì (XII, 321)
4304.
1456, gennaio 22, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 22
Napoli
Angelo de Solino, di Napoli, pubbl. not.
Andrea de Afelazio, di Napoli, giudice
Paolo Pulderico, di Napoli, vende ad Antonio Paparella, di napoli, una casa con orto contiguo in Napoli, nella regione della Piazza di S. Maria Maggiore, per 169 ducati, alla ragione di 10 carlini gigliati («liliatorum») per ciascun ducato; e il di più che valeva la casa lo dona al compratore
4305.
1456, marzo 21, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 22
Airola
Ottaviano de Berna, di Airola, pubbl. not.
Enrichello de Lucarello, giudice a vita
Fra Filippo da Ceppaloni, monaco di M.V. e priore del monastero di S. Giovanni a Corte in Airola, compra da Antonio de Rabedena, di Airola, un territorio nelle pertinenze di Airola, nel luogo detto Centora, presso i beni di S. Nicola, di S. Maria di Modiano, ecc., per il prezzo di 7 once e 15 tarì (XII, 77)
4306.
1456, aprile 4, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 22
Mercogliano
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Il monastero di M.V. concede per 29 anni a Nicola Longo, di Mercogliano, un oliveto nel luogo detto San Modestino, per il canone annuo di un «sostarum» di olio, e 10 tarì «pro iure trasiture» (LXII, 15)
4307.
1456, aprile 5, ind. IV – Alfonso d’Aragona re a. 22
Airola
Giacomo de Luca, di Airola, pubbl. not.
Enrichello de Lucarello e Ottaviano de Berna, giudici di Airola
Fra Filippo da Ceppaloni, monaco di M.V. e priore della chiesa di S. Giovanni «ad Curtim» in Airola, grancia di M.V., compra da Antonello Bayano, di Airola, due case terranee con cortile, vicino alla stessa chiesa di S. Giovanni, per il prezzo di 2 once e 20 tarì di carlini d’argento (XII, 78)
4308.
1456, settembre 9, ind. V – Callisto Pp. III a. 2 (in: 1475, ottobre 14, ind. IX)
Montevergine
Antonio Soczi, cittadino beneventano, pubbl. not. apostolico
Don Alessio da Firenze («de Florentia»), con procura di Ludovico cardinal Scarampa, e dietro relazione fatta da fra Novello da San Severino, priore di S. Maria in Sant’Agata, concede per 29 anni a Pietro Palumbo una casa terranea in Sant’Agata, per il canone annuo di un tarì nella festa di S. Maria ad agosto; gli concede inoltre un oliveto in territorio di Sant’Agata, nel luogo detto «a la foresta», per il canone annuo di un tarì, e un pezzo di terra, incolto e boscoso, nello stesso luogo (in XI, 110)
4309.
1456, novembre 13, ind. V – Callisto Pp. III a. 2
Monastero di M.V.
Antonio Stefano, di Candida, pubbl. not.
Nicola Perrotta (e Perrotto), di Benevento, volendo vivere come oblato di M.V. e godere dei privilegi loro concessi, si offre al monastero di M.V., rappresentato da fra Paradiso da Forenza, priore, fra Cristoforo da Benevento, fra Franceschello, fra Donato da Vico, fra Venturello da Montoro, fra Pippo da Atripalda, fra Pietro da Formicola, fra Paulello da Benevento, fra Giacomo da Ceppaloni, fra Guglilemo da Grotta, fra Giacomo da Torre, fra Nicola da Vico, fra Nardo da Montefredane, fra Zardo da Ariano, monaci claustrali di M.V., «facientese totum conventum seu maiorem et saniorem partem» -, e nello stesso tempo dona tutti i suoi beni (che però non si specificano), col patto che il monastero gli somministri tutto il necessario (XXIV, 163)1)
4310.
1457, marzo 19, ind. V – Callisto, Pp. III a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo de Mascambrunis
Antonio Gozo, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Roberto da San Severino, monaco di M.V. e priore di S. Giacomo di Benevento, con licenza di Alessio, vicario generale di Ludovico cardinal Scarampa, commendatario di M.V., concede per 29 anni a fra Cristofaro da Benevento, monaco di M.V., «agens pro se ipso», un forno con cortile davanti, in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, rovinato quasi completamente per il terremoto, e che il monastero di S. Giacomo era impotente a restaurare, con l’obbligo di rifarlo con la spesa di 15 ducati, e corrispondere 8 tarì all’anno nella festa di S. Giacomo a luglio (XXV, 17)
4311.
1457, agosto 1°, ind. V – Alfonso d’Aragona re a. 42 dei suoi regni
Napoli, Castelnuovo
Il re Alfonso d’Aragona, dietro petizione di Ludovico Scarampa, cardinale di S. Lorenzo in Damaso, commendatario di M.V., ordina a tutti i suoi officiali che prestino la loro assistenza al monastero di M.V., perché possa ricuperare i suoi beni, e possa redigere il solenne inventario di quei beni (IX, 104)
***Copia cartacea (IX, 105-108)
4312.
1457, novembre 11, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 23
Monastero di M.V.
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Il monastero di M.V. elegge infirmarario, procuratore e amministratore dell’Infermeria di M.V. fra Nicola de Goffrido da Mercogliano («infirmararium infirmarie Urrite … ac actorem factorum negotiorum») per l’esenzione delle rendite di M.V., con l’obbligo di riparare il monastero, fare il forno, la stalla, ecc., nello spazio di 15 anni (LXVI, 297)1)
«In anno 1457, die 14 Novembris, 6. a Indictione: Marc’Antonio Callano di Villa Marzanisi per oncie undici quale tenevale Mastro Nicola di Augustino Speziale di Capua per la vendita di 7 moia di terre site nelle pertinenze di Marcianise, intestate a fra Urbano di S. Severino priore di S. Maria Montisvirginis per oncie due e tarì 22 quali li riceve dal detto Nicola comepra, e per l’assenso a detta vendita e promette tarì due del rendito, e in detta terra ogni anno nella festa di S. Maria del mese di agosto. L’Istrumento lo ha fatto il notaio Francesco di Capua» (XXXI, 3 t.)
4313.
1458, gennaio 15, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 24
Altavilla, in provincia di Principato Ultra
Lucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Marchione de Nunzio, giudice di Altavilla
Giacomo Cerullo, d’Altavilla, compra da don Francesco Vassallo, arciprete di Altavilla, e da Giovanni Vassallo, una casa in Altavilla, per il prezzo di 2 once e 25 tarì (XII, 322)
4314.
1458, marzo 7, ind. VI – Alfonso d’Aragona re a. 22
Conza
Curzio Stasio, di Conza, pubbl. not.
Giacomo Ficocello, di Conza, giudice annuale ivi
La Curia arcivescovile di Conza emette sentenza a favore del monastero di S. Salvatore del Goleto contro il vesc. di Sant’Angelo dei Lombardi, il quale, dopo essere stato condananto alle spese della lite, – per il fatto che aveva negato al monastero l’Olio Santo, contravvenendo alla convenzione del 6 maggio 1174 (riferita, Reg. 572, nota), confermata da Lucio Pp. III, in cui si prevedeva la pena di scomunica per i contravventori -, fu minacciato dalla Curia di Conza della pena di mille libbre di cera, se non l’avesse dato ogni anno, e in tanta quantità da essre sufficiente per le monache, i cappellani, gli oblati, ecc., come fu espressamente dichiarato (XLVII, 305)
4315.
(1458), ind. VI
Casale di Lentace, nelle pertinenze di Montefusco
Mercurio di Felice, di Cucciano, pubbl. not. apostolico
Pasqua, moglie del q. Antonio Peczulo, del casale di (Lentace), procede a una permuta con Stefano de Fontana, dello stesso casale di Lentace, dandogli una vigna nel casale di Lentace, nel luogo detto … , gravata di un censo di 3 tarì all’anno alla chiesa di S. Angelo di Lentace, da corrispondersi il giorno del Natale; e ricevendo da lui un’altra vigna nelle pertinenze di Montefusco. Siccome però la vigna di Pasqua è migliore di qualla di Stefano, costui aggiunge ancora 10 tarì
4316.
1459, gennaio … ind. VII – Ferdinando d’Aragona re
San Martino Valle Caudina
Antonello di Notargiovanni de Clemente, di Cervinara, pubbl. not.
Angelo de Adamo, di San Martino V.C., giudice annuale ivi
Fra Giuliano da Solofra, procuratore ecc., concede a Nicola Gilardo, di Cervinara, alcune case nel castello di San Martino V.C., per un tarì di censo annuo nella festa di S. Maria ad agosto, e 25 tarì d’entratura («pro transitura») (LIV, 19)
4317.
1458, febbraio 21, ind. VII – Ferdinando re a. 1
Nola
Nicola Guerriero, d’Avella, pubbl. not.
Nicola de Magaldis, di Nola, giudice
Fra Francesco da Mercogliano, priore del monastero di S. Maria del Plesco, procuratore del vicario generale di M.V. don Alessio Conti, a sua volta procuratore generale del vicario generale di M.V., concede a Luigi De Perna, del casale di Tufino, nelle pertinenze di Nola, una terra in questo casale, nel luogo detto «a lo Campo Petrosino», per il censo annuo di un tarì e un grando, e 15 tarì di entratura (CXXIV, 127)
4318.
1459, marzo 18, ind. VII – Pio Pp. II a. 1
Benevento, in S. Giacomo de Mascambronibus
Giovanni de Vito, pubbl. not. apostolico
Fra Roberto da San Severino, priore e procuratore del monastero di S. Giacomo de Mascambornibus, concede per 29 anni a Giovanni del q. Nicola de Tricchyo, di Paduli («de Padulo»), insieme con Menica, sua madre, un casalino totalmente diruto a causa del terremoto, in Paduli, con obbligo di ridurlo in 3 anni a casa di abitazione, per il censo di un tarì e 5 grana nel giorno di S. Giacomo a luglio (XCV, 7)
4319.
1459, maggio 20, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 1 di Sicilia
Monastero di M.V.
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Antonello de Verderosa, detto Beatrice, di Mercogliano, vende per 10 once ad Antonio de Amedeo, detto Russo, di Summonte, una terra con vigna nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «lo Pendino», una terra arbustata nel luogo detto Santo Stefano, un nocelleto nel luogo detto Macera, beni che il compratore ha intenzione di donare al monastero di M.V. per dotare una cappella, costruita nel monastero sotto il titolo della SS. Annunziata (LVI, 53)
4320.
1459, giugno 8, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 1
Mercogliano
Giualino de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Antonio de Amadeo, di Summonte, dona al moanstero, con donazione inter vivos, i beni comprati nelle pertinenze di Mercogliano (cfr. Reg. precedente), per dotare la sua cappella dell’Annunziata (qui in bianco), col patto che preghino per l’anima sua (LVI, 54)
4321.
1459 («1460»), luglio 8, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 2
Sarno
Guglielmo de Corvo, di Sarno, pubbl. not.
Battista, medico di Sarno, giudice regio ivi
Felice del Giudice, di San Severino, abitante in Sarno, riceve da fra Francesco de Sirica, priore di S. Giovanni di Sarno, l’incarico di scavare un pozzo nel monastero di S. Giovanni di Sarno, per un’oncia e 15 tarì, oltre il materiale (CVI, 28)
4322.
1459, agosto 12, ind. VII – Ferdinando re a. 2
Chiusano («apud terram Clusani»)
Luigi de Cahyotis, di avellino, pubbl. not.
Luigi Giovanni, giudice
Alla presenza di parecchi testi si presentano Clemente de Chiacharo e il maestro Andrea de Caputo, come esecutori testamentari del q. Guglielmo de Chiacharo e anche come tutori di Dativo, f. del suddetto Guglielmo, ed essi, per soddisfare alle doti della ved. Caterina, vendono ad Angelo Sarnuzo, di Chiusano, una vigna arbustata e con castagneto e altri alberi, e parte di una terra seminativa in territorio di Chiusano, nel luogo detto «a li vitaglani», per il prezzo di un’oncia d’oro e salvo l’assenso da impetrarsi da don Giacomo Caracciolo, conte di Avellino, essendo la vigna gravata di 15 grana annuie alla Curia di Chiusano (XXXVIII, 195 bis) 1)
4323.
1459, settembre 28, ind. VIII – Pio Pp. II a. 2 (in: 1459, ottobre 7, ind. VIII)
Benevento
Astorio, «dei et apostolice sedis gratia» ab. di S. Sofia di Benevento, dell’Ordine di S. Benedetto, immediatamente soggetta alla santa chiesa Romana, governatore e luogotenente generale di don Giacomo, «miseratione divina» arcivesc. di Benevento, nomina don Martino Pietro de Rosella, di Ceppaloni, rettore della chiesa rurale di S. Felice de Collinis, nelle pertinenze di Ceppaloni, essendo vacante per la morte di don Giovanni Farese, ultimo e immediato rettore di quella chiesa, e avendo ricevuto la presentazione nella persona di lui da parte della magnifica donna Caterina Dentice, di Napoli, agente per parte del magnifico suo figlio don Giacomo Antonio de Marra, utile signore di Ceppaloni, che aveva lo juspatronatus e il diritto di presentazione del rettore di quella chiesa (in VII, 11)
4324.
1459, ottobre 7, ind. VIII – Ferdinando re a. 2 («1»)
Ceppaloni
Leucio Pellicone, di Ceppaloni, pubbl. not.
Masio Pitazio, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Ad istanza di don Martino Pietro de Rosella, di Ceppaloni, si recano giudice, not. e testi alla chiesa di S. Felice de Collinis in Ceppaloni, dove don Martino, presentata la bolla di nomina a rettore di quella chiesa (Reg. precedente), prende possesso di quella rettoria, i cui frutti e redditi non eccedono il valore annuo di 5 ducati (VII, 11)
4325.
1460, agosto 19, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 12 dei suoi regni
Arienzo
Bartolomeo Carbone, pubbl. not.
Antonio Balletta, di Arienzo, giudice annuale ivi
Fra Lancillo da Candida, priore eletto e ordinato della chiesa maggiore o priorato di M.V. in Arienzo, concede per 29 anni «ad renovandum» a Minichiello Littiero, di Arienzo, un pezzo di terra lavorativa di circa 4 moggi, nelle pertinenze di Arienzo, nel luogo detto «a lo Monticello Volpone», per il canone annuo di una libbra di cerca il 27 dicembre, e per questa concessione Minichiello si obbliga, insieme con suo fratello, di coprire a proprie spese, nello spazio di due mesi, una sala scoperta del monastero (XIV, 156)
4326.
1460, dicembre 21, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 3
Mercogliano
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Don Alessio Conti, vicario generale di M.V., concede per 29 anni a Luigi de Ravello, abitante in Mercogliano, una terra nel luogo detto Ortora («lortura»), per il canone anuo della metà dei frutti superiori, la terza parte degli inferiori, la metà dell’erba, ecc., e 10 tarì «pro iure trasiture» (LXII, 16)
4327.
1461, gennaio 22, giovedì, ind. IX – Pio Pp. II a. 3
Goissevino, chier. della diocesi di Colonia, pubbl. not. apostolico
Giovanni de Forteguerra, chier. di Pistoia, ratifica gli atti e le convenzioni stipulate tra Giovanni de Littorella, not. napoletano, suo procuratore, e gli eredi del q. Paolo de Baldis (CII, 8)
4328.
1461, agosto 3, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 3
Cava («aput burgum Scazancutulorum pertinent. civitatis Cave»)
Battista Arendone, pubbl. not.
Gabriele de Monaca, di Sant’Aiutore, nelle pertinenze di Cava, giudice
Antonio Paladino, di Montoro, riceve in prestito da Vincio Pisante, e fratelli, 3 once e 25 tarì, che egli promette di restituire in un certo tempo (XXXV, 106)
4329.
1461, settembre 4, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Capua
Cristoforo Francese, di Capua, pubbl. not.
Giacomo de Arpadio, della città di Capua, giudice a vita
Fra Paradiso da Forenza, priore di M.V. di Capua, dà l’assenso a Francesco Montagna e Costanza, sua moglie, per la compra di una casa in Capua, nella parrocchia di Tutti i Santi, che essi fanno da Toscano de Casalba, di Capua, per il pezzo di 3 once e 5 tarì, e 23 tarì al monastero per l’assenso, essendo la casa redditizia in un canone annuo di 7 grana e mezzo (XXXI, 134)
4330.
1462, febbraio 13, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Napoli
Antonio Cazupuila, di Ischia («de Yscla»), abitante in Napoli, pubbl. not.
Rainaldo Ficca, giudice di Napoli
Il magnifico Enrico Pulderico, di Napoli, milite, fedele vassallo di Sua Maestà, presenta supplica al Re, facendo notare che una volta («olim»), con pubblico strumento aveva comprato da Pellegrino Pulderico, di Napoli, e dalla moglie Lucrezia Carmignana, due pezzi di terra, dei quali uno nelle pertinenze di Napoli, nel luogo detto Cava de pera, e l’altro nel luogo detto Casulla: e perciò ora supplica che faccia applicare a Pellegrino, dopo il debito esame, la pena contemplata nel contratto, non essendosi costui attenuto ai patti; così pure invoca la protezione reale su un’altra terra comprata in territorio di Napoli, nel luogo detto «capo de monte», che egli aveva fatto dagli stessi coniugi
4331.
1462, agosto 25, ind. X – Pio Pp. II a . 5
Benevento
Nunzio de Capua, cittadino di Benevento, pubbl. not. apostolico
Don Alessio [Conti], di Arezzo, procuratore del cardinale Aquilense Ludovico Scarampa, del titolo di San Lorenzo di Damaso, commendatario di M.V., cede al not. Giovanni de Ariano, di Tocco, un castagneto in Tocco, nel luogo detto Sopravia, e una terra incolta nel luogo detto «lo Quatrello del Monte Virgine»; e in cambio riceve una terra nel luogo detto Corneto, e una terza parte di terra nel luogo detto «la Padula», mentre le altre due parti erano già del monastero (CXXIII, 23)
4332.
1462, ottobre 20, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Nola
Giovanni Manescalco, di Nola, pubbl. not.
Colella de Magaldis, di Nola, giudice
Lisio Bolino, di Nola, dichiara di aver ricevuto in prestito 20 ducati dal signor don Alessio Conti vicario generale di M.V., e si obbliga a restituirli in un certo tempo (XCIV, 42)
4333.
1462, («1463»), novembre 22, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Altavilla della valle beneventana, in Principato Ultra
Troiano dei Vassalli («de Baxallis»), di Altavilla, pubbl. not.
Antonello de Sacco, di Altavilla, giudice annuale ivi
Pietro, f. del q. Giacomo Petrella, del casale di Cucciano, nelle pertinenze di Montefusco, e Angelella, sua sorella, moglie di Salvatore de Clarello, di Altavilla, vendono a Salerno Guarrello, dello stesso casale, la metà di una vigna in Cucciano, nel luogo detto «Capimali», per il prezzo di 15 tarì e con l’onere d 2 tarì e 5 grana di censo annuo alla cappella di S. Giacomo in Cucciano (XLI, 27)
4334.
1462, dicembre 19, ind. XI – Pio Pp. II a. 5 («4»)
Benevento
Vito Maurello, canonico della cattedrale di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Filippo da Ceppaloni, monaco di M.V. e priore di S. Giovanni in Airola, compra dal nobile Giacomo de Lagonissa, giudice di Airola, un pezzo di terra di 2 moggi nelle pertinenze di Airola, nel luogo detto Gaudisi, per 10 once di carlini d’argento (XII, 79)
4335.
1463, marzo 29, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Quadrelle
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Pietro Barrile, di Quadrelle, giudice
Antonio Guerriero, detto volgarmente Cervatella, di Mugnano, e i suoi figli, vendono per 6 tarì a Giovannuzzo Magnyano, del casale di Mugnano, un orto con certe piante di fichi e altri alberti fruttiferi, con casalino diruto e antecorticella contigua, in Mugnano, nel luogo detto «Corda dauro», redditizio al monastero di M.V. in 2 grana all’anno (LXXIII, 107)
4336.
1463, agosto 15, ind XI – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Monastero di M.V.
Giuliano de Macris, di Monteforte, pubbl. not.
Giovanni di Angelo Forino, di Mercogliano, giudice ivi
I Padri di M.V. riuniti in Capitolo – e cioè: fra Francesco da San Severino, decano, fra Bartolomeo da Vico, sacrista, fra Guglielmo da Grotta, cellerario, fra Battista da Summonte, fra Nicola da Ceppaloni, fra Giacomo da Ceppaloni, fra Nardo da Montefredane, conventuali del monastero, e fra Nicola de Goffrido da Mercogliano, infirmarario dello stesso monastero di M.V. di M.V., e molti altri fratelli -, costituiscono procuratore del monastero fra Cristofaro da Benevento in ordine alla vendita di diversi stabili del monastero di S. Giacomo, distribuiti in vari luoghi, per devolvere il ricavato in altre compre più utili (XXIV, 175)1)
1463, agosto 23 – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Capua
Palamide Cito, di Capua giudice
Dragone de Angelo, di Capua, giudice
Fra Paradiso da Forenza, priore di M.V. di Capua, insieme con altri privati, fa atto di transazione con gli Eletti di Capua, per un mulino sul quale il monastero aveva dei diritti, e si obbliga con gli altri a fae un muro e altro riparo dall’acqua per l’inverno (XXXI, 81-82)
4337.
1463, ottobre 8, ind. XII – Pio Pp. II a. 6
Ospedaletto («casale Hospitalecti»)
Girolamo de Citellis, di Cava, pubbl. not. apostolico
Cubello Cutisano, detto Troglia, di Summonte, umile fattore e devoto del monastero di M.V., dona al monastero di M.V., con donazione inter vivos, per mano di fra Stefano da Montoro, priore del monastero di M.V., una casa terranea in Summonte, nel luogo detto Castello, una scrofa con cinque porcellini, apprezzata 7 tarì e mezzo, un bue «pili albacii», apprezzato un’oncia d’oro, un altro bue «pili russacii», apprezzato 8 ducati, un altro bue dal valore di un’oncia, un bue «pili russacii» del valore di 4 ducati e mezzo ecc.: il tutto col patto di essere seppellito nella sua cappella a M.V. (CXII, 15)
4338.
1464, ottobre 16, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 7
Capua
Giacobuccio Capuano, di Capua, pubbl. not.
Francesco de Francinis, di Capua, giudice
Fra Paradiso da Forenza, priore di M.V. di Capua, dà l’assenso alla compra che Angelillo de Felice, della villa di Sant’Andrea, nelle pertinenze di Capua, fa da don Tommaso de Paride, di Capua, d’una corte comune con Michele, Francesco e Leonardo Paride, suoi nipoti, in Capua, nella parrocchia di S. Marcello Maggiore, redditizia a M.V. in un censo annuo di 7 grana e mezzo, nella festa di S. Maria ad agosto, e che quello teneva a censo dal monastero per 29 anni «ad renovandum», col patto di pagare 25 grana nella rinnovazione, e 7 tarì e mezzo per l’assenso (XXXI, 135)
4339.
1465, gennaio 25, ind. XIII
Napoli, Castelnuovo
Benedetto de Balsamo, «locum tententem … Honorati Gaytani»
Ordine regio con cui si manda in esecuzione una sentenza emanata dalla Gran Curia Regia contro la marchesa di Pescara, la quale aveva fatto depredare i vassalli di «peschi, Opi, Scanni et Peschisonuli de castro Opii» di nuovoroso bestiame, e cioè: «animalia grossa et minuta videlicet pecudes duomilia octigente grosse et agni mille et animalia grossa centum et plus inter bacchas equos et asinos in locis seu territoriis vallis regie», e perciò ora si danno disposizioni per la restituzione (X, 32)
4340.
1465, febbraio 2, ind. XIII – Ferdinando re a. 8
Il Re dona a Enrico Pulderico un bosco nei pressi di Napoli, nel luogo detto Cesa nova, nelle pertinenze di Villa di Miano «seu maleti»
4341.
1465, marzo 31, ind. XIII – Ferdinando re a. 7
Baiano, nelle pertinenze della baronia di Avella
Nicola Guerriero, di Avella, pubbl. not.
Angelo de Martinello, abitante in Baiano, giudice ivi
Fra Francesco da Mercogliano, priore e procuratore di S. Maria del Plesco, concede a Giovanni Buccieri («Buccerius»), di Baiano, un pezzo di terra nelle pertinenze di Baiano, nel luogo detto «a la valla», per il censo annuo di 10 grana e 3 denari nella festa di S. Maria ad agosto, e 3 tarì e mezzo per entrature (XXIII, 70)
4342.
1465, aprile 7, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 8
Pietrastornina
Domenico de Russis, di Bonito («de Boneto»), pubbl. not.
Domenico del q. not. Roberto, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Antonio di Sabatino vende a Giacomo di Cristofaro, dell’Ospedale di M.V., una selva nelle pertinenze di questo casale, nel luogo detto Agnone («Angnyone»), per il prezzo di 20 tarì e l’obbligo di 6 grana all’anno al monastero di M.V. a Natale (CXIX, 33)
4343.
1465, agosto 5, ind. XIII – (Regnante omesso)
Napoli
Francesco a Puccettis, «egregii legum doctoris»
Enrico Pulderico, possedendo una terra campese di circa 30 moggi nelle pertinenze della villa di Maleto, e temendo di essre disturbato nel suo pacifico possesso, domanda e ottiene dalla Curia un riconoscimento per il suo legittimo possesso
4344.
1466, gennaio 22, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
San Nazzaro, nelle pertinenze di Montefusco
Pietro de Turris, di Montefusco, pubbl. not.
Bariso Bartolotta, di Montefusco, giudice
Lizardo Quartello, di Cucciano, nelle pertinenze di Montefusco, dona a don Bartolomeo Santoro, di Calvi, pure nelle pertinenze di Montefusco, con donazione irrevocabile inter vivos, tutti i suoi beni (XXX, 100)
4345.
1467, gennaio 21, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re
Napoli, Castelnuovo
Limo de Nutionibus d’Amalfi, dottore in legge
Enrichello Pulderico, di Napoli, avendo ricevuto dal Re il 2 febbraio 1465 (cfr. Reg. 4339) un bosco nelle pertinenze di Napoli, nel luogo detto Cesa nova, nelle pertinenze della «Villa Miano seu Maleti», e insieme avendo ricevuto dallo stesso re Ferdinando ilprivilegio e la facoltà di poterlo usare, tenere, vendere, ecc., a suo piacere, e che qualora fosse sorto qualcuno che avesse avanzato dei diritti su quel bosco, Enrico o i suoi eredi avrebbero dovuto tener presenti tali diritti: ora egli si fa stendere dalla Curia il doc. nella forma pubblica, perché possa avere il giuridico possesso di quel bosco
4346.
1467, ottobre 26, ind. I – Ferdinando re a. 10
Nola
Daniele de Griffis, di Nola, pubbl. not.
Colella de Magaldis, di Nola, giuce regio
Dietro richiesta di Domenico de Enrico, di Casamarciano, si riporta in transunto uno strumento precedente in cui il 24 gennaio 1457, ind. V, fra Angelo da Taurasi, priore di S. Maria del Plesco di Casamarciano, concede a Minico Alamagno, per 6 anni, una presa di nocelleto per la metà dei frutti superiori e la quinta degli inferiori; e si riporta ancora un secondo strumento in cui si rinnova quel contratto (XXXIV, 40)
4347.
1468, marzo 23, ind. I – Ferdinando re a. 10
Nola
Nicola Guerriero, di Avella, pubbl. not.
Luigi de San Giovanni, di Nola, giudice ivi
Fra Francesco da Mercogliano, priore e procuratore del moanstero di S. Maria del Plesco, concede a Martino Giovanni de Martinello, di Summonte, abitante in Baiano, una casa con orti, casaline dirute, cortina e due cisterne, in Baiano, per il canone annuo di un tarì e un grano nella festa di S. Maria ad agosto, e 4 tarì «pro iure trasiture» (XXIII, 71)
4348.
1468, marzo 23, ind. I – Ferdinando re a. 10
Nicola Guerriero, di Avella, pubbl. not.
Luigi de San Giovanni, di Nola, giudice ivi
Fra Francesco da Mercogliano, priore e procuratore del monastero di S. Maria del Plesco, concede a Battista di Martino Giovanni de Martinello, di Summonte, abitante in Baiano, pertinenze di Avella, agente a nome suo e di suo padre Martino Giovanni, e a nome dei loro eredi, una casa con certi casalini diruti, una cortina e due cisterne, nel casale di Baiano, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa dell’Assunzione di Maria ad agosto, e 4 tarì «pro iure trasiture»; inoltre fra Franccesco rinunzia a ogni favore di legge e riporta uno strumento di procura del 9 giugno 1454 (riferito, Reg. 4285) (XXIII, 72)
4349.
1468, luglio 4, ind. I – Paolo Pp. II a. 4 (in: 1523, novembre 12, ind. XII)
Benevento, nella chiesa di S. Giacomo
Nicola Russo, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Clemente Corbisiero («Corbiserio»), f. di Giacomo de Tramonto, cittadino beneventano, avendo ricevuto anni addietro a titolo di permuta un casalino diruto e scoperto in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, con facoltà di poterlo affrancare, cedendo al monastero di S. Giacomo de Mascambronibus beni stabili in Benevento della rendita annua di 3 tarì, e frattanto con l’obbligo di corrispondere per quel casalino, ogni anno, nella festa di S. Giacomo a luglio, 3 tarì: ora, volendo affrancare quel casalino, conviene con fra Cristofaro Jencarella, priore di quel monastero, e cede al monastero un reddito annuo di 3 tarì sui una casa in sei membri, tre superiori e tre inferiori, in Benevento, nella parrocchia di S. Angelo de Follyarolis (in XXV, 33)
4350.
1468, dicembre 25 – Ferdinando re a. 11
Napoli, Castelnuovo
Ferdinando, re di Sicilia (che si sottoscrive), ingiunge al not. Giacomo Arpaia, di Capua, di fare un nuovo Inventario dei beni di M.V. di Capua, di cui era commandatario Giovanni d’Aragona, e di recuperare tutti i beni malamente alienati, usurpati, ecc. (IX, 110)
4351.
1468 («1469»), dicembre 27, ind. II – Ferdinando re a. 11
Mileto («apud castrum Mileti in provincia principatus Citra»)
Paolo de Caponigro, pubbl. not.
Antonio di Luca de Corbo, di Mileto, giudice annuale ivi
Salerno Pendente e Bartolomeo Dente, di Mileto, vendono ad Antonio Lombardo, pure di Mileto, tre quarti di una casa nel castello di Mileto, per 15 ducati di carlini
4352.
1469, luglio 30, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Sarno
Giovanni de Sirico, di Sarno, pubbl. not.
Giosuè de Mansi, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Francesco de Sirica, dell’Ordine di M.V., priore della chiesa di S. Giovanni, grancia di M.V., a nome di questa chiesa e previa licenza di Giovanni d’Aragona e del suo commissario delegato, alla presenza dello stesso commissario, viene a un compromesso con la famiglia De Filippo, riguardo a una casa con corte contigua, nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto Croce, e riguardo a un casalino nello stesso luogo: beni, che fra Francesco asseriva che appartenevano de iure et de facto alla sua chiesa, mentre i De Filippo sostenevano che appartenenvano ad essi, e che alla chiesa di S. Giovanni spettava solo un censo annuo. Col presente compromesso i beni rimangono ai De Filippo, ma si aumenta il censo annuo, e invece di 2 tarì e mezzo, si corrisponderanno 3 tarì e mezzo nella fesa di S. Maria a settembre
4353.
1469, agosto 1°, ind. II – Ferdinando re a. 12
Sarno
Giovanni de Sirico, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni de Abignente, di Sarno, giudice annuale
Fra Francesco de Sirico, di Sarno, dell’Ordine di M.V., priore della chiesa di S. Giovanni in Sarno, grancia di M.V., a nome di questa chiesa, davanti al rappresentante di Giovanni d’Aragona, figlio del Re, luogotenente della Sede Apostolica e perpetuo commendatario di M.V., viene a un compromesso con Bernabuzio de Amandia, pure di Sarno, riguardo a una casa con corte contigua, in Sarno, nel luogo detto Santa Maria Giuliana, e riguardo ad altre due case costruite dal Bernabuzio nella stessa corte. Col presente compromesso viene aumentato e migliorato il canone annuo, ma viene pure confermato al Bernabuzio il posesso di quei beni
4354.
1469, ottobre 2, ind. III – Paolo Pp. II a. 6
Vico, nella provincia e valle beneventana
Mattiuccio de Lanzagallis, pubbl. not. apostolico
Guglielmo di Pasquale Longo, giudice annuale della città di Vico
Fra Bartolomeo di Giovanni da Vico, preposito di M.V. e Ruggiero Palmieri («de Palmerio»), di Vico, asseriscono che nel dicembre dell’ultima XV indizione, la q. Filippa, madre di Ruggiero, nel suo ultimo testamento, rogato per mano del not. Mattiuccio, lasciò in legato alla chiesa di S. Maria della Neve, grancia di M.V., oltre le 13 grana che dovevano essere corrisposte dallo stesso Ruggiero per una casa presso il forno del maestro Masuccio, altre 25 grana. Ora Ruggiero si obbliga a corrispondere in perpetuo queste 25 grana ogni anno nella festa di S. Maria ad agosto (CXXIV, 44)
4355.
1470, gennaio 3, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Casulla, nelle pertinenze di Caserta
Andrea de Maczia, di Caserta, pubbl. not.
Guiduccio de Enrico, di Caserta, giudice annuale
Fra Rainaldo da Montefusco, priore di S. Maria Reale in Maddaloni, concede in enfiteusi in perpetuo a Francesco Papa di Maddaloni, un territorio campese presso Maddaloni, nel luogo detto Cancello, per il censo annuo di 10 grana a Natale, e 10 tarì per questa concessione (LI, 52)
4356.
1470 («1469»), gennaio 31, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Nola
Ansoisio Perario, di Nola, pubbl. not.
Luigi de San Giovanni, di Nola, giudice annuale
Fra Francesco da Mercogliano, priore di S. Maria del Plesco di Casamarciano, per terminare le liti sorte, concede a Gennaro e a Battista del Donato, fratelli, figli del q. Antonio de Donato, detto Nappo, del casale di Liveri («liberi»), nelle pertinenze di Nola, un comprensorio di case, con antencorti e retrocorti congiunte, due piscine, forni, ecc., in Liveri, nel luogo detto «ammacerata», confinante con un oliveto del monastero, per il censo annuo di 2 tarì; e per questa concessione riceve dai suddetti fratelli un orto nello stesso casale di Liveri, vicino alla chiesa di S. Antonio, che era stato ceduto alla chiesa di S. Maria del Plesco dal loro padre Antonio, per la permuta che si pretendeva fatta con le suddette case (L, 25)
4357.
1470, marzo 7, ind. III – Paolo Pp. II a. 6
Capua
Guglielmo, di Colonia, pubbl. not. apostolico
Ladislao, «dei et apotolice sedis gratia» vesc. di Montemarano, dà il suo assenso per la fondazione di una cappella della Visitazione in Castelfranci, – fondazione fatta da don Alessandro de Marra, pronot. apostolico, suo nipote, f. di sua sorella donna Caterina Dentice, signora di Castelfranci -, fuori le mura del castello, nel luogo detto La Nave, ed incorporata al monastero di M.V., che si obbligava a mantenervi un cappellano (II, 18)
4358.
1470, aprile 23, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Monastero della SS. Trinità di Cava
Simonello Mangiella, di Cava, pubbl. not.
Girolamo de Citellis, di Cava,giudice ivi
Il nobile Giovanni de Licterello, di Napoli, procuratore del monastero di Cava, a nome di Giovanni d’Aragona, perpetuo commendatario dello stesso monastero, mostra e si fa leggere pubblicamente uno strumento del 19 gennaio 1370 («1369»), ind. VIII (riferito, Reg. 3675) (XXXV, 104)
4359.
1470, aprile 27, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 13
Napoli
Andrea Pisanello, di Amalfi, abitante in Napoli, pubbl. not.
Salvatore Apicella, di Napoli, giudice
Gaspare Forino, di Mercogliano, col consenso di sua moglie Sibilia de Riczardo, essendo debitore in una forte somma verso il signore don Alessio Conti («de Comitibus»), gli assegna i seguenti beni: un oliveto in Mercogliano, nel luogo detto San Modestino, redditizio alla chiesa di M.V. e a quella di S. Pietro (il censo è lasciato in bianco), una terra nel luogo detto «lo Torello», e una casa in Mercogliano, pure redditizia a M.V. in 10 grana annue; e insieme si obbliga per una somma di ducati 160 (LXIV, 46)
4360.
1470, agosto 25 – Paolo Pp. II a. 6
Napoli, «in nostro palatio Montis Virginis neapol.»
Giovanni d’Aragona, f. del Re, luogotenente generale, protonotario della Sede Apostolica e perpetuo commendatario di Montecassino, Cava e M.V. (che si sottoscrive), – dietro supplici preghiere di Angelo «de Mayaroctis», di Mercogliano, che gli aveva esposto che avendo il padre Enrico e altri suoi antecessori scelto come luogo di loro sepoltura, per devozione verso S. Pietro, la chiesa maggiore di Mercogliano, e desiderando lo stesso Angelo onorare debitamente suo padre e i suoi avi, voleva stabilire in quella chiesa di S. Pietro una perpetua cappella, sepoltura e altare, sotto il vocabolo di S. Michele Arcangelo, da dotarsi coi suoi beni e con quelli di suo padre, perché dai loro proventi si celebrassero ogni settimana delle Messe in suffragio dell’anima sua e di quelle dei suoi parenti; perciò lo pregava di concedergli in perpetuo il diritto di esseer sepolti lì e lo juspatronatus di presentare un idoneo presbitero per la celebrazione a quell’altare, ogni volta che si fosse presentato il caso di vacanza -, avendo Angelo dotato la sua cappella di una casa in Mercogliano, nel luogo detto «in bocca lo monte», dai cui frutti si possono celebrare due messe alla settimana, gli concede in perpetuo di edificare l’altare e la cappella nella chiesa maggiore di S. Pietro, «ex parte muri iuxta cappellam presepii a latere dextro parte introitus ipsius ecclesie», e costruire davanti all’altare la camera per la sepoltura, della lunghezza di 20 palmi e della larghezza di 15 palmi, e gli concede ancora lo «juspatronatus eligendi et presentandi» in quella cappella il cappellano; e perciò come segno di quello juspatronatus il cappellano deve corrispondere ad Angelo e ai suoi successori una candela di mezza libbra, ogni anno, nel giorno della purificazione di Maria
4361.
1471, agosto 24, ind. IV – Sisto Pp. IV a. 1
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Vito Maurello, canonico di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Cristoforo Jencarella, priore di S. Giacomo di Benevento, e procuratore di M.V., concede per 29 anni, a titolo di permuta, a Nicola, f. del q. Giovanni di Bernardo, di Benevento, due casalini («casalena») diruti e maladanti per il terremoto, in Benevento, nella parrocchia di S. Tecla, con la facoltà di poterli affrancare nel corso dei prossimi 4 anni con uno o due stabili in Benevento, dal reddito annuo di 8 tarì, e frattanto corrispondere 8 tarì nel giorno di S. Giacomo a luglio o negli 8 giorni seguenti: concessione che vien fatta dietro decreto di Lancillo, priore generale di M.V., «pro tribunali sedens in dicto monasterio et ecclesia sancti Iacobi» (XXV, 18)
4362.
1471, settembre 9, ind. V – Ferdinando d’Aragona re a. 13
Montevergine
Bartolomeo de Gennaro («Jennario»), dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice
Il signor don Ludovico de Borsis, di Napoli, procuratore di don Giovanni d’Aragona, f. del Re e perpetuo commendatario di M.V., concede per 29 anni «ad renovandum» a Battista de lo Gaudo, di Sarno, alcune case con bottega, in Sarno, nel luogo detto «lo Burgo», per il censo annuo di 6 tarì nella festa di S. Maria ad agosto (CVI, 40)
4363.
1471, settembre 24, ind. V – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Deliceto («apud terram Deliceti de Provincia Capitanate»)
Bartolomeo de Contranisiis, di Bovino, pubbl.not.
Maestro Antonello de lo Flasco, di Deliceto, giudice ivi
Dopo una certa lite, il monastero di M.V. per mezzo di fra Giacomo da Castello, preposito di M.V. in Deliceto e procuratore di Giovanni d’Aragona, perpetuo commendatario di M.V., concede al maestro Angelillo de Macita un casalino in Deliceto, nel luogo detto Sotto il piano della Frescia, col patto che lo rifaccia a sue spese e corrisponda ogni anno 2 tarì nel mese di agosto (XLVIII, 46)
4364.
1471, ottobre 12, ind. V – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Montefusco
Pietro de Trano, di Montefusco, pubbl. not.
Altobello del Giudice, di Montefusco, giudice annuale ivi
Coluccio Simonetta, del casale di Cucciano, nelle pertinenze di Montefusco, vende a Salerno Guarrello, dello stesso casale, una vigna nel Feudo di M.V., nel luogo detto «li Capimali», per il prezzo di 7 ducati (XLI, 25)
4365.
1471, novembre 8, ind. V – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Tocco
Giovanni de Ariano, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Marzano, di Tocco, giudice annuale ivi
Fra Giovanni da Pannarano, priore di S. Maria della Misericordia in Airola, commissario di don Ludovico de Bursis (e «Burgis»), di Napoli, procuratore di don Giovanni d’Aragona, commendatario e amministratore perpetuo di M.V., e agente anche a nome della Comunità di M.V. dalla quale è stato capitolarmente deputato e ordinato, cede per parte di S. Maria di M.V. di Tocco, grancia di M.V., ad Angelo Nicola de Petrillo, di Tocco, e al fratello di lui Petruccio, – presente al contratto anche fra Donato da Summonte, priore della chiesa di S. Maria di Tocco -, una terra sterile e incolta nelle pertinenze di Tocco, presso il Vallone detto la Janga; e riceve da lui metà di un castagneto, pure nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «ad lotule», con terra «vacua» contigua, che egli possedeva pro indiviso con Nicola Buczano, di Tocco (CXXIII, 24)
4366.
1471, novembre 8, ind. VI – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Tocco
Giovanni de Ariano, di Tocco, pubbl. not.
Giovanni Marzano, di Tocco, giudice annuale ivi
Fra Giovanni da Pananrano, priore ecc., cede a Nicola Buczano una terra lavorativa della capacità in semine di circa un moggio e mezzo, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto La Fontana de Lotule, e riceve da lui l’altra metà del catagneto, di cui al Reg. precedente (CXXIII, 25)
4367.
1472, febbraio 16, ind. V – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Candida
Barbato, pubbl. not.
Cicco de Cola di maestro Petruccio, di Candida, giudice annuale ivi
Giacomo e Ungaro dona al fratello Antonio una casa in Candida e una terra, vitata e arbustata, con altri possedimenti, liberi d qualunque censo (Cand. VII, 17)
4368.
1472, maggio 5 – Sisto Pp. IV a. 1
Napoli
Ligorio de Casanova, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Don Antonio Maczucco, di Napoli, perpetuo cappellano della cappella di S. Salvatore de Grassis, «de Platea Forcille» in Napoli, procede a una permuta con Sabatino Maiello e Giacomo de Riccardo, fratelli, della villa di Ponticelli, nelle pertinenze di Napoli, agenti con espressa volontà di Giacomo de Riccardo, detto pure de Massa, loro padre, dando loro un fondo di quella cappella, consistente in case con diversi vani, con corte e orticello, nella villa di Ponticelli, – dal quale fondo il cappellano percepiva 17 tarì all’anno -; e ricevendo da essi una casa con bottega in Napoli, dalla quale essi ricavavano 9 tarì all’anno il 15 agosto
4369.
1472, luglio 1°, ind. V – Ferdinando re a. 13
Manocalzati ( «apud casale Malicalciatorum»)
Barbato de Cethola, di Serpico, pubbl. not.
Riczio Fattizio, di Manocalzati, giudice annuale ivi
Polisa Factizia e Pellegrino Duca vendono ad Antonio de Ungaro, di Candida, una casa in Candida, nel luogo detto Piscurello, redditizia alla Curia di Candida in un grano e mezzo all’anno, da corrispondersi il giorno del Natale, per il prezzo di 8 ducati e mezzo di carlini d’argento (Cand. VIII, 4)
4370.
1472, ottobre 5, ind. VI – Sisto Pp. IV a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Nunzio de Capua, cittadino beneventano, pubbl. not. apostolico
Avendo Pietro de Flore, del castello di Ponte, ricevuto da fra Cristoforo Jencarella due pezzi di terra nelle pertinenze del castello di Ponte, e precisamente uno nel luogo detto Monteliegis e l’altro nel luogo detto «le Mortelle», a titolo di permuta, con diritto di poterseli affrancare entro un certo periodo di tempo non ancora trascorso, mediante un possesso dal reddito annuo di 5 tarì; ora, volendo appunto affrancarsi quei due pezzi di terra, egli dà a Colello de Pace, di Benevento, 30 ducati, e questi si assume l’obbligo di corrispondere ogni anno al monastero di S. Giacomo de Macambornibus di Benevento 5 tarì, ipotecandoli su una casa in Benevento, nella stessa parrocchia di S. Giacomo (XXV, 19)
4371.
1472, dicembre 8, ind. VI – Sisto Pp. IV a. 2
Napoli
Ligorio de Casanova, di Napoli, pubbl. not.
Antonio Maczucco, di Napoli, perpetuo cappellano di S. Salvatore de Grassis in Napoli, -con licenza di Giulio Carrafa, canonico napoletano e vicario generale di Oliviero cardinal presb. del titolo di S. Eusebio, arcivesc. di Napoli -, concede in enfiteusi in perpetuo a Pietro Paolo Mancone, di Napoli, quattro vani terranei rovinati, in Napoli, presso la «Porta Forrilli», per il censo annuo di 15 tarì nella festa di S. Maria ad agosto
4372.
1472, dicembre 11, ind. VI – Sisto Pp. IV a. 2
Benevento, monastero di S. Giacomo
Vito Maurello, canonico di Benevento, pubbl. not. apostolico
Bartolomeo Gagliardo confessa di tenere, a titolo di permuta, dal monastero di S. Giacomo de Mascambronibus di Benevento una casa in Benevento, nella stessa parrocchia di S. Giacomo, con facoltà di poterla affrancare, entro un dato tempo non ancora decorso, con beni dal reddito annuo di 3 tarì e 15 grana; ora, volendo appunto affrancare quella casa, egli si accorda con Giacomo Jencarella, padre di fra Cristoforo Jencarella, monaco di M.V. e priore di S. Giacomo, e quello di impegna a corrispondere i 3 tarì e 15 grana al monastero nella festa di S. Giacomo, ipotecando quel censo su una sua casa in Benevento, nella parrocchia di S. Potito (XXV, 20)
4373.
1472 («1473»), dicembre 26 – Sisto Pp. IV a. 2 (in: 1473, gennaio 27, ind. VI)
Napoli, nel palazzo arcivescovile
Il cardinale Oliviero Carafa, dal titolo dfi S. Eusebio, Legato apostolico in Sicilia, ecc., in seguito a petizione presentatagli da Giovanni d’Aragona, f. del re Ferdinando, protonotario della Sede Apostolica, perpetuo commendatario di M.V., di concedere in enfiteusi i beni del monastero, non avendo lui certa scienza dell’opportunità e utilità di siffatte concessioni, incarica Ludovico de Borsis, canonico salernitano, perché, dietro accurato esame, veda se è il caso di dare in enfiteusi tali beni, accuratamente specificati, di rinnovare le concessioni ecc., «super quo tuam conscientiam oneramus» (in LXII, 17)
***Altra copia in un doc. del 14 agosto 1494 (in CXXV, 64; CXXV, 65)
4374.
1473, gennaio 27, ind. VI – Sisto Pp. IV a. 2
Napoli, nel coro di S. Maria di M.V.
Vinciguerra Mazzarotta, del castello di Mercogliano, cittadino di Napoli, pubbl. not.
Il dottor Ludovico de Borsis, di Napoli, canonico di Salerno, vicario e uditore generale di Giovanni d’Aragona, figlio del Re, Luogotenente del Regno e commendatario di M.V., dietro mandato del cardinale Oliviero del titolo di S. Eusebio, arcivesc. di Napoli e Legato apostolico (riferito, Reg. precedente), insieme coi Padri di M.V. , concede a Salvatore de Silvestro, e fratelli, di Mercogliano, un territorio, in parte campese e in parte con piante, nelle pertinenze di Mercogliano, nel casale di Valle, nel luogo detto Campo Costabile, per il censo annuo di 40 ducati, la metà dei frutti superiori, la sesta parte degli inferiori, la terza parte del selvatico e l’obbligo, fra l’altro, di costruirvi una casa, e di versare 40 ducati per entratura, danaro che servirà «pro reparatione eiusdem monasterii» (LXII, 17)
***Altra copia in un doc. del 14 agosto 1494 (in CXXV, 64; CXXV, 65) N.B.-Nel testo, dei Padri di M.V., radunati in Capitolo, sono nominati esplicitamente i seguenti: fra Giacomo da Castello, preposito claustrale, fra Francesco da Pannarano, fra Angelo da Pannarano, fra Tommaso da Sant’Angelo a Scala, fra Simeone da Benevento, fra Giuliano da Tocco, fra Giovanni da Candida, fra Benedetto da Napolie fra Giacomo da Mercogliano. Tra le sottoscrizioni (doveva naturalmentre trattarsi del Capitolo generale), oltre quella del Vinciguerra «Maioroctus de Castro Mercuriani Avellino Diocesis civis et habitator Neapolis Apostolica et Imperiali ac Regia Auctoritate notarius» e di Ludovico «qui supra Generalis Vicarius et Auditor et Commissarius Apostolicus … qui … Auctoritate Apostolica qua supra nobis concessa licentiam dedimus dicto Monasterio, Priori et monachis locandi et concedendi», vi troviamo le seguenti di monaci della Congregazione di M.V.: fra Petruccio da Taurasi, fra Stefano da Montoro, priore di Capua, fra Petrusino da Sant’Angelo, fra Lancillo da Candidda, priore di Lauro, fra Antonio da Vico, fra Pietro da San Severino, fra Angelo da Carife, fra Domenico, primicerio di M.V., fra Martino da Taurasi, sacrista, fra Bartolomeo da Taurasi, priore di Formicola, fra Guglielmo da San Severino, fra Andrea da Sant’Agata, priore di Tocco, fra Giorgio da Sant’Angelo a Scala, cellerario, fra Petruccio da Sarno, priore di Troia, fra Salvatore da Ospedaletto, cappellano di M.V., fra Donato da Vico, Decano, fra Bartolomeo Vicario, priore di S. Giovanni di Valle, fra Francesco da Sarno, priore di S. Giovanni di Sarno, fra Donato da Pannarano, piore di S. Maria della Misericordia di Airola, fra Giuliano da Capriglia, priore di Cervinara, fra Fancesco da Pannarano, priore di Napoli, fra Lionello da Mercogliano1)
4375.
1473, maggio 31, ind. VI – Ferdinando d’Aragona re a. 15
Lauro
Santillo de Vivenzio, di Lauro, pubbl. not.
Giovanni Sasso de Cappellano, di Lauro, giudice annuale ivi
Fra Lancillo da Candida,priore di S. Giacomo di Lauro,innanzi tutto ricorda che il 27 febbraio dell’VIII indizione, 1445, nell’11° anno di regno di Alfonso d’Saragona fu rogato strumento dal not. Angelillo de Manfrido, di Lauro, e sottoscritto dal giudice anuale Luigi Bizone, di Lauro, in cui fra Battista da San Severino, allora priore e procuratore della chiesa di S. Giacomo di Lauro, dell’Ordine di M.V., concesse «titutolo locationis» per 29 anni a Crissimbene Cassese per sé e per i suoi legittimi eredi alcuni beni, nel casale di Domicella e nelle sue pertinenze, – e cioè: una terra nel luogo detto «lo Vallone», che una volta era sterile ed ora è coltivata e arbustata con viti latine; castagneto nel luogo detto In capo Casale; una terra sterile nel luogo detto «Vallone de Paulo» -, per il censo annuo di 2 tarì e 11 grana, da corrispondersi alla chiesa di S. Giacomo, nella festa di S. Giacomo; e che quando fra Battista fece questa concessione, ricevette dal Crissimbene 5 tarì per entratura. Ora, dietro preghiere dello stesso Crissimbene, fra Lancillo gli riconcede quei beni per il censo annuo di 3 tarì, e 10 tarì «pro integra trasitura» (XLIX, 61)
4376.
1473, dicembre 30, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 16
Casamarciano, nelle pertinenze di Nola
Ansoisio Perario, di Nola, pubbl. not.
Grandonio Gaytano, di Nola, giudice regio
Filippo Alamagno e suo figlio Massimo Alamagno, del casale di Casamarciano, nelle pertinenze di Nola, vendono a Pietro Ferraro, di Monteforte, abitante in Casamarciano, una terra sterile nelle pertinenze di questo casale, nel luogo detto Campo cavallo, che essi tenevano a censo dal monastero di S. Maria Annunziata di Casamarciano del Plesco di Casamarciano, per il censo annuo di 5 grana, per il prezzo di un’oncia d’oro e con l’onere suddetto, aumentato di un altro denaro (XXXIV, 53)
4377.
1473, … 21 … – (Ferdinando d’Aragona) re a. 15
Formicola
… «de castro Sclavorum de Monte», pubbl. not.
Giovanni Crugico, di Formicola, giudice di Terra di Lavoro
Giacomo de Busso vende a Giacomo Antonio un territorio nelle pertinenze di Formicola, nella villa di Caballario, salvo l’assenso da impetrarsi dal priore (in bianco) di S. Maria del Castello, perché quel territorio era redditizio a quella chiesa (XLV, 17)
4378.
1474, luglio 17, ind. CII – Ferdinando d’Aragona re a. 17
Capua
Palamide Cito, di Capua, pubbl. not.
Giacomo de Arpadio, di Capua, giudice a vita
Fra Stefano da Montoro, priore di M.V. di Capua, concede a Giovanni Fusco, di Capua, un pezzo di terra campese, della capacità di 5 moggi, nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto «a li Schiavi», per il censo annuo di un tarì e mezzo a Natale, e 10 tarì per entratura: concessione motivata anche dai servizi resi dal Fusco al monastero (XXXI, 105)
4379.
1474, agosto 23, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 16
Serino
Geremia de Rabono, di Serino, pubbl. not.
Giovanni Guarino, di Solofra, giudice
Essendo morti alcuni testi che avevano sottoscritto uno strumento, per cautela si fa riprodurre in forma pubblica e valida questo strumento di contratto per le doti matrimoniali stipulato tra Petruzio del q. maestro Antonio de Petrullo, di Salza, nelle pertinenze del castello di Serra, e un certo Giacomo, di Candida, he aveva ricevuto in moglie Elena, figlia dello stesso Petruzio
4380.
1474, ottobre 6, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 17
Capua
Luigi de Jumaius, di Capua, pubbl. not.
Baldassarre de Martino, di Capua, giudice
Oliviero di Cola Corbisiero, di Capua, alla presenza di Ludovico de Borsis, di Napoli, vicario generale di don Giovanni d’Aragona, commendatario di M.V., asserisce:
1°. che il 26 dicembre 1467, ind. XV, in Capua, mediante pubblico strumento rogato dal not. Antonello di Pipa, di Capua, e sottoscritto dal giudice Petruccio Felice, di Capua, la q. Fabricia, ved. di Nicola Antonio de Raone, di Caua, concesse in perpetuo a lui e ai suoi eredi tutti i diritti che essa aveva su una casa terranea in due membri, in Capua, nella parrocchia di S. Leucio, casa che essa teneva in enfiteusi dal monastero per il censo annuo di 10 grana d’oro nella festa di S. Maria ad agosto, salvo l’assenso da domandare al monastero di M.V.;
2°. che una volta («olim»), dopo tale rinunzia della q. Fabrizia, fra Paradiso da Forenza, ex priore di quel monastero, gli concesse l’assenso a quanto sopra, mosso dai molti benefici resi da lui al monastero e anche per 15 tarì che versò per la circostanza, come risutalva da un pubbl. strumento dello stesso not. Antonello di Pipa;
3°. che fra Stefano, che ora è priore del monastero di Capua, intendeva farlo citare a motivo di quella casa, perché – diceva – non si era dato da parte di M.V. l’assenso alla rinunzia della q. Fabrizia e che nella conseguente locazione non era intervenuta l’autorizzazione o decreto dei Superiori, e anche perché non si erano mantenuti i patti, in quanto la casa si era deteriorata e al presente è diruta e scoperta. Ora tra Oliviero e fra Stefano da Montoro, priore di M.V. di Capua, si addiviene al seguente accordo: dati i grati servizi ricevuti da Oliviero e per 15 tarì che questi versa al monastero, gli si dà l’assenso a quanto sopra e gli si concede la casa per il censo annuo di 10 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XXXI, 106)
4381.
1474, dicembre 15, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 17
Napoli
Giorgio Fortino, di Acerra, abitante in Napoli, pubbl. not.
Ligorio de Casanova, giudice
Antonio Mazuccho, di Napoli, perpetuo cappellano della cappella di S. Salvatore de Grassis in Napoli, essendo stata fatta a Pietro Mancone, di Napoli, la concessione in enfiteusi in perpetuo col patto di affrancazione, di alcuni casalini diruti, appartenenti alla stessa cappella, in Napoli, per il censo annuo di 15 tarì a metà agosto; ora per comodità dello stesso Pietro Paolo, stabilisce con lui un nuovo contratto per cui, per edificare quei casalini, gli concedere cinque palmi di un magazzino in modo da poter ivi innalzare il muro, ma dovrà compe compenso corrispondere 20 tarì all’anno, e cioè 15 per la vecchia concessione e 5 per questa nuova concessione
4382.
1474, dicembre 15, ind. VIII – Sisto Pp. a. 5
Napoli
Giorgio Fortino, di Acerra, cittadino e abitante in Napoli, pubbl. not.
Antonio Mazuccho, perpetuo cappellano di S. Salvatore de Grassis «de platea forcille» in Napoli, a nome di questa cappella e con licenza di Don Giulio Carrafa di Napoli, canonico napoletano, vicario generale di don Oliviero, arcivesc. di Napoli, presb. cardinale, concede a Franzone Cicala un vano terraneo o magazzino, fuori la Porta Forcilla, nel luogo detto propriamente «lo pontecello de la Nunziata», per 15 tarì di carlini d’argento nella festa di S. Maria ad agosto
4383.
1475, aprile 20, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 17
Nola
Daniele de Griffis, di Nola, pbbl. not.
Grandonio Gaytano, di Nola, giudice regio
Bartolomeo Montanaro, di Visciano, compra da Angelo de Lizione, f. ed erede del q. Petruccio de Lizione, pure di Visciano, i diritti che questi aveva su una terra nel luogo detto «puczo Maiure», nelle pertinenze del casale di Visciano, per il prezzo di 10 tarì (XXVII, 44)
4384.
1475, maggio 24, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 17
Petina («apud terram abetine»)
Nicola de Amabile, di Petina, pubbl. not.
Onofrio de Lisio, di Petina, giudice
Birtello de Tortisio, di Petina, agente anche a nome dei suoi fratelli, per 6 ducati vende a un certo Tommaso un territorio nelle pertinenze di Petina, nel luogo detto «lo Lacho», col patto che, qualora quel territorio fosse gravato di qualche censo, il compratore fosse tenuto senz’altro a corrisponderlo (XCIX, 85)
4385.
1475, giugno 25, ind. VIII – Ferdinando re a. 17 («16»)
Candida
Barbato de Ceccola, di Serpico, pubbl. not.
Gregorio de Manescalco, giudice annuale di Candida
Il maestro Giovanni Cressenno, di Sant’Agata, abitante in Montefusco, vende ad Angelo e Cola de Melfia, fratelli, di Candida, una casa nel luogo detto Santa Candida, presso la casa della Curia, gravata di un censo annuo di 10 grana a Natale, per il prezzo di 6 ducati di carlini d’argento
4386.
1475, agosto 14, ind. VIII – Sisto Pp. IV a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Domenico de Andriozia, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Cristofaro Jencarella, priore del monastero di S. Giacomo in Benevento, – insieme con fra Donato da Vico, decano, fra Pietro de Opiario, sacrista, fra Pietro da San Severino, iconiere, fra Salvatore da Ospedaletto, cellerario, fra Giovanni da Candida, fra Simone da Benenvento, fra Pellegrino da Montoro, fra Minico da Mercogliano e fra Nicola da Ceppaloni, monaci dell’Ordine di S. Benedetto dimoranti in quel monastero -, col consenso del signor Ludovico de Bursis, di Napoli, vicario generale e uditore del cardinale Giovanni d’Aragona, commendatario di M.V., cede a Nicola Zampo, di «Padulo», una vigna con orto, ecc. «in territorio paduli in loco ubi dicitur lo pendino»; e in cambio riceve due botteghe in Benevento, nella parrocchia di S. Martino, nella Piazza maggiore (XXIV, 185)
4387.
1475, settembre 6, ind. IX – Ferdinando re a. 18 (corretto su un precedente «decimo septimo»)
Monteleone, nel contado di Ariano
Marino Vitis, di Apice, pubbl. not.
Natale de Romagna, di Ariano, giudice
L’eccellentissimo Pietro de Guynara, marchese di Vasto, di Ariano, conte di Apice, ecc., e sua madre Cubella di San Severino, essendo debitori verso il nobile Francesco Pulderico, di Napoli, per la somma di 50 once di carlini d’argento, con obbligo di restituirle entro il prossimo agosto, perché il creditore non ne avesse a soffrire alcun detrimento, volontariamente obbligano se stessi e i loro eredi a saldare il debito, impegnando i loro beni mobili e immobili
4388.
1475, ottobre 14 ind. IX – Sisto Pp. IV a. 5
Benevento, nel palazzo arcivescovile
Vito Maurello, pubbl. not. apostolico
Lorenzo Palummo, dopo aver mostrato un doc. del 9 settembre 1456, col quale venivano concessi dei beni a suo padre dal monastero di M.V. di Sant’Agata (riferito, Reg. 4308), ora, dietro raccomandazione di Corrado, arcivesc. di Benevento, ottiene la desiderata rinnovazione della concessione
4389.
1475, dicembre 21 – Ferdinando d’Aragona re (in: 1536, marzo 22)
Napoli
Il re Ferdinando, dietro petizione di don Giovanni d’Aragona, suo figlio, commendatario di M.V., conferma ai vassalli di M.V., appartenenti ai comuni di Mercogliano, Ospedaletto, Feudo di Montefusco, Venticano, Pietradefusi, Mugnano e Quadrelle, le esenzioni e le franchigie da qualunque funzione fiscale (in IX, 118)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 706
4390.
1476, febbraio 10, ind. IX – Ferdinando re a. 18
Boiano
Antonio di Nicola Vitale, di Boiano, pubbl. not.
Antonio Camarillo, giudice annuale di Boiano (che però non si sottoscrive)
Lisa, ved. di Antonio Angelo di Notarantonio, insieme con suo figlio Nicola, vende a Donato di Nicola Berardo, di Boiano, un pagliaio nelle mura di Boiano, nel luogo detto Piazza di Santa Maria, per il prezzo di 15 tarì di carlini d’argento (XXIX, 232)
4391.
1476, giugno 4, ind. IX – Ferdinando re a. 18
Valentino («apud castrum Valentini»)
Giovanni de Sirico, di Sarno, pubbl. not.
Ottaviamo de Stefanella, di Valentino, giudice ivi
Memmo Martorello, di Valentino, detto Capobiano, dona al suo genero Narduccio Rubino e a sua figlia Carazella Martorello un arbusto e due terre nel territorio di Valentino, nel luogo detto Maso, una casa con parte di una corte nello stesso castello di Valentino, nel luogo detto «lo spontone»
4392.
1476, giugno 16, ind. IX – Ferdinando re a. 18
Apice
Domenico Milizia, di Apice, pubbl. not.
Minico Scuyzo, di Apice, giudice annuale
Minico Pascarello, f. del q. Riczitello, e Francesco, f. del q. Giovanni, suo nipote, vendono ad Antonio Montella un pezzo di terra nelle pertinenze di Mirabella, nel luogo detto Infermeria de lo Reuczo, per 21 ducati di carlini d’argento, in ragione di 60 carlini per oncia e 10 per ogni ducato
4393.
1476, giugno 17 – Sisto Pp. IV a. 5
Napoli, «in nostro palatio Montis Virginis»
Giovanni d’Aragona, f. del re e luogotenente ecc., perpetuo commendatario dei monasteri di Montecassino, Cava e M.V., costituisce priore di S. Maria del Vivario fra Nicola di Nicola Ponteya da Boiano, religioso degli eremiti di Sant’Agostino, con l’obbligo che si faccia religioso di M.V., e corrisponda ogni anno al monastero di M.V. la decima del cacio («decimam unam casei»), nella festa di S. Maria di M.V. («in festo Sancte Marie Montis Virginis») (XXIX, 110)
4394.
1476, giugno 18, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re
Manocalzati («apud casale Malicalceatorum»)
(nome del not. deleto)
Antonio Sanna, del casale di Manocalzati, giudice ivi
Cobella Tutumaglyo, del casale di Sorbo, col consenso di suo marito Cobello, avendo creato suo procuratore Marino, per certi suoi affari, e particolarmente perché si recasse da Giacomo Tutumaglyo, del casale di Sorbo, per farsi dare 31 ducati da consegnare a suo marito per le doti, ora essa con suo marito gli lascia piena quietanza (LII, 59)
4395.
1476, giugno 20 – Ferdinando d’Aragona re (in: 1536, marzo 22)
Ferdinando d’Aragona conferma il privilegio dato al monastero di M.V. il 21 dicembre 1475 (riferito, Reg. 4389) (in IX, 118)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 708
4396.
1476, ottobre 6, ind. X
Candida
Barbato, di Candida, pubbl. not.
Giacomo de Ungaro, giudice di Candida
Simonello de Cola bende ad Angelo de Melfia una padula in territorio di Candida, nel luogo detto «lo campo de dopno Stephano» (Cand. IX, 12)
4397.
1476, ottobre 20, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 19
Solofra
Giliberto de Giliberto, di Solofra, pubbl. not.
Andrea Francesco Petrone, di Solofra, giudice annuale ivi
L’Università di Solofra costituisce suo procuratore il nobile Giovanni Leonardo de Morena, di Solofra, perché compaia in Napoli e altrove e mostri a Giovanni d’Aragona, perpetuo commendatario di M.V., i documenti comprovanti il legittimo possesso dei beni che i cittadini di Solofra hanno riguardo ai beni appartenenti a M.V. (CXI, 152)
4398.
1477, dicembre 24 – Ferdinando d’Aragona re a. 20
Napoli, Castelnuovo
Luca Tozelo, not.
Dietro preghiera del cardinale don Giovanni d’Aragona, perpetuo commendatario di M.V., il re Ferdinando conferma i privilegi concessi a M.V. e riguardanti le franchigie concesse dagli altri re Cattolici, datati da Castelnuovo di Napoli il 21 dicembre 1475 (riferito, Reg. 4398) e il 20 giugno 1476 (riferito, Reg. 4395), e ingiunge, fra l’altro, che riguardo ai vassalli di M.V. «non debiate dare molestia ne impedimento alcuno per causa de qualsevoglia pagamento … si de foculeri como de sale et altre qualsevoglie fiscali functioni» (IX, 109)
4399.
1478, gennaio 26, ind. XI – Sisto Pp. IV a. 7
Napoli, nel monastero di M.V.
Gaspare Russo, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Ludovico de Bursis, procuratore e vicario generale del cardinale Giovanni d’Aragona, commendatario di M.V., riconcede al signor Francesco, barone di San Barbato, una starza arbustata, dove prima era un nocelleto, in Montoro, nel luogo detto Nocelleto, per l’annuo canone di 16 tarì, e pagando 150 ducati per tutto il tempo precedente che aveva posseduta la starza appartenente all’Infermeria di M.V. (LXXXVII, 68)
4400.
1478, febbraio 26, ind. XI – Ferdinando re a. 20
Valentino
Andrea de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Silvestro de Migliaria, di Valentino, giudice ivi
Il nobile Enrico Barrense, della città di Napoli, vende a Cola de Vincenzo, di Valentino, un pezzo di terra con alberi, viti latine, castagni, casalini, ecc., nelle pertinenze di Valentino, nel luogo detto Casatore, per 3 once e 15 tarì di carlini d’argento1)
4401.
1478, aprile 30 – Ferdinando re (in: 1536, marzo 22)
Il re Ferdinando conferma il privilegio del 21 dicembre 1475 (riferito, Reg. 4398)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 706-710, che però pone la data del 1477
4402.
1478, luglio 11, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 20
Candida
Barbato de Cercola, di Serpico, pubbl. not.
Antonio de Andreotta, di Candida, giudice annuale ivi
Fra Giulino da Capriglia, priore di S. Maria di M.V. in Candida, riconcede per 29 anni «ad renovandum» a Nicola Chiuccarello, di Montefalcione («de Castro Montisfulsoni»), agente a nome e per parte di Gentile e Gioietta de Roberto, suoi nipoti, un feudo per il censo annuo di 2 tarì e 2 grana, da corrispondersi a Natale (Cand. V, 9)
4403.
1478, settembre 16, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 21
Mercogliano, nella chiesa di S. Pietro
Bartolomeo de Jennario, dell’Ospedale di M.V., pubbl. not.
Silvestro de Petracca, di Capriglia, abitante in Mercogliano, giudice a vita
Il presb. Bartolomeo de Santorio, del casale di San Nazzaro, nelle pertinenze di Montefusco, offre la sua persona al monastero di M.V., e insieme dona certe decime di frumento che doveva riscuotere per il tempo passato sino al presente dal magnifico Giovanni Grifo, di Montefusco, una casa con una grotta e 4 fosse, «attis ad reponendum frumentum», delle quali due nella suddetta grotta e le altre due davanti a quella casa, sita nel casale di San Nazzaro, nel luogo detto «a la Citadella», la metà d’un orto con alcune piante di olive nello stesso casale, la terza parte dei suoi beni, eccettuando alcuni legati già fatti, e infine lascia 20 tarì per il trasporto del suo cadavere a M.V., però di tutti questi beni conserverà in vita l’usufrutto, e frattanto corrisponderà 2 tarì e mezzo nella festa di S. Maria a settembre (XCI, 2)1)
1478, novembre 23, ind. XII
«Fra Stefano da Montoro priore in Monasterio S. Mariae Montisvirginis in Capua ricava da Colella di Santo Marcellino e Jannuzzo suo figlio tarì venti di carlini per lo rendito non pagato di loca e concede in enfiteusi in perpetuo un pezzo di terra di moggi due al rendito di grane due da pagarsi nel mese di agosto nella festa di detto mese, sita detta terra nella Villa di S. Marcellino in loco detto S. Angelo, con molte condizioni. Fu fatto detto Istrumento dal notario Salvatore Vicino di Capua» (XXXI, 3)
4404.
1478, dicembre 2, ind. XII – Sisto Pp. IV a. 8 (in: 1529, novembre 17, ind. III)
Benevento
Nicola Renzio, ab. e pubbl. notaio apostolico
Fra Cristofaro Jencarella, priore di S. Giacomo de Mascambonibus in Benevento, concede a Cobello de Pace una cappella nella chiesa S. Maria, «seu la cona de la nostra domna», col diritto di sepoltura nella stessa cappella; e Cobello dota quella cappella di 3 tarì anui in perpetuo, ipotecati su tutti i suoi beni, con l’onere di due Messe al mese, da celebrarsi in perpetuo in quella cappella (in XXV, 36)
4405.
1479, giugno 1° («kal.jun.») – Sisto Pp. IV a. 8 (in: 1480, giugno 16)
Roma
Il papa Sisto IV dà a Giovanni d’Aragona, cardinale diac. del titolo di Sant’Adriano, la facoltà di conferire benefici, anche molteplici e curati e fra loro incompatibili, alle stesse persone, ecc. (in VII, 12)
4406.
1479, agosto 8, ind. XII – Ferdinando re a. 22
Nusco
Pietro de Sala, di Nusco, pubbl. not.
Colella Pandeo, di Nusco, giudice annuale ivi
Volendo Angelo Andrea, della città di Nusco, contrarre matrimonio con Maddalena de Felice, il fratello di lei, Nicola de Felice, le assegna come beni dotali una casa terranea e altri beni in Nusco, due parti di un castagneto nelle pertinenze della stessa città, nel luogo detto Vallone, due parti di un orto nel luogo detto San Bartolomeo, due parti di una terra seminativa nel luogo detto «li Papi», una terra nel luogo detto «lo tenino»; e a sua volta Angelo assegna alla sposa la quarta parte dei suoi beni
4407.
1479, agosto 25, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 22 [Sisto Pp. IV a. 8]
Deliceto
Don Angelo, pubbl. not. apostolico
Per parte del monastero di M.V. si concede per 29 anni ad renovandum a Stefano Scassone un vignale, sterile e incolto, nelle pertinenze di Deliceto, nel luogo detto San Nicola, per l’annuo canone di 5 tarì (XLVIII, 47)
4408.
1480, febbraio 21, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 22
Capua
Antonio de Gipzio, di Capua, giudice
Fra Donato da Vico, priore di M.V. di Capua, insieme con fra Francesco da Pannarano, fra Nicola da Tocco, fra Pietro da San Severino, fra Benedetto da Montoro, fra Bartolomeo da San Martino e fra Antonio da Capua, dà per 15 tarì l’assenso a Manfilio del q. Nardo de Preta, abitante nella villa di San Marcellino, nelle pertinenze di Capua, per poter comprare da Nardo di Giovanni Daforo, di Marcianise, una terra arbustata, della capacità di un moggio, – la cui terza parte era redditizia al monastero di M.V. in 2 grana e mezzo all’anno, nella festa di S. Maria ad agosto -, nelle pertinenze di Marcianise, nel luogo detto Sant’Angelo a Tauciano, e che viene venduta per il prezzo di 2 once d’oro e con l’onere suddetto (XXXI, 136)
4409.
1480, marzo 22, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 22
Candida («apud terram Candite»)
Pietro Angelo de Nicollis, di Candida, pubbl. not.
Palermo de Palacio, di Candida, giudice ivi
Carlo Rubilli, di Candida, vende al nobiluomo not. Barbato de Cethula, al presente abitante in Candida, una terra arbustata «arboribus vitatis et aliis fructiferis», nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lo Copaczo», per 3 once di carlini d’argento (Cand. IX, 1)
4410.
1480, aprile 15, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 22
Boiano
Giacomo di maestro Guglielmo Pignone, della città di Venafro («Venafrii»), pubbl. not.
Nicola Vesero, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Nicola Ponteya, «prior seu abbas» di S. Maria del Vivario di Boiano, per porre fine a una lite è costretto a concedere ad Antonio de Pasquale, di Boiano, agente a nome suo e dei suoi discendenti fino al 3° grado, un orto, in cui al presente è costruita una casa, edificata dallo stesso Antonio, nella città superiore di Boiano, per il censo annuo di 2 grana nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 54)
4411.
1480, giugno 16 («XVII kal. julii») – Sisto Pp. IV a. 9
Segni
Il cardinale Giovanni d’Aragona del titolo di S. Adriano, Legato apostolico, concede a don Giovanni Fiorillo Mazzarotta («de Maczaroctis»), di Mercogliano, diocesi di Avellino -, beneficiato della chiesa rurale di S. Toppa, nella stessa diocesi, perpetuo cappellano dell’altare di S. Leonardo nella chiesa di S. Pietro de popp.to, della diocesi dell’Aquila -, di poter ritenere la molteplicitià di benefici ecclesiastici, anche se curati, ecc., qualora venisse ad essi promosso ed eletto: e questo in forza di una concessione di Sisto Pp. IV del 1° giugno 1479 (riferita, Reg. 4404) (VII, 12)
4412.
1480, luglio 27, ind. XIII
Montevergine
Fra Donato a Vico, presb. e preposito del monastero di M.V.
Al tempo di don Giovanni d’Aragona, cardinal commendatario di M.V., del titolo di S. Adriano, essendo priore di M.V. fra Giacomo da Castello, decando fra Stefano da Montoro, sacrista fra Antonio da Vico, viene redatto un attestato della Comunità di M.V. sulle Reliquie dei Santi, trovate sotto l’Altare Maggiore, dentro e sopra il tabernacolo e «intra scabellum», nella chiesa di M.V. Si tratta delle seguenti Ss. Reliquie così distribuite:
sotto l’altare: S. Mercurio Milite, S. Eleuterio vesc. e S. Antia, sua madre Mm., S. Vittore vesc. di Capua, S. Ermolao presb. e M., S. Barbato vescovo e confessore, S. Gennaro vescovo e M., S. Festo diac., e M., S. Desiderio Lettore e M., S. Nicando M., S. Secondino vesc. d M., S. Amato vescovo;
sopra l’altare «in scabello»: i Tre Fanciulli babilonesi, Sidrach, Misach e Abdenago;
dentro l’altare: i corpi di S. Potito M., S. Giuliana verg. e M., S. Liano M., S. Mauro, S. Modesto Levita e M., S. Vittore M.;
sul Tabernacolo: S. Deodato vesc., S. Costanzo vesc., S. Marco vesc., S. Massimo vesc., S. Crispo presb. e M., S. Prisco vesc., S. Giasone M., S. Crispo M., S. Mauro M.
Questi corpi di Santi in parte erano inclusi «in vasculis marmoreis» con lamine di piombo sulle quali erano scritti i nomi dei Santi, e in parte erano contenuti «in capsulis plumbeis», ugualmente con le iscrizioni dei nomi dei Santi
4413.
1480, novembre 19, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re
Prata
Plamide Capuense, pubbl. not.
Giovanni Zasullo, giudice
Fancesco de Matteo e soci vendono a Giovanni de Laudisio e ad altri del casale di San Potito (?) un territorio nel luogo detto «a li grassi»
4414.
1480, dicembre 2, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 23
Tocco
Pietro de Amore, di Vitulano, pubbl. not.
Giovanni Marzano, di Tocco, giudice ivi
Si riporta una sentenza a favore del monastero di M.V. di Tocco, contro Antonio Jovine e Antonio di Montesarchio, per un bosco, di cui il monastero fu posto in possesso (CXXIII, 32)
4415.
1481, febbraio 25, ind. XIV – Ferdinando re a. 24
Apice
Marino de Cartibus, di Apice, pubbl. not.
Stefano Capone, giudice annuale
Giacomo Vergaro, di Apice, asserisce di aver venduto ad Andrea Marzano, di Apice, un pezzo di terra nelle pertinenze del Cobante («lo cobante»), presso il Vallone delle fontanelle, per 7 ducati di carlini d’argento
4416.
1481, marzo 20, ind. XIV – Sisto Pp. IV a. 10
Napoli
Ligorio de Casanova, pubbl. not. apostolico
D. Antonio Mazucho, di Napoli, perpetuo cappellano di S. Salvatore de Grassis o San Salvatore Vecchio, della Piazza Forcilla di Napoli, agente a nome della sua cappella, concede in perpetuo a Giacomo de Nicola e a Francesco de Nicola, di Napoli, una casa in diversi membri, nella piazza «supranuni» in Napoli, trovandosi al presente quella casa «ruinosam in ostracis portis fenestris», e non avendo danaro per provvedere alle necessarie riparazioni, per il censo annuo di 22 tarì, con l’obbligo di ripararla a loro spese di tutto il necessario e opportuno: concessione che viene fatta con la licenza di don Gabriele, presb. cardinale del titolo dei Ss. Sergio e Bacco, legato apostolico nel Regno di Sicilia
4417.
1481, giugno 7, ind. XIX – Ferdinando re a 23
Napoli
Cesare Malfitano, di Napoli, pubbl. not.
Paolino de Golino, di Napoli, giudice
Dietro richiesta del nobiluomo Francesco Pulderico, di Napoli, di riproduce un atto con cui il 23 settembre 1475 è riconosciuto dal Sacro Regio Consiglio erede universale di Enrico Pulderico, suo padre, contro le pretese dei fratelli Carlo Russo e Nicola Russo, di Napoli
4418.
1481, giugno 29, ind. (XIV) – Ferdinando re a. «20»
Taurasi («apud forum nundinarum Sancti Petri de Taurasio»)
Pietro de Torre, di Montefusco, pubbl. not.
Romano de Cipriano, di Taurasi, giudice ivi
Il monastero di M.V., rappresentato da fra Donato da Vico, preposito di M.V., concede al maestro Angelo di Paolo de Cosano, di Taurasi, un territorio nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «li Pigni», per il canone annuo di 25 grana (CXXI, 15)
4419.
1481, agosto 26, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 24
Angri («in terra Angrie»), nel coro della chiesa dell’Annunziata
Paolino de Angelo, di Angri, pubbl. not.
Abrile Barba, di Angri, giudice ivi
Fra Pietro Russo («Rubeo»), dell’Ordine dei Predicatori concede in enfiteusi a Nicola de Vincenzo, di Valentino, certe case in Valentino, nel luogo detto Casatori, per il canone annuo di 18 grana nella festa dell’Annunziata
4420.
1482, ottobre 31, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 25
Apice
Carello de Cervo, pubbl. not.
Cenzio Carnegrassa, giudice di Apice
Vito Vesta Lodado e Giovanni, suo f. legittimo, vendono ad Andrea Marano, di Apice, un oliveto con viti, in territorio di Apice, nel luogo detto Calvano, per 4 ducati di carlini d’argento
4421.
1483, aprile 19, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 25
Villa di Torre, nelle pertinenze di Caserta
Antonello de Maczia, di Caserta, pubbl. not.
Vito de Gentili, di Caserta, giudice a vita per tutto il Regno
Giacomo de Argenzio, del castello di Morrone, col consenso del P. Stefano da Montoro, priore del monastero di M.V. in Maddaloni, compra da Gabriele de Lorenzo, di Morrone, un territorio in Morrone, nel luogo detto «a lo Schito», per un’oncia e 15 tarì e salvo il censo annuo di un tarì d’oro a Natale, da corrispondersi al monastero (LXXXVIII, 31)
4422.
1483, maggio 25, ind. I (in: 1505, febbraio 10, ind. VIII)
Montevergine, e propriamente nel Capitolo
Bartolomeo de Januario, di Ospedaletto pubbl. not.
Nicola Jaccheo, di Mercogliano, giudice a vita dei vassalli di M.V.
Alessandro de Marra, di Ceppaloni, protonot. apostolico, – davanti a fra Andrea da San Severino, priore claustrale di M.V., fra Angelillo da Pannarano decano, fra Bartolomeo da San Martino cellerario, fra Martino da Vico sacrista, fra Nardo da San Severino iconiere, fra Giovanni da Carife primicerio, fra Cristoforo da Montefalcione, fra Felice da Penta, fra Giovanni da Penta, cappellani, e fra Antonio da Casamarciana infirmarario di M.V., agenti per parte della stessa Infermeria di M.V. -, asserisce di avere una cappella, costruita sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, fuori Castelfranci, nel luogo detto «a la nave», nella quale cappella vi sono due campane di metallo, «noviter facte et constructe per ipsum dominum Alexandrum et certi panni linei acti ad providendum dicte cappelle sacerdotaliter». Ora egli, «pro remissione omnium peccatorum suorum et pro devotione quam habet beate et gloriose virginis Marie Montis Virginis», dona il tutto per la sostentazione deglli infermi e degli ospiti del monastero di quell’infermeria, e fra l’altro vengono elencati i segueni beni: tre ische in territorio del feudo di Baiano della valle beneventana, presso il fiume Calore, tre pezzi di terra di cui un in territorio di Montemarano, nel luogo detto Trespandini un altro nelle stesse pertinenze, nel luogo detto «li Sandi», e il terzo nel luogo detto «Vado antiquo»; inoltre certe altre terre con alberi di castagni, nelle pertinenze di San Sossio «de Sereno». Il tutto viene donato con alcuni patti (espressi in volgare) (in XXXV, 91)
4423.
1483, maggio 25, ind. I (in: 1506, novembre 1°, ind. X)
Montevergine, nella sala del Capitolo
Bartolomeo de Januario, di Ospedaletto («de Hospitalecto») pubbl. not.
Nicola Jaccheo, di Mercogliano, giudice a vita dei vassalli del monastero
Fra Domenico de Roberto, di Castelfranci («de castro francorum»), dona alla cappella di S. Maria delle Grazie, costruita fuori le mura di Castelfranci, nel luogo detto «a la nave», – e per essa a fra Andrea da San Severino, priore claustrale di M.V., fra Angelillo da Pannarano, decano, fra Bartolomeo da San Martino, cellerario, fra Martino da Vico, Sacrista, fra Nardo da San Severino, iconiere, fra Giovanni da Carife, primicerio, fra Cristoforio da Montefalcione, fra Felice da Penta, fra Giovanni da San Severino, cappellani, e fra Antonio da Casamarciano, infirmarario -, una terra seminativa della capacità di circa 4 tomoli e mezzo «in semine grani», nelle pertinenze di Montemarano, nel luogo detto «a le esche de consolo» (in II, 22)1)
1483, agosto 6
Bartolomeo de Gennaro, di Mercogliano, pubbl. not.
Stefano Forino di Sebastiano, in nome di suo fratello Guglielmo, concede a Orlando Barberio, di Capirglia, abitante in Mercogliano, un casalino diruto, appartenente alla chiesa della SS. Annunziata, loro juspatronatus, nel luogo detto Casale, per l’annuo censo di 12 grana (LXII, 23-23bis)
4424.
1483, settembre 4, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 26
Capua
Paolo de Benedetto, di Capua, pubbl. not.
Fra Donato da Vico, priore di M.V. di Capua, col consenso di fra Nardo di Capua, fra Giacomo da Mercogliano, fra Berardino da Montoro e fra Antonio da Capua, dà l’assenso alla compra che Bartolomeo Bessone, della villa di San Tammaro, abitante in Capua, fa del maestro Oliviero di Cola Cola Corbisiero, di una casa un Capua, nella parrocchia di Tutti i Santi, per il prezzo di 7 once, e salvo il censo annuo di 10 grana nella festa di S. Maria ad agosto, da corrispondersi al monastero di M.V., al quale per l’assenso paga un’oncia e 22 tarì e mezzo (XXXI, 137)
4425.
1483, ottobre 28, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 23 («a die incoronationis»)
San Giovanni a Marcopio, nel luogo detto Porreta
Pietro de Turri, di Montefusco, pubbl. not.
Mercurio Ricciuto («de lo Riczuto»), del Feudo di M.V. del casale di Terranova, giudice annuale ivi
Il P. Domenico, rettore della chiesa di S: Gennaro de Festulario «seu de Fistarolis», del Feudo di M.V., nelle pertinenze di Montefusco, monaco di M.V., in forza del legato lasciato dalla q. Isabella, ved. di Stefanello, del casale di Festula, riceve il possesso di un territorio, lasciato alla sua chiesa, della capacità di 4 moggi e mezzo, nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto La Porreta, possesso al quale accede il consenso di Guglielmo, f. di Antonio Grosso, del casale di Cucciano, il quale indebitamente se l’era appropriato e impossessato (XLVI, 53)
1484, aprile 25, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 26
Casale di San Marco, nelle pertinenze di Montefusco
Meolo de Mattia, di Santa Maria a Toro, pubbl. not.
Bartolomeo Scifata, di Santa Maria a Toro, giudice regio
Luigi e Giovanni di Vicario, di San Nicola Manfredi («de Unfredis»), vendono a Salerno Guarnello, del casale di Cucciano, due selvette («silvitellas») in Cucciano, nel luogo detto Serra o Marmo, per il prezzo di 15 tarì, selve che essi tenevano dal Feudo di M.V. per un censo annuo di 20 denari, da corrispondersi alla Corte del Feudo (XLI, 26)
4427.
1484, («1483»), maggio 23, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a . «23»
Lauro
Santillo de Vivenzio, di Lauro, giudice annuale
Fra Pietro de Luca da San Severino, priore di S. Giacomo di Lauro, concede per 29 anni ad renovandum a Bartolomeo de Angelio, del casale di Pao, nelle pertinenze di Lauro, e a Martino, suo fratello, i seguenti beni: un territorio con querce, nel luogo detto «ad Santo Petro Abaginale», un querceto ivi, un altro territorio nel luogo detto «la lenza de lo Bastardo», un altro territorio nello stesso casale di Pao, confinante coi beni della chiesa di S Barbato: il tutto per il censo annuo di un tarì, 3 grana e un danaro, nella festa di S. Giacomo, e 6 tarì per questa concessione (XLIX, 62)
4428.
1484, maggio 24, ind. II – Ferdinando ‘Aragona re a. 26
Capua
Giacomo de Gipzio, di capua, pubbl. not.
Giacomo de Tamaro, di Capua, giudice
Il not. Cerbo de Argenziano, di Capua, vende a Francesco Piczulillo, della villa di Portici, nelle pertinenze di Capua, un pezzo di terra di circa 3 moggi, nella villa di Caturano, nel luogo detto Sessanta, redditizio per due terzi alla diaconia («Jeconato») di S. Leucio in 8 grana e 2 denaro all’anno, e per l’altro terzo al monastero di M.V. di Capua in 4 grana e un denaro: e lo vende con questi oneri per il prezzo di 5 once, e un’oncia alla chiesa di S. Leucio e 15 tarì a quella di M.V. per i rispettivi assensi. L’assenso da parte di M.V. vien dato dal priore fra Donato da Vico, col consenso di fra Nardo da Capua, fra Giacomo da Mercogliano, fra Stefano da Mercogliano, fra Mauro da San Severino, fra Berardino da Montoro, fra Berardino da San Martino, fra Giuliano da Candida e fra Antonio da Capua (XXXI, 138)1)
4429.
1484, settembre 11, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 27
Apice
Domenico de Spetialibus, pubbl. not.
Giovanni de Saccardo, giudice annuale di Apice
Fusillo, di Apice, vende ad Andrea de Marano, pure di Apice, una vigna in territorio di Apice, nel luogo detto Calvano, per 7 ducati di carlini d’argento, in ragione di 60 carlini per oncia e 10 per ogni ducato e 2 per ogni tarì
4430.
1485, luglio 11, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 27
Capua
Pietro Paolo de Marino, di Capua, pubbl. not.
Baldassarre de Marino, di Capua, giudice a vita
Fra Gugliemo da San Severino, priore di M.V. di Capua, dà l’assenso ad Antonio Meo, a Virgilia, sua nuora, e a Francesco, suo figlio, per la vendita di un territorio nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto Camporanice, che essi intendono fare a Francesco Ruta, speziale, di Capua, di un territorio, redditizio al monastero di M.V. in un tarì all’anno, e che vendono per 10 once e 12 tarì e dando al monastero 15 ducati per l’assenso (XXXI, 139)
4431.
1487, giugno 26, ind. V – Innocenzo Pp. VIII a. 3
Napoli
Gabriele Setario, di Napoli, pubbl. not. aspostolico
Don Antonio Maczucho, perpetuo cappellano di S. Salvatore de Grassis, in Napoli, col permesso dell’arcivesc. di Napoli concede in enfiteusi in perpetuo a Pietro de Ponte, di Napoli, una terra in parte campese e in parte boscosa, di circa 4 moggi, nel luogo detto Pretalata, nelle pertinenze della villa di Massa, per il canone annuo di un tarì e 15 grana per ogni moggio
4432.
1487, settembre 3, ind. VI («V») – Ferdinando d’Aragona re a . 29
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Francesco Russo, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Il nobile Giovanni Francesco Russo cede agli economi dell’Annunziata di Ceppaloni una selva di 3 tomoli e mezzo, in Ceppaloni, nel luogo detto «Cortena de Lito»; e in cambio riceve una terra «vacua» con casalino, nello stesso luogo (XXXVI, 71)
4433.
1487, settembre 4, ind. VI – Ferdinando re a. 30
Boiano
Altobello Velotto, di S. Polo, cittadino di Boiano, pubbl. not.
Giovanni di Pietro Verterio, giudice annuale di Boiano, concede al signor Pietro Vitale, di Rocca Mandolfi, due padule nelle pertinenze di questo castello di cui una nel luogo detto «le castangeta», e l’altra nel luogo detto «lo rivo», per il censo annuo di 14 grana nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 55)
4434.
1487, settembre 4, ind. VI – Ferdinando d’Aragona re a. 31
Carife, nella baronia di Vico
Narello Nicola di don Nardo, di Carife, pubbl. not.
Giaconotto de Angerosa, giudice annuale di Carife
Il nobile Francesco Lando, di Carife, concede in perpetuo al mestro Nicola Erbardo («Herbardo»), abitante nelle pertinenze di Carife, un territorio della capacità di 8 tomoli in semine, con noci, salici, sorbi, ciliegi («cerasorum»), ecc., nel luogo detto Acquara («allacquara»), riservandosi i frutti di un albero di noci, esistente in quel territorio, e di un albero di ciliege e tre fasci di salici: per il censo di 3 tarì e mezzo di carlini d’argento; inoltre gli concede una grotta grande («griptam unam suam …. magnam, positam in aquaria»), per l’annuo censo di 15 grana d’oro, censo al quale non sarebbe più tenuto Nicola in caso che per guerre o per altre cause quella grotta dovesse rovinare (Cast. 13)
4435.
1487 («1488»), dicembre 28, ind. VI – Ferdinando d’Aragona re a. 30 (in: 1512, maggio 27, ind. XV)
Alessandro, pubbl. not.
Gabriele Clarella, giudice annuale
Davanti a fra Antonio, infirmarario di M.V., fra Luigi da Solofra, priore, e fra Minichiello, monaci di M.V., Nicola Giovanni Straglia insieme con sua madre Elisabetta dichiara che quando egli fu ammalato, promise in voto di dare per la sua guarigione al monastero di M.V. un censo annuo di 6 grana e mezzo su un pezzo di terra arbustata nelle pertinenze di Serino, e propriamente nel luogo detto Santa Candida (in CX, 60)
4436.
1488, maggio 13 – Innocenzo Pp. VIII a .4
Roma
A nome del S. Pontefice si concede in perpetuo un’indulgenza di 100 giorni dai primi ai secondi vespri nel giorno della Natività di S. Giovanni Battista, nella sua Decollazione, nel giorno di S Giovanni Evangelista (=27 dicembre), il lunedì dopo Pasqua e il giorno della Dedicazione della chiesa di S. Givoanni di Valle Vico, a tutti coloro che, veramente pentiti e confessati, devotamente visiteranno quella chiesa e daranno mano per riparare e conservare debitamente gli edifici della chiesa e l’occorrente per il culto divino (Cast. 1)
4437.
1488, ottobre 17, ind. VII – Innocenzo Pp. VIII a. 5
Napoli
Francesco Malatesta, di Napoli, pubbl. not.
Don Antonio Maczuco, perpetuo cappellano di S. Salvatore de Grassis di Napoli, concede in enfiteusi ad alcuni privati una casa in diversi membri, nella «Platea Forcille» di Napoli, per il canone annuo di 18 tarì nel mese di agosto
4438.
1488, ottobre 17, ind. VII – Innocento Pp. VIII a. 5
Napoli
Francesco Malatesta, di Napoli, pubbl. not.
Don Antonio Mazzucco, rettore della cappella del S. Salvatore de Grassis in Napoli, concede in enfiteusi al not. Giovanni de Lictorello, di Napoli, una casa in vari membri rovinati, «in platea Forcille», in Napoli, in «via herculensi», per l’annuo canone di 18 tarì, da corrispondersi alla metà di agosto
4439.
1489, aprile 7, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 31
Sarno
Battista de la Preta, di Sarno, pubbl. not.
Nando de Raimondo, giudice
Si attesta che il 19 novembre del presente anno della VII indizione (1488), si presentò il venerabile Petruccio de Albarella, di Sarno, priore di S. Giovanni di Sarno, sostenendo, a nome della sua chiesa, che legittimamente possedeva un terreno nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto Mercato, presso la via pubblica, contro alcuni privati che pretendevano fosse di loro proprietà e che la chiesa di S. Giovanni avesse solo il diritto a un certo censo annuo. Sentite le molte testimonianze (riferite in volgare), si dimostrano i diritti della chiesa di S. Giovanni, e perciò si emette sentenza favorevole al monastero
4440.
1489, maggio 9
Foggia
Avendo il magnifico Polidoro Quattrocchi, di Ascoli, dovuto quasi lasciare una «mezana», dotale di sua moglie «per uso et pasculo de li boi del suo campo», mezana che ora si pascola «pro maiori parte per le iumente de la … Maesta»: perciò egli supplica la Maestà del Re che «li voglia concedere in detto territorio vostro per restoro de quella», nel territorio di Corneto, «una mezana comoda per uso et pasculo de boi sexanta …», affinché «esso supplicante possa fare industrie de campo per lo suo vivere secundo fanno li altri maxari de puglia». Accogliendosi tale supplica, si dà ordine dalla Regia Camera a Nicola Caracciolo («Caracziolo»), «regio dohanerio pecudum apulie», in data 21 ottobre 1488, di provvedere; e costui, volendo mandare in esecuzione il mandato ricevuto, dopo accurate informazioni, concede al Quattrocchi una mezana in Corneto (XV, 75)
4441.
1489, agosto 18, ind. VII – Ferdinando d’Aragona re a. 32
Capua
Tommaso Caramanda, pubbl. not.
Nardo Stanzione, di Capua, giudice a vita
Polidoro de Nocera, sellaio, di Capua, insieme con Paudano, suo figlio, previo assenso del monastero di M.V. di Capua, vende per il prezzo di 9 once e 20 tarì, a Giovanni Battista Caiazza, di Capua, una casa di diversi membri, in Capua, nella parrocchia di S. Nazzaro, casa che essi tenevano a censo dal monastero di M.V. per 5 tarì e mezzo di canone annuo nella festa di S. Maria ad agosto, e per questo assenso, dato dal priore fra Donato da Vico, versano al monastero 2 once, 16 tarì, 13 grana e un denaro (XXXI, 140)
4442.
1490, marzo 20, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 32
Manocalzati
Pietro Angelo Mottola, di Candida, pubbl. not.
Marino di Cichulo, giudice
Nicola Antonio de Cichulo, di Candida, per il prezzo di 7 once e 10 tarì vende un territorio di circa 4 moggi, in territorio di San Barbato, nel luogo detto Isca, con l’onere di un certo censo annuo, dovuto alla Curia di San Barbato e al monastero di M.V. in Candida (Cand. IV, 5)
4443.
1490, aprile 21, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 32
Capua
Pietro Cola de Benedetto, di Capua, pubbl. not.
Paolo de Benedetto, di Capua, giudice a vita
Fra Donato da Vico, priore di M.V. di Capua, – col beneplacito di fra Angelo da Sant’Agata, fra Nicola da Capriglia, fra Mauro «de la Pietra», fra Raimondo da San Severino, fra Nicola «de la preta», fra Antonio da Capua -, concede l’assenso alla vendita fatta da Giovanni d’Orsano, e fratelli, a Damiano de Natale, di Capua, di una casa in Capua, nella parrocchia di S, Givoanni dei Nobili, che quelli tenevano a censo dal monastero per il canone annuo di una libbra e due once di cera nella festa di S. Maria ad agosto, e per l’assenso il monastero riceve un’oncia d’oro (XXXI, 141)
4444.
1490, ottobre 27, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 33
Calitri, della provincia di Principato Ultra
Antonio de Leo, di Calitri, pubbl. not.
Donato de Edualdis, di Calitri, giudice regio
Avendo il signor Luigi de Gesualdo, conte di Conza, venduto al signor don Ettore Pignatelli, di Napoli, per il prezzo di 2000 ducati, i castelli di Taurasi e di Castelvetere coi loro vassallaggi e tenimenti, costituisce suo procuratore Gaspare Soldoerio, di Auletta, sia per riscuotere il prezzo della vendita come per dare il possesso di quei castelli al compratore
4445.
1491, settembre 28, ind. X – Innocenzo Pp. VIII a. 8
Nola
Giovanni Francesco de Cinta, di Nola, pubbl. not.
Il P. Andrea de Lando da San Severino, priore di S. Maria del Plesco di Casamarciano («Casabarzana»), concede per 29 anni a Ragone Campione, di Nola, un territorio arbustato con aia, cisterna e casaline contigue, nel luogo detto Scarabaito, per la metà dei frutti, la quarta parte dei seminati e un tarì all’anno per le casaline nella festa di S. Maria ad agosto (XCIV, 31)
4446.
1491, novembre 29, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 34
Capua
Jacobello de Madio, di Capua, pubbl. not.
Giovanni Velte, di Capua, giudice regio a vita
Nardo e Battista Carbone, della villa di Giano, nelle pertinenze di Capua, vengono per 16 tarì a Michele di Feulo Gallina e a Pietro, suo nipote, un territorio boscoso nelle pertinenze di Capua, nel luogo detto Cesa, territorio che essi tenevano a censo dal monastero di M.V. di Capua per il canone annnuo di 5 grana a Natale, e per l’assenso dato da fra Donato da Vico, priore, e dalla sua Comunità, il monastero riceve 4 tarì (XXXI, 142)
4447.
1491 («1492»), dicembre 26, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 34
Apice
Domenico de Spetialibus, di Apice, pubbl. not.
Giovanni Saccardo, di Apice, giudice annuale ivi
Giovanni e Janni de Mieli, di Apice, vendono ad Andrea Parano, pure di Apice, una casa coperta di embrici, in Apice, per il prezzo di 8 once e 5 ducati di carlini d’argento, alla solita ragione di 60 carlini per oncia e 10 per ogni ducato
4448.
1492, gennaio 29, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 34
Apice
Domenico de Spetialibus, di Apice, giudice annuale ivi
Giovanni Saaccardo, di Apice, giudice annuale
Nel contratto per il matrimonio tra Domenico, f. del q. Nicola de Giovanna, di Apice, e Cita Palma, figlia di Agostino di Giovanni Ponte, pure di Apice, si assegnano le doti, e Domenico riceve, in contanti, secondo la consuetudine di Apice, 2 once di carlini d’argento
4449.
1492, febbraio 10, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 34
Boiano
Liberatore du Vulponis, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni di Salvatore Bulderino, giudice annuale di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, cede ai procuratori di S. Maria del Palco, in Boiano un prato nel luogo detto Fiumara; e in cambio riceve una vigna nelle pertinenze della città, nel luogo detto Canali (XXVIII, 194)
4450.
1492, agosto 8, ind. X – Innocenzo Pp. VIII a. 8
Montemarano, nella Piazza pubblica
Don Angelo Lauro, di Montemarano, not. apostolico
Fra Giovanni Pastore, di Candida, priore del monastero di M.V. in Candida, concede in enfiteusi a Giacomo de Amato, di Montemarano, e ai suoi eredi, per 29 anni, in perpetuum ad renovandum, una vigna nelle pertinenze di Monterano, nel luogo detto «la chyathyura», per il censo annuo di 15 grana a Natale
4451.
1492, agosto 19, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 35
Sarno
Daniele de Bosco, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni de Abignente, di Sarno, giudice annuale ivi
Ettore e Palmesano Fontanello, fratelli carnali, di Sarno, avendo rispettivamente contratto matrimonio con Margherita e Dianora Stilapense, sorelle carnali, pure di Sarno, e avendo in quell’occasione ricevuto per doti 10 once, e cioè 2 once e 20 tarì «in pecunia numerata», e per 7 once e 10 tarì un arbusto in Sarno, dalla parte della Tabellaria: ora essi riconoscono che quell’arbusto per quel prezzo fu giustamente apprezzato (CIX, 38)
4452.
1492 («1493»), ottobre 9, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 36 (in: 1492, giugno 5, ind. XI)
Atripalda, nella residenza del Capitano
Giovanni Paolo Camberlingo, capitano di Atripalda, e stando con lui Giovanni Antonio de Angelis, di Atripalda, e il not. Angelillo Trimontano, cittadino di Nocera, attesta che «olim» per parte di fra Antonio, infirmarario di M.V., gli fu presentata una petizione in cui si richiedeva a nome del monastero di M.V. che si recasse col not. ad una terra del monastero in territorio di Atripalda, nel luogo detto Chiusa, e «summarie, sine strepitu … solum partibus auditis», si ponessero i termini di un vado di accesso a quel territorio. Il che era stato fatto e si era emessa da parte del capitano di Atripalda la sentenza a favore del monastero (in XVI, 17)
4453.
1492, ottobre 24, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 35
Apice
Domenico de Specialibus, di Apice, pubbl. not.
Angelo Filignyno, giudice annuale di Apice
Giacomo Russi Peragone, di Apice, compra dal maestro Renzo Maruchello, di Apice, una casa terranea, coperta di embrici, in Apice, nella parrocchia di S. Maria per il prezzo di 4 once di carlini d’argento (XIV, 47)
4454.
1492, dicembre 9, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 35
Monteforte
Paolo de Rogeriis, di Monteforte, pubbl. not.
Francesco Pasquale, di Monteforte, giudice
L’arciprete don Felice de Rogeriis, insieme con altri sacerdoti raccolti conventualmente «ad sonum campanelle» nella chiesa di S. Martino e a nome di questa chiesa e delle altre congiunte con essa, convengono nella determinazione di avere «in indivisum» tutti quei beni stabili che una volta si dividevano per parti secondo il numero dei sacerdoti, avendo questa consuetudine molti svantaggi, e deliberano invece di dividere i frutti secondo le rate spettanti a ognuno
4455.
1493, febbraio 14, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re
Calitri («apud terram Caletri»)
Giacomo de Solofra, pubbl. not. apostolico
Giovanni, giudice annuale di Calitri
Verducia, ved. di Roncino, di Calitri, vende al not. Antonio di Leo, pure di Calitri, una casa sua dotale in Calitri, nel luogo detto «lo Burgo», cioè Casale di San Pietro, per 3 once e 22 tarì (XXX, 11)
4456.
1493, marzo 7, ind. XI – Alessandro Pp. VI a. 1°
Benevento, nel palazzo arcivescovile
Giacomo di don Urso, di Sorrento, primicerio maggiore della chiesa di Benevento e vicario del cardinale di Benevento del titolo di S. Cecilia, nomina il chier. Giacomo de Macris, di Montefusco, rettore delle chiese rurali «et sine cura» di S. Lucia e di S. Giovanni «ad Occyanum», nelle pertinenze di Montefusco, diocesi di Benevento, – i cui frutti e redditi non eccedono due ducati d’oro, secondo la tima comune -, vacanti per la morte di don Antinore de Macris, ultimo e immediato rettore di essere, e per la pressa di possesso di essere incarica il «venerabilis et egregius vir abbas» Belardino, «abbas castri tufi»
4457.
1493, giugno 1°, ind. Xi (in: 1493, giugno 5, ind. XI)
Atripalda
Giovanni Paolo Camberlingo, capitano della terra di Atripalda, scrivendo al «provido viro» Andrea Cellarella, gli comunica che, secondo lui «pro tribunali … loco et more solito in dicta terra Atripaldi», emise dapprima una sentenza, in data 9 ottobre 1492 («1493») (riferita, Reg. 4452); e che dopo l’emissione di quella sentenza, per parte di Pietro Angelo de Guerriero, e fratelli, in data 10 novembre precedente, fu presentata altra petizione contro quella sentenza, ma di nuovo fu sentenziato a favore di M.V. Perciò, essendosi avute due sentenze favorevoli sulla stessa cosa, dietro nuove istanze di fra Antonio, infirmarario di M.V., «Curia sedente pro tribunali», la cosa passò «in rem iudicatam». Ora, non potendo lui personalmente mandare in esecuzione la sentenza, affida tale incarico ad Andrea Cellarella (in XVI, 17)
4458.
1493, giugno 5, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 36
Atripalda
Angelo Trimontano, di Nocera, pubbl. not
Modestino de Perruzio, giudice annuale dei casali di Atripalda
Andrea Cellarella, recatosi col not., giudice e testi a una terra del monastero di M.V. in territorio di Atripalda, nel luogo detto Chiusa, e ivi letta la relazione di Giovanni Paolo Camberlingo, capitano della terra di Atripalda (riferita, Reg. 4452 e 4457), eseguisce la commissione affidatagli, dando a fra Antonio, infirmarario di M.V. e agente a nome di M.V., il corporale possesso della via di accesso a un territorio del monastero e del territorio stesso (XVI, 17)
4459.
1493, novembre 2, ind. XII – Ferdinando re a. 36
Sarno
Giovanni de Scuro, di Sarno, pubbl. not.
Pietro Luigi Cerbulo, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Nardo de Perone, priore di S. Giovanni Evangelista, in Sarno, e di S. Margherita del castello di Palma, grancie di M.V., concede per 29 anni ad Antonio Rastello di Palma, due territori, sterili e boscosi, appartenenti alla chiesa di S. Margherita, nel luogo detto «la Nucelleta», per il censo annuo di 20 grana, distribuite metà a Natale e metà nella festa di S. Maria ad agosto (XCVIII, 9)
4460.
1494, marzo 2, ind. XII – Alfonso II d’Aragona re a. 1
Prata
Giacomo Troncone, di Montefredane, pubbl. not.
Bartolomeo de Petrillo, di Prata, giudice ivi
Fra Giovanni Pastore da Candida, priore della chiesa di S. Maria di Candida, a nome di questa chiesa, dà in enfiteusi a Paulello de Paulo, di Prata, per 29 anni ad renovandum, un pezzo di terra seminativa in territorio di Prata, nel luogo detto La Piana, per il canone annuo di 3 tarì e … grana, da corrispodersi nel giorno di Natale (Cand. V, 8)
4461.
1494, giugno 27, ind. XII (in: (1508), novembre 27, ind. XII)
Casale di San Potito, nelle pertinenze di Candida
Giovanni de Laudisio confessa di essere tenuto verso Vito e Stinco in 13 ducati come resto di doti, che promette di darglierli per la festa di S. Bartolomeo del seguente anno della XIII indizione, e frattanto impegna tutti i suoi beni (in XXX, 178)1)
Nel monastero di M.V.
Bartolomeo de Gennaro («Januario»), di Ospedaletto («de Hospitalecto»), pubbl. not.
Bartolomeo de Manfreda, di Mercogliano, giudice annuale
Ad istanza e per parte del «providi et honesti viri» Salvatore de Silvestro, stando giudice e not. nel Capitolo di M.V., dove erano radunati il «venerabilis et religiosus vir» l’ab. Pacello Mazzarotta, di Mercogliano, vicario sostituto del Vicario Generale di Don Oliviero Carafa, cardinale del titolo di S. Sabina, perpetuo commendatario di M.V., e tutti i membri della Comunità di M.V., si presenta il suddetto Salvatore de Silvestro e tenendo in mano un pubblico strumento del 27 gennaio 1473, ind. VI (riferito, Reg. 4374), lo fa leggere pubblicamente, e poi, in volgare, rivolto ai Padri capitolari dice di aver osservato fedelmente i patti in esso contenuti, come hanno potuto anche osservare personalmente il P. Priore fra Cristoforo da Benevento e fra Antonio da Nola, infirmarario. Perciò gli si rinnova la concessione di un territorio, in parte campese e in parte con piante, nelle pertinenze di Mercogliano, nel casale di Valle, nel luogo detto Campo Costabile (CXXV, 64)
N.B.-Il doc. è sottoscritto, tra gli altri, dai seguenti monaci di M.V.: fra Cristoforo da Benevento, priore di M.V., fra Giovanni de Cenzio, da Candida decano, fra Perfetto de Gennaro («Januario»), fra Santo de Jannecto, fra Angelo da Prata, fra Bernardino da Montoro iconiere, fra Luigi da Solofra, fra Benedetto da Mercogliano, fra Riccardo da Mercogliano, fra Lorenzo da San Severino, fra Giovanni Cerso da Candida, fra Salvatore da Ospedaletto, fra Marco da Prata, fra Antonio da Tocco, fra Matteo da Benevento, fra Giulio da Santo Stefano, fra Paolo da Pannarano
***Altra copia, trascritta dallo stesso not. nello stesso tempo della precedente (CXVV, 65)
4462.
1494, ottobre 10, ind. XIII – Alfonso II d’Aragona re a. 1
Ceppaloni
Giulio de Zullis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Salerno del Capua, di Ceppaloni, giudice
Il nobile Francesco Russo, di Ceppaloni, dona al signor Barbato Russo, suo figlio, la metà di un feudo nelle pertinenze di Ceppaloni, detto «lo feodo de le due turri», consistente in territori, selve, boschi, erbaggi, case, arbusti, rendite, ecc., juspatronatus della chiesa di S. Croce di Due Torri, – feudo che lui aveva comprato col denaro pervenuto per il servizio reso al signor don Francesco Orsini, duca di Gravina, al tempo in cui quel signore era prefetto di Roma -: donazione fatta con la condizione che non si possa alienare, ecc., e che, in caso di estinzione della linea maschile degli eredi di lui, il feudo dovesse ritornare ai suoi eredi (XXXVI, 51)
4463.
1494, ottobre 19, ind. VIII – Alfonso II d’Aragona re a. 1
Apice
Angelo Sannuzio, di Apice, pubbl. not.
Giacomo de Marano, di Apice, giudice annuale
Onofrio di Bonito, abitante in Apice («Nofrio de Boneto, habitatore Apitii»), vende a Giovanni Andrea de Marano, di Apice, un pezzo di terra nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto «Monte augusto sive la laureta», per il prezzo di 25 ducati di carlini d’argento, alla solita ragione di 10 carlini per ogni ducato
4464.
1495, febbraio 9, ind. XIII – (Alfonso II) d’Aragona re a. 1
Venafro («in castro Venafri»)
Luca di Antonello Consio, del castello di Santa Maria dell’Oliveto, pubbl. not.
Vincenzo Citera, della città di Venafro, giudice
Fra Nicola de Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, compra dai nobili Francesco e Cesare Mancino, di Venafro un oliveto nelle pertinenze di Venafro, nel luogo detto Creta Rossa, per 36 ducati (CXXV, 164)
4465.
1495, aprile 25, ind. XIII – Carlo re di Francia a. 1 di Sicilia
Caserta
Biagio de Gentili, di Caserta, pubbl. not.
Vito de Gentili, di Caserta, giudice regio a vita
Fra Giacomo da Torre di Montefusco, monaco e priore di S. Maria Reale di Maddaloni, grancia e membro di M.V., concede per 29 anni a Masello e Giacomo Caserta, di Morrone, una casa con bottega, orto, ecc., in Morrone, nel luogo detto Valle, per 2 carlini all’anno e 1 tarì per questa concessione, che – si nota espressamente – è stata fatta per porre fine alle liti e discordie, cominciate col padre di Masello e Giacomo, il q. Pietro, e poi continuata con essi stessi, sul possesso di quei beni, in quanto in quell’orto furono costruite delle case da Pietro e dai suoi figli, a loro spese, e questi sostenevano che era di loro proprietà suolo e case, e che al monastero spettava solo un censo annuo, mentre il monastero sosteneva il contrario. Con lo strumento poresente si è stabilito un accordo fra loro (LXXXVIII, 29)
4466.
1495, maggio 6, ind. XIII – Alfonso II d’Aragona re a. 1
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, di San Polo, cittadino di Boiano, pubbl. not.
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, cede a Matteo, f. di Antonio, detto Tanone, di Boiano, una casa nella città superiore di Boiano; e in cambio riceve un’altra casa, pure nella città superiore della città, già redditizia al monastero in 2 grana annue nella festa di S. Maria ad agosto, col patto di corrispondere di qui in poi 7 grana all’anno, e 10 tarì per la presente permuta (XXVIII, 195)
4467.
1495, giugno 22, ind. XIII – Alfonso II d’Aragona re a. 1
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, pubbl. not.
Valentino Bulderino, giudice annuale di Boiano
Battista Campangiola, di San Massimo vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, una terra nelle pertinenze del casale di San Massimo, nel luogo detto Noce rotonda, per il prezzo di 10 tarì (XXVIII, 122)
4468.
1495, giugno 24, ind. XIII – Alessandro Pp. VI a. 3
Boiano
Pietro Toffio, di Boiano, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, cede a Maruccia di Coluccio un pagliaio con orto, e riceve in cambio una terra nel luogo detto Monteleoca e Fontana di Liso. Inoltre (in un secondo strumento, posto nella stessa pergamena) lo stesso fra Nicola compra mezzo pezzo di terra nelle pertinenze di Boiano, nello stesso luogo di Monteleoca e Fontana di Liso, da Gargalia di Giacomo, – che lo possedeva pro indiviso col convento di S. Francesco -, per 4 ducati (XXVIII, 196)
4469.
1495, luglio 3, ind. XIII – Alessandro Pp. VI a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Nicola Rizio Fusco, canonico beneventano, pubbl. not. apostolico
Fra Francesco da Pannarano («de Panterano»), priore del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, dell’Ordine di M.V., in Benevento, concede per 29 anni al maestro Melchiorre di maestro Antonio Montanaro, di Alife, cittadino beneventano, una casa con orto contiguo, in Benevento, nel distretto della parrocchia di S. Giacomo, con potere di affrancarla con beni dal reddito annuo di 7 tarì, e frattanto corrispondere 7 tarì nella festa di S. Giacomo a luglio, o negli otto giorni seguenti (XXV, 21)
4470.
1495, luglio 18, ind. XIII – Alessandro Pp. VI a. 3 (in: 1499, gennaio 30, ind. II)
Boiano, nel palazzo vescovile
Pietro Toffio, pubbl. not. apostolico e imperiale
Il magnifico don Antonio de Rubinis, commendatario di S. Giovanni Gerosolimitano, agente a nome suo e dei suoi successori, e fra Nicola [Ponteya], priore del monastero di S. Maria del Vivario («de Viridario») in Boiano, agente a sua volta a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, per terminare le liti che c’erano fra loro a causa di certe vigne e terre in territorio di Boiano, nel luogo detto «li colli», che furono del q. Masio de lo Russo, di Boiano, il quale era stato oblato dell’Ospedale di M.V. in Boiano, rimettono le loro ragioni per un compromesso nelle mani di don Silvio Pandone, vesc di Boiano, e dell’ab. Giacomo, professore «utriusque iuris», arcidiac. e vicario generale di Boiano (in XXVIII,206)
4471.
1495, settembre 15, ind. XIV – Alessandro Pp. VI a. 4 (in: 1499, gennaio 30, ind. II)
Boiano, nella piazza pubblica
Pietro Toffio, pubbl. not. apostolico e imperiale
Don Antonio de Rubinis, commendatario di S. Giovanni Gerosolimitano di Boiano, e fra Nicola, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiamo, da lui fabbricato, dopo aver asserito che tra loro c’era una lite a causa delle vigne e territori, che furono del q. Masio de lo Russo, oblato di quell’Ospedale di M.V., ora le due parti spontaneamente addivengono alla seguente transazione: una di quelle vigne, cioè quella nel luogo detto «lo reniczo de alto passo» sarà di fra Nicola, mentre apparterranno a don Antonio un’altra vigna «cum stropario» nel luogo detto «li colli» e un pezzo di terra nelle stesse pertinenze nel luogo detto «Santo Sixto» (in XXVIII, 206)
4472.
1496, gennaio 22, ind. XIV
Boiano, nella città superiore, nella piazza di S. Salvatore
Matteo Franco, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, compra da Natale «de Boniano» un pezzo di terra nel luogo detto Monteverde alla quarcia di Natale («in loco ubi dicitur ammonte verde ala cerque de natale»), per 4 ducati e un tarì (XXVIII, 123)
4473.
1496 («1495»), marzo 21, ind. XIV – Alessandro Pp. (VI: nel testo in bianco) a. 3
Marzano
Giovanni de Vivenzio, pubbl. not. apostolico, cittadino di Lauro
Il Padre Leonardo Petrone da San Severino, priore di S. Giacomo di Lauro, cede a Gismondo de Farco, del casale di Marzano, nelle pertinenze di Lauro, un oliveto in quel casale, nel luogo detto San Nicola; e in cambio riceve un nocelleto nel luogo detto «a lo Gizio», confinante da tre parti coi beni del feudo di Torrazano (XLIX, 45)
4474.
1496, («1495»), marzo 21, ind. XIV – Alessandro Pp. (VI: nel testo in bianco) a. 3
Marzano, nelle pertinenze di Lauro
Giovanni de Vivenzio, pubbl. not. apostolico
Il P. Leonardo Petrone da San Severino, priore di S. Giacomo di Lauro, concede in enfiteusi a Gismondo de Farco il nocelleto detto «a lo Gizo» che aveva ricevuto in permuta (cfr. Reg. precedente) per la metà dei frutti (XLIX, 63)
4475.
1496, luglio 19, ind. XIV – Ferdinando II d’Aragona re a. 10 (in: 1512, giugno 17, ind. XV)
Mercogliano
Giovanni di Giacomo de Onufro, di Sant’Angelo a Scala, con l’autorizazione di sua madre Maria de Brosciano, vende ad Agostino de Oliviero, d’Ospedaletto, agente a nome suo e di suo fratello Nicola, una terra «pastinatam et vitatam vitis latinis» e con certe piante e alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Ospedaletto, nel luogo detto «l’acqua de lo ponte», redditizia al monastero di M.V. in un tarì all’anno, per il prezzo di 19 tarì di carlini d’argento (in CXIX, 34)
4476.
1496 («1096»!), luglio 23, ind. XIV – Ferdinando II d’Aragona re a. 1 di Sicilia
Monteforte
Paolo de Rogeriis, di Monteforte, pubbl. not.
Giacomo Ferraro, giudice
Luigi Carpentieri, di Forino riconosce di aver ricevuto da Giovanni de Pirrello, di Monteforte, 2 once di carlini d’argento, che egli ora pubblicamente ipoteca su tutti i suoi beni stabili e mobili
4477.
1496, settembre 10, ind. XV – Federico re a. «5»
Pontelantrone («apud villa latronum, pertinent. castri Formicule»)
Valentino de Saxa, di Formicola, pubbl. not.
Cobello di Pietro de Dominico, giudice regio a vita
Cicco de Leone e Filadora, sua sorela, vendono a Giacomo de Nicola Leone la quarta parte di una lincia di terra, che essi tenevano dal monastero di M.V. in Formicola per il censo annuo di un denaro e mezzo nella festa di S. Maria ad agosto per il prezzo di 20 tarì, e salvo l’assenso da impetrare da quel monastero (CII, 25)
4478.
1497, gennaio 23, ind. XV – Federico re a. 1
Sarno
Giovanni de Sirico, di Sarno, pubbl. not.
Antonello Ricio, di Sarno, giudice annuale ivi
Giacobello de Ambrosio, del castello di Valentino, insieme coi suoi fratelli, vende a Vincenzo de Vincenzo, pure di Valentino, un pezzo di terra nelle pertinenze dello stesso castello, nel luogo detto «lo costone», per 5 once e 12 tarì e mezzo di carlini d’argento «giliati boni et iusti ponderis»
4479.
1497, aprile 26, ind. XV – Alessandro Pp. VI a. 5
Roma
Orlando, vesc. di Nola, conferisce al chier. Evangelista Tornafrancia la rettoria di S. Nicola di Cisterna (XL, 59)
4480.
1497, giugno 18, ind. XV – Federico d’Aragona re a. 1
Boiano Superiore, nella piazza di S. Salvatore
Liberatore de Vulpone, di Boiano, pubbl. not.
Pietro Vulpiano, giudice di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, compra dal maestro Antonio Cziranalli un pezzo di terra arativa nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Valle sacco per 12 tarì (XXVIII, 124)
4481.
1497, giugno 26, ind. XV – Federico d’Aragona re a. 1
Boiano Superiore
Altobello di Notarangelo Velotto, di San Polo, pubbl. not.
Nicola Antonio di Notarpietro, giudice annuale di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario in Boiano, compra da Gargalia e Gaspare, figli del q. Giacomo Gargalia, di Boiano, una terra nel luogo detto Pesco Seruno, «alias lo colle de Cicho Parlecha», per 18 ducati (XXVIII, 125)
4482.
1497, luglio 16, ind. XV – Federico d’Aragona re a. 1
Boiano Superiore
Liberatore de Vulpone, pubbl. not.
Giacomo Pellecchia, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, compra da Pietro di Giovanni Corchia, e fratelli, un pezzo di terra nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Monteverde o la Vigna lunga, per 5 tarì (XXVIII, 126)
4483.
1497, ottobre 1° – Federico re a. 1
Sarno
Giovanni de Sirico, di Sarno, pubbl. not.
Pier Lugi Cerbulo, di Sarno, giudice annuale ivi
Luigi Russello, di Sarno, vende a Vincenzo de Vincenzo, del castello di Valentino una casa in Sarno, nel luogo detto volgarmente Terra vecchia, per il prezzo di un’oncia e 15 tarì di carlini d’argento
4484.
1497, ottobre 19, ind. I (in: 1515, marzo 14, ind. III)
Mercogliano
Batolomeo de Gennaro, di Mercogliano, pubbl. not.
Giuliano de Minichello, di Mercogliano, vende a Gaspare Pacifico, pure di Mercogliano, una parte di nocelleto, nel luogo detto «la Macera», per 5 ducati (in LXX, 43)
4485.
1498, febbraio 3, ind. I – Federico d’Aragona e a. 2
Boiano
Liberatore de Vulpone, di Boiano, pubbl. not.
Angelo de Visca, giudice annuale di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiamo, appartenente al suo monastero, edificato fuori le mura di Boiano, compra da Andrea Mangnotti un castagneto nel luogo detto Colli, per 12 tarì (XXVIII, 127)
4486.
1498, febbraio 22, ind. I – Federico d’Aragona re a. 2
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, di San Polo, pubbl. not.
Angelo de Visca, giudice annuale di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, compra da Antonia, figlia di Angelo di Angelo Donato e moglie di Bartolomeo Barone, una terra nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Magella, per 7 tarì e mezzo (XXVIII, 128)
4487.
1498, marzo 7, ind. I – Federico d’Aragona re a. 2
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Notar Giulio de Zullis, di Ceppaloni, giudice ivi
Barbato Canoto, di Ceppaloni, vende a Giovanni Buontempo, di Benevento, un territorio «vacuo» nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto «lo Pozzillo», per 36 ducati (XXXVI, 57)
4488.
1498, luglio 11, ind. I – Federico d’Aragona re a. 2
Capua
Baldassarre de Marino, di Capua, pubbl. not.
Angelo Ventriglia, di Capua, giudice a vita
Giovanni Lombardo, abitante in Capua, vende al maestro Guglielmo de Tramonti abitante in Capua, la metà di un pezzo di terra di 7 moggi, che egli teneva a censo dal monastero di M.V. di Capua, per il censo annuo di 10 grana, per il prezzo di 10 once, oltre 2 once e 15 tarì al monastero per l’assenso, dato da fra Giacomo da Mercogliano, priore di quel monastero e dalla sua Comunità, e con l’obbligo da parte dei compratori di corrispondere il censo annuo nella festa di S. Maria ad agosto (XXXI, 143)
4489.
1498, luglio 25, ind. I – Federico d’Aragona re a. 2
Vico («apud civitatem Vici»)
Pietro de Coluccio di Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Nicola de Porsillo, giudice annuale di Vico
Fra Martino Sessa da Vico, priore del monastero di S. Maria della Neve in Vico, a nome del monastero viene dalla Corte posto in possesso di due case terranee in Vico, case che erano state usurpate violentemente da un tal not. Carlo, di Vico (CXXIV, 45)
4490.
1498, ottobre 26, ind. II – Federico d’Aragona re a. 3
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Notar Giulio de Zullis, giudice
Il nobile Matteo Cacaro, di Ceppaloni, vende al nobile Giovanni Francesco Rosso una possessione in Ceppaloni, nel luogo detto «Cortena de Lito», redditizia alla Corte locale in 4 carlini e 2 grana e mezzo, per il prezzo di 20 ducati (XXXVI, 58)
4491.
1499, gennaio 30, ind. II – Alessandro Pp. VI a. 7
Boiano, nella curia vescovile
Giacomo Franco, arcidiac. e vicario della Curia di Boiano
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, dell’Ordine di M.V. («Montis viridi»), agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiamo, da lui costruito fuori la porta di Sant’Eremo, fa riportare in pubblica forma uno strumento del 18 luglio 1495, rimasto nei soli protocolli del notaio (riferito, Reg. 4470), e un altro del 15 settembre 1495 (riferito, Reg. 4471) (XXVIII, 206)
4492.
1499, maggio 3, ind. II – Federico re a. 3 (in: 1513, luglio 11, ind. I)
Serino
Alessandro de Nicolais, di Serino, pubbl. not.
Fra Guglielmo da San Severino, infirmarario dell’Infermeria di M.V., concede in enfiteusi per 29 anni «ad instrumentum renovandum» a Cristofaro de lo Romeo una terra sterile nel casale dei Ferrari («in casali ferrariorum»), nelle pertinenze di Serino, nel luogo detto «a lo Serrone dela vingna», per il canone annuo di 11 grana a Natale (in CX, 62)
4493.
1499, maggio 20, ind. II – Federico d’Aragona re a. 3
Nusco («apud civitatem Nusci»)
Angelo de Alessio, di Nusco, giudice annuale ivi
Guglielmo de Surdo, di Nusco, vende a Marco de Felice, pure di Nusco, una casa, in Nusco, nella parrocchia di S. Amato, redditizia al monastero di S. Guglielmo [del Goleto] in un grano all’anno, per il prezzo di 12 once (XCIV, 44)1)
Capitoli, patti e convenzioni coi quali l’arcivesc. di Napoli, come vicario e amministratore del cardinale di Napoli, perpetuo commendatario di M.V., concede in affitto, per tre anni, al P. Bernardino d’Antonio di Napoli, procuratore del monastero di M.V., tutte le rendite del medesimo monastero, delle sue Case, vassalli, ecc. «excepto la offerta de lo perdono del detto monasterio la quale se ha da distribuire in beneficio di detto monasterio ad arbitrio del detto monsignor Cardinale di Napoli o vero lo predetto archiepiscopo di Napoli o soi fattori et l’Intrate de l’Infermeria di detto monasterio, et similiter si riserva l’Intrate de tutte le poteche di Salerno», con la condizione di corrispondere in questo triennio 4000 ducati, e con altre importanti condizioni (LXXVI, 29-36)
4494.
1499, novembre 19, ind. III – Federico d’Aragona re a. 4
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, pubbl. not.
Francesco de Bernardo, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, in Boiano, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, compra da Caterina, figlia di Antonio de Scissa, di Boiano, e moglie di Marino di maestro Giacomo, di Benevento, un orto, dotale di costei, nelle pertinenze di Boiano, nella città superiore, per 11 tarì (XXVIII, 130)
4495.
1499, dicembre 14, ind. III – Federico d’Aragona re a. 4
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, pubbl. not.
Francesco de Bernardo, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, in nome di questa chiesa, posta nella città superiore di Boiano, compra da Giovanni di Stasio, di San Massimo, una terra con castagneto contiguo, nel suddetto casale di San Massimo, nel luogo detto Valle Berta, per 6 ducati e mezzo (XXVIII, 131)
4496.
(sec. XV) (primi decenni)
Petrillo Celotti, giudice
Fra Cicco, ab. di S. Maria di Venticano (che si sottoscrive), concede in enfiteusi a un certo Davino una terra «vacua», per il censo annuo di …, e 15 tarì per questa concessione
4497.
(sec. XV)
Carife
Renzo Nandipilo, di Carife, giudice
Un certo Nicola, di Carife, vende a Salvatore Pisso, pure di Carife, la metà di una casa in Carife, nel Vico di Giovanni Zarletto, per un’oncia e 20 tarì (XXXIII, 74)
4498.
(fine sec. XV)
Benevento, nel monastero di S. Pietro «de monialibus»
Davanti a Beatrice, abbadessa del monastero di S. Pietro de Monialibus in Benevento e alla «sanior pars» della sua Comunità, il not. Giovanni Lorenzo, cittadino beneventano, procuratore di quel monastero di S. Pietro, in Benevento e nel suo territorio, rende conto della sua amministrazione dal primo giorno sotto l’abbadessa Scolastica fino al presente, mostrando dettagliatamente i conti degli introiti e degli esiti. La Comunità, riconoscendo l’onesta dell’amministrazione, gliene lascia completa quietanza
4499.
(Sec. XV), gennaio 12, ind. XIV
Orrita («Horrite»)
Il monastero di M.V. concede di quinquennio in quinquennio, per 29 anni, a Eremio Buonomo («bono homine») un oliveto dell’Infermeria di M.V., nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Caputi, per il canone annuo della metà dell’olio e della settima parte dei frutti (LIX, 2)1)
4500.
1500, maggio 9, ind. III – Federico d’Aragona a. 4
Boiano
Altobello di Notarangelo Velotto, pubbl. not.
Francesco de Bernardo, giudice annuale di Boiano
Don Giovanni di Domenico Pallante, arciprete del castello di Lorateno, vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, un territorio nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Tongrale, per 6 tarì di carlini d’argento (XXVIII, 132)
4501.
1500, maggio 18, ind. III – Federico d’Aragona re a. 4
Boiano
Ansione Antonio de Berardo, di Spinete, pubbl. not.
Onofrio di Pietro de Visca, di Boiano, giudice eletto al posto di Francesco de Bernardo, giudice annuale assente
Leonardo de Giuliano, del castello di San Massimo, vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, una terra di 4 tomoli, nel casale di San Massimo nel luogo detto «Layera de testa», per 11 tarì (XXVIII, 133)
4502.
1500, maggio 18, ind. III – Federico d’Aragona re a. 4
Boiano
Ansione Antonio de Berardo, di Spinete («de terra Spinetarum»), pubbl. not.
Onofrio di Pietro de Visca, di Boiano, giudice eletto al posto di Francesco de Bernardo, giudice annuale, al presente assente da Boiano
Nicola Monginello, del castello di San Massimo, vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, una terra nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto lo Corgiulo, della capacità di 3 moggi, per il prezzo di 8 tarì d’argento (XXVIII, 134)
4503.
1500, giugno 14, ind. III – Alessandro Pp. VI a. 8
Boiano, nella piazza
Pascasio de Cepellonis, di Boiano, pubbl. not. apostolico e imperiale
Cristofaro de Giuliano vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano, un pezzo di terra di 4 tomoli, nelle pertinenze di San Massimo, nel luogo detto «la haera de testa», per il prezzo di 11 tarì (XXVIII, 135)
4504.
1500, luglio 17, ind. III – Federico d’Aragona re a. 4
Boiano
Liberato de Vulpone, di Boiano, pubbl. not.
Bartolomeo di maestro Angelo de Visca, giudice annuale di Boiano
Giordano Vulpone, di Boiano, vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, per 4 ducati e un quarto, alla ragione di 5 tarì per ducato e 2 carlini per ogni tarì, un orto in Boiano, nel luogo detto San Salvatore (XXVIII, 136)
4505.
1500, luglio 18, ind. III – Federico re a. 3
Casale di Cucciano («Cucziani»), nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo de Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Angelo de Simonecto, di Cucciano, aggiungendo un codicillo al suo testamento, dopo aver istituito suo erede universale e particolare il nipote carnale Giacomo, aggiunge e stabilisce i seguenti legati: il suo corpo vuole sia sepolto nella chiesa di S. Pietro di Cucciano; lascia un legato per Messe gregoriane per la sua anima; vuole che al suo funerale intervengano 4 sacerdoti; si spenderanno 4 libbre di cerca per le sue esequie; lascia a suo fratello Giovanni, «pro bonis servitiis ab eo receptis» metà di una selva nel luogo detto Bagnulo (XLI, 28)
4506.
1500, agosto 15, ind. III – Federico re a. 4
Boiano
Altobello di Notar Angelo Velotto, pubbl. not.
Nicola Antonio di notar Angelo de Visca, giudice annuale di Boiano
Nicola Antonio di notar Pietro, di Boiano, vende a fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, agente a nome dell’Ospedale di S. Sebastiano da lui edificato, «in quo domino favente intendit facere et ordinare fraternitatem», un casalino con un orto congiunto, in Boiano, nel luogo detto San Belardino, per 10 carlini (XXVIII, 129)1)
4507.
1500, ottobre 20, ind. IV – Federico re a. 4
Nusco
Pietro de Sala, pubbl. not. di Nusco
Galeazzo de Muncello, di Nusco, giudice
Belardino de Lapio, cittadino di Nusco, vende ad Angelo de Pascalithis una terra in Nusco, nel luogo detto «la Fossa de Rogiano», per 7 tarì (XCIV, 50)
4508.
1500 («1501»), dicembre 31, ind. IV – Federico d’Aragona re a. 5
Carife della baronia di Vico
Pietro Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Riccardo Buczago, giudice annuale
Dietro richiesta di alcuni Padri di M.V., si riporta uno strumento del luglio 1234, ind. VII, sotto Federico imper. a. 14 ed Enrico re a. 22, rogato in Salerno dal not. Andrea (cognome in bianco) e sottoscritto dal giudice Giovanni, in cui alla presenza di Ugo de Giliberto, signore di Frigento e di Gesualdo, fra Riccardo, cellerario dell’Ospedale di M.V., fra Pietro, priore di Sant’Onofrio, fra (in bianco), priore di Pesco di Morra, monaci dello stesso monastero, in cui «dei gratia» è ora abate Giovanni, presentano due privilegi dell’imper. Federico, «cerea bulla pendenti», nel primo dei quali, dato da Capua nel mese di febbraio dell’ind. XI, 1223, Federico concedeva e confermava al monastero di M.V. quanto era stato donato dai baroni di Gesualdo e dai baroni di Pietrelcina, come pure tutto quello che era stato comprato dal monastero, e in particolare nominava il Pesco di Morra con la chiesa di Sant’Angelo ivi costruita e l’obbedienza di S. Maria di Pietrelcina («de Petra pulcina»); nel secondo, dato da Taranto il 27 maggio della I indizione (riferito, Reg. 1627), lo stesso imperatore comunicava ai baroni e conti, ecc. del Regno la sua benevolenza per M.V. e perciò ne confermava il possesso dei beni e ingiungeva che nessuno osasse molestare quel monastero nei suoi beni. Ora, mostrati e letti questi privilegi, Ugo, «ob reverentiam beate Virginis», conferma da parte sua quei privilegi, in particolare per quel che si riferiva al Pesco di Morra con la chiesa di S. Angelo e i suoi tenimenti (IX, 112)
4509.
1500 («1501»), dicembre 31, ind. IV – Federico d’Aragona re a. 5
Carife, nella baronia di Vico
Pietro di Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Riccardo Buczago, giudice annuale
Dietro richiesta di fra Martino «prete Saxe», di fra Angelo de Presa e di fra Giovanni de Maglirella da Carife, monaci di M.V., si riporta uno strumento del maggio 1206 (riferito, Reg. 1232) (XLV, 104)
4510.
1501, gennaio 30, ind. IV – Alessandro Pp. VI a. 9
Giuliano de Ysapo, vesc. di Montemarano, essendo vacante la cappellania di S. Maria delle Grazie, – costruita fuori Castelfranci, di juspatronaturs dell’arcivesc. di Santa Severina e di don Francesco de Marra, utile signore di quel castello -, per la morte di don Domenico de Roberto, pure di Castelfranci, ultimo e immediato rettore e cappellano, e non avendo quei signori presentato in tempo utile l’idoneo cappellano, ora spetta di diritto a lui questa nomina, e perciò crea cappellano di quella chiesa don Giovanni de Riczardo, di Catelfranci, con tutti i diritti e doveri inerenti a quest’ufficio (VII, 13)
***Altra copia in un doc. del 1° novembre 1506 (in II, 22)
4511.
1501, marzo 27, ind. IV – Federico re a. 5
Sarno
Andrea de Capua, di Sarno, pubbl. not.
Francesco de Capua, di Sarno, giudice annuale
Renzia de Laudisio, di Sarno, ved. del q. Domizio Mancusio, di Sarno, insieme con Maczeo Mancusio e altri, vende a Margherita Squillante, pure di Sarno, una terra in Sarno, nel luogo detto «lo molino de la groce seu tastacuso», per 15 tarì di carlini d’argento
4512.
1502, gennaio 3, ind. V – Alessandro Pp. VI a. 10
Benevento, nel monastero di S. Pietro «de Monialibus»
Paolo Eremio de Scantacerris, cittadino beneventano, pubbl. not. e giudice
Le Monache di S. Pietro di Benevento concedono per 29 anni, soltanto, «titulo permutationis» al nobile Giovanni Carlo de Saxis, di Benevento, un’isca con due canneti, alcuni alberi, ecc., della capacità di circa 27 tomoli, nelle pertinenze della città, nel luogo detto l’Isca del Termine, col potere di affrancarla con beni in Benevento, dal reddito annuo valutato 27 tarì di carlini «boni argenti» per i primi 20 anni, e frattanto corrispondere nella festa di S. Pietro a giugno, o negli otto giorni seguenti, 27 tarì; che se in questi 20 anni non si verificherà tale affrancazione, riterrà ancora l’isca per gli altri 9 anni e continuerà a corrispondere «nomine census» i 27 tarì (XXVI, 58)
4513.
1502, aprile 25, ind. V – Luigi «rege francorum et Neapolis» a. 1
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Baldassarre Pirillo, giudice di Ceppaloni
Viola Nigrella, moglie di Alberico Russo, di Ceppaloni, vende al nobile Giovanni Francesco Russo, pure di Ceppaloni, una casa terranea in Ceppaloni, nel luogo detto «lo Castellone», per 9 ducati (XXXVI, 59)
4514.
1502, luglio 31 – Alessandro Pp. VI a. 10
Oliviero Carafa, vesc. di Sabina, detto il Cardinal di Napoli, commendatario di M.V., concede al not. Pietro Lima, di Napoli, durante la sua vita, la mastrodattia di Mercogliano («officium magistri Actorum dicti castri Merculiani»), Mugnano, Quadrelle, Litto, Feudo di M.V. e Fracta Piczola, tutti feudi di M.V., con l’obbligo di dare il giuramento di fedeltà per l’amministrazione dell’ufficio e di poter sostituire altra persona in suo luogo (X, 105)
4515.
1503, gennaio 6, ind. VI – Luigi re di Francia e di Napoli a.1
Carife, nella bottega di Nicola Betulo, nel Borgo
Giovanni Parsamaro, di Carife, pubbl. not.
Minico Gallo, giudice annuale
Pasquale de Jannello, di Carife, procede a una permuta con Giovanni di Nardello, pure di Carife, ricevendo una casa nel Borgo di Carife, presso i beni di Giovannuccio Branco, dalla parte superiore; e dandogli un casalino diruto, redditizio ogni anno a Giacobello de Rensullo in 10 grana, pure in Carife, presso i beni di Giovanni Angelo de Caczola, dalla parte superiore. Siccome però la casa di Giovanni valeva più del casalino di Pasquale, costui versa in più 5 ducati di carlini d’argento «boni et justi ponderis ac usualis monete regni huius», alla solita ragione di 10 carlini per ogni ducato, e 6 tomoli di frumento (Cast. 85)
4516.
1503, febbraio 26, ind. VI – Luigi re di Francia a. 3 di Sicilia
Montefusco
Basso, pubbl. not.
Pietro de Remellino, di Torre di Motnefusco, giudice regio, «loco et vice» di Pandolfo de Guisardinis di Montefusco
Fra Domenico da Terranova, fra Giovanni Cerruto da Candida e fra Angelo de Fucio da Terranova, monaci di M.V., procedono a una permuta col maestro Ricio de Vecchiarello, di Montefusco, dando una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria della Piazza, e ricevendo una terra seminativa con querce e altri alberi in Montefusco, nel luogo detto «a li stoccaferri»
4517.
1503, marzo 29, ind. VI – Luigi re di Francia e di Napoli a. 2
Castello della baronia di Vico
Domenico Scopa, di Castello, pubbl. not.
Sabatino de Rucza, giudice annuale
Maso de Torrantino, di Castello, procede a una permuta con Domenico de Loysio, pure di Castello, dandogli la metà di una casa terranea nel Borgo di Castello, «ubi vulgo dicitur lo prato», redditizia ogni anno alla Chiesa Maggiore di Castello in 6 grana; e ricevendo due rasole di una vigna in territorio di Castello nel luogo detto Santo Petro, redditizie alla Chiesa di S. Pietro in 5 grana all’anno (Cast. 86)
4518.
1503, aprile 22 («decimo kal. maji») – Alessandro Pp. VI a. 11
Roma
Dietro informazioni dell’ab., priore e comunità di M.V., siccome alcuni figli d’iniquità ritengono beni del monastero, perciò il Sommo Pontefice incarica l’arcivesc. di Napoli d’informarsi e di costringere quegli ingiusti detentori dei beni di M.V. alla restituzione, sotto minaccia di scomunica (in II, 98)
4519.
1503, aprile 28, ind. VI – Alessandro Pp. VI a. 11
Roma
Giovanni Rezio de Aurelleyo, chier. di Angers, pubbl. not. apostolico e imperiale
Alessandro Carafa, arcivesc. di Napoli, deputato speciale della S. Sede, dietro mandato ricevuto dal Sommo Pontefice (riferito, Reg. precedente), ordina, sotto pena di scomunica, che quanti detengono ingiustamene beni di M.V. li restituiscano (II, 98)
4520.
1503, agosto 29,ind. VI – Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 16 di Sicilia
Lapio («apud terram Lapigii»)
Federico Beneventa, di Lapio, pubbl. not.
Luca Lordo, di Lapio, giudice annuale ivi
Donato de Marino e Giovanni de Marino, suo nipote, di Taurasi («de Torasio»), vendono a fra Federico de Costantia, di Lapio, dell’Ordine dei Minori di S. Francesco, una terra lavorativa della capacittà in semine di circa 40 tomoli, in territorio di Taurasi, nel luogo detto Cisine, per il prezzo di 60 ducati di carlini d’argento
4521.
1503, settembre 10, ind. VII – Ferdinando ed Elisabetta regnanti a. 1
Castello della baronia di Vico
Domenico Scopa, di Castello, pubbl. not.
Gentile de Guliermo, giudice
Bartolomeo de Primicerio vende a sui fratello Domenico una rasola di vigna con un piede di olive nel luogo detto Santo Petro, per 10 tarì (Cast. 36)
4522.
1503, giorno e mese omesso – Luigi «de Valoes rege franchorum», a. 2 di Napoli
Mercogliano
Tibero di Maczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Aquilano de Morra, di Mercogliano, giudice annuale
Stefano Forino di Sebastiamo, di Mercogliano, dona a suo figlio Giacomo la metà di una vigna in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Pendino (LXVII, 29)
4523.
1504, febbraio 9, ind. VII – Regnanti Carlo V e Giovanna d’Aragona a. 2
Mercogliano
Tiberio Mazzarotta, di Mercogliano, pubbl. not.
Prefetto de Januario, di Mercogliano, giudice
Gaspare Pacifico cede ai nobili uomini Federico e Antonio Mazzarotto, di Napoli, un nocelleto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto lo Puczo; e in cambio riceve tre altri nocelleti, pure in territorio di Mercogliano, di cui uno nello stesso luogo «lo Puczo», e gli altri due nel luogo detto «a la Macera», uno dei quali è redditizio a M.V. in 2 grana all’anno (LXIV, 47)
4524.
1504, marzo 12, ind. VII – Giulio («Juliani») Pp. (II) a. 1
Casale di Manocalzati
Nicola Antonio Ferrato, di Candida, pubbl. not. apostolico
Francesco Cerpullo, giudice
Il not. Barbato de Cechola, di Serpico, e Roberto de Cillo, pure di Serpico, asseriscono pubblicamente che nelle differenze esistenti tra Bernardo de Fasana e Giovanni Picone, costoro giunsero a un compromesso rimettendo nelle loro mani la loro causa e promettendo di stare a quanto sarebbe stato deciso; ed essi «pro bono pacis» ingiungono a Giovanni di dare a Bernardo 14 ducati di carlini (Cand. IV, 2)
4525.
1504, marzo 14 – Ferdinando ed Elisabetta, re di Spagna e delle Due Sicilie
Napoli, Castelnuovo
Antonio Gennaro, viceprotonot. e logoteta
Il re Ferdinando (che si sottoscrive) impartisce il suo assenso alla donazione, che il signor don Antonio Carrafa, conte di Rocca Mondragone («Rocce Montis Dragonis»), ha fatto per la nuova fondazione di un monastero di M.V. in quella sua terra, dei seguenti 30 moggi di terra, così distribuiti: 4 moggi nel luogo detto «a lo Scalvarato et Sancto Povero», tutte le terre «extirpatas planas et nemorasas» nel luogo «ad Sanctum Povero et ad Scalvaratum a li colobrelli a lo cantaro a lo campello, et a lo surgente seu a la fontana et a la pretia, et a la ontana de lo Albarello, a le borgole al Matiello, a li Mancini a le Grottolelle ad Dicina alta, et a li castragalli», le piscine («piscerias»), che furono di Martino Montanaro: come da strumento, rogato dal not. Francesco de Sisto il 7 giugno 1497. Ora il re concede il suo assenso, nonostante che tali beni «bona feudalia tanguntur», assenso che viene concesso all’ab. Nicola de Mauro, fondatore della chiesa di M.V. in Rocca di Mondragone (LXXX, 7)
4526.
1504, marzo 24, ind. VII – Regnanti Ferdinando e Isabetta a. 1
Monteforte
Pietro Paolo de Rogeriis, di Monteforte, pubbl. not.
Nicola Antonio di Robertello, di Monteforte, giudice annuale ivi
Domenico di Giacomo de Surdo, di Monteforte, cede a Francesco Rapone due parti di terra arbustata nel luogo detto Allo bara, di cui una redditizia alla Corte di Monteforte in un censo annuo di 5 grana; e in cambio riceve alcune terre nella montagna (LXXXI, 132)
4527.
1504, maggio 21, ind. VII – Ferdinando re a. 1
Mercogliano
Tiberio Mazzarotto, di Napoli, pubbl. not.
Prefetto de Januario, di Mercogliano, giudice
Gaspare Pacifico, di Mercogliano, dà a Girolamo Mandfreda, di Mercogliano, un’asina di pelo morello («quandam asinam pili morelli»); e in cambio riceve una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «a la Sala», redditizia al monastero in un grano e mezzo all’anno (LXIV, 48)
4528.
1504, maggio 26, ind. VII – Regnanti Ferdinando ed Elisabetta a. 1
Montevergine «montanee»
Agostino Spadafora, d’Avellino, pubbl. not.
Giovanni Vocino, di Mercogliano, giudice annuale
Fra Andrea de Landis da San Severino, vicario, fra Giacomo del Giudice, da Mercogliano, priore di M.V. («priorem dicti monasterii eiusque informarie»), insieme con molti altri monaci di M.V., asseriscono che per loro istanza fu mossa lite «in ascro consilio» a Napoli. contro il magnifico Alfonso Piscitelli, di Napoli, detentore di un pezzo di terra o starza, redditizia al monastero e alla sua infermeria in 8 tarì all’anno, perché restituisse quella starza a causa di canoni non corrisposti, e che poi fu stipulato un trattato, ad evitare le spese delle liti, in cui fra Vincenzo de Tercio, di Candida, infirmarario di M.V., gli rimise parte dell’arretrato, ma col nuovo impegno di corrispondere 8 tarì all’anno nella festa della Madonna ad agosto. Ora la Comunità di M.V. ratifica quest’accordo (LXXXVII, 72)
4529.
1504, ottobre 5, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona e Elisabetta a. 2
Ceppaloni
Giulio de Juliis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Francesco Russo, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Fra Matteo Russo, priore e rettore di S. Giacomo di Benevento grancia di M.V. concede per 29 anni a Nardo Farese, di Ceppaloni, tutore testamentario di Matteo e Pietro, figli di Marino Antonio de Tommaso, detto de Licza, di Ceppaloni, un pezzo di terra lavorativa con alberi fruttiferi, in territorio di Ceppaloni, nel luogo detto «li pappasini», per il canone annuo di un tarì e 6 grana nella festa dell’Assunzione della Madonna ad agosto (XXXVI, 28)
4530.
1504, ottobre 19, ind. VIII – Ferdinando ed Elisabetta regnanti a. 2
Apice
Domenico de Spetialibus, di Apice, pubbl. not.
Lauro, giudice
Un certo Cito Antonello, di Apice, contraendo matrimonio con Antonella figlia del q. Nicola Zampaglione, di Apice, stipula coi parenti di lei il contratto per le doti
4531.
1504 («1505»), novembre 15, ind. VIII – Giulio Pp. II a. 2
Roma
Guglielmo Duborzo, not. apostolico e imperiale
D. Paduano Pica, arciprete di Sala, della diocesi di Capaccio, cappellano dell’arcivesc. e cardinale di Napoli, e principale cappellano della chiesa dei Ss. Apostoli di Capua, revocando la disposizione con la quale già altra volta aveva costituito il maestro Giudeo de Caprio, detto Cotarchita, sarto, laico della diocesi di Capua, suo procuratore per gli affari riguardanti la sua chiesa parrocchiale, ora costituisce suo procuratore fra Giacomo, «priore de novo constituto» (XXXII, 138)
4532.
1505 («1504»), gennaio 25 («VIII kal. febr.») – Giulio Pp. II a. 2
Roma, presso S. Pietro
Il Sommo Pontefice, esaudendo le preghiere dell’abbadessa e della Comunità di S. Salvatore del Goleto, dell’Ordine di S. Benedetto, diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, accoglie sotto la sua protezione il loro monastero e le loro persone e conferma tutte le libertà e immunità che esse hanno ottenuto dai Sommi Pontefici e dai re, principi e altri fedeli, e particolarmente conferma loro tutti i possedimenti che hanno, rafforzandoli con l’autortià apostolica (II, 21)
4533.
1505, febbraio 10, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 2
Mercogliano
Tiberio Maczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Nicola Jaccheo, di Mercogliano, giudice a vita dei vassalli di M.V.
D. Giovanni de Riczardi, di Castelfranci («de castro francorum»), rettore e cappellano della chiesa di S. Maria delle Grazie in Castelfranci, come risulta dalla bolla del 30 gennaio 1501 (riferita, Reg. 4506), asserisce che una volta («olim») D. Alessandro de Marra, arcivesc. di Santa Severina, donò alcuni beni stabili e certi «pannos lineos pro servitio dicte cappelle», e donò la stessa cappella e le sue rendite a M.V., come si contiene in un pubblico strumento (riferito, Reg. 4421), che ora viene riprodotto, per cautela di quella cappella o rettoria (XXXV, 91)
4534.
1505, febbraio 22, ind. VIII – Ferdinando re a. 2
Carife
Giovanni Parsamaro, di Carife, pubbl. not.
Marino Gacto, di Carife, giudice annuale ivi
Antonio Stifanichyo, di Carife, vende a Perna, figlia di Angelo de Cicculo, di San Nicola, ved. di Giovanni Antonio de Coccaro, di Carife, una casa, in Carife, redditizia alla chiesa Maggiore di Carife in 5 grana; e una vigna in territorio di Carife nel luogo detto Sant’Angelo, redditizia in 6 grana alla chiesa di Sant’Antonio: il tutto per il prezzo di 20 once d’oro di carlini d’argento (XXXIII, 74 bis)
4535.
1505, febbraio 27, ind. VIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 5
Montefusco
Francesco de Ructa, di Montefusco, pubbl. not.
Cipriano de Penta, di Montefusco, giudice ivi
Gaetano e Vito Lordo, fratelli, di Montefusco, vendono a Donato Frasca e a Giovanni Lorenzo de Casulo, un territorio nelle pertinenze di Lapio e di Montemiletto, redditizio al monastero di M.V., per il prezzo di 4 once (XLIX, 3)
4536.
1505, aprile 10, ind. VIII – Regnanti Ferdinando ed Elisabetta a. 2
Apice
Angelo Sannuzio, di Apice, pubbl. not.
Giacomo Oricillo, di Apice, giudice annuale ivi
Francesco Pullo, di Apice, vende a Giovanni Andrea de Marano, di Apice, una casa fuori le mura di Apice, parte coperta di embrici e parte scoperta, parte con solaio e parte senza, presso la chiesa di S. Rocco, per 20 ducati di carlini «liliatis»
4537.
1505, aprile 29, ind. VIII – Ferdinando re a. 3 di Sicilia
Nusco
Pietro de Sala, di Nusco, pubbl. not.
Galeazzo de Muncello, di Nusco, giudice
Giovanni de Calitri, della città di Nusco, vende ad Angelo de Pascalithis, pure di Nusco, una terra nelle pertinenze della città, nel luogo detto «la Fossa de Rogiano», per 11 tarì e mezzo (XCIV, 51)
4538.
1505, luglio 16, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 2
Apice
Domenico de Spetialibus, di Apice, pubbl. not.
Petruccio de Romanello, giudice
Lippo de Marano, di Apice, si dichiara debitore verso Vito Caraglia, di Apice, in ducati 10 e 3 tarì, per un mutuo, contratto con lui
4539.
1505, agosto 23, ind. VIII – Ferdinando d’Aragona re a. 2
Giacomo Troncone, di Montefredane, pubbl. not.
Mastro Donato de Carifio, di Montefredane, giudice annuale
Bartolomeo de Petrillo, di Prata, insieme con suo figlio Giovanni Tommaso, vende a Lorenzo Picone, di Montefredane, una terra seminativa, con certe piante di querce, in Prata, nel luogo detto «a la strata», per c0 ducati (CIII, 26)
4540.
1505, … – Giulio Pp. (II) a. 2
Oreto («in Horeto seu Infirmaria»)
Tiberio Mazzarotto, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Il Padre Roberto da Forino («de terra fioreni»), infirmarario della infermeria di M.V., con assenso e volontà di fra Nardo de Petrone da San Severino, priore e vicario sostituto di M.V. per parte di don Evangelista Tornafrancia, vicario generale ecc., concede per 29 anni «ad renovandum» a Sabato di Salvatore de Silvestro un oliveto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «lo Carapo de Cola Tavano»), per la metà delle olive e la sesta parte dei frutti inferiori (LXII, 24)
4541.
1506, gennaio 18, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Gualtiero Russo, di Ceppaloni, giudice annuale
Il chier. Carissimo Russo, rettore della chiesa di S. Croce de Collinis in Ceppaloni, concede «titulo affrancationis seu locationis» per 12 anni, di quinquennio in quinquennio, ad Antonio Russo, del casale di Fossasecca, agente anche a nome dei suoi fratelli, un pezzo di terra del demanio di quella chiesa, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto «la dosana», per il censo annuo di 6 tomoli di frumento (XXXVI, 75)
4542.
1506, gennaio 21, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Casale di San Martino del Feudo, nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo de Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Tommaso de Milecta, del casale di San Martino, giudice scelto dalle parti al posto di Salerno Guantello, giudice annuale
Marco de Celillo, f. del q. Giovanni Antonio Mutillo, vende a fra Domenico, ab. e rettore della chiesa di S. Gennaro di Terranova, una vigna con alcuni alberi fruttiferi, nel casale di San Martino, nel luogo detto «la Vigna de lo puczo», redditizia alla Curia del Feudo di M.V. «pro cortiatura tantum», come si trova in «platea dicte curie», per il prezzo di 6 ducati (LIV, 1)
4543.
1506, gennaio 22, ind. IX – Giulio Pp. II a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giacomo Maiorana, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Matteo Russo, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede «titulo permutationis» per 29 anni a Rinaldo del Clementello, di Benevento, un orto con un casalino («casaleno») contiguo, in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo, alla condizione che Rinaldo nei prossimi 4 anni costruisca un muro intorno all’orto «de bona materia», con facoltà di poterlo affrancare nei primi 20 anni con altri beni in territorio di Benevento del reddito annuo di 10 carlini, e frattanto corrisponderà 10 carlini all’anno nella festa di S. Giacomo; che se in questi 20 anni non si verifica tale affrancazione, riterrà quell’orto per altri 9 anni, e continuerà a corrispondere «nomine census» i 10 carlini, e poi, scaduti i 29 anni, l’orto e il casalino ritorneranno al monastero liberi e franchi con tutte le migliorie (XXV, 22)
4544.
1506, gennaio 24, ind. IX (in: 1528, febbraio 5, ind. I)
Polidoro, pubbl. not.
Rainaldo, giudice regio
Luca de Perrillo stipula con Marc’Antonio de Cerno, di Candida, il contratto in ordine al matrimonio che egli intende contrarre con la sorella di lui
4545.
1506, gennaio 26, ind. IX – Giulio Pp. a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo, grancia di M.V.
Giacomo Maiorana, di Benevento, pubbl. not.
Fra Matteo Russo da Benevento, priore di S. Giacomo di Benevento, col consenso degli altri religiosi residenti nello stesso monastero, cede a Micco Caczillo un cellaro terraneo («cellarium terraneum») con cortile scoperto, in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo; e in cambio riceve un altro cellaro nella parrocchia di S. Giovanni «de Commaria» (XXIV, 182)
4546.
1506, gennaio 26, ind. IX – Giulio Pp. II a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giacomo Maiorana, pubbl. not.
Fra Matteo Russo, priore di S. Giacomo di Benevento, concede in perpetuo «titulo permutationis» a Micco Casillo, cittadino beneventano, una camera terranea in città, nella parrocchia di S. Giacomo, con la facoltà di poterla affrancare con beni in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», del valore annuo di 6 carlini d’argento, a giudizio di due probi periti, e frattanto corrispodnerà al monastero 5 carlini e mezzo nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti (XXV, 23)
4547.
1506, maggio 9, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Montefusco
Bartolomeo de Mellis, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Bernardino de Macris, di Montefusco, giudice annuale
Fra Giovannello de Pastore, guardiano di S. Francesco di Montefusco, insieme con la sua Comunità, concede ad Angelo de Romano un territorio seminativo nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «lo Vallo de Yammonte seu ad Recerola», con certe paludi, per il canone annuo di 40 tomoli di grano (LXXXV, 67)
4548.
1506, maggio 22, ind. IX – Ferdinando d’Aragona re a. 4
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, pubbl. not.
Alferio Russo, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Ippolito e Bartolomeo Sillicto, di Ceppaloni, fratelli, per un tomolo di frumento danno al not. Giovanni Francesco Russo, di Ceppaloni, la facoltà di alzare la fabbrica su un muro comune alle loro case, in Ceppaloni, nel luogo detto «lo Castellone» (XXXVI, 81)
4549.
1506, luglio 12, ind. IX – «Regnante catholico rege» a. 4
Vico, della provincia di principato Ultra
Givoanni Pietro di Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Antonio de Angelo, giudice annuale di Vico
Giacomo Angelo de Gonnella, della città di Vico, vende a Tommaso de Cillo, pure di Vico, nove palmi di una casa, nella città, nel luogo detto Costa Caldarara, per 9 ducati, casa che era redditizia alla Chiesa maggiore di Vico in un grano e mezzo all’anno (CXXIV, 59)
4550.
1506, settembre 5, ind. X – Giulio Pp. II a. 3
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giacomo Maiorana, di Benevento, pubbl. not.
Fra Matteo Russo, priore di S. Giacomo di Benevento, concede per 29 anni, «titulo permutationis» a Cicco de Pesco, cittadino di Benevento, una vigna con terra «vacua», palmento, bosco, selva e una fontana, in città, nel luogo detto Machales, con la facoltà di poterla affrancare nei primi 20 anni, assegnando al monastero altro possesso dal reddito annuo di 17 tarì di carlini d’argento, e frattanto corrisponderà ogni anno «pro censu et canone» 15 tarì nella festa di S. Giacomo; che se in questo periodo non si verificherà questa affrancazione, riterrà ancora quella casa per altri 9 anni «titulo locationis», continuando a corrispondere lo stesso canone, e dopo i 29 anni la casa con tutte le migliore tornerà libera e franca al monastero. Fra le altre condizioni, Cicco è tenuto nello spazio di 10 anni a ricostruire a sue spese il palmento diruto con buona materia «calcis et arenre», piantare viti dove non ci sono, ecc. (XXV, 24)
4551.
1506, novembre 1°, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Mercogliano
Tiberio Maczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Don Giovanni de Riczardo, di Castelfranci, rettore e cappellano della chiesa di S. Maria delle Grazie di Castelfranci, come risulta da una bolla del vesc. di Montemarano (che s’inserisce, riferita, Reg. 4506), si fa trascrivere in forma pubblica un doc. del 25 maggio 1483 (riferito, Reg. 4423) (II, 22)
4552.
1506, novembre 11, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Montevergine
Tiberio Mczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Aquilano de Morra, di Mercogliano, giudice annuale
Il P. Nardo de Petrone, priore di M.V., insieme con la sua Comunità, costituisce procuratori i PP. Bartolomeo da Rocca e Martino da Vico, per i beni del monastero (LXXXVI, 68)
4553.
(1506) – Giulio Pp. II a. 4
Giovani Umenno, di lauro, pubbl. not. apostolico
Fra Giulio de Nofrio da Lauro, essendo in lite con Andrea Granato, del casale di Taurano, a causa di un territorio nelle pertinenze di questo casale, che egli sosteneva appartenere al monastero, ora ad evitare spese, addiviene con lui ad una transazione in quanto glielo cede «titulo locationis et concessionis» con l’onere di 12 grana di censo annuo nella festa di S. Giacomo a luglio, e 12 tarì e mezzo di entratura (XLIX, 64)
4554.
1507, gennaio 27, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Atripalda
Cristofaro de Gallucis, di Atripalda, pubbl. not.
Felice Laurenzano, di Atripalda, giudice annuale
Il «providus vir» Oliviero Tomasone, di Atripalda, facendo testamento, tra l’altro dispone che il suo corpo venga sepolto a M.V. «de lo monte», e propriamente nella cappella «ordinata» da M. de Galluciis e da Paolo Tomasone e lascia 6 ducati per la sua sepoltura; inoltre dispone che ogni anno in quella cappella si celebrino tre XLI di Messe in perpetuo, prendendo il reddito della vendita di beni nel casale di Aiello, nel luogo detto «a la esca sue acqua viva»; lascia erede sua figlia Vitella, con la condizione che morendo questa senza legittimi eredi, dovesse succedere il monastero di M.V. nei suoi beni (XII, 4)
4555.
1507, febbraio 27, ind. X – Ferdinando d’Aragona re a. 5
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, pubbl. not.
Not. Giulio de Zullis, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Don Alessandro de Marra, arcivesc. di Santa Severina, commendatario della chiesa di S. Maria in Planola («implanule»), in Ceppaloni, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giovanni Sellicto, di Ceppaloni, una terra nelle pertinenze di questo castello, nel luogo detto Santa Maria, con la facoltà di poterla affrancare nei primi 15 anni con beni in Ceppaloni o nel suo territorio dal reddito annuo di un tarì di carlini d’argento; che se in questi 15 anni non si verificherà questa affrancazione, riterrà quella terra per gli altri 14 anni, e corisponderà un tarì nella festa dell’Assunta ad agosto, mentre nei primi 15 anni corrisponderà 15 grana (XXXVI, 77)
4556.
1507, settembre 6, ind. XI – Giulio Pp. II a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Vincenzo Masone, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Matteo Russo, priore del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, concede «titulo permutationis» a Fazio e a Bartolomeo de Pace, agenti anche a nome di Lorenzo de Pace, loro fratello, di Benevento, una sala in città, nella parrocchia di S. Giacomo, con la facoltà di poterla affrancare, e frattanto corrispondendo ogni anno al monastero 5 tarì e 5 grana nella festa di S. Giacomo a luglio, con obbligo di conservare e mantenere bene quella sala (XXV, 25)
4557.
1507, ottobre (16), ind. Xi – Filippo d’Austria re a. 17
Aversa
Giovanni Giacomo Pelliccia, di Aversa, pubbl. not.
Antonio Crinito, di Aversa, giudice regio a vita
Carlo de Cidogna, d’Aversa, vende a Giovanni Vincenzo de Rosa, di Capua, e a Lucrezia Caracciolo, di Aversa, coniugi, per un capitale di 64 ducati, 6 ducati e 2 tarì all’anno, ipotecati su un territorio in Aversa, nel luogo detto «a lo Puczillo» (XXII, 45)
4558.
1507, novembre 11, ind. XI – Giulio Pp. II a. 4
Montevergine Maggiore, nella sala del Capitolo
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not. apostolico
Fra Nardo de Petrone, di San Severino, priore di M.V. e vicario generale dostituto del signor don Evangelista Tornafrancia, vicario generale del signor cardinale Oliviero Carrafa, vescovo d’Ostia e cardinale di Napoli, perpetuo commendatario di M.V. insieme col Capitolo di M.V., concede a Cobello Mosco, d’Apice, un oliveto, già prima concesso a Carello di Serrone e ora devoluto al monastero, nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto «a le Corni pandi», per il canone di 2 tarì e 5 grana di carlini d’argento alla ragione di 2 carlini per ogni tarì e 10 grana per ogni carlino (XIV, 28)
4559.
1507, novembre 11, ind. XI – Ferdinando d’Aragona re a. 7
Montevergine
Tiberio Maczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni de Milano, di Ospedaletto, giudice a vita
Il P. Nardo de Petrone, di San Severino, priore e vicario sostituto del rev. don Evangelista Tornafrancia, vicario generale del signor cardinale Oliviero Carafa, vescovo di Ostia, cardinale di Napoli e perpetuo commendatario di M.V., insieme con la Comunità di M.V., cede ad Angelillo de Culuczello, di Torre di Montefusco, e a Giacomo, suo cugino, una casa in più membri in Torre di Montefusco, – casa che era già stata concessa per il passato, per 29 anni, ad Antonio, padre di Angelillo -; ed in cambio riceve due pezzi di terra seminativa, nelle pertinenze di Montefusco, e propriamente nel luogo detto «a la covante», e precisamente nel luogo detto «rerupo», uno dei quali della capacità di circa 10 tomoli, e l’altro della capacità di otto tomoli, con obbligo però di corrispondere la decima al monastero di S. Sofia di Benevento, come si suole per gli altri territori circonvicini (XLI, 3)
4560.
1507, novembre 15 (in: 1536, marzo 22)
Napoli, Castelnuovo
Il re Ferdinando d’Aragona conferma i privilegi precedenti, pur riconoscendo che non ci sarebbe bisogno di confermare «quod est firmum», il che egli fa per mostrare la sua sincera benignità, e questo dietro preghiera di don Oliviero, cardinale napoletano e perpetuo commendatario di M.V., e del priore e della Comunità di M.V. (in IX, 118)
4561.
1508, febbraio 10, ind. XI – Giulio Pp. II a. 5
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Marco e Giovanni Ciardelli, di Benevento, due pezzi di terra arativi con alcuni alberi fruttiferi, in territorio di Ceppaloni, con facoltà di poterli affrancare nei primi 15 anni e frattanto corrispondere 6 tarì di censo annuo nella festa di S. Giacomo a luglio; che se in questi 15 anni non si verificherà tale affrancazione, riterranno questi territori fino ai 29 anni, e corrisponderanno al monastero come censo 7 tarì (XXXVI, 23)
4562.
1508 («1509»), aprile 18, ind. XI – Giulio Pp. II a. 5
Benevento
Paolo Eremio de Scantacerris, pubbl. not.
L’ab. del monastero di S. Sofia di Benevento, insieme con la sua Comunità, concede «sub titulo emphitheotico» per 29 anni, al not. Angelo Zazo di Morcone un pezzo di terra di circa 20 tomoli «in semine», presso la Strada delle Taverne («iuxta stratam de le taberne»), nelle pertinenze della città, per il canone annuo di 4 tarì di carlini d’argento, nella festa di S. Benedetto a marzo o negli otto giorni seguenti (XXVI, 69)
4563.
1508, agosto 10, ind. XI – Ferdinando re a. 6
Lapio
Givoanni de L., di Lapio, pubbl. not.
Nicola Giovanni de Costanza, di Lapio, giudice annuale ivi
Battista de Cerullo, di Lapio, vende ad Angelo de Tirritello e a Giovanni Donato detto Zoppino, di Lapio, un pezzo di terra a castagneto, con diversi alberi di olive, in territorio di Lapio, nel luogo detto Agiliano, redditizi alla Curia di Lapio in 10 grana nella festa di S. Egidio a settembre, per 10 ducati
4564.
1508, settembre 9, ind. XII – Giulio Pp. II a. 5
Monastero di M.V.
Pietro Lima, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Don Evangelista Tornafrancia, primicerio della cattedrale di Napoli, procuratore e vicario del cardinale vesc. di Ostia, commendatario di M.V., elegge priore perpetuo del monastero di S. Sebastiano in Bagnoli fra Roberto da Forino e gli assegna per il suo sostentamento e per i lavori nel monastero i beni esistenti in Montella, Cassano, Nusco, Lioni, Morra, Guardia, Rocchetta San Felice, Torella, Frigento, Gesualdo, Acquapendente, Sant’Angelo dei Lombardi e Villamaina, con obbligo di corrispondere a M.V. e al Commendatario 30 ducati all’anno l’otto settembre (XXIII, 23)
4565.
1508 («1509»), ottobre 7, ind. XII – Ferdinando re a. 6
Napoli
Giovanni Paolo de Carpanis, di Napoli, pubbl. not.
Federico de Carpanis, di Napoli, giudice
Domenico Roca, di Oriolo, abitante in Napoli, vende al nobile Giovanni Pulderico, per 75 ducati, una terra di circa 20 moggi, in parte arbustata e vitata con alberi e viti latine e in parte campese e seminativa, nelle pertinenze di Napoli, nel luogo detto volgarmente Acquarola, terra che egli teneva a titolo di locazione e di enfiteusi in perpetuo da D. Bernardino Carrafa, priore della chiesa e dell’Ospedale di S. Giovanni a Mare in Napoli, ora morto, col potere di affrancarla, – secondo uno strumento, rogato per mano del not. Marco Antonio de Carpanis, di Napoli, il 17 dicembre 1498, ind. II -, e frattanto corrispondendo il censo annuo enfiteutico di 13 ducati di carlini d’argento a quell’Ospedale il 15 agosto
4566.
(1508), novembre 27, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Candida
Nicola Antonio de Ceccola, di Candida, pubbl. not.
Antoniano Bona, di Candida, giudice ivi
Si riporta uno strumento del 27 giugno 1493 (riferito, Reg. 4461) (XXX, 178)
4567.
1508, dicembre 3, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re
Mercogliano, nella chiesa di S. Pietro
Tiberio Maczarotto, di Napoli, pubbl. not.
Ambrogio Jaccheo, di Mercogliano, giudice a vita
Fra Teseo da Resina, decano di M.V., fra Luigi da Pannarano e fra Fanuele da Mercogliano comprano da Prefetto de Januario per la mensa dei Padri una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «a lo Pendino» o «Sopra le case», per il prezzo di 20 ducati (LVII, 24)
4568.
1508 («1509»), dicembre 30, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Napoli
Cesare Malfitano, di Napoli, pubbl. not.
Girolamo Gaffuro, di Napoli, giudice
Il magnifico Giovanni Puderico, di Napoli, figlio e «negotiorum gestore» del magnifico Francesco Puderico, a nome di lui compra da Lorenzo Ferraro, di Casoria, e da Danisia de Raynaldo, di Melito, sua moglie, «iure romano vivente», e da Andrea Ferraro, di Casoria, quattro moggi di terra con pochi alberi, tra la villa di Casandrino e la villa di Sant’Antimo, nel luogo detto Tomarola, per 60 ducati di carlini d’argento
4569.
1509, gennaio 10, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Prata
Altobello Russo («Rubeus»), di Montefredane, pubbl. not.
Felice de Zullo, di Prata, giudice annuale ivi
Il maestro Pietro Cola di Filippo da Sabella, di Prata, dona a fra Cesare di Filippo, suo figlio, due buoi, riconoscendo «oraculo vive vocis» di aver ricevuto da lui «diversa gratia utilia et fructuosa servicia» e sperando per il futuro «de bono in melius» (CIII, 25)
4570.
1509, aprile 22, ind. XII – Ferdinando d’Aragona re a. 9
Mercogliano
Pietro Paolo de Rogeriis, di Monteforte, pubbl. not.
Prefetto de Jenario, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Tommaso di Salvatore de Grazia, di Mercogliano, vende a Gaspare Pacifico, di Mercogliano, un nocelleto nel luogo detto «a la Pecza», per un’oncia d’oro (LXX, 42)
4571.
1509, giugno 5, ind. XII – Ferdinando d’Aragona a. 7
Montefusco
Tolomeo David, di Montefusco, pubbl. not.
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Don Leonardo beneventano da Montefusco vende a Nicola de Ypolito, di Montefusco, una terra seminativa di 3 tomoli «in semine», nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «Casa Mondisi», per 8 ducati (LXXXV, 57)
4572.
1509, dicembre 14, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 7
Boiano
Liberatore de Volponis, di Boiano, pubbl. not.
Giovanni Clovisti, di Boiano, giudice annuale ivi
Fra Nicola Ponteya, priore di S. Maria del Vivario, concede a Pietro Vagliante, del castello di Gallo, abitante in Boiano, e alla sua moglie Bernardina, come pure ai loro eredi di 1° e 2° grado dei due sessi, una casa nel luogo detto Porta della Torre, per 10 grana di censo annuo nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 56)
4573.
1509, dicembre 20 («terciodecimo kal. jan.») – Giulio Pp. II a. 7
Dietro petizione del priore e della Comunità di M.V., il Sommo Pontefice ingiunge al vescovo di Catanzaro («episcopo Cathacen.») di obbligare sotto pena di scomunica alla restituzione tutti coloro che detengono beni di M.V. (II, 23)
4574.
1509 («1510»), dicembre 31, ind. XIII – Giulio Pp. II a. 7
Napoli
Marino de Palmeriis, pubbl. not. apostolico
Antonio Marramaldo, «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Nusco (che si sottoscrive), con bolla indirizzata a fra Roberto da Forino, priore del monastero di S. Sebastiano, dell’Ordine di S. Benedetto, grancia di M.V., avendo una cappella sotto il titolo di San Rocco, presso la terra di Bagnoli, con motu proprio la concede con tutti i suoi tenimenti, diritti, proprietà e integro stato, al Monastero di S. Sebastiano, aggregandola ad esso, e «per anuli impositionem» ne investisce il priore fra Roberto (II, 26)
4575.
1510, marzo 10, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 8
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Paolo Nigrello, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Giovanni Marotta, Nicola Marotta e Bartolomeo Russo, procuratori dell’Ospedale della SS. Annunziata di Ceppaloni, col consenso dell’Università, concedono in enfiteusi per 29 anni a Francescone Serrone, di Ceppaloni, un territorio aratorio e arbustato, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Cortenalice, per 28 grana di tornesi come censo annuo (XXXVI, 78)
4576.
1510, aprile 7, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 6
Atripalda
Cristofaro de Galluciis, publ. not.
Giovanni Battista Farese, di Atripalda, giudice annuale ivi
Arcangelo Melone, di Montella, volendo prendere in moglie «madamma Margarita Laurenzano», sorella di Giovanni Battista Laurenzano, di Atripalda, addiviene con costui alla stipulazione dei seguenti «Capituli matrimoniali», in cui si assegnano per le doti 250 ducati, e cioè 100 ducati di carlini al momento di contrarre matrimonio, 100 al tempo dello sposalizio in panni, danaro, oro e argento, «ad arbitrio de ipso Johanne Batista», secondo la stima comune, e gli altri 50 ducati fra 3 anni (XVI, 7)
4577.
1510, aprile 27, ind. XIII – Ferdinando III d’Aragona re a. 7
Castelbaronia
Pietro di Notarnadello, di Carife, pubbl. not.
Nardo Sabatino Longo, di Castello, giudice
Domenico e Bartolomeo de Pennecto, di Castello, e Giovanni Agostino Longo, di Castello, essendo sorta fra loro una lite, perché i primi pretendevano il diritto di passare per la vigna di Giovanni, e propriamente per il vado che esce alla via «de le scampate», per recarsi alla loro vigna in territorio di Castello, nel luogo detto appunto «le scampate», vengono ora a una composizione pacifica in quanto Giovanni Agostino dà a Domenico e a Bartolomeo 5 carlini d’argento per le spese da essi sostenute nella lite e permettendo il contestato passaggio per il vado, senza più ostacolarlo (Cast. 83)
4578.
1510, agosto 26, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 7
Casale di San Martino, nel Feudo di M.V.
Nicola Teofilo, di Montefusco, pubbl. not.
Matteo Petrillo Pecorello, di Cucciano («Cucziano»), giudice annuale del Feudo di M.V.
Fra Nardo de Petrone, priore, vicario generale e procuratore di M.V., concede per 29 anni «ad libelli renovationem», a Girolamo Pellecto, di Montemiletto, un territorio seminativo, e precisamente «medietatem tertie partis», che il monastero possedeva«pro communi et indiviso» con lo stesso Girolamo, nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto «le olivete», per due tomoli di grano all’anno «ad mensuram taurasii» (CXXI, 16)
4579.
1510, agosto 27, ind. XIII – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Terranova, nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Bartolomeo Faragone, di Terranova, giudice annuale ivi
Il P. Nardo de Petrone da San Severino, vicario di M.V., e fra Pietro da Monteforte, priore di San Leonardo di Montefusco, grancia di M.V., ricevono da Nicola de Apolito, di Montefusco, un territorio lavorativo della capacità «in semine» di 3 tomoli, in territorio di Montefusco, nel luogo detto «Casa mundisy»; e da parte loro gli affrancano alcuni beni che costui teneva a censo da M.V., e cioè: una bottega in Montefusco nella piazza Maggiore, un casalino «cum quodam cortilio contiguo», in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola de Franchis, un reddito di 10 grana su un’altra casa dello stesso casalino di Nicola, in Montefusco, e uno «stropparello» in territorio di Montefusco, nel luogo detto Santo Stefano (LXXXIII, 134)
4580.
1510, settembre 15, ind. XIV – Giulio Pp. II a. 7
Montevergine
Pietro Lima, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Il monastero di M.V. Maggiore dà l’assenso alla compra che il signor Diomede Mariconda, di Napoli, presidente della regia camera della Sommaria, ha fatto di un territorio del monastero di 42 moggi, nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto San Severino, nel quale vi è una cappella, dedicata a San Severino, ed è redditizio al monastero in un tarì all’anno; in particolare si dichiara che il monastero è stato soddisfatto nei diritti che ad esso spettavano «de tertiaria seu quartaria» (LI, 76)
4581.
1510, settembre 21, ind. XIV («XV») – Ferdinando d’Aragona re a. 9 di Sicilia
Casale di Santa Maria Ingrisone, nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Nicola Maturo, di Santa Maria Ingrisone, giudice annuale ivi
Alberico, f. del q. Nicola Cirulo, di Santa Maria Ingrisone («Angrisono» e «Ingrasone»), dichiara, – insieme con altri testimoni, tra i quali don Marzano de lo Russo, «abbate de la ecclesia de sancta Maria Ingrisono» -, che suo padre, fra gli altri legati lasciò al monastero di M.V. «sopra le terre soe franche che omne anno et in perpetuo li monaci di montevergine siano tenuti dirli et celebrarli una meza quarantona de Messe in dicto monasterio per lanima soa», e perciò ingiunge a suo figlio Alberico e agli altri suoi eredi di corrispondere al monastero «la ragione solita et consueta quolibet anno» (LII, 73)
4582.
1510, ottobre 6, ind. XIV («XV») – Ferdinando d’Aragona re a. (in bianco)
Montevergine
Battista de Angelo, di San Severino, pubbl. not.
Ambrogio Jaccheo, di Mercogliano, giudice annuale
Fra Nardo de Petrone da San Severino, vicario e priore di M.V., col consenso della Comunità di M.V., concede all’egregio don Giovanni Stefano Superno, di San Severino, un mulino diruto presso Mercato San Severino, chiamato «lo Molino de lo Torello», per 4 ducati e mezzo all’anno (CXI, 96)
4583.
1510, ottobre 22, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
Ceppaloni
Giulio de Juliis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Saluzio Russo, di Ceppaloni, giudice annuale
Il P. Matteo Russo, priore e rettore di S. Giacomo di Benevento, grancia di M.V., concede per 29 anni da rinnovare di quinquennio in quinquennio a Paolo de Jannato, di Ceppaloni, un bosco o sterparo in Ceppaloni, nel luogo detto «li Guidi», per 5 grana di censo annuo, nella festa della natività della Madonna a settembre (XXXVI, 29)
4584.
1511, marzo («nonis martii») – Giulio Pp. II a. 9
Roma
Dietro istanza di Mercurio e Antonio Maczarota, figli del q. Romanello e della quondam Adriana, laici, e di Carmosina Forino, di Mercogliano, moglie di Mercurio, il Sommo Pontefice incarica Girolamo de Ghinuciis, canonico di Siena, di fulminare socmunica contro alcuni figli di iniquità, che falsificarono gli strumenti delle doti e arrecarono loro altri gavi danni (VII, 18)
4585.
1511, marzo 9, ind. (XIV) – Giulio Pp. II a. 10
Sant’Agata
Giovanni Nicola Vallata, pubbl. not. apostolico
Riccardo de Simeone, giudice
Fra Marino Sessa, priore di S. Maria della Neve di Trevico e di S. Pietro Orsetano in Sant’Agata, affitta per 9 anni a Pietro de Sangrio un orto in Sant’Agata, nel luogo detto Acqua bonito, col patto di corrispondere 6 ducati all’anno di carlini d’argento «usualis monete» (XI, 67)
4586.
1511, aprile 3, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
Ceppaloni
Petruccio Piczolillo, di Ceppaloni, pubbl. not.
Gualtiero Russo («Rubeus»), di Ceppaloni, giudice annuale
La nobildonna Virgilia de Dionisio, di Ceppaloni, moglie del nobile Donato Piczolillo, di Cervinara, e la nobile Miara de Dionisio, di Ceppaloni, moglie del nobile Giuliano de Norcia, abitante in Avella, per il prezzo di 9 once e 7 tarì e mezzo, vendono a Giovanni Sillicto, di Ceppaloni, certe case in Ceppaloni, nel luogo detto «lo Castellone», e una terza parte di una vigna nel luogo detto Nautelli (XXXVI, 60)
4587.
1511, maggio 11, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 7
Castello della baronia di Vico
Domenico Scopa, di Castelbaronia, pubbl. not.
Corrado Magli, giudice di Castello
Maria, figlia del q. Jasio de Nardullo, facendo testamento, fra l’altro dispone che dopo la sua morte si celebrino per l’anima sua «Missas sancti Gregorii» (Cast. 90)
4588.
1511, agosto 21, ind. XIV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
Vitulano, nelle pertinenze della valle di Tocco
Pietro de Amore, di Vitulano, pubbl. not.
Micco Verusio, di Vitualano, giudice annuale ivi
Nicola, f. del q. Giovanni Tommaso, di Vitulano, vende a Cosma, f. di Antonio Buzanello, un orto con tutti gli alberi ivi contenuti, nel luogo detto Pastorello, per 4 ducati (CXXIII, 131)
4589.
1511, ottobre 8, ind. XV – Giulio Pp. II a. 8
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Giacomo Maiorana, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Matteo Russo, priore di S. Giacomo de Mascambronibus in Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» ad Antonio de Juliis, di Ceppaloni, come procuratore dell’eccell.mo Camillo de Marra, utile signore di Ceppaloni, una terra lavorativa di circa 10 tomoli, con casa ed alcuni alberi fruttiferi, in territorio di Ceppaloni, e propriamente nel luogo detto Mamma bona o «Alle Molina», con la facoltà di poterla affrancare entro i primi 10 anni con altra possessione in Benevento o in territorio di Ceppaloni, del reddito annuo di 8 tarì, e frattanto corrispondere «pro censu» 15 carlini nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti; che se, finiti i 10 anni, non sarà stata fatta l’affrancazione, continuerà a tenerla per gli altri 19 anni a titolo di sempllice concessione enfiteutica e corrisponderà come sopra 8 tarì all’anno (XXXVI, 30)
4590.
1511, novembre 28, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
Ceppaloni
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Angelo Mancino, di Ceppaloni, giudice annuale
Il singore Antonio de Russo («Rubbo»), di Ceppaloni, dona al monastero di M.V., per mano di fra Luigi da Lapio, decano di M.V. e fra Minichiello de Barbaro da Sant’Angelo, primicerio di M.V., una casa consistente in 6 membri, nella terra di «Rubi de la montagna», e una vigna in Ceppaloni, nel luogo detto «Supe de Rubo», deu materassi da letto, pieni di lana, un paio di lenzuola, uno «sproverium», ecc., con obbligo che alla sua morte gli si debbano celebrare le Messe XLI in onore di San Gregorio, un anniversario all’anno e venga sepolto il suo corpo a M.V. (XXXVI, 2)
4591.
1512, gennaio 18, ind. XV – Federico d’Aragona re a. 10
Casale di Terranova nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo de Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Angelo dei Simoneta, «de casali seu villa Cucziani», giudice, in mancanza di Bernardino de Janillo, giudice per tutto il Feudo di M.V.
Fra Nardo de Petrone, vicario e priore di M.V., concede per 29 anni a Giovanni de Cerra, della terra di Apice, una vigna in Apice, nel luogo detto «li valluni», per il canone annuo di 2 tarì e mezzo di carlini ogni anno nella festa di S. Egidio il 1° settembre (XIV, 29)
4592.
1512, marzo 15, ind. XV – Giulio Pp. II a. 8
Montemarano («apud civitatem Montis Marani»)
Giovanni Donato de Dotiis, di Chiusano, pubbl. not. apostolico
Fra Giuliano de Onofrio («de Nofrio»), del castello di Lauro, nelle pertinenze di Terra di Lavoro, priore e procuratore del monastero di M.V. di Candida, concede in enfiteusi per 29 anni a don Matteo Sellepta, di Montemarano, un ortale «vacuum sterile inutile», nelle pertinenze di Montemarano, nel luogo detto «la rudene», della capacità di circa 4 terzi «in semine», per il censo annuo di 5 grana (Cand. VII, 11)
4593.
1512, maggio 10, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Mercogliano
Tiberio Mazzarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Angelo Forino, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Agostino de Oliviero, di Ospedaletto, si fa riportare in pubblica forma uno strumento del 14 gennaio 1500, rogato dal not. Bartolomeo de Januario, di Mercogliano, in cui Caterina del q. Bartolomeo de Lucula, di Ospedaletto, col consenso di suo marito Francesco de Palomma, vende ad Agostino de Oliviero, pure di Ospedaletto, una parte di case in Ospedaletto, per 6 tarì e mezzo di carlini d’argento (CXX, 83)
4594.
1512, maggio 27, ind. XV – Ferdinando re a. 10
Serino
Giovanni Luigi de Antonio, di Serino, pubbl. not.
Fra Giovanni Raropresa, alias de Bonavoglia, infirmarario di M.V., fa riportare in pubblica forma uno strumento (riferito, Reg. 4435) (CX, 60)
4595.
1512, giugno 7, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Montevergine
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Aquilano de Morra, di Mercogliano, giudice annuale
Fra Nardo de Petrone da San Severino, priore di M.V. e vicario sostituto di don Ferdinando Monsorio, di Napoli, procuratore e vicario generale di Ludovico cardinal d’Aragona, del titolo di S. Maria in Cosmedin, perpetuo commendatario di M.V., cede al not. Antonio Marano, di Apice, un territorio seminativo di 4 tomoli, in Apice, nel luogo detto «a li Morroni»; e in cambio riceve un altro territorio seminativo di 5 tomoli, pure in territorio di Apice, nel luogo detto «a lo Covante» (XLI, 4)
4596.
1512, giugno 24, ind. XV – Giulio Pp. II a. 9
Mercogliano
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Pietro Paolo de lo Russo, di Mercogliano, giudice ivi
Agostino de Oliviero, di Ospedaletto, fa riportare in pubblica forma uno strumento del 19 luglio 1496 (riferito, Reg. 4475) (CXIX, 34)
4597.
1512, giugno 24, ind. XV – Giulio Pp. II a. 9
Candida, nel monastero di S. Maria di M.V.
Don Giovanni Berardino, di Fontanarosa, giudice ordinario nella diocesi di Frigento e not. apostolico
Fra Giuli[ano] da Lauro, priore del monastero di M.V. in Candida, insieme con la sua Comunità, concede per 29 anni «ad libelli renovationem» a don Marino de Cristiano, di Fontanarosa, un casalino sterile e vacuo, in Fontanarosa, e propriamente nel luogo detto «la cesarella alias lo castello vecchio», per il censo annuo di 3 tarì il giorno di Sant’Egidio, e con la facoltà di poterlo affrancare (Cand. V, 1)
4598.
1512, luglio 3, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re a. 9
L’Aquila
Cherubino di Giovanni, dell’Aquila, pubbl. not.
Alessandro de Piczulo, giudice regio dell’Aquila
Domenico Ciancetta, dell’Aquila, essendo debitore in 24 ducati a Cericonte de Tramonto, come erede di suo fratello Antonio Ciancetta, gli assegna i 22 ducati e mezzo che gli doveva Antonino, f. del q. Giulio di Altavilla, e i 15 carlini d’argento che gli doveva Marino, altro figlio del q. Giulio (XIV, 49)
4599.
1512, luglio 6, ind. XV – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Sarno
Daniello de Bosco, di Sarno, pubbl. not.
Vincenzo de Amandis, di Sarno, giudice annuale ivi
Il Padre Teseo de Cutino (qui «Catino»), di San Severino, priore di San Giovanni di Sarno, grancia di M.V., concede in enfiteusi per 29 anni «ad renovandum» ad Antonio de Basilice, f. ed erede delq. Stefano de Basilice, e ad Angelo de Basilice, f. del q. Francesco de Basilice, a sua volta f. di Stefano, di Sarno, due pezzi di terra di cui uno arbustato e vitato con viti latine, in territorio di Sarno, nel luogo detto Cauragnano, e un altro con terra «vacua» e sterile, nelle stesse pertinenze di Sarno, nel luogo detto «lo ponte», per il censo annuo di 5 tarì, da corrispondersi nella festa della Madonna a settembre (CVI, 41)
4600.
1512, novembre 19, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Barletta («Baroli»)
Giovanni Pietro, di Barletta, pubbl. not.
Fra Albenzio da San Severino, priore della chiesa di S. Donato d’Ascoli, concede al nobile Ludovico Mele, di Napoli, un vignale, nelle pertinenze di Barletta, nel luogo detto Pignoni, per il canone annuo di 2 tarì e 10 grana il giorno della Madonna ad agosto (XXIII, 118)
4601.
1512, novembre 22, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Casale di Santa Lucia nelle pertinenze di Serino
Giovanni Luigi de Antonio, di Serino, pubbl. not.
Matteo Cimino, di Serino, giudice annuale
Pietro Simone, di Serino, facendo testamento, fra gli altri legati lascia al monastero 10 grana all’anno, con l’obbligo di Messe per l’anima sua, danaro da corrispondersi dai suoi eredi «pro rata cuilibet ipsorum tangente» (CX, 61)
4602.
1513, gennaio 27, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 11
Ceppaloni
Giulio de Zullis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Pappasino, di Ceppaloni, giudice
Sebastiano Rocco, dando sua figlia Giardina in moglie al not. Regno, f. del not. de Undio, assegna come doti della figlia 6 ducati (XXXVI, 80)
4603.
1513, febbraio 21, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 11
Mercogliano
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Giacomo Russo («de Rubeo»), di Mercogliano, giudice ivi
Sermionte Cazzeria, di Mercogliano, vende a Gaspare Pacifico, pure di Mercogliano, una terra nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Ponticello, redditizia al monastero di M.V. in 7 grana e mezzo, per il prezzo di 6 ducati, 5 tarì e 5 grana (LXIV, 49)
4604.
1513, giugno 19, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Pappasino, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Fra Berardino Setaro da San Martino Valle Caudina, priore di San Giacomo di Benevento, procede a una permuta con Francesco de Furno, detto Maturro, di Ceppaloni, dandogli una terra arativa con alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto «le pantanelle», e ricevendo da lui un’altra possessione pure arativa, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Ferrara (XXXVI, 24)
4605.
1513, luglio 1, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Pietrastornina
Pietro de Custolis, pubbl. not.
Marino de Fusco, di Pietrastornina, al posto e invece di Berardino Rezio, di Pietrastornina, giudice annuale
Pietro de Marciano, di Fossaceca, vende a fra Luigi da Lapio, decano di M.V., due selve in Pietrastornina, di cui una nel luogo detto Gaudo, e l’altra nel luogo detto «Gaudo overo li silvi», per il prezzo di 14 ducati (C, 122)
4606.
1513, luglio 4, ind. I – Leone Pp. X a. 1
Avellino, nel palazzo episcopale
Giovanni Berardino de Dactolis, di Fontanarosa, pubbl. not. apostolico
Il monastero di M.V. procede ad una permuta con Modestino de Felice, dandogli un reddito di 18 ducati, ipotecati su una possessione nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Chiaiora, – lasciati da Yunda, moglie del q. Giacomo de Felice, mediante testamento rogato dal not. Carlo de Messina, di Avellino, con l’obbligo di celebrare per l’anima sua 31 Messe all’anno, e con la clausola che in caso non si osservassero i patti, quei 18 ducati annui dovevano andare alla riparazione dell’Ospedale dell’Annunziata di Napoli -; e in cambio riceve un pezzo di terra nel luogo detto Baccanico (XVIII, 88)
4607.
1513, luglio 11, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 11
Giovanni Luigi de Antonio, di Serino, pubbl. not.
Marino de Runilo, di Serino, giudice annuale ivi
Il Padre Giovanni da Benevento, procuratore del monastero di M.V., riconcede a Cristoforo di Romolo una terra nel casale di Ferrari, nelle pertinenze di Serino, nel luogo detto «a lo Serrone de la vingna», per 11 grana all’anno (CX, 62)
4608.
1513, agosto 20, ind. I – Ferdinando d’Aragona re a. 12 (in: 1535, gennaio 23, ind. VIII)
Lapio
Giovanni de Benevento, pubbl. not.
Angelo de Adamiano, giudice
Cobello de Clemente, di San Mango, dona a Barone de Clemente, suo fratello:
1) un ortale con alberi di cerri e querce, in territorio di San Mango («Sancti Magni»), nel luogo detto Panicaro, redditizio alla Curia di quella terra in un tarì e un grano all’anno a Natale;
2) un altro ortale nello stesso territorio, nel luogo detto «la valle», redditizio al monastero di M.V. in 10 grana all’anno a Natale (in Cand. VI, 24)
4609.
1513, ottobre 23, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 11
Forino
Giovanni Antonio Jacuzio, di Forino, pubbl. not.
Felice de Jacuzio (anche «Jagutio»), di Forino, giudice annuale ivi
Il Padre Giovanni de Bonavoglia da Benevento, infirmarario di M.V., concede ad Angelo de Melone, di Forino, una selva in Forino, nel luogo detto «lo visciglito», col patto di rinnovare lo strumento della concessione ogni cinque anni, e pagare un tarì e 13 grana (XLIV, 80)
4610.
1513 («1514»), dicembre 27, ind. II – (Regnante, omesso) a. 11
Carife
Pietro di Nardello, di Carife, pubbl. not.
Giacobello de Renzullo, progiudice
Giovanni di Nicola de Tarantino, di Castelbaronia, vende a Minia de Loysio, di Castello, un pezzo di terra nel borgo di Castello, riservando a sé un pezzo di terra di venti palmi per quattro, che egli asserì di aver venduto a un certo canonico di Castello, per il prezzo di 35 carlini e 5 grana (Cast. 44)
4611.
1514, maggio 1°, ind. II – Leone Pp. X a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Nicola de Nicolais, pubbl. not. apostolico
Fra Bernardino Setario da San Martino Valle Caudina, priore di S. Giacomo di Benevento, col consenso del suo Capitolo conventuale, concede per 29 anni a Francesco Spigliosa, di Benevento, due casette («domunculas») e cioè una consistenza in due membri, dei quali uno coperto e l’altro scoperto, e l’altra consistente pure in due membri, in Benevento, nella parrocchia di S. Leucio, per il canone annuo di 5 tarì (XXV, 26)
4612.
1514, maggio 4, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 10
Roberto de Pacco, di Castelpoto, pubbl. not.
Bartolomeo de Giovanna, giudice annuale
Andrea de lo Russo, Alessandra del q. Pasquale, sua moglie, Disciante de lo Russo, suo figlio, e Giovannella, moglie di costui, vendono a don Berardino Antonio, sacerdote della chiesa maggiore, agente a nome di sua sorella Diamante, una casa con due camere in Benevento, nella parrocchia di S. Vincenzo, redditizia alla stessa chiesa di S. Vincenzo in 2 tarì all’anno, per 17 ducati e mezzo
4613.
1514, maggio 8, ind. II – Ferdinando re a. 11
Apice
Angelo Sannuzio, di Apice, pubbl. not.
Giacomo Sanctorella, di Apice, giudice annuale ivi
Antonio Fabbro, di Montefusco, vende al not. Antonio Giovanni Marano, di Apice, un pezzo di terra, e cioè una quarta parte di una terra della capacità «in semine» di 3 tomoli in territorio di Montefusco, nel luogo detto Piculi, che egli possedeva indivisa con altri suoi parenti, per 5 ducati di carlini d’argento
4614.
1514, giugno 5, ind. II – Leone Pp. a. 2
San Giorgio la Molara («S. Georgii Molinari»)
Nicola Sanuzio, di Apice, pubbl. not. apostolico
Dietro richiesta del not. Antonio Giovanni Marano, di Apice, condottisi notaio e testi in San Giorgio, lì trovano il venerabile abate Giovanni Battista Mancella, arciprete di quella terra, il quale, richiesto dal not. Marano, che gli restituisse i 40 ducati che doveva riscuotere sull’abbazia di S. Marco di Apice, per 3 anni, secondo uno strumento dell’anno 1509, ind. XIII, rispose: «quod nó li desse dar niente et si li dessero dare alcuna roba lo fara citare et usta la justitia fussi». Soggiungendo allora il not. Marano: «Questi denar non mele potrei denegare perché ce ho lo Istrumento et devi remelli dar et ecco», e così gli mostra lo strumento. Il presente atto è stato redatto per cautela del not. Marano
4615.
1514, luglio 1° – Ferdinando re
Napoli
Don Bernardo Villamari, conte di Capaccio, ecc. («comes Caputacii Regni huius admiratus ac Regii Maritimi exercitus capitaneus vicerex et locumtenens generalis»), concede il regio assenso alla concessione dell’ufficio di mastrodattia («magistratus actorum») del castello di Palma, che il magnifico Enrico Orsini de Aragona, conte di Nola, aveva dfatto al nobile not. Beneveniente della terra di Palma (X, 33)
4616.
1514, agosto 18, ind. II – Ferdinando d’Aragona re a. 8
Apice
Francesco Risciola, di Apice, pubbl. not.
Leonardo Grande, di Apice, giudice annuale di Apice
Polidoro Nicola Marco, di Apice, facendo testamento con valore di sua ultima volontà e irritando ogni altro testamento e disposizione, istituisce eredi universali e particolari i suoi figli Domenico e Luigi, e siccome lascia incinta sua moglie Maria, se questo figlio postumo sarà maschio, sia erede insieme con gli altri, se femmina, abbia le doti secondo l’uso di Apice; morendo uno dei figli senza eredi, succedano nella sua eredità gli altri figli. Fra i diversi legati, stabilisce che il suo corpo sia sepolto nella chiesa di S. Francesco di Apice, e siano date tre grana a ogni sacerdote, che accompagnerà il suo corpo e a quella chiesa lascia 20 carlini; ai tutori e curatori dei suoi figli consegna 400 ducati in una cassetta da trasmettere agli eredi quando saranno giunti «ad etatem discretionis»
4617.
1514, settembre 29 («III kal. oct») – Leone Pp. X a. 2
Roma
Leonardo, presb. cardinale del titolo di S. Susanna, affida alla discrezione di Ludovico, cardinale diac. del titolo di S. Maria in Cosmedin, perpetuo commendatario di M.V., e al suo vicario, di esaminare la richiesta presentata da Carmosina Forino, di Mercogliano, la quale esponeva che, essendo rimasta orfana e affidata alla tutela e cura di Stefano Forino, suo zio paterno, e poi andata sposa, ricevette dallo zio la dote «de paragio et ultra paragium sufficienter» e «ab ipso patruo inducta seu potius seducta» gli rilasciò piena quietanza di tutta l’amministrazione e gli cedette la donazione ricevuta dalla madre e tutti gli altri diritti ereditari che essa poteva avere. Ora riconoscendo di essere stata da lui in tale circostanza lesa enormemente nei suoi diritti, domanda la rescissione e annullamento di quello strumento allora rogato, il che essa non può fare, dato il giuramento allora interposto, perciò domanda su ciò l’intervento della Sacra Penitenzieria apostolica (VII, 19)
4618.
1514, settembre 29, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. (in bianco)
Lancusi, nelle pertinenze di San Severino
Conforto Celentano, pubbl. not.
Admiano de Alferio, di San Severino, giudice annuale ivi
Lucrezia Surrentino, di Napoli, moglie del signor Bartolomeo, del casale di Lancusi, nelle pertinenze di San Severino, facendo testamento stabilisce suoi eredi Giacomo e Sebastiano Giaquinto, suoi figli, e Giacomo Antonio, altro suo figlio; e fra gli altri legati pii stabilisce un assegno di un tarì all’anno alla cappella di S. Bartolomeo, costruita nella chiesa di S. Maria di Penta, ipotecato su tre botteghe nel casale di Sant’Antimo, con l’obbligo della celebrazione di un anniversario ogni anno in perpetuo (XLIX, 18)
4619.
1515, marzo 3, ind. III – Leone Pp. X a. 3
Napoli
Giacomo Andrea Parlato, not. pubbl. regio e apostolico
Fra Luigi da Lapio, sostituto di Pietro de San Felice, eletto di Cava, uditore del cardinale d’Aragona, perpetuo commendatario di M.V., e suo vicario generale, conferisce a fra Marciano da Vico, della baronia di Flumeri, monaco di M.V., il priorato di San Giovanni di Valle, nella diocesi di Vico, per 10 anni, con obbligo di corrispondere ogni anno al signor Cardinale commendatario 30 ducato (XI, 25)
4620.
1515, marzo 14, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 11
Mercogliano
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Giovanni Forino, di Mercogliano, giudice a vita ivi
Si riporta uno strumento del 19 ottobre 1497 (riferito, Reg. 4484) (LXX, 43)
4621.
1515, aprile 20, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 11
«Apud infirmariam sacri monasterii M.V. et proprie intra ven. cappellam Sancti Basilis»
Stabile de Stabile, di Montoro, pubbl. not.
Roberto de Salvo, di Rocca, abitante in Mercogliano, giudice annuale
Il Padre Giovanni Bonavoglia, infirmarario di M.V., concede ad Amelio Sommenterio, di Montoro, un territorio incolto nelle pertinenze di Montoro, nel luogo detto «lo oliveto de monte vergene» (LXXXVII, 69)
4622.
1515, maggio 17, ind. III – (Ferdinando) re a. …
Apice
Francesco Risciola, di Apice, pubbl. not.
Don Marino Presupzio, di Apice, stando ammalato in sua casa, nella parrocchia di S. Pietro, fa testamento, istituendo suo erede universale un suo nipote, salvo i legati contenuti nel presente testamento, in cui, fra l’altro stabilisce che il suo corpo venga sepolto nella chiesa parrocchiale di Apice, e lascia i legati per Messe
4623.
1515, maggio 28, iind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 12
Oreto di M.V.
Tiberio Maczarotto, di Napoli, abitante in Mercogliano, pubbl. not.
Silvestro Petracca, di Mercogliano, giudice a vita
Antonio de Sancto Felice, di Napoli, luogotenente e procuratore dell’ill.mo Ludovico d’Aragona, cardinale diac. di S. Maria in Cosmedin e perpetuo commendatario di M.V., insieme con la Comunità di M.V. concede in enfiteusi in perpetuo all’egregio not. Nicola Antonio de Cecchola, di Candida, una terra arbustata e con alberi fruttiferi nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «Rodinando» o «lo Campo», per il canone annuo di 13 carlini
4624.
1515, giugno 5, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 13
Candida
Nicola Antonio de Ceccola, di Candida, pubbl. not.
Giovanni Felice de Rubello (e «Robillo»), giudice annuale di Candida
Andrea e Altobello de Tearia, fratelli carnali, di Candida, rimettono alla decisione degli arbitri le divergenze e questioni che c’erano fra loro riguardo alla divisione di certi loro beni
4625.
1515, luglio 14, ind. III – Ferdinando d’Aragona re a. 13
Napoli
Cesare Malfitano, di Napoli, pubbl. not.
Girolamo Gaffuro, di Napoli, giudice
Giovannello de Cunto, di Napoli, dovendo partire da Napoli, e siccome «nil sit certius morte et nil incertius hora mortis», fa testamento, istituendo suo erede universale la Cappella di S. Maria delle Grazie, nella chiesa omonima in Napoli, con alcuni obblighi di Messe
4626.
1515, settembre 10, ind. IV – Leone Pp. X a. 3
Oreto («in Horeto»)
In forza di procura, fatta da Ludovico d’Aragona, commendatario di M.V., e rilasciata il 24 novembre 1514 nel 2° anno di Leone Pp. X, il dott. Antonio de Sancto Felice, di Napoli, concede ad Aquilano Cicharello, di Mercogliano, un tenimento nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto l’Ortora, per la metà dei frutti (LXII, 25)
4627.
1515, settembre 30 – Leone Pp. X a. 3 (in: 1515, dicembre 18)
Roma
Avendo il cardinale Ludovico d’Aragona, cardiale del titolo di S. Maria in Cosmedin, commendatario di M.V., rimesso nelle mani del Sommo Pontefice questa commenda, – perché questa congregazione di M.V. insieme col monastero di S. Guglielmo del Goleto fosse annesso e incorporato all’Ospedale dell’Annunziata di Napoli -, il Papa accetta la rinunzia e unisce tutta la Congregazione di M.V. a quella dell’Ospedale (in II, 38) 1)
***Archiv. SS. Annunziata di Napoli, vol. 10, n. 341 (D’Addosio, Sommario, p. 135) ***Lettera regia esecutoriale, data da Napoli, Castelnuovo 2 dicembre 1515 (in II, 38)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 484-485; De Masellis, Iconologia, p. 359-360
4628.
1515, dicembre 9, ind. IV – Ferdinando d’Aragona re a. 13
Bartolomeo de Aquino, pubbl. not.
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Mariano de la Pietà, priore di S. Leonardo di Montefusco, procede a una permuta con Antonio Cefaro, del casale di Torre di Montefusco, dandogli un pezzo di terra con querce nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Grancitelli, di circa 5 tomoli; e ricevendo da lui un pezzo di terra della capacità di 6 tomoli, nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Piano o «lo puczo», e un altro pezzo di terra, pure nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Grancitelli, «seu llo vado de lo maligno», della capacità di circa 2 tomoli
4629.
1515, dicembre 11, ind. IV – Ferdinando d’Aragona re a. 14
Monastero di M.V.
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Altobello Russo («Rubeus»), di Montefredane, giudice regio per tutto il Regno
I Padri di M.V., avuta notizia che il cardinale Ludovico d’Aragona, commendatario perpetuo di M.V., aveva rassegnata nelle mani del Sommo Pontefice Leone X la commenda di M.V. a favore dell’Annunziata di Napoli, protestano contro quest’atto (LXXIV, 809)
4630.
1515, dicembre 18, ind. IV – Leone Pp. X a. 3
Montevergine
Francesco Russo, di Napoli, pubbl. not. apostolico e regio
Riportato il doc. pontificio di Leone Pp. X del 20 settembre 1515 (riferito, Reg. 4646) e l’Exequatur del 2 dicembre dello stesso anno, i Maestri e Governatori dell’Ospedale della SS. Annunziata di Napoli prendono possesso del monastero di M.V. e di tutte le sue Case, cantando il Te Deum, suonando le campane, ecc. (II, 38)
4631.
1515 («1516»), dicembre 31, ind. IV
Bartolomeo Melillo, del Feudo di M.V.
«Gracie quale se domandano et supplicano ai Mag.ci signuri maystri et gubernaturi de la venerabile ecclesia de la annunziata de Napoli», e cioè:
1) la conferma delle consuetudini, immunità, franchigie godute dai vassalli e uomini soggetti a M.V. al tempo dei Commendatari;
2) che non siano chiamati e puniti da altri che dalla Corte loro e di M.V., sia nelle cause civili che in quelle criminali, secondo i privilegi del monastero, e specialmente che non siano oppresso e vessati;
3) che si eserciti la giurisdizione «secundo li meriti loro», e si abbia rispetto alle persone;
4) che prendano provvedimenti per un tenimento;
5) che facciano osservare le franchigie e immunità;
6) che si continui ad avere, come era solito fare il monastero, un ufficiale a Mercogliano per tutti i vassalli;
7) che ugualmente si era soliti avere «uno camberlingo» per amministrare le cause;
8) che non si possa tener corte senza l’intervento del giudice annuale eletto dall’Università, il quale abbia da intendere le cause e la giustizia;
9) si continui il modo usuale riguardo alla bagliva e alle entrate;
10) che il capitano non abbia a restare in quell’ufficio più di un anno, come si costuma per il regno, e al principio dell’ufficio dia garanzie di adempierlo legittimamente;
11) che l’ufficio di capitano e la mastrodattia non si abbia da vendere, ma che si faccia come si faceva al tempo del cardinale d’Aragona;
12) che concedano ai vassalli il medico, ecc.;
13) che nelle possessioni e luoghi dove non fosse stato fatto danno «da uno grano … non se possa per la corte tener pena altro che uno grano per carlino secundo se costuma per tucto el regno»;
14) «se si ha d vendere l’ufficio o afficto de la bagliva volendolo comprare alcuno uomo dabbene restando come vassallo, si conceda» (II, 82)
4632.
1516, febbraio «vicesimo …», ind. IV – Ferdinando d’Aragona re
Candida
Nicola Antonio de Ceccola, di Candida, giudice
Il not. Giovanni de Serino, di Candida, col consenso di Vincenza, sua moglie, vende a Colangelo e a Pietro Ungaro una terra nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «la frabecatella», per 9 ducati e il censo annuo di 3 tarì alla chiesa di S. Sofia e a quella di S. Angelo, in Candida, da corrispondersi a Natale (XXX, 175)
4633.
1516, marzo 8, ind. IV – Giovanna regina e Carlo a. 1
Sarno
Daniele de Bosco, di Sarno, pubbl. not.
Giovanni Francesco Ricio, di Sarno, giudice annuale
Fra Matteo de Simone, priore di S. Giovanni di Sarno, grancia di M.V., rinnova la concessione fatta a Belardo Frecensese, di Sarno, figlio e legittimo erede di Leone Frecensese, di Sarno, di uno stabile in Sarno, nel luogo detto Basso, per il censo annuo di 2 tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre
4634.
1516, aprile, ind. IV – Giovanna regina e Carlo re a. 1
Montefalcione
Nicola Gravido, di Montefalcione, pubbl. not.
Gabriele de Chioccarello, di Montefalcione, giudice annuale
Giulio de Alugello, di Luogosano, vende a Carlo de Cicia, della terra di Montefalcione, un pezzo di terra nelle pertinenze di Luogosano, nel luogo detto Cerceta, per 6 ducati di carllini d’argento (XLI, 71)
4635.
1516, luglio 27, ind. IV – Giovanna d’Aragona, Carlo d’Austria a. 1
Ospedaletto («apud terram Spitalecti»)
Altobello Russo («Rubeus»), di Montefredane, pubbl. not.
Bartolomeo de Masello, di Ospedaletto, giudice annuale ivi
Alturisio di Giovanni de Barberio vende a Cristiano de Nardo, di Ospedaletto, una vigna con viti latine e certe piante di mele, nel luogo detto «Intrammo ll’acque», per 8 ducati di carlini d’argento, e il censo annuo di 10 grana a M.V. (CXIC, 35)
4636.
1516, settembre 6, ind. V – Regnanti Giovanna d’Aragona e don Carlo a. 1
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Vincenzo Russo, di Ceppaloni, giudice annuale ivi
Il nobile Giovanni Russo, di Ceppaloni, mosso dal profonda gratitudine, dona a Carmosina Mattia, sua moglie, molta roba e tra l’altro una terra con vigna nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Cortinaliczo, un altro pezzo di terra nello stesso luogo, in cui egli edificò una casa, un altro pezzo di terra, parte a vigna e parte con alberi fruttiferi, redditizio in 4 carlini annui nella festa dell’Annunziata alla chiesa della SS. Annunziata e al suo Ospedale in Ceppaloni, delle case in Ceppaloni con tutta la suppellettile, una casa nel luogo detto Castellone un’altra casa nello stesso luogo, redditizia alla Curia di Ceppaloni in 3 carlini all’anno a Natale (XXXVI, 52)
4637.
1516, dicembre 1°, ind. V – Leone Pp. X a. 4
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not.
Fra Martino Gervasio, di Pietrastornina, priore del monastero di S. Giacomo «de Mascambronibus» in Benevento, concede per 15 anni «titulo permutationis» a Giacomo Antonio de Vicario, di Benevento, un territorio o Chiusa, della capacità di circa 2 tomoli, con certe piante di querce, in territorio di Benevento, nel luogo detto «lli trani», e un cellaro terraneo di due membri, in città, nella parrocchia di S. Stefano, col potere di affrancarli con una possessione franca e libera, in Benevento o nel suo territorio, dal reddito annuo, a giudizio di probi periti, di 6 tarì di carlini d’argento, e frattanto corrispondere 5 tarì e mezzo nella festa di S. Giacomo a luglio, o nel mese seguente; che se in questi 15 anni non si verifica tale affrancazione, quei beni ritornano liberi e franchi al monastero con tutti i miglioramenti effettuatisi (XXV, 27)
4638.
1516 (ottobre 24, ind. V) (?) – Regnanti Giovanna e Carlo a. 1
Serino
Tideo de Rutolo, di Serino, pubbl. not.
Durante vende a Battista e ai suoi eredi un territorio in Serino, per 60 ducati
4639.
1516 … – Regnanti Giovanna e Carlo a. 1
Sarno
Daniele de Bosco, pubbl. not.
Giovanni Francesco Ricio, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Matteo, priore del monastero di M.V. in Sarno, avendo concesso il 10 agosto della IV indizione a Vincenzo e Francesco Barbarolo, di Sarno, un tugurio in Sarno, e due «lincias» di terra, pure in Sarno, nel luogo detto «la farucella», ora ne fa stendere pubblico strumento
4640.
1517, febbraio 9, ind. V – Regnanti Giovanna d’Aragona e don Carlo a. 2
Capua
Giovanni Friozio, di Capua, pubbl. not.
Francesco Ferrecta, di Capua, giudice regio a vita
Fra Francesco de Falco, priore di M.V. di Capua, col consenso della sua Comunità, concede per 29 anni ad Angelo Paulello un territorio di 5 moggi e mezzo nella villa degli Schiavi, nel luogo detto Fiume morto, per 12 grana all’anno nella festa di S. Maria ad agosto e 8 carlini per la rinnovazione ogni 29 anni (XXXI, 107)
4641.
1517, marzo 26, ind. V – Leone Pp. X a. 5
Benevento
Marino de Maurellis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Vincenzo, f. di Angelo de Collo, col consenso di suo padre, vende al «discretus vir» Bartolomeo de Donato, di Limata, volgarmente chiamato Rossolillo, e «de Benevento», una casa costruita in un portico della via pubblica, ed un cortile con casalino e altri due membri, di cui uno terraneo con lamia e l’altro superiore, nella parrocchia di S. Giacomo de Mascambrunis, per il prezzo di 10 once d’oro, e col censo annuo di due tarì e mezzo al monastero di S. Giacomo, lasciato da sua madre Violante Gagliarda nel suo testamento (XXIV, 187)
4642.
1517, aprile 25, ind. V – Regnanti Giovanna e Carlo, principe di Castiglia, a. 2
Montella
Pietro Buccuto, di Montella, pubbl. not.
Giacomo Laurino, di Montella, giudice annuale ivi
Arcangelo de Melone, di Montella, facendo testamento, istituisce eredi i suoi figli, lascia molti beni mobili a sua moglie Margherita Laurenzana, di Atripalda, e fra gli altri legati pii stabilisce che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Maria de lo Piano in Montella, alla quale chiesa per la salute dell’anima sua ha assegnato molti lasciti, come nell’altro suo testamento (al quale si fa rimando) (XVI, 8)
4643.
1517, maggio 2, ind. V – Regnanti Giovanna e Carlo d’Austria a. 2
Maddaloni
Sebastiano Papa, di Maddaloni, pubbl. not.
Marco de Areyana, di Maddaloni, giudice
Il signor Stefano de Anitrosa e Minichello, suo fratello, di Maddaloni, col consenso del monastero di S. Maria Reale di Maddaloni, comprano da Antonello de Monella «alias de Narducio de Narducio», un territorio nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto «ad Camparense», per il prezzo di 40 ducati, con l’onere di 17 grana al monastero di M.V. alla metà di agosto, e 12 tarì per l’assenso (LI, 77)
4644.
1517, maggio 20 («die vicesima…»), ind. V – Leone Pp. X a. 5
Benevento
Vincenzo Masone, pubbl. nota. apostolico
Il canonico beneventano Achille de Felicibus, di Montefalcione, dietro incarico ricevuto dal Sommo Pontefice, con cui nomina Cesare Marano, chier. di Apice rettore della chiese rurali di S. Adiutore «de Calvano», casale di Apice, e dell’Annunziata, fuori le mura di Montefusco, procede all’investitura delle due chiese
4645.
1517, ottobre 27, ind. VI – Regnante Giovanna d’Aragona e Carlo a. 2
Ceppaloni
Petruccio Piczolillo, di Ceppaloni, pubbl. not.
Giovanni Papasino, di Ceppaloni, giudice ivi
Giovanni Russo («Rubeus» e «Russus»), di Ceppaloni, facendo testamento, lascia eredi i suoi figli e ratifica la donazione fatta a sua moglie il 6 settembre 1516 (cfr. Reg. 4634) (XXXVI, 54)1)
4646.
1518, gennaio 12, ind. VI – Regnanti Giovanna d’Aragona e carlo a. 2
Napoli
Francesco Russo, di Napoli, pubbl. not.
Ambrogio Abate, di Napoli, giudice
I Governatori dell’Annunziata di Napoli ratificano uno strumento di concessione fatto dal monastero di M.V. il 1° luglio 1517, in cui si concedeva in perpetuo al nobile Antonio de Granito, di Salerno, previo assenso apostolico e subastazione, e con potere di affrancarla «quandocumque», una terra sterile e con certi olmi e viti, in territorio di Napoli, nel luogo detto «li Arce», per il censo annuo di 19 tarì ad agosto (CV, 55)
4647.
1518, gennaio 30, ind. VI (in: 1532, maggio 17, ind. V)
Serino
Giovanni Luigi de Antonio, pubbl. not.
Matteo Cimino, di Serino, giudice
Alla presenza di fra Leonardo, priore e vicario di M.V., Gabriele Clarella dichiara che quando fu ammalato si raccomandò alla Madonna di M.V. e per la sua intercessione ne ottenne la sanità; ora per adempiere un voto fatto, dona al monastero di M.V. un territorio arbustato con alberi vitati e altre piante di querce, nel casale di Santo Stefano, nelle pertinenze del castello di Serpico, nel luogo detto «lle caselle» (in CXX, 170)
4648.
1518, aprile 27, ind. VI – Regnante Giovanna e don Carlo a. 3
Vitulano, nelle pertinenze della valle di Tocco
Pietro de Amore, di Vitulano, pubbl. not.
Vincenzo Verusio, di Vitulano, giudice annuale
Fra Donato de Antenorio da San Severino, monaco di M.V. e priore della chiesa di S. Maria di Tocco, grancia di M.V., concede per 29 anni ad Alessandro de Tora, f. del q. Antonio de Tora, di Vitulano, la metà di un mulino, detto «lo molino de meczo», che il monastero possedeva indiviso con Agelillo Silvestro, di Vitulano, sito nelle pertinenze di Vitulano, nel luogo detto Vaccari, per 17 tomoli di grano all’anno «ad mensuram Vitaulini», nella festa di S. Maria ad agosto (CXXV, 219)
4649.
(1518), aprile 28, ind. VI – Regnanti Giovanna e Carlo
Candida
Francesco Davito, di Montefusco, pubbl. not.
Matteo de Angelo, di Candida, giudice
Pasquale, Gregorio e Domenico Cecere, della terra di Luogosano, cedono a Carlo de Cicia, di Montefalcione, una terra nel luogo …; ed in cambio ricevono una terra nelle pertinenze di Luogosano, nel luogo detto Cerceta (XLI, 72)
4650.
1518, maggio 23, ind. VI – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 3
Mercogliano
Girolamo Severina, di Mercogliano, pubbl. not.
Aquilano de Morra, di Mercogliano, giudice annuale
Giovanni Maczarotto, di Mercogliano, vende ad Antonello Longo, pure di Mercogliano, una terra nel luogo detto Acqua de Sapia, nelle pertinenze di Mercogliano, per 40 ducati, e col censo annuo di 5 grana al monastero di M.V. (LXIV, 52)
4651.
1518, giugno 10, ind. VI – Regnanti Giovanna e Carlo a. 3
Vitulano, nelle pertinenze della valle di Tocco
Pietro de Amore, di Vitulano, pubbl. not.
Vincenzo de Verusio, di Vitulano, giudice annuale
Fra Donato de Antonorio (altrove «Antenorio») da San Severino, priore di M.V. di Tocco, grancia di M.V., concede in enfiteusi per 39 anni «in perpetuam semper renovandam» a Santo di Inderao, f. del q. Antonio, di Vitulano, una vigna con viti latine e certe piante di olive, in Vitulano, nel luogo detto «lo hortale de li Franchi», per 3 carlini all’anno (CXXV, 220)
4652.
1518, novembre 24, ind. VII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 3
Marcianise
Giuliano Nuczone, di Marcianise, pubbl. not.
Michele Nuczone, di Marcianise, giudice regio a vita
Il P. Alessandro de Aquino da Sant’Angelo a Scala, priore di S. Maria di M.V. «ecclesie regalis de Magdalono», concede a Damiano de Conto, e ai suoi fratelli Vincenzo, Giangiacomo e Sebastiano de Conto, di Marcianise, un territorio di 2 moggi, arbustato, nelle pertinenze di Marcianise, nel luogo detto Greco, per 10 grana d’oro all’anno nella festa di S. Maria ad agosto, e 5 tarì per questa concessione (LII, 79)
4653.
1519, gennaio 2, ind. VII – Regnanti Giovanna e Carlo a. 3
Valentino
Francesco de Capua, pubbl. not.
Raimondo Buono, di Valentino, giudice annuale ivi
Bartolomeo de Benevento, del castello di Valentino, vende ad Antonio Rubino, pure di Valentino, una bottega («apotheca») nelle pertinenze di Valentino, nel luogo detto «a la piaza»
4654.
1519, gennaio 11, ind. VII – Regnanti Giovanna e Carlo a. 3
«In Villa Maleti, pertinent. Neapolis»
Fabio de Durantibus, di Frattamaggiore, pubbl. not.
Mariano de Durantibus, di Frattamaggione, nelle pertinenze di Napoli, giudice ivi
Angelillo de Martino e Francesco de Martino, fratelli, della villa di «Malety», vendono al magnifico don Giovanni Puderico, di Napoli, un pezzo di terra di 2 moggi e mezzo, con alberi e viti latine, nelle pertinenze della villa di «Maleti», e propriamente nel luogo detto «ad Malitello», per il prezzo di 50 ducati di carlini d’argento, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato
4655.
1519, gennaio 10, ind. VII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 3
Apice
Angelo Sannuzio, di Apice, pubbl. not.
Cubello Mosca, di Apice, giudice annuale ivi
Volendo Cito Angelo di Giovanni Mosca contrarre matrimonio con Angelella Marano, figlia di Giovanni Marano, questi assegna alla figlia le doti secondo l’uso del paese (segue una lunga e interessante enumerazione)
4656.
1519, gennaio 29, ind. VII – Leone Pp. X a. 6
Napoli
Giacomo Andrea Parlato, pubbl. not. apostolico
Nicola de Ariano e Raimondo de Herillis, canonici della chiesa di Napoli, commissari apostolici e giudici «specialiter» deputati dalla Sede Apostolica, sono incaricati dalla Santa Sede di esaminare la richiesta presentata per parte di Palmisano, presb. e cappellano della chiesa parrocchiale del casale di Melito, della diocesi napoletana, di concedere in enfiteusi a Giovanni Puderico, di Napoli, e ai suoi eredi, per il canone annuo di 20 carlini, un pezzo di terra nello stesso casale di Melito; in caso che la troveranno utile per la chiesa, possono concedere l’assenso a nome della Santa Sede. Ora essi, esaminata la cosa, danno voto favorevole e con ciò l’assenso apostolico
4657.
1519, marzo 17, ind. VII – Regnanti Giovanna e Carlo a. 3
Montefalcione
Absalon de Manfredis, di Montefalcione, pubbl. not.
Gabriele de Chioccarello, di Montefalcione, giudice annuale ivi
Spirito de Cubello, di Luogosano, vende a Carlo de Cicia, di Montefalcione, un pezzo di terra in Luogosano, della capacità di circa 6 tomoli, per 3 ducati e un tarì (XLI, 70)
4658.
1519, maggio 7, ind. VII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 4
Napoli
Girolamo Gaffuro, di Napoli, pubbl. not.
Pietro Paolo Jampaglia, di Napoli, giudice
Il magnifico Francesco Puderico, di Napoli, utile signore del casale di Cannichi e del feudo detto di Novella, nelle pertinenze di Principato Citra, e della metà di Maestro di mercato e di fiera («medietatis Magistri mercati et nundinarum»), asserisce che nei giorni ultimi scorsi il priore e i frati di S. Maria delle Grazie, di Napoli, avevano fatto con lui una permuta dandogli quel casale, quel feudo e quei diritti e ricevendo da lui alcuni beni: intendendo prendere possesso di quei suoi nuovi beni e non potendolo fare personalmente, perché impedito da altri suoi negozi, ne aveva incaricato il magnifico Giovanni Giordano Palmerio, di Napoli, creato suo procuratore. Questi ora ne prende possesso e fa stendere il pubblico strumento
4659.
1519, maggio 8, ind. VII – Leone Pp. X a. 7
Napoli
Nicola Volpe, di Napoli, vesc. di Bisaccia, impartisce l’assenso all’unione col monastero di M.V. della cappella fondata da Nicola de Federico sotto il titolo di S. Maria di M.V., fuori Vallata, presso la cappella di S. Sebastiano (II, 51)
4660.
1519, giugno 26,ind. VII – Regnanti Giovanna e Carlo a. 4
Pietrastornina
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Cerio de Simeone, di Pietrastornina, giudice annuale
Il Padre Cesare de Sasso, di Pietrastornina, priore della chiesa di S. Maria delle Grazie, con espressa licenza e consenso di fra Nardo de Petrone da San Severino, priore e vicario di M.V., cede a Giovanni e Francesco de Ragusio (e Ragucio), di Pietrastornina, una terra nel luogo detto Pretecheta (e Pertecheta); e in cambio riceve una selva di circa 20 tomoli nel luogo detto Foresta, il cui maggior valore, – e cioè 4 ducati -, viene donato al monastero (CI, 1)
4661.
1519, agosto 9, ind. VII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria a. 4
Salza («apud casale Salsie pertinent. Castri Serre»)
Massenzio de Magistro Stefano, di Sorbo, pubbl. not.
Stefano de Petrulo, del casale di Salza, giudice annuale
Donato de Cerbo, di Candida, concede in enfiteusi all’egregio not. Angelo de Ceccola, di Candida, un orto arbustato e vitato, nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «li ferrari», presso i beni di M.V., per il canone annuo di 2 carlini, da corrispondersi allo stesso Donato, durante la sua vita, e, dopo la sua morte, alla cappella che egli possiede nel monastero di M.V. di Candida (Cand. VII, 2)
4662.
1519, agosto 21, ind. VII – Regnanti Giovanna e Carlo a. 4
Vitulano
Pietro de Amore, di Vitulano, pubbl. not.
Gabriele Antonio, di Vitulano, giudice annuale
Fra Donato de Antenorio da San Severino, priore di M.V. di Tocco, grancia «et de gremio» di M.V., concede per 29 anni in perpetuo ad Angelo Scarponara, f. del q. Bartolomeo Scarponara, di Tocco, un territorio arativo, di circa 4 tomoli, nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «la Corte de lo Monaco», per 3 tomoli e mezzo di grano all’anno alla misura di Napoli, e promettendo, scaduti i 29 anni, «adiungere a lo rendito predicto meczo quarto de grano più» (CXXIII, 69)
4663.
1519, agosto 29, ind. VII – Leone Pp. X a. 7
Tocco
Bernardino Rapuano, di Cacziano, pubbl. not. apostolico
Fra Donato de Antenorio da San Severino, priore di M.V. di Tocco, con procura della Comunità di M.V. dell’11 novembre 1517, VI indizione, data da Montevergine, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giovanni de Abevo, del castello di Frasse, abitate in Tocco, una casa terranea con orticello contiguo, nella parrocchia di S. Vincenzo, per 3 tarì all’anno (CXXIII, 70)
4664.
1519, ottobre 11, ind. VIII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria a. 4
«Villa Maleti», nelle pertinenze di Napoli
Mariano de Durantibus, di Frattamaggiore, pubbl. not.
Mariano Biancardo, della villa di Frattamaggione, giudice
Angelillo de Martino, e altri de Martino, della «Villa Maleti», vendono al magnifico don Giovanni Puderico, di Napoli, un pezzo di terra di 4 moggi e tre quarti, arbustato e vitato con alberi e viti latine, nelle pertinenze della villa di Maleto, nel luogo detto Canneto «seu a la terra de li chiupitelli», per 86 ducati di carlini d’argento e l’onere di 15 grana all’anno, alla metà di agosto
4665.
1519, dicembre 17, ind. VIII («VII») – Leone Pp. X a. 7
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Il Padre Giovanni Leonardo da Pannarano, priore di S. Giacomo de Mascabronibus in Benevento, concede in enfiteusi per 29 anni a Sebastiamo de Crapio e ai suoi fratelli, di Benevento, un pezzo di terra arativo e in parte incolto, nelle pertinenze della città, nel luogo detto Pontecello, per il canone annuo di 5 tomoli di grano il giorno di S. Giacomo a luglio (XXV, 29)
4666.
1520, febbraio 8 (in: 1525, gennaio 16, ind. XIII)
Napoli, Castelnuovo
Girolamo Gaffuro, pubbl. not.
Il magnifico don Ludovico de Aflicto, di Napoli, vende al magnifico don Francesco Pulderico, pure di Napoli, per il prezzo di 114 ducati, un annuo censo di 8 ducati, che egli doveva percepire su un fondo concesso in enfiteusi perpetua a don Vincenzo Boccalupo, di Napoli, e che si trovava presso la Piazza Capuana di Napoli, con facoltà di poterlo affrancare «quandocumque»
4667.
1520, marzo 13, ind. VIII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 5
Pietrastornina
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Orlando Mabilia, di Pietrastornina, giudice annuale ivi
Fra Marino Gervasio, di Pietrastornina, priore a vita della chiesa dell’Annunziata in Pietrastornina, grancia di M.V., cede al not. Bruno e Cesare de Leo, di Altavilla, come procuratori della chiesa dell’Annunziata di Altavilla, un bosco di cerri, con terra «vacua», nel luogo detto Pretecheta, di 2 tomoli, e un altro territorio di 4 tomoli; e riceve un castagneto nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto Castagneto (CI, 2)
4668.
1520, marzo 25, ind. VIII – Regnanti Giovanna d’Aragona e don Carlo a. 5
Ceppaloni
Petruzio Piczolillo, di Ceppaloni, pubbl. not.
Not. Bartolomeo de Sanctis Gemmis, giudice «eletto» dalle parti, in difetto di giudici annuali
Il nobile Giovanni Russo («Rubeo»), di Ceppaloni, vende alla nobile Diana Coletta, di Ceppaloni, la metà di un territorio feudale, nelle pertinenze di Ceppaloni, redditizio alla Curia Baronale, per il prezzo di 30 ducati (XXXVI, 61)
4669.
1520, agosto 4, ind. VIII – Leone Pp. X a. 8
Benevento
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not.
Fra Giovanni Leonardo da Pannarano, priore di S. Giacomo de Mascabronibus di Benevento, concede «titulo permutationis» in perpetuo all’ab. Gabriele Jencarella, canonico di Benevento, e ai suoi fratelli, un pezzo di terra con prato, della capacità di circa 8 coscine, nel luogo detto Fontana de leo salice o «la Pecza de lo Furno», in territorio beneventano, con la facoltà di poterlo affrancare con una possessione in Benevento o nel suo territorio dal reddito annuo di 18 tarì di carlini d’argento, e frattanto corrispondere 17 tarì oppure 17 tomoli di grano alla giusta misura beneventana, trasportati nel monastero di S. Giacomo nel giorno di S. Giacomo a luglio (XXV, 30)
4670.
1520, agosto 5, ind. VIII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria a. 4
Terranova, nelle pertinenze di Montefusco
Bartolomeo de Melillo, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Giacomo Pellino, di Terranova, giudice «electus iuxta consuetudinem dicti feudi»
Il Padre Giulio de Onofrio, della città di Nola, procuratore di M.V. e dell’Annunziata di Napoli, cede a Pascarello Gipzio, di San Nazzaro, un territorio nel luogo detto Vadoardo o «la padula de vadoardo», di circa 3 tomoli, e due altri territori, di cui uno di circa un tomolo e l’altro di un tomolo e mezzo, nello stesso luogo; e in cambio riceve un territorio di 8 tomoli nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «li Melusi» (XCI, 3)
4671.
1520, settembre 3 («octavo idus septembr.») – Leone Pp. X a. 8
Roma
Il Sommo Pontefice ingiunge al vescovo di Caserta e al vicario dell’arcivesc. di Napoli, dietro richiesta dell’Annunziata di Napoli, di fulminare scomunica contro gli ingiusti detentori di beni, carte, documenti, oro, argento, ecc. dell’Ospedale di S. Marta di Tripergole e del monastero di M.V., annessi all’Ospedale dell’Annunziata di Napoli (II, 52)
4672.
1520, novembre 8, ind. IX (in: 1557, aprile 24)
Pietrastornina
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Giovanni de Cerullo, di Sant’Angelo a Scala, al presente abitante in Maddaloni, vende a fra Marino Gervasio, di Pietrastornina, priore della chiesa dell’Annunziata di Pietrastornina, una terra con querce della capacità «in semine» di circa 5 tomoli, in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto «la Pedata», per 18 ducati (in C, 125)
4673.
1520, novembre 27, ind. IX – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 4
Mercogliano
Girolamo Severina, di Mercogliano, pubbl. not.
Giovanna Petracca, di Mercogliano, giudice
Elisabetta Imparata, di Napoli, madre e procuratrice di Giovanni, Francesco, Domenico e Diana Tarquinio, cede a Meolo Pellerio un castagneto nel luogo detto Cesinola; e in cambio riceve un paio di buoi, un mulo e 14 barili di vino (LXXI, 17)
4674.
1520, novembre 28, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 4
Candida
Giovanni Luigi Ferrato, di Candida, pubbl. not.
Andrea de Corrado, di Candida, giudice ivi
Sansone de Tristano, del casale di Manocalzati, nelle pertinenze di Candida, vende a fra Bernardino de Ungaro, di Candida, agente a nome di suo nipote Antonio Ungaro, una selva con alberi di castagni, nel luogo detto «allo Jantranato», nelle pertinenze di Candida, per 12 ducati di carlini d’argento alla ragione di cinque tarì per ogni ducato (Cand. V, 12)
4675.
1521, febbraio 3 – Leone Pp. X a. 8
Avellino
Giacomo Festa, arcidiac. di Avellino, pubbl. not. apostolico
D. Giovanni Battista Matrisciano, vicario generale del vesc. di Avellino, comunica all’arcivesc. di Benevento, che, essendo vacanti la chiesa arcipretale di Mercogliano e la chiesa «sine cura» di S. Marzio di Monterone, nelle pertinenze di Montefusco, per la rinunzia fattane nelle mani del Papa da Giovani Fiorillo («Florilli»), – e perciò essendo questa volta di nomina pontificia – egli, in forza di una bolla plumbea del Sommo Pontefice Leone X del 1° gennaio («giugno») 1521 («1527»), nell’anno 8° del suo pontificato, ha messo nel canonico possesso di quei benefici il chier. Giovanni Mazzarotti («de Maczaroctis»), designato dal Papa stesso a quei benefici (VII, 27) NOTA
4676.
1521, marzo 9, ind. IX – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 6
Sarno
Gaetano Cito, di Sarno, pubbl. not.
Francesco Medico, di Sarno, giudice annuale ivi
Fra Matteo de SImone da Bracigliano, priore delle chiese di S. Giovanni di Sarno e di S. Margherita di Palma, grancie di M.V., vendette ad Antonio Cefaleno e a Giovanni Tommaso de Amonide, della città di Sarno, agente quest’ultimo anche a nome di suo fratello Giovanni Pietro, un territorio nelle pertinenze di Sarno, gravato di un censo annuo di un sesto dei frutti alla Curia del conte di Sarno, per il prezzo di 2 once e 15 carlini, che essi promisero di pagare in un certo tempo non ancora trascorso, e frattanto obbligandosi a corrispondere un certo censo annuo nella festa della Madonna a settembre, ipotecandoli sui loro beni e con potere di affrancarli con beni dal reddito annuo corrispondente; ora il monastero di M.V. possedendo inoltre un nocelleto nel casale di Terrazzano, in territorio di Palma, cede l’uno e l’altro territorio e riceve da loro un territorio in Sarno, nel luogo detto «lo Frasso», che essi possedevano in comune (CVI, 33)
4677.
1521, marzo 27, ind. IX – Carlo re a. 6
Sant’Angelo a Scala («de Scalis»)
Pietro de Custolis, di Pietrastornina, pubbl. not.
Franco, giudice annuale di Sant’Angelo a Scala
Si riportano in pubblica forma le grazie e i privilegi concessi a M.V., dal cardinale d’Aragona (Regg. 5085 e 4631) e dagli Economi e Maestri dell’Annunziata di Napoli (II, 53)
4678.
1521, aprile 19, inc. IX – Regnanti Carlo e Givoanna a. 6
Foggia
Clemente de Amico, di Bovino, pubbl. not.
Bartolomeo Casata, di Foggia, giuidice annuale ivi
Fabrizio de Corso, di Bagnoli, dichiara di essere debitore verso il nobile giovanni de Zuzzio, dell’Aquila, in 130 ducati, per un mutuo (XXIII, 25)
4679.
1521, aprile a. 27, ind. IX – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo a. 6
Candida
Giovanni Luigi Ferrato, pubbl. not.
Pietro de Zando, di Candida, giudice
Barbato de Rosato, del casale di Manocalzati, abitante in Candida, vende a fra Bernardino de Ungaro, di Candida, agente a nome e per parte di Antonio de Ungaro, suo nipote, una selva di castagni, nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «la salate», per 7 ducati e mezzo di carlini d’argento (Cand. V, 15)
4680.
1521, giugno 22, ind. IX – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 6
Candida
Givoanni Luigi Ferrato, di Candida, pubbl. not.
Giovanni Biancolillo, di Candida, giudice annuale ivi
Felice Varza, del casale di San Potito, riconosce che in occasione del suo matrimonio con Amoretta, ricevette come dote 8 once di carlini d’argento, perché le investisse in beni stabili, e perciò egli comprò una terra arbustata con meli e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Candida, nel luogo detto «lle paule» (e «padule»), ed egli da parte sua assegnò alla moglie la quarta parte dei suoi beni (Cand. IX, 20)
4681.
1521, luglio 17, ind. IX – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria a. (omesso)
Mercogliano
Coluccio de Simonecto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Ambrogio de Morra, di Mercogliano, giudice regio
Il dott. Mercurio Maczarotto, di Napoli, commissario regio, deputato per far l’inventario dei beni redditizi al monastero di M.V., per parte di M.V. concede a Domenico e a Danesio Pacifico, di Mercogliano, una terra arbustata, con olivi, nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Copone, per 10 grana di censo annuo e 6 tarì e mezzo per questa concessione (LXII, 26)
4682.
1522, gennaio 8, ind. X – «Vacante sede per moterm domini nostri domini Leonis»
Benevento, in S. Giacomo
Giovanni Antonio Deczurellis, pubbl. not. apostolico
Rita, ved. del q. Cubello Teppa, di Benevento, col consenso del not. Givoanni de Rosa, dona al monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, per mano di fra Teseo da San Severino, priore di quel monastero, tutti i suoi beni, con obbligo che durante la sua vita i Padri debbano a loro spese governare i suoi beni e dopo siano obbligati a celebrare per lei ogni anno una Messa di ringraziamento, una allo Spirito Santo, e una Messa di S. Gregorio, come pure una XLI di Messe per una volta sola (XXIV, 164)
4683.
1522, febbraio 9, ind. X – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 7
Pietrastornina
Vitaliano de Johannutolo, di Pietrastornina, pubbl. not.
Orlando Mabilia, giudice annuale
Antonio de Vicco Savina vende a fra Martino de Jervasio, di Pietrastornina, monaco di M.V. e priore a vita della chiesa della SS. Annunziata di Pietrastornina, una selva di castagni nelle pertinenze di Pietrastornina, nel luogo detto «la Foresta», per il prezzo di 10 ducati (C, 123)
4684.
1522, febbraio 23
Fra Bernardino, maestro generale dei PP. Carmelitani, rende il magnifico Maczeo de Afflicto partecipe dei suffragi, ecc. della sua religione, affiliandolo all’Ordine (VII, 24)
4685.
1522, marzo 22, ind. X – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 7
Montefusco
Francesco Davito, di Montefusco, pubbl. not. regio e apostolico
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Menico Pellino, del casale di Terranova, vende a fra Angelo da San Mango («Manco»), abate e rettore della chiesa di S. Gennaro di Terranova, una vigna con viti latine e altri alberi fruttiferi, nelle pertinenze di Terranova, nel luogo detto Contrada, redditizia alla Curia del Feudo di M.V. in 2 tarì all’anno, e una terra nelle pertinenze dello stesso casale, nel luogo detto «lo Canale», redditizia alla stessa Curia, come si contiene nel suo Inventario per il prezzo di 60 ducati (CXXI, 52)
4686.
1522, marzo 19, ind. X – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. (in bianco)
Montefusco
Francesco Davide («Davit»), di Montefusco, pubbl. not.
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Fra Angelillo da San Mango («S. Mancho»), rettore della chiesa di S. Gennaro di Terranova, feudo di M.V., a nome della sua chiesa, essendo occupato nei servizi di questa sua chiesa, costituisce suo procuratore ordinario Menico Pellino, del casale di Terranova, per la percezione dei frutti, come pure per la custodia e il governo dei beni di quella chiesa, e in particolare per quel che riguarda: una vigna vitata con viti latine e altre viti con alberi fruttiferi, nelle pertinenze del Feudo di M.V., nel casale di Terranova, nel luogo detto Contra[…], presso la via vicinale e il vallone; un cerreto nelle pertinenze dello stesso feudo, nel luogo detto «lo canale»: beni redditizi alla chiesa del Feudo di M.V., come si contiene in un uno strumento di quella chiesa
4687.
1522, aprile 16, ind. X – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 7
Napoli, monastero di S. Maria delle Grazie
Girolamo Gaffuro, di Napoli, pubbl. not.
Giovanni Matteo Castaldo, di Napoli, giudice
Avendo una volta fra Giovanni Battista da Modena, priore della chiesa di S. Maria delle Grazie, dell’Ordine degli Eremiti di S. Girolamo, della Congregazione di fra Pietro da Pisa, fatto una permuta, col consenso della sua Comunità, con Francesco Puderico, di Napoli, dandogli il feudo e casale di Cannichi, nelle pertinenze della Terra del Cilento, per alcuni annui censi enfiteutici su diversi beni stabili ascendenti a una somma di 52 ducati di carlini, e ducati 108 per altri censi annui, – quindi, complessivamente 160 ducati annui -; e per tale permuta Francesco sottomise a quei Padri i seguenti beni, con diritto di affrancarli: alcune case grandi nella Piazza di Capo de trjo della Regione del sedile del Nido in Napoli, una terra arbustata e vitata di viti greche e latine, con case e altre fabbriche e giardino, nel luogo detto Capodimonte, e precisamente Casola, nelle pertinenze di Napoli, e un’altra terra nelle pertinenze di Casanduno o Mileto. Ora Francesco, per affrancare questi beni, comprò ultimamente dalla signora Francesca Carbone i seguenti censi annui: un censo enfiteutico di 42 ducati di carlini d’argento su una terra di 34 moggi e una quarta, arbustata e vitata con viti greche, nelle pertinenze di Napoli, nel luogo detto «a la spina», concessa in enfiteusi a quegli stessi Padri di S. Maria delle Grazie per quel censo annuo, come da strumento del 3 aprile 1521; un altro reddito annuo di 59 ducati su una terra di 60 moggi e tre quarte, arbustata e vitata con viti latine, nelle pertinenze di Somma, nel luogo detto «a la preziosa», concessa in enfiteusi per il censo annuo di 63 ducati un tarì e 18 grana e mezzo a quegli stessi Padri, come da strumento del 27 novembre 1521. Volendo perciò le due parti portare a termine il trattato di affrancazione, Francesco assegna in perpetuo al monastero quei redditi annui enfiteutici ascendenti alla somma di ducati 101
4688.
1522, giugno 20, ind. X – Adriano Pp. (VI) a. 1
Napoli
Gregorio Russo, di Napoli, pubbl. not. apostolico
Don Margaritone de Loffrido, don Pirr’Antonio Follerio e don Giacomo Brancato, di Napoli, maestri economi e governatori dell’Annunziata di Napoli, volendo provvedere alle fabbriche e agli edifici della grancia di S. Leonardo di Montefusco, che minaccia rovina, nominano priore di essa fra Placido de Riccardis da San Severino, col consenso di M.V., per 12 anni, con obbligo che egli sia tenuto «de sua propria pecunia» a spendere nelle riparazioni della chiesa e degli altri edifici 120 ducati (LXXXIV, 87)
4689.
1522, agosto 22, ind. XI – Carlo re a. 7
Foggia
Silvestro Cuberio, di Foggia, pubbl. not.
Mauro de Cesio, di Foggia, giudice regio
Giacomo de Atella, cittadino e abitante di Foggia, cede a Pietrangelo Gatta una casa con casalino diruto in Foggia, presso il convento di Sant’Agostino, col patto di corrispondere 5 ducati all’anno al Capitolo di Foggia (XLIV, 39)
4690.
1522, settembre 12, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 7
Napoli
Girolamo Gaffuro, di Napoli, pubbl. not.
Pietro Paolo Jampaglia, di Napoli, giudice
Il magnifico Giovanni Puderico, di Napoli, procede a una permuta con Antonello e Giovanni Sarnetano, fratelli, della villa di Piscinula, nelle pertinenze di Napoli, danno loro tre pezzi di terra nelle pertinenze di quella villa, dei quali uno nel luogo detto «a li quattro moya», uno «a la rotonda», e uno pure «a li quattro moya», franchi e liberi, eccetto l’utimo che era gravato di un onere di 5 carlini d’argento da corrispondere al rettore della cappella dei Ss. Sergio e Bacco, il 15 agosto di ogni anno; e ricevedendo da loro una terra, parte arbustata e vitata, nelle pertinenze della stessa villa, nel luogo detto «ad catisto seu lo perillo»
4691.
1522, novembre 23, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 7
Montefusco
Francesco Davide, di Montefusco, pubbl. not.
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Il P. Placido de Riccardis da San Severino, ab. della chiesa di S. Lorenzo di Casamundisi e priore del monastero di S. Leonardo di Montefusco, concede a Domenico Tronto, di San Nazzaro, un orticello in questo casale, nel luogo detto Montefalcione, e un territorio nel luogo detto «Santo Janni Uzano», per 2 tarì e 5 grana all’anno nella festa di S. Egidio (XCI, 5)
4692.
1522, dicembre 19, ind. XI – Adriano Pp. VI a. 1°
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, pubbl. not. apostolico
Il P. Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo di Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giovanni de Turella, di Ceppaloni, una casa, consistente in 2 membri, in Ceppaloni, con diritto di poterla affrancare entro i primi 15 anni con un possesso in territorio di Ceppaloni o di Benevento, dal reddito annuo di 5 grana d’argento, «bone et usualis monete», e frattanto corrispondere «pro censu» 7 tornesi nella festa di S. Giacomo a luglio; che se in questo periodo non si verificherà tale affrancazione, continuerà a possedere la casa per gli altri 14 anni, e frattanto corrisponderà 5 grana all’anno. Dopo i 29 anni quella casa tornerà libera e franca al monastero con tutti i miglioramenti che si sono avuti (XXXVI, 31)
4693.
1522, dicembre 19, ind. XI – Adriano Pp. VI a. 1°
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Francesco de Abbamundis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, piore di S. Giacomo de Mascabronibus di Benevento, concede per 29 anni «titulo permutationis» a Giovanni de Turella, di Ceppaloni, un pezzo di terra sterile con bosco e certi alberi fruttiferi, di circa un tomolo, nel luogo detto «lo Caruso», nelle pertinenze di Ceppaloni, con potere di affrancarla nei primi 15 anni con altri beni in territorio di Ceppaloni o di Benevento, dal reddito annuo di 15 grana d’argento alla ragione di 10 grana per ogni carlino, e frattanto corrispondendo al monastero 12 grana nel giorno di S. Giacomo ogni anno; che se in questo periodo non si verificherà tale affrancazione, continuerà a tenere quella terra per gli altri 14 anni, e corrisponderà per il censo 15 grana all’anno (XXXVI, 32)
4694.
1522 (omesso il giorno e l’ind.) – Regnanti Giovanni d’Aragona e Carlo a. 7
Pontelatrone, in territorio di Maddaloni, nella baronia di Formicola
Giacomo Maziolla, pubbl. not.
Pietro Antonio Burrello, giudice
Fra Francesco, priore di S. Maria del Castello, compra da Bernardino de Nuczo e Girolamo Dorco, di Formicola, tutori testamentari dei figli ed eredi del q. Francesco Canzano, di Formicola, un territorio dentro San Pietro o le Grotte e «allayra», per il prezzo di 4 ducati e 4 tarì (XLV, 7)
4695.
1523, gennaio 4, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria imper. e Giovanna d’Aragona a. 5. dell’impero e a. 8. di Sicilia
Napoli
Antonino Paterno, di Napoli, pubbl. not.
Paolo Cepolla, di Napoli, giudice regio a vita
Fra Giovanni Andrea Pignatelli, di Napoli, perpetuo commendatario di S. Giovanni della diocesi di Troia, dell’Ordine dei Gerolamiti, occupato in altri più ardui affari, nomina suo procuratore generale il presb. Giovanni de Concza, di Ariano, in ordine a tutti i beni mobili e immobili di quella chiesa (CXXIV, 125)
4696.
1523, marzo 2, ind. XI – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 8
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, di Ceppaloni, pubbl. not.
Gualtiero Russo, di Ceppaloni, giudice annuale
Don Carissimo Russo, di Ceppaloni, rettore della chiesa di S. Croce di Ceppaloni, concede in enfiteusi per 29 anni a Graziano Russo, di Ceppaloni, agente anche a nome dei suoi fratelli, un territorio lavorativo di quella chiesa, nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto Cecalese, per un tarì e 3 grana di censo annuo, da corrispondere nella festa della S. Croce a maggio o negli otto giorni seguenti (XXXVI, 79)1)
4697.
1523, settembre 20, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 8
Apice
Angelo Jannecto, di Aplice, pubbl. not.
Meolo Marro, di Aplice, giudice annuale di Apice
Giacomo de Marano e Giovanni di Giacomo Pietro de Vito, suo figlio adottivo, di Apice, vendono all’ab. Giovanni de Vita, di Apice, rettore della chiesa di S. Nicola, un pezzo di terra seminativa con 8 piedi di noci e un piede di sorbe, della capacità «in semine» di circa quattro tomoli, nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto «lo pennino de carnano», per 6 ducati di carlini d’argento, in ragione di 10 carlini per ciascun ducato
4698.
1523, novembre 12, ind. XII – «Sede Summi Pontif. vacante» per la morte di Adriano Pp. VI
Benevento
Martino de Maurellis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascabronibus in Benevento, fa riprodurre uno strumento («abbreviatura seu prothocollum in carta papiri») del 4 luglio 1468 (riferito, Reg. 4349) (XXV, 33)
4699.
1523, novembre 12, ind. XII – «Sede Summi Pontif. vacante»
Benevento
Marino de Maurellis, di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascabrunis di Benevento, da una parte, e Cipriano del q. Clementello, pure di Benevento, dall’altra, dopo aver litigato fra loro per più giorni, perché il priore sosteneva che le case in cui abitava Cipriano, in Benevento, nella parrocchia di S. Giacomo o Santa Maria de Berninis, in sei membri, di cui tre e mezzo verso il suo monastero, mentre Cipriano replicava che il priore gli dimostrasse l’asserto con qualche scrittura o con qualche altro legittimo modo che egli era veramente tenuto a quell’onere: finalmente fra Nicola gli legge uno strumento, rogato dal q. not. Nicola Russo di Benevento, in cui Clementello, padre di Cipriano, per affrancare un casalino della chiesa di S. Giacomo, si impegna a corrispondere ogni anno su quella casa tre tarì e mezzo (XXIV, 188)1)
4700.
1524, febbraio 18, ind. XII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 9
Nola
Lorenzo Bulino, di Nola, pubbl. not.
Giacomo de Lucia, di Nola, giudice annuale
Mercurio de Benevento, della città di Nola, avendo una casa in più membri, con pozzo, forno, stalle, ecc., gravata di un censo di 2 tarì, 11 grana e un denaro, d’accordo con fra Francesco de Falco da San Severino, priore e procuratore della chiesa di S. Maria Annunziata del Plesco del casale di Casmarciano, diocesi di Nola, grancia di M.V., trasferisce quel censo su tre case, con corticella, palmento, forno, ecc., nel casale di Vignola, nelle pertinenze di Nola, – beni stabili più utili a quella chiesa e a quel monastero e di maggior valore -, che erano tenute da Andreotto Pezolella, ed altri della sua famiglia (CXXV, 204)
4701.
1524, agosto 19, ind. XII – Clemente Pp. VII a. 1°
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Ab. Andrea Musto, canonico beneventano, pubbl. not. apostolico
L’ab. Gabriele Jencarella, canonico beneventano, agente a nome suo e di suo fratello Antonello, col consenso del monastero di S. Giacomo de Mascambronibus, in cui è priore fra Nicola Musto da Benevento, per il prezzo di 4 ducati, alla ragione di 10 carlini per ogni ducato, vende a Francesco Mele, Sebastiano de Crapio ed altri, un pezzo di terra arativa con prato, della capacità «in semine» di 8 coscine, poco più poco meno, in territorio di Benevento, nel luogo detto «la fontana de lo Salice sive la pecza de lo furno», che egli teneva da S. Giacomo «titulo permutationis quandocumque», e facendo versare al monastero 10 carlini «pro iuribus quartirii» (XXV, 31)
4702.
1524, settembre 3, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna a. 11
Grottaminarda
Tommaso de Feulis, di Grottaminarda, pubbl. not.
Ventura Bussone, di Grottaminarda, giudice annuale ivi (sostituito nella sottoscrizione da nicolangelo Befaro, di Gesualdo, giudice)
Dietro richiesta di Menica, moglie di Giovanni Petruccio de Forella, di Lapio, abitante in Grottaminarda e propriamente «a la fracta», si presentano in sua casa il giudice, not. e testi, e redigono il suo ultimo testamento, nel quale stabilisce suo erede universale e particolare su tutti i suoi beni mobili e stabili Giovanni, sua vita durante, e dopo la morte di lui la chiesa della SS. Annunziata di Grottaminarda dell’Ordine dei Carmelitani; dispone che il suo corpo venga sepolto nella chiesa di S. Angelo di Grottaminrda, e propriamente nella sepoltura in cui fu posto il corpo di sua madre; ordina che si brucino per le sue esequie 4 libbre di cera; ecc.
4703.
1524, dicembre 3, ind. XIII – Regnanti Giovanna d’Aragona e Carlo d’Austria a. 8
Mercogliano
Girolamo Severina, di Mercogliano, pubbl. not.
Benedetto Bonafede, di Mercogliano, giudice
I Governatori dell’Annunziata di Napoli riconcedono a Gaspare e Andrea Pacifici, di Mercogliano, fratelli, una terra arbustata nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto «in piedi l’Ortora», per 6 tarì all’anno e la metà dei frutti superiori (LXII, 27)
4704.
1524, dicembre 10, ind. XIII – Regnanti Carlo V imper. e Giovanna d’Aragona
Napoli
Luigi Calaprico, di Napoli, pubbl. not.
I Maestri Economi e Governatori dell’Annunziata di Napoli, insieme con don Luca Matteo de Carolis, vesc. di Lesina, sacrista di quell’Ospedale, e, come sacrista, luogotenente dell’ab. di M.V., asseriscono che, essendo venuto a loro conoscenza che dai predecessori nel priorato di S. Bartolomeo di Troia, grancia di M.V., erano stati indebitamente alienati alcuni beni di quel priorato, esistenti sia in Troia che nella città di Lucera e in San Severo, con grave danno del monastero e della Congregazione di M.V., perciò ora, intendendo essi recuperare quei beni, e non potendolo fare personalmente, perché occupati in affari di maggiore importanza, eleggono e creano loro procuratore fra Bernardino, priore a vita di quel monastero (CXXIV, 74)
4705.
1524, dicembre 17, ind. XIII – Carlo eletto imper. e Giovanna d’Aragona a. 8; Clemente Pp. (VII) a. 1°
Carife
Pietro di Notarnardello, di Carife, pubbl. not.
Antonio de Rensullo, di Carife, giudice
Ferrante di Cola de Sabatino, di Castello, vende a Gabriele di Matteo Abate Antonio, di Castello, per 6 ducati di carlini d’argento, il censo annuo di 2 tarì di carlini d’argento, da riscuotersi su una casa «in burgo Castelli», e questi due tarì egli li assegna al monastero di S. Giovanni della Valle, da corrispondersi il giorno di S. Maria ad agosto, a partire dal presente anno della XIII indizione (Cast. 14)
4706.
1524, dicembre 22, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 9
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, pubbl. not.
Pietro de Vendicto, giudice annuale di Ceppaloni
Ambrogio Russo («Rubeus»), di Ceppaloni, e Beatrice de Rocha, di Sant’Agata dei Goti, sua moglie, col consenso dell’ab. Carissimo, per 40 ducati vendono a Giovanni Berardino Fuscano, di Montefusco, una selva di castagni di 50 moggi, nel Feudo di Due Torri («dui turi»), nelle pertinenze di Ceppaloni (XXXVI, 72)
4707.
1525, gennaio 15, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 10
Ceppaloni
Bartolomeo de Sanctis Gemmis, pubbl. not.
Pietro de Vendicto, di Ceppaloni, giudice
Vincenzo e Nunzio Zuzulo, di Ceppaloni, per il prezzo di 4 ducati e mezzo di carlini d’argento vendono a Graziano Russo, pure di Ceppaloni, un pezzo di terra di 5 tomoli nelle pertinenze di Ceppaloni, nel luogo detto «layra de la pecza», redditizio al nobile Ambrogio Russo in 4 carlini annui a Natale, e un altro pezzo di terra, boscoso, di 2 moggi, redditizio allo stesso Ambrogio in 2 denari ecc. (XXXVI, 63)
4708.
1525, gennaio 16, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria imper. eletto e Giovanna d’Aragona a. 9
Napoli
Ippolito de Scillaciis, di Napoli, pubbl. not.
Pietro Paolo Jampaglia, di Napoli, giudce regio a vita
Si riporta in pubblica forma uno strumento dell’8 febbraio 1520 (riferito, Reg. 4666)
4709.
1525, giugno 30, ind. XIII – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Montefalcione
Felice Chioccarello, di Montefusco, pubbl. not.
Agrasio Chioccarello (e Piocarello), di Montefusco, giudice
Il signor Antonio de Gisualdo, di Napoli, vende a Marco de Cicco, di Prata, una terra nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Pietra chiana, per il prezzo di 30 ducati e 30 tomoli di grano (LXXXV, 58)
4710.
1525, settembre 3, ind. XIV – Regnanti Carlo imper. a. 10 e Giovanna d’Aragona
Grottaminarda
Giovanni Gatone, di Grottaminarda, pubbl. not.
Venturio Bussone, giudice annuale di Grottaminarda
Nicola Gallo «de Mileto», procede ad una permuta con Marco Caputo «de Mileto», dandogli una casa in territorio di Mileto, nel luogo detto «a la citatella», e ricevendo da lui un’altra casa nella stessa terra di Mileto, nel luogo detto «la piazca de lo tisso», gravata di un censo di 8 grana e 3 denari alla Curia, da corrispondersi nel giorno di S. Egidio. Siccome però la casa di Marco valeva di meno, costui diede a Nicola anche 15 ducati di carlini d’argento
4711.
1525, settembre 3, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 10
Salza, nelle pertinenze del castello di Serra
Matteo Cavallo («Caballo»), di Parolise, pubbl. not.
Giovanni Barrile, di Salza, giudice annuale ivi
Leonardo de Ruggiero («de Rogerio») e Micio de Ruggiero, di Salza, asseriscono quanto segue: «frate gregorio priore de santa Maria de monte vergene de Candida, vy facimo intendere como quondam Joanno de petro de salza a laxato in suo ultimo et finale testamento certe case soe in palazo siste inlo predetto casale de Salza dove sy dice lo Capo delurmo … sy debiano rendere ogne anno in festo nativitatis domini nostri Jhesu Christi in perpetuum a dicta ecclesia pro ipso lonardo et Micio et successori loro et cuilibet ipsorum …» due tarì e 3 grana in perpetuo, e se ne stende pubblico strumento per timore che gli eredi e successori non stiano alla volontà espressa dal testatore (Cand. IX, 4)
4712.
1525, ottobre 16, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 10
Boiano, della provincia del contado del Molise
Ansione de Berardo, di Spinete, pubbl. not.
Tideo di notar Altobello Velotto, di Boiano, giudice a vita
Giovanni di maestro Giovanni, alias Scamegno, di Boiano, vende a fra Felice Branchalyone da Candida, priore di S. Maria del Vivario di Boiano, una vigna in territorio di Boiano, nel luogo detto Litipuni «seu lo soppulzo», redditizia alla Curia di Bopiano in un pollo all’anno a Natale, e al feudo della stessa Curia in mezza libbra di cera nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 90 ducati (XXVIII, 137)
4713.
1525, novembre 14, ind. XIV – Clemente Pp. VII a. 2
Benevento, nel monastero di S. Giacomo
Ab. Andrea Musto, canonico di Benevento, pubbl. not. apostolico
Fra Nicola Musto, di Benevento, priore di S. Giacomo de Mascambronibus, concedere per 29 anni a Giacomo, Cosma, Marco e Francesco Mele, fratelli, e a Sebastiano de Crapio, pure di Benevento, agente a sua volta anche a nome di Raffaele, suo fratello per parte di madre, e di Nicola Antonio, suo fratello germano, un pezzo di terra della capacità di 9 tomoli, nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Fontana de lo Salice, per il censo annuo di 9 carlini, da corrispondersi nella festa di S. Giacomo a luglio o negli otto giorni seguenti, «ad penam dupli», con facoltà di poterlo affrancare, dando al monastero altri beni in Benevento o nel suo territorio, «vineis dumtaxat exceptis», dalla rendita annua di 10 carlini; che se in questi 29 anni non si sarà verificata questa affrancazione, terminati questi anni, quel pezzo di terra passerà al monastero libero e franco con tutte le migliorie (XXV, 34)
4714.
1525, novembre 19, ind. XIV – Clemente Pp. VII a. 2
Benevento
Francesco de Abbamundis, pubbl. not.
Fra Nicola Musto, priore di S. Giacomo di Benevento, concede per 29 anni all’ab. Cesare Albino di Pontelandolfo, agente anche a nome di suo fratello Salvatore e dei suoi nipoti Girolamo e Mario, una bottega in città, nella parrocchia di S. Martino (XXV, 35)
4715.
1526, genaio 5, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona a. 9
Montevergine del Monte
Giovanni Tommaso Morra, di Mercogliano, pubbl. not.
Carlo de Morra, di Mercogliano, giudice
Fra Tommaso Russello da Sant’Angelo a Scala, piore e vicario di M.V. (che si sottoscrive con molti altri monaci di M.V.), col consenso della Comunità di M.V., concede a Giovanni Lofrida, del casale «Figlialorum», nelle pertinenze di Montoro, una terra arbustata in Montoro, nel luogo detto «a li Figlioli», per 5 ducati e mezzo di censo annuo (LXXXVII, 70)
4716.
1526, aprile 9, ind. XIV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Montefusco
Ambrogio de Palumbo, di Tramonti, pubbl. not.
Stefano de Penta, di Montefusco, giudice regio
Lucrezia de Ambrosino, di Montefusco, essendo debitrice verso Taddeo e Giovanni de Susardinis, in 32 once d’oro di carlini, dà loro alcuni stabili fra cui una vigna nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «Campo Gurcy», redditizia all’Annunziata di Montefusco in 2 tarì all’anno (LXXXV, 59)
4717.
1526, luglio 13 – Clemente Pp. VII a. 3
Napoli
Giacomo «de Mantua», «dei et apostolice sedis gratia» vesc. di Lesina, sacrista dell’Annunziaata di Napoli, luogotenente dell’abate di M.V. ed Economo generale perpetuo apostolico, concede a don Angelo de Servio, di Mercogliano, vassallo di M.V., la rettoria o cappellania o chiesa parrocchiale del Ss. Filippo e Giacomo di Ospedaletto («in terra Hospitalecti»), con tutte le cappelle costituite in essa, e in particolare le cappelle di S. Giovanni e di S. Caterina, resa vacante per la morte di don Modestino de Renna, di Mercogliano, ultimo e immediato rettore
4718.
1526, settembre 9, ind. XV – Regnanti Carlo d’Autria e Giovanna d’Aragona
Oreto
Coluccio Simonetto, del Feudo di M.V., pubbl. not.
Ambrogio de Morra, di Mercogliano, giudice regio a vita
Fra Bernardino Ungaro, di Candida, priore di M.V. di Candida, concede al maestro Angelillo de lo Russo, di Mercogliano, una casa con parte di cortile nel luogo detto «lo Casale», una parte di orto, della capacità di circa mezzo quarto, nello stesso luogo, la quarta parte di una terra di mezzo moggio nel luogo detto Vesta, la quarta parte di un’altra terra di un quarto di moggio nel luogo detto Torelli, un nocelleto di mezzo moggio nel luogo detto Macera, una terra della capacità «quarte parte unius gallice vel circa», in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Valle de fonti, una vigna nel luogo detto Bosco, ed una selva nel luogo detto Pietracorvo: il tutto per il canone annuo complessivo di 56 grana e 3 denari, da corrispondersi a metà di agosto (LXII, 38)
4719.
1526, dicembre 6, ind. XV (in: 1557, aprile 24, ind. XV)
Pietrastornina
Pietro de Custolis, pubbl. not.
Matteo Riczio, di Pietrastornina, vende a fra Martino Gervasio, di Pietrastornina, una palude con pianta di pero e con un castagno, in territorio di Pietrastornina, nel luogo detto Campetelle, per il prezzo di 11 tarì e mezzo (in C, 124)
4720.
1527, febbraio 2, ind. XV – Regnanti Carlo d’Austria e Giovanna d’Aragona
Giovanni Tommaso de Morra, di Mercogliano, pubbl. not.
Ambrogio Congo, di Mercogliano, giudice annuale ivi
Fra Francesco de Falco da San Severino, priore e vicario di M.V., concede per 20 anni a Giovanni de Petruccio, a Nicola de Angerio e ad altri, di Paterno, un bosco di castagni nella terra di Paterno, nel luogo detto «la Grassuta», per 100 tomoli di grano all’anno (XCIX, 20)
4721.
1527, giugno 30, ind. XV – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 10
Airola della Valle Caudina
Nicola Mele, di Airola, pubbl. not.
Tadeo mele, di Airola, giudice annuale ivi
Fra Pietro, priore di S. Giovanni a Corte in Airola, della Congregazione di M.V., concede ad Angelo Paladino, di Airola, un terra arativa con alcuni alberi, nelle pertinenze di Airola, nel luogo detto Pantanosa, terra lasciata dallao zio di Angelo, come dote di una cappella che egli fece edificare sotto il titolo (in bianco), e che i predecessori priori avevano concesso agli antenati di Angelo per il censo di un ducato, mentre ora Angelo promette di corrispondere 5 carlini o l’equivalente in buon grano, portato sino al priorato, e dopo la sua morte quella terra ritornerà nel pieno dominio del monastero (XII, 82)
4722.
1527, settembre 10, ind. I – Regnanti Carlo e Giovanna a. (in bianco)
Castello di San Barbato
Battista de Angelo, di San Severino, pubbl. not.
Altobello Russo («Rubeo»), di Montefredane, giudice regio
Don Francesco de San Barbato, di San Severino, signore di San Barbato, facendo testamento dispone che il suo corpo sia sepolto a M.V., «in loco de dicta ecclesia stea in frontespizio de lu coru o vero de lo altare majore», e lascia a M.V. 50 ducati di carlini d’argento, coi quali debbano comprare beni stabili per quella cappella e con obbligo di celebrare delle Messe ogni settimana (XXIII, 107)
4723.
1527, ottobre 25, ind. I – Regnanti Carlo e Giovanna d’Aragona a. 12
Napoli
Francesco Imperato, di Napoli, pubbl. not.
Salvatore Paulillo, di Napoli, giudice
Il nobile Francesco de Cordova («Corduba», spagnuolo, costituisce suoi procuratori nella città di Roma e in qualunque altra parte occorresse per la trattazione dei suoi affari, il magnifico Alonso de Barriales e il nobile Francesco de Sanabia, spagnuoli (XC, 375)
4724.
1527, novembre 24, ind. I – Carlo d’Austria, eletto imper. dei Romani, e Giovanna d’Aragona a. 13 di Sicilia e 11 dell’impero
Tocco, della baronia della valle beneventana
Giovanni de Guido, di Vitulano, pubbl. not.
Vincenzo Martino, di Tocco, giudice annuale ivi
Domenica Mediatore, moglie di Andrea Ventre, di Tocco, vende a Cosma Biczanello, di Tocco, un orto ereditario, appartenente a lui con tutti gli alberi fruttiferi e infruttiferi contenuti in esso, nel casale di Airola di Tocco, per 2 ducati, 2 tarì e 10 grana di carlini d’argento (CXXIII, 132)
4725.
1527, novembre 24, Ind. I – Clemente Pp. VII a. 4, Carlo imper.e Giovanna d’Aragona a. 12 di Sicilia Sarno
Giovanni de Sirico il Giovane, di Sarno, pubbl. not.
Bernardino de Adelecta, di Sarno, vende ad Antonio e Pietro de Albarella, fratelli carnali, pure di Sarno, un annuo reddito di 10 grana annue, gravanti su un arbusto vitato, nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «alle curti», redditizio al feudo in 10 grana all’anno nella festa di S. Maria a settembre, e che Bernardino trasferisce su una sua terra campese nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto «la fraina», per il prezzo di 14 tarì di carlini
Gli INDICI che seguono sono relativi all’intero quinto volume del Regesto delle pergamene di Giovanni Mongelli che in questo sito è stato diviso tra il presente file e il successivo