1210-1249
Dal Regesto delle pergamene /Abbazia di Montevergine ; a cura di Giovanni Mongelli, v. 2: 1200-1249 (Roma, 1957)
(Pagina a cura di Annalisa Lombardi)
1294.
1210, maggio, ind. XIII — Federico re a. 12
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Bernardo Parente vende al giudice Unfrido un arbusto, sito nel luogo detto San Lorenzo, per il prezzo di un’oncia d’oro (CIX, 5)
1295.
1210, giugno, ind. XIII – Federico re
Tristaino, not.
Roberto, giudice
Ruggiero de Affinicia assegna in dote a Margherita, sua figlia, una vigna e una casa in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, e una selva nel luogo detto Marcellino, e un nocelleto (del quale però non si determina il luogo) (LXXII, 35)
1296.
1210, giugno, ind. XIII – Federico re a. 13
Bartolomeo, not.
Gioacchino e Doferio, giudici di Montefusco
Giovanni, f. del q. Maraldo, di Montefusco, dona al monastero di M.V., nelle mani di don Martino, monaco e preposito di M.V., con intenzione di prendere l’abito monastico, tutti i suoi beni, e in specie due territori, siti uno nelle pertinenze di detta terra, nel casale di San Fortunato, e l’altro detto Campofreddo (LXXXIII, 36)
1297.
1210, settembre, ind. XIV
Donato, ab. di M.V., dispone della donazione fatta da due coniugi al monastero di M.V., per mezzo di fra Martino, di 100 once d’oro in remissione dei loro peccati; vengono determinate le condizioni dell’offerta e l’uso dei proventi; si stabilisce inoltre che tutte le rendite che il monastero di M.V. possedeva in Eboli, o che avesse potuto acquistare in detta terra, si dovessero devolvere, secondo il solito, a vantaggio dei poveri, in pane e fave il Giovedì Santo; si ordina infine che la presente Bolla dovrà leggersi ogni anno in Capitolo alla presenza della Comunità monastica, perché non se ne perda la memoria: disposizioni confermate dall’autorità apostolica con Bolla di Onorio III, data da Roma il 2 dicembre 1216 (che si riporta integralmente) (I, 10)
Il documento è anche noto come Statuto dell’abate Donato; ne ha trattato la studiosa di paleografia Teresa Colamarco nel suo opuscolo Il cosiddetto Statuto dell’abate Donato (Spoleto 2008)
1298.
1210, ottobre, 17 (15 «die stante»), ind. XIV Innocenzo Pp. III a. 13
Trasemondo, giudice e not.
Nicola e Pietro, fratelli, figli del q. Urso, vendono per 2 once d’oro al presb. Giovanni, f. del q. Pietro, una casa, sita fuori la città vecchia di Benenvento, dietro la Piazza pubblica, che mena a Porta Aurea, casa che essi avevano comprata nel 1203, novembre 7, ind. VII, da Tommaso, f. del q. Romualdo, come risulta da un doc. rogato dal not. Giovanni e sottoscritto dal giudice Pietro (riferito, reg. 1185; cfr. la Cartula Emptionis dell’anno 1203, 7 novembre, ind. VII, Benevento, documento n. 1189) (XXVI, 42)
1299.
1210 («1212»), novembre, ind. XIV
Dauferio, not.
Girardo, giudice
Maria, moglie di Giovanni de la Rocca, vende a Ruggiero de la Rocca la quarta parte dei beni donatale dal suo marito al tempo del matrimonio, per un’oncia e una quarta d’oro (CXXI, 28)
1300.
1210, dicembre, ind. XIV – Federico re
Tristaino, not.
Biagio, giudice di Mercogliano
Si riporta una sentenza, data dal Priore di Mercogliano, che reggeva la Curia in detto castello di Mercogliano, e riguardante una causa tra Melelao e Pietro Racco (LXXII, 125)
1301.
1210 («1209») (mese, omesso), ind. XIV (?) – Federico re
Avella
Polimio, chier. e not. della chiesa di Avella
Bartolomeo, giudice
Il giudice Bartolomeo, di Avella, dona al monastero di M.V., per le mani di fra Paolo, priore della casa di Baiano, un pezzo di terra con due piante di olive, sito nel luogo detto Cervito (XVII, 37)
1302.
1211 («1210»), gennaio, ind. XIV
Mario, chier. e not.
Mattia, giudice di Avellino
Alferio, minorenne, f. del q. Grimoaldo, col consenso di Romualdo, baiulo, e degli altri suoi parenti stretti, vende un orto, sito nel luogo detto Furula, e una casa dentro la città di Avellino, per monacare Tafura, sua sorella uterina, nel monastero di S. Paolo; siccome però su quei beni aveva dei diritti la zia Guttualda, questa cede a tali diritti e in cambio le viene assegnata un’annualità di 5 tarì sopra un pezzo di terra nel luogo detto Plaiora e tre tarì su una casa posseduta da Alethia (XXI)
1303.
1211 («1210»), gennaio, ind. XIV – Ottone imper. a. 1
Montefusco
Giovanni, not.
Guarmondo, giudice
Maria, figlia del q. Gugliemo de Formato, avendo una casa in comune con Turgisio, suo nipote, f. di Filippo Ferraro, sita nel castello di Montefusco, nella parrocchia di S. Maria, spinta da necessità (« quia necessitate cogor»), vende la sua porzione a Giacomo, f. del q. Novellone, per un’ oncia d’oro (LXXXV, 41)
1304.
1211 («1210»), gennaio, ind. XIV – Ottone imper. a. 1.
Giovanni, not.
Guarmondo, giudice
Giacomo, f. del q. Novellone, avendo una casa in comune con Turgisio (anche «Trogisio»), f. di Filippo Ferraro, sita nel castello di Montefusco, nella parrocchia di S. Maria (cfr. Reg. precedente), la vende a suo fratello Giovanni per il prezzo di un’oncia d’oro (LXXXV, 42)
1305.
1211 («1210»), gennaio, ind. XIV – Federico re a. 13.
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice.
Il giudice Alfano, f. di Giovanni, detto Mercadante, vende al primicerio Bartolomeo, f. del q. Sarno de Angelo, un territorio, sito nelle pertinenze di San Valentino, nel luogo detto Orto («Ortum…»), per un’oncia d’oro (CIX, 3)
1306.
1211 («1212»), gennaio, ind. XIX
Taurasi
Dauferio, giudice e not.
Lando, f. del q. Giacomo, abitante in Taurasi, vende a don Bernardo, priore di S. Maria di Flumeri, agente a nome di questa chiesa, una casa, sita fuori dal castello di Taurasi, nel luogo detto «aburbium fontanelle», per tre parti di un’oncia d’oro (Cand. VIII, 24)
1307.
1211, febbraio, ind. XIV – Federico re.
Bernardo, not. di Sarno
Unfrido, giudice
Alfano, f. di Giovanni di Lauro, vende a Giacomo, suo fratello, una terra, sita nel luogo detto Tenimento, per due once e una quarta d’oro (CIX, 6)
1308.
1211 («1210»), febbraio, ind. XIV
Alessandro, not. di Gesualdo
Raimondo, giudice
Ruggiero, conte di Gesualdo, dona al monastero di M.V., per le mani di Donato, ab. di M.V., una sua terra, sita nel luogo detto Camarsano, con tutte le sue pertinenze (VIII, 33)
1309.
1211 («1210»), marzo, ind. XIV – Federico re
Polimio, chier. e not.
Bartolomeo, giudice di Avella
Tommaso, f. del q. Roberto Ansalone, conferma al monastero di M.V., per mano di fra Paolo, priore della Casa di Baiano, tutte le donazioni fatte al monastero da lui e dai suoi predecessori (XVII, 38)
1310.
1211, maggio 21 (11 «stante»), ind. XIV – Ottone imper. a. 1
Giovanni, not
Giordano e Dauferio, giudici
Turgisio Fabbro, f. del q. Filippo, e Preziosa, ved. del q. Guglielmo Formato, vendono a Giovanni de Novellone («de Nobellone») la metà d’una «casella», sita in Montefusco, per il prezzo di un’oncia (LXXXV, 43)
1311.
1211, maggio, ind. XIV – Federico re a. 13
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Unfrido, f. del q. Giovanni di Fernando, vende al giudice Unfrido una terra, sita nel luogo detto San Pantaleone, per un’oncia d’oro meno una quarta (CIX, 8)
1312.
1211, maggio, ind. XIV – Federico re a. 13
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Giovanni de Asterada e Maria, sua moglie, e altri, vendono al giudice Unfrido una terra, sita nel luogo detto San Pantaleone, per il prezzo di due once d’oro (CIX, 7)
1313.
1211, giugno, ind. XIV – Federico re a. 13
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Giacomo, f. del q. Giovanni di Lauro, vende al giudice Unfrido un arbusto, sito nel luogo detto «Curtis de noviata», per 3 once d’oro (CIX, 9)
1314.
1211, giugno, ind. XIV – Federico re
Bellerio, not
Matteo, giudice.
Absalon, f. del q. Alfano, vende al presb. Tommaso del diac. Castromanno un territorio, sito nel luogo detto Spinoso, per un’oncia d’oro meno un soldo (XCV, 42)
1315.
1211, luglio, ind. XIV – Federico re a. 13
Bernardo, not. di Sarno (risulta dall’esame paleografico)
Alfano, giudice di Sarno
Giovanni de Cunso e Berna, sua moglie, figlia del q. Guglielmo Parente, vendono al giudice Unfrido, f. del q. primicerio Bartolomeo, un territorio, sito nel luogo detto San Pantaleone, un tenimento di Sarno, per 16 tarì di Amalfi (CIX, 10)
1316.
1211, («1212»), luglio, ind. XIV
Taurasi
Dauferio, not.
Giovanni di Montemarano, abitante nel castello di Taurasi, dona al monastero di M.V. parecchie chiuse («clusuras») che egli aveva nel castello di Taurasi, mosso dal desiderio della retribuzione divina (Cand. VIII, 45)
1317.
1211, settembre, ind. XV – Innocenzo Pp. III a. 14
Bartolomeo, not.
Pietro, arciprete di Benevento, e Canturberio, giudice
Il Padre Ruggiero, infermiere di M.V., paga 6 once d’oro a Roffrido e a Pietro per una causa da molto tempo agitata (LXXXVI, 3)
1318.
1211, settembre, ind. XV – Federico re a. 15
Tristaino, not.
Roberto, guidice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Silvestro Visconte, e Virgilia, sua moglie, vendono ad Andrea de Tarsia una vigna, sita nel luogo detto Racanella, per una oncia d’oro (LXIX, 20)
1319.
1211, settembre, ind. XV – Federico re a. 13
Tristaino, not.
Roberto, giudice
Giovanni, f. del q. Silvestro Visconte, vende a Giovanni e a Pietro, fratelli, figli di Guglielmo Racco, un orto, sito nel luogo detto Preteta, per 10 tarì di moneta salernitana (LXIX, 19)
1320.
1211, settembre, ind. XV
Palmiero, not.
Biagio e Roberto, giudici di Mercogliano
Nicola Sasso, Riccardo, f. del q. not. Mariso, e Giovanni del Giudice, donano al monastero di M.V., per mano di Donato, ab. di M.V., tre pezzi di terra, dei quali uno con castagneto nel luogo detto Cardito, un altro con terra «vacua», nello stesso luogo, e il terzo con castagneto nel luogo detto Urbiniano (LVI, 25)
1321.
1211, settembre, ind. XV – Federico re a. 13
Tristaino, not.
Tommaso, giudice
Testamento di Guglielmo, f. del q. Guglielmo, ex giudice di Sant’Angelo, col quale lascia tutti i suoi beni al monastero di M.V., per le mani di fra Bartolomeo, priore claustrale («prior claustrensis») di M.V., eccetto un pezzo di terra che lascia a sua moglie e una «sozza» di vigna nel luogo detto Racanella, che lascia a sua sorella Sabula, e salve le quarte che spettano a sua madre Giovanna e a sua moglie come morgincap, e la quarta su una casa – che lascia a sua madre e a sua moglie-, sita nel castello di Mercogliano: donazione fatta però con la condizione che non avesse eredi; nel caso, invece, che avesse eredi, questa donazione sarebbe nulla, e in quest’ ultimo caso andrebbe al monastero solo un pezzo di terra nel luogo detto Padule, nelle pertinenze di Mercogliano (LV, 170)
1322.
1211, novembre, ind. XV – Federico re a. 14
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Cardillo vende al primicerio Bartolomeo una terra, sita nel luogo detto San Pantaleone, per 6 once e mezza d’oro (CIX, 11)
1323.
1211, novembre, ind. XV – Ottone imper.
Pietro not.
Giovanni, giudice
Matteo, f. del medico Ruggiero, vende a Pietro Potifredo, due terre con olivi, site nel luogo detto (in bianco), per 4 once d’oro (XCVII, 25)
1324.
1211, novembre, ind. XV – Federico re
Palmiero, not. (dal S. T.)
Tommaso, giudice di Mercogliano
Il presb. Riccardo, f. di Guglielmo, di Summonte, e il presb. Guglielmo, f. del giudice Ruggiero, e Palmiero, not., attestano che nel tempo in cui Giacomo di Martino, f. di Giacomo Regino, si fece oblato di M.V. e donò al monastero di M.V. tutti i suoi beni, siti in Mercogliano, «in montibus et planis», si offrì ancora come oblato Simone, suo fratello, e anche lui donò i suoi beni, dei quali si riservò l’usufrutto sua vita durante (LVI, 26)
1325.
1211, novembre, ind. XV – (in: 1232, agosto, ind. V)
Martino, chier. e not.
Giovanni, giudice
Maestro Donadeo Caldararo, f. del q. Martino Caldararo, abitante in Lauro, coi suoi figli vende a don Alderio, f. del q. Giordano di Lauro, «miles», per parte del monastero di S. Giacomo, eretto nel luogo detto Corte de Liciti, soggetto al monastero di M.V., un casalino, sito nel luogo detto «a fillinu», per il prezzo di un’oncia d’oro (in XLIX, 27)
1326.
1211, dicembre, ind. XV – Ottone imper. a. 2
Capua
Pietro, not. di Capua
Nicola, giudice di Capua
Nicola, f. del q. Pandolfo Minutolo, abitante in Capua, dichiara di aver dato, al tempo del suo matrimonio, alla moglie Altruda, la quarta dei suoi beni; ma che poi, per le loro necessità («pro necessitatibus nostris»), furono costretti a vendere un loro edificio, e con ciò le aveva arrecato del danno; ora, a titolo di riconoscenza per i servigi resigli nelle sue infermità, la risarcisce donandole una terra con presa e con una casa grande, ove egli abitava, e un’altra terra, con presa «vacua» ad essa congiunta, detta «curticella», similmente congiunta, site nella città di Capua, nella parrocchia di S. Nazzaro, e inoltre un pezzo di terra, consistente in una corte nel luogo detto «Sabignanu» (XXXII, 3)
1327.
1212, gennaio, ind. XV (in: 1232, giugno, ind. V)
Nicola, giudice di Capua
Fra Angelo, priore del monastero di Maddaloni e di M.V. di Capua, concede un pezzo di terra, sito nel confine della terra dei Lagni, nel luogo detto San Donato e precisamente nel luogo detto Peti miradi(«in loco sancti Donati ubi dicitur li peti mirati»), per una libbra e mezza di cera all’anno (in LI, 26)
1328.
1212 («1211»), gennaio, ind. XV
Guglielmo, not.
Sanipneo, giudice
Gabriele, f. del q. Guglielmo Salomone, abitante nel castello di Grotta («in castello crypte»), vende a Giovanni Salvatico un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Grotta, nel luogo detto Fonte d’Angelo, per 30 tarì salernitani (XLVII, 32)
1329.
1212, aprile, ind. XV – Federico re a. 14
Bernardo, not.
Alfano, giudice
Il giudice Unfrido compra un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Sarno, nel luogo detto San Pantaleone (CIX, 12)
1330.
1212, aprile, ind. XV
Turi
Goffredo, giudice di Conversano («cupersanensem iudicem»)
Giovanni de Fraxeneto, signore di Turi, essendo quivi gravemente infermo, affinchè dopo la sua morte non sorgessero liti tra i suoi figli riguardo ai beni da lui lasciati, pensa di far testamento, e perciò fa venire alla sua presenza don Concilio, ex venerabile signore di Conversano, e altri «probos viros», «quibus bonam habentes memoriam rectamque locutionem factum ordinacionem et testamentum meum poterit denunciare»; e, fra gli altri legati, lascia al monastero di M.V. « que est in tenimento Abellini», la chiesa sotto il titolo di San Giovanni e Paolo, fondata dentro una sua possessione, sita nel luogo detto Bitritto, in tenimento di Bari, alla quale chiesa lascia tante olive quante ne abbisognano per 10 staia di olio alla misura di Bari, insieme con tutte le altre possessioni e beni attinenti alla medesima (XXIII, 113)
1331.
1212, maggio, ind. XV
Guglielmo, not.
Eletto, giudice
Giovanni Silvatico, abitante in Grotta, dona al monastero di M.V. per mano di Donato, ab. di M.V., due terre, site nelle pertinenze di Grotta (minarda), nel luogo detto Fonte di Giovanni de Angelo; un’altra terra nel luogo detto Pesela; un’altra vicino alla Fonte suddetta; un’altra detta la Fonte di Emmula; e una casa con orto, sita dentro la terra detta Fratta (XLVII, 1)
1332.
1212, giugno, ind. XV – Federico re a. 14
Bernardo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Giovanni Pepe («Piper», «Piperinus») vende al giudice Unfrido, e al fratello di lui una terra, sita nel luogo detto San Pantaleone, per 4 once d’oro (CIX, 13)
1333.
1212 («1211»), luglio, ind. XV
Matteo, chier. e not. di Capaccio («capodaquensis»)
Gilberto, vesc. di Capaccio («episcopus capodaquensis») (che si sottoscrive), concede e conferma a don Giovanni de Sancto Spiritu, monaco e preposito del monastero di M.V. la chiesa di S. Lorenzo, sita nel territorio di Padula, con tutti i suoi diritti, come gliela avevano concessa i sacerdoti e chierici di S. Angelo di Padula, e ordinando che questa chiesa di S. Lorenzo sia «submissa et obediens predicte ecclesie sancte Marie de Monte virgini» (I, 12)
1334.
1212, agosto, ind. XV – Federico re a. 15
Ruggiero, not.
Giacomo, giudice di Avellino
Roberto de Ildebrando dona al monastero di M.V., per le mani dell’ ab. Donato, la sua porzione che gli spettava su due terre, delle quali una in Summonte e l’altra in Salza (CXII, 12)
1335.
1212, agosto, ind. XV
Martino, chier. e not. di Lauro
Giovanni, giudice
Riccardo Frainella, nobile di Lauro, dona al monastero di M.V., per le mani di Donato, ab. di M.V., un territorio che fu del q. Giovanni Rotondo, suo vassallo, abitante nel casale di Suprana, con tutte le sue pertinenze, eccettuandone due territori, da lui donati al signor Ruggiero, cappellano; di più conferma al suddetto monastero tutte le possessioni e uomini donati da Alderisio, suo zio, e da Runziana, moglie di Alderisio, site nelle pertinenze di Lauro e nel piano di Palma: per la quale conferma riceve dal monastero di M.V. cinque once d’oro (XCVIII ,1)
1336.
(1212), ind. XV – Ottone IV imper. a. 3
Napoli.
Pietro Curiale.
Pietro Busiello e Nicola, fratelli uterini, figli del q. Pietro, vendono a don Marino Farafalla, f. del q. Donadeo, una casa, sita in Napoli nel sito Ercolese della regione Furcellese, per il prezzo di 20 tarì amalfitani (CX, 65)
1337.
1212, settembre, ind. I – Federico re
Ruggiero, not.
Roberto, giudice
Urso Tassone, signore di Moliterno, dono al monastero di M.V. lo Juspatronatrus sulla chiesa di S. Lorenzo di Padula («de apadula»), e tutti i beni appartenenti a detta chiesa, tra cui una vigna e un palmento, salva la rendita di due tarì all’anno per incenso ecc., da corrispondersi alla chiesa di Sant’Angelo di Padula, e con la condizione che se il monastero di M.V. lasciasse la suddetta chiesa, lo juspatronatus e i suddetti beni dovevano ricadere su di lui e sui suoi legittimi eredi (XCV, 14)
1338.
1212, settembre, ind. I
Matteo, not.
Dauferio, giudice
Giovanni, f. del q. maestro Sasso, abitante in Frigento, vende a Giovanni, f. del q. Giovanni Salvatico, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Frigento, nel luogo detto Fontegemula, per il prezzo di 3 once d’oro (XLV, 106)
1339.
1212 («1213»), ottobre, ind. I – Ottobre imper.
Ascoli
Leone, not.
Giovanni, giudice di Ascoli
Turgisio, f. del q. Gualtiero, di Taurasi («de Taurasa»), insieme con Bentivenga, suo figlio, abitanti in Ascoli, cedono a don Giacomo, f. del q. Glorioso, una casa, sita nel sobborgo di Ascoli, dalla parte del Frontino, e in cambio riceve un’altra casa, sita nel medesimo luogo, e di più 4 once di tarì di Sicilia (XV, 68)
1340.
1212, novembre, ind. I – Federico re a. 14
Tristaino not.
Tommaso, giudice di Mercogliano
Boventano, f. di Giovanni, fa testamento, lasciando erede sua figlia, e in caso che questa morisse senza figli, nei suoi beni dovrebbe succedere il monastero di M.V. (LV, 171)
1341.
1213 («1212»), gennaio 4, ind. I – Federico re a. 14
Tristaino, not.
Roberto, giudice di Mercogliano
Palmiero, f. del q. Giovanni Bello, vende a Giovanni, f. di Ruggiero Grailone, una terra, sita nel luogo detto Racanella, per il prezzo di 18 tarì salernitani (LXIX, 1)
1342.
1213 («1212»), gennaio, ind. I – Federico re
Tristaino, not.
Biagio, giudice
Maraldo Fillicola, e Ruggiero, suo figlio, donano a Giovanni, f. del suddetto Ruggiero, tutti i loro beni, siti nelle pertinenze di Mercogliano, eccettuandone un un oliveto, nel luogo detto Toppetella, donato al monastero di M.V. (LVI, 27)
1343.
1213, febbraio, ind. I – Ottone imper.
Ascoli
Falco, not.
Giovanni, giudice di Ascoli
Maria Cita, figlia del q. Eliadam, di Ascoli, cede ad Alfiero Cinnamo, suo zio, tre parti di una casa, sita in Ascoli, dalla parte del Frontino; ed in cambio riceve un’altra casa, sita pure dalla parte del Frontino, e inoltre un’oncia d’oro e due soldi provesini (XV, 67)
1344.
1213, marzo 15 («mense martio mediante»), ind. I – Federico imper. a. 1 «electionis», Enrico re a. 1.
Bartolomeo, not.
Giordano, giudice
Marino, f. del q. (in bianco), dona al monastero di M.V., per le mani del P. Bonifacio, priore della chiesa di S. Giovanni a Marcopio, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Montefusco, e propriamente nel casale di S. Giovanni a Marcopio (XLVI, 22)
1345.
1213, marzo, ind. I – Federico imper. a. 1 «electionis», Enrico a. 1
Giovanni not.
Guarmondo, giudice
Sicelgaita, figlia del q. Pietro d’Amore, vende a Giorgio, f. del q. Simone, una terra, sita in Montefusco, nel luogo detto San Sabino, per il prezzo di 12 tarì salernitani (LXXXV, 44)
1346.
1213, marzo, ind. I – Federico re
Palmiero, giudice e not.
Biagio e Roberto, giudici di Mercogliano
Donone cede al monastero di M.V. una terra con vigna, nel luogo detto Sala; e in cambio riceve dal P. Marco, preposito di M.V., il rilascio dei diritti sopra un castagneto, sito nel luogo detto Castelluzzo, e due once d’oro (LVIII, 13)
1347.
1213, marzo, ind. I -Federico re
Mercurio, not.
Biagio e Roberto, giudici
Il P. Marco, preposito di M.V. , col consenso di Donato, ab. di M.V., rilascia e dona a Rasolino, f. del q. (in bianco), tutte le rendite, opere e servizi che doveva prestare al monastero di M.V., rendendolo libero e franco al pari degli uomini di Mercogliano, e per questa grazia il monastero riceve un’oncia d’oro (LVI, 29)
1348.
1213, marzo, ind. I
Guglielmo, not.
Eletto, giudice
Pietro, f. del q. Roberto Cafaro, vende a Giovanni di Floro, una casa nel luogo detto Fratta, nelle pertinenze di Grotta, per un’oncia d’oro (XLVII, 33)
1349.
1213, aprile, ind. I – Federico re
Tristaino, not.
Biagio, giudice di Mercogliano
Riccardo Sfolia, sacerdote, concede a Roberto, f. di Falco Rigaudio, un pezzo di terra nel luogo detto Fossato della Chiesa di S. Giacomo per 4 ducati all’anno (LXXI, 43)
1350.
1213, aprile, ind. I – Federico re a. 15
Poto di Selustro, not.
Giovanni de Risimarco e Giovanni Alegisio, giudici di Ariano
Fra Alessandro, priore di S. Benedetto d’Ariano aveva ceduto a don Dauferio e a Poto, suo fratello, un casalino dentro la loro casa, ed essi da parte loro avevano ceduto al suddetto Priore i diritti sopra un muro di fronte alla chiesa del monastero («qui recta facie respicit (ecclesiam)»). Ora, presentatasi l’occasione della dedicazione della chiesa di S. Benedetto, il suddeto Priore pregò i due fratelli di togliere le pietre, ecc., che ivi erano, in modo che chierici e laici potessero in quella circostanza mangiare ivi e potessero accedere comodamente alla chiesa. Questi allora negano che ci sia stata fra loro una qualunque convenzione, e perciò il Priore, non essendosi potuto accordare pacificamente con loro, è costretto a procedere per via giudiziaria, e così li fa condannare alla osservanza dei patti (XIV, 82)
1351.
1213, maggio 29, ind. I – Federico re a. 15, Costanza regina
Casalnuovo
Nicola, pubbl. not. di Casalnuovo
Ugo, giudice
Maria, moglie del q. Romano Malacorona, abitante in Casalnuovo, dona al Monastero di M.V., per mano di fra Matteo, monaco, presb. di M.V. e priore del monastero in Casalnuovo, un orto nel territorio del suddetto Casale, vicino alla via di San Lupolo, riservandosene l’usufrutto sua vita durante (XXXIII, 81)
1352.
1213, giugno, ind. I – Federico re a. 15
Giovanni not. di Sarno
Alfano, gudice
Andrea Scuterio vende a Sisto, f. del primicerio Bartolomeo, una terra, sita in tenimento di Sarno, nel luogo detto «a lu aregnanu», per 3 once d’oro (CIX, 14)
1353.
1213, giugno, ind. I
Guglielmo, not.
Eletto, giudice
Giovanni Silvatico, abitante in Grotta, riservato l’usufrutto dei beni donati al monastero di M.V. (riferito, Reg. 1331), ora dona al monastero anche quell’usufrutto e dichiara gli acquisti da lui fatti con lo stesso usufrutto, e conferma la prima donazione (XLVII, 2)
1354.
1213, luglio, ind. I
Matteo, not.
Pasquale, giudice
Donato, «divina gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede al not. Matteo, f. del q. Alferio, una terra con nocelleto e castagneto e terra «vacua», sita nel luogo detto Rivo di Bairano, restituita al suddetto monastero, con altre terre, dal nobile Giacomo Franco (senza specificazione di confini), per il canone annuo di 2 tarì (LIX, 52)
1355.
1213, luglio, ind. I – Federico re
Palmiero, not.
Biagio, giudice
Aminadab e Nicola, fratelli, donano al monastero di M.V., per le mani di Donato, ab. di M.V., un castagneto, che essi tenevano a censo dallo stesso monastero, sito nel luogo detto Cardito; di più Aminadab dona al monastero tutte le terre che possedeva nelle pertinenze di Mercogliano (ma senza specificarle) (LVI, 30)
1356.
1213, settembre 5, ind. II – Innocenzo Pp. III a. 16
Giovanni not.
Canturberio, giudice della città nuova di Benevento
Il monastero di M.V. si accorda con Pietro, f. del q. Martino, riguardo a una lite che c’era fra di loro (LXXIX, 142)
1357.
1213, settembre, ind. II – Federico re
Gisulfo (che si sottoscrive), signore di Padula, nelle pertinenze di Salerno, insieme col Clero di S. Angelo di detta terra, col consenso di Urso Tassone, signore di Moliterno, e del vescovo di Capaccio, dona al monastero di M.V. la chiesa di S. Lorenzo, sita nel piano, vicino alla terra di Padula, con tutte le possessioni, ecc., salvo il censo di due tarì annui per incenso da corrispondersi alla Chiesa di Sant’ Angelo (cfr. 1212, settembre, ind. I, Reg. 1337), al quale censo don Ruggiero de Nova, canonico di Capaccio, a nome del vescovo, rinunzia a favore di M.V., e salvo l’obbligo di portare nella festa di San Michele «arbor florida et accensa iuxta morem aliarum ecclesiarum»; inoltre, insieme con suddetto don Ruggiero de Nova, assegna la suddetta chiesa di San Lorenzo a don Giovanni de Sancto Spiritu, «monacho primicerio ipsius ecclesie de monte virginis et magistro ac preceptori ecclesiarum principatus» (XCV, 15)
1358.
1213, dicembre, ind. II – Federico re
Tristaino not.
Biagio, giudice
Il P. Pietro, cellerario di M.V. e procuratore di Mercogliano, per parte della chiesa di S. Nicola, concede ad Andrea e Pietro, fratelli, figli di Giovanni Corbisiero, una terra, sita presso la Fontana di S. Nicola, per metà dei frutti superiori (LIX, 53)
1359.
1213, dicembre, ind. II – Federico re
Palmiero, giudice e not.
Biagio e Roberto, giudici di Mercogliano
Donato, ab. di M.V., per mezzo di Pietro, cellerario di M.V. e rettore in Mercogliano, cede a Guglielmo, f. del q. Urso Franco, una terra «vacua», sita nel luogo detto Padula, e la porzione di una terra con castagneto, data a censo a Pietro Golfo; e in cambio riceve un pezzo di terra con vigna, sita nel luogo detto S. Basilio, e mezza oncia d’oro a complemento (LVIII, 14)
1360.
1214 («1213»), febbraio, ind. II – Federico re a. 15
Tristaino, not
Biagio, giudice di Mercogliano
Menta, figlia di Giovanni e moglie di Riccardo, f. di Deodato, dovendo partire per S. Giacomo di Galizia, dona al monastero di M.V. la quarta parte che le spettava sopra i beni del suddetto suo marito, nel caso che non ritornasse viva (LVI, 28)
1361.
1214, marzo, ind. II (in: 1232, agosto, ind. V)
Giovanni not.
Riccardo, giudice di Lauro
Il presb. Gugliemo de Risi, f. del q. Andrea, insieme con Jacono Giovanni e con Gugliemo, suoi figli, abitanti nel casale detto Corte de Liciti, vende al monastero di S. Giacomo un pezzo di terra, sito vicino alla chiesa di S. fortunato, per il prezzo di 100 tarì amalfitani, pagati dal P. Palmiero, priore di quel monastero (in XLIX, 28)
1362.
1214, maggio, ind. II
Matteo, not.
Giacomo, giudice
Pietro, f. di Ruggiero, dona a sua moglie la quarta dei suoi beni (XCVI, 40)
1363.
1214, maggio, ind. II
Padula
Gauderisio, not.
Roberto, Matteo, e gli altri, giudici di Padula
Guglielmo, f. del q. Pietro Saraceno, abitante in Padula, assegna a sua moglie Gemma d’ Arena, la sua vigna con un campo dentro, sita nel luogo detto San Lorenzo, come corrisposta di 4 once ricevute da essa in conto di dote (XCV, 51)
1364.
1214, maggio, ind. II – Ottone imper. a. 4
Nicola, not.
Bartolomeo, giudice di Montoro
Guerrasio de Donnello, f. del q. Roberto, concede a Guglielmo de Marancio, il diritto di poter fabbricare un muro (LXXXVIII, 18)
1365.
1214, luglio, ind. II – Federico re
Ruggiero, giudice e not.
Boamondo, giudice
Il not. Gualtiero, f. del q. Michele, cede a Pietro, detto di don Giacomo, col consenso di sua moglie Clarissima, una casa nella parrocchia si S. Giorgio; e in cambio riceve una terra con piante di olive nel luogo detto Tiranna (senza descrizione di confini) (XLII, 40)
1366.
1214, luglio, ind. II – Ottone imper.
Ascoli
Leone not.
Giovanni, giudice di Ascoli
Bartolotta, f. di Bartolomeo de Leonibus, di Ascoli, cede a Rainone, f. di Deodede, di Chiusano, una casa, lasciatagli in legato da Falco, suo consanguineo, f. di Ursileone de Cantore, sita nel Borgo di S. Andrea in Ascoli, per il prezzo di cinque once e mezza d’oro di tarì di Sicilia (XV, 46)
1367.
1214, agosto, ind. II – Federico imper. a. 2 «electionis»
Giovanni not.
Guarmondo, giudice
Costantino, f. del q. giudice Mercurio, concede a Giacomo de Marzio un territorio in Montefusco, nel luogo detto Farisei, con patto di corrispondere un tarì annuo «et dare inde integrum pedem de omni frudio factum paratum», e la decima dei seminati (LXXXV, 66)
1368.
1214, agosto, ind. II (in: 1232, agosto, ind. V)
Capua
Stefano, not.
Giovanni Lombardo, giudice di Capua
Fra Nicola, priore delle Case di M.V. site in Capua e in Schiavi, col consenso di Donato, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Pietro Cioffo, f. del q. Cioffo, i diritti e le ragioni che aveva sopra un porto di mulino, chiamato Salbato, sito «in aqua et saone trifisci», per il canone annuo di un tarì (in XXXI, 59)
1369.
1214, settembre, ind. III – Federico imper. a. 2 «electionis», Enrico re a. 2
Montefusco
Bartolomeo, not.
Gioacchino, giudice
Jacono Pietro, f. del q. don Giorgio, arciprete, vende a Giorgio, f. del q. Simone, un casalino con orticello, sito nel Casale di San Pietro, nelle pertinenze di Montefusco, per 4 tarì amalfitani (CII,3)
1370.
1214, settembre, ind. III – Federico re
Pietro not.
Boamondo, giudice
Buccardo, f. di Berdeclina, figlia del q. (in bianco), ed Aurigemma, sua sorella, insieme con la loro madre, vendono a Pietro, detto di don Giacomo, la metà di un muro, sito tra il casalino della suddetta Berdeclina e l’orto dello stesso Pietro, nella parrocchia di S. Giorgio, per otto tarì di Salerno, ma con patto che Pietro debba fabbricare il suddetto muro e alzarlo a misura della casa di Roberto, f. naturale di maestro Ferro, e volendo Pietro fabbricare il muro ad altezza maggiore, la spesa doveva essere ripartita, essendo quel muro divisorio (XLII,33)
1371.
1214, ottobre, ind. III – Federico re
Pietro not.
Matteo e Giovanni, giudici (di Eboli)
Nicola e Giovanni, fratelli, donano al presb. Pietro, altro loro fratello, un territorio con quattro ordini di viti, e tre piante di olive, sito nel luogo detto Orclanno (XCVI, 23)
1372.
1214, ottobre, ind. III – Federico re
Palmiero not.
Biagio, giudice di Mercogliano
Marrisio, f. del q. Maione, vende a Mattia, f. del q. not. Pietro, un orto con olivi, sito nel luogo detto Foresta, per mezz’oncia d’oro (LXIX, 21)
1373.
1214, ottobre, ind. III – Federico re
Pietro, not.
Matteo e Giovanni, giudici (di Eboli)
Nicola, f. di Ruggiero, f. del q. Pietro de Amato, cede a Giovanni, suo fratello, l’intera porzione di una terra con vigna, «vacuo» e olivi, sita nel luogo detto Orclanno; e in cambio riceve un’altra terra, sita nel Casale del Monte, nel luogo detto Baradi (XXXIII, 80)
1374.
1214, dicembre, ind. III – Federico re
Palmiero, not.
Biagio, giudice di Mercogliano
Marrisio, f. del q. Maione, cede a Giovanni, f. del q. Marino Cappello, la quarta parte di una casa, sita nel luogo detto Girone, vicino alla chiesa di S. Giovanni, e la quarta parte di un orto e corte nello stesso luogo; e in cambio riceve una casa in Mercogliano (LXXXI, 12)
1375.
1214 («1215»), dicembre, ind. III – Federico re
Polimio, chier. e not.
Bartolomeo, giudice
Il signor Stefano de Boyano, signore di Avella, e Costanza, sua moglie, donano al monasterodi M.V., per le mani di fra Paolo, priore della Casa di Baiano, tutti i diritti che avevano su un tenimento del suddetto monastero, che fu del q. giudice Giovanni; e di più concedono il censo di un tarì annuo, che essi dovevano riscuotere da don Palmiero, f. di don Viviano (anche «Biviano») (XVII, 39)
1376.
1214 («1215»), dicembre, ind. III
Giovanni, giudice e not. d’Atena
Gugliemo de Atena, signore di Atena (che si sottoscrive), dovendo restituire al monastero di M.V. sette once d’oro per vettovaglie ricevute a prestito dalla chiesa di S. Ippolito, dona al monastero una starza, sita nel territorio di Atena, nel luogo detto Rademundo, sotto la suddetta chiesa di S. Ippolito (XVI, 3)
1377.
1214 («1215»), dicembre, ind. III – Ottone imper.
Ascoli
Leone, not.
Giovanni, giudice di Ascoli
Bartolotta, f. di Bartolomeo de Leonibus, in Ascoli, vende a Rainone, f. di Deodede, di Chiusano, la metà d’una casa, che egli possedeva indivisa con Giacobello, suo fratello, sita nel Borgo di Sant’Andrea in Ascoli, per il prezzo di un’oncia di tarì di Sicilia e tre soldi provesini (XV, 47)
1378.
1215 («1214»), febbraio, ind. III
Matteo, chier. e not.
Gilberto, vescovo di Capaccio (che si sottoscrive), col consiglio del suo Capitolo, dona al monastero di M.V., in cui presiede l’ab. Donato, una chiesa sotto il titolo di S. Ippolito, sita nel tenimento di Atena, con tutte le sue rendite, ecc., dichiarandola soggetta al monastero di M.V., con obbligo di corrispondere ogni anno una libbra di cera alla mensa episcopale, il Giovedì Santo (XVI, 2)
1379.
1215, marzo, ind. III – Federico re
Palmiero, not.
Matteo, giudice
Goffrido, f. di Guido e Maria, sua moglie, vendono a Simone, Riccardo, Bartolomeo e Maria, figli di Matteo Fellicola, un pò di terra, sita nel luogo detto Urbiniano, per il prezzo di mezz’oncia d’oro e 4 tarì (LXIX, 32)
1380.
1215, marzo, ind. III
Alessandro, not.
Ruggiero, conte di Gesualdo, insieme con Roberto, suo fratello, dona alla chiesa di M.V., per mano di Donato, ab. di M.V., un bosco, detto Perretto, nel tenimento del Plesco; inoltre conferma al monastero di M.V. la donazione fatta della terra di Sant’Angelo del Plesco, e la starza di Camarsano, con tutte le sue pertinenze, senza alcuna riserva, con la condizione di essere seppelliti a M.V. (cfr. Reg. 1232) (XLV, 102)
1381.
1215, aprile, ind. III – Federico re
Tristaino, not.
Biagio, giudice di Mercogliano
Ruggiero de Affinicia, e Margherita, sua moglie, vendono a Guglielmo, f. di Landolfo, una casa, sita dentro Mercogliano, per mezz’oncia di tarì siciliani (LXIX, 24)
1382.
1215, giugno 15, ind. III – Innocenzo Pp. III a. 18
Benevento («in sacro beneventano palatio»)
Luca, not.
Matteo, giudice di Benevento
Dietro richiesta di Crescenzio, «dei gratia domini pape subdiaconi et Beneventano Rectore», e per parte di Bonifacio, monaco e priore della chiesa di S. Giacomo, soggetta al monastero di M.V., si riporta una sentenza emanata dalla Corte di Benevento a favore del monastero di San Giacomo, con la quale si dichiara che il monastero non è tenuto a pagare il plateatico di un uovo («nomine plateatici ovum unum») per le botteghe site sotto una casa, nella Piazza maggiore di Benevento, botteghe che furono del q. Giacomo Sculdasio e che poi passarono al monastero di M.V. (XXIV, 206)
1383.
1215, giugno, ind. III – Federico imper. a. 3 «electionis», Enrico re a. 3
Giovanni not.
Doferio, giudice
A richiesta del P. Girardo, preposito di M.V., diverse persone attestano che, essendosi trovate presenti al testamento di Palmiero, f. del q. Ruggiero, questi, fra gli altri legati, lasciò al monastero di M.V. tutti i suoi beni, siti nelle pertinenze di Montefusco, eccettuandone un orto, sito nel luogo detto Passarello, donato alla chiesa di S. Elia (LXXXIII)
1384.
1315, luglio 20, ind. III – Federico re a. 18
Troia
Guarino not. di Troia
Tiberio, giudice di Troia
Giacoma, figlia del q. Murico e ved. del q. Pietro de Apice, vende ad Andrea, f. del giudice Urso, una casa, sita in Troia, «in capite Trasende publicae», per 3 once d’oro e un «copello» di grano (CXXIV, 113)
1385.
1215, settembre, ind. IV
Pietro not.
Luca, giudice (di Eboli)
Flandina, figlia del q. (in bianco) (Giovanni Castaldo), dona al monastero di M.V., per mano di fra Pietro, preposito di M.V., una casa terranea, sita nella parrocchia di S. Giorgio, con tutti i mobili e tutto il suo tenimento, con patto di rimanere usufruttuaria, sua vita durante, sia della casa suddetta che di un’altra casa, donata al monastero dal presb. Giacomo, obbligandosi frattanto a corrispondere un tarì annuo (XLII, 10)
1386.
1215, ottobre, ind. IV – Federico re
Tristaino not.
Roberto, giudice
Il P. Pietro, monaco e preposto di M.V., col consenso di Donato, di ab. di M.V., concede al giudice Palmiero, f. del q. not. Tristaino, una casa, sita dentro Mercogliano, per il canone annuo di un braccio di cera, e per entratura riceve una quarta d’oncia d’oro (LIX, 54)
1387.
1215, novembre, ind. IV – Federico re a. 18
Guglielmo not.
Giovanni, giudice
Don Pietro, venerabile preposito di M.V., per volere di Donato, ab. di M.V. concede a Riccardo Salerno e a Manno de Manno un tenimento, consistente in vigne e castagneti, e un territorio nel luogo detto Vineole – i cui confini si dicono descritti in altro strumento -, con patto che corrispondano la metà dei frutti e quattro opere a braccio all’anno e la decima dei seminati (CXVI, 13)
1388.
1215, dicembre 19, sabato, ind. IV – Federico re, Costanza regina
Casal Nuovo
Ettore, pubbl. not. di Casalnuovo
Pietro, giudice,
Goffedo d’Achille, abitante di Casalnuovo, vende un orto nella via di San Lupolo, nelle pertinenze di Casalnuovo, alla chiesa di S. Maria, obbedienza del monastero di M.V. ed esistente nello stesso Casale (XXXIII, 83)
1389.
1216 («1215»), gennaio, ind. IV – Federico re
Pietro not.
Guglielmo, giudice
Bartolomeo de Miranda concede a Palmiero Ramaro la metà di un muro d’una sua bottega, sita nella parrocchia di S. Caterina, e la metà di una piazza appartenente a detto muro, con patto che il suddetto muro debba alzarsi (XCVII, 37)
1390.
1216 («1215»), gennaio, ind. IV – Federico re a. 16
Vincenzo, not.
Guglielmo, giudice
Il P. Ruggiero, infermiere del monastero di M.V. costruito nel luogo detto «Aqua columba», col consenso di Donato, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Tafuro, f. del q. Giovanni de Giuliano, tre pezzi di terra, siti in Montoro, dei quali uno nel luogo detto Strada («strata»), un altro vicino alla chiesa di S. Nicola, e il terzo nel luogo detto Carrara, arbustato, concessione che però gli vien fatta solo sua vita durante, per il canone annuo di 12 tarì: beni che furono donati al monastero di M.V. da Roberto, f. del q. Stasio (LXXXVII, 53)
1391.
1216 («1215»), febbraio, ind. IV – Federico re a. 18
Luca, chier. e not.
Mattia, giudice di Avellino
Giovanni, f. del q. Lando, presb. e arciprete di Mercogliano, compra dal signor Palmiero, f. del q. Simone del Giudice, e da Rigala, sua madre, un castagneto, sito nel luogo detto Senolla, per il prezzo di 12 tarì salernitani, e la rendita di un tarì annuo agli eredi del suddetto venditore (LXIX, 22)
1392.
1216, aprile, ind. IV – Federico re a. 18
Guglielmo, not.
Giovanni, giudice
Il P. Martino, preposito di M.V., per volere di Donato, « dei gratia » reverendo ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del q. Alegario, due pezzi di terra, dei quali uno con vigna, vicino alla Corte dell’ Ospedale, e l’altro e castagneto nel luogo detto Anione, per la metà dei frutti e la decima dei seminati (CXVI, 16)
1393.
1216, aprile, ind. IV – Federico re a. 18
Gugliemo, not.
Giovanni, giudice
Il P. Martino, preposito di M.V., per volere di Donato, «dei gratia» reverendo ab. di M.V., concede a maestro Glorioso, f. del q. Trancia e marito di Minuta, figlia del q. Angelo Spurone, un castagneto nel luogo detto «torris de gaydone», per la metà delle castagne e la decima dei seminati (CXVI, 15)
1394.
1216, aprile, ind. IV – Federico re a. 18
Guglielmo not.
Giovanni, giudice
Don Martino, preposito di M.V., per volere dell’ abate (che qui non si nomina) e della Comunità di M.V., concede a Minuta, figlia del q. Angelo Spurone, un castagneto nel luogo detto «torris de gaydone», per la metà delle castagne e la decima dei seminati (CXVI, 14)
1395.
1216, aprile, ind. IV – Federico re
Pietro, not.
Guglielmo e Giovanni, giudici
Giovanni d’Amato fa testamento e, fra gli altri legati, lascia ad Aurigemma, sua moglie, una casa, sita nella parrocchia di S. Bartolomeo, una vigna nel luogo detto Strada («Strata») e un orto nel luogo detto Carbonaria (CXIII, 85)
1396.
1216, maggio, ind. IV – Federico re a. 18
Tristaino, not.
Il P. Landolfo, monaco di M.V. e procuratore di Mercogliano, col consenso di Donato, ab. di M.V., concede a Giovanni, f. di Maggio Asclito, e a Pietro de Gerino, una terra nel luogo detto San Giovanni, con patto di piantarla fra 12 anni, e frattanto corrispondere la metà dei frutti superiori e a decima degli inferiori (LIX, 55)
1397.
1216, giugno, ind. IV – Federico re a. 18, Enrico a. 4
Vincenzo not.
Guglielmo, giudice
Il P. Giovanni di Guido, presb. e rettore dei beni di M.V. in terra di Montoro, fa attestare da alcuni che furono presenti al testamento del presb, Giovanni de Raone, come questi, fra gli altri legati, lasciò al monastero di M.V. un territorio, sito in Montoro, nel luogo detto Fontana, con patto che finchè vivesse suo fratello Marco, avesse dovuto tenerlo costui e frattanto corrispondere al monastero mezzo tarì all’anno di canone, e dopo la morte di lui, gli eredi avessero dovuto corrispondere come censo un tarì all’anno (LXXXVII, 35)
1398.
1216, giugno, ind. IV – Innocenzo Pp. III. a. 19
Benevento
Mercurio, not.
Saducto, Bartolomeo, Kolpoto e Matteo, giudici di Benevento
Avendo il giudice Pietro Malanima, f. di Ruggiero, molte volte vessato il monastero di S. Giacomo di Benevento, soggetto a M.V., e specialmente avendolo onerato di pegni in occasione di una questione mossa da lui contro il monastero, – questione che, essendo stata dapprima delegata dal Sommo Pontefice al vesc. di Ariano, fu poi demandata a don Gregorio, allora rettore di Benevento, il quale però, prima che si fosse giunti a pronunciare la sentenza, dovette recarsi a Roma per il Concilio, e di questa occasione appunto approfitterà il Malanima per gravare la chiesa di S. Giacomo di pegni, e ricusando di restituirli «sine judicii strepitu» -, il presb. don Giovanni, per parte del monastero di M.V., non avendo potuto ottenere per via pacifica la restituzione di quei pegni, la domanda per via giudiziale, pegni che erano: «quatuor pannos de altari.. et toalia nostra», e i seguenti libri: «duo omelie, duo passonaria, messale unum, duo manualia, duo rationalia, salterium unum et octationum unum, breviaria duo», in tutto 12 volumi (perché il Salterio e l’ «octationum» dovevano costituire un volume solo) (XXIV, 207)
1399.
1216, giugno, ind. IV – Federico re a. 17 (in: 1243, agosto, ind. I)
Palermo
Giuliano, pubbl. not. di Palermo
Sottoscritto dal conte Paolo di Cicala, dalla contessa Sica, e da molti altri
Paolo de Cicala, conte di Golisano, insieme con la sua consorte la contessa Sica, data la loro singolare devozione verso il monastero di M.V., donano ad esso la loro Roccella («Rocchellam nostram») in tenimento di Golisano, presso il mare, con tutti i suoi tenimenti e pertinenze; inoltre donano al monastero il mulino della stessa Roccella; inoltre danno libertà a tutti gli uomini posti sotto il loro dominio («hominibus dictionis nostre»), che chi si vuol far monaco, lo possa fare liberamente, con potere di donare al monastero tutti i loro beni, sono però eccettuati «villanis terre nostre»; concede facoltà riguardo alla legna, alle acque, ai pascoli, ecc. (in VIII, 80)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 365-370; Huillard-Bréholles, Historia diplomatica…, II, Parte II, p. 920, n.1
1400.
1216, luglio, ind. IV – Innocenzo Pp. III a. 19
Trasemondo, not.
Canturberio, giudice
Giovanni, f. del q. Benedetto de Altacauda («dictus de Altacauda») fa la divisione dei beni patrimoniali con suo fratello Guglielmo: beni che consistevano in tre case, site nella città di Benevento (XXVI, 84)
1401.
1216, agosto, ind. IV – Federico re a. 18
Bernardo not.
Unfrido, giudice
Rainaldo, f. del q. Giovanni d’Alferio, vende a Giovanni «qui dicitur P…» un sedile di terra «vacua» e pietrosa, vicino al castello di Sarno, nel luogo detto «a li Gralli», per il prezzo di 13 tarì (CIX, 15)
1402.
1216, agosto, ind. IV – Federico imper. a. 4 «electionis», Enrico a. 4
Doferio, giudice e not.
Doferio, f. del q. Giacomo, f. di Alferio, conferma al monastero di M.V. un territorio, sito nelle pertinenze del castello di Montefusco, e precisamente nel casale di Marcopio, nel luogo detto San Vito, per le mani di fra Giacomo, oblato di M.V. e priore del monastero di San Giovanni, il medesimo territorio che fu donato al monastero dal suddetto q. Giacomo, padre di Doferio, che a sua volta l’aveva comprato da Bartolomeo, Pietro e Matteo, fratelli, figli del q. Bartolomeo detto de Venticano detto de Venticano ( XLVI,23)
1403.
1216, settembre, ind. V – Federico imper. a. 5 «electionis», Enrico a. 5
Benevento
Giovanni not.
Bartolomeo, giudice
Pietro Rizzo, f. del q. Pietro Rizzo, dona al monastero di S. Sofia di Benevento per le mani di don Donato, presb. e monaco, e di fra Concilio, diac. e monaco dello stesso monastero, una corte con alberi, sita nelle pertinenze di Montefusco, nel territorio del casale di Casamundisi ( XXVI, 17)
1404.
1216, ottobre, ind. V – Federico re a. 19
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Il P. Landolfo, monaco di M.V. e priore di Mercogliano, concede a Ruggiero, Pietro, Abenante e Aurigemma, fratelli, figli di Ruggiero Aderisio, una casa, sita dentro Mercogliano, rinunziata al Monastero da Maggio (i cui confini si dicono descritti in un altro strumento), per il canone annuo di due tarì ( LIX, 56)
1405.
1216, ottobre, ind. V – Onorio Pp. III a. 1
Benevento
Trasemondo, not.
Sottoscritto da parecchi giudici
Pietro Malanima, giudice di Benevento, essendo stato sospeso dal suo ufficio da Ruggiero, cardinale di Sant’Eusebio e arcivesc. di Benevento, per aver sparlato contro Filippo «dei gratia Troian. Episc. benevent. Rect.» (che si sottoscrive), pronunziando «infamosa verba que mala suggestione dixerat contra nos, que Apostolica sanctitas in se reduxerat et sue magis quam nostre iniurie opposita fuerant»; e inoltre per aver usurpato dei beni del monastero di S. Giacomo, grancia di M.V.: ora, prostrato davanti al suddetto Arcivesc., alla presenza di parecchi giudici, confessa il suo errore e domanda l’assoluzione, che ottiene alla condizione di presentarsi ad limina a Roma, per la dovuta penitenza, proporzionata agli eccessi commessi contro il Rettore e la Corte di Benevento, e di restituire, prima di partire per Roma, tutti i beni usurpati alla chiesa di S. Giacomo, beni di cui il monastero avrebbe dovuto prendere subito possesso, e consistenti in vigne, orti, case, ecc. (XXVI, 53)
1406.
1216, ottobre, ind. V – Federico re
Pietro, not.
Andrea, giudice (di Eboli)
Guglielmo Francisio, f. del q. Giovanni, vende a Giovanni, f. del q. Pietro Castaldo, la metà di una casa, sita nella parrocchia di San Giorgio, con tutto ciò che vi si contiene dentro, e con tutte le sue pertinenze (che però non si specificano), per il prezzo di una quarta d’oncia d’oro, al peso di Salerno (XLII, 34)
1407.
1216, novembre, ind. V
Polimio, not. di Avella
Bartolomeo, giudice
Fra Riccardo, priore della Casa di M.V. in Baiano, cede a Guglielmo del Giudice e a Guido, di Mugnano, un edificio con due cortili e piante di olivi, che furono del q. giudice Giovanni; e in cambio riceve una terra con olivi, che essi tenevano censuate dal monastero (XXIII, 53)
1408.
1216, dicembre 2 – Onorio Pp. III a. 1
Il papa Onorio III conferma le disposizioni date da Donato, ab. di M.V. in data settembre 1210 (riferite, Reg. 1297) (I, 11)
1409.
(1216-1227) (?) – Onorio Pp. (III ?)
Il Sommo Pontefice Onorio Pp. (III ?) comunica «venerabilibus fratribus Archiepiscopo et Episcopo Troian. Rectori Beneventano» di aver scomunicato Suffrido, che da tempo ha alzato la mano contro il Signore, mentre altra volta «transfiguravit se in angelum lucis», e Averardo e i suoi complici, perché disprezzarono gli statuti del sacro concilio («sacri statuta concilii»), che avevano stabilito si conservasse la pace in tutto il mondo cristiano, e avevano ingiunto ai prelati delle chiese di ridurre «discordantes… ad plenam pacem et firmam treugam inviolabiliter observandam»; ora costoro infestavano la città di Benevento, portando via il bestiame, uccidendo uomini, non risparmiando sesso o età, e perciò la scomunica fulminata dovrà sortire il suo pieno effetto, se i compiti non ritornano a miglior consiglio «infra mensem» e non stabiliscono «firmam treugam» con la predetta città, riparando inoltre i danni causati ai cittadini (XXVI, 88)
1410.
1217, maggio, ind. V – Federico imper. a. 5 dell’impero e 20 di Sicilia
Marigliano
Massimiano, pubbl. not. di Marigliano
Giovanni, giudice
Si riporta una sentenza, a favore della chiesa di M.V. e riguardante una terra con nocelleto, che Guglielmo Crispo, signore di un certo feudo, pretendeva spettasse al medesimo feudo, e perciò aveva mosso lite a Ugo Manganella, il quale però si era appellato al monastero di M.V. dal quale l’aveva ricevuta a censo per il canone annuo di un tarì (LIII, 6)
1411.
1217, giugno, ind. V – Federico re
Palmiero, not.
Roberto, giudice di Mercogliano
Goffrido, f. di don Guido, e Maria, sua moglie, vendono a Giovanni, f. di Morlando, una casa, sita in Mercogliano, vicino alla porta di Capo, per tre parti di un’oncia d’oro (LXIX, 25)
1412.
1217, giugno, ind. V
Matteo, not.
Roberto, giudice
Roberto Boccardo, f. del q. Roberto, e Martino, suo figlio, cedono e rilasciano al monastero di M.V. una terra con nocelleto, sita nel luogo detto Sariano (LVI, 31)
1413.
1217, giugno, ind. V – Federico re a. 20
Summonte
Guglielmo, not.
Giovanni, giudice di Summonte
Don Bartolomeo, abitante nel castello di Summonte, e f. del q. Riccardo de Stefano, offre al monastero di M.V. se stesso in mano di Donato, «dei gratia» ab. del sacro cenobio di M.V., e dona al monastero tre pezzi di terra, una casa e la quarta che sopra i medesimi beni spettava a sua madre, dalla quale gli era stata donata: il 1° pezzo di terra a castagneto era nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Torulano; il 2° con vigna nel luogo detto Falcibassi; il terzo, un orto, era vicino al casale di Summonte, dalla parte superiore; la casa era pure in Summonte, vicino alle Fontanelle: però di tutti questi beni si riserva l’usufrutto a suo beneficio, obbligandosi frattanto a corrispondere al monastero due tarì salernitani all’anno (XVIII, 15)
1414.
1217, dicembre, ind. VI – Federico re
Palmiero not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Maggio («Madius») del Giudice, f. del q. giudice Menelao, dona a Guglielmo e a Cunzo, fratelli, la sua porzione di beni paterni e materni, siti in Mercogliano, eccettuandone due «sozze» di terra e una casa, donate da lui a M.V. (terra e casa che non vengono determinate più accuratamente riguardo al luogo) insieme con l’offerta di se stesso (LVI, 32)
1415.
1217, dicembre, ind. VI – Federico imper. a. 7 dell’impero, Enrico re a. 6
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Raone de Molisio, f. del q. Tancredi, per sua devozione, dona al monastero di M.V. nelle mani di fra Giacomo, oblato di M.V. e priore di S. Giovanni a Marcopio, un territorio nelle pertinenze di Montefusco e del casale di Marcopio, nel luogo detto Monte, dietro la chiesa di S. Modesto, e riceve dal suddetto fra Giacomo, data la carestia che correva, per sostentamento, tre quarti di un’oncia d’oro, e un cavallo del valore di un terzo e mezzo di un’oncia d’oro (XLVI, 24)
1416.
1218, («1217»), febbraio, ind. VI – Federico re
Pietro not.
Giovanni, giudice
Matteo de Cennamello vende a Giovanni Molinaro, detto Orabono, un oliveto nel luogo (in bianco), per il prezzo di mezz’oncia d’oro (CIX, 16)
1417.
1218, marzo 30 («secundo die stante»), ind. VI – Onorio Pp. III a. 2 (in: 1226 («1225»), gennaio, ind. XIV)
Bartolomeo, not.
Manfrido Collivaccino, giudice
Ruggiero, f. del q. Gennaro, lascia erede di tutti i suoi beni mobili e stabili Salegrima, sua madre; e questa per l’anima di lui dà tre once d’oro «in subsidio terre sancte» e un’oncia e mezza per i funerali (in XXVI, 44)
1418.
1218 («1217»), marzo, ind. VI – Federico re a. 20
Giovanni, not di Sarno
Alfano, giudice
Riccardo, f. del q. Giovanni de Guglielmo, vende al giudice Unfrido un arbusto nel luogo detto San Giorgio, per un’oncia d’oro meno una quarta (CIX,17)
1419.
1218, marzo, ind. VI (in: 1378, settembre 8)
Cefalù
Tancredi, not.
Aldoino, vesc. di Cefalù, in Sicilia, dietro preghiere del nobil uomo Paolo de Cicala, conte di Golisano, concede al monastero di M.V. l’assenso per la costruzione di una chiesa nel castello della Roccella, in Sicilia, sotto il titolo della Beata Vergine Madre di Dio; conferma la donazione del luogo stesso in cui si erge il castello della Roccella con tutti i diritti e tutti i tenimenti che lo stesso Conte aveva concessi alla chiesa di Cefalù, secondo le disposizioni dello stesso Conte, il quale dotò e promise di ulteriormente dotare di benefici la suddetta chiesa; come riconoscimento di queste grazie e concessioni, sarà corrisposta ogni anno dal priore del luogo alla chiesa di Cefalù mezz’oncia d’oro, nel giorno della Trasfigurazione, a titolo di censo; inoltre si determinano le condizioni di visita e di ospitalità che i monaci dovranno avere a riguardo del Vescovo; concede di poter aver nel luogo libera sepoltura; conferma con la sua autorità le libertà e le immunità del monastero, comminando gravi pene per i trasgressori (in I, 67)
1420.
1218, marzo, ind. VI – Federico imper. a. 9
Guglielmo not.
Dionisio, giudice
Fra Angelo, priore della chiesa di M.V, sita in Maddaloni, riconcede a Salimbene, f. del q. Nicola de Grifone, abitante nel castello di Maddaloni, un sedile, sito sotto il Girone di Maddaloni, e un orto, sito nella via che va alla chiesa di M.V., da lui comprato, previo assenso di detto monastero, da Giordano Migliaccio, per 89 tarì, con l’onere di un tarì annuo allo stesso monastero, al quale onere di nuovo si obbliga col presente strumento (LI, 21)
1421.
1218, maggio, 18 («quartodecimo die stante»), ind. VI – Onorio Pp. II a. 2 (in: 1226 («1225»), gennaio, ind. XIV)
Malfrido Collivaccino, giudice
Sikelgarda, ved. del q. Ruggiero de donna Selegrima, avendo la quarta parte di tutti i beni di suo marito, dentro e fuori la città di Benevento, la vende a Sergio, Eliano e Giovanni de Parisio, fratelli, per il prezzo di 6 once d’oro e una quarta (in XXVI, 44)
1422.
1218, giugno, ind. VI – Federico imper. a. 7 «electionis»
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Giovanni, f. del q. Giovanni de Pagano, dona al monastero di M.V., per mano di fra Giacomo, priore di S. Giovanni a Marcopio, tutti i suoi effetti, e riceve dal suddetto monastero una giumenta del valore di un’oncia d’oro e una quarta (LXXXIII, 37)
1423.
1218, luglio, ind. VI – Federico re
Palmiero, giudice e not.
Ruggiero e un altro Ruggiero, giudici di Mercogliano
Donato, ab. di M.V., cede all’ab. Malfrido, a Ranfrido, a Matteo e a Riccardo, fratelli, figli del q. Malfrido, un nocelleto, sito nel luogo detto Spinitu, riservandosi le quarte spettanti a donna Filippa e a donna Gobetosa; di più cede alcune altre terre, site nel luogo detto Padula, e un nocelleto nel luogo detto Varafalla, salvo le quarte che spettavano a donna Basilia e a donna Urania; e in cambio riceve da detti fratelli tre pezzi di terra, dei quali uno con vigna, sito nel luogo detto Racanella, un altro nel luogo detto Urbiniano, e il terzo nel luogo detto Naspa, e quanto apparteneva al tenimento del q. giudice Guglielmo, e che il monastero aveva concesso a Malfrido, f. del q. giudice Malfrido: permuta effettuata con la condizione che i suddetti fratelli dovessero corrispondere due libbre di cera all’anno al suddetto monastero, nella festa della Madonna, a settembre (LVIII,15)
1424.
1218, luglio, ind. VI – Federico imper. a. 6 «electionis» (in: 1236 («1235»), gennaio, ind. IX)
Giovanni not.
Barbato, giudice
Don Girardo, monaco e preposito del monastero di M.V., concede a Lorenzo, f. del presb. don Aliberto, una casa – che fu già di Palmiero, f. del q. medico Ruggiero, che la donò al monastero -, sita in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria «de Platea», non molto lontano dalla stessa chiesa, per 3 libbre di cera all’anno (in: LXXXIV, 2, 2° strumento)
1425.
1218, agosto 1°, ind. VI – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Leone, giudice di Ascoli
Stando giudice, notaio e testi nella cappella del monastero di Venosa («sub capella venusini Monasterii»), si presentano Dalfino, abitante in Corneto, tutore testamentario di Deodato e Massimilla, figli del q. maestro Chefalo Ferraro, suo fratello, e maestro Giacomo Fabbro, f. del q. Giovanni Cito de Bocco, per una lite riguardante del grano depositato in una fossa («fovea») comune. Il suddetto Dalfino affermò, fra l’altro: che Jacono Vincenzo, nipote del suddetto Giacomo, pose sette moggi del suo frumento nella fossa in cui avevano del frumento in comune il suddetto Chefalo con Giacomo; che nella stessa fossa lo stesso Giacomo aveva posto 13 moggi di suo frumento, e che del frumento del suddetto q. Chefalo ne aveva dato 5 moggi a Massimilla per i suoi alimenti, e che «pro fossatico» aveva dato a Jacono Bisanzio un moggio di grano, ecc. (XV, 92)
1426.
1218, agosto, ind. VI – Federico re
Pietro not.
Matteo, giudice (di Eboli)
Il presb. Pietro, f. di Ruggiero d’Amato, del casale di Monte («de casali Montis»), dona al monastero di M.V., in cui è abate Donato, per le mani di fra Martino, una vigna, parte «vacua» e parte con olivi e altri alberi, sita nelle pertinenze di Eboli, nel luogo detto Orclanno, della quale assegnò al suddetto monastero la metà, mentre dell’altra metà si riservò l’usufrutto sua vita durante, e stabilendo che dopo la sua morte passasse, sotto certe determinate condizioni, a Ruggiero, f. di Gemma (XLII, 12)
1427.
1218, agosto, ind. VI – Federico re
Mercogliano
Giovanni, giudice di Avellino, e Ruggiero e un altro Ruggiero, giudici di Mercogliano
Tenendo i sopraddetti giudici curia in Mercogliano, e risiedendo ivi don Bartolomeo , priore di M.V., e don Landolfo, priore di M.V., e don Landolfo, priore di Mercogliano, si presenta l’ab. Malfrido, cittadino di Avellino, pregandoli di emettere sentenza su una questione che Mercogliano («Merculianus»), suo servo, aveva mosso contro il monastero di M.V. per un pezzo di terra con vigna, che Pietro de Sergio insieme con Giovanni Palumbo, fratello di Mercogliano, aveva comprato dagli uomini di Avellino, Mercogliano, dietro consiglio di Malfrido, rimette ogni pretesa di diritto su quella terra nelle mani dei suddetti Priori, e per questo riceve dal priore Landolfo mezza oncia d’oro «bene ponderatam pondere Salerni» (XVIII, 55)
Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 184
1428.
1218, settembre, ind. VII – Federico imper. a. 7 «electionis», Enrico re a. 7
Giovanni not.
Doferio, giudice
Roberto de Molinis, «miles» di Montefusco, dona al monastero di M.V. una terra nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Parituli (XCVIII, 35)
1429.
1218 («1219»), settembre, ind. VII – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Riccardo, giudice di Ascoli
Tommaso e Bisanzio, fratelli, figli di Riccardo de Ursoleto, di Ascoli, cedono a Deutamenda, f. del q. Sellitto de Randaco, una casa loro lasciata dal presb. Curileo, loro zio, sita dentro la città d Ascoli, dalla parte del Frontino, e, di più, mezz’oncia d’oro di tarì siciliani (XV, 69)
1430.
1218, novembre 28 («tertia die stante»), ind. VII – Federico re a. 21, Enrico re
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Il P. Landolfo, monaco e preposito di M.V., concede a Giovanni, f. di Roberto di don Guido, una terra con orto di olivi, sita nel luogo detto Naspa, per due tarì all’anno, e due once e mezza d’entratura (LIX, 57)
1431.
1218, novembre, ind. VII – Federico re a. 21, Enrico re
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. di Domenico Fellicola, Giovanni, f. di Roberto di don Guido, e Lucano, f. di Giovanni Fellicola, vendono a Giovanni, f. di Guglielmo Molinaro, un nocelleto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Valli, per il prezzo di un’oncia d’oro e 5 tarì di Salerno (LIX, 57)
1432.
1218, novembre, ind. (corrosa), – Federico re
Palmiero not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Il P. Landolfo, monaco e proposito di M.V., col consenso di Donato, ab. di M.V., concede a Giovanni de Stanzione i diritti che il monastero aveva sopra un castagneto, sito nel luogo detto Castello, per tre tarì all’anno, e due once per questa concessione (LIX, 58)
1433.
1218, novembre, ind. VII – Federico re
Tristaino not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Falco, f. di Giovanni Recupero, dona al monastero di M.V., per le mani di Donato, ab. di M.V., insieme con l’oblazione della sua persona, tre pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto Fontana di S. Nicola, un altro nel luogo detto Toppetella, e il terzo nel luogo detto Sariano (LVI,33)
1434.
1218 («1219»), novembre, ind. VII – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo not.
Leone, giudice di Ascoli
Tommaso, f. del q. Bisanzio de Rendaco, presb. della chiesa di S. Maria in Principio, di Ascoli, procuratore del signor Bartolomeo dell’Arcivescovo, cittadino di Troia, cede a Giacomo Ferraro una vigna, sita dalla parte di S. Apollinare, e un ortale con olivi, non molto distante dalla chiesa di S. Bartolomeo; e in cambio riceve la quarta parte di una terra, sita nella Valle de Prata, e sei once d’oro di tarì siciliani (XV, 70)
1435.
1218 (mese e Ind., omessi) – Federico re
Luca, giudice e not.
Il diac. Giovanni e Marco, f. del q. Giovanni Montanaro, vendono ad Elia, f. del q. Pietro de Elia, un ortale nel casale di Padula («in casali Padulis»), nel luogo detto Rademundo, per due once e mezza d’oro (XCV, 13)
1436.
1219 («1218»), gennaio 14, ind. VII – Federico re a. 21, Enrico re a. 6
Luca, chier. e not.
Giovanni, giudice di Avellino
Donato, Ab. di M.V., concede a Giovanni Mollo, f. del q. Giannattasio («Jonathasio»), e ai suoi legittimi eredi, una casa nel sobborgo di Avellino, non lungi dalla chiesa di S. Leone, e quattro «sozze» d’un pezzo di terra con vigna nel luogo detto Vanio, e un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto « Mandra pauli», con patto di corrispondere un certo reddito sopra il suddetto castagneto al signore di Monteforte, e 4 libbre di cera all’anno, l’8 settembre, al monastero di M.V.; e per questa concessione il monastero di M.V. riceve dodici once di tarì di Sicilia (XIX, 18)
1437.
1219 («1218»), gennaio 4, ind. VII – Federico re a. 21
Mario, chier. e not.
Mattia, giudice di Avellino
Fra Roberto, cellerario di M.V., concede a Giovanni de Visa una casa dentro la città di Avellino, vicino all’Episcopio, per il canone annuo di mezza libra di cera, e un’ oncia d’oro di tarì siciliani per questa concessione (XIX, 19)
1438.
1219 («1218»), febbraio, ind. VII
Guglielmo, not.
Matteo, giudice
Giacomo Capece, signore del vico di Baiano, dona al monastero di M.V. un pezzo di terra con olivi, che da lui teneva a censo Basilio di Nicola, terra, sita nel luogo detto Grumi («in loco qui via puplica dicitur et Grumi nominatur») (XXIII, 34)
1439.
1219, marzo, ind. VII – Federico re a. 23
Guglielmo, giudice e not.
Urso vende a Roberto e ad altri privati uno stabile (XCVII,2)
1440.
1219, maggio, ind. VII – Federico re
Augusta (in Germania)
Federico re dei Romani e re di Sicilia, dietro richiesta di Donato, ab. di M.V., che aveva mandato dal Re, in Germania, dei suoi monaci a supplicarlo, conferma al monastero di M.V. tutte le concessioni, possessioni, casali, ecc. (che si nominano in particolare) e, fra gli altri, il casale di Massa, del Plesco di Morra, ecc.: possessioni tutte che egli di nuovo dona; e inoltre concede, per mera sua liberalità, al monastero di M.V. «libertatem lignorum viridium et siccorum per totum regnum nostrum» (VIII, 36)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 645; Huillard-Bréholles, Historia diplomatica…, I, Parte II, p. 631 s.
1441.
1219, luglio, ind. VII – Federico re
Roberto Vulcano, giudice
Cudeva, figlia del q. Rapicco, e il signor Guglielmo di Santa Croce, suo marito, insieme con Roberto de Castello, suo mundualdo, abitanti nella città di Padula, vendono a Pandolfo, f. di Pandolfo Corbisiero, due vigne, site nel luogo detto Fondamenta, per 3 once d’oro (XCV, 43)
1442.
1219, maggio, ind. VII – Federico imper. a. 7 «electionis»
Giovanni not.
Bartolomeo, giudice
Il signor Milone, f. del q. Eriberto Comestabile, cede ed assegna a Costantino e altri, due salute dell’anno, che detto Milone esigeva sopra un mulino in Montefusco, nel luogo detto Orsileo; e in cambio riceve una terra nel luogo detto Calcavia, che tenevano in pegno da lui (LXXXV, 64)
1443.
1219, settembre, ind. VII – Federico re
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Flandina, figlia del q. Giovanni Castaldo, dichiara che la casa (di cui al doc. del settembre 1215) aveva congiunto un cortile e un palmento (XLII, 11)
1444.
1219, novembre 13, ind. VIII – Federico re a. 22
Luca chier. e not. di Avellino
Giovanni, giudice
Donato, ab. di M.V., concede a Girbino, f. del q. (in bianco), una casa, sita nel sobborgo di Avellino, per il canone di un tarì all’anno (XIX, 20)
1445.
1219, dicembre, ind. VIII – Federico re
Tansio, not. di Cicala
Terenzio, guidice di Cicala
Raone di Pellegrino, not. di Avella, vestendo l’abito religioso, dona alla chiesa di S. Maria del Plesco, e per essa a don Giovanni de Sancto Spiritu, priore della medesima chiesa, un vassallo di nome Pietro Guardo, di Ponticello, con tutto il suo tenimento, e il nipote di lui, Giovanni, pure con tutto il suo tenimento: donazione fatta però col patto che se Paolo, suo figlio, volesse annullarla, dovrebbe in tal caso corrispondere al monastero sei once d’oro (CII, 30)
1446.
1219, dicembre, ind. VIII – Federico imper., Enrico re
Montella
Giovanni, giudice e not. di Montella
Guglielmo Lepore, f. del q. Pietro, di Montella, ed Altilia, sua moglie, abitanti nel castello di Montella, donano al monastero di M.V., «per hanc videlicet cartam atque librum», per le mani di fra Ruggiero, monaco dello stesso monastero, in cui ora è abate Donato, metà di un tenimento, sito nel territorio di Montella e sue pertinenze, e la Comunità di M.V. li riceve nella propria confraternita (LXXXVI, 2)
Bibl.: Scandone, L’Alta Valle del Calore, II, 175
1447.
1219, dicembre, ind. VIII – Federico imper. a. 8 «electionis»
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Raone, «miles», f. del q. Tancredi de Molisio, e Simone, suo figlio, spinti da necessità, vendono al monastero di M.V. un territorio nelle pertinenze di Montefusco e del casale di Marcopio, nel luogo detto «a la Cerzolla», territorio che lo stesso monastero già teneva in pegno a godere («sub pignoratione») per 4 once d’oro; ora il monastero, per venire incontro alle loro necessità («super nos benigne respexit et pro nostris necessitatibus subveniendis»), compra quel territorio per 4 once d’oro «iuste pensantes» di tarì di Sicilia, e dà loro ancora un cavallo del valore di altre 3 once d’oro: e da parte loro i suddetti signori confermano al monastero, per le mani del P. Giovanni, monaco e sacrista di M.V., tutte le vendite, donazioni e oblazioni fatte sinora al monastero nella loro terra di Montefusco da essi stessi e da altri (XLVI, 32)
1448.
1220, aprile, ind. VIII (in: 1249, giugno 5, ind. VIII)
Lucera
Federico imper. dona a Giovanni not. di Lauro, tutti i beni che furono posseduti in Lauro e Serignano dal giudice maestro Pietro di San Germano, al quale maestro erano stati già donati dallo stesso imperatore e poi erano ricaduti in potere della Corte imperiale (in XLIX, 72)
1449.
1220, maggio 8, ind. VIII – Federico imper. a. 22, Enrico re a. 7
Pietro not.
Mattia e Bernardo, giudici di Avellino, e Ruggiero, giudice di Mercogliano
A richiesta di Tommaso e di Biagio, ex giudici di Mercogliano, Giovanni e Pietro Fellicola, Maggio de Golicia, Nicola Aurecchiuto, Giovanni de Sergio, Giovanni de Avellino, Giovanni del Giudice, Nociforo e Pietro de Riso, alcuni uomini attestano di essere stati testimoni oculari e auricolari dei danni che Amato Alderisio, Aminadab, Nicola Pellerio e il not. Giovanni, uniti con certi nemici, avevano arrecato all’Università di Mercogliano, entrando in essa, rubando una quantità di bestiame, ammazzando molte persone e altre catturandone (LXXII, 79)
1450.
1220, luglio, ind. VIII – Federico imper. a. 8 «electionis», Enrico re a. 8
Giovanni not.
Bartolomeo, giudice
Essendo Costantino, f. del giudice Mercurio, molestato da Ruggiero, f. del q. Ruggiero, riguardo al possesso di una casa di legno, sita in Montefusco, per liberarsi da tali molestie gli mostra uno strumento di vendita stipulato dallo stesso Ruggiero con Mercurio, suo padre (LXXXV, 45)
1451.
1220, agosto, ind. VIII
Roffrido, not.
Ruggiero, giudice
Si riporta una sentenza della Corte di Taurasi riguardante una lite esistente tra Riccardo Mastrangelo e Maria, sua moglie, ved. un tempo di Giovanni Coffo, da una parte, e Ruggiero de Forenza, tutore di Oggerio, f. del q. Goffrido de Gibone, dall’altra (CXXI, 30)
1452.
122O, agosto, ind. (in bianco) – Federico re a. 21
Benevento, not.
Landolfo, giudice
Malfrido de Stefano, f. del q. Giovanni de Stefano, compra una parte di casa, sita in Apice, nel distretto della parrocchia di S. Pietro, da Pellegrino detto d’Avella, per il prezzo di 18 tarì amalfitani «bone monete» (XIV, 44)
1453.
1220, settembre, ind. IX – Federico re a. 23, Enrico re
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Il P. Landolfo, monaco di M.V. e priore di Mercogliano, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede ad Amato, f. del q. Giovanni Urilia, una terra, sita nel casale di Urbiniano, per un tarì all’anno, e una quarta parte di oncia d’oro per entratura (LIX, 59)
1454.
1220, ottobre, ind. IX – Federico re a. 22
Pietro, not.
Giovanni e un altro Giovanni, giudici
Verdeclina, figlia del q. Orano, avendo mosso lite a Pietro de Bella per una scala, sita davanti alla casa del medesimo, ed avendo il suddetto Pietro mostrato con documenti che la detta scala era comune, ne ottiene sentenza favorevole per il possesso dela medesima (XCVII, 31)
1455.
1220 («1221»), ottobre, ind. IX – Federico re a. 23
Guglielmo, not.
Giovanni, giudice di Summonte
La corte dell’Ospedaledi M.V. per ordine di Giovanni, ab. di M.V., sentenzia che maestro Glorioso doveva dividere i suoi beni in parti uguali tra i figli della sua prima e seconda moglie, senza assecondare le brame dei primi che pretendevano di avere l’intera eredità (CXIII, 120)
1456.
1220, novembre, ind. IX
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. di Maione, cede a Marrisio, suo fratello, due porzioni di due terre, delle qualcuna con nocelleto nel luogo detto «Nucicole», e l’altra con castagneto nel luogo detto Villanova; e riceve in cambiola porzione che il suddetto Marrisio aveva sopra un nocelleto, sito nel luogo detto Vesta, redditizio al monastero di M.V. (LXIII, 3)
1457.
1220, dicembre, ind. IX – Federico imper. a. 1 e 22 di Sicilia
San Germano
L’imper. Federico riceve sotto la sua protezione il monastero di M.V. («abbatem, Monachos, conversos, castrum merculiani, casalia, homines et vassallos ipsius monasterii, cum omnibus obedientiis, ecclesiis, etc»), tutti i suoi vasalli e dipendenze, esentandoli da ogni dazio (VIII, 39)
Bibl.: Costo, La vera istoria dell’origine…, c. 56; Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 648; De Masellis, Iconologia, pp. 319-321; Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, II, Parte I, p. 86 s.; D’Addosio, Origine, vicende storiche e progressi della Real S. Casa dell’Annunziata, p. 383 ss., dal vol. 13°, Cautele, fol. 40 a 47 dell’Archivio dell’Annunziata di Napoli. Alla fine della copia c’è questa nota del notaio: «Consonantem cum eius originali penes magnificos electos Terre Mercuriani cum sigillo cere rubee pendenti conservato comprobatione peracta repperi non siquidem vitiato non cancellato nec in aliqua sui parte suspecto, omni autem suspectione remota et ad robur ego Notarus Jiulius Cesar Simeonis ex Mercuriano me hic annotando signum prefixi»
1458.
1221 («1220»), gennaio, ind. IX
Altavilla
Palmiero, not.
Formoso, giudice
Corrado Insuivilla, ed Emma, sua moglie, pregati da Giovanni de Fraineta, f. del q. Raone de Fraineta, gli concedono tutta quella terra che il predetto suo padre tenne nel territorio di Altavilla e Tora, e anche gli uomini che ivi tenne; e inoltre tutto il tenimento che tenne Pietro Montanaro nelle pertinenze di Altavilla e di Tora: a condizione che in caso di guerra dovesse militare per 30 giorni «ipse personaliter cum equis et armis nostris», e che lui e i suoi eredi debbano servire a lui e ai suoi eredi (XII, 325)
Bibl.: Caruso A., Altacauda normanna e l’odierna Altavilla Irpina, in: Samnium, XXVII, n. 1-2 (gennaio-giugno 1954), p.19
1459.
1221 («1220»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 19
Amato, not.
Giovanni, giudice
Malfrido, f. del q. Centurio e Sabino, f. del q. Guglielmo, insieme con Silintenza e Aurilia, donano al monastero di M.V., per le mani di fra Giacomo, monaco di M.V., tutti i loro beni, siti nelle pertinenze di Montefusco, con patto che i loro eredi ne siano usufruttuari, rimanendo l’obbligo da parte loro di corrispondere al monastero «pro recognitione» quattro buccellate («duo paria de buccellatis») all’anno a Pasqua e a Natale (XLVI, 25)
1460.
1221, febbraio, ind. IX – Federico imper. a. 1 e 23 di Sicilia
Guglielmo, presb. e not.
Giovanni, giudice di Summonte
Raccoltasi solennemente la Curia nell’Ospedale di M.V. – dietro mandato di Giovanni, ab. di M.V., e di fra Giovanni da Taurasi («de torasia»), cellerario dell’Ospedale – costituita dal suddetto giudice insieme con fra Ruggiero de Tufo («dicti de Tupho»), fra Roberto Mosca («dicti muscarum») e fra Landolfo, si presenta il giudice Giovanni de Grotta («de cripta»), come avvocato di Bartolomeo di Montemarano e del figlio di lui Ruggiero, e dichiara che Enrico, f. del q. Benedetto Cardillo, tiene da 15 anni una loro terra, e perciò ne esige giudizialmente la restituzione e i frutti percepiti. A lui risponde l’avvocato di Enrico, Giovanni de Avellino, invitando innanzi tutto la parte avversa a provare i suoi asseriti diritti. La maggior parte dei testi addotti asseriscono che quella terra è di M.V.; e di fatti l’avvocato di Enrico mostra uno strumento col quale l’ab. Donato, predecessore di Giovanni, insieme con fra Bonifacio e fra Martino e fra Andrea, monaci di M.V., gli concedono quella terra per sè e per i suoi successori («iure scilicet natorum nascentium secundum loci consuetudinem»); di rincalzo fra Giovanni mostrò uno strumento nel quale i suddetti Bartolomeo e Ruggiero con le loro mogli «bona eorum voluntatem» rinunziavano a M.V. quella terra, e insieme mostra gli strumenti dei tempi precedenti. Ora i giudici, «communi consilio et secundum consuetudinem loci submontis» giudicano che avendo i suddetti Bartolomeo e Ruggiero rinunziato a quella terra, giustamente poteva il monastero di M.V. concederla ad Enrico, e perciò questi poteva ritenerla «iuste et quiete», salvi i diritti di M.V. (CXIII, 8)
1461.
1221, febbraio, ind. IX – Federico imper.
Guglielmo, not.
Sottoscritto da Landinolfo, f. del q. signor Pandolfo de Comestabile, e da altri
Fra Giovanni, preposto di M.V., concede Palermo Venatore, cittadino di Bovino («civis Bibini»), un casino, spettante alla chiesa di S. Maria di M.V., e che una volta fu di don Alessandro, arcidiac. di Bovino, per il canone annuo di due libbre di cera, e con l’obbligo di ricevere i monaci che si trovassero di passaggio per quel luogo («XXIX, 258»)
1462.
1221, marzo 8, ind. IX – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 18
Giovanni , not.
Ruggiero, giudice
Il P. Landolfo, monaco di M.V., monaco di M.V. e priore di Mercogliano, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni de Silvestro un castagneto, sito nel luogo detto Villanova, per un tarì di canone annuo (LIX, 60)
1463.
1221, marzo, ind. IX – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 8
Pietro, not.
Guglielmo, giudice di Altavilla (Silentina)
Bellelma, di Altavilla, avendo fatto divorzio da Palmiero, f. del q. Tommaso Ramaro, in forza di censura ecclesiastica, asserisce di aver ricevuto per ordine della Corte un’oncia per le sue doti, e perciò fa stendere questo strumento di concordia (XII, 330)
1464.
1221, aprile 24, ind. IX – Federico imper. a. 1
Aliduce, not. regio
Filippo Bolognese e Guglielmo, giudici imperiali di Barletta («Baroli»)
Il not. Pietro, f. di Matteo, cittadino di Barletta, dona a Beneventa , figlia di Guibaldo, di Bitonto, sua futura sposa, 25 soldi d’oro, un servo, una serva e la metà dei suoi beni, siti in Barletta (XXIII, 123)
1465.
1221, aprile, ind. IX (in: («1232»), febbraio 2, ind. VI)
Riccardo, not.
Sottoscritto da più giudici
Rainaldo Lavareta, conte di Gesualdo, dona al monastero di M.V. il Pesco detto de Morra, sito vicino alla città di Frigento, con tutte le sue possessioni e un mulino presso il mulino di proprietà della SS. Trinità di Cava, mulino che è uno dei tre che egli possedeva sul Calore, nel luogo detto Speneta, nelle pertinenze di Taurasi: offerta che egli fece «super altare ipsius beatissime Virginis» ed ora ne stende pubblico atto, dietro supplici preghiere di Giovanni, ab. di M.V. (in XLV, 103)
1466.
1221, aprile, ind. IX – Federico imper. a. 14 (in: 1233 («1232») febbraio 2, ind. VI)
Simone, giudice di Aquaputida
Rainaldo de Lavareta, conte di Gesualdo, evendo ricevuto da Giovanni, ab. di M.V., 20 once d’oro «pro faciendo imperiali servicio», affinchè il monastero non ne avesse a subire danno alcuno, col differirne la restituzione, e considerando la santità del suddetto monastero, gli restituisce la suddetta somma di danaro; e siccome il suddetto abate gli aveva dato anche 12 vacche con altrettanti vitelli(«fetibus») del valore di 8 once d’oro, come ricompensa di quelle vacche e di quei vitelli gli dà una starza nel territorio del castello di Paterno con tutte le sue pertinenze (in XLV, 103)
1467.
1221, aprile, ind. IX – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 8
Pietro, not.
Joele e Giovanni, giudici (di Eboli)
Don Arnaldo de Contura e don Bartolomeo de Satriano, suo cognato, avendo donato, 12 anni addietro, al monastero di M.V. un Ospedale con casalini e con tutto il suo tenimento esistente nel luogo detto Gausenta, e non essendosi ancora rogato lo strumento di donazione, ora suppliscono a tale mancanza davanti a Fortunato, monaco di M.V., e confermano la suddetta donazione e anche un’altra donazione in cui fu donata al monastero di M.V. una chiesa sotto il titolo di S. Salvatore, sita nello stesso luogo (XLVI, 4)
1468.
1221, aprile, ind. IX – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Riccardo, giudice di Ascoli
Elena, figlia del q. maestro Nicodemo, cittadino di Ascoli, procede a una transazione con Giacomo Ferraro, f. del q. Giovanni Cito de Bocco, per un tetto di una casa, in Corneto, fatto diroccare da costui nella suddetta casa di lei (XV, 80)
1469.
1221, giugno, ind. IX – Federico imper. a. 21. (in: 1233, dicembre, ind. VII)
Ippolito, not.
Nicola, Giudice di Pietrastornina
Giovanni de Prefecto domanda al maestro Benincasa, baiulo di Pietrastornina («petresturmine») che lo metta in possesso di una selva appartenente a sua moglie Maria e che gli spettava per diritto di successione e per diritto paterno («iure successionis et paterno»), come ad una voce («ore quasi uno») attestano al giudice Nicola e altri noti uomini; il baiuolo allora gli restituisce «sarsinam dicte silve», sita nel luogo detto Selva scura («assilva scura»), salvo sempre il diritto spettante su quella selva alla chiesa di S. Maria di M.V. (in CI, 80)
1470.
1221, luglio, ind. IX – Federico imper. (in: 1251, maggio, ind. IX)
Palermo
L’imper. Federico conferma al monastero di M.V. la donazione della Roccella, fatta ad esso da Paolo de Cicala, conte di Golisano, con tutti i diritti e possessi della chiesa edificata recentemente ad onore del S. Salvatore («ad honorem Salvatoris Ecclesia Beate Marie»), grancia di M.V., e la terza parte dei mulini di Golisano, e tre once d’oro sulla caccia dei conigli («de venatione cuniculorum») nello stesso territorio (in VIII, 84)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, Parte I, p. 197 s.
1471.
1221, agosto 9, ind. IX – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 8
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. di Luciano, insieme con sua moglie Marotta, e Riccardo, f. di Matteo Fellicola, vende a Marandino, f. di Martino Sasso, di Avellino, una camera, sita in Mercogliano, vicino alla «Porta de capite», per il prezzo di mezz’oncia d’oro e mezza quarta (LXIX, 27)
1472.
1221, agosto, ind. IX – Onofrio Pp. III a. 6
Bartolomeo, not.
Presso la chiesa di S. Stefano «de Laterano», alla presenza del maestro Pietro de Solententeza, scrivano «domini pape», del not. Trasemondo e del giudice Filippo Giovanni, cittadini beneventani, si presentano fra Giovanni «propositus in Apulia» e il maestro Ruggiero, monaci di M.V., per parte dell’ab. Giovanni e della comunità di M.V., per terminare la questione che il monaco fra Roberto aveva mosso contro il suddetto abate, del quale si era mostrato avversario coi suoi ricorsi alla Curia Romana, spacciandosi come procuratore del monastero di M.V., e come tale «idoneum esse institutum adversarium ipsi dominum abbati», come egli cercò di dimostrare con un documento, che recava il sigillo del monastero. I suddetti monaci, dimostrate false le lettere presentate da Roberto, perchè «abbatis et conventus est una et communis voluntas et in pari voto et unitate consistunt», convincono Roberto di falsità: e questi è costretto a riconoscere di aver fatto lavorare il falso sigillo in Pietrastornina, ed ora promette obbedienza al suddetto abate e lacera la falsa procura (LXXVI, 62)
1473.
1221, settembre, ind. X
Giovanni, not.
Canturberio, giudice di Benevento e del monastero di M.V.
Il P. Giovanni, cellerario dell’Ospedale di M.V., col consenso di Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Ruggiero de Monteforte, due territori, siti nel luogo detto Torolano («ad turulanum»), donati al monastero da Pietro de Apostolia, con patto di corrispondere la metà dei frutti e la decima dei seminati (LXXXI, 59)
1474.
1221, settembre, ind. X – Federico imper. a. 1, Enrico re a. 9
Giovanni, chier. e not. di Avellino
Matteo, giudice di Avellino
Matteo detto di Buvintino riceve a censo per 29 anni da Guglielmo, f. del q. arcidiac. Roberto, due case, site nel sobborgo di Avellino, vicino alla chiesa di S. Mercurio, per il canone di 6 tarì d’oro annui, da corrispondersi il 21 settembre (XX, 51)
1475.
1221, ottobre, ind. X (in: 1224, giugno, ind. XII)
Palermo
L’imper. Federico conferma al monastero di M. V. la donazione della Roccella di Sicilia (in VIII, 62)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, Parte I, p. 204 s.
1476.
1221, novembre, ind. X – Federico imper. a. 2 dell’impero e a. 24 di Sicilia
Montefusco
Amato, not.
Gioacchino e Doferio, giudici
Doferio, f. di Roberto di Doferio, restituisce alla chiesa di S. Bartolomeo di Montefusco una casa, perchè non aveva corrisposto i canoni, e il rettore della chiesa ne prende subito possesso (LXXXV, 60)
1477.
1221 (mese e Ind. corrosi)
Roffrido, not.
Canturberio, giudice di Benevento e del monastero di M.V.
Il monastero di M.V., in cui è ab. Giovanni, muove lite a Ruggiero de Bibencio, – il quale possedeva un territorio del monastero di M.V., assegnato a Magna, sua moglie, in conto di quattro once d’oro per doti – difendendo il diritto dell’inalienabilità del territorio, essendo del monastero; pure, ad evitare liti, il monastero concede quel territorio a Giovanni e Maraldo, fratelli di Magna, con la condizione che pagassero la suddetta dote (CXIII, 78)
1478.
1222 («1221»), gennaio, ind. X – Federico imper.
Giordano, not.
Tommaso e Malgerio, giudici
Guglielmo di Picquingia vende al signor Raone de Limata certi feudi, siti nel casale di San Lorenzo, nelle pertinenze di Limata (L, 10)
1479.
1222, gennaio, ind. X – Federico imper. a. 2 dell’impero
Giovanni, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Leonardo e il primicerio Bartolomeo, fratelli, figli del q. di Sarno de Angelo, rimettono al giudice Unfrido tutte le questioni e liti che erano sorte a causa dei beni comprati dal loro padre Sarno de Angelo (CVII, 60)
1480.
1222 («1221»), febbraio, ind. X – Federico imper. a. 2
Matteo, not., f. del q. giudice Giacomo
Roberto, giudice
Don Tommaso Guarna, «miles» e signore di Amando, dona al monastero di S. Benedetto di Ariano, per mano di Bonifacio, monaco di M.V. e priore di quel monastero, una starza, sita nelle pertinenze di Amando, nel luogo detto Isca riservandone una parte a Guglielmo, suo figlio; inoltre cede a favore di Maria di Basilio, oblata di M.V., su tutti i diritti che avrebbe potuto avere avere su una terra detta Grimano, che apparteneva al suo feudo (XIII, 3)
1481.
1222, marzo 20 («duodecimo die stante»), ind. X («XI») – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 9
Tristaino, not.
Ruggiero e un altro Ruggiero, giudici
Roberto, monaco di M.V., e priore di Mercogliano, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Urso, f. di Urso Rigaudio, una casa con due corti, e due parti di un’altra casa, site in Mercogliano, nel luogo detto Girone, per una libbra di cera all’anno, e tre once e mezza d’oro d’entratura (LIX, 61) 1)
1222, marzo
Lorenzo, not. di Acerra
Stefano e Tommaso, giudici di Acerra
Cozzolino, f. di Riccardo del Giudice, abitante in Acerra, concede a Pietro Capomazza un pezzo di terra in detta città, nel luogo detto Alla porta di Casola, per il canone annuo di un tarì amalfitano, da corrispondersi a Natale: e per questa concessione riceve un’oncia d’oro (era in XI, 11)
1482.
1222, aprile, 5, ind. X – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 9
Pietro, not.
Mattia e Giovanni, e un altro Giovanni, giudici
Giovanni de Guarino cede a don Ruggiero di Capriglia la porzione che gli spetta dell’eredità paterna, riservandosi tutti gli altri beni che egli ha a titolo di compra e che aveva donati al monastero di M.V. come si contiene «in brebe oblationis» (XVIII, 16)
1483.
1222, aprile, aprile, ind. X
Roffrido, not.
Ruggiero, giudice
Giovanni, «venerabilis» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giovanni de Rachisio una selva vicino all’Ospedale di M.V., per la metà delle castagne, la decima dei seminati e un’opera alla settimana, e 3 once d’oro d’entratura (CXVI, 17)
1484.
1222, aprile, ind. X – Federico imper. a. 2
Strumento scritto da fra Landolfo, monaco e decano
Tansio, giudice di Cicala
Fra Giovanni, priore di S. Maria del Plesco, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Tommaso Joculario, f. del q. Giovanni Joculario di Cicala, un pezzo di terra che il suddetto monastero teneva acenso della chiesa di S. Salvatore dell’Isola del Mare, sito nel luogo detto Gualdello, con l’obbligo che durante la sua vita debba radere, mettere ventose e medicare i monaci, e corrispondere un tarì all’anno, dal quale censo si dovevano sottrarre 6 medaglie da passare alla chiesa di S. Salvatore; e ancora con l’obbligo che dopo la sua morte, lasciando eredi della sua arte, questi fossero obbligati allo stesso ufficio, e in caso contrario dovessero corrispondere due tarì annui; e non lasciando eredi leggittimi, la suddetta terra doveva devolversi di nuovo al monastero (XXXIX, 18)
1485.
1222, aprile, ind. X – Federico imper.
Il Priore del monastero di S. Maria Mater Domini dà a censo a un tal Maraldo un fondo, sito in Nocera, nel tenimento detto Cusinello, confinante, fra l’altro, dalla parte d’occidente, coi beni del signor Giacomo Filangieri, per l’annua prestazione di due galline (LIV, 134)
1486.
1222, aprile, ind. X – Federico imper.
Guglielmo not.
Riccardo giudice imperiale di Ascoli
Falco, insieme con suo figlio Jacono Sicinulfo e con suo fratello Pandolfo, rimette a Flamenga, sua cognata, moglie del q. suo fratello Maczamuto, la lite mossa a causa di un territorio, sito dalla parte della Crusta e per altri beni, che il suddetto fratello doveva alla moglie, dalla quale ricevettero otto soldi provesini (XV, 81)
1487.
1222, maggio 3, ind. X – Federico imper. a. 2
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice
Il P. Roberto, monaco di M.V. e priore in Mercogliano, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni Franco una vigna, sita nel luogo detto Torelli, per un tarì annuo, e una quarta d’oro d’entratura (LIX, 63)
1488.
1222, maggio, 14, ind. X – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 9
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Il P. Roberto, monaco e priore in Mercogliano concede a Giacomo, f. d’Asclettino, una terra con un orto e oliveto, sita nel luogo detto Girone, per due tarì all’anno, e due once e mezza d’entratura (LIX, 62)
1489.
1222, maggio, ind. X – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 9
Luca, chier. e not.
Mattia, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede al giudice Bernardo, di Avellino, una starza, sita in Prata, nel luogo detto Piana, concessione che gli vien fatta soltanto sua vita durante, con l’obbligo di servire il monastero di S. Benedetto di Avellino gratis col suo ufficio di giudice e di avvocato (CIII, 22)
1490.
1222, Maggio, Ind. X – Federico imper. a. 2
Montefusco
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Ettore, f. del q. Guerriero, giustiziere e comestabile di Montefusco, dona alla chiesa di S. Bartolmeo di quella terra un territorio nelle pertinenze di Montefusco e del casale di Festolari (LXXXV, 5)
1491.
1222, luglio, ind. X – Federico imper. a. 2
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Caraczato, oriundo della città di Salerno, a nome suo e dei suoi fratelli Bernaccio e Petronio, figli del q. Alessandro, prega Pietro Marchisano e Riccardo di San Giuliano («de Sancto Juliano»), baiuli di Nocera, perchè restituiscano a lui e ai suoi fratelli un pezzo di terra, sito nel luogo detto Barbacziano, nelle pertinenze di Nocera, e precisamente ad Agello (XCIII, 5)
1492.
1222, luglio, ind. X («XI»), – Federico imper. a. 2
Giovanni, chier. e not. di Lauro
Riccardo, giudice
Pietro Sansone, f. del q. Roberto, «milite», abitante in Lauro, vende a maestro Bonifacio, f. del q. Buonuomo, i diritti e proprietà che aveva sopra tre pezzi di terra con castagneto, siti nel luogo detto Castagneto di San Pietro de Pignano («ad castagnetam sancti petri de pignano»), concessi a dei privati per certi censi annui, per il prezzo di 32 tarì amalfitani (XLIX, 74)
1493.
1222, luglio, ind. X – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 10
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il notaio …, f. del q. Giacomo, essendo infermo, dona al monastero di M.V., per le mani di fra Martino, essendo abate di M.V. Giovanni, una casa in cui il suddetto fra Martino aveva edificato un palazzo congiunto alla Casa del monastero di S. Leonardo; e di più dona altre case terranee, site nella parrocchia di S. Giorgio, insieme coi loro beni mobili e immobili (XLII, 13)
1494.
1222, agosto, ind. X
Corrado, not.
Eletto, giudice di Frigento
Provencia, ved. del q. don Franco de Milito, e Sebastia, sua figlia, moglie di Michele, abitanti nel castello di Grotta («in castello cripte»), con Floria, sua sorella, e Nicola Cutunio, vendono un territorio, sito nelle pertinenze di Frigento, nel luogo detto Cossolina, a Giovanni Silvatico di Grotta, per tre quarti di un’oncia d’oro (XLV, 107)
1495.
1222, agosto, ind. X – Federico imper. a. 2
Riccardo, not. di Avella
Bartolomeo, giudice
Rainaldo Mosca, f. del q. Gisulfo di Castellammare, signore di Avella («dei et imperialis gratia dominus Avella»), conferma al monastero di M.V. tutte le donazioni fatte ad esso dai suoi predecessori, sia per quel che riguarda i vassalli, sia per quanto riguarda gli stabili, siti in Avella e sue pertinenze (XVII, 40)
1496.
1222, settembre 5, ind. XI – Federico imper. a. 2, Enrico re a. 12
Pietro, pubbl. not. di Avellino
Roberto, giudice d’Atripalda
Don Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., col consenso dell’ab. Urso, rettore della chiesa di Agello, soggetta al monastero di M.V., concede a Giovanni de Guiliano un castagneto, sito nel luogo detto Tavèrnola («tabernule»), donato al monastero di M.V. da Guglielmo, signore di Atripalda, per 4 tarì all’anno di moneta salernitana (CXXI, 1)
1497.
1222, settembre, ind. XI
Guglielmo, not.
Matteo, giudice
Ruggiero detto de Mercogliano, abitante in Monteforte, f. del q. Maraldo, dona e rilascia a Pietro Racco, di Mercogliano, tutti i diritti, le ragioni e le azioni che aveva su una vigna, sita nel luogo detto San Basilio, e riceveda lui mezz’oncia d’oro (LXVII, 22)
1498.
1222, ottobre, ind. XI – Federico imper. a. 2 (in: 1233 («1232»), febbraio 2, ind. VI)
Rainaldo de Lavareta, conte di Gesualdo, dona al monastero di M.V. una starza nel luogo detto «alle ballare», e due uomini del castello di Paterno, uno di nome Salatiel e l’altro di nome Bonifacio (in XLV, 103)
1499.
(1222), dicembre 17, ind. XI (in: 1233 («1232»), febbraio 12, ind. VI)
Negli alloggiamenti sanniti («in castris Sannit.»)
L’ imper. Federico, ribadendo i privilegi e la loro conferma fatta a beneficio del monastero di M.V., ordina che non si applichi al monastero di M.V. la Costituzione da lui emanata da Capua riguardo ai Feudi che dovevano essere interamente devoluti allo Stato, ecc., e perciò proibisce si molestino i beni del suddetto monastero, dichiarando che a nessuno è lecito perturbare i beni di M.V. appellandosi alle Costituzioni imperiali, e che, trattandosi di feudi venduti o offerti dalla morte del re Guglielmo in poi, non doveva impossessarsene il fisco, se prima non se ne fosse pagato il debito prezzo al monastero (in VIII, 69)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, parte I, p. 280 s.
1500.
1222, dicembre, ind. XI – Federico imper. a. 3
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Pietro, Jacono Giovanni e Bartolomeo, fratelli, figli del q. giudice Giordano, vendono al diac. Giordano, f. del q. Pagano, un ortale, sito nelle pertinenze di Montefusco, nel casale di S. Maria a Vico, per il prezzo di un’oncia d’oro e una terza (LII, 65)
1501.
1222 (mese e ind. in bianco)
Pasquale Roberto e Matteo, giudici
Giacomo Franco, signore di Monteforte, concede a Pietro Cuoco un tenimento che fu del q. Giovanni de Avellino, sito nelle pertinenze di Monteforte, consistente in casa, castagneti, ecc., col patto che Pietro e i suoi eredi dovessero custodire le porte del castello per 9 settimane all’anno: e per questa concessione riceve un’oncia d’oro (LXXXI, 129)
1502.
1223 («1222»), gennaio 19 («tertiodecimo die stante»), ind. XI – (Onorio Pp. III) a. 7
Roffrido, not.
Matteo, giudice
S… mercante («negotiator»), f. del mercante Sebastiano, vende a Roffrido, professore di diritto civile e giudice in Benevento, certe case con una torre, site sotto la città vecchia di Benevento, presso la «trasendam puplicam que dicitur gaidonis castaldi», per 76 once d’oro di tarì di Sicilia (XXVI, 43)
1503.
1223 («1222»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 3
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Simone de Molisio, f. del q. Raone de Molisio, conferma al monastero di M.V., in cui è abate Giovanni, tutte le donazioni e vendite fatte allo stesso monastero da Raone, suo padre, nella sua terra: e per questa conferma riceve «polenum unum» del valore di 4 once d’oro, a altro ancora (VIII, 56)
1504.
1223 («1222»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 3
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Milone, «miles» di Montefusco, f. del signor Eriberto, vende al monastero di M.V., e per esso a Giovanni, ab. di M.V., un territorio nel luogo detto «ad vadum de montis», nelle pertinenze di Montefusco, per il prezzo di 9 once e mezza d’oro di moneta siciliana (LXXXIII, 109)
1505.
1223 («1222»), febbraio 12, ind. XI – Federico imper. a. 3
Enrico re a. 10
Giovanni, chier. e not.
Matteo e Giovanni, giudici di Avellino
Essendo i suddetti giudici dell’Ospedale di M.V., si presenta fra Giovanni, cellerario dello stesso Ospedale, e, a perpetuo ricordo della cosa come pure per la sicurezza e utilità dello stesso monastero, in cui ora è abate Giovanni, si fa consegnare allo scritto la testimonianza di alcuni testi – e cioè: il maestro Glorioso, Nicola de Manna, Giovanni de Stefano, Pietro de Buonanno o di Giovanni, Riccardo Calabrese, Giovanni Fermentano e Bartolomeo Corbisiero – ,i quali dichiarano che tutti gli uomini del casale dello stesso monastero, costruito nel luogo detto Fontanelle non son tenuti a prestare al monastero un’opera alla settimana o al mese per ciò che tengono dallo stesso monastero, ma che son tenuti a prestare un’opera per ciascun mese «pro recognitione»: cosa che fu confermata da moltissimi altri uomini dello stesso casale (CXIV, 16)
Bibl.: De Masellis, Iconologia della Madre di Dio, p. 254-255
1506.
1223, febbraio, ind. XI – Federico imper.
San Germano
L’imper. Federico conferma il privilegio di Enrico VI del 30 marzo 1195 («1194»), ind. XIII (riferito, Reg. 956) (VIII, 57)
Bibl: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, Parte I, p. 313 s.
1507.
1223, marzo, ind. XI – Federico imper. a. 3, Enrico re
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Recupiro, f. del q. Giovanni Summonte, concede a Benevento, f. di Briano, un pezzo di terra «vacua», sito nel luogo detto Toppetella, con patto di fabbricarvi una casa da dividersi poi col monastero di M.V. (LVI, 34)
1508.
1223, marzo, ind. XI – Federico imper. a. 3
Aquaputida
Nicola, not. di Aquaputida
Simone, giudice di Aquaputida
Marciano, f. del q. Marciano Bentecanese, essendo gravemente infermo, fa testamento e fra le altre disposizioni ordina che, avendo egli gestita la baiulazione del monastero di M.V. sui beni siti in Aquaputida, perchè tale amministrazione non abbia a recare pregiudizio alla sua anima, lascia al suddetto monastero una sua terra nel luogo detto Abissinelli e una quarta d’oncia d’oro (XI, 19 bis)
1509.
1223 («1224»), aprile, ind. XI – Federico imper.
Bartolomeo, not. di Cicala
Terenzio e Tansio, giudici di Cicala
Donadeo de Giorgio di Giovanni e Agostino, fratelli, nella lite mossa contro il monastero di S. Maria del Plesco, a causa di un certo omaggio che si pretendeva, cedono a ogni pretesa di diritto e ricevono da don Giovanni di Monteforte, priore di quella chiesa, un’oncia d’oro e una quarta (XVII, 41)
1510.
1223, maggio, ind. XI – Federico imper.
Ascoli
Riccardo, giudice imperiale di Ascoli
Maggiore, f. di Giovanni Cito, di Ascoli, vende a Martino Sclavo una casa, sita nel sobborgo di Sant’Angelo del Mercato, per il prezzo di 2 once meno una quarta (XV, 48)
1511.
1223 («1222»), maggio, ind. XI
Giacomo Francisio, not. imperiale
Formoso, giudice di Altavilla
A richiesta di D. Giovanni, arciprete di Altavilla, procuratore del monastero di M.V., si riporta una sentenza contro Nicola Salerno, il quale ingiustamente deteneva un territorio del monastero, sito nel sobborgo di S. Martino di Tora («in burbio sancti Martini de tora»), e ora, in forza di tale sentenza il monastero ne vien posto in possesso (XII, 332)
1512.
1223, maggio, ind. XI («XII») – Federico imper. a. 3
Giovanni, not.
Doferio, giudice
Atto notorio di una disposizione testamentaria di un tal Gregorio di Montella, f. di Pietro, con la quale lascia a Lorenzo, f. di don Eriberto, una casalina in Montella (LXXXVI, 4)
Bibl.: Scandone, L’Alta Valle del Calore, II, p. 176
1513.
1223, giugno, ind. XI – Federico imper. a. 3
Amato, not.
Gioacchino, giudice
Raone de Molisio, pretendendo da Novellone, f. del q. Giovanni di Mercurio, alcune terre, gli aveva messo lite; ma Novellone gli mostrò alcuni strumenti che dimostravano la legittimità dei suoi possessi: con uno del febbraio 1121 («1120»). Ind. XIV, si mostrava la donazione di un territorio nel luogo detto Paritoli, fatta a Giovanni Gaudetano da Maria, moglie di Alferio Salvia; con un altro del giugno 1140. Ind. III, dimostrava la compra fatta da Urso Carrario di una terra nel luogo detto Fontana di San Vito, venduta da Ugo Bruno; con un altro del settembre 1150. Ind. XIV, si dimostrava la cessione di un territorio, sito nel luogo detto Paritoli (riferiti, Regg. 136, 258, 297) (LXXXV, 46)
1514.
1223, luglio, ind. XI (in: 1224, giugno, ind. XII)
Negli alloggiamenti sanniti («in castris ante Sannit.»)
L’imper. Federico toglie la clausola apposta al suo privilegio dell’ottobre 1221, dato da Palermo, in cui si diceva «salvo mandato et ordinatione nostra», in modo che il monastero di M.V. può liberamente godere delle esenzionie degli altri favori ivi concessi (in VIII, 62)
Bibl.: Winkelmann, Acta imperii inedita, II, p. 17, n. 16; Huillard-Bréholles, Historia, II, p. 437
1515.
1223, luglio, ind. XI – Federico imper.
Roberto, giudice (manca il not.)
Bartolomeo, preposito di M.V., per parte e mandato dello stesso monastero, e con lettera di Giovanni, ab. di M.V., che intende ratificare quanto egli farà, insieme con fra Giovanni, «preceptor hospitalis sancti Antonii de aedem terra Padule de mandato domini pape», negli interessi della chiesa di S. Lorenzo di Padula e particolarmente per la questione che c’era fra loro e i chierici della chiesa di Sant’Angelo, riguardo all’ «arbore florida quam… cum candelis deferri in festo et ecclesia sancti Angeli requirebatur et de libra una de incenso pro annuali redditu»: si decide di rilasciare alla chiesa di Sant’Angelo il territorio a cui era legato quell’onere, rimanendo solo un obbligo di 12 tarì annui (XCV, 16)
1516.
1223, luglio, ind. XI – Federico imper. a. 3. Enrico re a. 9
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Giovanni di Avella vende a Felice, f. di Dedutto, una terra, sita nel luogo detto Fossato, per sei soldi d’oro (LXIX, 28)
1517.
1223, luglio, ind. XI – Federico imper.
Ruggiero, pubbl. not. di Nusco
Raone de Balbano, conte di Conza, f. del q. conte Filippo, col consenso di sua moglie, la contessa Contissa («consensu et voluntate comitisse Comitisse uxoris nostre»), per molti danni cagionati ai beni e alle persone del monastero del S. Salvatore del Goleto, dona «per fustem» un intero tenimento, sito nelle pertinenze di Castiglione («in territorio terre nostre Castellionis, videlicet de Contissa»), nel luogo detto San Tommaso de Cerruotolo; inoltre permette liberamente a tutti, eccetto ai suoi vassalli, di poter andar ad abitare in detto tenimento, edificarvi case, ecc., concedendo loro il diritto di tagliar legna, ecc. per se stessi e per i loro animali, e concede loro franchigie nel vendere, comprare, ecc. (XLVII, 100)
Bibl.: Acocella V., Calitri Medievale, Napoli, 1923, p. 81-83; Gargano G., Ricerche storiche su Conza antica, Avellino, 1935, p. 200-202
1518.
1223, agosto, ind. XI
Corrado, not.
Eletto, giudice
Avriana, figlia del q. signor Matteo, f. del signor Paldo, e Mattia, sua madre, vendono a Giovanni Silvatico una terra, sita nelle pertinenze di Grottaminarda, nel luogo detto Demossite, comprata dal suddetto Paldo dalla q. Sibilia, per 2 once e mezza d’oro (XLVII, 34)1)
1)Riportiamo un brevissimo cenno di una pergamena sparita dopo 1736. 1223, settembre 12.
Roberto, f. di Osmano, dona un tenimento all’Ospedale di S. Giovanni di Castelbaronia (era in Cast. 10)
1519.
1223, ottobre, ind. XII – Federico imper. a. 3
Amato, not.
Bartolomeo, giudice
Si riporta uno strumento dell’ottobre 1202, rogato dal not. Amato e sottoscritto dal giudice Giovanni, col quale Lamandina, moglie di Guerriero Bentivenga lascia in legato al monastero di M.V. la quarta che le spettava per parte di Giovanni Plazzario, suo primo marito (LXXXIII, 101)
1520.
1223 («1222»), ottobre, ind. XII – Federico imper. a. 3
Bernardo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Guglielmo, f. del q. Bartolomeo Prestore, e Filippo, suo cugino, vendono al giudice Unfrido, un mulino, sito nella Foce, per il prezzo di 12 once d’oro e tre quarte (CIX, 18)
1521.
1223, ottobre, ind. XII – Federico imper.
Gestorio, not.
Guglielmo e Roberto, giudici
Tancredi, f. del q. Filippo de Mundo, abitante in Padula, vende a Pandolfo, f. di Pandolfo, un campo vicino al campo di San Lorenzo, per un’oncia d’oro (XCV, 44)
1522.
1223, dicembre, ind. XII – Federico imper. a. 3, Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Matteo e Ruggiero, giudici
Bartolomeo, f. del q. Guglielmo di Montoro, e Maria, sua moglie, donano al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, ab. di M.V., tutte le ragioni e i diritti che avevano sopra un tenimento che fu del q. Fiorentino Russo; e il suddetto abate ammette i due coniugi alla partecipazione delle preghiere e dei favori di M.V., e dà loro mezz’oncia d’oro (LVI, 35)
1523.
1224 («1223»), gennaio, ind. XII – Federico imper. a. 4
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Giuliana, figlia del q. Benevento, detto Gaudetano e moglie di Nobilone, e Maria e Lavinia, sue sorelle, confermano al monastero di M.V. la donazione fatta da Riccardo e Pietro, loro fratelli, della metà di un territorio, sito nelle pertinenze di Montefusco, nel casale di San Giovanni a Marcopio, nel luogo detto Fontana di San Vito (XLVI, 26)
1524.
1224, gennaio, ind. (corrosa) – Federico imper. a. 5, Enrico a. 10
Matteo e Tommaso, giudici di Mercogliano
Giovanni di Golia per voto si fa monaco di M.V. e dona al monastero, per le mani di Giovanni, ab. di M.V., tutti i suoi beni (che però non si specificano), eccentuandone la quarta spettante a sua moglie (LVI, 36)
1525.
1224 («1223»), gennaio, ind. XII – Federico imper. a. 4 dell’impero, Enrico a. 11
Guglielmo, not.
Boamondo, giudice
Pietro, f. del q. Tommaso de Golia, vende a suo fratello Roberto la sua parte di una casa, sita nella parrocchia di S. Giorgio, per 24 tarì d’oro (in XLII, 35)
1526.
1224 («1223»), gennaio, ind. XII (in: 1231, aprile, ind. IV)
Tristaino, not.
Ruggiero, giudice
Si riferisce (senza riportarlo integralmente) uno strumento secondo il quale Giovanni, f. del q. Guglielmo Giocondo ha donato al monastero di M.V. tutti i suoi beni (in LVI, 46)
1527.
1224 («1223»), febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 4, Enrico re a. 10
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Giovanni, cellerario di M.V., per volere di Giovanni, ab. di M.V. concede a Salerno Diotiguardi un tenimento che fu del q. Riccardo de Manno, eccettuandone una vigna vicino a S. Maria del Preposito, per la metà dei frutti e un’oncia d’oro per entratura (CXVI, 19)
1528.
1224 («1223»), febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 4, Enrico re, a. 10
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., conferma a Giovanni de Malpoto la franchigia concessagli da Donato, ab. di M.V., e riceve per detta conferma un’oncia d’oro (CXVI, 18)
1529.
1224 («1223»), febbraio, ind. XII
Guglielmo, not.
Roberto, giudice
Il monastero di M.V. concede a maestro Guglielmo, f. del q. Guglielmo Napoletano, una casa nel luogo detto Toro della Fontana, per 2 tarì all’anno (LIX, 64)
1530.
1224 («1223»), febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 4 dell’impero e a. 26 di Sicilia
Bernardo, not. del casale delle Fontanelle
Castellano, giudice
Giovanni, ab. di M.V., costituisce suo procuratore il P. Martino, priore di S. Giovanni di Sarno, per i beni che il monastero di M.V. possiede in San Marzano (LIV, 40)1)
1224, febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 4
Melfi
Federico imper. conferma al monastero di M.V. tutti i privilegi dei precedenti re, da Guglielmo in poi; riceve sotto la sua speciale protezione e difesa il monasterodi M.V. con tutti i suoi beni, confermando tutte le possessioni, chiese, obbedienze, mulini, casali, vassalli, e particolarmente Mercogliano, e tutti gli altri uomini soggetti a M.V., esimendoli da qualunque pagamento, colletta, ecc.; conferma la donazione fatta al monastero di 60 «sertas» di anguille da parte del conte di Lesina; conferma la donazione della foresta e di 8 vassalli in Maddaloni; parimenti conferma la concordia stipulata tra il monastero e Roberto Malerba, barone di Summonte, il quale pretendeva alcuni redditi dal monastero e alcuni servizi dai vassalli del monastero residenti nel casale delle Fontanelle: conferma al monastero la donazione della Roccella in Sicilia con la chiesa di S. Maria, grancia del monastero, e della terza parte del mulino di Golisano, e delle tre once d’oro sulla caccia dei conigli in quel territorio, e altro ancora (VIII, 58-60) ***Altra copia in un doc. del 1277, ind. V (in VIII, 89)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 655; D’Addosio, Origine, vicende storiche e progressi della Real S. Casa dell’Annunziata di Napoli, p. 377-383; Costo, La vera istoria dell’origine, e delle cose nobili di Montevergine… raccolta dal R. P. D. Vincenzo Verace, et ordinata e ridotta nel mondo, che si vede da Tommaso Costo, p. 56. – L’originale si trovava nell’Archivio dell’Annunziata di Napoli, vol. 8° delle pergamene, fol. 48
1531.
1224, marzo, ind. XII – Federico imper. a. 4
Capua
Giustiniano, not.
Nicola, giudice di Capua
Donadeo dichiara di aver ricevuto in conto di doti della sua moglie Angela, sorella di Benvenuto, f. di Benevento, due once d’oro (XXXII, 120)
1532.
1224, aprile, ind. XII – Federico imper.
Roffrido, not.
Ruggiero, giudice
Guglielmo de Acerno concede a Ruggiero di Monteforte, una selva vicino all’acqua di San Lorenzo, redditizia al Vescovo di Avellino (senza specificazione del canone) (XX, 52)
1533.
1224, aprile, ind. XII – Federico imper. a. 27 di Sicilia
Raone, medico, pubbl. not. di San Lorenzo
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Non volendo il P. Leonardo, ab. di S. Maria dell’Incoronata di Puglia, vivere sotto l’obbedienza dell’ab. di M.V., si rimette la decisione della controversia al vesc. di Ascoli davanti al quale si presentano il P. Giovanni da Ascoli, preposito e procuratore di Giovanni, ab. di M.V., con altri religiosi, e il suddetto ab. Leonardo con altri religiosi del suo monastero. Il Vescovo decide che l’abate, i religiosi e il monastero dell’Incoronata siano sottoposti all’ab. M.V. e debbano vivere secondo i precetti lasciati da S. Guglielmo; anzi il suddetto Vescovo, per la devozione e la stima che nutriva per M.V., sottomise all’obbedienza dell’ab. Giovanni altre tre chiese, delle quali una sotto il titolo di S. Maria (delle altre due il nome è corroso) (XLVIII, 47)
***Copia in carta bambagina del sec. XVII (XLVIII, 48 ss.)
1534.
1224, giugno, ind. XII
Per ordine dell’imper. Federico si riportano due privilegi da lui stesso concessi al monastero di M.V., dei quali uno dato da Palermo l’ottobre 1221, col quale confermava al monastero di M.V. la donazione della Roccella in Sicilia, e l’altro dato dagli Accampamenti presso i Sanniti il luglio 1223. Ind. XI, col quale toglieva la clausola apposta all’altro privilegio «salvo mandato et ordinatione nostra» (riferiti, Regg. 1474 e 1513) (VIII, 62)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, p. 435 s.
1535.
1224, ottobre 6, ind. XIII – Federico imper. a. 4, Enrico a. 12
Guglielmo, medico e not.
Bernardo, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede all’ab. Giovanni detto di don Sinay («Johanni qui dicitur de domino Sinay»), f. del q. (in bianco), una terra «vacua», sita nel luogo detto Cervaro, per tre libbre di cera all’anno (LIX, 67)
1536.
1224, novembre, ind. XIII – Federico imper. a. 5
Taurasi
Roffrido, giudice e not. di Taurasi
Ruggiero, giudice
Giovanni di maestro Angelo, e Maria, sua moglie, abitanti nel castello di Taurasi, donano al monastero di M.V., per le mani di fra Roberto, priore del monastero di S. Maria di Flumeri, una casa, sita fuori del castello di Taurasi, nel luogo…, rimanendone però usufruttuari, loro vita durante, e frattanto dovranno corrispondere al monastero un certo canone annuo, nella festa della Madonna al mese di settembre (Cand. VIII, 24 bis)
1537.
1224, novembre, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico re a. 12
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il signor Filippo de Trentenaria e sua moglie Terrena donano al monastero di M.V., per mano di P. Martino, due pezzi di terra, dei quali uno sito nel luogo detto Albaniella e l’altro vicino alla Stradella Capaccese: e ricevono, per carità, del monastero di M.V. 4 once d’oro (LVI, 37)
1538.
1224, novembre, ind. XIII (in. 1233, marzo 29, ind. VI)
Trasemondo, giudice
Palmiero Calzarario dà in prestito a Guglielmo Corriario due once d’oro (in XXVI, 45)
1539.
1224, dicembre, ind. XIII – Federico imper.
Gestorio, not.
Roberto, giudice
Nicola e Pietro, figli del signor Guido Leborano, di Padula, vendono al presb. Grondone le loro vigne per il prezzo di due once d’oro e una quarta (XCV, 45)
1540.
1224 (mese e Ind., corrosi)
Tristaino, not.
Roberto, giudice
Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), reggendo corte in Mercogliano, alla presenza del nobile don Giacomo Capece, definisce una lite sorta alla presenza del nobile don Giacomo Capece, definisce una lite sorta tra i coniugi Nicola Pellerio e Maria da una parte, e i coniugi Pasquale e Riccarda dall’altra, confermando a Pasquale le case, vigne, castagneti, terre, ecc. che possedeva a censo dal monastero di M.V.; e per questa riconcessione riceve 4 once d’oro (LIX, 65)
1541.
1125 («1224»), gennaio, ind. XIII – Federico imper. a. 5
Landolfo, not.
Benevento, giudeice di Apice
Raone de Balbano, signore di Apice, ecc. e conte di Conza, per molti servigi ricevuti da Giovanni de Raginolfo, gli dona un casalino, sito dentro la terra di Apice, nella parrocchia di S. Maria, e un ortale nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto Raiatella (XIV, 41)
1542.
1225 («1224»), gennaio, ind. XIII – Federico imper. a. 4, Enrico re a. 11
Giovanni, not.
Matteo e Tommaso, giudici di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V., concede a Raone de Poto una selva, sita nel luogo detto Urbiniano, per un tarì di canone annuo (LIX, 66)
1543.
1225, febbraio, 6, ind. XIII – Federico imper. a. 28 di Sicilia
Guglielmo, not.
Nicola e Ippolito, giudici di Pietrastornina
Si riporta un privilegio dell’imper. Federico, dato da S. Germano nel febbraio 1223 (riferito, Reg. 1506), dietro richiesta di fra Ruggiero da Capriglia, monaco di M.V., per dimostrare che il monastero di M.V. possedeva un territorio con alcune rendite nel tenimento di Rocca Bascerana e Pietrastornina, confermato dal suddetto imper. e libero da ogni gravame da parte di altre persone (VIII, 63)
1544.
1225, marzo, ind. XIII – Federico imper. a. 5 (in. 1233 («1232»), febbraio 2, ind. VI), febbraio 2, ind. VI)
Acquaputida
Pietro, not. di Aquaputida
Rainaldo Lavareta, conte di Gesualdo, insieme con sua moglie la contessa Isabella, – la quale, «gerens devotionem quam maximam» verso M.V., aveva scelto in questo monastero il luogo della sua sepoltura – , donano a M.V. due chiuse di vigne («clausuras») con terra «vacua»in territorio del castello di paterno (in XLV, 103)
1545.
1225, marzo, ind. XIII
Strigano
Bernardo, not. di Sarno
Il signore del casale di Strigano dona al monastero di M.V. un vassallo, di nome Dionisio, con tutti i suoi beni e i suoi discendenti (CXX, 173)
1546.
1225, aprile 7, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico re a. 12
Guglielmo, medico e not.
Giovanni di Dionisio, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede all’ab. Pietro de Benevento, nipote del vesc. di Avellino, un pezzo di terra con vigna nel luogo detto «ad sanctum Martinum», per il canone annuo di due libbre di cera «bone et iuste pensatas», e con obbligo di prestarsi in «auxilium et consilium» del monastero (XIX, 21) *** Altro apografo, più completo della stessa concessione (Cand. IV, 11)
Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 190
1547.
1225, aprile, ind. XIII – Federico imper. a. 5
Giovanni, not.
Bartolomeo, giudice
Matteo, f. del q. Eriberto Raone, dona alla chiesa di S. Bartolomeo di Montefusco, e per essa a don Giordano, rettore della medesima, due casaline, site in Montefusco, nel distretto della stessa parrocchia di S. Bartolomeo (LXXXV, 6)
1548.
1225, aprile, ind. XIII – Federico imper.
Guglielmo, not. di Cicala
Terenzio, giudice di Cicala
Giovanni de Dulcera, di Visciano, concede a Sergio, di Cicala, due pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto Fabrica («frabica»), e l’altro nel luogo detto Toro, nelle pertinenze del suddetto casale, con patto di piantarvi castagni, viti, ecc., e corrispondere la metà dei frutti e il terratico (XXVII, 46)
1549.
1225, maggio, ind. XIII – Federico imper. a. «7», Enrico re a. «14»
Giovanni, not.
Matteo e Ruggiero, giudici di Mercogliano
In occasione del matrimonio contratto tra Bartolomeo, f. di Matteo Fellicola, e Maria, figlia di Giacomo de Barone: in uno strumento Bartolomeo assegna alla sposa la quarta dei suoi beni; e in un altro (posto nella stessa pergamena) Giacomo de Barone assegna a Bartolomeo le doti per Maria, «tali pacto ut postquam sibi duxerit in uxorem Mariam filiam predicti Jacobi ea debeat abere in studio vivendo cum ea pacifice et quiete in vita sua secundum suam possibilitatem sicut alii eius similes qui bene abent et colent suas uxores. Quod si non abuerit eam in studio vel si ei iniustum fecerit vel si ea vivente alii femine in adulterio abuerit, tunc.. decem regales boni pensus componere obligare…» (LXXII, 42)
1550.
1225, maggio, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico re a. 12, Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Si dichiara che avendo Jacono Domenico de Liciniano, f. di Filippo, fabbricato un muro comune tra la sua casa e l’orto del monastero nella parrocchia di S. Giorgio, fra Martino, monaco di M. V., per parte di questo monastero dà quattro tarì al suddetto Domenico, e il muro resta comune (L, 3)
1551.
1225, maggio, ind. XIII – Federico imper. a. 5
Riccardo, not. di Avella
Polimio, giudice
Lando de Laudanda, di Avella, dona alla chiesa di S. Maria del Plesco, per mano di fra Martino, priore della stessa chiesa, tutti i suoi beni, riservandosi le doti e la quarta spettante a Trotta, sua vita durante (XVII, 42)
1552.
1225, giugno, ind. XIII – Federico imper. a. 28 di Sicilia
Pietro, not.
Alfano, giudice
Si riporta uno strumento del luglio 1176, col quale il signor Guglielmo di Angri, concede a censo 12 pezzi di terra, siti in Nocera (riferito, Reg. 600) (XCIII, 28)
1553.
1225, luglio, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Giovanni, ab. di M. V., concede a Guglielmo de Gualamo (e «Guadamo») una casa in Mercogliano, per un tarì di canone annuo, e una quarta d’oncia d’oro per entratura (LIX, 68)
1554.
1225, luglio, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Ruggiero e Tommaso, giudici di Mercogliano
Dodone e Giovanni, suo figlio, vendono a Giovanni, ab. di M. V. una selva nel luogo detto Castelluzzo per mezz’oncia d’oro (LVII, 17)
1555.
1225, agosto, ind. XIII – Federico imper. a. 5, Enrico a. 12
Tristaino, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici di Mercogliano,
Giovanni, ab. di M.V., riconcede a Pietro, f. di Riso de Daniele, una casa in Mercogliano, e una vigna e un castagneto nel luogo detto Pretorio, per una libbradi cera all’anno (LIX, 69)
1556.
1225, agosto, ind. XIII – Federico imper. a. 5 (in: 1226, luglio, ind. XIV)
Pietro, not.
Pietro, giudice
Testamento di Matteo di Sorrento, f. di Giovanni, col quale, fra gli altri legati, lascia il suo cavallo e le sue armi all’Ospedale gerosolimitano di Capua, affinchè se ne servisse in soccorso della conquista della Terra Santa; inoltre lascia ad Emilia, sua figlia, 200 once d’oro, e, qualora i fratelli non le dessero queste duecento once d’oro, le lascia i beni ereditari esistenti in Sorrento, Montoro, ecc. (in XXXII, 11)
1557.
1225, settembre, ind. XIV – Federico imper. a. 5, Enrico re a. 12
Tristaino, not.
Matteo e Tommaso, giudici di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Matteo, Tommaso e Angelo, fratelli, figli di Matteo Visconte, un castagneto, sito nel luogo detto Plaiora, per la metà delle castagne e una quarta d’oncia d’oro per entratura (LIX, 70)
1558.
1225, settembre, ind. XIV – Federico imper. a., Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Simone Fellicola dona al monastero di M.V. una terra con selva nel luogo detto Marcellino, che poi da Guglielmo, ab. di M.V., viene concessa allo stesso Simone per il canone annuo di una libbra di cera; e per questa concessione il monastero riceve un’oncia d’oro (LVI, 41)
1559.
1225 («1226»), ottobre 31, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 14
Troia
Guarino, not. di Troia
Tiberio, giudice di Troia
Matteo Gubiano e sua moglie Nubilia, di Troia, vendono a fra Nicola, «ospetalario» dell’Ospedale di M.V. di Troia, una vigna nelle pertinenze di troia, nel luogo detto Selva di Pietro per 4 once d’oro di Tarì di Sicilia e tre tarì (CXXIV, 67 bis)
1560.
1225, novembre 4, ind. XIV – Federico imper. a. 5
Avellino, nel monastero di S. Benedetto
Luca, chier. e not. di Avellino
Giovanni di Dionisio, giudice
Giovanni, ab. di M.V., trovandosi nel monastero di S. Benedetto di Avellino, dietro supplici preghiere di molte autorevoli persone, conferma a Giacomo, f. di Giovanni de Tora e marito di Sicelgaita, una casa, sita nel sobborgo («suburbio») di Avellino, non lungi dalla chiesa di S. Germano e dalla Porta Maggiore, casa che già gli era stata concessa nel dicembre 1199; e per questa concessione il monastero di M.V. riceve un’oncia e mezza d’oro e il diritto a un censo annuo di un braccio cera, e vi appone la condizione che dopo la morte di Giacomo e dei suoi eredi, debbano succedervi in quella casa il diacono Jacono Giovanni («Jaconus Johannes diaconus») e sua sorella Salza, figli del q. primicerio Bernardo, padre della suddetta Sicelgaita (XIX, 22)
1561.
1225, novembre, ind. XIV – Federico imper. a. 5, Enrico a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici
Fra Malfrido, oblato di M.V., avendo donato una casa al monastero di M.V., posseduta ingiustamente da Guglielmo Guadagna, muove lite a costui; ma questi, prima che si giunga alla sentenza giudiziale, rinuncia all’ingiusto possesso e ottiene da Giovanni, ab. di M.V., la concessione della stessa casa, per un tarì annuo, e una quarta d’oncia d’oro per tale concessione (LVI, 42)
1562.
1225, dicembre, ind. XIV – Federico imper. a 6, Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Angelo de Stefano e Sulidia, sua moglie, offrono al monastero di M.V., per mano di Giovanni, ab. di M.V., se stessi e i loro beni, siti nelle pertinenze di Mercogliano (LVI, 43)
1563.
1225, dicembre, ind. XIV – Federico imper. a. 27 di Sicilia
Acerra
Lorenzo, pubblico not. di Acerra
Giovanni de Sesto, «milite», f. del q. «milite» Ruggiero de Sesto, abitante in Acerra, concede a Pietro Capomacza due pezzi di terra, nelle pertinenze di Acerra, dei quali uno nel luogo detto Altare, e l’altro nel luogo detto Pissina, per il canone annuo di un tarì e un tomolo di vettovaglie, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad Agosto (XI, 13)
1564.
1226 («1225»), gennaio 19, ind. XIV – Federico imper. a. 6 (in: 1233 («1232»), febbraio 2)
Simone, giudice di Aquaputida
Il conte di Gesualdo riconosce di aver ricevuto da Giovanni, ab. di M.V., 20 once d’oro (in XLV, 103)
1565.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Bartolomeo, not.
Benevento, giudice
Raone, f. del q. conte Filippo de Balbano, conte di Conza, signore di Apice e di altre città e castelli, dona al monastero di M.V., per mano di Giovanni, ab. di M.V., uno dei suoi tre mulini, siti nelle pertinenze di Apice, sul fiume Calore, e propriamente quello dalla parte della via pubblica, dove si dice Ficucelle, salva la molitura e la decima che si deve pagare alla chiesa di S. Marco; di più concede che, in caso si distruggesse per qualche accidente questo mulino, il monastero potrebbe fabbricarsene un altro dove meglio credesse in territorio di Apice (XIV, 17)
1566.
1226, gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giovanni, not.
Giacomo, giudice (di Montefusco)
Giovanni de Novellone dona al monastero di M.V., per le mani di Giovanni ab. di M.V., se stesso e i suoi beni, eccetto la quarta dovuta alla moglie, e riservandosi l’usufrutto, sua vita durante, e frattanto obbligandosi a corrispondere al monastero ogni anno una libbra di cera, nella festa di S. Maria del mese di settembre (XCVI, 2)
1567.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici
Maria, figlia del q. Pietro Pellerio, dona al monastero di M.V., per mano di Padre Riccardo di Truccia, la sua porzione di beni paterni e materni (che però non si specificano) (LVI, 38)
1568.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice
Ruggiero, f. di Domenico Malfrido, dona al monastero di M.V., per mano dell’ab. Giovanni, se stesso e un nocelleto, sito nel luogo detto Sariano, e i diritti che aveva sopra una terra nel luogo detto Turella (LVI, 39)
1569.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 12
Tristaino, not
Matteo, Tommaso e Ruggiero, giudici
Il presb. Benedetto dona al monastero di M.V. tutti i beni che possiede in Mercogliano, e questo anche a nome dei figli di Roberto di Giovanni Graziano (LVI, 40)
1570.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giovanni, not.
Castellino, giudice
Gennaro de Roda, f. del q. diac. Roberto del casale di Angri, concede a Giovanni de Jozza e al suo figlio Filippo, di San Marzano, tre pezzi di terra arbustati, siti nel suddetto casale di Angri, nel luogo detto Rustineta (XCIII, 29)
1571.
1226 («1225»), gennaio, ind. XIV – Onorio Pp. III a. 10
Benevento
Bartolomeo d’Apollonio, not.
Trasemondo, giudice
Salegrima, avendo venduto a Mercurio di Giovannone Juniore una terra con vigna, sita fuori la città di Benevento, vicino alla chiesa di S. Colomba, siccome la medesima non volle consegnargli gli strumenti di detta compra, per altri suoi negozi nei quali le occorrevano, la compratrice provvide a questo difetto col farseli riportare insieme col presente strumento, e cioè: uno rogato il 30 («secundo die stante») marzo 1218 (riferito, Reg. 1417, e l’altro del 18 («quartodecimo die stante») maggio 1218 (riferito, Reg. 1421) (XXVI, 44)
1572.
1226 («1225»), febbraio, ind. XIV
Alessandro, not. di Gesualdo
Giovanni, giudice di Frigento («frequentine civitatis iudex»)
Il Priore di S. Chirico cede tre pezzotti di terra, siti sul fiume Fredano, che furono del q. Luca, oblato di M.V., e mezz’oncia d’oro e otto soldi ad Alamanna e Giovanni, figli del q. Dauferio, abitanti in Paterno; e in cambio riceve un territorio, sito nel luogo detto Pesco cupo (XCIX, 17)
1573.
1226, febbraio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giacomo, not.
Riccardo, giudice
Fra Angelo, priore di S. Maria Reale i Maddaloni, col consenso di Giovanni, ab. di M.V. e di fra Giovanni, preposito di M.V., fra Eustasio, fra Landolfo, fra Giordano, del decano fra Girardo, fra Gabriele e fra Giovanni, concede a Tommaso, f. del q. maestro Giorgio Fabbricatore, una terra di 10 moggi sita nella Foresta, per il canone di 10 tarì all’anno, due buccellate di pane e la decima dei frutti superiori e inferiori (LI, 22)
1574.
1226, marzo 10, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 13
Candida
Guglielmo, not.
Canturberio, della città di Benevento, e Giovanni di Dionisio, della città di Avellino, giudici
Englese detto de Sirino, abitante in Candida, rimette e rinunzia nelle mani di fra Riccardo, vestarario di M.V., ciò che gli apparteneva di una certa terra con castagneto nel luogo detto Canale (XXX, 137 ter)
1575.
1226, marzo, ind. XIV – Onorio Pp. III a. 13
Alaisio, not.
Canturberio, giudice
Mercurio de Jannone, fabbro, f. naturale del q. Mercurio, e Giovanni, suo figlio, rilasciano e donano al monastero di M.V., per mano di fra Riccardo, vestarario di M.V., tutte le ragioni che potevano avere contro il monastero, riguardo a una terra, sita in territorio di San Giovanni a Marcopio, donata al monastero dal loro padre (XLVI, 27)
1576.
1226, maggio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giovanni di Roccapiemonte, giudice di Serra
Ugo de Serra, f. di Raone, dona a un certo Giovanni una casa, sita nella Serra (CX, 12**)
1577.
1226,maggio, ind. XIV – Federico imper.
Bartolomeo, not. di Cicala
Tanzio, giudice di Cicala
Dodeo, f. del q. Giorgio, di Casamarciano, offre e dona alla chiesa di S. Maria del Plesco, per mano di don Martino de Trilicuso, presente pure don Giovanni da Eboli, priore di M.V., e don Pietro da Gesualdo, monaco di M.V., una corte nel casale di Casamarciano, nel luogo detto Barra, alla condizione che sia ricevuto come oblato e abbia tutto il necessario, e alla sua morte sia seppellito in quella chiesa come oblato, secondo il solito (XXXIV, 10)
1578.
1226, giugno 7, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 14
Troia
Guarino, not. di Troia
Tiberio, giudice di Troia
Giovanni, f. di don Marco, e Giulia, sua moglie, vendono a Bartolomeo, una casa, sita in Troia, «in trasenda pubblica» (CXXIV, 114)
1579.
1226, giugno, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 13
Giovanni, not.
Matteo e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Il Padre Giovanni, monaco di M.V. e cellerario dell’ Ospedale di M.V., concede a F. Guglielmo de Rachisio e a Giovanni suo fratello, e a Bartolomeo, f. di maestro Glorioso, una selva, sita nel luogo detto Presa, per 4 tarì di censo annuo, e una quarta d’oncia d’oro per entratura (LIX, 71)
1580.
1226, giugno, ind. XIV (in: 1236 («1235»), gennaio, ind. IX)
Bartolomeo, not.
Giovanni Grisone e Giacomo, giudici
Roberto detto de la Civita e Jabella, sua moglie, ricevono da Ettore, comestabile di Montefusco, e dal fratello di lui, una casa «lignaminibus hedificatam», con un po’ di terra «vacua», sita nel castello di Montefusco, nella parrocchia di San Nicola, e si obbligano verso fra Costantino, oblato di M.V., nella festa di S. Maria a settembre, una libbra e mezza di cera all’anno finchè sarà viva Saracena, ved. del q. Angerio de Alferio, – che attualmente, sua visita durante, tiene la quarta di quei beni – , e dopo la morte di Saracena due libbre di cera (in LXXXIV, 35)
1581.
1226, luglio, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Pietro, not.
Pietro, giudice
Si riporta il testamento di Matteo di Sorrento, f. di Giovanni, rogato dai suddetti notaio e giudice nel mese di agosto 1225 (riferito, Reg. 1555) (XXXII, 11)
1582.
1226, agosto, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giovanni, not.
Giacomo e Giovanni, giudici (di Montefusco)
Il signor Raone de Molisio insieme con Simone, suo figlio, dona al monastero di M.V., un territorio, sito nel luogo detto Parituli (XCVIII, 37)
1583.
1226, agosto, ind. XIV – Federico imper. a. 6
Giovanni, not.
Giovanni Grisone e Giacomo, giudici
Raone de Molisio, insieme con suo figlio Simone, dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., conferma al monastero di M.V. tutti i suoi possessi in Marcopio e i tenimenti che furono del q. Giacomo detto Sparanello e del Gaudetano («et de lu Gaudetanu»), riservandosi solamente nel suo dominio i sedili di Spartanello: e per questa conferma riceve dal monastero di M.V. un’oncia e mezza d’oro (XLVI, 28)
1584.
1226, agosto, ind. XIV – Federico imper. a. 29 di Sicilia
Giovanni de Biata, al posto di Felice, not. di Avella
Bartolomeo, giudice
Fra Roberto, priore della Casa di Baiano, paga una quarta d’oncia d’oro ai cappellani e rettori della cappella di Avella: e questi, col consenso di Rainaldo Mosca, signore d’Avella, cedono al monastero di M.V. tutte le pretese che accampavano sopra una terra del monastero, sita nel luogo detto Strade (XVII, 52)
1585.
1226, agosto, ind. XIV – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Ruggiero, giudice imper. di Ascoli
Palma, ved. del q. Elia, della città di Ascoli, spinta dalla necessità di procacciare vitto a sé e a Gualtiero, suo figlio e mundualdo, vende a fra Gualtiero di don Pagano una parte di casa scoperta, sita dentro Ascoli, dalla parte del Frontino, per il prezzo di tre quarti di oncia d’oro di tarì di Sicilia, riservandosi per suo uso l’altra metà, coperta, della stessa casa (XV, 48 bis)
1586.
1226, settembre, ind. XIV – Federico imper. a. 6, Enrico re a. 13
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Grisauria, moglie del q. Giovanni Marrisio, vende a Bartolomeo, f. di Matteo Fellicola, una vigna, sita nel luogo detto Turelli, per il prezzo di tre parti di un’oncia d’oro e tre soldi (LXIX, 29)
1587.
1226, ottobre, ind. XV- Federico imper. a. 6, Enrico re a. 13
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Il P. Giovanni, monaco e sacrista di M.V., col consenso di Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), e della Comunità di M.V., rilascia a Grisauria, moglie del q. Giovanni de Marrisio, tutti i mobili che detto suo marito aveva donato al monastero di M.V., e riceve una quarta d’onci d’oro (LVI, 44)
1588.
1226, ottobre, ind. XV – Onorio Pp. a. 11
Luca, not.
Trasemondo, giudice (di Benevento)
Guglielmo, f. del q. Benedetto Coriario, assegna in dote a sua sorella, divenuta moglie di Guglielmo de Cenzio («de Centhio»), una metà di casa, sita nella città vecchia di Benevento, vicino alla chiesa di Sant’Andrea (XXVI, 87)
1589.
1226, ottobre, ind. XV – Federico imper.
Ascoli
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Lapo, f. del q. Perrecto, abitante in Castelluccio, e Destamando, f. di Sellicto de Randachio, vengono a una transazione riguardo alle doti e alla quarta che spettava a Rebecca, sorella di Destamando e già moglie del Lapo (XV, 50)
1590.
1226 («1227»), ottobre, ind. XV – Federico imper.
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Maggiore, f. del q. Giovanni de Guido Lombardo, abitante in Ascoli, vende a Martino Sclavo la quarta parte di una casa, in Ascoli, che gli spettava per successione materna, per il prezzo di un’oncia d’oro di tarì siciliani (XV, 50)
1591.
1226 («1227»), novembre, ind. XV – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Ruggiero, giudice di Ascoli
Don Gualtiero, f. del q. Pietro de Aloxia, presb. e canonico dell’Episcopio di Ascoli, vende a Leonardo, suo cognato, la terza parte su tutti i beni dello stesso Leonardo, che spettava ad Aloxia, sua sorella e già moglie di Leonardo, la quale glieli aveva lasciati in legato: vendita che si effettua per il prezzo di 11 tarì di Sicilia (XV, 51)
1592.
1226 («1227»), novembre, ind. I – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Tranense, ved. del q. Guglielmo di Angelo Fresa, vende a maestro Giacomo Ferraro, f. del q. Guglielmo di Angelo Fresa, vende al maestro Giacomo Ferraro, f. del q. Giovanni Cito de Bocco, oblato di M.V., la quarta parte della metà di una casa, che le spettava per parte di suo marito, e sita nel sobborgo di S. Andrea, per il prezzo di due once e mezza di tarì di Sicilia (XV, 6)
1593.
1226, novembre, ind. XV – Federico imper. a. 6
Giovanni, not.
Matteo e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V., concede a Guglielmo, f. di Enrico Pellerio, un pezzo di terra «vacua», sita nel luogo detto Vasadonna, per il canone della metà dei frutti superiori e come terratico dei seminati la quinta parte; e per detta concessione riceve due once e mezza d’oro (XIX, 23)
1594.
1226, novembre, ind. XV – Federico imper. a. 7, Enrico re a. 14
Pietro, not.
Giovanni, giudice
Fra Martino, monaco di M.V. e procuratore del monastero nel tenimento di Eboli, concede a Gibono, nella terra di Altavilla (Silentina) un territorio incolto, sito nel luogo detto Montepiano, nelle pertinenze della suddetta Altavilla, con patto di piantarvi una vigna e di corrispondere la metà dei frutti (XII, 334)
1595.
1226, dicembre 9, ind. XV (in: 1240 («1239»), gennaio 26, ind. XIII)
Foggia
Federico imper. ordina a tutte le Corti del Regno di non far molestare i pascoli per gli animali e i pastori del monastero di M.V., in ossequio alle libere concessioni, esenzioni, ecc., largite a M.V. dall’augusto suo padre (in VIII, 75)
Bibl.: Winkelmann, Acta imperii inedita, II, p. 20, n. 20; Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, Parte II, p. 696 s.
1596.
1227 («1226»), gennaio, ind. XV
Gauderisio, not.
Roberto Vulcano, giudice
Gisulfo, signore della terra di Padula, in territorio del principato di Salerno, dapprima richiede da Pasquale de Aldemanno sotto qual titolo riteneva un suo ortale, che fu già di Benedetto Collonario, e, non potendo questi dimostrare il titolo giuridico del possesso, glielo toglie; poi vengono a lui Giovanni di Andrea de Petra con Altruda sua madre e mostrano che quell’ortale apparteneva loro per concessione della zia paterna Clarizia, moglie del predetto q. Benedetto Collonario, e perciò lo pregavano che lo restituisser loro; il che egli fa, riconoscendo giusta la richiesta, e mosso ancora dal «bono servitio quod ipse nobis fecit et pro launegilt quod nobis inde dedit, scilicet solidos quinque» (XCV, 50)
1597.
1227 («1226»), febbraio, ind. XV – Federico imper. a. 7
Giovanni, not.
Giacomo e Giovanni, giudici
Il monastero di M.V. procede a una transazione con Ruggiero ed Emmanuele, fratelli, rilasciando loro le case che furono di Costantino, f. di Mercurio, site in Montefusco, nella Piazza Maggiore, vicino alla parrocchia di S. Maria, per il canone annuo di mezza libbra di cera (LXXXIV, 32)
1598.
1227 («1226»), febbraio, ind. XV – Federico imper. a. 7
Giovanni not.
Bartolomeo, giudice
Giovanni de Pino riceve a censo dalla Corte di San Marzano un tenimento consistente in cinque pezzi di terra, siti uno nel luogo detto Cagnone, un altro nel luogo detto Fundico, uno a Corga, uno alle Curte, e uno a Vallicelli: per la metà del vino, 10 tarì e una gallina di censo annuo (LIV, 44)
1599.
1227, febbraio, ind. XV – Federico imper. a. 7
Capua
Bartolomeo, not.
Nicola, giudice di Capua
Enrico Filangieri («cognomine filii Angerii»), f. del q. Giordano dello stesso cognome, dichiara di aver ricevuto da donna Ricca Compalacio, sua suocera, col consenso di Gualtiero de Cicala, suo futuro marito, in nome della signora Umilla, moglie del suddetto Enrico e figlia della suddetta Ricca, tutta la baronia che fu di Pandolfo Compalacio, padre di Ricca, e la metà della sua eredità sita in Capua: e per questo dà a Ricca 200 once d’oro (XXXII, 121)
1600.
1227, febbraio (?), ind. XV – Federico imper. a. 7
Palmiero, not.
Formoso, giudice
Ruggiero, ab. della Confraternita e dell’Ospedale di Balba, concede per 27 anni a don Raone de Limata un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Balba, per il censo annuo di una libbra di cera, da corrispondersi il 15 agosto (XXIII, 106)
1601.
1227, marzo 18, ind. XV – Federico imper.
Montesarchio («apud montessarculum»)
Giovanni, chier. e not.
Unfrido de Tocco, giudice della Curia imperiale di Benevento
Nell’ «hospicio» di Ugolino, arcivesc. di Benevento, si presenta, insieme col giudice Canturberio, avvocato del monastero di M.V., fra Riccardo, preposito di M.V. e procuratore, per una questione che verteva tra il monastero e il cieco Palmiero, cittadino di Benevento. Alla presenza del suddetto arcivesc. Ugolino, di altri sacerdoti e del giudice Ufrido de Tocco, Canturberio fa presente che il suddetto arcivesc. voleva indebitamente ingerirsi in cose riguardanti M.V., dove non poteva esercitare la sua giurisdizione. Innanzi tutto si riporta integralmente una lettera dello stesso arcivesc., data da Benevento il 7 marzo precedente, con la quale egli «auctoritate apostolica» ingiunge all’abate di M.V., in forza di un «mandatum apostolicum» già comunicato a M.V., che, entro otto giorni dalla recezione della presente lettera, venga alla sua presenza, pena l’interdetto, ricordandogli che in caso di contumacia, dopo altri 8 giorni di attesa sarà fulminata la scomunica a lui e a tutta la Comunità di M.V., perchè «causa de alimentis pro miserabili» non ammette dilazione. Ora, sia per questa questione degli alimenti al cieco Palmiero, sia per l’indebita ingerenza dell’arcivesc. nelle cose riguardanti il monastero, si porge appello alla Sede apostolica. Si fanno, infatti, altre rimostranze contro l’arcivesc. per l’altra questione riguardante la chiesa di Sant’Angelo e l’Ospedale costruito nel castello di Chiusano. L’arcivesc. non vuole sentire le ragioni che dimostrano come il monastero e la congregazione di M.V. è esente dalla sua giurisdizione, ma è costretto ad ammettere l’appello alla Sede apostolica (XXIV, 208)
1602.
1227, aprile, ind. XV – Federico imper. a. 7, Enrico re a. 13
Tristaino, not.
Matteo e Ruggiero, giudici
Il Padre Riccardo, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Pietro, f. di Giovanni d’Avella, un orto con olivi, sito nel luogo detto Naspa, per il canone annuo della metà delle olive e una libbra di cera; e per detta concessione riceve la metà di una quarta d’oncia d’oro (LIX, 73)
1603.
1227, aprile, ind. XV – Federico imper. a. 7
Lauro
Vincenzo, chier. e not. di Lauro
Riccardo, giudice
Fra Guglielmo, priore di S. Giacomo di Lauro, si accorda con Amato detto Presbitero, del casale di Domicella, e gli concede una terra, sita nelle pertinenze di Domicella, «ad curtagnas», e precisamente nel luogo detto «Curtis de licitis», per il canone annuo di un tarì d’Amalfi e una gallina a «carnipruvo» (XLIX, 55 bis)
1604.
1227, aprile, ind. XV – Federico imper.
Gualtiero, not. di Cicala
Terenzio, giudice
Il not. Tommaso, f. del q. Roberto Pesano, di Cicala, vende a Donadeo de Giorgio una corte con terra, sita nel casale di Casamarciano, per 4 once d’oro (XXXIV, 84)
1605.
1227, giugno, ind. XV – Federico imper.
Ascoli
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Diamore, f. del q. Giovanni de Sassinoro, abitante in Ascoli, vende a Riccardo, f. del q. Tancredi, una quarta di vigna, sita nel luogo detto Lurano, per una quarta d’oncia d’oro di tarì di Sicilia (XV, 49)1)
1227, giugno
Lorenzo, not. di Acerra
Giovanni Cito, giudice di Acerra
Maria d’Ambrosio, figlia del q. Roberto di Diodato di Acerra, concede a Pietro Capomazza un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Acerra, nel luogo detto Porta Casolla, secondo i confini indicati, per il censo annuo di un’oncia d’oro; e per detta concessione riceve una quarta d’oncia d’oro (era in XI, 12)
1606.
1227, luglio, ind. XV – Federico imper. a. 5, Enrico re a. 12
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
In occasione del matrimonio di Giovanni f. di Mercurio de Giaquinta, con Grisauria, figlia di Giovanni Falcone, lo sposo assegna alla sposa la quarta dei suoi beni, e si danno le opportune garanzie del contratto (LXXII, 43)
1607.
1227, agosto, ind. XV
Alinante, not.
Gualeramo, giudice di Flumeri
Dumasio de Lando, f. del q. Tommaso, di Flumeri, si accorda con Anselegio, f. di Anselerio, per certi servizi che questi era in obbligo di prestargli (XLV, 72)
1608.
1227, settembre, ind. I – Federico imper. a. 7
Palmiero, not. di Altavilla (Irpina)
Formoso, giudice
Fra Giovanni da Taurasi, monaco di M.V., dopo aver mosso lite contro Dauferio de Salerno e Nicola, suo figlio, perchè restituissero al monastero di M.V. un nocelleto nelle pertinenze di Altavilla, nel luogo detto Postia, e insieme corrispondessero i frutti di esso ammontati a un’oncia d’oro, dietro il versamento di due once d’oro da parte di Dauferio, si viene ad un accomodamento per cui il monastero riconcede al suddetto Nicola il nocelleto per il canone annuo di due libbre di cera da corrispondersi l’11 novembre (XII, 264)
1609.
1227, settembre, ind. I (in: 1233, marzo 3, ind. VI)
Gregorio, not.
Matteo, giudice
Palmiero Calzarario dona a Bellainfidia, moglie di Pietro, f. di Girardo Giovanni de Barbato, il diritto di riscuotere due once d’oro da Guglielmo Corriario, al quale le aveva date in prestito (in XXVI, 45)
1610.
1227, ottobre, ind. I – Federico imper. a. 7, Enrico re a. 14
Giacomo, not.
Bartolomeo, giudice
Roberto, chier. e not. e rettore della chiesa di S. Valentino, costruita in Montoro, nel luogo detto Balzano, per parte di questa chiesa concede a Giovanni Peracotta un territorio, sito nelle pertinenze di questa chiesa, nel luogo detto Toro, per la metà dei frutti superiori e la decima di quelli inferiori (LXXXVIII,19)
1611.
1227, ottobre, ind. I – Federico imper.
Giordano, not.
Tommaso, giudice
Filippo di Doferio, f. di Nicola Doferio, cede a Tommaso, arciprete di Limata, agente a nome della chiesa di S. Maria, una casalina, sita dentro le mura del castello di Limata, e un pezzo di terra nelle pertinenze dello stesso castello; e in cambio riceve una casalina dentro le medesime mura e un orto nel sobborgo di quella terra (L, 14)
1612.
1227, dicembre, ind. I – Federico imper. a. 8
Taurasi
Roffredo, not.
Ruggiero, giudice del castello di Taurasi
Giovanni, abate di M.V., concede a Roberto de Luparisio, col consenso e la volontà della Comunità di M.V., una casa con orticello, sita fuori del castello di Taurasi, nel luogo detto Borgo di Santa Lucia, e una terra, sita pure nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto san Martino, col patto di corrispondere ogni anno due libbre e mezza di cera, il giorno di S. Martino (=11 novembre), e la decima di tutti i frutti che vi si faranno, e la metà delle olive; e come entratura riceve un’oncia d’oro (Canad. VIII, 1)
1613.
1227, dicembre, ind. I
Flumeri («actum in castello Flumeri»)
Alinante, pubbl. not.
Gualeramo, giudice di Flumeri
Filippo, f. di Riccardo, e Riccardo Benedetto, suo nipote, confermano al monastero di M.V. la donazione fatta dal q. Desiderio, di Flumeri, di molti beni, consistenti in case, casali, vigne, orti, terre, pascoli, acque, ecc. (XLV, 59)
1614.
(1227) – Federico imper. a. 7
Giacomo Pagano, not.
Nicola, giudice
Jacono Giovanni, f. del q. Guerriero, dona al monastero di M.V., in cui è abate Giovanni, quattro pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto «lu ponte de cinquanta», uno con arbusto nel luogo detto Toppe, uno a nocelleto nel luogo detto Pastino, e uno pure a nocelleto nel luogo detto Monticello, nelle pertinenze di Montoro (LXXXVII, 25)
1615.
1228, gennaio, ind. I – Federico imper. a. 30 di Sicilia
Adenulfo, not.
Giovanni Pipino, giudice di Maddaloni
Giovanni, ab. di M.V., per mezzo di fra Angelo, priore di S. Maria Reale di Maddaloni, concede a Giovanni de Stadio e a Stadio, suo padre, un palazzo con cisterna, sito in Maddaloni, e propriamente sotto il Girone di Maddaloni, per l’annuo censo di due libbre di cera e due once d’oro di entratura (LI, 23)
1616.
1228 («1227»), gennaio, ind. I – Gregorio Pp. IX a. 1
Guglielmo, noot.
Tommaso, giudice
Adelicia, ved. del q. giudice Giffrido de Limata e ora moglie di Gregorio de Parisio, col consenso di questo suo secondo marito, vende al procuratore del signor Raone de Limata la quarta che le spettava sui beni del suo primo marito, per 3 once d’oro (L, 11)
1617.
1228 («1227»), febbraio 8, ind. I
Biagio, suddiac., canonico della cattedrale di Avellino e not.
Ruggiero, vesc. di Avellino, come delegato di Gregorio Pp. IX, dà il possesso delle chiese di S. Pietro di Chiusano, S. Maria di Paterno e S. Leonardo di Montemarano al monastero di M.V., che erano annesse e proprie dell’abbazia dell’Incoronata, della diocesi di Troia, alla quale furono tolte, perchè, dovendo il suo abate corrispondere una certa somma di danaro al monastero di M.V., non era comparso alla citazione, e perciò era stato condannato in contumacia (XXXVIII, 195)
1618.
1228 («1227»), febbraio, ind. I – Federico imper. a. 8
Barbato, not. di Montefusco
Grifone, giudice di Montefusco
In esecuzione del testamento del giudice Giacomo, la moglie di lui, Conticia, consegna al monastero di M.V., in cui è abate Giovanni, per le mani di fra Riccardo, preposito di M.V., suo figlio Mercurello e dona con lui due territori, siti nel casale di Venticano, dei quali uno nel luogo detto Murillo; nello stesso tempo Ettore, comestabile di Montefusco e tutore del suddetto Mercurello, costituisce Nicola Mancino suo procuratore per dare al Padre Pietro, priore di S. Giovanni a Marcopio, il possesso delle suddette terre e di una casalina, e in più mezz’oncia d’oro lasciata al monastero di M.V. con lo stesso testamento (CXXV, 170)
1619.
1228 («1227»), febbraio, ind. I – Federico imper. a. 8, Enrico re a. 14
Tristaino, not.
Matteo, Ruggiero e Pietro, giudici di Mercogliano
Il Padre Riccardo, priore di Mercogliano, col consenso di Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del q. Giordano de Avella, una casa, sita dentro Mercogliano, per il canone annuo di una libbra di cera, e riceve per entratura una quarta d’oncia d’oro (LIX, 72)
1620.
1228 («1227»), febbraio, ind. I – Federico imper. a. 31 di Sicilia
Matteo, not. d’Ariano, f. del giudice Giacomo
Roberto, giudice di Ariano
Giacomo, f. del q. Guglielmo Guarna, dona alla chiesa di S. Maria di M.V., tre pezzi di terra, siti nel luogo detto Santa Maria del Piano («S. Maria de Plano»), per le mani di fra Andrea, priore del suddetto monastero, dal quale riceve, a titolo di carità, un puledro, e un’oncia d’oro («in modum caritatis pullum unum equinum et unam unciam auri») (XIV, 64)
1621.
1228, febbraio, ind. I – Federico imper. a. 8
Giacomo, not. di Capua e del giustiziarato
Ruggiero, giustiziere imperiale, Pietro di San Germano e Taddeo di Sessa, giudici
Si riporta una sentenza della Corte di Venafra riguardante la lite che c’era tra Ricoperto di Maddaloni, per parte di sua nipote Maria, figlia del q. Giovanni Riccardo, suo fratello, e Riccardo Bove, per alcuni beni stabili, siti in Maddaloni (LI, 119)
1622.
1228, febbraio, ind. I -Federico imper.
Giuglielmo, not.
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Maestro Malgerio Pellipario, f. del q. Alfisino, d’Ascoli, dona al monastero di M.V., «in quo pia fratrum voce deus et beata virgo Maria semper benedicitur et collaudatur», e di fra Gualtiero, monaco di M.V. e priore del monastero di S. Pietro de Plano, una casa, sita in Ascoli, e precisamente sul sobborgo della città, dalla parte della Serra, presso le mura pubbliche, riservandosene però l’usufrutto; e di più dona 10 once d’oro di tarì di Sicilia, da comprare beni per il suddetto monastero perchè ne faccia l’uso che crede meglio (XV, 2)
1623.
1228, marzo, ind. I
Alessandro, not. di Gesualdo
Giovanni, giudice
Il Padre Riccardo, preposito di M.V., in cui è ab. Giovanni, compra da Cannamele, f. del q. Arcado, e da Lucania, figlia del q. Pietro de Felice, e da Gubetosa, figlia del signor Giovanni Sasso («Saxo»), abitanti nel castello di Rocca San Felice e mundualde del suddetto Cannamele, due territori, siti nelle pertinenze di Rocca San Felice, dei quali uno nel luogo detto Bagno, e l’altro nel luogo detto Strada, per un’oncia d’oro e tre soldi (CIV, 34)
1624.
1228, marzo, ind. I
Alessandro, not. di Gesualdo, della diocesi di Frigento
Giovanni, giudice
Guglielmo Imperato, abitante nel castello di Monticchio, col consenso di Adenulfo, signore di Monticchio, vende al monastero di M.V., in cui è ab. Giovanni, una terra, sita nelle pertinenze del suddetto castello, nel luogo detto «terra dulmi», per il prezzo di un’oncia, e pagando altra mezz’oncia per il consenso del suddetto Adenulfo (LXXXVI, 37)
1625.
1228, aprile, ind. I – Federico imper. a. 8, Enrico re a. 15
Guglielmo Lombardo, pubbl. not.
Unfrido, giudice
Enrico, signore di Taurasi, e donna Sarrano, sua madre, trattano davanti ai giustizieri imperiali a ciò delegati, una questione contro il monastero di M.V., rappresentato dal monaco Riccardo, sorta a causa di un mulino, sito nelle pertinenze di Taurasi, che Enrico aveva tolto al monastero, «iuris ordine non servato», e che perciò il monastero chiedeva fosse restituito. Ora, «productis itaque testibus more francorum», Enrico accusa di falso i testi del monastero e invoca la «pugnam iure francorum», Enrico accusa di falso i testi del monastero e invoca la «pugnam iure francorum», che però i giudici negano possa aver luogo, trattandosi di monaci. Enrico allora insiste che essa può aver luogo, perchè quelle persone in quella circostanza si debbono considerare «non monachos set ut privatos». I giudici persistono «pugne locum non esse», e allora la parte di Enrico e di sua madre appella da quella sentenza all’imperatore (Cand. VIII, 16)
1626.
1228, aprile, ind. I – Federico imper. a. 8
Filippo, not.
Polimio, giudice di Avella
Giovanni Cutignano, coi suoi figli e nipoti, abitanti nel casale di Sperone, nelle pertinenze di Avella, dona al monastero di M.V., e per esso al priore della Casa di Baiano, un territorio nel luogo detto Marzano (CXX, 166)
1627.
(1228), maggio 27, ind. I (in: 1233 («1232»), febbraio 12, ind. VI)
Taranto
L’imper. Federico ordina che il monaster di M.V., in cui è ab. Giovanni, non sia molestato da nessuna Corte a causa della Costituzione da lui data da Capua e riguardante i feudi, in particolare per le possessioni in Frigento, Pesco di Morra, Pietrelcina, ecc. (in VIII, 69)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, III, p. 63
1628.
1228, maggio, ind. I – Federico imper. a. 31 di Sicilia
Sasso, not.
Roberto, f. del q. Giovanni Panetterio, dona al monastero di M.V. dona al monastero di M.V., per mano del P. Andrea, un pezzo di terra, sito nel luogo detto S. Maria del Piano, confinante da tre lati coi beni di questa chiesa di S. Maria del Piano, e riceve da monastero di M.V., in dono, un giovenco, valutato due once d’oro (LII, 71)
1629.
1228, giugno 26, «domenica» (!), ind. – Federico imper. a. 31 di Sicilia
Lesina
Matteo, not. di Lesina
Tommaso e Giovanni, giudici di Lesina
Jacono Sergio, abitante nella città di Lesina, vende a Riccardo de Dodana una casa, sita dentro Lesina, per il prezzo di un’oncia d’oro (XII, 106)
1630.
1228, giugno, ind. I – Federico imper. a. 8
Amato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Trotta, ved. del q. Giovanni di Marco, dona alla chiesa di S. Bartolomeo in Montefusco, la quarta dei beni che le fu concessa dal marito, riservandosene però l’usufrutto, sua vita durante (LXXXV, 7)
1631.
1228, luglio, ind. I – Federico imper. a. 8
Giovanni, not.
Gregorio, giudice di Rocca Dragone («Rocce dragonis»)
Giacomo Rufo, abitante nella città di Fondi, e il primicerio Risio, suo fratello, vendono a Giovanni Pacio, abitante in Rocca Dragone, nella villa di Sant’Angelo, tre pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto Rivo Scalato, uno nel luogo detto Ciculo, e uno nel luogo vicino alla chiesa di S. Rufino, per il prezzo di sei once e mezza, e 8 tarì di rendita annua (LXXX, 12)
1632.
1228, settembre 8, ind. II – Federico imper. a. 8, Enrico re a. 16
Guglielmo Lombardo, pubbl. not.
Giovanni de Dionisio, giudice
I giustizieri imperiali mettono il monastero di M.V. in possesso del contestato mulino, sito in Taurasi e difeso dalle ragioni esposte da fra Riccardo (cfr. aprile 1228, Reg. 1624)
1633.
1228, settembre, ind. II – Federico imper. a. 8, Enrico re a. 16
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Lando Duno dà Mabilia, sua figlia, in moglie a Pietro, f. del q. Cesterio, e le assegna per dote tutti i suoi beni e metà di una casa sita vicina alla porta di Mazzocca di Mercogliano (LXXII, 44)
1634.
1228, dicembre, ind. II – Federico imper. a. 9
Riccardo, not. di Avella
Polimio, giudice di Avella
Dietro richiesta di Rainaldo Mosca, signore d’Avella, e di fra Roberto de Mauro, priore della Casa di Baiano, soggetta a M.V., si roga uno strumento relativo a una sentenza del suddetto giudice, con la quale si condanna Bartolomeo Catharo, cameriere del suddetto Rainaldo, per la pretesa che aveva sopra un pezzo di terra, in cui Roberto di Palma aveva edificato una casa; e con questa sentenza il suddetto Roberto fu obbligato solamente a corrispondere una fiala d’olio all’anno a quelli di Casa Picone di Mugnano (XXIII, 103)
1635.
1229 («1228»), gennaio, ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a. 16
Giovanni not.
Matteo, Ruggiero e Pietro, giudici di Mercogliano
Il P. Giovanni, monaco di M.V. e priore di Mercogliano, col consenso di Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni Valentino, di Monteforte, una selva, sita nel luogo detto Urbiniano, per la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori, e un’oncia d’oro d’entratura (LIX, 74)
1636.
1229 («1228»), gennaio, ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a.16
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Amato, f. di don Amato, di Montoro, vende a Lando Duno una vigna, sita nel luogo detto Urbiniano, per mezz’oncia d’oro (LXIX, 30)
1637.
1229 («1228»), febbraio 28, ind. II – Federico imper. a. 9
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il P. Martino, monaco di M.V., in vigore di lettera regia presentata al giudice della bagliva, riceve in possesso di una terra e un vignale, che furono di Giovanni Masculo, di Eboli («de ebulo»), che glieli aveva venduti per 12 once e mezza, ma che dopo la morte del suddetto Giovanni, erano stati usurpati dagli eredi di lui (XLII, 22)
1638.
1229 («1228»), febbraio, ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico a. 17
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Quadragesia, ved. del q. Roberto de Tura, dona al monastero di M.V. un orto, sito nel luogo detto Mulino, e la quarta parte di un territorio, sito nel luogo detto Mulino, e la quarta di un territorio, sito nel luogo detto «peccia de Judeo», e riceve dal monastero, per carità, tre once e mezza d’oro (XCVI, 4)
1639.
1229, marzo 3, Ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a. 17
Troia
Guarino, not. di Troia
Nicola, giudice di Troia
Andrea, figlio di (in bianco), cittadino di Troia, «vitricus Philippi de Jacobo minoris, privigni mei», richiede da Giuliano de Costa, f. del q. Gregorio de Costa, giudizialmente e per parte di suo figliastro Filippo, il prezzo di «cuiusdam pulli et cuiusdam eque», animali che furono di Giacomo, padre dello stesso Filippo, e che il suddetto Giuliano aveva venduti per un’oncia e una quarta; inoltre richiedeva da lui una quarta d’oncia d’oro che lo stesso Gregorio, padre di Giuliano, aveva assegnata allo stesso Filippo; ma a tali richieste Giuliano risponde che aveva voluto conservare quell’oncia e mezza complessiva per restituirla a Filippo quando questi fosse divenuto maggiorenne, e intendeva nutrire il piccolo Filippo con le sue sostanze; però siccome Filippo non poteva vivere senza sua madre, moglie di Andrea, Giuliano paga ad Andrea la somma richiesta e questi riporta in casa sua Filippo per alimentarlo coi suoi beni (CXXIV, 115)
1640.
1229, marzo, ind. II – Federico imper.
Giordano, giudice e not.
Raone de Limata, f. di Filippo, dona a Giovanni Deodato, f. del presb. Pietro, di San Lorenzo, un territorio, sito nella città di Padula, col patto che debba servirlo con un ronzino (XCV, 31)
1641.
1229, marzo, ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a. 16
Giovanni, not.
Ruggiero, giudice
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni de Bernardo, due case, site in Mercogliano, vicino alla Porta dell’acqua, per il canone di una libbra di cera all’anno, e un’oncia d’oro d’entratura (LIX, 75)
1642.
1229, marzo, ind. II – Federico imper. a. 9
Capua
Pietro, not.
Pietro, giudice di Capua
Giovanni de Lando, f. del q. Giovanni, e Aloara, figlia del q. Alessandro, sua madre, donano a Giovanni Palmiero, f. di Palmiero de Calvo, due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Capua, fuori la città, nel luogo detto Santi Rufo e Carpone: donazione fatta a titolo di riconoscenza verso il suddetto Giovanni Palmiero per il patrocinio e le spese sostenute in una lite contro il signor Roberto de Prata, abitante in Capua, per alcuni territori che egli pretendeva dalla Corte imperiale, nella quale causa aveva speso di suo più di 10 once d’oro (XXXII, 4)
1643.
1229 («1228»), ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a. 16
Giovanni, not. (il nome risulta solo dal S. T.)
Ruggiero, giudice di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V., concede a Pietro de Benevento un territorio con selva e con terra «vacua» presso San Giovanni Baccanico, per il canone annuo della metà del vino e dei frutti, due opere alla settimana e la metà dei seminati (CXVI, 20)
1644.
1229, aprile, ind. II – Federico imper. a. 9
Giovanni, not.
Salerno, giudice imperiale
Il diac. Polisano, f. del q. Leone Amalfetano, abitante in Forenza, vende a Roberto de Salpia un pezzo di terra, sito nel luogo detto l’Isca, dietro la terra di Sant’Angelo del Vescovato di Forenza, per il prezzo di tre once d’oro di tarì di Sicilia (XLIV, 64)
1645.
1229, maggio, ind. II – Federico imper. a. 9
Giovanni, pubbl. not. di Lauro
Tommaso, giudice di Lauro
Il nobile don Guglielmo, signore di Palma, e fra Giovanni, priore della chiesa di S. Maria de pede palme, che agisce per parte e a nome di Pietro, ab. di S. Maria di Materdomini, convengono con fra Guglielmo, priore della chiesa di S. Giacomo di Lauro, agente per parte e come procuratore di don Giovanni, ab. di M.V., per la divisione di due oliveti, siti nel luogo detto «Corazanum»: e in questa divisione al monastero di M.V. spetta un oliveto confinante da tre parti con la via pubblica e coi beni della chiesa di S. Nicola di Domicella; agli altri tocca l’altro oliveto (XLIX, 54)
1646.
1229, maggio, ind. II – Federico imper. a. 9
Taurasi
Roffredo, giudice di Aquaputida e not. di Taurasi
Ruggiero, giudice di Taurasi
Giovanni, ab. di M.V., per mezzo di fra Giovanni da Eboli («de Ebulo»), fra Riccardo, vestarario di M.V., e fra Martino, concede a Barbato e ai suoi eredi una vigna in territorio e pertinenze di Taurasi, nel luogo detto Fontanella, con patto di corrispondere la metà («integram medietatem») sia per la vigna che per gli altri frutti che vi sono dentro (Canad. VIII, 18)
1647.
1229, maggio, ind. II – Federico imper. a. 9
Taurasi
Roffrido, giudice di Aquaputida e pubbl. notaio di Taurasi e di Aquaputida
Ruggiero, giudice di Taurasi e di Rocca San Felice
Enrico, signore di Taurasi e di Rocca San Felice, insieme con Pietro, suo fratello, e con Emma, sua moglie, dona a Giovanni, ab. di M.V., tutta la concessione del tenimento che fu del signor Leonardo, f. di Rodualdo, e che era sito nelle pertinenze dello stesso castello di Taurasi, e tutto quello che fu concesso dal signo Ruggiero al monastero, con strumento del luglio 1180, ind. XIII; come pure dona tutta la concessione del mulino, sito nelle pertinenze di Taurasi, sul fiume Calore «in loco ubi Speneta dicitur», presso il mulino del monastero di Cava; di più conferma la concessione di tutto ciò che donò Pagano de Paris («de Parisio»), conte di Avellino e signore di Taurasi, come risulta da strumento del maggio 1197, ind. XV; inoltre conferma la concessione dello stesso mulino e di tutto ciò che Rainaldo de Lavareta, conte di Gesualdo («Gisoaldi») e signore di Taurasi, donò al monastero con strumento dell’aprile 1221. Ind. IX e con strumento dell’agosto 1223, ind. XI (Cand. VIII, 19)
1648.
1229, maggio, ind. II – Gregorio Pp. IX a. 3
Luca, not.
Canturberio, giudice di Benevento
Il presb. Pietro, oblato di M.V. e custode della chiesa di S. Giacomo in Benevento, grancia di M.V., richiede in Corte dal not. Pietro, f. del q. Matteo de Arnone, 80 libbre di cera , per censi arretrati che doveva corrispondere suo padre per alcune terre del monastero che egli teneva a censo, e cioè: una nel luogo detto Plesco della Calcara, una nel luogo detto San Gennaro, una nel luogo detto Selice del Monte San Felice, altre nel luogo detto Suono, e per una casa e un casalino; ma poi gli si condona tutto l’arretrato alla condizione che lasci subito le terre suddette e le case al monastero, e solo gli si concede per sè, e per i suoi figli soltanto, un territorio nel luogo detto Plesco della Calcara, per il canone annuo di tre libbre di cera (XXV, 3)
1649.
1229, luglio, ind. II – Federico imper. a. 9
Ruggiero, not.
Bartolomeo, giudice
Giovanni d’Ottaviano, abitante nel castello di San Marzano, dona al monastero di M.V., per le mani di don Pietro, rettore dei beni di M.V. siti nel suddetto casale, una terra arbustata nello stesso casale, nel luogo Pullulano (LIV, 38)
1650.
1229, agosto, ind. II – Federico imper. a. 9, Enrico re a. 17
Giovanni, not.
Matteo, Pietro e Ruggiero, giudici di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. di Luciano, una selva, sita nel luogo detto Toccoreta, per l’annuo canone di un tarì, e 8 tarì per entratura (LIX, 76)
1651.
1229, agosto, ind. II – Federico imper. a. 32 di Sicilia
Giovanni, not.
Giovanni Alegisio, giudice di Ariano
Ruggiero, f. del q. Ruggiero, comestabile di Silvamala, avendo emancipato Benevento, suo primogenito, procede alla divisione dei beni che possiede nei luoghi detti Butone e Paduli, dando a Benevento la terza parte delle vigne e terre nei luoghi suddetti, e ritenendo per sè e per un altro figlio, di nome Ruggiero, le altre due parti (XIV, 126)
1652.
1229, settembre, ind. III – Federico imper. a. 9
Montefusco
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Simone, f. di don Raone de Molisio, dona al monastero di M.V., per mano di Pietro, monaco di M.V. e priore di S. Giovanni a Marcopio, e del P. Martino, pure monaco di M.V., una terra nel casale di Marcopio, nelle pertinenze di Montefusco, e riceve da Giovanni, ab. di M.V., un’oncia d’oro (XLVI, 29)
1653.
1229, ottobre, ind. III – Federico imper. a. 9, Enrico a. 17
Guglielmo, not.
Giovanni, giudice di Altavilla, ecc.
Lamandina, ved. del q. Guglielmo, f. del q. Giovanni Tussiano, vende a Matteo del Vescovo («de episcopo») e ai suoi fratelli e sorelle, una casa con orto contiguo, sita nella parrocchia di S. Bartolomeo, per il prezzo di 4 once d’oro e mezza quarta (XII, 318)
1654.
1229, novembre, ind. III – Federico imper. a. 10
San Mango
Nicola, not.
Ruggiero, giudice di Taurasi, e Giovanni, giudice di Aquaputida. Il signor Giovanni Saraceno, signore di Torella («Turelle»), istituito procuratore da suo suocero Aberardo, signore di San Mango, sostiene contro la signora Galatea, figlia del q. signor Giaquinto, pure di San Mango, che appartiene ad Aberardo un certo tenimento nelle pertinenze di San Mango, ora posseduto dalla suddetta signora e che una volta possedeva suo padre Giaquinto; ma, non essendo chiaro a chi spettasse di diritto tale possesso, le due parti convengono nel fare decidere la cosa dai sopra nominati giudici, pur nonessendo i loro giudici ordinari: e questi compongono la cosa con una transazione («transactionis concordia»), per cui il signor Giovanni e la signora contessa, sua moglie e figlia del predetto Aberardo, rimettono alla signora Galatea e a Durante e ai loro eredi il tenimento in questione, «de iure et de facto» (Cand. VI, 17)
1655.
1229 («1230»), dicembre 6, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico re a. 18
Troia
Giacomo, not. di Troia
Giovanni, giudice di Troia
Gli esecutori del testamento di Giovanni Borrello cedono una casa, sita nella città di Troia, nella «transenda» pubblica, ad Altruda, figlia del testatore, perchè questa doveva riscuotere ancora 6 once e mezza d’oro come complemento delle doti assegnate al tempo del suo matrimonio (CXXIV, 124)
1656.
1229, dicembre, ind. III – Federico imper. a. 10
Barbato, not.
Giovanni de Speraindeo, giudice
Parecchi testimoni attestano che Alferio Mancino donò tutti i suoi beni al monastero di M.V. per mano del priore di S. Giovanni a Marcopio (LXXXIII, 38)
1657.
1229 («1230»), dicembre, ind. III . Federico imper.
Ascoli
Nicola, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Giacomo de Nucoletta, di Ascoli, vende ad Aurifina, figlia del q. Tommaso, una casa, sita in Ascoli dalla parte del Fondo, presso la chiesa di S. Potito, per il prezzo di due once e una quarta d’oro di tarì di Sicilia (XV, 53)
1658.
1230 («1229»), gennaio, ind. III – Federico imper. a. 10
Giovanni, not.
Speneindeo, giudice
Giovanni, f. del q. not. Desiderio, vende a don Giordano, f. del q. Pagano, una vigna in Montefusco, nel casale di Santa Maria, nel luogo detto Camminate, per 6 once d’oro (LXXXV, 47)
1659.
1230, gennaio, ind. III – Federico imper. a. 10
Adenulfo, not.
Giovanni Pipino, giudice
Angelo, priore della chiesa di S. Maria di M.V. in Maddaloni, col consenso di fra Gabriele, fra Giordano, fra Girardo e fra Guglielmo, monaci di M.V., concede a Sabatino Miranda e ai suoi discendenti in linea maschile, una terra nel luogo detto «a le fosse», per il canone annuo di una libbra di cera, e un’oncia d’oro d’entratura (LI, 24)
1660.
1230, gennaio, ind. III – Federico imper. a. 10
Capua
Pietro, not. della corte imperiale di Capua
Sottoscritto da parecchi giudici
La Corte di Capua emana sentenza, confermata dal gran maestro giustiziere, con la quale, ad istanza del signor Roberto de Prata, come procuratore di D. Felicia, sua moglie, si condanna Giovanni Palmiero, procuratore di Giovanni de Lando e Aloara sua madre, a restituire le terre che teneva con frode (XXXII, 5)
1661.
1230, («1229»), febbraio, ind. III – Federico imper. a. 10
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Pietro ed Enrico, fratelli, figli del q. Roberto de Guerriero, e Maria, loro madre, vendono a don Rainaldo Teutonico una terra nelle pertinenze di Nocera, nel luogo detto Barbazano (XCIII, 12)
1662.
1230, febbraio, ind. III – Federico imper. a. 10
Procopio, not. di Matera
Dietro supplici preghiere di due monaci, mandati alla Curia imperiale da Giovanni ab. di M.V., l’imper. Federico conferma al monastero di M.V. la donazione del casale dell’Acquara e della chiesa di S. Giovanni, fatta da Riccardo, signore di Vico e da sua moglie; e conferma inoltre tutte le possessioni, vassalli, ecc. di M. V. (VIII, 64)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, III, p. 172
1663.
1230, marzo 20, ind. III (in: 1230, marzo, ind. III)
Salerno
Cesario, arcivesc. di Salerno, dovendo Giovanni, ab. di S. Leonardo di Salerno, vendere certi beni in Eboli, Montecorvino e Campagna («Campania»), prega i giudici di quelle terre di ricevere e rogare presso di loro i relativi contratti, secondo la consuetudine delle loro terre (in CV, 63)
Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano del secolo XIII, I, p. 153
1664.
1230, marzo, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico re a. 17
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Giovanni, «dei gratia» ab. di S. Leonardo di Salerno, avendo venduto a Roberto, f. del q. Letterio, «sine censu et conditione», una casa, sita nella Parrocchia di S. Giorgio, confinante a settentrione con la Casa del monastero di M.V., per la conferma di tale vendita ricevette 3 once d’oro al peso di Salerno, che egli disse di aver speso insieme con altre once d’oro a vantaggio del suo monastero, nella compra di alcune terre lavorative di don Matteo Filangieri («filio Angerii»), in tenimento di Saleno, ottenuta in ciò anche la licenza di Cesario, arcivesc. di Salerno, data in scritto il 20 marzo 1230 (riferita) (CV, 63)
Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano del secolo XIII, I, p. 153
1665.
1230, marzo, ind. III – Federico imper. a. 10
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., riconcede a Nicola Mancino, f. del q. Alferio Mancino, una corte e un querceto, siti nel territorio del casale di Perticola, nelle pertinenze di Montefusco, per 8 tarì di canone annuo (XCIV, 34)
1666.
1230, aprile 22 («nono die astante»), ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico a. 17
Avellino, nel monastero di S. Benedetto
Pietro, not.
Giovanni de Dionisio, giudice di Avellino
L’ab. Giovanni de Cantalupo, f. del q. Ruggiero de Cantalupo, Riccardo de Aliperto, f. del q. Giovanni, Alferio, f. del q. Bartolomeo Scornabocca, Coffo de Ademaro e i suoi figli Bernardo e Giovanni, tutti insieme, confermano al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, «dei gratia», ab. di M.V., che si trovava allora nel monastero di S.Benedetto di Avellino, la donazione fatta al monastero di M.V. dello juspatronatus della chiesa di S. Giovanni, sita nel luogo detto Baccanico (XVIII,17)
Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 191
1667.
1230, aprile, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico a. 17
Giovanni, not.
Matteo, Ruggiero e Pietro, giudici di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Maggio Sasso («Madio Sassi») la facoltà di fabbricare sopra il muro dell’orto di Santa Margherita, e di elevare la casa sopra la via fino all’altezza della chiesa, come pure elevare la scalinata di fabbrica nella stessa via pubblica, nel casale Urbiniano, con l’onere di un braccio di cera all’anno; e per questa concessione riceve la metà d’una quarta d’oncia d’oro (LIX, 77)
1668.
1230, aprile, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico re a. 17
Giovanni, not.
Giovanni, ab. di M.V., concede a maestro Matteo di Nusco, oblato di M.V., un tenimento, sito in territorio di Flumeri, donato al monastero dagli uomini che ivi abitano, e consistente in case, vigne, terre, orti, per il canone di quattro once d’oro all’anno, da corrispondersi l’8 settembre (XLV, 62)
1669.
1230, aprile, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico re a. 17
Giovanni, chier. e not.
Mattia, giudice di Avellino
Benedetto, arcidiac. di Avellino e rettore dela chiesa di S. Nicola, concede ad Avellino de Zafarano un territorio con nocelleto, sito nel territorio di Avellino, nel luogo detto Valli, per la metà dei frutti superiori e il terratico degli inferiori o seminati, e per questa concessione riceve una quarta d’oncia d’oro (XX, 48)
1670.
1230, maggio, ind. III – Federico imper. a. 10
Barbato, not.
Giovanni, giudice
Fra Giovanni, priore di S. Giovanni a Marcopio, acquieta Alferio di Salimbene e Giovanni e Girardo de Apulia, dando loro un’oncia d’oro per i danni recati loro dai garzoni di M.V. (XLVI, 93)
1671.
1230, giugno, ind. III – Federico imper. 10
Giovanni, not.
Giovanni, (giudice di Montefusco)
Costantino, f. del q. giudice Mercurio, insieme con Mercurio, f. di Giacomo di Maggio, dona al monastero di M.V. una vigna, che egli aveva data a censo al suddetto Mercurio (LXXXIII, 39)
1672.
1230, giugno, ind. III – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Giovanni de la Sala, f. del q. Leone, cittadino di Ascoli, vende a Giovanni de Leone un «pulvarium», sito nel sobborgo di Ascoli, dalla parte della Portella de Clavicella, redditizio, per il suolo in cui era stato edificato, alla chiesa di S. Maria in Principio, in otto denari annui da corrispondersi nella festa della Madonna ad agosto (=il 15 agosto), per il prezzo di un’oncia e una terza d’oro di Tarì di Sicilia (XV, 52)
1673.
1230, luglio, ind. III – Federico imper. a. 10, Enrico a. 18
Giovanni, not.
Matteo, Ruggiero e Pietro, giudici di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Nicola, f. di Pietro de Rocca, una selva, sita nel luogo detto «Aqua Marci», per la metà delle castagne e la decima dei seminati, e mezz’oncia d’oro per entratura (LIX, 78)
1674.
1230, agosto, ind. III – Federico imper. a. 10
Roberto, not.
Giovanni, giudice
Matteo, f. del q. Pietro de Paterno, vende a Valentino Palmiero una casa, sita nel sobborgo di Bassano, per un’oncia d’oro (XLIV, 38)
1675.
1230, agosto, ind. III – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Ruggiero, giudice imperiale di Ascoli
Gemma, figlia di Garsidonio, di Troia, col consenso di suo marito Giovanni de Vico («Bico») e di suo figlio Giacomo, vende a Consedenta, sua cognata e moglie del q. Rogerello, suo fratello, tre parti di una casa, sita nel sobborgo di Ascoli, redditizia in 9 denari annui ai figli del q. Roberto del Giglio («de lilio»), padroni del suolo di quella casa, per il prezzo di 28 tarì d’oro e 12 grana di tarì di Sicilia: denaro che fu pagato da Guglielmo de Felice, oblato di M.V. con la condizione che la stessa compratrice ne fosse usufruttuaria in vita, e che dopo la sua morte passasse al monastero di M.V. l’intera casa, essendo già stata donata a M.V. l’altra metà della casa (XV, 7)
1676.
1230, settembre, ind. ind. IV – Federico imper. a. 10
Teano
Andrea, not.
Goffrido, giudice di Teano
Bernardo Mansello concede a Tafuro, f. di (in bianco), un territorio di 2 moggi, sito in Teano nel luogo detto Casaquinta, per un tarì e mezzo e due pollastri di censo annuo; inoltre conferma la concessione di tutte le altre terre, site nel medesimo luogo, col censo annuo di due parti su cinque dei frutti inferiori e della metà dei frutti superiori (CXXI, 40)
1677.
1230, settembre, ind. IV – Federico imper.
Flumeri
Alinante, not. di Flumeri
Guairamo, giudice
Riccardo, f. di Riccardo, signore di Flumeri, conferma al monastero di M.V. tutte le donazioni fatte dai suoi antecessori e dai suoi vassalli; e per questa conferma riceve dal monastero di M.V. tre once d’oro al peso di Avellino (VIII, 66)
1678.
1230, settembre, ind. IV – Federico imper. a. 10
Landolfo, pubblico notaio di Apice
Uardo, giudice, Giovanni, giudice di Aquaputida, Benevento, giudice di Apice
Il nobile, Averardo de Suispont, signore di San Mango, si accorda con Martino, monaco di M.V., agente a nome di M.V., riguardo alla oblazione fatta allo stesso monastero da Galatea, figlia del q. Giacquinto, di San Mango, oblazione che il signor Averardo sosteneva «de iure stare non posse», perchè-secondo lui-il patrimonio offerto dalla signora era feudale; ma alla fine Averardo crede bene di confermare quell’oblazione (Cand. VI, 18)
1679.
1230 («1231»), novembre, ind. IV – Federico imper. a. 11
Castello di San Lorenzo
Annone, not.
Angotto, giudice
Bella, ved. del q. Simone Comestabile, abitante in Foggia, col consenso di Nicola de Suria, suo mundualdo «in hoc loco», dona al monastero di M.V. la porzione di un oliveto che essa possedeva in una chiusa di suo marito, presso la Via Transuzia (XLIV, 36)
1680.
1230, dicembre, ind. IV
Guglielmo, not.
Pietro e Roberto, giudici
Siccome il signor Troisi pretendeva dei diritti sopra un oliveto di M.V., sito nel luogo detto Chiusa, il P. Martino da Mirabella, procuratore di M.V., dimostrò i diritti di M.V. con uno strumemto dal quale risultava che il monastero possedeva il suddetto oliveto da 67 anni, per donazione avutane, con altri territori, dal signor Goffrido di Monteforte; allora il Troisi cedette ogni pretesa (LXXIII, 88)
1681.
1230, dicembre, ind. IV – Federico imper. a. 10, Enrico a. 17
Pietro di Atripalda, not.
Roberto, giudice di Atripalda
Riccardo, f. del q. Nicola di Atripalda, concede a Urso de Marcolfo e ai suoi discendenti un pezzo di terra, sito nel luogo detto Veterali, per il canone annuo della metà dei frutti superiori e la settima degli inferiori (XVI, 76)
1682.
1231 («1230»), gennaio, ind. IV – Federico imper. a. 11, Enrico a. 18
Giovanni, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, f. del q. Giovanni Salerno, vende ad Andrea, f. del q. Giovanni Corbisiero, una terra «vacua», sita nel luogo detto Torelli, per il prezzo di 9 soldi (LXIX, 31)
1683.
1231 («1230»), febbraio, ind. IV – Federico imper. a. 11
Alinante, not.
Gualerano, giudice di Flumeri
Riccardo, f. di Riccardo, concede a Tasselgardo, f. del q. Anselerio, suo vassallo fedele, una scampata, sita nel luogo detto Paterno; di più gli conferma un vignale, comprato da Ariberto Palmenterio, che fu del q. Guglielmo de Risulo, con patto che dopo la morte del Tasselgardo il suddetto vignale fosse devoluto alla chiesa di S. Nicola (XLV, 71)
1684.
1231, febbraio, ind. IV – Federico imper. a. 11
Cefalù («in civitate cephalud»)
Latino, diac. e pubbl. not. di Cefalù
Aldoino, vescovo di Cefalù (che si sottoscrive) in Sicilia, dona a M.V. la chiesa di S. Filippo «de Golosano», con tutte le sue possessioni, con patto di un annuo censo di due once di cera e due d’incenso alla mensa episcopale, nel giorno della Trasfigurazione di Gesù (=il 6 agosto) (I, 13)
Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 372-374
1685.
1231, marzo, ind. IV – Federico imper.
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Giordano Bucherio, f. del q. Deum-laudamus, di Vallata, cittadino di Troia, volendo andare in pellegrinaggio nella terra santa di Gerusalemme, si porta in Ascoli, e quivi dona al monastero di M.V. «ubi deus cotidie benedicitur et collaudatur et beata virgo Maria», tutti i suoi beni (che però non si specificano), riservandosene l’usufrutto, e frattanto obbligandosi a corrispondere al monastero di M.V., e per esso a fra Giovanni Vaccaro, monaco di M.V., un tarì d’oro (XV, 3)
1686.
1231, marzo, ind. IV – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 18
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Matteo, giudice
Giovanni, ab. di M.V., fa riportare tre strumenti: uno del 1165, ottobre, ind. XIV, uno del 1195, aprile, ind. XIII, e un terzo del 1209, marzo, ind. XI (riferiti, Regg. 456, 967, 1271) (LVI, 45)
1687.
1231, aprile, ind. IV – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 19
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni, f. del q. Guglielmo Giocondo, conferma al monastero di M.V. la donazione fatta di tutti i beni, come risulta da altro strumento del 1224 («1223»), gennaio, ind. XII (riferito, Reg. 1526); e si obbliga a servire il monastero e a vivere secondo la Regola di S. Benedetto (LVI, 46)
1688.
1231, aprile, ind. IV – Federico imper.
Ascoli
Bartolotta, not.
Bisanzio, giudice di Ascoli
Guglielmo de Lacedonia («de Laquedonia») e Frederisio, baiuli di Ascoli, vendono a don Goffrido, f. del Giovanni de Gionata, un casile «vacuo», sito in Ascoli, gravato di un canone annuo di 18 denari da corrispondersi alla Corte imperiale di Ascoli (XV, 72)
1689.
1231, maggio, ind. IV – Federico imper. a. 10
Alessandro, not. di Gesualdo
Canturberio, giudice di Benevento
Ruggiero di San Barbato, signore di Villamaina, conferma al monastero di M.V. la donazione fatta da don Giovanni Musando, di un tenimento, sito nella terra di Villamaina; di più concede e dona allo stesso monastero, nelle mani di Giovanni, ab. di M.V., il diritto che gli uomini e gli animali del monastero possano dimorare, aver pascoli, acqua, legna, ecc.; infine dona al monastero due terre, site nel luogo detto Clusanello, nelle pertinenze di Villamaina, e un altro pezzo di terra che fu di Alamanna di Roberto Fraimondo: e per carità riceve dal monastero un puledro e mezz’oncia d’oro (CXXV, 217)
1690.
1231, maggio, ind. IV – Federico imper. a. 11
Bartolomeo, not.
Simone, giudice
Il giudice Simone dona alla chiesa di San Bartolomeo in Montefusco un territorio vicino alla chiesa di S. Martino (LXXXV, 8)
1691.
1231, giugno 12, ind. IV – Federico imper. a. 11
Troia («in civitate Troia»)
Giacomo, not. di Troia
Canturberio, giudice di Benevento, e maestro Girardo, giudice di Troia
Giordano Boccieri, f. del q. Deumlaudamus, di Vallata, offre se stesso e la metà dei suoi beni mobili, siti in Troia, nella città di Vico e in Vallata, al monastero di M.V., nelle mani di Giovanni, ab. di M.V., alla presenza anche di don Giovanni da Eboli, venerabile preposito di M.V., don Giovanni da Barletta e fra Marino (CXXIV, 61 bis)
1692.
1231, giugno, ind. IV – Federico imper. a. 11
Barbato, not.
Giovanni de Spenendeo, giudice
A richiesta del P. Riccardo, vestarario di M.V., si riporta uno strumento del 1136 («1135»), gennaio, ind. XIV (riferito, Reg. 223) (LXXXV, 9)
1693.
1231, giugno, ind. IV (in: 1257 («1256»), gennaio 5, ind. XV)
Messina
Giovanni de Romania, segretario imperiale di Sicilia, concede a maestro Giovanni de Lauro, fratello di Guarino de Lauro (che fa riportare lo strumento), dodici canne di terra «vacua» nel porto di Messina, per fabbricarvi botteghe, appartenenti al demanio imperiale, con obbligo di corrispondere 24 tarì annui alla Dogana imperiale, con obbligo di corrispondere 24 tarì annui alla Dogana imperiale (in LXXIII, 2)
1694.
1231, luglio 8, ind. IV – Gregorio Pp. IX a. (corroso)
Pietro, not.
Canturberio, giudice
Giuliana, moglie di Novellone, di Montefusco, abitante in Benevento, dona al monastero di M.V. la metà di un territorio, che essa possedeva in comune col monastero stesso, sito nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Parituli (XCVIII, 36)
1695.
1231, luglio, ind. IV – Federico imper. a. 34 di Sicilia
Aversa
Giovanni, not.
Filippo, giudice di Aversa
Riccardo Filangieri, f. del q. Guido, e Caramanna, sua moglie, figlia del q. Roberto Caramanno, possedendo un feudo nelle pertinenze di Aversa, donano al monastero di M.V., per le mani di fra Bartolomeo, priore della Casa di Casacugnano, un pezzo di terra, appartenente al suddetto feudo, sito nel Gualdo di S. Maria Maddalena, nel luogo detto Piscine di M.V. (XXII, 5)
1696.
1231, agosto, ind. IV – Federico imper. a. 11 (in: 1249, luglio 20, ind. VII)
Melfi
Guglielmo de Tocco, not. della Gran Corte imperiale
Enrico de Morra, maestro giustiziere della Gran Corte imperiale, Simone, giudice della Gran Corte imperiale
Avendo Gaudiano, servo del q. Guglielmo de Limata, di Caserta, denunciato alla Corte imperiale che il suo padrone Guglielmo fu ucciso da don Brictono e Benedetto, fratelli, figli di don Tommaso de Riczuto, e da Filippo de Giuliano e Nicola, suo fratello bastardo, furono costoro citati in giudizio per rispondere dell’omicidio; ma, non essendo comparsi, furono condannati in contumacia, secondo «iura Longobardorum et Consuetudines Regni, que in iudiciis consimilibus servabantur» perchè «Constitutiones imperiales, licet composite, adhuc insinuate non essent nec secundum eas adhuc Imperialis Jussio pateretur judicari» (in XXXV, 12)
Bibl.: Pagano, Considerazioni sul processo criminale (Napoli, 1787), p. 179-184
1697.
1231, agosto, ind. IV – Federico imper. a. 11, Enrico a. 19
Guglielmo, medico e not. d’Avellino
Giovanni, giudice
Giovanni, ab. di M.V., volendo porre in chiaro ciò che si doveva al monastero di M.V., elegge Riccardo, vestarario di M.V., mediante lettera ufficiale di procura, e alla presenza di lui si presenta Guglielmo di Ruggiero, abitante nel casale di Radicazzo, nelle pertinenze di Candidia e di Serra, e dichiara di essere vassallo di M.V, e di essere debitore per un canone annuo di 13 tarì, tre paia di buccellate, l’obbligo di servire al tempo che si fa la calcara, quando si fanno le fabbriche, ecc. e tutto ciò che per i seguenti beni che egli tiene coi suoi fratelli nel suddetto casale di Radicazzo: una selva nel luogo detto Canale, un’altra selva nello stesso luogo, una terra nel luogo detto Giardino, e due pezzi di terra nel luogo detto Valli (CIV, 1)
1698.
1231, agosto, ind. IV – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 19
Pietro, not.
Mattia, giudice
Giovanni «dei gratia» ab. di M.V., concede a Duno, f. del q. Giovanni Fellicola, una terra con vigna, sita nel luogo detto Acqua nivola, donata al monastero dalla signora Filippa («Pheleppa»), moglie del q. Ruggiero, della città di Aquaputida, per 4 tarì di canone annuo (LIX, 79)
1699.
1231, settembre 6, ind. V – Gregorio Pp. IX a. 5
Simone, not.
Canturberio, Giovanni, Sadutto, Sichenolfo, Giovanni e un altro Giovanni, giudici
Si riporta in transunto una sentenza della Corte di Benevento, che definisce una lite tra Trogisio, custode della chiesa di S. Lorenzo a Porta Somma, per parte di sua sorella Fina, e Urso Corvisiero, agente per parte di sua sorella Agnese, lite sorta per la quarta parte a Fina e per il resto ad Agnese (LXXX, 5)
1700.
1231, settembre, ind. V – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 19
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia venerabilis» ab. di M.V., concede a Benedetto Cardillo e a Guglielmo, f. di Pietro de Marino, una terra nel luogo detto Campomarino, per la metà dei frutti superiori, la decima degli inferiori, e un oncia d’oro d’entratura (CXVI, 21)
1701.
1231, settembre, ind. V – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 19
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni Gramatico una selva nel luogo detto Campomarino, per la metà delle castagne, la decima dei seminati e un’oncia d’oro per entratura (LIX, 80)
1702.
1231 («1232»), settembre, ind. V – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Lorenzo de Riccardo de la Sala si accorda con Leonardo del Vescovo («de Episcopo») riguardo a un muro comune fra le loro case (XV, 83)
1703.
1231 («1234»), ottobre 5, domenica, ind. V – Federico imper. a. 12
Pietro, pubbl. not. di Forenza
Berardo, giudice
Il P. Giovanni, preposito di M.V., concede a Riccardo di Monte Marcone e alla moglie e al figlio suo una casa, sita in Forenza, per l’annuo censo di tre libbre di cera; inoltre li riceve nella confraternita di M.V. alla condizione che corrispondano una quarta d’oncia d’oro all’anno e dopo la loro morte lascino al monastero la terza parte dei loro beni (XLIV, 55)
1704.
1231 («1234»), ottobre 5, domenica, ind. V – Federico imper. a. 12
Pietro, pubbl. not. di Faenza
Il P. Giovanni, preposito di M.V., concede a Riccardo di Monte Marcone e alla moglie e al figlio suo una casa per l’annuo censo di tre libbre di cera; inoltre concede loro un orto vicino alla chiesa, con un pagliaio, con patto di corrispondere la decima alla suddetta chiesa: ed essi offrono le loro persone e donano la terza parte dei loro beni, conservandone però l’usufrutto, e frattanto obbligandosi a corrispondere un tarì all’anno (XLIV, 56)
1705.
1231, ottobre, ind. V – Federico imper. a. 11
Teano
Guglielmo, not.
Guglielmo e un altro Guglielmo, giudici
Tommaso Spennato, f. di Bartolomeo, abitante nella città di Nusco, dona a Clarizia, sua madre, tutti i beni che egli possedeva in Nusco, e consistenti in un castagneto nel luogo detto Plaiora, due territori nel luogo detto Campolavena («ad campum ubi dicitur la vena»), una vigna nel luogo detto Terata, un castagneto nel luogo detto Valle ursa, una presa con palazzo e due orticelli nel luogo detto Radicuno (XCIV, 48)
1706.
1231, ottobre, ind. V – Federico imper. a. 11, Enrico re a. 19
Mercogliano
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Nel Palazzo grande di Mercogliano, presiedendo Giovanni ab. di M.V., assistito da don Giovanni da Taurasi, cellerario dell’Ospedale di M.V. e da don Matteo, infirmarario, viene emanata una sentenza contro Maggio («Madius») de Melia, il quale si lamentava che il monastero gli aveva tolto una porzione di selva, sita vicino alla terra del monastero, nel luogo detto «Aqua de li Marci», e che lui asseriva di possedere per un annuo censo; ma, discussasi la causa, non solo fu privato della suddetta selva, ma anche di altre terre, che passarono in possesso del monastero (LVII, 112)
1707.
1231, novembre, ind. V – Federico imper. a. 11
Castello di San Lorenzo
Annone, not.
Angotto, giudice
Giacomo, f. del q. giudice Giovanni Mattione, insieme con sua moglie Diadema, del castello di San Lorenzo, dona al monastero di M.V., e per esso a don Bartolomeo, primicerio dello stesso monastero, un oliveto, sito in una chiusa («clusura») presso l’oliveto di San Lorenzo di Troia (CXXIV, 65)
1708.
1231, novembre, ind. V – Federico imper. a. 11
Taurasi
Roffredo, giudice di Aquaputida e not. di Taurasi
Roffredo, giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni de Serino, e ad Adenulfo, suo fratello, per 29 anni, un ortale in Taurasi, di proprietà del monastero di M.V., sito nel luogo detto «a lu puzu ad viam planam», con l’obbligo di piantarvi una vigna e degli olivi e altri alberi fruttiferi, e corrispondere ogni anno la quarta dei frutti e la decima dei seminati, contratto che viene stipulato davanti a don Giovanni da Eboli, preposito di M.V., e don Riccardo, vestarario di M.V. (Cand. VIII, 15)
1709.
1231, novembre, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 19
Giovanni, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo Testore, insieme con sua moglie Maria e con la sua suocera Clarizia, si accorda con i coniugi Giovanni de Maraldo e Maria riguardo a una casa, sita in Mercogliano, con un pò di terra e una vigna nel luogo detto Urbiniano, un nocelleto nel luogo detto Macera e una selva selva nel luogo detto Via Piana, e per i suoi pretesi diritti su quei beni riceve da loro 10 soldi d’oro (LXXII, 5)
1710.
1231, dicembre 7, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 19
Guglielmo, not. di Avellino
Giovanni di Dionisio, giudice di Avellino
Giacomo de Mauro, oriundo di Summonte, col consenso di Roberto Malerba, signore di Summonte, dona al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, cellerario di M.V., una vigna nel luogo detto Vignole («Vineole»), ma il monastero dà a Roberto Malerba un orto sia per ottenere il consenso riguardo a questa donazione, come per altre due donazioni precedenti (CXII, 13)
1711.
1231, dicembre, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 19
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni «dei gratia» ab. di M.V., concede a Roberto e Giovanni, figli di Riccardo Calabrese, una terra con vigna, nel luogo detto Vignole («Vineole»), per la metà dei frutti, la decima dei seminati, e un’oncia d’oro meno una quarta per entratura (CXVI, 21 BIS)
1712.
1231, dicembre, ind. V – Federico imper. a. 12
Taurasi
Roffrido, giudice e not. di Taurasi
Roffrido, giudice
Fra Roberto, priore di S. Maria di Flumeri («de flumine»), venendo a Taurasi con lettera di procura di Giovanni, ab. di M.V., se la fa trascrivere in pubblica forma: in essa Giovanni, ab. di M.V., dice di aver concesso al presb. don Jeconia «ecclesiam nostram Sancti Martini», sita in territorio di Taurasi, perchè egli l’offici, e insieme un pezzo di terra contiguo e altra terra «vacua» nello stesso luogo, con potere di tenere per tutta la vita la predetta chiesa, con l’obbligo però di corrispondere ogni anno, nella festa di S. Martino, al monastero di M.V. «quattuor polidos de variorum», e andare un giorno alla settimana alla chiesa di S. Maria, soggetta al monastero di M.V., e ivi celebrare i divini offici, e altri obblighi (Cand. VIII, 42)
1713.
1231, dicembre, ind. V
Corrado, not.
Giordano, giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni de Felice e al fratello di lui Felice due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Grottaminarda, uno nel luogo detto Fontana gemmula, e l’altro detto Cossolina, per il censo annuo di una libbra di cera (XLVII, 15)
1714.
1231, dicembre, ind. V
Corrado, not.
Giordano, giudice
Giovanni de Felice e suo fratello donano al monastero di M.V., nelle mani di Giovanni, ab. di M.V., tutti i diritti che avrebbero potuto accampare sopra i beni donati da Giovanni Silvatico (cfr. 1212, maggio, Reg. 1331) (XLVII, 3)
1715.
1231 («1232»), dicembre, ind. V – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudici di Ascoli
Trasagusto, f. del q. Peczatario, cittadino di Ascoli, vende al presb. don Goffrido di Giovanni, tre parti di una metà di una vigna, di cui le altre parti erano possedute dallo stesso don Goffrido, e che si trovava «in parte Cave», presso la via vicinale dello stesso don Goffrido, e di suo fratello Nicola, per la quale essi accedono alle altre loro vigne (XV, 55)
1716.
1232 («1231»), gennaio 27, ind. V
Stefano, not. di Salza
Riccardo, giudice
Nicola Merola vende a maestro Nicola Finamore un orto, sito in Salza (CV, 83)
1717.
1232, gennaio, ind. V – Federico imper.
Ascoli
Nicola, not.
Ruggiero e Bisanzio, giudici imperiali di Ascoli
Deuteamunda de Rendachi, di Ascoli, compra da Lorenzo, f. del q. Baresano, abitante in Corneto, tutti i diritti – dimostrati e riconosciuti dalla Corte imperiale di Ascoli nell’agosto della III Ind. (=1230) – che aveva sopra una casa, che essa aveva già comprata dal suddetto Baresano, e sita in Ascoli, dietro la chiesa di Sant’Arcangelo dalla parte del Frontino, per 10 tarì di Sicilia (XV, 54)
1718.
1232, gennaio, ind. V – Federico imper.
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Russo «de genere Sclavorum», e ora cittadino di Ascoli, dona al monastero di M.V., per mano del suo ab. Giovanni e di fra Giovanni da Eboli, preposito di M.V., la metà dei suoi beni, e, nel caso che morisse ab intestato, anche il resto, ma se ne riserva l’usufrutto e frattanto corrisponderà il censo annuo della decima dei beni donati e l’obbligo di un tarì annuo alla Corte Imperiale (XV, 4)
1719.
1232 («1231»), febbraio, ind. V – Federico imper.
Giovanni, not.
Alessandro, giudice
Il giudice Bartolomeo, abitante in Avella, col consenso di Maria, sua moglie, e con la licenza di Rainaldo Mosca, signore di Avella, fa testamento, lasciando al monastero di M.V., per mano di Giovanni, ab. di M.V., i seguenti beni: la sua persona con tutti i suoi beni mobili e immobili, e anche sua moglie Maria offre la quarta che le spettava sui beni del marito, con la condizione che, divenendo vedova, durante la sua vita debba rimanere ad abitare in casa del marito; offre al monastero per mano del suddetto abate i suoi figliuoli Felice e Margherita, col patto che Felice debba andare a servire Dio a M.V. insieme con gli altri monaci, e che Margherita, giunta all’età conveniente debba essere maritata e il monastero le dovrà dare le doti, e, nel caso che costei morisse senza figli, la dote dovrebbe ricadere al monastero; in particolare dona al monastero: due case in Ascoli; un’altra casa nel Girone di Ascoli; un orto nel luogo detto «ad palmas omnes egrediuntur», la metà d’una casa, sita nel luogo detto Cortefuscolo, e un palmento in deta casa; un orto nello stesso luogo; la quarta parte di un’area, sita nello stesso luogo; una casa ivi, un orticello ivi; un altro orticello che Giovanni di Marenda teneva a pastino; un pezzo di terra nella Corte di Aisone; una corte a Monimento d’Aiello; una terra ivi; un fossato nel luogo detto Fossato; un territorio nel luogo detto Noverano; un altro pezzo di terra pure ivi; che era tenuto a pastino dal diac. Pietro Pompilio; un altro pezzo di terra ivi; un altro pezzo di terra nel luogo detto Pastino; un territorio detto Marula; un territorio nel luogo detto Campo di S…; un castagneto nel luogo detto Pietrincava; un territorio nel luogo detto Sopra pesco; un territorio nel luogo detto Tauro, e infine un territorio nel luogo detto Tomba (XVII, 44)
1720.
1232 («1231»), febbraio, ind. V – Federico imper.
Giovanni de Catania, not. di Avella
Alesandro, giudice
Rainaldo Mosca, di Avella, conferma a Giovanni, ab. di M.V., la donazione fattagli del tenimento del giudice Bartolomeo, f. del q. Tauro (riferito, Reg. precedente) (XVII, 43)
1721.
1232 («1231»), febbraio, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 19
Matteo, not.
Mattia e Bernardo, giudici di Avellino
In occasione del contratto matrimoniale tra Guglielmo, f. del q. Guido, d’Aquaputida e Beatrice, figlia del nobile Giordano, signore del castello di Chiusano, lo sposo assegna alla sposa la quarta dei beni secondo la legge (XX, 65)
1722.
1232, marzo 23, martedì, ind. V – Federico imper. a. 35 di Sicilia
Nicola, not. di Lesina
Tommaso e Giovanni, giudici imperiali di Lesina
Felice, vesc. di Lesina, con l’intero Capitolo cattedrale, vende a Ruggiero, f. del giudice Lupo, una casa con casalino, sita in Lesina, per 4 once e mezza d’oro (XII, 107)
1723.
1232, marzo, ind. V – Federico imper. a. 34 di Sicilia
Guglielmo, giudice e not.
Ettore, comestabile di Montefusco e giustiziere imperiale, Taddeo di Sessa, giudice imperiale
Si riporta una sentenza dei medesimi, data da Napoli, dove tenevano corte, ed emanata a favore del monastero di M.V. di Maddaloni contro il not. Guglielmo de Alessandro, il quale pretendeva una starza, sita nel luogo «a li russi», nelle pertinenze di Maddaloni, asserendo che appartenenva a un suo feudo; ma, provata l’inconsistenza della pretesa, il monastero vien posto in possesso della contestata starza (LI, 14)
1724.
1232, giugno 5, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 19
Guglielmo, medico e not.
Bernardo, giudice di Avellino
Fra Riccardo, vestarario di M.V., fa redigere in pubblica forma, secondo le norme della recente Costituzione imperiale, un atto del 1200 («1199»), gennaio, in cui si concede a Ruggiero, not. di Avellino, un pezzo di terra con nocelleto e altri alberi, sito nel luogo detto Trissini, per il canone annuo di mezza libbra di cera, e 10 once d’oro per la concessione (riferito, Reg. 1073) (XIX, 26)
1725.
1232, giugno 29 («secunda die astante»), ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 12
Pietro, not. di Avellino
Giovanni, giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede a Roberto de Maginolfo Pescatore, una casa, sita dentro la città di Avellino, presso l’Episcopio e il suo cimitero, per il canone annuo di mezza libbra di cera da corrispondersi nel mese di gennaio, e per detta concessione il monastero riceve due once d’oro e una quarta (XIX, 25)
1726.
1232, giugno, ind. V – Federico imper. a. 12
Capua
Siffrido, not.
Nicola, giudice di Capua
Si riporta uno strumento, rogato dal not. di Capua Pietro, alla presenza del giudice Gilio, nel mese di aprile 1191, al tempo degli Invasori, e contenente la concessione fatta da fra Servato e Pietro e Palmiero Russo, fratelli (riferita, Reg. 850) (XXXI, 58)
1727.
1232, giugno, ind. V – Federico imper. a. 12
Teodorico, not.
Riccardo, giudice di Capua
Si riporta uno strumento del gennaio 1212, ind. XV, alla presenza di Nicola, giudice di Capua, rogato dal not. Teodorico: col quale fra Angelo, priore di Maddaloni e di M.V. di Capua, concede a censo un pezzo di terra, sito nel terri torio della terra dei Lagni, nel luogo detto San Donato, «ubi dicitur li peti miradi», per una libbra e mezza di cera annua (riferito, Reg. 1327) (LI, 26)
1728.
1232, luglio 19 («tercio decimo die astante»), ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Giovanni di Dionisio, giudice di Avellino
Fra Riccardo, vestarario di M.V., fa riprodurre uno strumento del febbraio 1189 («1188»), ind. VII, nel quale Giovanni, ab. di M.V., concede a Giacomo, f. del q. Giovanni Tansia, un pezzo di terra con nocelleto e terra «vacua», sito nel luogo detto Sanguineta, per il canone annuo della metà dei frutti superiori e il terratico degli inferiori secondo la consuetudine (riferito, Reg. 805) (XIX, 24)
1729.
1232, luglio, ind. V – Federico imper. a. 12
Spinazzola
L’imperatore Federico conferma a Raone de Limata, f. del q. Raone de Limata, «milite», la donazione fattagli con testamento da Giacomo Francisio di un feudo «unius militis», e precisamente del feudo che fu del q. Ruggiero de Farneta (e «Fraineta») in Altavilla (Irpina) che lo stesso Giacomo aveva comprato alla q. Emma, figlia ed erede del suddetto q. Ruggiero de Farneta, salvo che lo stesso Raone e i suoi eredi e successori, una volta all’anno, quando fosse stato richiesto dal suo signore, come adua («nomine adue») deve corrispondere due once d’oro, «et salvo mandato et ordinatione nostra» (X, 5)
1730.
1232, luglio, ind. V – Federico imper. a. 12
Guglielmo, not.
Giovanni, giudice di Maddaloni
Il P. Angelo, monaco di M.V. e priore di S. Maria Reale di Maddaloni, col consenso di fra Giordano e di fra Gerardo, monaci dello stesso monastero, concede a Casertano, f. del q. Maraldo, di Caserta, un pezzo di terra, sito in Maddaloni, nel luogo detto Foresta, per il canone annuo di tre tarì di moneta amalfitana, da corrispondersi nel giorno della Madonna ad agosto, e due buccellate di pane (XXXV, 1)
1732.
1232, agosto 4, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Pietro, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Fra Riccardo, vestarario di M.V., fa riprodurre uno strumento del 1193, dicembre. Ind. XII (riferito, Reg. 909) (XIX, 27)
1733.
1232; agosto 17, ind. V – Federico imper. a. 12
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Il P. Giacomo, priore di S. Giovanni a Marcopio, fa riprodurre uno strumento del settembre 1190. Ind. IX (riferito, Reg. 838) (LXXXIV, 34)
1734.
1232, agosto 18, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Troia
Guarino, pubbl. not. di Troia
Girardo, giudice
Si riproduce uno strumento del 21 febbraio 1194. Ind. XII (riferito, Reg. 918) (CXXIV, 109)
1735.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, not.
Giovanni de Speneindeo e Bartolomeo, giudici
Giovanni de Novellone si fa riprodurre uno strumento del gennaio 1211 («1210»). Ind. XIV (riferito, Reg. 1304) (LXXXV, 50)
1736.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, not.
Giovanni de Speneindeo e Bartolomeo, giudici
Giovanni de Novellone si fa riprodurre uno strumento del 1211, («1210»), gennaio. Ind. XIV (riferito, Reg. 1303)
(LXXXV, 49)
1737.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, not.
Giovanni de Speneindeo, e altri, giudici
Giovanni de Novellone si fa riprodurre uno strumento del 1211, maggio 21 («undecimo die stante»). Ind. XIV (riferito, Reg. 1310) (LXXXV, 48)
1738.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Dietro richiesta di Giacomo Bove, si riproduce uno strumento del giugno 1192 (riferito, Reg. 875) (LXIX, 32)
1739.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
A richiesta di Giovanni, ab di M.V., si riproduce uno strumento del dicembre 1192 (riferito, Reg. 887), e uno strumento del marzo 1193 (riferito, Reg. 897) (LXVII, 24)
1740.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riporta uno strumento dell’agosto 1193 (riferito, Reg. 904) (LXVII, 23)
1741.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni, «dei gratia», ab. di M.V., fa riprodurre uno strumento dell’aprile 1192. Ind. X, rogato dal not. Pietro e sottoscritto dall’arciprete Lando, nel quale Marco, cellerario di M.V., col consenso di Daniele, ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del q. Riccardo de Daniele, un oliveto e una casa, nel luogo detto Naspa, per la metà delle olive e un tarì per la casa (riferito, Reg. 867) (LIX, 84)
1742.
1232, agosto, ind. V. Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni, ab. di M.V., fa riprodurre uno strumento del gennaio 1192 («1191»), ind. X (riferito, Reg. 857) (LIX, 83)
1743.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Dietro la richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riproduce uno strumento del maggio 1194. Ind. XII, rogato dal not. Boamondo e sottoscritto dal giudice Riccardo (riferito, Reg. 927) (LIX, 82)
1744.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
A richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riproduce uno strumento del maggio 1194. Ind. XII, rogato dal not. Boamondo e sottoscritto dal giudice Riccardo (riferito, Reg. 916) (LVIII, 16)
1745.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Amato e Pietro, giudici
A richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riproduce uno strumento del 1192 («1191»), gennaio, Ind. X (riferito, Reg. 858) (LII, 15)
1746.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, pubbl. not. di Lauro
Giovanni, giudice
Dietro richiesta di Guglielmo, priore di S. Giacomo di Lauro, soggetto a M.V., si riproduce uno strumento del marzo 1214. Ind II, rogato dal not. Giovanni, e sottoscritto da giudice Riccardo (riferito, Reg. 1361) (XLIX, 27)
1747.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, pubbl. not. di Lauro
Giovanni, giudice di Lauro
Dietro richiesta di fra Guglielmo, priore della chiesa di S. Giacomo di Lauro, si riproduce uno strumento del novembre 1211. Ind. XV, rogato da Martino, chier. e not. di Lauro, alla presenza del giudice Giovanni (riferito, Reg. 1325) (XLIX, 27)
1748.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Giovanni, not. di Montefusco
Giovanni de Speneindeo, giudice
Fra Giacomo, preposito di S. Giovanni a Marcopio fa riprodurre uno strumento dell’aprile 1192. Ind. X, rogato dal not. Giovanni alla presenza del giudice Guarmondo (riferito, Reg. 866) (XLVI, 33)
1749.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12, Enrico re a. 20
Pietro, not.
Giovanni, giudice (di Eboli)
Giordano, f. di Matteo de Biba col consenso di sua moglie, vende a Davide, detto Arraia Bove, f. del q. Pietro, una terra con olivi, ricevuta in conto delle doti di Alfarana, sua moglie, terra sita nel luogo detto Turmio, per il prezzo di due once d’oro e una quarta al peso del regno (XLII, 36)
1750.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Capua
Gualtiero, not.
Nicola, giudice di Capua
Si riproduce uno strumento dell’agosto 1214. Ind. II, rogato dal not. Stefano, alla presenza del giudice Giovanni di Capua (riferito, Reg. 1368) (XXXI, 59)
1751.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 12
Malgerio, not.
Filippo, e Canturberio giudice della città nuova di Benevento
Oddone «dictus de Normagnis», stando nel monastero di S. Sofia di Benevento, per i molti benefici ricevuti dal monastero di M.V., restituisce ad esso l’usufrutto di una corte, che egli teneva censuata dallo stesso monastero di M.V., sua vita durante, e che era sita nel casale di Cucciano (XXIV, 160)
1752.
1232, agosto, ind. V – Federico imper. a. 35 di Sicilia
Aversa
Giovanni del Giudice, not. di Aversa
Filippo, giudice di Aversa
Dietro richiesta di fra Bartolomeo, monaco di M.V., si riproduce uno strumento del marzo 1194. Ind. XII, rogato dal not. Giovanni, alla presenza del giudice Giacomo (riferito, Reg. 922) (XXII, 11)
1753.
1232, settembre, ind. VI – Federico imper. a. 12 (in 1249, luglio 20, ind. VII)
Melfi
Dietro supplica di Siffridina, contessa di Caserta, e di suo figlio, Riccardo, conte di Caserta, l’imper. Federico conferma la sentenza emanata da Melfi il 1231, agosto. Ind. IV (riferita, Reg. 1696) (in XXXV, 12)
1754.
1232, settembre, ind. VI – Federico imper. a. 13
Giovanni, not. di Avellino
Enrico, giudice di Avellino
Trogisio de Tufo («dictus de tofo»), insieme con sua moglie Arminia, vende a Giovanni Fabbricatore, del castello di Monteforte, una vigna nel luogo detto Valle de furuni, per 4 tarì di Sicilia, con patto di corrispondere una libbra di cera all’anno al monastero di M.V. (LXXXI, 12)
1755.
1232, ottobre, ind. VI – Federico imper. a. 12
Angelo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Nicola Borragina e l’ab. Nicola, cittadini di Salerno, vendono al giudice Unfrido un arbusto nel luogo detto San Lorenzo, per un’oncia d’oro (CIX, 19)
1756.
1232, ottobre, ind. VI – Federico imper. a. 12
Bartolomeo, not.
Benevento, giudice
La signora donna Contissa, moglie di Raone de Balbano, cont di Acerra, di Apice, ecc., compra da Maria, figlia del q. Giovanni de Mercurio, e da Pietro di Dionisio, coniugi, un orto, sito in Apice, non lungi dalla porta della chiesa di S. Pietro, che doveva servire per la Casa dei Poveri (che era stata donata al monastero di M.V.), per il prezzo di una quarta d’oncia d’oro (XIV, 22)
1757.
1232, novembre, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 20
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Menzonia, ved. del q. Filippo, dona al monastero di M.V., per mano del P. Martino, una casa, con patto di essere seppellita nella chiesa di M.V. (XCVI, 3)
1758.
1233 («1232»), gennaio, ind. VI – Federico imper. a. 13
Accardo, not. di Acerra
Giovanni, giudice di Acerra, e altri
Tommaso de Aquino, conte d’Acerra, conferma al monastero di M.V., e per esso all’ab. Giovanni da Eboli, e da don Martino da Aquaputida, la donazione della chiesa di S. Sebastiano, sita vicino al casale di Bagnolo («Bagnulo»), con gli uomini di San Lorenzo e il mulino sito «in Polentinis», donati da Riccardo, conte di Acerra; conferma pure tutte le altre donazioni fatte dai suoi predecessori; inoltre egli stesso dona una terra che aveva ottenuto dallo stesso monastero a titolo di permuta, sita nelle pertinenze di Marigliano, nel luogo detto Cisterna, di moggi 12: e per questa donazione, come per la conferma delle altre donazioni, riceve dal monastero 12 once d’oro, otto vacche e quattro buoi (XI, 2)
1759.
1233 («1232»), gennaio, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 20
Giovanni, not.
Donadeo, giudice
Il P. Landolfo, monaco di M.V. e cellerario dell’Ospedale di M.V., col consenso di Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Guglielmo de Rachisio una terra «vacua», sita nel luogo detto «Aqua Marzi», con patto di piantarvi olivi, viti, e dopo sette anni corrispondere la metà dei frutti e la decima dei seminati, e per questa concessione il monastero riceve un’oncia d’oro (LIX, 81)
1760.
1233 («1232»), gennaio, ind. VI
Guglielmo, pubbl. not. di Cicala
Filippo, giudice
Si riproduce uno strumento del gennaio 1192 («1191»). Ind. X, rogato da Tommaso, pubbl. not. di Cicala, alla presenza del giudice Terenzio (riferito, Reg. 859) (XLI, 81)
1761.
1233, gennaio, ind. VI – Federico imper.
Ascoli
Bartolotta, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
In occasione del matrimonio tra Urso, f. del q. Giovanni Cito de Maraldicio, cittadino di Ascoli, e Tommasina, figlia di Destamando, lo sposo assegna alla sposa la quarta dei suoi beni (XV, 86)
1762.
1233 («1232»), febbraio 2, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 20
Pietro, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Dietro richiesta di P. Giovanni, preposito di M.V., si riporta uno strumento dell’aprile 1221. Ind. IX, rogato dal not. Riccardo alla presenza di più giudici; un altro strumento del 1226 («1225»), gennaio 19. Ind. XIV; uno del 1221, aprile. Ind. IX; un altro del 1222, ottobre. Ind. XI; un altro del marzo 1225. Ind. XIII (riferiti, Regg. 1465, 1564, 1466, 1498, 1544) (XLV, 103)
1763.
1233 («1232»), febbraio 12, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 20
Pietro, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Dietro richiesta di fra Giovanni, monaco e preposito di M.V., si riproducono tre privilegi dell’imper. Federico: uno del luglio 1223, dato dagli alloggiamenti sanniti, un secondo, pure dato dagli alloggiamenti sanniti il 17 dicembre dell’Ind. XI (=1222), e un terzo, dato da Taranto, il 27 maggio della Ind. I (=1228) (riferiti, Regg. 1514, 1499, 1627) (VIII, 69)
1764.
1233, marzo 29 (marzo 29) («die tertio stante»), ind. VI – Gregorio Pp. IX a. 7
Nicola, not.
Giovanni de Legorio, giudice
Bellainfida, moglie di Pietro, f. di Girardo Giovanni de Barbato, vende all’ab. Rainaldo de Guerrasio («Guerrisio»), rettore della chiesa di S. Andrea Palinferno, per il prezzo di un’oncia d’oro, la metà del diritto di riscuotere due once d’oro da Guglielmo Corriario, mentre l’altra metà del medesimo diritto gliela cede e dona: diritto che essa aveva per la donazione a lei fatta da Palmiero Calzarario, che doveva riscuotere dal suddetto Guglielmo, al quale le aveva date in prestito, come risultava da due strumenti, dei quali uno del 1227, settembre. Ind. I, e l’altro del 1224, novembre. Ind. XIII (riferiti, Regg. 1609, 1538) (XXVI, 45)
1765.
1233, marzo, ind. VI – Federico imper. a. 13
Avellino, nel monastero di S. Benedetto
Pietro, pubb. not. di Avellino
Bernardo e Guglielmo, giudici di Avellino
Dietro richiesta di fra Riccardo, monaco di M.V., si trascrivono in pubblica forma due privilegi dell’imper. Federico, dei quali uno, dato da Foggia nel dicembre 1226. Ind. XV, e l’altro del 17 dicembre 1222. Ind. XI (riferiti, Regg. 1595, 1499) (VIII, 69 bis)
1766.
1233, maggio, ind. – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 20
Giovanni, not. di Mercogliano
Canturberio, giudice della città nuova di Benevento
Atto pubblico col quale si dichiarava il trasferimento del casale delle Fontanelle da quel luogo dove era stato fondato al luogo detto Santa Maria del Preposito, e ciò per evitare le vessazioni che gli abitanti di Summonte procuravano ai vassalli del monastero di M.V. (CXIV, 2)
1767.
1233, maggio, ind. VI – Federico imper. a. 13
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo, giudice di Avellino
In occasione del matrimonio tra Pagano, f. del q. Guido d’Aquaputida, e Filippa, figlia del q. giudice Giovanni de Serino, lo sposo assegna alla sposa la quarta dei suoi beni (XX, 66)
1768.
1233, giugno, ind. VI – Federico imper. a. 13
Pietro, not.
Guglielmo e Giovanni, giudici
Alcuni privati di Nocera confessano di tenere a censo dal signor Gernoldo Teutonico e da Maria de Menda, sua moglie, certi territori siti nelle pertinenze di Nocera, nel luogo detto Logola (XCIII, 30)
1769.
1233 («1232»), luglio, ind. VI – Federico imper. a. 13
Pietro, not.
Giovanni de Speneindeo e Simone, giudici
Fra Riccardo, vestarario («bestararius») e monaco di M.V., mostra un pubblico strumento -, nel quale, fra l’altro, si diceva che Emma de Quintavalle, moglie di Ruggiero de Paritulo e con l’autorizzazione di costui, aveva venduto un vignale a Sallustia, moglie di Costantino, f. del giudice Mercurio, sito nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Pratello, nella quale vendita non aveva fatto alcuna menzione di un reddito da corrispondere ad alcuno; ora, il nobile Bartolomeo, f. del q. Alduino, avanzava sul quel vignale il diritto di un soldo imperiale annuo, al quale Emma e suo marito Ruggiero erano tenuti e lo rendevano. Pertanto Doferio de Lodoysio, marito di Karamia, figlia dei suddetti Emma e Ruggiero, riconoscendo che costoro avevano corrisposto il predetto censo dopo la vendita fatta a Sallustia, si obbliga verso il monastero di M.V., al quale era passato quel censo, che doveva corrispondersi ogni anno nella festa di S. Egidio (=il 1° settembre) (LXXXIV, 33)
1770.
1233, luglio, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 19
Ugo, not.
Nicola, giudice
Il Padre Matteo, col consenso di Giovanni, ven. ab. di M.V., concede a Giacomo de Aitardo, una terra nelle vicinanze e pertinenze di Montoro, nel luogo detto Verzaro («Berzaro»), vicino alla chiesa di S. Margherita, per 50 tarì d’oro all’anno (LXXXVII, 54)
1771.
1233, luglio, ind. VI – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 21
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Roberto ed Enrico, figli del q. diac. Giovanni, si dividono alcuni beni, e in questa divisione ad Enrico, fra gli altri beni, tocca una casa nel luogo detto Castello, redditizia al monastero di M.V. in 2 tarì annui, censo al quale egli si obbliga (LXIII, 4)
1772.
1233, luglio, ind. VI – Federico imper.
Matteo, not.
Terenzio e Tanzio, giudici di Cicala
Nicola de Zoffo, di S. Paolo, assegna per conto di dote a Mabilia, sua figlia e moglie di Bartolomeo Bona, f. di Roberto di Cicala, la metà di un tenimento, sito nelle pertinenze di Cicala e Faivano (XXXIX, 29)
1773.
1233, luglio, ind. VI – Federico imper. a. 36 di Sicilia
Giovanni, not. di Montefusco
Roberto, giudice
Donna Bella, moglie di Rainaldo de Mastralibus, per molti benefici ricevuti dal monastero di M.V., conferma al medesimo, per le mani di fra Giovanni da Eboli, preposito di M.V., tutte le donazioni fatte da Tommaso Guarna, suo primo marito, nel tenimento di Amando, con alcune terre nel luogo detto Santa Maria del Piano, e dona e rinunzia allo stesso monastero la terza parte che essa aveva in tutto il tenimento di Amando, lasciatale dal suddetto suo primo marito, secondo la legge, e concede ancora al monastero la facoltà di far legna, pascolare e prender acqua per gli animali e i pastori che erano in S. Maria del Piano: e riceve dal preposito di M.V. «pullum unum equinum et iencos duos» (XIII, 4)
1774.
1233, novembre, ind. VII – Federico imper. a. 13, Enrico re a. 21
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia», ab. di M.V., concede a Martino, f. di Simone de Adiutorio, la porzione degli stabili di Gualtiero, suo fratello, e cioè: una vigna, vicino al suddetto casale; una vigna nel luogo detto Prese; una selva nel luogo detto Bessileto; una selva nel luogo detto Loncamella: il tutto per la metà dei frutti e altri oneri, e per questa concessione riceve una quarta d’oncia d’oro, e si riserva una selva nel luogo detto Agnone (CXVI, 22)
1775.
1233, novembre, ind. VII – Gregorio Pp. IX a. 7
Benevento
Nicola, not.
Sikenulfo, giudice
Maestro Gabriele dell’Abate Ibone dona all’ab. Rainaldo Guerrasio, suo nipote, custode della chiesa di Sant’Andrea de Palinferno, la porzione di una casa donatagli da Simone di Capriglia, e sita vicino alla suddetta chiesa, e riceve «launechil per mantellum» (XXVI, 18)
1776.
1233, novembre, ind. VII – Federico imper. a. 14, Enrico re a. 25
Giovanni di Pacuazio, not. di Camerota
Gregorio, giudice di Camerota
Fra Giovanni, da Avellino, monaco di M.V., si porta in Camerota e presenta ai suddetti giudici e not. una lettera di Enrico di Morra, gran giustiziere imperiale (che si riporta), con la quale questi rende noto che ha donato a M.V., in perpetuo, due once d’oro annue da riscuotersi sopra la su tonnara di Palinudo (VIII, 70)
1777.
1233 («1234»), novembre, ind. VII – Federico imper.
Ascoli
Bartolotta, not.
Ruggiero Frainella, giudice di Ascoli
Giovanni Crispo, di Ascoli, concede a maestro Mugerio Pellipario due rasole di terra con piante di olive, nelle pertinenze di Ascoli, per il censo annuo della terza parte dei frutti; e per questa concessione riceve tre parti di un’oncia d’oro (XV, 73)
1778.
1233, dicembre, ind. VII – Federico imper. a. 14
Pietrastornina
Centrano, pubbl. not. di Pietrastornina
Ippolito, giudice ivi
Alla presenza di P. Riccardo, vestarario di M.V. e procuratore dell’ab. Giovanni per quel che riguarda i beni esistenti in Pietrastornina e Rocca Bascerana, alcuni privati debbono dichiarare i censi che sono in obbligo di corrispondere al monastero di M.V. ogni anno, e cioè Giovanni Ettore, per un castagneto nel luogo detto Groffoleto, otto denari annui; Giovanni e Maria di Bartolmeo, otto denari equivalenti a due denari grossi; don Giovanni, arciprete di Roccabascerana, pre tre pezzi di terra e una corte, nel luogo detto Sala, due tarì e 4 denari; Guglielmo Principe, per una selva, 5 tarì, e per altri tre territori, di cui uno nel luogo detto Plescitella, un altro nel luogo detto Milelle, e il terzo nel luogo detto Piano, 5 tarì; Giovanni Maraldo e Giovanni Amando, per una selva, nel luogo detto Selva Scura, due tarì, e per un’altra terra e due altre selve, due tarì; Landolfo, f. di Altissima, per una selva, sita nel luogo detto Selva Scura, un tarì; Golia di Giovanni Sala, per una selva nel luogo detto Groffoleto, 12 denari; Palmiero di Giovanni, per una selva nel luogo citato, otto «provenienti»; Pietro di Benenato, per una selva, pure ivi, e un territorio detto Cesina Longa, 16 «provenienti»; Giovanni Vassallo e suo fratello Guglielmo, per una selva nel luogo detto Groffoleto, 24 «provenienti»; un certo Raniero, per un territorio, un denaro e mezzo beneventano; Giovanni de Prefecto, per una selva, nel luogo detto Groffoleto, un denaro; e finalmemte Giacomo Filippo 4 «provenienti» annui, come al tempo di re Guglielmo (CI, 209)
1779.
1233, dicembre, ind. VII – Federico imper. a. 14
Pietrastornina
Centrano, pubbl. not. di Pietrastornina
Ippolito, giudice di Pietrastornina
Don Riccardo, monaco e vestarario di M.V. fa chiamare presso il giudice, notaio e i testi alcuni uomini che tenevano, per parte del monastero di M.V., delle selve «ubi Groffoletum et Silva scura dicitur in territorio Petresturnine», concesse loro al’ab. Giovanni, per un annuo reddito, perchè mostrassero gli «instrumenta locationis», perchè da essi venivano nascosti i redditi annui da corrispondere «in preiudicium Monasterii et gravamen»; ed essi allora, «ne laboribus et expensis vexarentur», mostrarono i relativi strumenti, riguardanti le predette selve, e cioè: l’arciprete Giovanni, f. del q. Patrizio, mostra uno strumento del settembre 1201 («1203»). Ind. V; Bartolomeo, f. del q. Bernardo de Lando, insieme con Giustizia, figlia del q. Amando, mostra uno strumento del 1159 («1158»), febbraio. Ind. VII; Giovanni de Prefecto presenta uno strumento del giugno 1221. Ind IX; Giovanni de Aninda ne mostra uno del dicembre 1205 («1206»). Ind. IX, e finalmente il suddetto arciprete Giovanni presenta un altro strumento del marzo 1183. Ind. I (riferiti, Regg. 1129, 375, 1468, 1224, 714) (CI, 80)
1780.
1233, dicembre, ind. VII (in: 1260, ottobre, ind IV)
Il nobile Giovanni Gallincapo concede a Nicola Bona, a Guglielmo, f. di Giovanni, e a Giovanni de Ambrosio, f. del q. Ambrogio, 14 pezzi di terra, siti fuori la città di Capua, nel luogo detto Giano, per il canone annuo di tre tarì e tre capponi (in XXXII, 83)
1781.
1233, dicembre, ind. VII – Federico imper. a 14, Enrico re a. 21
Giovanni, not.
Pietro, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni e Bonafede, figli del q. Giovanni Caputo, assegnano per dote a Palerma, loro sorella, due terre, delle quali una con orto nel luogo detto Naspa, e l’altra con nocelleto nel luogo detto Sariano, con l’onere di un tarì all’anno per l’orto, e la metà dei frutti e la decima dei seminati per il nocelleto (LXIII, 6)
1782.
1233, dicembre, ind. VII – Federico imper. a. 14, Enrico re a. 21
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Petrone, f. del q. Giovanni de Sergio, insieme con Marotta, sua moglie, cede a Giovanni Fellicola un nocelleto, sito nel luogo detto Valli; e in cambio, ricevono una terra «vacua» nel luogo detto Urbiniano, previo consenso di Giovanni, ab. di M.V., al quale spetta un canone annua di tre braccia di cera, e per l’assenso prestato il monastero riceve una quarta d’oncia d’oro (LXIII, 5)
1783.
1234 («1233»), gennaio 31, ind. VII (in: 1240, marzo, ind. XIII)
Messina
Giovanni, not.
Sottoscritto da più giudici
Bandino Asbergerio e Margherita, sua moglie, cittadini di Messina, vendono a Pietro de Mauroguglielmo, di Messina, una vigna nelle pertinenze di Messina con due case, tre palmenti, due tini, per il prezzo di 950 tarì d’oro (in LXXIII, 1)
1784.
1234 («1233»), febbraio, ind. VII – Federico imper. a. 14
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Il maestro Pietro, Guglielmo e Bartolomeo Malangone, fratelli, e Nicola de Golia, richiesti sotto quale titolo tenessero un territorio, sito nelle pertinenze di Nocera, nel luogo detto Agello, appartenente a don Girnoldo, mostrano uno strumento del settembre 1157. Ind. VI, in cui Amodeo de Salerno e Sica, sua moglie, concedono quel territorio a Luciano, f. del q. Domenico Malangone (riferito, Reg. 359) (XCII, 27)
1785.
1234, marzo, ind. VII – Federico imper. a. 14
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Lodoysio, f. del q. Martino Malangone, rilascia e cede a don Girnoldo una terra, sita nel luogo detto Barbacciano, nelle pertinenze di Nocera, e riceve mezz’oncia d’oro (XCIII, 2)
1786.
1234, marzo, ind. VII – Federico imper. a. 14
Barbato, not. di Montefusco
Giovanni de Speneindeo, giudice di Montefusco
Riccardo, vestarario del monastero di M.V., «de mandato» di Giovanni, ab. di M.V., prega umilmente Enrico, signore di Taurasi, che restauri «per se et per homines suos », come è stata consuetudine finora, la palata dei mulini di Taurasi, posta sul fiume Calore «vel speneta», perchè per la rottura di detta palata il monastero riceve grave danno, in quanto i mulini del monastero non possono macinare convenientemente; inoltre, per comando dello stesso abate e della Comunità di M.V., lo prega di desistere dalla costruzione iniziata della palata nuova e dei nuovi mulini sotto il predetto ponte nel suddetto fiume Calore, perchè in tal caso i sopraddetti mulini del monastero perderebbero ogni loro importanza con grave danno del monastero (Cand. VIII, 11)
1787.
1234, marzo, ind. VII – Federico imper. a. 14
Notaio …
Luca, giudice (di Eboli)
Il presb. Pietro, col consenso di Ruggiero, f. di Gemma, e di Basilia, coniugi, dona al monastero di M.V. una terra con oliveto, sita nel luogo detto Orclanno, presso un’altra vigna già donata al monastero di M.V. (cfr. 1218, agosto, Reg. 1426); e per questa donazione riceve dal monastero sette once d’oro al peso del Regno, e dichiara di averne ricevute altre sette, al peso di Salerno, al tempo dell’altra donazione (XLII, 14)1)
1234, aprile 15, ind. VII – Federico imper. a. 14
Bernardo, not. di Avellino
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si prendono le testimonianze di alcuni testimoni, vecchi ed infermicci, di Avellino, per la lite che il monastero di M.V. aveva con quello di Goleto, in cui la Badessa e le monache, per vivere indipendenti, s’erano sottratte all’obbedienza dell’ab. di M.V.; ma, dall’inchiesta risultò che il monastero del Goleto era soggetto a quello di M.V., e che l’ab. di M.V. aveva su quello ampia facoltà di correggere nel capo e nelle membra (XLVII, 299-304)
1788.
1234, maggio, ind. VII – Federico imper. a. 14, Enrico re a. 21
Salerno, not. di Avellino
Enrico, giudice di Avellino
L’arcidiac. Pietro, rettore della chiesa di S. Nicola, sita nel sobborgo di Avellino, concede a Ruggiero di Mercogliano, f. del q. Mercurio, un pezzo di terra nel luogo detto Baccanico, per il canone annuo di tre braccia di cera, da corrispondersi il giorno di S. Nicola (XX, 53)
1789.
1234, luglio, ind. VII – Federico imper. a. 14, Enrico re a. 22
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Guglielmo di Pietro de Marino una selva nel luogo detto Baccanico, per la metà dei frutti, la decima dei seminati e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 24)
1790.
1234, luglio, ind. VII – Federico imper. a. 14
Giovanni, not.
Donadeo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, ab. di M.V., concede a Riccardo ed Enrico, figli di Guglielmo de Cicala, una selva nel luogo detto Agnone, per la metà dei frutti, la decima dei seminati e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 23)
1791.
1234, luglio, ind. VII – Federico imper.
Ascoli
Giovanni, not. di Ascoli
Giliberto e Bisanzio, giudici imperiali di Ascoli
Fra Giovanni da Eboli, preposito del monastero di M.V., dà in pigione al nobile signor riccardo di montefusco, sua vita durante, un palazzo, sito in Bari («quod est in Baro»), con patto di ripararlo e di non poterlo alienare e neppure subaffittare, e con l’onere di mezz’oncia d’oro all’anno (XXIII, 119)
1792.
1234, agosto, ind. VII
Guglielmo, not.
Roberto, giudice
il P. Matteo, «infirmararius» dell’Ospedale di M.V., concede a Isa e Marsilia, sorelle, figlie del q. Guglielmo de Angelo, una selva nel luogo detto Castelluccio, per il canone annuo di 5 tarì d’oro (CXVI, 25)
1793.
1234, agosto, ind. VII
Guglielmo, not.
Roberto, giudice
Giovanni de Filippo, f. del q. Giovanni, dona al monastero di M.V., per mano del P. Matteo, «infirmararius» dell’Ospedale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Melezano, con patto di rimanerne usufruttuario, sua vita durante, e frattanto obbligandosi a corrispondere un tarì d’oro all’anno al Monastero (LXXXI, 6)
1794.
1234, agosto, ind. VII – Federico imper.
Ascoli
Giovanni, not.
Giliberto, giudice imperiale di Ascoli
Urso, f. del q. Giovanni Cito de Maraldicio, cittadino di Ascoli, confessa di aver ricevuto da Destamenda, f. del q. Sellitto, quattro once e mezza come acconto delle sei promessegli al tempo del suo matrimonio (XV, 87)
1795.
1234, settembre, ind. VIII – Federico imper. a. 14, Enrico re a. 22
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Malfrido, f. del q. Giovannuccio, e Maria, sua moglie, vendono a Matteo di Donadeo un nocelleto nel luogo detto Torelli, per il prezzo di un’oncia d’oro e 5 tarì (LXIX, 33)
1796.
1234 («1235»), ottobre 5, ind. VIII – Federico imper. a. 15, Enrico re a. 23
Troia
Guarino, not. di Troia
Nicola, giudice di Troia
Essendosi la città di Troia obbligata a pagare all’imper. Federico tremila e quarantuno once d’oro, per il riscatto dei prigionieri fatti nell’assedio della città, e dovendosi ora fare questo pagamento, perchè l’imperatore doveva recarsi in Germania, fu imposta a tutti i cittadini una tassa; e fra gli altri a Giovanni Tafuro una tassa di 11 once, ma siccome costui, per non pagare se ne era fuggito da Troia, fu ordinata la vendita dei suoi beni stabili, e per questa somma fu venduta una terra, sita nel luogo detto Rivassone (CXXIV, 116)
1797.
1234 («1235»), ottobre 9, ind. VIII – Federico imper. a. 15, Enrico re a. 23
Troia
Guarino, not. di Troia
Girardo, giudice di Troia
Riccardo de Silvo vende a Greca, moglie di Massimo, una casa in Troia, nella «transenda» pubblica, per un’oncia e una quarta (CXXIV, 117)
1798.
1234, novembre 23 («octavo die astante»), ind. VIII – Federico imper. a. 15, Enrico re a. 22
San Lorenzo di Carminiano
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Canturberio, giudice della città nuova di Benevento
Giovanni, ab. di M.V., insieme con Giovanni da Eboli, preposito e con Riccardo, vestarario, concede a Gerlafo, fratello del signor Enrico de Guaimasia, signore di Palo, sua vita durante tantum, i seguenti beni, siti in terra di Palo, e cioè: 1. una casa nel suddetto casale, presso il fossato; 2. una casa con orto, vicino alla chiesa di S. Angelo; 3. una casa con orto, vicino al suddetto casale; 4. una casa con vigna, mandorli («amigdalis»), olivi, ecc., nel luogo detto Petraficta; una terra nel luogo detto Piscina; 6. un oliveto nel luogo detto Cutino; 7. un oliveto nel luogo detto Lamadofugaro; 8. un oliveto nel luogo detto Chiusa («clusura»); 9. un oliveto nel luogo detto Ramustello; 10. un oliveto nel luogo detto Chiusa di Berardo; 11. un oliveto, ivi; 12. una terra, ivi; 13. una terra nel luogo detto Fundo; 14. un’altra terra nella Via che va «ad ricarru»; 15. un’altra terra, ivi; 16. un’altra terra nel luogo detto «Cama de ricarru»; 17. una altra terra, ivi; 18. ancora una terra, ivi: tutti poco distanti dalla città di Bitonto, e vengono concessi con patto di corrispondere ogni anno 3 parti di un’oncia d’oro e una certa quantità di buone mandorle («de bonis amigdalis»), recandole sino a M.V., e qualora i religiosi di M.V. si trovassero a passare per quella terra, dovesse fornire il necessario ad essi e ai loro servienti (XCVIII, 14)
1799.
1234 (mese e Ind., corrosi) a. 14, Enrico re a. 21
Ugo, not.
Nicola, giudice (di Montoro)
Il monastero di M.V., per volere di Giovanni, ab. di M.V., concede a Riccardo, f. del q. Guerriero, una casa con forno, e due castagneti, siti nel luogo Aquanta (LXXXVII, 55)
1800.
1235, marzo 8, ind. VIII – Gregorio Pp. IX a. 8
Benevento
Bartolomeo, not.
Giovanni Legorio, giudice
Giovanni de Palermo, f. di Giovanni de Salerno, ora abitante nel casale del Cobante («casalis lucobantis»), vende a Leone Schiavo, f. del q. Pietro Schiavo, una casa, sita dentro la città vecchia di Benevento, nella parrocchia di S. Giovanni, per 4 once d’oro (XXVI, 46)
1801.
1235, marzo 19, lunedì, ind. VIII – Federico imper. a. 15
Pietro di Sanseverino, not.
Tommaso de Montenigro, giustiziere imperiale di Principato e Benevento, e Roberto di Tocco, giudice
Reggendo costoro la corte di Sant’Agata, viene agitata una questione per un tenimento nelle pertinenze di San Mango, donato al monastero di M.V. dalla signora Galatea, figlia del signor Giaquinto, la quale ne era ancora usufruttuaria, secondo le condizioni della donazione, sul quale tenimento pretendeva dei diritti Ravellona, signora di San Mango; ma la sentenza fu favorevole al monastero di M.V. che potè continuare a rimanerne in possesso (LII, 19)
1802.
1235, marzo, ind. VIII – Federico imper.
Giovanni, not. di Avellino
Enrico, giudice di Avellino
Giovanni Fabbricatore, di Monteforte, vende a maestro Giovanni Corbisiero, dello stesso castello, una terra con vigna, nel luogo detto Banco, redditizia al monastero di M.V. in una libbra di cera all’anno, per il prezzo di due once d’oro, e con l’onere suddetto (XIX, 88)
1803.
1235, maggio 31, giovedi, ind. VIII – Federico imper. a. 15, Enrico re a. 23
Bovino («apud Bibinus»)
Guarino, pubbl. not. di Troia
Riccardo e Guglielmo, giudici imperiali di Bovino
Pietro, vesc. di Bovino, dona al monastero di M.V., ove presiedeva l’ab. Giovanni, per mano di Giovanni da Eboli, preposito di M.V., la chiesa di S. Chirico, sita nelle pertinenze d’Iliceto, con altre tre chiese soggette ad essa, e cioè: S. Giovanni in Castelluccio, S. Martino e S. Nicola nelle pertinenze di Iliceto, con tutte le loro rendite, pertinenze, ecc., col potere di ricevere religiosi, seppellire, ecc., di dare l’Olio Santo e gli altri Sacramenti: ma con patto che il monastero corrispondesse ogni anno, il Giovedì Santo, alla mensa vescovile 4 libbre di cera, e desse alloggio, una volta all’anno, al vescovo e a otto persone del seguito con cavalli (CXXIV, 134)
1804.
1235, agosto, ind. VIII – Federico imper. a. 15
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Pietro de Aliperto, a Mercurio de Comite e a Pietro di San Paolo, abitanti in Tufo, un’isca («Ysclam»), sita nelle pertinenze di Tufo, nel luogo detto Santa Maria, per la terza parte dei frutti (CXXIV, 35)
1805.
1235, agosto, ind. VIII – Federico imper. a. 15
S. Giovanni a Marcopio
Barbato, not.
Giovanni, giudice
Costantino, f. del q. giudice Mercurio, avendo donato al monastero di M.V. tutti i suoi beni, ora ne dona anche l’usufrutto, che prima si era riservato, e questo fa alla presenza di Giovanni, ab. di M.V. (LXXXIII, 40)
1806.
1235, agosto, ind. VIII – Federico imper. a. 15
Bartolomeo, not.
Benevento, giudice di Apice
Giovanni, ab. di M.V., insieme coi monaci don Martino da Aquaputida e don Giovanni da Sant’Agata, crea procuratore di M.V. fra Giovanni de Raginolfo, oblato di M.V., con facoltà di reggere e amministrare la Casa dei Poveri, edificata dalla signora Contissa, moglie del conte Raone de Balbano, e aver cura di tutti i beni donati a quella Casa (XIV, 23)
1807.
1235, ottobre, ind. IX – Federico imper. a. 15
Tufo
Barbato, not.
Giovanni Speneindeo, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., concede a Pietro di San Paolo, vassallo del monastero, un territorio nelle pertinenze di Tufo, nel luogo detto Acqua alta, per il canone annuo di 4 imperiali; inoltre lo costituisce procuratore ad esigere le rendite di M.V. in Tufo, rilasciandogli per ciò una rendita di due tarì annui, che doveva corrispondere per un tenimento del monastero in Tufo, ma rimanendogli l’obbligo di accogliere i Padri che fossero stati di passaggio per il paese (CXXIV, 135)
1808.
1235, ottobre, ind. IX – Federico imper. a. 15, Enrico re a. 22
Antonio Ruggiero, not.
Nicola, giudice
Riccardo, f. del q. Jacono Montorio de Sebastiano («qui dictus fuit de Sebastiano»), cede a Giovanni de Sebastiano, suo zio, i diritti che gli potevano spettare sui beni di suo padre in Montoro, per il prezzo di mezz’oncia d’oro (LXXXVIII, 6)
1809.
1235, ottobre, ind. IX – Federico imper. a. 15
Guglielmo, not.
Biagio, giudice
Fra Angelo, priore del monastero di Maddaloni, col consenso di fra Gerardo, fra Giordano e fra Ruggiero, concede a Stabile, f. di Nicola di Pietro, una terra, sita in Maddaloni, nel luogo detto corte dell’Abate, per la metà dei frutti superiori ed inferiori, portati nel monastero a sue spese (LI, 25)
1810.
1235, ottobre, ind. IX – Federico imper.
Giordano, not.
Giovanni de Deodato, giudice di Limata
Giovanni de Paladina, baiulo della nobil donna Maria, ved. del q. Raone de Limata, e di Raone, suo figlio, concede per parte dei medesimi, a Giovanni di Roberto, f. del q. Roberto, abitante nel casale di San Lorenzo, la terza parte d’un territorio, che fu del q. Nicola Mangone, sito in detto Casale, e insieme dichiara che lo stesso Giovanni di Roberto già teneva un’altra terza parte dello stesso territorio (L, 35)
1811.
1235, novembre 14, ind. IX – Gregorio Pp. IX a. 9
Boiano
Pietro, not.
Alferio, giudice
Don Mauro, ab. del monastero di S. Lupo di Benevento, in nome di S. Maria del Vivario, chiesa di Boiano, a lui soggetta, concede a Nicola di Boiano, f. del q. Traballisio, sua vita durante tantum, un «balcatorium» in detta città, vicino al mulino «de betica», appartenente alla stessa chiesa, e presso l’altro mulino di San Vito, e due pezzi di terra nelle pertinenze di Boiano, di cui uno nel luogo detto «Vadum strictum», presso il fiume Cansola, e l’altro nel luogo detto Rabe, presso la via pubblica che porta a San Massimo, con patto di corrispondere per il «balcatorium» tre libbre e mezza di cera, e per i terreni la decima di tutti i frutti come canone annuo (XXIX, 1)
1812.
1235, dicembre, ind. IX – Federico imper. a. 16
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice di Montefusco
Il P. Riccardo, vestaraio di M.V., concede a Mattia, ved. del q. not. Matteo, e a Malgerio, suo figlio, la quarta dei beni che fu della q. Maria Riccarda Sarletta, ved. del q. Riccardo de Sarletta, – donata a detto monastero di M.V. dalla suddetta Maria, consistente in una vigna, sita in San Nazzaro, nel luogo detto Villula, e un ortale nello stesso luogo-, per il canone di due tarì (XCI, 4)
1813.
1235 («1236»), dicembre, ind. IX – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Guglielmo, giudice imperiale di Ascoli
Don Nicola Borea, presb. della chiesa di S. Giacomo di Barra, in Ascoli, cede a maestro Lilio Corvisiero un pastino, sito nella Valle di Sant’Elia, e riceve da lui un vignale nel luogo detto Lurano e in più tre parti di un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (XV, 71)
1814.
1235, dicembre, ind. IX – Federico imper. a. 16
Barbato, not.
Giovanni, giudice
Mercurio, chier., f. naturale del q. giudice Giacomo, fratello di Costantino, ratifica la donazione dei suoi beni fatta al monastero di M.V. (LXXXIII, 41)
1815.
1235, dicembre, ind. IX – Federico imper. a. 16
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice di Montefusco
Riccardo, vestarario di M.V., consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Bartolomeo e a Giovanni de Maggio («Maio»), padre e figlio, di Ceppaloni, per 29 anni, due pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto San Barbato, nelle pertinenze di Benevento, e l’altro nel luogo detto Collina («a la cullina»), per la metà dei frutti (XXXVI, 27)
1816.
1235, dicembre, ind. IX – Federico imper. a. 16
Bartolomeo not.
Benevento, giudice
Raone, f. del q. Filippo de Balbano, conte di Conza, signore di Apice e di altre città e castelli, avendo donato al monastero di M.V. un mulino (cfr. 1225, gennaio, Reg. 1541), con facoltà a tutti di potersi recare ad esso per macinare, ora per togliere ogni discordia tra mugnai, vuole che la roba da macinare si distribuisca ugualmente fra i tre mulini (XIV, 18)
1817.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 16, Enrico re a. 23
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Petrone, f. del q. Pietro, e Maria, sua madre, vendono a Giovanni e a Benenato, figli di Giovanni de Tora, una vigna nel luogo detto Melito, per 11 tarì d’oro (LXIX, 34)
1818.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico imper.
Barbato, not.
Giovanni, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., col consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Matteo Pacifico e a Maria, sua figlia e moglie di Mercurio, una casalina, sita in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola, per 5 imperiali all’anno; e insieme si riporta un altro strumento del luglio 1218. Ind. VI (riferito, Reg. 1424) (LXXXIV, 2)
1819.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 16
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice di Montefusco
Si riporta uno strumento del giugno 1226. Ind. XIV (riferito, Reg. 1580) (LXXXIV, 35)
1820.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico a. 16
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Giorgio de Alessandro vende a don Giordano, f. del q. Pagano, la metà di una casa, sita nella parrocchia di S. Nicola, per il prezzo di 3 once (LXXXV, 51)
1821.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 15
Angelo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Il giudice Unfrido concede a Pietro Pecorello un castagneto, sito nel luogo detto Vigna vetrana, per la metà dei frutti superiori e il terratico dei seminati secondo la consuetudine (CVII, 16)
1822.
1236 («1235»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 16, Enrico re a. 23
Pietro, not.
Giovanni, giudice (di Eboli)
Carissima, ved. del q. Giovanni de Divicia, con sua figlia, ecc., vende a Giovanni de Enrico, rettore della chiesa di S. Maria, un pezzo di terra, sito nel luogo detto «lu domu», nelle pertinenze di Eboli, per il prezzo di un’oncia d’oro e mezza quarta (XXXV, 103)
1823.
1236 («1235»), febbraio, ind. IX – Federico imper. a. 16
Ruggiero, not.
Ugo, giudice
Maria, figlia di Bartoomeo de Ausilia, insieme con suo marito Giovanni de Guarino, vende a Giovanni Durante una terra, sita nel luogo detto Mezzana, per 22 tarì d’oro (LIV, 42)
1824.
1236, marzo, ind. IX – Federico imper. a. 16
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Don Gerolamo Teutonico insieme con Maria, sua moglie, concede a Mansone Malebranca, f. del q. Mansone, un territorio, sito nelle pertinenze del castello di Nocera, nel luogo detto Taurano, per la quarta parte dei seminati (XCIII, 31)
1825.
1236, aprile 14, ind. IX – Gregorio Pp. a. 10
Corrado Fermiario, not.
Canturberio, giudice di Benevento
Per ordine di Giovanni, ab. di M.V., dato nel marzo della ind. IX, fra Giovanni da Eboli, preposito di M.V., e fra Riccardo, vestarario di M.V., creano per un anno Bartolomeo, canonico beneventano, procuratore di M.V., perchè difenda a Roma le cause dello stesso monastero, promettendogli che per questo gli sarà dato il debito compenso («salarium constitutum») (XXIV, 209)
1826.
1236, maggio, ind. IX – Federico imper. a. 16, Enrico re a. 24
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Riccardo, f. del q. Giordano Flodino, insieme con sua moglie Reclusa, vende a Pietro, f. del q. don Atto, fratello della suddetta Reclusa, una vigna con selva, sita nel luogo detto Copone, per un’oncia d’oro e una quarta (LXIX, 35)
1827.
1236, maggio, ind. IX – Gregorio Pp. IX a. 10
Crisemondo, giudice e not.
Sottoscritto da fra Pietro O. P., priore della chiesa di S. Domenico di Benevento
Canturberio, f. del q. giudice Saducto, fa testamento e fra gli altri legati lascia al monastero di M.V. molte once d’oro e altri beni, con la condizione che si distribuiscano elemosine ai poveri e ai Padri di M.V. il Giovedì Santo (XXIV, 168)
1828.
1236, giugno, ind. IX – Federico imper. a. 16
Giovanni, not.
Giovanni e Bartolomeo, giudici
Si riporta il testamento di maestro Guglielmo de la Barra, che fra gli altri legati aveva lasciato al monastero di M.V. la quarta parte di un territorio, sito nel luogo detto Parituli (XCVIII, 39)
1829.
1236, luglio 20,domenica, ind. IX – Federico imper. a 39 di Sicilia
Montefusco
Pietro di San Severio, not.
Tommaso di Montenigro, giustiziere imperiale
Il monastero di M.V., e per esso il P. Giovanni, priore della Casa di Eboli, viene confermato con sentenza giudiziale nel possesso di una vigna, sita in Eboli e confinante con un’altra vigna dello stesso monastero (XLII, 23)
1830.
1236, luglio, ind. IX – Federico imper. a. 16
Angelo, not. di Sarno
Unfrido, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., fa riprodurre uno strumento del maggio 1144. Ind. VII (riferito, Reg. 275) (CVI, 6)
1831.
1236, agosto, ind. IX – Federico imper. a. 16, Enrico re a. 24
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il P. Giovanni, priore di M. V., fa riprodurre uno strumento del 1193, luglio. Ind. XI (riferito, Reg. 903) (XCIV, 52)
1832.
1236, settembre 8, ind. X – Gregorio Pp. IX a. 10
Pietro, not.
Saducto, «doctor juris civilis», giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede al not. Benevento e al figlio di lui Nicola, «titulo locationis», durante la loro vita, un territorio nelle pertinenze di Grottaminarda, nel luogo detto Plesco, per due libbre di cera all’anno («XLVII, 16»)
1833.
1236, settembre, ind. X – Federico imper. a. 39 di Sicilia
Acerra
Accardo, not. di Acerra
Lorenzo, giudice di Acerra
Pietro, f. del q. Lorenzo, insieme coi fratelli Urso e Lorenzo, di Acerra, cedono a Pietro Capomacza ogni loro diritto e azione che avevano su un territorio, sito nelle pertinenze di Acerra, nel luogo detto Scipito, per il prezzo di un’oncia d’oro e una quarta (XI)
1834.
1236, ottobre, ind. X – Federico imper. a. 16, Enrico re a. 24
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Matteo e Giovanni, giudici
Giovanni, ab. di M.V., per molti servigi ricevuti dal not. Benevento, cittadino beneventano, gli rilascia una rendita di due libbre di cera all’anno, che doveva corrispondere per una terra che gli era stata concessa con strumento dell’8 settembre 1236. Ind. X (riferito, Reg. 1832) (XLVII, 20)
1835.
1236 («1237»), novembre 21, ind. X – Federico imper. a. 17
Barbato, not.
Giovanni e Simone, giudici
Testamento di Grisa, moglie di Giovanni de Novellone, nel quale assegna in legato al monastero di M.V. le sue robe dotali non consumate, e di più lascia due once d’oro meno una quarta, che il P. Riccardo, vestarario di M.V., ricevette con obbligo di comprarne una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Bartolomeo, con la condizione che il monastero di M.V. a sue spese avrebbe dovuto seppellire il suo cadavere a M.V. (LXXXIII, 102)
1836.
1236, novembre, ind. X – Federico imper. a. 17, Enrico re a. 24
Pietro, not
Luca, giudice (di Eboli)
Il presb. Giovanni d’Enrico, rettore della chiesa di S. Maria a Ripa, cede al P. Martino, monaco di M.V., una terra con querce, sita nelle pertinenze di Eboli, nel luogo detto «lu domu», che il suddetto sacerdote aveva comprata da Carissima, ved. del q. Giovanni de Divicia («Dibicia»), e da Gemma, sua figlia, e in cambio riceve una terra con vigna, sita nel luogo detto San Biagio, e in più un’oncia al peso del Regno (XLII, 24)
1837.
(1236), dicembre 3, ind. X
Foggia
L’imper. Federico ordina che non siano molestati i monasteri di M.V., i suoi monaci, i pascoli, gli animali, i pastori, ecc. di esso (VIII, 65)
1838.
1236, dicembre, ind. X – Federico imper. a. 17, Enrico re a. 24 (in: 1243, febbraio, ind. I)
Matteo, pubbl. not. di Salerno
Landolfo, giudice
Nicola de Ala costituisce suoi «fidei commissarii» gli zii Pietro e Guglielmo, figli del q. maestro Gregorio «aurificis qui dicitur da Ala» (in CV, 65)
1839.
1237, febbraio, ind. X – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Ruggiero, giudice di Ascoli
Simeone Corvisiero, di Ascoli, f. di maestro Cipriano, tutore testamentario dei figli del q. Adelardo, dichiara che il suddetto Adelardo fu soddisfatto da maestro Pietro de Damiano, suo fratello, dell’oncia d’oro che gli aveva prestata (XV, 93)
1840.
1237, aprile, ind. X – Federico imper. a. 17
Pietro, not.
Guglielmo, Giovanni e Pietro, giudici
Il signor Girnoldo Teutonico, insieme con la signora Maria de Menda, figlia del signor Riccardo, dona al monastero di M.V., nelle mani di Giovanni, ab. di M.V., cinque pezzi di terra, dei quali uno presso la via pubblica, un altro nel luogo detto Longula, un altro nello stesso luogo, un altro nel luogo detto Bagnara, e infine uno nel luogo detto Maurone: tutti nelle pertinenze del castello di Nocera (XCII, 49)
1841.
1237, maggio, ind. X – Federico imper. a. 17
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice di Montefusco
Martino Balerini dona al monastero di M.V. l’usufrutto dei beni che egli stesso aveva donato al monastero di M.V., e che Giovanni, ab. di M.V., ora concede a Tipoldo Lanista, per tre tarì di canone annuo (LXXXIII, 42)
1842.
1237, giugno, ind. X – Federico imper.
Barbato, not.
Giovanni de Speneindeo, giudice
Simone de Molisio, f. dei Raone, conferma tutte le donazioni e concessioni fatte al monastero di M.V. da suo padre e dai suoi predecessori, e specialmente conferma un’isca, sita presso il fiume Calore, e per questa conferma riceve da Giovanni,ab. di M.V., per le mani di Riccardo, infirmarario di M.V., un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (XLVI, 30)
1843.
1237, luglio, ind. X – Federico imper.
Gestorio, not.
Giovanni, giudice
Luciano di Padula, vende a sua sorella Druda e al marito di lei Nicola Scotto un vignale, sito vicino alla Fusara, per un’oncia d’oro e una quarta (XCV, 46)
1844.
1237, luglio, ind. X – Federico imper.
Ascoli
Bertolotta, pubbl.not. di Ascoli
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Jacono Costanzo, f. del q. Pandolfo de Comestabulo, cittadino di Ascoli, vende a Bartolomeo de Landenulfo una terra, sita nel luogo detto Arenario, presso i beni di M.V., per il prezzo di due once e mezza di tarì di Sicilia (XV, 57)
1845.
1237, luglio, ind. X – Federico imper.
Ascoli
Guglielmo, not.
Bisanzio, giudice imperiale di Ascoli
Maraldicio, f. del q. Giovanni Cito de Maraldicio, di Ascoli, vende a Leonardo del Vescovo («de Episcopo») un pastino con terra «vacua», sito dalla parte della Fontana, presso le terre della chiesa di S. Maria di M.V., per cinque once di tarì di Sicilia, ma eccettua dalla vendita la terza parte sopra 14 ordini di viti dalla parte superiore, che appartengono a Giuseppe Russo, che vi confina (XV, 56)
1846.
1237, settembre, ind. XI – Federico imper. a. 39 di Sicilia
Bartolomeo, not.
Giovanni, e altri, giudicidi Arienzo
Goffredo Pandone, f. di don Giovanni Pandone, d’Arienzo, col consenso di suo padre, assegna a Sibilia, sua moglie, sorella di Raone, f. del q. Raone di Limata, per 20 once d’oro avute per dote, due starze, delle quali una nel luogo detto Adesclita, e l’altra detta Vico («ad bicum»), con patto di ritenerle in usufrutto, finchè dal padre di lei non saranno state pagate le 20 once d’oro (XIV, 164)
1847.
1237, novembre 18, ind. XI – Gregorio Pp. IX a. 11 (in: 1237, dicembre 27, ind. XI)
Roma, dal Laterano
Gregorio Pp. IX incarica l’ab. di S. Lorenzo di Aversa e i canonici beneventani Tolomeo e Ludovico, perchè decidano delle controversie tra l’abate di M.V. e la Badessa del S. Salvatore del Goleto, per la chiesa di S. Maria di Paterno e altre chiese (in I, 14)
1848.
1237, novembre 20, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 24
Vago, not. di Avellino
Sottoscritto da Ruggiero, vesc. di Avellino, e da Pietro, arcidiac. del Casale di M.V., detto Santa Maria del Preposito, un castagneto, nel luogo detto Pietracorvo («Petracorbi»), per la metà dei frutti (CXX, 102)
1849.
1237, novembre, ind. XI – Federico imper. a. 17
Bartolomeo, not. di Arienzo
Giovanni, giudice
Il monastero di M.V. concede a Piero di Domenico tre pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Cervinara, dei quali uno nel luogo detto Turelli, e un altro nel luogo detto Marmora, vicino alla chiesa di S. Festo, e un terzo nel luogo detto Campo d’oro, per il canone della terza parte di un’oncia d’oro (XXXVII, 162)
1850.
1237, novembre, ind. XI – Federico imper.
Giovanni, pubbl. not. di Avella
Alessandro, giudice
Giovanni, ab. di M.V., assegna le doti a Margherita, figlia del q. giudice Bartolomeo, di Avella (cfr. 1232 («1231»), febbraio. Ind. V, Reg. 1719), che va sposa a Giorgio, f. del q. Polimio, e cioè: tutti i beni lasciati da suo padre, riservando per il monastero una corte maggiore, sita nel luogo detto Ayella, per cui il suddetto sposo si obbliga a corrispondere al monastero la metà dei frutti superiori e inferiori e due once d’oro (XVII, 45)
1851.
1237, dicembre 19, sabato, ind. XI – Federico imper. a. 18 (in: 1237, dicembre 27, ind. XI)
Aversa, nel monastero di S. Lorenzo
Giovanni, not.
Filippo, giudice di Aversa
Dietro richiesta di fra Pietro, monaco di M.V. e procuratore del monastero di M.V. per la lite che c’era tra il monastero di M.V. e quello del Goleto, riguardo alle chiese di S. Maria in Paterno e di S. Pietro in Chiusano, si fa dichiarare contumace il procuratore del monastero del Goleto, e perciò si fa immettere il monastero di M.V. nel possesso di quelle chiese: sentenza alla quale intervengono Nicola, ab. del monastero di S. Lorenzo d’Aversa, e Ludovico e Pietro tolomeo, canonici di Benevento, delegati quali giudici per questa causa (in I, 14)
1852.
1237, dicembre 27, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 24
Bernardo, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Si riporta la bolla di Gregorio Pp. IX, data dal Laterano il 18 novembre 1237, e si riporta ancora uno strumento del 19 dicembre 1237. Ind. XI, rogato in S. Lorenzo di Aversa dal not. Giovanni, alla presenza di Filippo, giudice di Aversa (riferiti, Regg. 1847, 1851): e questo a richiesta di fra Riccardo, monaco e «infirmarario» di M. V. (I, 14)
1853.
1237, («1238»), dicembre, ind. XI – Federico imper. a. 17, Enrico re a. 25
Ascoli
Pietro, pubbl. not. di Ascoli
Giovanni, giudice di Ascoli
Maria, ved. del q. Pietro de Bella, nel suo testamento lascia a Guglielmo de Russumanno, suo nipote, una casa di fabbrica, sita in Ascoli, nel distretto della parrocchia di S. Giorgio, presso il monastero di M.V. di questa città (XV, 18)
1854.
1237, dicembre, ind. XI – Federico imper. a. 18
Angelo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
L’ab. Giovanni Capro («Caper»), rettore della chiesa di S. Chirico (qui «sancti Cirici») in Sarno, alla presenza del vesc. Giovanni, e col consenso dei Canonici, cede al giudice Unfrido una terra nel luogo detto Furunculo; e in cambio riceve due arbusti, dei quali uno nel luogo detto Ferrari, e l’altro nel luogo detto San Pietro (CVII, 8)
1855.
1237 («1238»), dicembre, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico a. 26
Leone, not.
Pietro e Giovanni, giudici di Mercogliano
Riccardo de Tommaso, e Galicia, sua moglie, vendono a Giovanni, f. di Mercurio Aurecchiuto, un nocelleto, sito nel luogo detto Torelli, redditizio alla chiesa di S. Pietro in mezzo tarì annuo, per il prezzo di due once d’oro meno un tarì, e col suddetto onere (LXIX, 38)
1856.
1238 («1237»), gennaio 20, ind. XI – Gregorio Pp. a. 11
Pietro, not. (dal S.T.)
Saducto, «doctor juris civilis», giudice e scriba «beneventani palatii»
Il P. Giovanni, preposito e procuratore di M.V., assegna a maestro Pietro Ilario («de Lari»), scrivano del Papa, la chiesa di S. Maria degli Angeli con tutte le sue pertinenze e il vino che dovevano corrispondere i vassalli di S. Quirico, avendo egli ricevuto dal Sommo Pontefice Gregorio IX un beneficio di tre once d’oro annue da riscuotersi sui beni del monastero di M.V., ma gli si ingiunge l’obbligo di non alienare quel beneficio, in modo che dopo la sua morte debba ritornare al monastero di M.V.; e da parte sua Pietro rimette al monastero le somme arretrate che doveva ancora riscuotere (XCIX, 29)
1857.
1838 («1237»), gennaio, ind. XI – Federico imper. a. 18
Angelo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Romualdo, arciprete di Sarno, e don Concilio, rettore della chiesa di S. Teodoro, col consenso del vesc. della città, concedono al giudice Unfrido un arbusto nel luogo detto Furunculo, per il canone annuo di una libbra di cera (CVII, 17)
1858.
1238 («1237»), febbraio 24 («sesto die stante»), ind. XI – Gregorio Pp. IX a. 11
Benevento
Bartolomeo, not.
Roffrido, giudice
Giovanni Benincasa, f. del q. Bartolomeo Benincasa, vende a Nicola de Onofrio un pò di terra con orticello, sito fuori Benevento, nel luogo detto Forni, nella parrocchia di S. Nicola, nel suburbio di Porta Rufina, per mezz’oncia d’oro (XXVI, 47)
1859.
1238 («1237»), febbraio 26, ind. XI – Federico imper. a. 18
Salerno, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo, giudice di Avellino
Giovanni de Monteforte, f. di Giovanni de Monteforte, compra da Maria, moglie del q. Parisio e da Tommaso, suo figlio, un pezzo di terra con vigna, sito nel luogo detto Vico Bairano, redditizio al monastero di M.V. nella decima del seminato, per il prezzo di 4 once d’oro e col suddetto onere (XIX, 89)
1860.
1238 («1237»), febbraio, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Giovanni, not.
Giovanni e Donadeo, giudici
Giovanni «dei gratia» ab. di M.V., concede a Biagio, f. di …, due pezzi di terra, dei quali uno a castagneto e l’altro con terra «vacua», siti nel luogo detto Campomarino, per la metà delle castagne, del vino e degli altri frutti superiori; e per questa concessione riceve un’oncia e mezza d’oro (LIX, 85)
1861.
1238, marzo, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Giovanni, not.
Giovanni, giudice di Mercogliano
Bartolomeo, f. del q. Matteo Basso, insieme con sua sorella Maria e col marito di lei Ruggiero di Costanzo, vende a Giovanni, f. di Alderisio, una selva nel luogo detto Sala, per 20 tarì d’oro (LXIX, 37)
1862.
1238, marzo, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Modestino di landone, e Giovanna, sua madre, vendono a Giovanni, f. di Alderisio, una terra nel luogo detto Cesinole, per 12 tarì d’oro (LXIX, 36)
1863.
1238, aprile, ind. XI – Federico imper. a. 18
Leone, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Don Nicola, f. del q. Ruggiero di don Lando, rettore e custode della chiesa di S. Giacomo; costruita nel luogo detto Urbiniano, concede a Guglielmo, f. del q. Guglielmo Martini, una terra con orto, sita nel luogo detto Preteta, per un tarì di Salerno all’anno (LXXI, 44)
1864.
1238, maggio 7, ind. XI – Gregorio Pp. a. 12
Pietro, not.
Roffrido, giudice di Benevento
Riccardo, monaco di M.V., come procuratore dell’ab. Giovanni e della Comunità di M.V. fa presente a Ugolino, arcivesc. di Benevento, che in forza della lettera ricevuta dal Papa «super provisione Andree clerici Romani facienda», egli non può costringere il monastero di M.V. a quest’onere, perchè nella lettera del Papa si dice che la provvisione per il suddetto chierico deve essere fatta da quattro monasteri, che non siano stati onerati di simile provvisione dalla Sede apostolica; ora il monastero di M.V., «non tantum simili provisione sed etiam duplo maiori» è già aggravato dalla Sede apostolica. Infatti: 1°. dal papa Innocenzo gli è stato imposto di provvedere al cieco Giacomo, cittadino beneventano, «in vite necessariis»; 2°. dal papa Onorio gli è stato imposto di provvedere al cieco Palmiero «in vite necessariis»; 3°. dall’attuale papa Gregorio (IX) gli è stato imposto di assegnare al maestro Pietro Ylario, «domini pape scriptoris», un beneficio dal reddito almeno 3 once d’oro, e a questo scopo gli si è dovuta assegnare la chiesa di S. Maria degli Angeli in San Chirico di Tricarico e il provento di metà di tutte le possessioni, site in Pietrastornina, benchè tali proventi fossero destinati esclusivamente ad uso dei monaci; 4°. dallo stesso papa Gregorio (IX) gli è stato imposto di assegnare il reddito di un’oncia d’oro all’anno a Leucio, ex ebreo. Ciò premesso il monastero di M.V. si appella al Papa (XXIV, 210)
1865.
1238, maggio 14, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 24
Salerno, pubbl. not. di Avellino
Enrico, giudice di Avellino
Alferio di Giovanni, col consenso di Giovanni, suo fratello, e di Adierna, sua moglie, vende a Riccardo de Rainaldo, abitante nel Casale di M.V., due pezzi di terra con querceto e castagneto, siti nel luogo detto Fontanelle, per otto quarantine d’olio all’anno (XXI, 26)
1866.
1238 («1237»), maggio, ind. XI – Federico imper.
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il P. Martino, monaco di M.V., affitta per 4 anni a Jacopo Pietro, f. del q. Albano, e a Leonardo, suo figlio, un pezzo di terra con olivi, sito nel luogo detto Fontanelle, per otto quarantine d’olio all’anno (LXVI, 1)
1867.
1238 («1237»), maggio, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
In occasione del matrimonio tra Ruggiero, f. del q. Guglielmo de Sofia e Maria, figlia del q. Giovanni di don Maggio, Marrisio di don Maggio e suo fratello Nicola assegnano per dote alla loro nipote delle terre e una casa a Preturio, presso Mercogliano (LXXII, 45)
1868.
1238, giugno 19, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Salerno, pubb. not. di Avellino
Guglielmo, giudice di Avellino
Giovanni Sapio, not. di Avellino, col consenso di sua moglie, vende a Luciano, cittadino di Nola, una sua porzione di terra con nocelleto, sita nel luogo detto Piano Pennolo; e un’altra porzione di terra con castagneto e vigna, nel luogo detto Tauro pennolo, per il prezzo di 18 once d’oro, otto tarì e una quarta, e insieme si dichiara che l’altra porzione era posseduta da Malfrido, fratello di Giovanni (XXI, 27)
1869.
1238, giugno, ind. XI – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Alla presenza di parecchi nobili, Giacomo de Girardo, cittadino romano, presta giuramento di fedeltà all’imperatore Federico in questo modo: «tactis corporaliter sacrosanctis evangeliis iuravit domino Imperatori vassallagium in hunc modum: Ego Jacobus iuro ad hec sancta dei evangelia quod ad hac hora in antea ero vassallus et fidelis domino meo Frederico dei gratia Romanorum Imperatori… ac omnem fidem et devotionem servabo in negotiis et servitiis meis» e promette inoltre di essere amico degli amici e nemico dei nemici dell’imperatore (X, 6)
1870.
1238, luglio 21, ind. XI – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 25
Giovanni Guerriero, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Luciano, della città di Nola, vende al marchese di Hohemburg, signore di Monteforte e di Arienzo («Argentii»), l’intera metà di un mulino, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto «alli valli… et est in flumine et de flumine fornate», per il prezzo di 200 once d’oro «in augustalibus», mulino che egli aveva comprato da Giovanni de Aliperto, di Avellino, e da Riccardo suo figlio (XXI, 28)
1871.
1238, ottobre 10, venerdi, ind. XII – Federico imper. a. 18, Enrico re a. 25
Giovanni, not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riportano due strumenti, dei quali uno dell’agosto 1158, e l’altro del marzo 1150 (riferiti, Regg. 369, 294) (VIII, 72)
1872.
1238, ottobre, ind. XII – Federico imper. a. 18
Simone, not. di Maddaloni
Guglielmo, giudice di Maddaloni
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riporta il privilegio concesso da Giovanni, vesc. di Avellino, nel maggio 1126. Ind. IV (riferito, Reg. 153) (I, 15)
1873.
1238, ottobre, ind. XII – Federico imper. a. 18
Simone, not. di Maddaloni
Guglielmo, giudice di Maddaloni
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riporta il privilegio di Guglielmo, vesc. di Avellino, del dicembre 1185. Ind. IV (riferito, Reg. 762) (I, 16)
1874.
1238, dicembre, ind. XII – Federico imper. a. 19
Salerno
Patrizio di Capua, not.
Matteo Marchisio, giudice
Maestro Angelo di Martino, della corte imperiale, concede al giudice Unfrido un mulino, sito alla Foce, in Sarno, per la metà del frutto e un’oncia d’oro d’entratura (CVII, 18)
1875.
1238, dicembre, ind. XII – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 26
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Il monastero di M.V. concede per 18 anni al not. Andrea di Cecilia una terra con olivi, sita nel luogo detto San Biagio, per un quarantino d’olio all’anno (XCVI, 11)
1876.
1239 («1238»), gennaio, ind. XII – Federico imper. a. 19
Giovanni, not.
Giovanni de Speneindeo e Simone, giudice
Il priore di S. Giovanni a Marcopio, a nome di M.V., concede l’assenzo a Tommaso de Berta di poter vendere a Giovanni Calvo una casa in Montefusco, vicino alla chiesa di S. Lucia, casa sulla quale lo stesso Tommaso aveva donato al monastero di M.V. una rendito annua di 8 imperiali (LXXXIV, 36)
1877.
1239 («1238»), febbraio 8, ind. XII – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 25
Avellino, nel monastero di S. Benedetto
Salerno, not. di Avellino
Guglielmo, giudice di Avellino
Dietro richiesta di fra Riccardo, monaco e «infirmarario» di M.V., si riporta un privilegio dell’imper. Federico, dato da Palermo l’ottobre 1221 (riferito, Reg. 1475), contenente la conferma della donazione della Roccella in Sicilia (VIII, 71)
Bibl.: Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, II, Parte I, p. 204 s.
1878.
1239 («1238»), febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 26
Pietro, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Matteo, f. del q. Giovanni, vende al monastero di M.V. una terra con olivi sita nel luogo detto Serra della chiesa di Santa Trinità, per il prezzo di 9 once d’oro (XCVI, 8)
1879.
1239 («1238»), febbraio, ind. XII – Federico imper. a. 19
Giovanni, not.
Luca, giudice (di Eboli)
Bartolomeo e Ruggiero Cordianerio, figli del q. Daniele, con il consenso di Caratenuta, moglie di quest’ultimo, vendono al P. Martino, monaco di M.V., un territorio arbustato nel luogo detto Montepiano per 3 once d’oro (LVII, 18)
1880.
1239, aprile, ind. XIII – Federico imper.
Andrea de Balsamo, not. di Nocera
Guido, giudice
Matteo de Malgerio, Mabilia e Letizia, sue sorelle, cedono a Bartolomeo de Ligorio tutti i diritti che potevano avere su un pezzo di terra, sito in Nocera, nel luogo chiamato Maurone, contiguo, fra l’altro, ai beni del signor Guido Filangieri, salvo però i diritti spettanti su quel fondo allo stesso signor Guido (XCIII, 39)
1881.
1239, aprile, ind. XII
Pietro, giudice e not.
Il P. Riccardo, monaco di M.V., con procura di Giovanni, ab. di M.V., concede a Riccardo, f. di Silvestro de Platea, un pezzo di terra, sito nel luogo detto Palmintella, per il canone annuo di cinque tarì (XLIV, 78)
1882.
1239, maggio 22, ind. XII – Federico imper. a. 42 di Sicilia
Ambrogio, not. di Sant’Agata
Lorenzo, giudice di Sant’Agata
Giovanni, vesc. di S. Agata dei Goti (che si sottoscrive), col consenso del suo Capitolo cattedrale, concede a Giovanni, ab. di M. V., la facoltà di poter edificare una chiesa vicino al monastero di Arienzo, nel luogo detto «alle Prese», di farvi il cimitero per seppellirvi secolari, e concedendo ai superiori locali di Sant’Agata tutte le dignità, esenzioni e privilegi che godevano gli altri Superiori di M.V. negli altri luoghi, con la condizione di corrispondere una certa quantità di cera il Giovedì Santo di ogni anno (I, 17)
1883.
1239, maggio, ind. XII
Pietro, not. e giudice
Il P. Riccardo, monaco di M.V., e procuratore di Giovanni, ab. di M.V.. concede a Giovanni de Romualdo e ad amato Papa due territori, dei quali uno nel luogo detto Pindinellu, e l’altro nel luogo detto Pratura, per un tarì d’oro all’anno (CXI, 89)
1884.
1239, giugno, ind. XII («XIII») – Federico imper. a. 19
Roberto, not.
Salomone, giudice
Raone de Limata, f. del q. Raone, per dei servigi ricevuti da Giovanni de Avellino , e da Simeone d’Arcangelo, suo suocero, concede loro un tenimento, con patto di corrispondere 4 tarì amalfitani all’anno, nel giorno di S. Mattia (XX, 54)
1885.
1239, luglio, ind. XII – Federico imper. a. 19
Zaccaria, not. di Lauro
Tommaso e Giovanni, giudici
Nicola de Cappello, f. del q. Ruggiero de Cappello, abitante in Lauro, vende a Ruggiero de Cappello, abitante in Lauro, vende a Ruggiero de Cappello, f. del q. Matteo, tutti i frutti superiori e inferiori che gli provenivano da una starza di nocciuole di 48 moggi, sita nel luogo detto «alla laniohitu», per lo spazio di 7 anni, per il prezzo di 20 once, ma con l’onere di corrispondere ogni anno 30 tarì amalfitani alla chiesa di S. Barbato (di Lauro) (XLIX, 75)
1886.
1239, agosto, ind. XII (in: 1242, giugno, ind. XV)
Giovanni, ab. di M.V., elegge suo procuratore il P. Giovanni, infermiere del monastero di M.V., costruito nel luogo detto «Aqua Columba» (in LXXXVII, 56)
1887.
1239, agosto, ind. XII – Federico imper. a. 42 di Sicilia
Ascoli
Nicola, not.
Peregrino, giudice imperiale di Ascoli
Benedetto, f. di Filippo d’Ascoli, vende a Deuteamondo de Sellitto tre parti della metà d’una casa , sita in Ascoli, dalla parte del Fondo, per il prezzo di un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (XV, 58)
1888.
1239, settembre, ind. XIII – Federico imper. a. 19
Angelo, not. di Sarno
Alfano, giudice
Il P. Riccardo, vestarario di M.V., fa riportare una lettera del giudice Peregrino, di Caserta, diretta ai procuratori di Sarno, con la quale costui fa loro intenere d’aver avuto ordine dal Re Federico di non poter revocare i privilegi concessi dai precedenti re alla Congregazione di M.V. e all’Ospedale di Sant’Antonio in Sarno, e perciò non doveva essere molestato il monastero di M.V. nel possesso di alcuni feudi che aveva in Sarno (CVI, 29)
1889.
1239, ottobre, ind. XIII – Federico imper. a. 19
Barbato, not.
Roberto, giudice di Montefusco
Il presb. Giovanni, f. del q. Pagano, dona al monastero di M.V., per le mani del P. Riccardo, vestarario di M.V., una casa, sita in Montefusco, nella parrocchia di S. Nicola; una vigna, sita in Santa Maria a Vico, nel luogo detto Caminata; una chiusa con vigna, terra «vacua», ecc., sita nello stesso luogo; e la metà dei suoi beni mobili, di cui però il monastero avrebbe preso possesso solo dopo la sua morte: donazione che viene fatta a Giovanni, ab. di M.V. e da lui accettata (LII, 62)
1890.
1239, dicembre 16, ind. XII – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 26
Salerno, pubbl. not. di Avellino
Giovanni, giudice di Avellino
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riportano due privilegi: uno di Enrico VI del 30 marzo 1195. Ind. XIII, dato da Bari, e l’altro di Federico imper. del mese di febbraio 1223. Ind. XI, dato da San Germano (riferiti, Regg. 956, 1506) (VIII, 76)
1891.
1239 (mese e Ind., rosi) – Federico imper. a 19, Enrico re a. 27
Leone, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Risico… vende a Giovanni de Morlando una vigna, sita nel luogo detto Torelli, per il prezzo di due once d’oro (LXIX, 39)1)
1892.
1240 («1239»), gennaio 26, ind. XIII – Federico imper. a. 20, Enrico re a. 26
Salerno, pubbl. not. di Avellino
Giovanni, giudice di Avellino
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riporta un privilegio di Federico imper., dato da Foggia il 9 dicembre (1226). Ind. XV (riferito, Reg. 1595) (VIII, 75)
1893.
1240 («1239»), gennaio, ind. XIII – Federico imper. a. 19
Enrico re a. 27
Matteo, giudice di Mercogliano
Maria, moglie di Bartolomeo Cimino, di Mercogliano e figlia di Gualtiero Rabuano, fra gli altri legati posti nel suo ultimo testamento, in uno lascia a suo marito una casa, in Mercogliano, vicino alla Porta di Capo, un nocelleto nel luogo detto Bandiera, e un territorio nel luogo detto Fabbrica, e tutti gli altri suoi beni (LXVII, 35)
1894.
1240 («1239»), gennaio, ind. XIII – Federico imper. a. 20
Barbato, not.
Roberto, giudice di Montefusco
Giovanni, ab. di M.V., concede a Pietro Giordano, f. del q. Pagano di Montefusco, sua vita durante, una casa con corte, sita nella parrocchia di S. Nicola, nel luogo detto Camminate; una vigna con terra «vacua»; una vigna nel casale di Santa Maria a Vico; una vigna nel luogo detto Calarano: il tutto per due tarì e una quarta d’oncia d’oro all’anno, e con patto che alla sua morte questi stabili debbano ritornare in potere del monastero (LXXXIV, 3)
1895.
1240, marzo 30, ind. XIII – Federico imper. a. 19, Enrico re a. 26
Malfrido, not. di Avellino
Giovanni, giudice
Dietro richiesta di Giacomo de Lauro e di Guarino, suo fratello, si riporta uno strumento del 31 gennaio 1234 («1233»), rogato in Messina dal not. Giovanni, e sottoscritto da più giudici (riferito, Reg. 1783) (LXXIII, 1)
1896.
1240. marzo, ind. XIII – Federico imper. a. 20
Simone, not.
Pietro Benedetto, giudice
Fra Angelo, priore del monastero di S. Maria Reale in Maddaloni e della Casa di M.V. esistente in Capua, col consenso di don Landolfo e don Mauro, monaci del suddetto monastero, concede a Nicola de Palma, abitante «de villa capiarisio», e ai suoi redi, escluse le donne e i chierici («exclusis feminis et clericis»), quattro pezzi di terra, siti nel Lagni, e cioè: uno nel luogo detto «a lu Gualdu», un altro nel luogo detto Gualdesano, un terzo nel luogo detto Termine, e l’ultimo nel luogo detto Castaldi: per 13 once di cera all’anno, e 9 tarì d’entratura (LI, 27)
1897.
1240, marzo, ind. XIII – Federico imper. a. 43 di Sicilia
Gualtiero, not.
Giovanni, giudice
Il diac. Riccardo de Giovanna («de Joanna»), insieme coi suoi fratelli, abitanti nel casale di Pao («casalis Pao»), vendono a maestro Guglielmo de Palumba, del suddetto casale, una terra e una casa, con orticello, sita nello stesso casale, vicino alla chiesa di S. Lorenzo, per il prezzo di 4 once (XLIX, 76)
1898.
1240, aprile, ind. XIII – Federico imper. a. 42 di Sicilia
Simone, not.
Stabile, giudice
Il padre fra Angelo, priore di Maddaloni, col consenso di don Landolfo e di don Mauro, concede a Nicola e Giovanni, fratelli, figli del q. Pietro de Deodato, abitanti nella villa di Capiarisio, due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Maddaloni, dei quali uno nel luogo detto Termine, e l’altro nel luogo detto «a lu gualdu», per il canone annuo di una libbra di cera (LI, 28)
1899.
1240, maggio 10, ind. XIII – Federico imper. a. 20, Enrico re a. 27
Pietro, not.
Roberto, giudice (di Eboli)
Il giudice Luca, f. del q. Martino, offre se stesso al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, ab. di M.V., e insieme dona un querceto con terre lavorative, nel luogo detto Stratella e Cerritella, spettante a lui per parte di sua moglie Miniarda; inoltre ratifica il testamento e la donazione da essa fatta di quel querceto e di altri beni al monastero, e fa prendere subito possesso il monastero di quei beni; e per questo vien ricevuto da Giovanni, ab. di M.V., come uno degli altri monaci con diritto ad essergli somministrato vitto e vestito (XLIV, 74)
1900.
1240, maggio, ind. XIII – Federico imper. a. 20
Pietro, not.
Roberto, giudice (di Eboli)
Pietro de Elia dona al monastero di M. V., per le mani di Giovanni, ab. di M.V., un oliveto, sito nel casale di Padula, nel luogo detto «Terra de li mundi» (XCV, 1)
1901.
1240, luglio 12, ind. XIII – Federico imper. a. 20, Enrico re a. 27
Bernardo, not. di Avellino
Giovanni de Rocca, giudice di Avellino
Dietro richiesta di fra Giovanni da Eboli, preposito di M.V., si riporta uno strumento del 16 dicembre 1200, rogato in Bari dal not. Nicola Peregrino (riferito, Reg. 1108) (XXIII, 116)
1902.
1240, luglio, ind. XIII – Federico imper. a. 21
Riccardo, not. di Sarno
Giovanni, giudice
Il giudice Unfrido dona al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, ab. di M.V., le case , i sedili e una cappella di S. Giovanni, con tutte le terre ad essa congiunte, site in Sarno, nel luogo detto Corvo («Corbo»); inoltre dona un pezzo di terra, le case che possedeva in Sarno, un tenimento, pure in Sarno, nel luogo detto San Giorgio; un arbusto nel luogo detto Santa Maria della Strada e Vigna domnica; un oliveto fuori la Foce, redditizio al vesc. di Sarno in un canone annuo di due libbre di cera; un oliveto nel luogo detto Carricella, redditizio anch’esso al vesc. di Sarno in una libbra di cera all’anno; un territorio nel luogo detto San Pantaleone, un altro territorio nel luogo detto Laurito; un castagneto con oliveto nel luogo detto Pignale; un castagneto nel luogo detto Trasenda pilosa, un territorio nel luogo detto Valentino, un mulino alla Foce, redditizio al vesc. di Sarno in 5 tarì annui: tutto ciò con patto di essere seppellito nella chiesa di M.V., con l’obbligo da parte del monastero di corrispondere al vesc. di Sarno un tarì all’anno per la suddetta chiesa di S. Giovanni, tenere un monaco in questa chiesa con l’obbligo di celebrare ogni giorno per l’anima sua e fargli l’anniversario, nel qual giorno, come riparazione di quel che egli avesse potuto ingiustamente togliere, l’ab. di M.V. avrebbe dovuto dispensare un’ oncia d’oro, cioè metà ai Padri e metà ai poveri (CVI, 1)
1903.
1240, dicembre, ind. XIV – Federico imper. a. 21, Enrico re a. 27
Leone, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Matteo, f. di Giovanni de Guido, avendo sposato Margherita, f. di Goffrido di Marchionno, assegna alla sposa la quarta dei suoi beni (LXXII, 46)
1904.
1241, gennaio, ind. XIV – Federico imper. a. 21
Foggia
L’imper. Federico conferma all’ab. Giovanni e per esso al monastro di M.V., alla presenza di due religiosi mandati dall’ab. presso di lui, la donazione delle possessioni fatta in Sarno dal giudice Unfrido de Sarno, e cioè: la cappella di S. Giovanni, le case, i sedili, oliveti, castagneti, arbusti e possessioni, siti in Sarno e sue pertinenze, e una parte di un mulino sul fiume Foce, della stessa terra, eccettuata la quarta parte su questi beni, spettante a Finizia, moglie di Unfrido (cfr. Reg. 1901); conferma la donazione fatta da Maria de Menda, figlia del q. Riccardo de Menda, di Nocera, e da suo marito Gernoldo, i quali donarono la cappella di S. Maria con le case e possessioni in territorio di Nocera e nel luogo detto Barbazano; infine conferma la donazione fatta da Ricca, figlia del q. pandolfo Compalazio di Capua e da suo marito Gualtiero di Cicala, di case e possessioni nella città di Capua e sue pertinenze (VIII, 77)
Bibl.: Minieri-Riccio, Saggio di cod. diplomatico, vol. I, p. 27, n. XX; Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici Secundi, VI, Parte I, p. 22
1905.
1241 («1242»), marzo, ind. XIV – Federico imper. a. 22
Riccardo, pubbl. not. di Sarno
Ugo, giudice
Pietro de Stefano, f. del q. Riccardo, e Maria, sua madre, vendono a Giovanni de Acerra un pezzo di terra nel casale di San Marzano, nel luogo detto «ad becereta», per il prezzo di mezz’oncia d’oro, e salvi i diritti che su quel territorio avevano la chiesa di Materdomini e la chiesa di S. Biagio e la Corte (LIV, 43)
1906.
1241, maggio, ind. XIV – Federico imper. a. 21, Enrico re a. 28
Pietro, not.
Roberto, giudice (di Eboli)
Roberto de Golia, insieme con suo fratello Pietro, col consenso delle loro mogli Diamare e Synnaddona, vendono a Rosa, ved. del q. Adenulfo, una casa, sita nella parrocchia di S. Giorgio, pre il prezzo di 5 once d’oro meno una quarta al peso del Regno (XLII, 37)
1907.
1241, giugno, ind. XIV – Federico imper. a. 21
Costanzo, not. di Airola della Valle Caudina
Guglielmo Fanga, giudice di Airola
Martino, not. di Airola, venuto nel monastero di M.V., obbligò con giuramento i custodi e i tesorieri della chiesa di M.V. a consegnargli il tesoro che era in quella chiesa, e consistente in: sei calici d’argento, dei quali uno di 11 once e mezza, uno di 11 once, 19 tarì e 15 grana, uno di 11 once e 22 tarì e mezzo , uno di 11 once e 22 tarì e mezzo, uno di cinque once, 26 tarì e 5 grana, uno di una libbra; i testi del Vangelo con lavori d’argento; un incensiere d’argento del valore di 19 once; due ampolle d’argento del valore di tre once e 20 tarì; un pomo d’argento «quod ponitur in pede crucis» di cinque once; «cannillum unum» di argento, di 28 tarì; una Immagine imperiale d’argento, di 29 ince; dieci voti d’argento del valore di 2 once e mezza complessive, – tutto questo argento assomava a 10 libbre, 4 once e 19 tarì – ; inoltre due croci d’argento, delle quali una di 20 once e 15 tarì «et ipsa cruce est de ligno domini et sunt ibi reliquie sancti Jacobi fratris Domini et Sancti Cosme et Damiani et Sancti Simeonis et Sancti Clementis», l’altra di 26 tarì e mezzo «in qua cruce est de ligno Domini similiter relatione monachorum»; inoltre: due ampolle di cristallo, ornate d’argento coi coperchi d’argento, e le ampolle sono di 4 once e 7 tarì e mezzo; inoltre «ginpam unam de panno ianco cum listis de auro», e una «ginpam» vecchia «de panno aurecellato cum listis de auro», e una «ginpam de panno furiario in qua est aliquantulum auri» ; inoltre 23 tovaglie di seta per altari; un «samnitum» con fondo d’oro per altare; un altro «samnitum… alinum cum volucribus de auro cum apostolis»; ; inoltre «cendata tam ialina que vocant facies de altari»; una porpora «ialinam rotatam que dicitur facies de altari»; un panno con rose d’oro «et in unoquoque capite est una lista de auro»; un panno «cum solaccis de auro et in uno capite ipsius est una lista de auro»; un panno lavorato con liste rosse e bianche e con uccelli di seta e latri lavori; una cortina vecchia di «cendato rubeo», sul cui fondo vi sono due cavalli; una pianeta di porpora; un’altra pianeta «cum volucribus grifis»; una «cultram de cendato rubro»; un’altra «cultram de purpura que ponuntur super mortuis»; 36 cristalli: – tutte le quali cose il predetto not. Martino diede a custodire a Giovanni Faraone e a Mattia, f. del q. not. Pietro di Mercogliano fino a nuovo ordine di Andrea de Cicala, capitano imperiale e maestro giustiziere, «quos Johannes et Mattias novimus esse de melioribus et dicioribus Merculiani» (LXXVI, 57)
1908.
1241, agosto, ind. XIV – Federico imper.
Bartolomeo, not.
Guglielmo Marescalco, giudice di Cicala
Giovanni, arcidiac. di Cefalù, f. di Felice, f. del giudice Giordano del castello di Cicala, dona al monastero di M.V., per mano di Giovanni, ab. di M.V., il suo patrimonio, sito in Cicala, che fu dei suddetti suo padre e suo avo, dai quali lo ha ricevuto per eredità ab intestato (beni che però non si specificano) (XXXIX, 10)
1909.
1241, agosto, ind. XIV – Federico imper. a. 21
Pietro, not.
Saducto de Marco, giudice
Giacoma, ved. del giudice Pietro Malanima, col consenso dei suoi figliuoli Filippo e Giacomo, dona al monastero di M.V., alla presenza di Giovanni, ab. di M.V., i diritti che aveva sopra una casa con forno, sita nella città di Benevento, presso la «portam Yscardi», e i suoi diritti sopra altri beni, siti fuori Benevento (XXIV, 161)
1910.
1241, ottobre, ind. XV – Federico imper. a. 21, Enrico re a. 29
Pietro, not.
Andrea, giudice (di Eboli)
Magalda, ved. di Silvestro, dona al monastero di M.V. la parte di un querceto, sito nel luogo detto Stratella, mentre l’altra parte dello stesso territorio era già stata lasciata da suo marito al monastero (XCVI, 5)
1911.
1241, ottobre, ind. XV – Federico imper. a. 21
Simone, not.
Saducto de Marco, giudice
Bartolomeo, f. del giudice Giordano, di Montefusco, vende al giudice Trasente la sua porzione di una casetta, sita sotto la città vecchia di Benevento, dietro la Piazza pubblica, per la quale si va a Porta Aurea, per il prezzo di mezza quarta d’oncia d’oro (XXIV, 162)
1912.
1241, novembre 10, ind. XV – Federico imper. a. 21
Bartolomeo, not. di Benevento
Filippo «de Tramonto», giudice
Testamento di don Gernoldo Teutonico, – caduto ammalato nella città di Benevento, e propriamente nella casa sotto il supportico di Porta Rufina – , col quale, tra gli altri legati, lascia tre oncie d’oro al monastero di M.V. (XXIV, 169)
1913.
1241 (mese, roso), ind. XV – Federico imper. a. 22
Simone, not. (di Benevento)
Trasemondo, giudice
Giovanni, priore di S. Giacomo concede a Malfrido e a sua moglie una casa, sita nella Piazza, vicino alla chiesa di S. Maria, e una vigna con terra «vacua», fuori la città, nel luogo detto Plesco della Calcara («plescu de calcaria»), per il canone annuo di due libbre di cera (XXV, 4)
1914.
1242, gennaio, ind. XV – Federico imper. a. 21
Giovanni, not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Truda, ved. di Guglielmo Pastore, del casale di S. Maria del Preposito, dona al monastero di M.V., per mano di fra Riccardo, monaco e vestarario di M.V., la quarta parte degli stabili che le spettava sopra i beni del suo defunto marito (CXIV, 18)
1915.
1242, marzo, ind. XV – Federico imper. a. 22
Riccardo, not. di Nocera
Guido, giudice
Roberto, priore del monastero di Sant’Angelo in Grotta, dà a censo ad Angelo Saltatore, di Tramonti, un territorio, sito nel castello di Nocera, nel luogo denominato «a la pazia», confinante, fra l’altro, coi beni del signor Guido Filangieri, per l’annua prestazione di un tarì di Salerno e di una gallina (XCIII, 40)
1916.
1242, marzo, ind. XV – Federico imper. a. 22
Pago, not. di Avella
Giovanni, giudice
Fra Giovanni, monaco e infermiere di M.V., fa riprodurre uno strumento del febbraio 1201 («1200»), ind. IV (riferito, Reg. 1119) (XVII, 56)
1917.
1242, marzo, ind. XV – Federico imper. a. 22
Aquaputida
Nicola, not. di Aquaputida
Roffrido, giudice di Aquaputida
Palmiero, Giovanni e Gemma, pupilli, fratelli, figli del q. maestro Giovanni Cervo, di Aquaputida, con l’autorità di maestro Pietro de Petracca, loro tutore testamentario, vendono a maestro Guglielmo Cervo una casa e una terra, site in Aquaputida, per il prezzo di un’oncia e mezza e cinque tarì (XI, 19)
1918.
1242, aprile, ind. XV – Federico imper. a. 22
Leone, not.
Matteo e Pietro, giudici di Mercogliano
Matteo, f. del q. Pietro de Maraldo, vende a Roberto e Giovanni, pupilli, figli di don Giovanni Visconte, la metà d’un casalino, vicino alla chiesa di S. Pietro, in Mercogliano, per i prezzo di 17 tarì e mezzo d’oro (LXIX, 40)
1919.
1242, maggio, ind. XV – Federico imper. a. 44 di Sicilia
Unfrido, not.
Riccardo, giudice
Giovanni, vesc. di Sarno, col consenso dei Canonici e del Capitolo cattedrale, concede a Giovanni, ab. di M.V., assistito da Giovanni, preposito, e da Riccardo, vestarario di M.V., la facoltà di costruire una chiesa nel tenimento di proprietà del monastero, nel casale di San Marzano, nel luogo detto Corte domnica, nelle pertinenze del castello di Sarno, dal titolo di S. Maria di M.V., con la condizione, fra l’altro, che il Priore o Superiore della medesima, ogni anno, dovrà corrispondere alla mensa vescovile una libbra di cera nella festa di S. Michele, nel mese di maggio (I, 18)
1920.
1242, giugno 1°, domenica, ind. XV – Federico imper. a. 22
Alessandro, pubb. not. di Avellino
Giovanni Marino, giudice di Avellino
L’arcidiac. Pietro, rettore della chiesa di S. Biagio «de capite», in Avellino, a nome della stessa chiesa, concede a Giovanni di Serrenano, e a Urso de Adenulfo, una terra con nocelleto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Recupito, per la metà dei frutti e il terratico secondo l’uso, territorio che era stato dato a censo a Giovanni de Remita, il quale poi lo aveva lasciato; e per questa concessione riceve dai suddetti Giovanni e Urso mezz’oncia d’oro (XX, 55)
1921.
1242, giugno, ind. XV – Fedeico imper. a. 22
Antonio, not. (dal S. T.)
Ugo, giudice
Il P. Giovanni, infermiere del monastero di M.V., fabbricato nel luogo detto «Aqua Columba», dietro procura di Giovanni, ab. di M.V., dell’agosto dell’ ind. XII (riferita, Reg. 1886), concede a Bartolomeo Franco una terra con nocelleto e castagneto, sita in Montoro, nel luogo detto «la tella», per un tarì e mezzo di canone annuo (LXXXVII, 56)
1922.
1242, giugno, ind. XV – Federico imper. a. 22
Roberto, not.
Malgerio giudice
Giovanni Rosso, di Monteforte, si dichiara vassallo di Ruggiero de Avenalia, per causa di una terra che possiede dal detto Ruggiero, per parte di Maria, sua moglie, e dichiara di essere debitore verso di lui in un canone annuo di 6 tarì amalfitani (XXXVI, 74)
1923.
1242, ottobre, ind. I – Federico imper. a. 22
Roberto, giudice
Roberto de Persia, f. del q. Pietro, fa testamento, lasciando al monastero di M.V. un oliveto, che fu del q. Elia suo fratello e di Elena, sua cognata, nel luogo detto «Raydilumundo», e altri beni, siti nello stesso luogo, dei quali beni però il monastero doveva prendere possesso solo dopo la morte della moglie Aquilina, e salvo il morgincap che rimarrà a costei finchè vivrà e poi passerà anche questo al monastero (XCVI, 6)
1924.
1242, dicembre, ind. I – Federico imper. a. 22
Capua
Ugo, not.
Bartolomeo, giudice di Capua
Sergio Apotecario, f. del q. Pietro de Stefano, vende al signor Palmiero de Calvo, f. del q. Matteo, una terra con presa e casa, in Capua, vicino alla chiesa Maggiore, per sei once di moneta siciliana (XXXII, 17)
1925.
1243 («1242»), febbraio, ind. I – Federico imper. a. 23
Tancredi, pubbl. not. di Eboli
Roberto, giudice
Si riporta l’intercetera del testamento di Jacono Petronio, f. del q. Albano, e si dichiara che fra gli altri legati, egli ordinò che si dessero all’Ospedale dei Poveri, in Eboli, sito nel luogo detto Pendino, soggetto a M.V., 4 once d’oro dopo la morte di Golicia sua domestica , e subito due once per comprarne letti, e mezz’oncia per comprare un somaro; di più lascia un letto che aveva dato in prestito al P. Tommaso de Falco (XLII, 15)
1926.
1243, febbraio, ind. I – Federico imper. a. 23
Matteo, pubbl. not. di Salerno
Romualdo, giudice
Pietro e Guglielmo, fratelli, figli del q. maestro orefice Gregorio de Ala, costituiti «fidei commissarii» per parte del defunto loro nipote Nicola de Ala, con strumento del dicembre 1236. Ind. X, rogato da Matteo pubbl. not. di Salerno e sottoscritto dal giudice Landolfo (riferito, Reg. 1838), per la vendita di tre parti di tre sottani («trium catodeorum»), che appartenevano allo stesso Nicola, con casa e terra, in Salerno, e precisamente nel luogo detto Rione dei Vietresi («Veterensium»), presso la chiesa di S. Andrea de Lama; ed avendoli venduti a Bartolomeo Granita, ora nella conferma di questa vendita ricevono il prezzo stabilito di 10 once d’oro di tarì di Sicilia, che vengono erogate per soddisfare i legati lasciati dallo stesso Nicola (CV, 65)
Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano del secolo XIII, I, p. 212
1927.
1243, maggio, ind. – Federico imper. a. 23
Palmiero, not.
Giovanni Moreno, giudice
Il giudice Unfrido prende a censo dalla Corte imperiale una terra, sita in territorio della Palude, in Sarno, nel luogo detto «Vicemdomini», per la decima dei frutti (CVII, 21)
1928.
1243, maggio, ind. I – Federico imper. a. 23
Palmiero, not.
Giovanni Moreno, giudice
Il giudice Unfrido riceve a censo dalla Corte Imperiale cinque pezzi di terra, siti in territorio di Sarno, dei quali il 1° nel luogo detto «Vinibe», il 2° nel luogo detto Laurignano, il 3° e il 4° nel luogo detto San Pantaleone, il 5° vicino al luogo detto Laurignano: per la sesta parte dei frutti (CVII, 19)
1929.
(1243), maggio, ind. I – Federico imper. a. 23
Bartolomeo, not.
Luca, giudice di Apice
Guglielmo Gemmato, f. del q. Tancredi, insieme con le sorelle Maria e Rettorica, di Apice, vende a Benedetto, f. dell’ab. Pietro, un ortale nelle pertinenze di Apice, nel luogo detto Fontana de ulmo, per treparti di un’oncia d’oro (XIV, 45)
1930.
1243, giugno 28, domenica, ind. – Federico imper. a. 23
Giovanni, not. di Ascoli
Essendo stato dichiarato Pietro Longo tutore della figlia del q. Finabello, abitante in Candela, egli fa l’inventario dei mobili e degli stabili appartenenti alla suddetta pupilla (XXX, 109)
1931.
1243, giugno, ind. I – Federico imper. 23
Palmiero, not.
Giovanni Moreno, giudice
Il not. Unfrido, f. del giudice Unfrido, riceve a censo dalla Corte imperiale sei pezzi di terra, dei quali uno nella Palude di Sarno, fuori la Foce, nel luogo detto Fossati, un altro nel luogo detto Perriu, un altro nel casale San Valentino, nel luogo detto Orto di Rodi,un altro pure ivi, e due altri nel casale di Casatora, nel luogo detto Millorca: tutti per la sesta parte dei frutti (CVII, 22)
1932.
1243, giugno, ind. – Federico imper. a. 23
Palmiero, not.
Guglielmo, giudice
Donna Maria de Menda, ved. del q. Gernoldo e figlia del q. don Riccardo de Menda, abitante in Nocera, riceve a censo dalla Corte imperiale un territorio nel luogo detto Maurone, per la sesta parte dei frutti (XCIII, 33)
1933.
1243, agosto, ind. I – Federico imper. a. 23
Melfi
Giovanni de Ponte, pubbl. not.
Enrico de Tocco, Roffredo de San Germano, Guglielmo della Vigna («de vinea»), giudici della Gran Corte Imperiale
Dietro richiesta di Giovanni, ab. di M.V., si riporta un privilegio di Paolo Cicala, conte di Golisano, dato da Palermo, nel mese di giugno 1216, col quale aveva donato al monastero di M.V. la Roccella di Sicilia, nel tenimento di Golisano, e un mulino ivi, e tre once d’oro annue sulla caccia dei conigli, ecc. (riferito, Reg. 1399) (VIII, 80)
1934.
1243, settembre, ind. II – Federico imper. a. 23
Nocera
Matteo, not.
Gottifredo e Turione, giudici
L’ab. di S. Benedetto di Avellino e l’ab. di Materdomini sono scelti come arbitri per decidere sui diritti di Giovanni, ab. di M.V., e di Giovanni, ab. di S. Prisco di Nocera sul possesso di una padula e selva, sita nel luogo detto Miliaria (XCII, 72)
1935.
1243 («1244»), ottobre 8, ind. II – Federico imper. a. 47 di Sicilia
Girardo, not. di Barletta («Baroli»)
Angelo, giudice imperiale
Pietro de Matteo, not. di Barletta, confessa di aver ricevuto da Guibaldo, f. di Ugo, di Bitonto, 19 once per le doti di sua moglie Beneventa, once che egli deposita nelle mani di suo suocero Guibaldo, perchè la suddetta è morta, e quelle once si debbono conservare per quando Sabino, nato da quel matrimonio, avrà raggiunto l’età maggiorenne (XXIII, 125)
1936.
124(3), (mese e Ind. rosi) – Federico re. a. 18 di Gerusalemme e a. 45 di Sicilia
Palmiero, not.
Giovanni, giudice
Il giudice Unfrido riceve in locazione per se stesso e per i suoi eredi cinque pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Sarno, per il canone annuo della sesta parte dei proventi e dei frutti (CVII, 20)
1937.
1244 («1243»), gennaio, ind. II – Federico imper. a. 24
Leone, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Giacomo de Costanzo, col consenso di sua moglie Maria, vende a Giovanni, suo fratello, la metà d’una casa, sita nel luogo detto Urbiniano, per 9 tarì (LXIX, 41)
1938.
1244, aprile 21, ind. II – Federico imper. a. 47 di Sicilia
Giannotto, giudice di Barletta («barolitanus iudex»)
Sabino, f. di Pietro de Matteo, cittadino di Barletta, col consenso di suo padre, essendosi sposato con Romana, figlia di Riccardo del giudice Giacomo, si obbliga a restituire le doti di sua moglie, se questa non avesse bambini (XXIII, 124)
1939.
1244, maggio, ind. II – Federico imper.
Nicola, pubbl. not.
Roffrido, giudice di Aquaputida
Fra Bartolomeo, cellerario del monastero di M.V., per volontà di Giovanni, ab. di M.V., concede a Bartolomeo Minucori, e ai suoi legittimi eredi, eccetto le donne e i chierici, per 29 anni, tutti i beni stabili che furono di Jacono Giovanni Bernelli e del fratello di lui Guglielmo, oblati di M.V., eccetto un orto, dato in locazione a Sapia, moglie di Goffredo, di Aquaputida. Tali beni si trovavano in Aquaputida ed erano: due case contigue, fuori le mura di Aquaputida, presso la torre; una chiusa di vigna, nel luogo detto Palma, presso i beni della chiesa di S. Martino, e presso i beni del monastero di S. Biagio; un ortale nel luogo detto Selecta; due terre nel luogo detto San Vito, delle quali una presso la proprietà della stessa chiesa di S. Vito, e l’altra presso la proprietà della chiesa di S. Stefano; la metà di un mulino nel luogo detto «fons de valle»: concessione fatta con obbligo di restaurare le case, coltivare bene le terra, piantarvi alberi fruttiferi, e, se sorgesse qualche questione fra lui o i suoi eredi e il monastero, dovrebbe essere trattata e definita dalla Curia del monastero, «renuntiando omni iuri et exceptioni tibi competentibus»; e finalmente si dichiara che la concessione vien fatta per il canone annuo di 10 tarì d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria, nel mese di settembre
1940.
1244, giugno 14, martedì, ind. II – Federico imper. a. 24
Barbato, not.
Giovanni de Domenico e Tommaso, giudici di Montefusco
Il nobile Raone de Molisio e Simone, suo figlio, cedono al monastero di M.V. una terra nelle pertinenze di Montefusco, in territorio di Marcopio, donata al monastero da Malfrido, f. del q. Centurio, vassallo del de Molisio; e per questa cessione ricevono da fra Giacomo, priore di S. Giovanni a Marcopio, due once d’oro e 15 tarì (XLVI, 31)
1941.
1244 («1245»), giugno 29, ind. II – Federico imper.
Tommaso, not.
Tommaso, giudice di Cicala
Giovanni Brugolotta cede una terra nel luogo detto Truncolo, e riceve in cambio un’altra terra nel luogo detto Via di Toro (XXXIX, 24)
1942.
1244, luglio 21, giovedì, ind. II – Federico imper. a. 24
Bernardo, not. di Avellino
Giovanni di Rocca, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede al not. Pietro di Monte Sant’Angelo, un intero tenimento, – che fu di Leto, f. di Giovanni, oblato di M.V., e da esso donato al monastero di M.V., tenimento sito in territorio di Casalnuovo, e consistente in case, orti, terre seminative, vigne, ecc., – per una libbra di cera all’anno, e con la condizione che morendo senza eredilegittimi, escluse le donne e i chierici, quel territorio debba ritornare al monastero (XXXIII, 87)
1943.
1244, agosto 19, venerdì, ind. II – Federico imper. a. 24
Perseo, not. di Casalnuovo
Alduino, giudice imperiale di Casalnuovo
Matteo Pietro de Egidio vende a Giovanni, di Casalnuovo, per il prezzo di due once d’oro e 16 tarì, due quadragenali di vigna («quadragenalia vinearum»), site in detto casale, presso la Via detta del Fico (XXXIII, 90)
1944.
1244, settembre, ind. III – Federico imper. a. 24
Capua
Pietro, not.
Giacomo, giudice di Capua
Maria, figlia del q. Giovanni Sergente e moglie di Giovanni Francesco, f. del q. Pietro francesco, cede a suo marito e al suo fratello Filippo quattro pezzi di terra, siti fuori la città di Capua, nel luogo detto Turuni; e in cambio riceve un pezzo di terra nelle pertinenze di Capua, fuori la città, nel luogo detto porto, nella Villa di Santa Maria a Fossa (XXXII, 73)
1945.
1244, ottobre, ind. III – Federico imper. a. 24
Antonio, not.
Nicola, giudice
Il P. Giovanni, infermiere di M.V., per comando di Giovanni, ab. di M.V., concede a Roberto e a Salerno, fratelli, detti di Landolfo, un nocelleto, sito in Montoro, nel luogo detto Toppe, per il canone annuo di mezzo tarì (LXXXVII, 57)
1946.
1244, novembre, ind. III – Federico imper. a. 25
Pietro, pubbl. not. di Eboli
Giovanni, giudice
Goffredo Pocamata, f. del q. Riccardo, «milite», vende a Pietro de Pasquano, per parte del nobile Roberto de Tocco, giudice della Corte imperiale, un oliveto, sito nel luogo detto Morena, per 7 once d’oro al peso del Regno (XLII, 38)
1947.
1244 («1245»), novembre, ind. III – Federico imper. a. 26
Giovanni, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Giacomo e Pietro, fratelli, figli del q. Giovanni di Marco, dovendo dare un residuo di dote Mabilia, loro sorella, maritata con Salerno, e non avendo Pietro danaro liquido, si fa prestare da suo fratello Giacomo il denaro occorrente, e poi per saldare il debito gli concede in usufrutto un nocelleto nel luogo Toccareta (LXXII, 47)
1948.
1244, dicembre, ind. III – Federico imper. a. 25
Nicola, not.
Guglielmo, giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede a Pietro Surrintino un pezzo di terra con sedile, arbusto, ecc., sito in Nocera, nel luogo detto Barbazzano, per 8 tarì di canone annuo (XCII, 76)
1950.
1245, febbraio, ind. III – Federico imper. a. 48 di Sicilia
Ascoli
Nicola, pubbl. not. di Ascoli
Siginulfo de Lanzone, giudice di Ascoli
Essendo stato ingiunto a Enrico di Ascoli di presentarsi personalmente nel monastero di M.V., a causa di un tenimento che teneva da parte dello stesso monastero, presentandosi, si obbliga alla presenza di Giovanni, preposito di M.V., a corrispondere il debito censo (XV, 8)
1951.
1245, marzo 1°, ind. III – Federico imper. a. 25
Alessandro, not. di Avellino
Salerno, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., si fa trascrivere in forma pubblica uno strumento del gennaio 1140. Ind. III (riferito, Reg. 254) (XIII, 6 bis)
1952.
1245, luglio 16, domenica, ind. III – Federico imper. a. 48 di Sicilia
Guglielmo, not.
Sicinulfo, giudice
Don Goffrido, presb. della chiesa di S. Angelo della Piazza, f. del q. Giovanni Gionata, di Ascoli, concede a Nicola, suo fratello, una casa piccola, sita in Ascoli e costruita su suolo imperiale e perciò redditizia alla Corte imperiale in 10 grana annue (XV, 74)
1953.
1245, agosto, ind. III – Federico imper. a. 24
Simone, not. di Sarno
Castellano, giudice
Il maestro Landolfo Sutore, f. di Giovanni de Octaiano, vende a Salvatico, f. di Riccardo un territorio nel luogo detto Curti, nelle pertinenze di San Marzano, per 10 tarì d’oro (CIV, 21)
1954.
1245 (mese, deleto) 17, ind. III – Federico imper.
Guglielmo, chier. e not. di Montefalcione
Matteo, giudice di Sarno
Don Ugo, signore del castello di Serino, concede «titulo locationis» a Stefano de Risando una starza di castagni nel luogo detto San Felice (CX, 66 bis)
1955.
1245, ottobre 25, ind. IV – Federico imper. a. 25
Benevento
Giovanni di Taddeo, not. di Benevento
Bartolomeo Conte, a nome suo e di altri, riceve da Giovanni de Onofrio due australi d’oro, e rinuncia a una lite per una terra nel luogo detto Roseto (XXVI, 86)
1956.
1245, dicembre 5, ind. IV – Federico imper. a. 26
Alessandro, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo, Guglielmo Guerriero e Nicola, giudici di Avellino
Si riporta una sentenza emanata da questi giudici a favore del not. Giovanni de Aliperto e Riccardo, suo fratello, contro Luciano di Nola, immettendo i suddetti fratelli nel possesso della quarta di un mulino, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Valle (XXI, 56)
1957.
1245, dicembre 9, ind. IV – Federico imper. a. 26
Avellino
Pietro, not. di Avellino
Guglielmo, giudice
Giovanni, ab. di M.V., trovandosi nel monastero di S. Benedetto in Avellino, riconcede per 49 anni al giudice Nicola l’uso di un casalino, per il canone di due tarì d’oro all’anno, da corrispondersi nel mese di gennaio (XIX, 28)
1958.
1245, dicembre 19, ind. IV – Federico imper. a. 26
Tommaso, not.
Guglielmo, giudice di Avellino
Matteo de Oculo e Urso, suo figlio, di Avellino, vendono al giudice Donadeo e ai suoi figli Giovanni e Riccardo, del Casale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Torolano, per 7 once d’oro (CXX, 75)
1959.
1245 («1246»), dicembre, ind. IV – Federico imper. a. 27
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni, ab. di M.V., conccede a Pietro de Mattia una terra «vacua», sita nel luogo detto Inolitu, con patto di piantari alberi fruttiferi, e corrispondere la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori (LIX, 87)
1960.
1246 («1245»), gennaio, ind. IV – Federico imper. a. 26
Giovanni, not. di Mercogliano
Matteo, Pietro e Donato, giudici del Casale di M.V.
Maestro Tommaso Cardillo, del casale di S. Maria del Preposito, dona e rinunzia al monastero di M.V., per mano di Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), la quarta parte d una selva, sita nel luogo detto Agnone, che egli teneva a censo dal monastero (CXIV, 19)
1961.
1246, marzo 11, ind. IV – Federico imper. a. 26
Pietro, not.
Giovanni Spitameta, giudice di Benevento
La corte di Benevento impartisce ordine di non buttare acqua e altra roba nella strada che mena alla chiesa di S. Giacomo (XXIV, 211)
1962.
1246, marzo 11, ind. IV – Federico imper. a. 26
Acerra
Giovanni, not. di Acerra
Giovanni, giudice di Acerra
Riccardo, Bernardo e Giovanni, fratelli, figli del q. Bartolomeo Falcillo, e Maria, loro madre, di Acerra, vendono a Pietro Capomacza un pezzo di terra, sito nelle vicinanze della città, nel luogo detto Sotto il muro antico, per 7 tarì e mezzo di Sicilia (XI, 9)
1963.
1246, novembre, ind. V – Federico imper. a. 26
Giacomo, not. di Serra
Ruggiero Bove e Matteo di San Barbato, giudici
Stefano Duca, di Serra, fa testamento e, fra gli altri legati, lascia alla chiesa di S. Andrea, nelle pertinenze di Candida, due buccellate e un tarì d’oro all’anno, al peso imperiale, sopra un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Serra, nel luogo detto «li Malicalzati» (XXX, 172)
1964.
1246, dicembre 4, martedì, ind. V – Federico imper. a. 27
Pozzuoli
Giovanni, not. di Napoli
Pietro de Bonito, giudice
Menzione di Capua, per ordine di Federico imper., prende possesso della città di Pozzuoli, nel castello della quale trova mobili, armi, ecc. (CIII, 12)
1965.
1246, dicembre (prima del 12), ind. V – Federico imper., a. 49 di Sicilia
Foggia
R… de Caserta, not. della Gran Curia imperiale
Riccardo de Montenigro, maestro giustiziere della Gran Curia imperiale
Davanti al suddetto maestro giustiziere, fra Mauro, procuratore del monastero di M.V., presenta un libello contro il not. Floro di Bitonto, procuratore della Curia imperiale, facendo notare che indebitamente egli a nome della stessa Curia si era impossessato di una casa «palaciata» e di un casalino, in Bari, appartenenti «pleno iure» allo stesso monastero. Questo, infatti aveva locati quei beni, sua vita durante, al traditore Riccardo de Montefusco; ora, «ex delicto ipsius Riccardi», era stata devoluta alla Curia imperiale, insieme con altri suoi beni confiscati, anche quella casa col casalino. Ma questo non era giusto, perchè, essendo scaduta la locazione per due ragioni – perchè Riccardo era morto, e perchè da tre anni non aveva più orrisposto il debito canone -, quella casa col casalino erano del monastero erano del monastero e dovevano perciò essere restituiti (XXIII, 120)
1966.
1246 («1247»), dicembre 12, ind. V – Federico imper. a. 50 di Sicilia
Bari («in civitate barensi»)
Filippo, not.
Pietro Apollonio, giudice imperiale di Bari
In vigore la lettera dell’imper. Federico, fra Mauro, monaco e procuratore del monastero di M.V., prende possesso del palazzo e del casalino, esistenti in Bari (cfr. 1234, luglio, Reg. 1791;e il Regesto precedente) (XXIII, 121)
1967.
1247, («1246»), gennaio, ind. V – Federico imper. a. 27
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni «dei gratia» ab. di M.V. concede a Matteo e a Flamuntina, figli di Giovanni de Sadoc, i seguenti beni, donati al monastero dal suddetto loro genitore, e cioè: la metà di un nocelleto, sito in territorio di Mercogliano nel luogo detto Serrone; la metà d’una vigna nel luogo detto Cupone; una selva nel luogo detto Senolla; una selva nel luogo detto Valli; una casa in Mercogliano, vicino alla Porta de pede: concessione data per l’annuo canone della metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori, un tarì e un quarto, e un braccio cera (LIX, 86)
1968.
1247, marzo, ind. V – Federico imper. a. 27
Giovanni, not.
Matteo e Pietro, giudici
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del q. Ruggiero de Graylone, sette pezzi di terra, e cioè: un nocelleto nel luogo detto Sariano, una terra nel luogo detto Urbiniano;una piccola terra «vacua» nello stesso luogo; un pezzotto di terra con due piante di castagne, ivi; un altro pezzotto di terra con due piante di olive, ivi; una terra «vacua» nel luogo detto Melito; e una selva nel Monte: il tutto per la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori e mezza libbra di cera all’anno, e come entratura una quarta d’oncia d’oro (LIX, 89)
1969.
1247, aprile 22, ind. V – Federico imper. a. 27
Benevento
Pietro, not.
Guglielmo, giudice
Avendo Costantino, f. del giudice Mercurio, donato al monastero di M.V. i seguenti beni: – una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria della Piazza; una terra nel luogo detto Fanga; una bottega nel luogo detto Stallata; una vigna nel luogo detto Pratillo; una vigna in territorio di Montefusco; un’altra vigna nel luogo detto Venticano; una terra nel luogo detto San Martino; e una terra nel luogo detto Frascinella – , Giovanni, ab. di M.V. li aveva concessi a Fusca e Laudonia , madre e figlia; ma il Procuratore di M.V., avendo ricorso alla Corte di Benevento, ne fece dichiarare nulla la concessione, e così ne ottenne due decreti favorevoli, che si riportano (LXXXIII, 44)
1970.
1247, maggio, ind. V – Federico imper. a. 27
Giovanni, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V., concede a Matteo, f. di…, abitante in Mercogliano, una casa, rinunziata al monastero da Tristaino de Bartolomeo, sita nel casale di Urbiniano, per l’annuo censo di mezza libbra di cera, e mezz’oncia d’oro d’entratura (LIX, 90)
1971.
1247, luglio 10, mercoledì, ind. V – Federico imper.
Tommaso de Sito, pubbl. not. di Cicala
Giovanni, giudice
Alessandro de Berardo, insieme con suo figlio Berardo, abitanti nel casale di Faivano («a faybani»), vendono a Landolfo di Baiano un pezzo di terra, sito nelle pertinenze del casale di Appaiano, nel luogo detto «a le pariti», per mezz’oncia d’oro (XXIII, 98)
1972.
1247, agosto, ind. V – Federico imper.
Ruggiero, not.
Il monastero di M.V. concede per 29 anni a Geremia, di Summonte, un castagneto, sito nel luogo detto Agnone, per la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori (LIX, 88)
1973.
1247, dicembre, ind. VI – Federico imper. a. 28
Anfelicio, not. di San Severino
Riccardo, giudice
Sarno de Angelo, f. del q. Leonardo, vende al not. Unfrido, f. del giudice Unfrido, una terra nel luogo detto San Giorgio, per il prezzo di 24 tarì (CIX, 20)
1974.
1248, febbraio 20, ind. VI – Federico imper. a. 51 di Sicilia
Ascoli
Giovanni, pubbl. not. di Ascoli
Federico, giudice di Ascoli
Parecchie persone che si son trovate presenti al testamento di Giovanni de Ariberto, di Ascoli, attestano i legati lasciati dal testatore (XV, 19)
1975.
1248 («1247»), febbraio, ind. VI – Federico imper. a. 27
Mirabello, not. degli Atti del giustiziarato di Goffredo Catalano, giustiziere imperialedel Principato di Benevento
Si riporta una sentenza del medesimo, data da Eboli, alla presenza di Stefano de Guisa, di Aversa, giudice del suddetto giustiziarato, con la quale viene condannato Giacomo Guarna, signore del casale di Amando, che pretendeva dal monastero di M.V. due territori nel suddetto casale, uno dei quali fu di Roberto Penetterio e l’altro di Golia, suoi vassalli, ambedue siti presso la chiesa di Santa Maria del Piano, che era soggetta al monastero di M.V.; e con questa sentenza il monastero fu mantenuto nel possesso di quei territori (XIII, 5)
1976.
1248 («1247»), febbraio, ind. VI – Federico imper. a. 27
Mirabello, not.
Sentenza del giustiziarato del Principato di Benevento, data da Eboli, con la quale Giacomo Guarna è condannato a restituire due terre, una delle quali «vacua», nelle pertinenze di Amando, e l’altra, pure in detto casale, nel territorio detto Ysha rotunda (XIII, 6)
1977.
1248 («1247»), febbraio, ind. VI – Federico imper. a. 28
Angelo, pubbl. not. di Aversa
Il nobiluomo Torgisio di Montemiletto, mostrata una lettera del nobil signor Goffrido Catalano, giustiziere imperiale della provincia e terra beneventana, data da Eboli, febbraio 15. Ind. VI, -dalla quale risulta che, avendo il monastero di M.V. voluto porre dei confini ai suoi territori nelle pertinenze di Amando («castri Amandi»), sui quali fu mossa questione nella Curia imperiale fra il detto monastero da una parte e don Giacomo Guarna, signore di detto castello, dall’altra, e fu emessa sentenza a favore del monastero di M.V. -, ingiunge ai testimoni chiamati, di sostenere i diritti dell’abate di M.V.; e questi testimoni, fatto giuramento «supra sancta dei evangelia», presenti Ruggiero, vesc. di Aversa, Giovanni, ab. di M.V., don Mauro, vestarario di M.V., e altri, assistono alla fissazione dei confini del territorio di San Marco e nel luogo detto Yscha rotunda, nelle terre di Amando (Cand. X, 11)
1978.
1248 («1247»), febbraio, ind. VI – Federico imper. a. 28
Unfrido, pubbl. not. di Sarno
Enrico, giudiche
Gagato, f. del q. Guglielmo de Benedetto, insieme con Pietro, f. del q. Riccardo de Stefano, del casale di San Marzano, cedono a Lando, f. del q. Riccardo de Ferrando, un pezzo di terra, sito nel luogo detto Vallicella; e in cambio ne ricevono due, dei quali uno nel luogo detto «le noci», e l’altro nel luogo detto Fabbrica (LIV, 45)
1979.
1248 («1247»), febbraio, ind. VI – Federico imper. a. 28
Barbato, not.
Gilardo e Tommaso, giudici di Montefusco
Laudemia, figlia q. Gerico, cede e rinunzia al monastero di M.V., e per esso a Giovanni, ab. di M.V., la concessione fattale dei beni che furono di Costantino, f. del giudice Mercurio (LXXXIII, 43)
1980.
1248, marzo, ind. VI – Federico imper. a. 28
Riccardo, pubbl. not. di Avella
Alessandro, giudice
Margherita, col consenso di sua madre Maria e di suo marito Giorgio, cede al monastero di M.V., nelle mani di Giovanni, ab. di M.V., i diritti che aveva con sua madre sopra un tenimento donato al monastero da suo padre, e riceve dal monastero di M.V. 10 once d’oro (XVII, 46)
1981.
1248, aprile, ind. VI – Federico imper. a. 28
Riccardo, pubbl. not. di Avella
Giovanni, giudice
Pietro de Bozza dona al monastero di M.V., per le mani di Giovanni, ab. di M.V., e del priore di Nocera, la terza parte di due territori, siti nel luogo detto Fargna, nelle pertinenze di Nocera (XCII, 50)
1982.
1248, aprile, ind. VI – Federico imper. a. 49 di Sicilia
Eboli
Sentenza promulgata da Goffrido Catalano, giustiziere imperiale nella Provincia di Principato Ultra, con l’assistenza del maestro Stefano de Guisa, di Aversa, giudice, col la quale si condanna Roberto Malerba, signore di Summonte, che impediva al monastero di M.V. di tagliare legna nel monte Cerasuolo (VIII, 81)1)
1983.
1248, agosto, ind. VI – Federico imper. a. 28
Giovanni Fellicola, not.
Leone, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Nicola… una casa appartenente alla chiesa di Sant’ Angelo, sita in territorio di Mercogliano con patto di corrispondere un tarì all’anno al Rettore della stessa chiesa, e per detta concessione riceve mezz’oncia d’oro (LIX, 91)
1984.
1248, settembre, ind. VII – Federico imper. a. 28
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Si attesta che Ruggiero, f. di Giovanni, nel suo testamento, tra gli altri legati ha lasciato a suo fratello Giovanni la porzione paterna e tutte le compre fatte nel luogo detto Rocanella, eccettuandone la porzione materna (LXVII, 36)
1985.
1248, ottobre 24, ind. VII –
Ascoli
Giovanni, not.
Sicinulfo de Lilio, giudice di Ascoli
Dietro richiesta di Marco Colone, tutore testamentario di Andrea, f. di Giovanni de Ariberto, di Ascoli, si stende l’inventario dei mobili lasciati da costui (XV, 20)
1986.
1248, ottobre, ind. VII – Federico imper. a. 28
Matteo, pubbl. not.
Giovanni, giudice
Guglielmo de Ala, orefice, f. del q. Gregorio, lascia nel suo testamento al monastero di M.V. 15 tarì per una volta sola, e altri 15 tarì al monastero di S. Maria di Materdomini (XCVI, 7)
1987.
1248, ottobre, ind. VII – Federico imper. a. 28
Barbato, not.
Bartolomeo, giudice di Montefusco
Accardo, f. del q. Guerriero, vende a Giovanni de Novellone un orto, sito nel luogo detto «a li gaderisii», per il prezzo di 3 tarì e 7 grana d’oro (LXXXV, 52)
1988.
1248, novembre 4, ind. VII – Federico imper.
Bartolomeo de Sucta, not.
Giovanni Spitameta, giudice
Segurita, moglie di Nicola de Mercurio, dona a Giovanni d’Onofrio una casa, sita nel luogo detto «ad balneum de furnis», donata a lei da Nicola d’Onofrio, suo primo marito (XCVI, 24)
1989.
1248, ottobre, ind. VII – Federico imper. a. 28
Matteo, pubbl. not.
Giovanni, giudice di Mercogliano
Pietro e Guglielmo… vendono a Giovanni Sasso una vigna, sita nel luogo detto Racanella, per mezz’oncia d’oro (LXIX, 42)
1990.
1249, aprile, ind. VII – Federico imper. a. 29
Giovanni, not.
Matteo, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede al diac. Marco e ad Andrea, Riccardo e Nicola, fratelli, figli del q. Marco Pellerio, e a Guglielmo e Giovanni, loro nipoti, una terra, donata al monastero di M.V. da Giovanni Bonello, e rinunziata al monastero dal not. Giovanni Racco, sita nel luogo detto Raccanella, per il canone annuo di mezzo tarì, equivalente a cinque grana d’oro di Salerno, e per entratura riceve tre parti di un’oncia d’oro al peso del Regno (LIX, 92)
1991.
1249, aprile, ind. VII – Federico imper. a. 29
Riccardo, not.
Alessandro, giudice di Avella
Roberto, f. del q. Riccardo de Ugolotta, dichiara di tenere a censo dal monastero di S. Maria del Plesco due pezzi di terra, siti nel luogo detto Altaruta, per la metà del vino, la tredicesima parte dei seminati, una gallina per il palmentatico, e con l’onere suddetto lo vende ad Arturo, suo zio (XXXIX, 19)
1992.
1249, aprile, ind. VII – Federico imper. a. 29
Capua
Gualtiero, not.
Giacomo, giudice di Capua
Nicola d’Amore con sua moglie Maria vende a Nicola de Letizia, f. del q. Domenico, la metà di una terra e casa, sita in Capua, nella parrocchia di S. Maria Nabbate, riservandosi per se stessi l’altra metà dello stabile (XXXII, 18)
1993.
1249, giugno 5, ind. VII – Federico imper. a. 29
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Rocca, giudice di Avellino
Si stende copia legale di un privilegio di Federico imper., dato da Lucera nel mese di aprile 1220. Ind. VIII (riferito, Reg. 1448) (XLIX, 72)
1994.
1249, luglio 20, ind. VII – Federico imper. a. 29
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Rocca, giudice
Il maestro Guerriero de Lauro, canonico di Nola e legittimo tutore di guerriero, Bonifacio, Giordana, Lombarda e Isabella, figli del q. don Giacomo de Lauro, suo fratello, si fa stendere copia pubblica di un privilegio imperiale, necessario per i suoi pupilli, dato da Melfi nel settembre 1232. Ind VI (riferito, Reg. 1753) (XXXV, 12)
Bibl.: Pagano F. M., Considerazioni sul processo criminale (Napoli, 1787), p. 179-184
1995.
1249, agosto 22, domenica, ind. VIII – Federico imper.
Santoro, not. di Montesarchio
Giovanni Rainaldo, giudice di Montesarchio
Il presb. Gregorio, di Montesarchio, offre al monastero la sua persona, e insieme dona ad esso una corte, sita nel casale delle Fontanelle, e un pezzo di terra con cinque piante di olive, nel luogo detto «ad Aucaro», nelle pertinenze di Montesarchio (LXXXVI, 14)
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