1250-1299

Dal Regesto delle pergamene /Abbazia di Montevergine ; a cura di Giovanni Mongelli, v. 3: 1250-1299 (Roma, 1957)

(Pagina a cura di Marianna Spina; Anna Contursi e Alessia Petrone*)

1996.
1250 («1249»), gennaio, ind. VIII – Federico imperatore a. 30
Bartolomeo, pubbl. not.
Giovanni, giudice di Apice.
Pietro, f. del q. Benedetto Scarcella, vende a Benedetto dell’abate Pietro una casa, sita dentro la terra di Apice, nella parrocchia di S. Pietro, per 14 tarì d’oro (XIV, 46)


1997.
1250, febbraio 9, ind. VIII – Federico imper. a. 53 di Sicilia
Napoli
Roperto curiale
I sacerdoti e i chierici della Congregazione di Sant’Arcangelo comprano una terra, nel luogo detto Catulli (XCVI, 6)


1998.
1250 («1249»), febbraio 26, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Giovanni Guerriero, not.
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino.
Maginolfo, col consenso di Emma, sua moglie, e i coniugi Dauferio e Mabilia, vendono al signor don Bertoldo, marchese di Hohemburg («Homburg»), la parte che loro aspettava su di un mulino, sito nel luogo detto Valle, e precisamente Maginolfo i diritti per due mesi e Dauferio i diritti per un mese sul mulino «cum solo et sedimine suo, cum introytu et exitu, cum alveo, palatis…» per il prezzo di otto once d’oro e 3 tarì (XXI, 29)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 204


1999.
1250, marzo 21, lunedì, ind. VIII – Federico imper. a. 53 di Sicilia
Ascoli
Giovanni, not.
Federico, giudice imperiale di Ascoli.
Costanza, ved. di Giacomo Guarna, insieme con donna Marta, sua madre, costituisce procuratore Leonardo del Vescovo per i beni che esse possedevano in Ascoli e nelle sue pertinenze (XV, 94)


2000.
1250, aprile 24, domenica, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Guido, pubbl. not.
Bramate Malacorona, giudice di Casalnuovo.
Pietro Sclavo, f. del q. Leone Greco, vende a Filippo, diac. della  chiesa di S. Nicola, di Casalnuovo, una casa, sita dentro Casalnuovo  e che gli era pervenuta per donazione testamentaria da Leone Greco, per il prezzo di un’oncia e quattro tarì (XXXIII, 91)


2001.
1250, maggio 26, giovedì, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Gesualdo
Giovanni, pubbl. not. di San Felice di Manocalzati
Matteo de Potenza, giudice.
Essendosi presentati davanti a Riccado di cerenza e al giudce Matteo de Potenza, «imperialibus revocatoribus reintegratoribus pheudorum in iusticiariatis principatus terre laboris et comitatus Molisii» alcuni, dicendo che era del nobile signor don Enrico di Taurasi quanto il monastero di M.V. possedeva in territorio di Taurasi, – e cioè: 14 casa, 13 vigne, 11 orti e 11 pezzi di terra, beni che, secondo il signor Enrico, erano stati el suo feudo di Taurasi, e che perciò dovevano essere restituiti a quel feudo -, vengono citate le due parti perché mediante i loro procuratori difendano giudizialmente i loro diritti. Allra Enrico crea suo procuratore il fratello Matteo, e il monastero di M.V. invia fa Mauro. I suddetti giudici, sentite le due parti contendenti, sentenziano che non consta che quei beni contestati siano del predeto feudo del signor Enrico, e che perciò il monastero di M.V. poteva conservarne il pacifico possessso (Cand. VIII, 12)


2002.
1250, giugno 5, ind. VIII – Federico imp. a. 30
Pietro, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino
Guglielmo Serviente, f. del q. Riccardo, e Laudanda, sua moglie, vendono al giudice Donadeo, del Casale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Torolano, per 3 once d’oro (CXX, 76)


2003.
(1250), luglio 26, ind. VIII (in: 1250, agosto 2, martedì, ind. VIII)
Lagopesole («In campis prope lacum pensile»)
Mandato imperiale rivolto a don Quinterio, catellano imperiale di Troia, al giudice Scalione di Foggia e al giustiziere imperiale di Capitanata, Gervasio de Matina, col quale si ingiunge di non molestare e di non perettere che altri molestino l’Ospedale e la Casa di S. Giovanni Gerosolimitano, la Casa di M.V. e quella del S. Sepolcro, site in Troia, e tutti i loro possessi e dipendenze (in CXXIV, 73)


2004.
(1250), luglio 31, ind. VIII (in: 1250, agosto 2, martedì, ind. VIII)
Foggia
In forza di un mandato imperiale del 26 luglio, ind.VIII (Reg. precedente), don Quinterio, castellano imperiale di Troia, ingiunge ai suoi ufficili di non molestare l’Ospedale e la Casa di S.Giovanni Gerosolimitano, la Casa di M.V., e quella del S. Sepolcro, site in Troia, e tutti i loro possessi e dipendenze (in CXXIV, 61 ter)


2005.
1250, agosto 2, martedì, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Troia
Ruggiero de Giliberto, not. di Foggia
Quinterio, giudice di Troia
Dietro preghiera di don Mauro, monaco di M.V., e di fra Malgerio Gofrerio, della Casa del S. Sepolcro, si trascrive una lettera di don Gervasio de Matina, giustiziere imperiale di Capitanata, in cui si riferisce un mandato imperiale del 26 luglio, ind. VIII (riferito) (CXXIV, 61)


2006.
1250, agosto 2, martedì, ind. VIII – Federico impr. a. 30
Troia
Ruggiero de Giliberto, not.
Quinterio, giudice di Troia
Don Mauro, monaco di M.V., per parte dello stesso monastero, riportati il mandato imperiale dell 26 luglio, ind. VIII (=1250) e l’altro del 31 luglio dello stesso anno, produce alcuni testi per provare il diritto del monastero su alcuni beni: innanzi tutto i beni dati al monastero di M.V. per l’oblazione fatta da Seclinia, consistenti in un palazzo e una terra, per i quali Ruggiero de Aymone attesta che vide i monaci di M.V. possederli per lo spazio di 30 anni a nome del monastero (cfr. Reg. 833), e cioè fino a quando essi non furono espulsi« de mandato imperiali»; una casa con orticello dietro di essa e una piccola casa in cui vi è una stalla; un palazzo dove«hospitantur monachi», con un casalino davanti e con due fosse («foveis») presso il cimitero di S. Bartolomeo; una casa presso l’abitazione del q. Aimone, padre dello stesso teste; un palazzo presso la «transendam publicam»; un palazzo con una casetta dietro di esso, nella piazza maggiore; una casa presso la casa della chiesa di S. Giovanni; un’altra casa nella via che porta alla chiesa di S. Barbaro; un’altra casa nello stesso luogo; una casa presso la chiesa di S. Apollinare «in transenda publica»; unaltra casa presso il porto di S. Stefano; una vigna nella Selva di Pietro, presso le vigne di Pietro de Amatore; una vigna nello stesso luogo, presso le vigne di Nicola de Duraccio; una vigna nello stesso luogo, presso la vigna di Riccardo Pastore; altra vigna nello stesso luogo, nella contrada di S. Leonardo; delle vigne nella foresta; vigne «in flumario»; un vignale con olivi presso la vigna di Riccardo de Ambrosano; un orto presso l’orto del Contestabile di Troia; un pezzo di terra nella foresta; un pezzo di terra «in albanella»; un altro pezzo di terra presso la terra di Giacomo de Padula; un altro pezzo di terra, che fu del figlio di Giovanni Parente; altro pezzo di terra presso il Vallone di Ribaslona; altro pezzo di terra nel Piano; altro pezzo di terra «in sandore in camo Sualdi»; un pezzo di terra sulla Costa di Troia; – e altri testi aggiungono che i monaci tenevano anora una casa con forno; e una casa e un «hospitale» con un orticello; una casa « in qua est pabulum»; un palazzo «ubi hospitantur monachi» e una casa con cellaro (CXXIV, 73)


2007.
1250, agosto 29, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Pietro, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Marrachia, giudice di Avellino
Stefano de Sirinnano, f. del q. Sirinnano, e Maria, sua moglie, vendono a Vassallo, del Casale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Baccanico, per 5 once d’oro (CXX,77)


2008.
1250, agosto, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Tommaso Marrachia, giudice di Avellino
Fra Bartolomeo, preposito di M.V., e fra Mauro, priore della Casa di Casacugnano, («Casecugnani»), col consenso di Giovanni, ab. di M.V., conedono, per anni 19, al nob. signor Riccardo de Acerenza («de Acherontia»), f. del signor Giovanni Forte, la chiesa di S. Maria degli Armeni, obbedienza di M.V., sita nelle pertinenze di Forenza («Florencia»), insieme con tutte le sue rendite, per il canone di una quarta d’oncia d’oro all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e con la condizione che trovandosi l’abate, il preposito o il vestarario di M.V. a passare per quelle parti, il suddetto Riccardo e i suoi eredi siano tenuti a ospitarli onorevolente insieme con le loro «equitaturas» a proprie spese, invece per gli altri monaci e oblati che si trovassero a passare, essi siano tenuti soltanto a dar loro ospitalità («hospicium exhibere») (XLIV, 57)


2009.
1250, agosto, ind. VIII – Federico imper. a. 30
Leonardo, pubbl. not. di San Severino
Bartolomeo, giudice
Don Giovanni, monaco e infirmarario e sindaco di M.V., con proura di Giovanni, ab. di M.V., data nel marzo dello stesso anno, concede a Giovanni Catone, del casale di Aiello («de casale Agelli»), f. del q. Stefano, e ai suoi eredi, «exceptis clericis et feminis», tre pezzi di terra e una casa di fabbrica, siti nelle pertinenze del castello di San Severino, nel suddetto casale di Aiello, nel luogo dello «lu Castellone», per il canone annuo de 24 tarì d’oro, da corrispondersi metà a Natale e metà a Pasqua, e 12 augustali d’oro per la concessione (XII,13)torna a inizio pagina


2010.
1250, settembre, ind. IX – Federico imper. a. 30
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Matteo, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. don Benedetto, e Carissima, sua moglie, figli del q. Guglielmo de Avella, vendono a Nicola, f. di Malfrido de Poto, due castagneti appartenenti alla suddetta Carissima, siti «in monte in loco ubi Marcellinum dicitur», per il prezzo di 20 tarì d’oro (LXIX, 43)


2011.
1250, settembre, ind. IX – Federico imper.
Giovanni, pubbl. not.
Petrone, giudice
Nicola de la Rocca, f. del q. (in bianco), asserisce di possedere a censo dal monastero di M.V. un territorio, sito nelle pertinenze del casale di Cervito, nel luogo detto Busselleto, per 3 grana all’anno, e se lo affranca da Giovanni, ab. di M.V., col versare 7 tarì e mezzo (XXXVIII, 189)


2012.
1250, ottobre 15, sabato, ind. IX – Federico imper. a. 30
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Giovanni Marco, giudice di Avellino
Sorta una lita tra Ruggiero de Rainaldo, del Casale di M.V., insieme coi suoi nipoti Rainaldo Vassallo e Giacomo, figli del q. Riccardo, fratello del suddetto Ruggiero, contro Alferio e Giovanni, figli del q. Giovanni de Alferio, di Avellino, a causa di alcuni beni stabili, che una volta erano stati venduti ai suddetti Ruggiero e Riccardo dagli stessi fratelli Alferio e Giovanni, e cioè di un pezzo di terra con castagneto, querceto e «vacuo» nel lugo detto Torulano, che don Cesare aveva rivendicato come suo, e in nessun modo i suddetti Alferio e Giovanni avevano potuto difendere Ruggiero e Riccardo. La causa si era cominciata a trattare davanti ai giudici di Avellino e a Leonardo, baiuolo della stessa terra, che allora reggeva la Curia. Ma, prima ce la questione giungesse alla sentenza, per i buoni uffici di comuni amici si addivenne fra le due parti alla seguente «pacis concordiam»: Alferio diede a Ruggiero e ai suoi nipoti, figli ed eredi di duo fratello Riccardo, un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto Baccanico, ed inoltre Alferio e Giovanni si impegnarono a corrispondere per 5 anni consecutivi un’oncia d’oro all’anno; da parte loro Ruggiero e i suoi nipoti lasciarono ad Alferio e Giovanni completa quietanza riguardo alla lite (LXXII, 6)


2013.
1250, ottobre, ind. IX – Federico imper. a. 30
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Lorenzo, f. del q. Lorenzo de Virgilio, dona a Giovanni, f. del q. Nicola de Lorenzo, suo nipote, un castagneto, sito nel luogo detto Racanella (LXVII,25)


2014.
1251 («1250»), gennaio, ind. IX – Federico imper. a. 30
Nicola, not.
Nicola, giudice
Pietro de Sebastiano, f. del q. Sebastiano, vende al not. Giovanni di Sisamo, f. del q. presb. Pietro, due terre e un casalino, in Montoro,delle quali terre una era sita nel luogo detto Petruro, con casalino, palmeto, ecc., e l’altra, con castagneto, nel luogo detto «le erce», per il prezzo di 2 once d’oro
(LXXXVIII, 7)


2015.
1251, febbraio 21, ind. IX – Corrado (I) re a. 1
Sarno
Palmiero, pubbl. not. di Sarno
Giovanni, giudice di Sarno
In occasione del contratto matrimoniale tra il giudice Unfrido, di Sarno, f. del q. primicero Bartolomeo, e Nicola de Pietro Giovanni, f. del q. Gualtiero de Pietro Giovanni, di Cicala, Nicola promette di ricevere in sua leggittima sposa Agnese, diglia del q. donna Daria e nipote dello stesso giudice Ulfrido, e Unfrido assegna come dote alla nipote 24 once d’oro, e cioè 12 in corredo, e 12 in moneta liquida (CVII, 63)

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2016.
1251, febbraio, ind. IX – Corrado (I) re a. 1
Giovanni, not.
Alferio, giudice di Ascoli
Nicola, f. di Guglielmo de Roma, cittadino di Ascoli, vende a Nicola, fratello del q. don Goffrido, un casile nel sobborgo di Barra, per 12 tarì (XV, 59)


2017.
1251, maggio, ind. IX – Corrado (I) re a. 1 («Romanorum in regem electo»)
Raone, not. di Cervinara
Luca, giudice di Cervinara
Roberto, f. di Adiutore, di Cervinara, e Laudanda, sua moglie, vendono a don Giovanni, arciprete di Cervinara, una casalina, congiunta con muro del palazzo della chiesa di S. Matteo, per il prezzo di 3 tarì d’oro (XXXVIII,24)


2018.
1251, maggio, ind. IX – Corrado (I) re («Romanorum in regem electo»)
Nicola da Trani («de Trano»), giudice della Gran Corte regia
Dietro richiesta di fra Mauro, monaco di M.V., si riporta in forma pubblica un privilegio di Federico imper. del luglio 1221 (riferito, Reg. 1470) (VIII, 84)


2019.
1251, settembre, ind. X – Corrado (I) re a. 1
Roberto, pubbl. not. di Montefusco
Bartolomeo, giudice di Montefusco
Diversi testimoni affermano che Giovanni de Felice, stando infermo nel casale di Venticano, nel suo ultimo testamento, fra le altre disposizioni, lasciò a Nicola, f. del q. Pietro de Corvo, suo cugino, una casa, sita in Montefusco, nella parrocchia di S. Matteo, e una vigna in Gambatesa, con l’obbligo di largire una certa somma di denaro ai poveri (LXXXV, 12)


2020.
1251, novembre, ind. X – Corrado (I) re
Giovanni Visconte, pubbl. not. di Montesarchio («Montissarculi»)
Giovanni de Ralpoto, giudice di Montesarchio
Fra Nicola, cellario di M.V., fa attestare da diverse persone che si trovarono presenti al testamento di Pietro de Morico, come costui, fra gli altri legati, lasciò al monastero di M.V. una casa sotto le mura di Montesarchio, non molto lontano dalla chiesa si S. Leone, e una terra, sita nel luogo detto Compalazio (LXXXVI, 15)


2021.
1252 («1251»), gennaio, ind. X – Corrado (I) re a. 2
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Bartolomeo, f. del q. Mercurio de Marsilia, dona a Matteo Fellicola,, f. del q. Bartolomeo, marito di sua nipote Dolcevita, tutti i suoi beni, che possedeva in territorio di Mercogliano, riservandosene però l’usufrutto (LXVII, 26)


2022.
1252, gennaio, ind. X – Corrado (I) re a. 2 di Sicilia
Ascoli
Alferio, giudice di Ascoli
In occasione del matrimonio tra Tommaso, f. di Vitale, cittadino di Ascoli, e la ved. Maruccia, madre di Leonardo del Vescovo, si assegnano le doti (XV, 88)


2023.
1252 («1253»), febbraio, ind. X – Corrado (I) re a. 2 di Sicilia
Acerra
Nicola, pubbl. not. di Acerra
Nicola, giudice di Acerra
Stefano, f. del q. Formesano, abitante di Acerra, vende a Pietro Capomacza un po’ («lenzetellam») di terra, nelle pertinenze di Acerra, per il prezzo di 15 tarì (XI,10)


2024.
1252, marzo, ind. X – Corrado (I) re
Padula
Riccardo, pubbl. not. di Padula
Giovanni e Alessandro Vulcano («Bulcanus»), giudici di Padula
Sorta questione tra Riccardo Malescotto (scritto anche diversamente) e il maestro Pietro Palmenterio a causa del possesso di una vugna con terra nel luogo detto Pontiniano, si emette sentenza giudiziale,  e le due parti in causa con giuramentio promettono di stare a quanto è stato deciso (XCV, 49)


2025.
1252, marzo, ind. X – Corrado (I) re a. 2
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Tommaso, f. del q. Giovanni de Guido, vende a Giovanni, f. del q. Matteo de Donadeo, una casa in Mercogliano, vicino al muro di questo castello, per un’oncia e tarì… (LXIX, 45)


2026.
(1252), maggio 22 («XI KalendJunii») – Innocenzo Pp. (IV) a. 9
Il Sommo Pontefice investisce il nobile Gualtiero de Cicala di tre castelli, dei quali era stato spogliato dall’ imperatore, che li aveva donati a Riccardo d’ Avella (VII, 6)


2027.
1252, luglio 22, lunedì, ind. X – Corrado (I) re a. 2
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Tommaso de Alliprando e Guglielmo Siccapane, giudici di Avellino
Riccardo de Aliberto, col consenso di sua moglie Costanza, e il not. Giovanni, suo figlio, col consenso della moglie Merita, vendono al monastero di M.V., e per esso a Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V, la metà dei seguenti beni: una terra o macchia, due ische nel luogo detto Mulino di Valle, una terra con nocelleto nel luogo detto Toppa, il tutto per 2 once meno una quarta di buoni tarì di Sicilia, al peso generale del Regno (XVIII,56)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 205-206


2028.
1252, agosto 18, ind. X – Corrado (I) re a. 2
Giovanni de Aliberto, pubbl. not. di Avellino
Giacomo, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede a Nicola e a Giovanni de Berteramo, fratelli, di Avellino, un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Avellino, per il canone annuo di una quarta d’oncia d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XIX,31)


2029.
1252, agosto, ind. X – Corrado (I) re a. 2
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Giacomo, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M.V., concede a don Pietro de Conca un casalino, sito «in capite Avellini», presso la porta di S. Antonino, per il canone annuo di un braccio di cera , da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XIX, 29)

*** Duplicato (XIX,30)

2030.
1252, settembre 18, mercoledì, ind. XI – Corrado (I) re a. 2
Giacomo, pubbl. not. di Serra
Il signor Alisio de Serra, volendosi rendere conto dei censi e dei redditi che si dovevano alla sua Curia, perché non fossero lesi i diritti a lui spettanti, diede ordine che si presentassero davanri al suddetto no. pubbl. e ai testi a tal fine convocati, i sigoli censurai, fra i quali Carvato e Ruggiero de Andresana, i quali, dopo aver giurato sul Vangelo di dir la verità, mostrano di avere a censo delle terre, site nel luogo detto «fons radicapcie», per l’annuo censuo di una spalla di porcoe 6 tomoli d’orzo (CX, 12 quinq.)


2031.
1252, novembre, ind. XI
Capua
Angelo, not.  Pietro, giudice di Capua
Donato, f. del q. maestro Ruggiero, vende a Gualtiero de Cicala, f. del q. Tommaso de Cicala, una terra, sita fuori Capua, in Torre Aunella, nel luogo denominato «a li curti», redditizia alle chiese di S. Silvestro e di S. Giorgio, in un tarì all’anno, per il prezzo di 7 tarì e 10 grana d’oro (XXXII, 103)


2032.
1252, dicembre, ind. XI – Corrado (I) re a. 3
Giovanni , pubbl. not. di Mercogliano
Matteo, giudice di Mercogliano
Maggio («Madius») di Monteforte, abitante in Mercogliano, vende a Bernardo e a Bonopace, fratelli, figli del q. Giovanni de Aurilia, un castagneto, sito nel luogo detto Sala, per il prezzo di 14 tarì e mezzo d’oro (LXIX, 46)


2033.
1253 («1252»), febbraio, ind. XI – Corrado (I) re a. 3
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Giovanni e Manesseo, fratelli, figli del q. Pietro Caputo, vendono a Martino Fellicola, f. del q. Simone Fellicola, un casalino, sito in Mercogliano, sotto la chiesa di S. Pietro, per 5 tarì d’oro (LXIX,44)

N.B.-Manca l’escatollo; ci sono però le sottoscrizioni dei testimonitorna a inizio pagina

2034.
1253, marzo 4, ind. XI – Corrado (I) re a. 3
Pietro, pubbl. not. di Avellino
Giovanni, giudice
Fra Giovanni da Taurasi, procuratore di Giovanni, ab. di M.V., concede a Bartolomeo de Guisando un pezzo di terra con casalino e nocelleto, nel luogo detto Tirapennola, nelle pertinenze di Avellino, per il canone di una quarta d’oncia d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XIX, 32)


2035.
1253, ottobre, ind. XII – Corrado (I) re a. 3
Giacomo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Matteo, f. del q. Roberto Ibano, e Maria, sua moglie, vendono a Guglielmo, f. del q. Alessandro de Rosa, una casa, sita nel casale di Urbiniano, per mezz’oncia d’oro (LXIX,47)


2036.
1253, novembre, ind. XII – Corrado (I) re a. 3
Giacomo, not.
Romualdo, giudice
Pietro de Serpico, f. del q. Guglielmo, fa l’offerta della sua persona al monastero di M.V., nelle mani di don Giovanni de Leone, monaco e infirmarario di M.V., e dona tutti i suoi beni stabili e mobili, siti in Montoro, e cioè: una casa in Montoro, nel luogo detto La Piscara; una altra casa nelli stesso luogo; una terra con casalina presso la stessa casa; un’altra casa ivi; una «apoteca»; una casa presso la chiesa della S.S. Trinità; un pezzo di terra con alberi vitati e fruttiferi nel luogo detto «li puczali»; un pezzo di terra con arbusto nel luogo detto Capetazo; un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto San Cipriano; un pezzo di terra con nocelleto («avellanis») nel luogo detto La Sala; un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto Acerrano (LXXXVII 26)


2037.
1254 («1253»), gennaio, ind. XII – Corrado (I) re a. 4
Ascoli
Mattia, not.
Giovanni Frainella, giudice di Ascoli
Maestro Giglio («Lilium») Corvisiero, cittadino di Ascoli, riconosce di aver ricevuto da don Bartolomeo, primicerio della chiesa di S. Maria in Principio, due once d’oro, promessegli quando prese in moglie la sorella di lui (XV, 89)


2038.
1254 («1253»), febbraio 17, martedì, ind. XII, – Corrado (I) re a. 4
Riccardo, pubbl. not. di Sarno
Ugo, giudice di Sarno
Si riporta una lettera del giustiziere, Nobile don Guglielmo Villano, data da Salerno il 10 febbraio precedente, diretta al giudice Roberto de casatore, di sarno, contenente l’ordine della restituzione dei beni stabili, siti nel casale di san Marzano, al monastero di M.V., beni che erano stati usurpati dalla Corte, e si ingiungeva che in avvenire il monastero non fosse più molestato nel possesso di quei beni (LIV, 39)


2039.
1254 («1253»), febbraio, ind. XII – Corrado (I) re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Guglielmo de Costanzo e Risicale, sua moglie, col consenso di Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), vendono a Modestino de Tristaino tre terre, delle quali una con vigna nel luogo detto Torelli, un’altra pure con vigna nel medesimo luogo, e una terza con nocelleto nel luogo detto Macera, per il prezzo di 5 once d’oro e con l’onere di corrispondere gli annui redditi al monastero di M.V. (LXIII, 7)


2040.
1254, maggio, ind. XII – Corrado II re a. 1
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Maraldo de Arpadio, tre pezzidi terra, dei quali uno con terra «vacua» nel luogo detto Marmore, un altro pure con terra «vacua» nel luogo detto Campo d’Urso, e il terzo nel luogo detto Paulisio, per 8 tarì di canone annuo, da corrispondersi nella festa di S. Mariqa a settembre (LIX, 93)


2041.
1254, giugno, ind. XII – Corrado II re a. 1
Capua
Angelo, not.
Giacomo, giudice di Capua
Gualtiero der Cicala, «miles», f. del q. (in bianco) de Cicala, dona al monastero di M.V., per le mani di fra Roberto, monaco di M.V. e priore di S. Maria Reale («Regale») di Maddaloni, tutte le terre, prese e case, con tutte le terre che possedeva nella pertinenze di Schiavi er di Capua, riservandosi soltanto alcuni beni in Maddaloni, e con patto che gli dovessero celebrare alcune Messe in perpetuo (XXXI, 12)


2042.
1254, ottobre, ind. XIII – Corrado II re a. 1
Riccardo, pubbl. not. di Eboli
Guglielmo del giudice Boemondo, giudice di Eboli
Fra Giovanni de Castolio, monaco  e procuratore dei beni di tutti i monasteri di M.V. esistenti in Eboli e nelle sue pertinenze, cl consenso di Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni de Massilia, f. del q. Giovanni, una terra, in cui vi sono quattro piante di olive, sita nel luogo detto Malito, che fu della q. nobil donna Sica, con patto che nel termine di cinque anni avrebbe dovuto piantarvi un oliveto; e che dopo questi primi cinque anni dovrà restituire metà di quella terra al monastero e conservare per se stesso e per i suoi eredi l’altra metà; e per i seguenti 14 anni dovrà corrispondere metà delle olive al monastero, e in casp che seminerà, dovrà ugualmente corrispondere al monastero la decima dei seminati. Dopo questi 19 anni Giovanni e i suoi eredi potranno disporre a loro piacere di quella metà della terra. Inoltre lo stesso fra Giovanni dà «ad laborandum et excolendum» allo stesso Giovanni, pure per 19 anni, un’altra terra con olivi, che il monastero possiede nello stesso luogo, alla condizione che nel presente anno debba corrispondere metà delle olive, e i seguito i due terzi delle olive (XLII, 29)


2043.
(1254), novembre 20 («XII kal. decembris») – Innocenzo Pp. IV a. 12
Napoli
Il Papa Innocenzo (IV) ingiunge al cardinale di S. Eustachio, Legato della Sede Apostolica, di far reintegrare e restituire all’ab. e al monastero di M.V. alcune possessioni del monastero, site in Palo, in terra di Bari, donate dagli imoeratori romani e ora occupate da Gualtiero de Victaro, signore della Celenza di Val Fortore (I, 19)


2044.
1254, novembre 24, martedì («die martis, septimo die stante»), ind. XIII – Innocenzo Pp. a. 12
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V
Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Vassallo Belestriero, fascendo testamento, lascia sua erede la moglie Mattia insie3me con le figlie in tutti i suoi beni, eccetto al porzione che spetta a Caramulta, sua nipote, e ordina che se per caso la suddetta Mattia non può abitare con le figlie, essa deve tenere e abitare, sua vita durante, «in quadam camminata», che si trova nel suddetto Casale di M.V.; inoltre istituisce sue eredi Paladina e Tommasina, sue figlie, e Caramulta, sua nipote, in tutti i suoi beni stabli , salva la quarta spettnte a sua moglie; lascia ancora a sua moglie Mattia una capra e una tunica «de bleveto», e due pezzi di terra nel luogo detto San Giovanni Baccanico, delle quali terre la prima è con castagneto, la seconda con vigna
(CXX, 11)


2045.
1254, novembre, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Riccardo, pubbl. notaio di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Pietro, f. del q. Giovanni de Avella, vende a Matteo, f. del q. Bartolomeo Fellicola,  un castagneto, sito nel luogo detto Vellicella di Corbulo («ballicella corbuli»), per un’oncia d’oro e una terza di tarì di Sicilia (LXIX, 48)

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2046.
1254, dicembre 8, martedì, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Tommaso de Sico, pubbl. not. di Cicala
Ruggiero de Benedetto, di Nola, giudice di Cicala
Ruggiero de Benenato, di Casamarciano, dona e rinunzia nelle mani di Marino, priore di S. Maria del Plesco, tutti i suoi « iura… pastinacionis et perpetue colonie», che aveva sopra una «cesina», sita nella montagna di S. Maria del Plesco, nel luogo detto Concavo, e per questa rinunzia riceve 3 tarì d’oro (XXXIV, 11)


2047.
1254, dicembre, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Pietro de Avella, vende a Matteo, f. del q. Bartolomeo Fellicola, un nocelleto, sito nel luogo detto Vesta («Besta»), per il prezzo di un’oncia e mezza d’oro (LXIX, 49)


2048.
1255, gennaio, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Capua
Giovanni, not.  Landolfo, giudice della città di Capua
Gismondo, f. del q. maestro Giovanni de Palmiero, concede a Pietro, f. del q. Pietro di Domenico, di Santa Giusta («de loco Santa Juste»), nove pezzetti di terra, siti nelle pertinenze di Capua, dei quali uno nel luogo detto Chiusa («a la clusa»), tre nel luogo detto Cennito, e 5 nel luogo detto Salice: con obbligo di corrispondere il solito canone (XXX, 105)


2049.
(1255), febbraio 12 («II Id. Febr. ») – Alessandro Pp. (IV) a. 1
Napoli
Il Papa Alessandro (IV) incarica l’ab. di Torre Maggiore dell’Ordine cluniacense di costringere gli ufficiali del Lago Lesina a corrispondere al monastero di M.V. l’annuo reddito delle anguille, secondo la concessione di Berardo Gentile e dei suoi figli Matteo e Tammaso, conti di Lesina (I, 4)

NOTA


2050.
(1255), febbraio 13 («Idibus Febr.») – Alessandro Pp. IV a. 1
Napoli
Il Papa Alessandro IV conferma la sentenza dell’aprile 1248. Ind. IV, promulgata dal q. giustiziere Goffredo Catalano nella causa tra il monastero di M.V. e il nobile Roberto, signore del castello di Summonte, relativa al taglio della legna del monte Cerasuolo, che quel signore proibiva ai monaci
(I, 20)


2051.
1255 («1254»), febbraio, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Antonio, not. di Lauro
Tommaso, giudice
Florito, f. del q. Alferio de Supravia, abitante nel castello di Lapio, e Guglielmo Arzale, tutori testamentari di Tommaso e Maria, figli e pupulli del q. Alferio, fratello del suddetto Guglielmo, cedono e assegnano al monastero di S. Giacomo di Lauro, per mano di Bartolomeo, priore di quella casa, un pezzo di terra, donato al monastero di M.V. dal suddetto q. Alferio, e che era sito nel luogo detto Olivelle (XLIX, 23)


2052.
1255, aprile 9, venerdì, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Aversa
Roberto di Santopaulo. pubbl. not. della città di Aversa
Stefano de Guisa, giudice di Aversa.
Giovanni, ab. di M.V., affitta al maestro Giacomo, a Egidio e a Martino di Donadeo, di Aversa, tutti i frutti e i proventi derivanti dai beni che spettavano alla Casa di Casacugnano, con alcune riserve, per l’annuo canone di 12 once e mezza d’oro, e col patto che capitando in quella Villa l’abate o altri religiosi di M.V., i censuari fossero tenuti ad ospitarli a loro spese per tre giorni, e somministrare quanto è necessario «tam in victu quam vestitu et calceamentis» a fra Roberto, monaco di M.V., che frattanto dimorerà in quell’obbedienza o a un altro monaco che per ordine dell’abate di M.V. andrà al posto suo (XXII, 17)


2053.
1255, giugno 1°, martedì, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Apice
Bartolomeo, giudice e not. di Apice
Fra Giovanni da Taurasi, monaco e vestarario di M.V., si fa riportare una bolla da Ottavaino, Cardinale di S. Maria in via Lata, Legato Apostolico nel Regno, data dai Campi vicino Benevento il 31 maggio 1255, con la quale il suddetto legato incaricava il sunnominato giudice di Apice, Bartolomeo, di porre il monastero di M.V. in possesso di un mulino di Apice, vicino al fiume Calore, insieme con un’isca a esso congiunta, e ciò in riguardoai danni patiti in Ariano nei suoi animali, pecore, ecc., a causa degli stipendiari pontifici e dei nemici della Chiesa: il che viene eseguito alla presenza di più testimoni, e ne riceve il possesso il suddetto fra Giovanni da Taurasi, monaco e vestatario di M.V. (I, 21)

*** Copia in carta, esguita da Guglielmo da Manocalzati nel sec. XVII (I, 22)

Bibl.: Capasso, Historia, n. 219


2054.
1255, agosto, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Nicola, pubbl. not
Roberto de Malfrido, giudice
Santoro Asclettino, f. del q. Pagano, vende a fra Malgerio, oblato di M.V., agente per parte e a nome di questo monastero, una quarta parte del mulino, detto «de Via», per 11 once d’oro, versando però al momento della vendita solo 5 once, col patto di possedere il suddetto mulino per due anni e percepirne i frutti, e frattanto obbligandosi a corrispondere al Santoro un annuo censo di 3 tarì e riparare il mulino a sue spese; che se il Santoro restituirà in questo tempo le suddette 5 once, il monastero sarebbe dovuto essere ripagato delle spese fatte per le riparazioni; se al contrario in questi due anni non restituirà le 5 once, il monastero dopo questo tempo dovrà dare le altre sei once e prendere possesso definitivo del mulino (XCVI, 9)


2055.
1255, agosto 7, ind. XIII – Alessandro Pp. IV a. 1
Foggia
Ottaviano, Cardinal Diac. di S. Maria in Via Lata, legato della Sede Apostolica, dona al monastero di M.V. una casa, sita in Salpi presso la Piazza, e due laghi, dei quali uno salato e uno dolce, nelle pertinenze della stessa terra, a risarcimento dei danni subiti dal monastero a causa dei ribelli di Santa Chiesa e degli stipendiari pontifici (I, 23) 1)

***Copia in carta, eseguita da Guglielmo da Manocalzati nel sec. XVII (I, 24-25)

Bibl.: Capasso, Historia, n. 224

1)Il Mastrullo (Monte Vergine Sagro, pp. 452-454) ci riporta una bolla di Ottaviano, cardinal diac. di S. Maria in Via Lata, di cui riferiamo il regesto:

1256. («1255»), gennaio 9 – Alessandro Pp. IV a. 2
Aversa
Ottaviano, cardinal diac. di S. Maria in Via Lata e Legato della Sede Apostolica, dietro supplici preghiere dell’abate e della Comunità di M.V., concede loro di poter costruire due oratori, dei quali uno nelle case appartenenti a M.V., esistenti in Capua nella parrocchia di Ognissanti, e l’altro, pure in territorio di Capua, nel luogo detto Urtichelle, perché i monaci «Domini laudes reddere valeant», con facoltà di erezione di cimiteri, e di porvi una campana per parte («tintinnabula»), ma con proibizione al popolo di accedervi

Bibl.: dal Mastrullo la prende e ristampa il Capasso, Historia, n. 232


2056.
1256, marzo, ind. XIV – Corrado II re a. 2
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia», ab. di M.V., concede a Pietro, f. del q. Maggio Sasso («Madii Saxi»), una vigna del luogo detto Cardito, nelle pertinenze di Mercogliano, di sei canne e mezza di larghezza e 19 di lunghezza, per il canone annuo di un tarì, da corrispondere nella festa di S. Maria a settembre, e 10 tarì di Sicilia d’entratura (LIX, 94)


2057.
1256, marzo, ind. XIV – Alessandro Pp. IV a. 2
Capua
Gualtiero, not. di Capua
Gualtiero, giudice di Capua
Peregrino de Michele, f. del q. Nicola, Letizia, sua moglie, figlia del q. Stabile de Luca, e Malgerio, f. del q. Pietro Malfrdo, vendono al procuratore del nobile Gualtiero de Cicala un pezzo di terra nei Lagni («in Terra Lanei»), vicino alla Villa di Macerata, per 4 once (XXXII, 19)


2058.
1256, aprile, ind. XIV – Corrado II re
Raone, pubbl. not. di Cervinara
Filippo e Palmiero, giudici di Cervinara
Soaldo Cappello, «milite» del castello di Cervinara, cede e rilascia a Giovanni e Nicola de Leone, fratelli, f. del q. Pietro de Leone, suoi vassalli, le giornate di opere che esse erano tenuti a prestargli ogni anno; e in cambio riceve due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Cervinara, nel luogo detto «a le Biczole» (XXXVIII, 91)


2059.
1256, maggio, ind. XIV – Corrado II re a. 3
Gualtiero, pubb. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Bartolomeo Fellicola, f. del q. Bartolomeo Fellicola, vende a Matteo, suo fratello, la sua porzione d’una casa con orto, sita in Mercogliano, nel luogo detto Girone («Gerone»), per un’oncia e mezza d’oro
(LXIX, 50)1)

Il Mastrullo (Monte Vergine Sagro, p. 452-454) ci riferisce, riportandola integralmente, una bolla di Alessandro Pp. IV del 3 luglio 1256, il cui originale si conservava al suo tempo nell’archivio delle scritture del monastero di M.V. di Capua. Eccone il regesto:

1256, luglio 3 – Alessandro Pp. IV a. 2 («3»)
Viterbo
Il Sommo Pontefice, dietro petizione presentatagli  per parte dell’abate e della Comunità di M.V., conferma con autorità apostolica la facoltà da loro ottenuta da Ottaviano, cardinal diac. di S. Maria in Via Lata, di poter costruire due oratori, e di poter avere in essi campane e cimiteri per seppellirvi i monaci (cfr. nota al Reg. 2055)

N.B.-Se il doc. è autentico, è curioso lo sbaglio, in una bolla pontificia, dell’anno del governo del Papa, a meno che non dobbiamo supporre contati per l’intero anno i soli venti giorni di pontificato del 1254,  a contare dal 12 dicembre in cui fu eletto. Ma ci sembra molto più semplice supporre l’errore  nella trascrizione del Mastrullo.

2060.
1256 («1257»), ottobre 23, lunedì, ind. XV – Corrado II re, Manfredi, principe di Taranto
Luca de Matteo, pubbl. not. di Casalnuovo
Nicola de Carsidonio, giudice di Casalnuovo
Fra Leone, preposito di M.V., prende possesso di un orto, sito vicino alla via pubblica per la quale si va da Casalnuovo a Sant’Andrea orto che era stato lasciato al monastero con testamento da Roberto de Ypolito (XXXIII, 84)

N.B.-Si noti la sottoscrizione: «Judex hoc signum Nicolaus prestat benignum»

2061
1256, dicembre 18, lunedì («domenica»), ind. XV – Corrado II re a. (in bianco)
Nicola, pubbl. not. di Montefusco
Girardo, Unfrido e Grifo, giudici di Montefusco
Gubella (e «Gibella»), moglie di Giovanni Buonomo, «de casali plance», in difetto delle doti promesse a suo marito da Guglielmo, suo fratello, gli assegna gli stabili che sua madre Mattia le aveva donato «pro maritagio suo» (CII, 9)

N.B.-Il giorno 18 dicembre del 1256 fu lunedì, non domenica, come figura nel doc., sarebbe caduto domenica, se l’anno non fosse stato bisestiletorna a inizio pagina

2062.
1256, dicembre, ind. XV – Corrado II re a. 3, Manfredi, balio generale del Re
Cefalù
Matteo de Lorenzo, pubbl. not. di Cefalù
Adamo di Litto, Vincenzo de Marino e Guglielmo del giudice Matteo, giudici di Cefalù
Avendo manfredi, «Divi Augusti Imperatoris Federici filius», ricevuto umili suppliche da parte dell’abate e della comunità di M.V., perché fossero loro restituite la Roccella con tutti i suoi diritti, tre once d’oro annue sulla caccia dei conigli («in venetione cuniculorum») e la terza parte dei mulini di Golisano (=Collesano), come si conteneva più diffusamente nei loro privilegi originali, dà incarico al Nobile Federico Lancia, in data 12 agostodella ind. XIV, dai Campi («Cappis») presso Lagopesole, di provvedere a questa restituzione. Per l’esecuzione di questo mandato Federico Lancia, con ordine dato da Sacchia il 2 novembre della ind. XV, ingiunge a don Leone Castaldo, di eseguire l’ordine che egli aveva ricevuto «sicut nos exequi deberemus». Allora Leone Castaldo con un suo ordine, dato da Salerno il 30 novembre dello stesso anno, ne affida l’esecuzione  a Giovanni, vice baiulo di Cefalù, e costui, recatosi personalmente alla Roccella insieme con don Giacomo, alla presenza dei giudici, del notaio e dei testi appositamente chiamati, in forza dell’autorità ricevuta, riconsegna a don Giacomo, «nuncio» dell’abate e della Comunità di M.V., la Roccella coi tenimenti e le sue pertinenze, e fa assicurare al monastero di M.V. la rendita delle tre once d’oro e della terza parte dei proventi dei mulini di Golisano (VIII, 85)

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 375 ss.; Capasso, Historia, n. 246.  Questi, avuto sott’occhio il testo pubblicato dal Mastrullo e insieme l’originale, osserva giustamente: «Nimis oscintanter edidit Mastrullo»


2063.
1257 («1256»), gennaio 5, ind. XV – Corrado II re a. 3
Giovanni de Aliberto, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino
Dietro richiesta del maestro Guarino de Lauro, si riporta uno strumento del giugno 1231, Ind. IV (riferito, Reg. 1693) (LXXIII, 2)


2064.
1257, febbraio 4, domenica, ind. XV – Corrado II re a. 3 – Manfredi, principe di Taranto
Ascoli
Orlando, pubbl. not. di Ascoli
Mattia, regio giudice di Ascoli
Maestro Luca de Guarniero Pellipperio, cittadino di Ascoli, vende a don Bartolomeo, primicerio della chiesa di S. Maria in Principio, cinque fosse, site dentro l’orto dello stesso Bartolomeo, per il prezzo di tre tomoli di frumento, del valore di 3 tarì (XV, 60)


2065.
1267, aprile, ind. XV – Corrado II re, Manfredi, duca di Svevia
Gervasio, not.
Giacomo, giudice
Urso Barbarisio vende al not. Maranchio un pezzo di terra con nocelleto e altri alberi fruttiferi, sito in Montoro, nel luogo detto Cinquanta, per 10 tarì d’oro, ma con la condizione che continuasse a possedere e a coltivare quella terra lui, Urso, e i suoi leggittimi eredi, con l’obbligo di corrispondere al suddetto not. e ai suoi legittimi eredi, un tarì d’oro all’anno, a Natale (LXXXVIII, 20)


2066.
1257, giugno 24, ind. XV – Corrado II re, Manfredi re a. 4 («regnantibus»)
Nicola de Sergio, pubbl. not. di Benevento
Sikenolfo, giudice di Benevento
L’ab. Guaderisio de Mattia, canonico della chiesa maggiore di Beneveto e rettore della chiesa diruta di S. Chirico («Sancti Quirici»), in nome della medesima lascia al presb. Pietro de Monasse un annuo censo di mezza libbra di cera, che questi doveva corrispondere per una casa che possedeva nel distretto della parrocchia di S. Chirico, perché potesse riedificare la chiesa, essendo diroccata in seguito all’incendio della città vecchia di Benevento, e riceve una quarta d’oncia d’oro (XXVI, 72)torna a inizio pagina


2067.
1257, luglio 4 – Alessandro Pp. IV
Anagni
Il Papa Alessandro IV ordina al vesc. di Frigento di benedire il monaco di M.V. Giovanni, eletto abate di Monte Sacro, nella diocesi di Siponto, e lo delega a ricevere il giuramneto di fedeltà a cui era obbligato il neo eletto (I, 5)


2068.
1257, settembre, ind. I – Corrado II re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Pietro de Avella, Matteo de Ausilia, Angelo e Riccardo, figli del q. Angelo de Ausilia («Auxilia»), e Margherita, madre, dei suddetti Angelo e Riccardo, vendono a Matteo, f. del q. Bartolomeo Fellicola, un castagneto nel luogo detto Vallicella di Corvula («Vallicella Corvuli»), per un’oncia e un tarì d’oro
(LXIX, 52)


2069.
1257, settembre, ind. I – Corrado re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Roberto, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. di Urso Coco, e Caramulta («Caramultu»), sua moglie, vendono a Bernardo, f. del q. Davide, un nocelleto, sito nel luogo detto Macera, per un’oncia d’oro e 10 tarì (LXIX, 51)


2070.
1257, dicembre 19, mercoledì, ind. I – Corrado II re
Pietro, pubbl. not. di Nola e di Cicala
Antonio, giudice di Nola e di Cicala
Giovanni Infante, di Cicala, dona alla chiesa di S. Maria del Plesco, per le mani di fra Giovanni, monaco e priore di questa Casa, due territori, siti nelle pertinenze di Campasano, nel luogo detto Campasanello, — territori che egli aveva comprato da Ligorio de Guglielmo, di Saviano, («Saviana») vassallo del monastero di Casamarciano, e che poi aveva dato a coltivare a Pietro de Giaquinto, del casale di Campasanello, per la metà dei frutti e la terza parte dei seminati —, col patto di essere seppellito nella suddetta chiesa del monastero, che gli facessero i funerali, ecc. (XXX, 106)


2071.
1257, … (corroso), ind. I – Corrado II re a. 4
Riccardo, not. di Mecogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
Marino, ab. di M.V., concede a Matteo, f. del q. Bartolomeo Fellicola, una vigna del luogo detto Urrita, per l’annuo canone di mezza libbra di cera, da corrispondere nella festa di S. Maria a settembre e un’oncia d’oro per entratura (LIX, 95)


2072.
1258, marzo 8, venerdì, ind. I – Corrado II re a. 4
Tommaso de Sico, pubbl. not. di Cicala
Matteo, giudice di Cicala
Leonardo de Acerris, del castello di Cicala, dichiara di aver ottenuto dal P. Giovanni da Taurasi, priore di S. Maria del Plesco, col consenso di Marino, ab. di M.V., la concessione di una terra con sedili e altri edifici, sita nelle pertinenze di Cicala, nel luogo detto Scarabaito, per un sestaro e mezzo di olio all’anno a Natale, e per questa concessione aveva pagato due once e 10 tarì d’oro di Sicilia (XXXIX, 20)


2073.
1258, marzo 25, ind. I – Corrado II re a. 4 (in: 1300, gennaio 20, ind. XIII)
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo, giudice di Avellino
Simone e sua madre Finicia, della città di Avellino, vendono al giudice Giacomo de Aquaputida, per il prezzo di 80 once d’oro, i seguenti beni, siti nelle pertinenze di Avellino, e cioè: un pezzo di terra a nocelleto, nel luogo detto Piano di San Damiano; un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto Vesta; un pezzo di terra con nocelleto nel luogo detto Guardia; una terra con nocelleto nel luogo detto Balneo; una terra con noceletto nello stesso luogo; una terra con castagneto nel luogo detto Cerasolo; una terra poco distante dalla chiesa di S. Lorenzo (in XXI, 42)


2074.
1258, marzo, ind. I – Corrado II re
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Unfrido, giudice di Tocco
Guglielmo Cupiano, col consenso di Pietro Cupiano, suo mundualdo, dà a Roberto, f. del q. Gualtiero de Poto, di Tocco, metà di una terra a castagneto, sita nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto Sabuculo, che egli «pro indiviso» possedeva in comune con lui, e riceve 4 tarì d’oro (CXXIII, 128, 1° strumento)


2075.
1258, marzo, ind. I – Corrado II re
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Unfrido, giudice di Tocco
Silvesteria, a titolo di permuta, dà a Roberto, f. del q. Gualtiero de Poto, di Tocco, la quarts parte che essa possedeva sul castagneto che lo stesso Roberto possedeva insieme con lei «pro indiviso», e che era sito nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto «Supra Viam»; e Roberto, da parte sua, le dà il castagneto, di cui il precedente Regesto (CXXIII, 128, 2° strumento)

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2076.
1258, aprile, ind. I – Corrado II re
Gervasio, not.
Giacomo, giudice
Il P. Giovanni «infirmarario» di M.V. e procuratore di Marino,«humilis abbas» di M.V., concede a Giovanni de Laugreto una terra, sita in Montoro, nel luogo detto «lu Ponte de cinquanta», per due tarì d’oro all’anno, a Natale, e una quarta d’oncia d’oro per entratura (LXXXVII, 58)


2077.
1258, aprile, ind. I – Corrado II re a. 4
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
Roberto, f. del q. Gemundo, e Tommasina, sua moglie, col consenso di Marino, «dei gratia» ab. di M.V., vendono a Petrone, f. di Marco, una vigna, sita nel luogo detto Urbiniano, vicino alla Chiesa di Santo Stefano, redditizia al monastero di M.V. in mezzo tarì di Salerno all’anno, per il prezzo di 174 tarì, e trasferendo il canone suddetto su una selva, sita nel luogo detto Plaiora (LXIII, 8)


2078.
1258, luglio 15, lunedì, ind. I – Corrado II re a. 4
Giovanni de Tommaso, pubbl. not. di Foggia
Angelo del giudice Angocto, regio giudice di Foggia
Fra Riccardo de Castorio e fra Giovanni da Quadrelle, monaci di M.V., asseriscono di voler concedere «ad pensionem» le case del b. Giacomo de Quitasio, di San Lorenzo, esistenti nella stessa terra di S. Lorenzo, recentemente devolute al monastero di M.V. Recatisi pertanto giudice, notaio e testi con essi nella suddetta terra di S. Lorenzo, premessa regolare vendita all’asta in cui comparve Gimundo de Cavafossa, della stessa terra di S. Lorenzo, che offrì per la casa posta nella piazza grande di S. Lorenzo 6 tarì d’oro all’ anno, fu aggiudicata a costui quella casa come a maggiore licitatore, mentre per l’altra casa del suddetto Giacomo de Quitasio non comparve alcuno che la volesse prendere ad abitare
(XCV, 26)


2079.
1258, luglio, ind. I – Corrado II re a. 5
Giovanni Senzaterra, not. di Avellino
Tommaso de Aldyprando, giudice di Avellino
Marino, ab. di M.V., concede al signor Simeone de Willinstren («de guilisten»), teutonico, abitante in Avellino, una terra con castagneto, nel luogo detto Baccanico, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XIX, 33)


2080.
1258, settembre, ind. II – Manfredi re a. 1
Pietro, not. di Tocco
Unfrido, giudice di Tocco
Roberto, f. del q. Gualtiero, di Tocco, compra un castagneto, sito nelle pertinenze di Tocco, e confinante da una parte con altri suoi possedimenti, per il prezzo di 4 tarì d’oro (CXXIII, 128, 3° strumento)


2081.
1258, ottobre 28, lunedì, ind. II – Manfredi re a. 1
Bartolomeo Cappello, pubbl. not. di Benevento
Pietro de Eustasio, giudice di Benevento
Il nobile Menelao e Pietro, fratelli, f. del q. Alferio del giudice Pietro Menelao, a nome loro e a nome di Fusca, loro nipote minorenne, figlia del q. Matteo, loro fratello, vendono al maestro Guglielmo, f. del maestro Potone Fabro, di Montefusco, una terra nel luogo detto Luceriola (=Rogerola?), per 10 once d’oro e mezza quarta (CIV, 39)


2082.
1258, ottobre, ind. II – Manfredi re a. 1
Boiano
Pietro, pubbl. not. di Boiano
Palmiero, giudice di Boiano
Don Roberto, ab. di S. Lupo di Benevento, a nome di S, Maria del Vivario, concede a Maria de Alibano, Raone, Tommaso, Clarizia, Beaterice e Altruda, fratelli e sorelle, figli della suddetta Maria e del q. Roberto Aliberto, abitanti in Boiano, solo loro vita durante, un casile con orto contiguo, sito nel borgo di Boiano, vicino alla Chiesa di S. Maria del Vivario, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, per i primi 10 anni, e poi 1 tarì e 15 grana (XXIX, 2)


2083.
1258, dicembre, ind. II – Manfredi re a. 1
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino
Marino, ab. di M.V., concede al maestro Matteo Forte, f. del q. maestro Bartolomeo, un pezzo di terra con castagneto nel luogo detto Bagnolo («Balneolum»), per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi l’8 settembre (XIX, 34)


2084.
1259 («1258»), febbraio, ind. II – Manfredi re a. 1
Maranchio, not.
Cristofaro e Giordano, giudici
Giovanni de Iacono Riccardo, f. del q. Jacono Riccardo, rinunzia e dona al monastero di M.V., nelle mani di don Giovanni, monaco e «infirmarario» di M.V., i seguenti beni, siti in territorio di Montoro: una terra con casa fuori Montoiro, nel luogo detto Strada («la strata»); un territorio nel luogo detto Banzano; un altro pezzo di terra con nocelleto e altri alberi nel luogo detto La valle de Cruce; un altro territorio nello stesso luogo: beni che il suddetto Giovanni teneva a censo dal monastero stesso (LXXXVII, 27)


2085.
1259, mrzo, ind. II – Manfredi re a. 1
Maddaloni
Giovanni de Paolo, pubbl. not. di Maddaloni
Barbato, giudice di Maddaloni
Diversi privati di Maddaloni dichiarano di dover corrispondere ogni anno dei censi a Gimondo, f. del q. Giovanni Palmiero, di Capua, per certi stabili, che essi possedevano in Maddaloni (LI, 114)


2086.
1259, maggio, ind. II – Manfredi re a. 1
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Conso, vende a Bonapace, f. del q. Giovanni de Aurilia, un nocelleto nel luogo detto Macera, per 29 tarì d’oro (LXIX, 53)


2087.
1259, giugno 11, mercoledì, ind. II – Manfredi re
Tommaso, pubbl. not. di Cicala
Ruggiero de Benedetto, giudice di Cicala
Il P. Giovanni da Taurasi, priore del monastero di S. Maria del Plesco, col consenso di Marino, ab. di M.V., concede in perpetuo a Benevento Mancatello, di Cicala, la metà d’una corte, sita nel casale di Scarabaito, per il censo annuo di 5 tarì di Amalfi, da corrispondersi a Natale (CX, 8)


2088.
1259, novembre 14, venerdì, ind. III – Manfredi re a. 2
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab.  di M.V., concede a Guglielmo de Torgisio, di Montefusco, una casa, dita nella parrocchia di S. Maria della Piazza, per 4 tarì all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 17 tarì e mezzo d’entratura (LXXXIV, 4)

***Duplicato (LXXXIV, 5)

2089.
1259 («1260»), dicembre 1°, ind. III – Manfredi re a. 2
Troia
Palmiero, not. di Troia
Melioro, giudice di Troia
Bartolomea, ved. di Ponziano de Madia, di Troia, vende al giudice Giovanni Spitemeta una casa in Troia, nella contrada di Santa Croce, per un’oncia e 7 tarì e mezzo (CXXIV, 118)


2090.
12(59) – (Carlo II) re
Montevergine
Not. (corroso)
Giovanni, giudice
Maestro Benedetto e Piantedosa, sua moglie, di Apice, donano al monastero di M.V. nelle mani di Marino, «dei gratia» ab. di M.V., due case, site in Apice, nella parrocchia di S. Pietro, e due terre, delle quali una nel luogo detto Curticella (XIV, 19)

 
N.B.-Manca metà pergamena, e la data è segnata per intero solo sul dorso della pergamenatorna a inizio pagina

2091.
1260 («1259»), gennaio 12, ind. III – Manfredi re a. 2
Bernardo Flandino, di Arienzo, pubbl. not.
Bartolomeo, giudice di Arienzo
Giacomo, Pietro e Bartolomeo, fratelli, figli del q. Gualtiero, di Napoli, abitanti in Arienzo, cedono a Giovanni de NIcola, un pezzo di terra nelle pertinenze di Arienzo nel luogo detto S. Felice; e in cambio ricevono un pezzo di terra nel luogo detto Marcorello, e 5 tarì d’oro (XIV, 166)

N.B.-Nella data è segnato come giorno della settimana la domenica, ma in realtà il 15 gennaio 1260 era giovedì. Se invece si dovesse trattare del mese di febbraio, il giorno della settimana corrisponderebbe perfettamente

2092.
1260 («1259»), febbraio, ind. III – Manfredi re a. 2
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V., detto S. Maria del Preposito
Marino, ab. di M.V., concede a Ruggiero de Rainaldo, e a Vassallo e Giacomo, fratelli, figli del q. Riccardo de Rainaldo, un pezzo di terra all’anno, da corrispondersi a Natale, quattro buccelle di grano, e cioè 2 a Natale e 2 a Pasqua, e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 26)


2093.
1260, marzo 15, ind. III – Manfredi re a. 2
Ascoli
Orlando, pubbl. not. di Ascoli
Sicinulfo, di Lagopesole («Lacupensili»), regio giudice di Ascoli
Nicola de Gaudenzio, di Ascoli, vende a Bartolomeo, primicerio della chiesa di S. Maria in Principio, un ortale, sito in Ascoli, dlla parte di San Bartolomeo, per il prezzo di 18 tarì d’oro (XV, 61)1)

1)In un decreto della Commissione regia di «reintegrazione dei beni feudali», del 20 marzo 1260 («1259») e riguardante l’improcedibilità nella causa, che si riferiva alla metà del mulino degli Archi, i Atripalda, c’è un accenno a M.V.: «invenimus quod monaster. cavense tenebat in territ. atripaldi medietatem molendini, quod vocatur molendinum de archis, cuius alteram medietatem tenuerat monaster. M. Virg. quod molendinum dom. Jacobus Capice dom. Atripaldi per plures annos in demanio suo tenuerat et usque ad tempus mortis sue » (riportato dallo Scandone, II, II, p. 210-212)


2094.
1260, maggio, ind. III – Manfredi re
Matteo, pubbl. not di Monteforte
Tommaso, giudice di Monteforte
Il P. Giovanni, «infirmario» di M.V., dietro procura di di Marino, ab. di M.V., concede a Guglielmo Gauderisio, f. del q. Alferio, un castagneto nel luogo detto Castelluccio, per due tarì di canone annuo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LIX, 97)


2095.
1260, giugno 19, ind. III – Manfredi re a. 2
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Matteo de Mauro, giudice di Avellino
Guglielmo e Filippo, figli del q. Giacomo de Tora, insieme con la loro sorella Sibilia («Sibbilia»), vendono al monastero di M.V., e per esso a don Marino,«dei gratia» ab. di M.V., tre ische (o terreni irrigui), site nel luogo detto Mulino di Valle («Molendinum de vallis»), nelle pertinenze di Avellino, per il prezzo di 3 once d’oro di tarì di Sicilia (XVIII, 57)


2096.
1260, luglio, ind. III – Manfredi re a. 2
Riccardo, not.
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede al medico Giacomo, abitante in Mercogliano, una terra con nocelleto, sita nel luogo detto Torelli, — già concessa altra volta a Matteo de Traistaino e ai suoi eredi legittimi per la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori —, e che ora viene concessa al suddetto medico e ai suoi eredi per una libbra di cera all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre. Dati poi i «bona et grata servitia» prestati dal suddetto Giacomo al monastero, la suddetta terra vine concessa a lui e ai suoi eredi legittimi, e in difetto di questi potranno succedergli anche gli eredi naturali; inoltre, finché vivrà, Giacomo è esonerato dalla corresponsione della suddetta libbra di cera (LIX, 98)

***Duplicato (LIX, 99)
N.B.-Tutti e due gli esemplari sono incompleti, mancando l’escatocollo

2097.
1260, settembre 12, ind. IV («III») – Manfredi re a. 6 del suo dominio
Padula («apud Padula»)
Bartolomeo de Corneto, not.
Giovanni de Melfi e Ruggiero de Amendolario, giudici
I suddetti giudici, reintegratori dei feudi della Corte nel Principato e Contado, avendo citato il monastero di M.V., da parte della Corte, perché presentasse i documenti comprovanti il possesso di una terra nella contrada detta Marcopio, una vigna nella contrada detta Callarano e un’altra terra pure a Marcopio, ed essendo comparso il P. Giacomo, che difese i diritti del monastero con privilegli e con testimoni, ordinano che non si proceda più oltre contro il monastero di M.V. riguardo ai feudi che possedeva nelle pertinenze di Montefusco (XLVI, 49)

***Copia in carta (XLVI, 50-51)
***Altra copia, estratta dal not. beneventano Agostino Florenza (XLIII, 78-80)

2098.
1260, settembre, ind. IV – Manfredi re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., (che si sottoscrive), concede a Matteo Fellicola un castagneto, sito nel luogo detto Vallicella, per il canone d’una quarta di cera all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro per entratura (LIX, 100)


2099.
1260, settembre, ind. IV – Manfredi re a. 3
Giacomo, pubbl. not. di Candida
Ruggiero Bove, giudice di Candida
Enrico Castaneo di Candida, facendo testamento, fra l’altro stabilisce che, essendo debitore verso il monastero di M.V. in un’oncia e mezza d’oro, per un obbligo lasciatogli da un suo zio e legato a due castagneti, ora non avendo denaro liquido, istitusce un legato con un codicillo all’ultimo suo testamento — col quale testamento aveva lasciato al suo primogenito Aminadab un tenimento detto Giovanni della Padula, sito nelle pertinenze di Candida e nel territorio e pertinenze di Manocalzati —, ordinando al suo erede che debba dare ogni anno al monastero di M. V. una certa rendida annua finché non sarà saldato il debito (XXX, 137 bis)


2100.
1260, ottobre, ind. IV – Manfredi re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Giovanni d Luperisio e Mergherita, sua moglie, vendono a Giovanni, f. del q. Giovanni Ruggiero de Graylone, e a Palerma, sua madre, un nocelleto, sito nel luogo detto Serrone, per due once e una quarta d’oro (LXIX, 54)


2101.
1260, ottobre, ind. IV – Manfredi re a. 3
Teano
Nicola, not.
Giovanni, giudice di Capua
Il nobile Landolfo Gallincapo («Gallu in capu»), cittadino di Teano, fa riprodurre uno strumento del q. Giovanni, suo padre, del dicembre 1233 (riferito, Reg. 1779) (XXXII, 83)


2102.
1260, novembre, ind. IV – (Manfredi re) a. 3
Taurasi
Giovanni, pubbl. not. di Taurasi
Landemaggio («Landemagius»), giudice di Taurasi
Giovanni Gallitrudo, di Taurasi, avendo per parte della chiesa di S. Marciano, della terra di Taurasi, un orto e una terra nel luogo detto Alla Fonte di don Gibello («ad fontem domini Gibelli»), nelle pertinenze di Taurasi, la permuta con una vigna di Alferio de Amato, sita pure nelle pertinenze di Taurasi nel luogo detto Corvo («ad corbum»), permuta che si effettua col permesso e col consenso del vescovo e dei chierici (Cand. VIII,13)


2103.
1260, dicembre, ind. IV – Manfredi re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Maestro Riccardo Serrerio e Margherita, sua moglie, vendono al giudice Roberto, f. di Goffrido de Rapuano, un castagneto, sito nel luogo detto Vesta, per 12 tarì d’oro (LXIX, 55)


2104.
1261 («1260»), gennaio 12, ind. IV – Manfredi re a. 3
Giovanni de Aliberto, not. di Avellino
Giovanni de Crissio, giudice di Avellino
Francesco, Giacomo, Ruggiero, Palmiero e Giuditta, figli del q. giudice Bernardo di Avellino, dovendo dare al giudice Tommaso de Marrachia 2 once d’oro, vendono a Filippo Forte, f. del q. Filippo, un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Bagno («Balneus»), per due once d’oro di tarì di Sicilia (XXI, 30)


2105.
1261 («1260»), gennaio, ind. IV – Manfredi re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Tommaso, f. del q. Bartolomeo de Beneincasa, abitante in Mercogliano, una vigna con terra «vacua», sita nel luogo detto Torelli, per una libbra di cera all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per entratura (LIX, 96)

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2106.
1261, marzo, ind. IV
Marino, ab. di M.V., col voto della sua Comunità promulga uno Statuto contro Roberto Janaro («Janarius»), «propter multas prodiciones et conspirciones», perpetrate contro gli uomini di Mercogliano, vassalli di M.V.; e in particolare perché egli, al tempo dell’ ab. Giovanni Fellicola, venendo coi suoi complici nell’ospedale del nostro monastero, «in persona dicti abbatis Johannis per stipulam dixit ipsum esse proditorem et perratus esset probare dicendo habere vexillum domini pape»; in seguito, trovandosi lo stesso ab. Giovanni in San Giacomo di Lauro, obbedienza di M.V., per rimettersi da una caduta da cavllo, occorsagli mentre un giorno ritornava da Avellino, il suddetto Roberto Janaro, «proditor nefando consilio utendo»,vi si recò con alcuni dei suoi «ut possit ipum intercipere in gutture et propere subfocare»; poi, alla morte di Giovanni, essendo succeduto l’ab. Leone («deinde post cessionem eiusdem domini abbatis dompnus Leo loco suo successit»), Roberto si portò subito in Madaloni, dove quasi risiedeva, sperando di trovarlo vivo, ma, suo malgrado, lo trovò già morto («dolendo dixit heu me miser quod ipsum vivum non repperi ut ipsum manu mea propria interfecissem»); infine aveva posto gli occhi sullo stesso ab, Marino («os suum in nos»), seminando sedizioni tra i monaci contro l’abate («et sedicionem infra claustrum nostri monasterii inter fratres seminando»), di modo che, dietro sue istigazioni («eo suffragante et adiuvante»), furono percossi alcuni monaci, e aveva l’animo di distruggere tutto il monastero: perciò, considerando tante malefatte, si ordina che sia discacciato dalla terra di Mercogliano lo stesso Roberto Janaro e ogni altro membro della stessa famiglia come traditori; si ordina a tutti i successori nell’abbaziato di M.V. di non poter ammettere all’abito religioso nessuno di quella famiglia né permettere loro di abitare in Mercogliano; si tolgono loro tutti i beni concessi a censo dal monastero; e infine si stabilisce che questo statuto si debba leggere in Comunità ai Padri raccolti, ogni anno  (LV, 1)

N.B.-Si noti, fra l’altro, in questo Statuto, che esso rappresenta l’unico doc. in cui abbiamo trovato accenno all’ab. Leone, non essendoci rimasto nessun documento originale del tempo, rogato in suo nome

2107.
1261, marzo, ind. IV – Manfredi re a. 3
Boiano
Antonio, pubbl. not. di Boiano
Palmiero, giudice di Boiano
Pietro Gentile, abitante di Boiano, dona alla confraternità di San Martino delle Monache («Sancti Martini de Monachabus») un sedile di mulino («quoddam sedium Molendini»), sito in Boiano, nel luogo detto San Nicola de Plesco, con la condizione che ne sia riservata a suo beneficio la metà del frutto dello stesso mulino, sua vita natural durante (XXIX, 201)


2108.
1261, aprile 8 – Alessandro Pp. IV a. 7 (in: 1263, ottobre 9, ind. VII)
Roma, in Laterano
Il Papa Alessandro IV conferma alla congregazione di M.V. tutti i privilegi ed esenzioni di cui essa gode, e dichiara immediatamente soggetto alla S. Sede il monastero di M.V. con tutte le sue case e monasteri, terre, casali, vassalli, ecc. (in I, 27)1)

1)A. Balducci, L’Archivio della Curia Arcivescovile di Salerno, III, I registri della Mensa, Salerno, 1954. Estratto da Rassegna Storica Salernitana, XV 1954), N. 1-4) ci fa conoscere una breve notizia di un doc. riguardante M.V, che si coserva in quell’Archivio in una copia autentica redatta nel 1613. Ci piace riferirla con le stesse parole del chiaro Autore:
«1261, aprile, ind. IV – Bolla d’archivio. Cesario all’abate e ai suoi monaci di Materdomini, nella quale viene ricordata la consacrazione della chiesa stessa e i doveridell’abate verso l’arcivesc. di Salerno, il censo di due ceri da pagare nella festa della Traslazione di S. Matteo, ecc. Si approva che i monaci vestano l’abito dei monaci di M.V.; il breviario monastico però è quello del monastero Cavense, p.2» (op. cit., p. 37)

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 455-456


2109.
1261 (mese corroso), ind. IV – Manfredi re a. 3
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Filippo de Laudato, f. del q. Giovanni, due pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto Fontana di San Modestino, e l’altro nel luogo detto Pretorio, per 5 tarì all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 1)torna a inizio pagina


2110.
1261, settembre 12, ind. V – Manfredi re a. 4
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Crissio, giudice di Avellino
Ruggiero de Rainaldo, Vassallo («Bassallo») e Giacomo, fratelli e nipoti del suddetto Ruggiero, del Casale di M.V., vendono a Marino, «dei gratia» ab. di M.V., una terra con castagneto, querceto, ecc., sita nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Torolano («Torulano») per 7 once d’oro di tarì di Sicilia (XVIII, 58)


2111.
1261, novembre, ind. V – Manfredi re a. 4 (in: 1282, ottobre 14, mercoledì, ind. XI)
Nicola, pubbl. not. di Salerno
Matteo Calvello, giudice
Bonaventura de Ala, f. del q. Guglielmo, riconosce di aver ricevuto da Ugolino Trentacapilli, suo suocero e f. di Ruggiero, 14 once d’oro di tarì di Sicilia, come gli erano state promesse al tempo del suo matrimonio con Giaquinta, figlia del suddetto Ugolino, e rinunzia espressamente ad ogni successione paterna, materna e fraterna, e dichiara di voler conservare quelle once come beni dotali: dichiarazione e promessa ratificata dalla stessa Giaquinta (in CV, 76)


2112.
1262 («1262»), novembre 2, mercoledì, ind. V – Manfredi re a. 4
Troia
Nicola de Brizio, not. di Troia
Giovanni de Gipcia (e «Gipiza»), regio giudice di Troia
Tommasa, ved. del q. Roberto de Vetula, di Troia, vende a Mansella, ved. del q. Lamberto,una terra, sita in Troia, nel luogo detto Piano di San Marco, per un’oncia e 15 tarì (CXXIV, 119)


2113.
1261 («1262»), dicembre 10, ind. V – Manfredi re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Termoli («Termularum»)
Guglielmo de Guisenolfo e Leonardo Borsella, regi giudici di Termoli
Il signor don Federico de Palearia, nipote del conte Gualtiero de Pelearia, conte di Monoppello, dichiara di aver ricevuto dal signor Manfredi, conte di Frigento e gran Camerario di Sicilia, diversi beni mobili del valore di mille once, in conto delle doti di donna Isabella Maletta, sua moglie, figlia di Federico, conte di Bizino, e nipote del suddetto magnifico don Manfredi Maletto (CXXI, 64)


2114.
1216 [i.e. 1261] (mese corroso), ind. V – Manfredi re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Clarizia, figlia di Andrea Lombardo, di Mercogliano, col consenso di suo padre, dona al monastero di M.V., per le mani di Marino, ab. di M.V., la quarta parte degli stabili, siti nelle pertinenze di Mercogliano, che ad essa spettava come morgincap sui beni del suo defunto marito Matteo de Castolio; inoltre dona al monastero i diritti che essa aveva su un nocelleto ricevuto in dote da suo padre e sito nel luogo detto Cerreta, e per carità riceve dal suddetto abate due once d’oro (LVI, 47)


2115.
1262, maggio 18, giovedì, ind. V – Manfredi re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., cede al maestro Guglielmo Ferrari de Diano una vigna del monastero di S. Lorenzo di Padula, obbedienza di M.V., sita nel luogo detto Fundamenta; e in cambio ne riceve un’altra nel luogo detto Castagna («Castanea»), e in più 5 once d’oro (XCV, 24)


2116.
1262, maggio, ind. V – Manfredi re a. 4
Marigliano
Donato, pubbl. not. di Marigliano
Giovanni de Palomba, giudice di Marigliano
Giovanni, Matteo e Giordano Ferraro, fratelli, abitanti in Cicala, vendono a Gualtiero de Molisio, f. del q. Giovanni de Molisio, e a Pietro Cacamillo, f. del q. Pietro, tre pazzi di terra, siti nelle pertinenze di Marigliano, dei quali uno nel luogo detto Trattanello, un altro nel luogo detto «a lu arbustu», e il terzo nel luogo detto Orto, redditizio quest’ultimo al giudice Giovanni Palomba, per il prezzo di 40 tarì e con l’onere sudetto (LIII, 71)


2117.
1262, giugno 18, domenica, ind. V – (Manfredi) re a. 4 («5»)
Dordona
Giovanni de Matteo, pubbl. not. di Dordona
Ambrogio, regio giudice di Dordona
Fra Bartolomeo, monaco di M.V. e «massarius curie in Bulfinian», previo bando, vende a Nicola e a Giovanni de Santo Spirito i frutti delle mele, pere ecc. esistenti in una masseria del monastero in Bulfiniano, per 19 tarì d’oro (XLII, 2)


2118.
1262, luglio 23, domenica, ind. V – Manfredi re a. 4
Giovanni de Matteo, pubbl. not. di Cicala
Antonio de Nola, giudice di Nola e di Cicala
Marino, ab. di M.V., col consenso della sua Comunità, concede al maestro Giovanni de Nivario e a Margarito de Collifecato, fratelli uterini, e ai loro leggittimi eredi maschi, «preter clericos», le case nel castello di Sarno, le case con le corti nel Piano di Sarno, il mulino, gli arbusti, oliveti e tutti i possessi che il q. giudice Unfrido di Sarno donò al monastero, — beni e possessi che il monastero di M.V. possiede «pro indiviso» con donna Finicia, ved. dello stesso giudice Unfrido e ora moglie del suddetto Margarito —, per il censo annuo «unius decine de cera», da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e a 6 once d’oro per questa concessione (CVI, 34)

***Copia in uno strumento del 1282, luglio 11, ind. X (in CVI, 35)

2119.
1262, ottobre 11, mercoledì, ind. VI – Manfredi re a. 5
Giovanni Senzaterra, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Crissio, giudice di Avellino
Il signor Roberto de Camerota, vice castellano del castello di Avellino, assegna tre cavalli al maestro Dadeo e al maestro Pietro, e ad altri, di Avellino, per il servizio della corte, — cavalli valutati 8 once d’oro —, alla condizione che se il castellano di Avellino li richiederà, essi siano obblogati a dare otto once d’oro, quanto appunto furono apprezzati i tre cavalli (XX, 71)


2120.
(1263), gennaio 9, («V Id. Januar.») – Urbano Pp. (IV) a. 2
Orvieto («apud Urbem veterem»)
Urbano Pp. IV, confermando il privilegio di Papa Alessandro IV, suo predecessore, nel quale aveva dichiarato che il monastero di M.V. e tutte le chiese e luoghi ad esso soggetti, stavano sotto l’immediata protezione della Chiesa Romana, — motivo per cui non potevano essere sottoposti a scomuniche o sospensioni da parte degli Ordinari dei luoghi, perché in quel privileglio non si faceva alcuna menzione del vescovo diocesano e del canone dovutogli —, con la presente bolla, interpretando autenticamente e completando le disposizioni di Alessandro IV, esime il monastero di M.V. e la Congregazione verginiana dal pagamento di qualunque canone verso qualunque persona ecclesistica o laica, e conferma la piena dipendenza di M.V. dalla sola Sede Romana (I, 189)

***Copia in un doc. del 1263, settembre 6, ind. VII (in I, 26)
***Altra copia del 25 agosto 1281 (in I, 79)

Costo, La vera historia, (ed. 1585), p. 129; Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 457; De Masellis Iconologia, pp. 295-296; Izzi B., op. cit., p. 14; Cocquelines C., Bullarium, III (Roma, 1740), p. 408 s.; Bullarium Romanum, III (Taurini, 1858), p. 694.- Cfr. pur Archivio SS. Annunziata di Napoli, vo. XIII, fol. 52 t


2121.
1263 («1262»), gennaio, ind. VI – Manfredi re a. 5
Gualtiero, pubbl. not. di Mercgliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V. detto S. Maria del Preposito
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro de Gerusalemme, del Casale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Casale Vecchio, — donato al suddetto monastero da Onorata, figlia del q. Roberto de Poto —, per l’annuo censo di mezza libbra di cera, da corrispondersi ogni anno nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per la concessione (CXVI, 27)

***Altro originale (CXVI, 28)

2122.
1263, febbraio, ind. VI – Manfredi re a. 5
Capua
Giacomo, not.
Pietro de Landone, giudice di Capua
Pietro de Dominicis, f. del q. Pietro de Dominicis, dichiara di essere vassallo («sum ligus vassallus tui») del signor Gimondo, f. del q. maestro Giovanni de Palmiero, e che tutte le sue possessioni, site in territorio di Capua, le teneva a censo dal suddetto signor, per l’annuo censo di 7 tarì di Amalfi e sei capponi, così divisi: una terza parte dei tarìa Pasqua («in pasca maiori»), una terza parte dei tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e una terza parte di tarì insieme coi sei capponi a Natale (XXXII, 102)


2123.
1263, marzo, ind. VI – Manfredi re a. 5
Roberto, pubb. not. di Taurasi
Giovanni, giudice del castello di Taurasi
Fra Giacomo da Napoli, preposito e procuratore generale del monastero di M.V., venendo in Tauras, mostra un atto di procura di Marino, ab. di M.V. (che si riporta integralmente), e procede a una permuta con Giovanni de Alamo, abitante in Taurasi, in forza della quale permuta riceve una vigna del suddetto Giovanni, sita nel territorio di Taurasi, nel luogo detto «le stregheno», un’altra vigna nel luogo detto Pozzo, e un orto nel luogo detto sorbo; e dà un orto, pure nel territorio di Taurasi, nel luogo detto Fontanelle, e un ortale nel luogo detto «Molumnoum» (Cand. VI, 2)


2124.
1263, aprile 11, mercoledì, ind. VI – Manfredi re a. 5
Peregrino del giudice Simeone, pubbl. not. di Foggia
Nicola de Lauro, regio giudice di Foggia
Maria Cita, figlia di Raone de Giaquinto, ved., abitante in Foggia, dona al monastero di M.V. con donazione «inter vivos», una casa, sita in Foggia, nel sobborgo di Bassano, casa che essa aveva ereditata per successione da Valentino suo zio materno («avunculi mei») (XLIV, 37)torna a inizio pagina


2125.
1263, luglio, ind. VI – Manfredi re a. 5
Maddaloni
Giovanni, not. di Maddaloni
Persico, giudice di Maddaloni
Guglielmo de Burga, di Maddaloni, dichiara di aver comprato da Nicola de Jaccheo, pure di Maddaloni, un territorio sito nella foresta di Maddaloni, che costui teneva a censo dal monastero di S. Maria Reale di Maddaloni, obbedienza di M.V., per il canone di 3 tarì d’Amalfi all’anno, ai quali di nuovo si obbliga il compratore (LI, 56)


2126.
1263, settembre 6, giovedì, ind. VII – Manfredi re a. 6
Caserta
Casertano, not. di Caserta
Giovanni de Maczia, giudice di Caserta
Dietro preghiera di fra Mauro e di fra Giovanni, monaci e presbiteri di M.V., si riporta in forma pubblica il doc. pontificio del 9 gennaio 1263 (riferito, Reg. 2120) (I, 26)1)

1)Non si trovava più nell’Archivio di M.V. l’originale di un’altra Bolla di Urbano Pp. Iv del 12 settembre 1263, largamente attestata dai nostri storici. Ne riportiamo il regesto.
1263, settembre 12 – Urbano Pp. IV
Urbano Pp. IV, sapendo che il monastero di M.V. è «pia religione conspicuum» e che «fidelibus populis illarum partium venerabiliter frequentatum ac perspectum», dietro supplici preghiere a lui rivolte, e mosso anche dalla devozione che egli ha verso la gloriosa B. Vergine Maria, «in cuius honore dictum Monasterium est fundatum»,  concede le seguenti grazie e favori:«usum mitrae, baculi, anuli, sendalium, chirothecarum, tunicae, dalmaticae; benedictione solemni ad populum, ordinatione minorum ordinum, indulgentia quadraginta dierum, benedicere etiam calices et omnia alia ornamenta ecclesiastica et cognoscere de matrimonio inter vassallos, in quibus habetis spiritualis…», privilegi che vengono concessi all’attuale abate di M.V. e ai suoi successori, «in perpetuum», purché benedetti «more et modo debito»

Costo (ed. 1585), pp. 129-130, De Masellis, op. cit., pp. 296-297; Mastrullo, op. cit., 317-318; Cocquelines, Bullarium, III (Roma, 1740), pp. 416-417); Bullarium Romanum, III (Taurini, 1858), p. 708. Cfr. pure Archivio della SS. Annunziata in Napoli, vol. XIII, Cautele, p. 52:«Bolla plombata di Urbano (IV), che concede di benedire i calzari e vestimenti agli abati» (cfr. Reg. 2120)


2127.
(1263), settembre 29 («III kal. Octobris») – Urbano Pp. (IV) a. 3
Orvieto («apud Urbem veterem»)
Urbano Pp. IV conferma ancora una volta la bolla di Alessandro Pp. IV, suo predecessore, esentando la Congregazione di M.V. dalla giurisdizione  di qualunque Ordinario, e rendendola immediatamente soggetta alla S. Sede (I, 69)

***Copia in un doc. del 27 aprile 1280, sabato, ind. VIII (in I, 73)

2128.
1263, ottobre 9, martedì, ind. VII – Manfredi re
Aversa
Giacomo Cataldo, di Aversa, not.
Giacomo de Donato, giudice di Aversa
Dietro richiesta di fra Mauro, monaco d M.V., si riporta un privilegio di Alessandro Pp. IV, dato dal Laterano l’8 aprile 1261, l’anno VII del suo Pontificato (riferito, Reg. 2108) (I, 27)

***Copia in carta (I, 28-35)

2129.
(1263), novembre, ind. VII (in: 1264, ottobre, ind. VIII)
Marino, ab. di M.V., elegge suo procuratore «cum plenaria et generale potestate agendi («agenti»), etc.», fra Nicola da Capua (in Cand. VIII, 14)1)

1)Il Mastrullo (op. cit., pp. 167-169) riferisce un’altra Bolla di Urbano IV, del 28 novembre 1263, della quale riferiamo qui un brevissimo regesto:
1263, novembre 28 («IV kal. decembris») – Urbano Pp. a. 3
Orvieto («apud Urbem Veterem»)
Il Sommo Pontefice Urbano Pp. IV, dietro supplici preghiere dell’abate e della Comunità di M.V., ratifica le esenzioni concesse al monastero di M.V. dai vescovi di Avellino, Giovanni I, Roberto e Guglielmo


2130.
1263, dicembre, ind. VII – Manfredi re a. 6
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Matteo Fellicola un castagneto, sito nel luogo detto Comunalia, per due braccia di cera come canone annuo, da corrispondersi il giorno di S. Maria a settembre (LX, 2)


2131.
1264, gennaio 13, ind. VII – Urbano Pp. IV a. 3
Orvieto («Apud Urbem veterem»)
Urbano IV, confermando il privilegio di Alessandro IV dell’8 aprile 1261 (riferito) della totale esenzione del Monastero e della Congregazione di M.V. da ogni vescovo e della sua immediata dipendenza dalla Santa Sede, conferma i beni e i possedimenti che hanno o che a giusto titolo potranno avere in futuro; in particolare vengono nominati: – nella diocesi di Avellino: 1. il luogo stesso in cui è sito il predetto Monastero di M.V. con tutte le sue pertinenze; 2. le chiese dei santi Giuliano e Tommaso martiri e l’«hospitale» sito ai piedi di M.V. con le case, i mulini, le possessioni che vi sono; 3. la chiesa di S. Maria del Preposito e il Casale ivi costruito con tutte le sue pertinenze; 4. Mercogliano con le chiese, uomini, mulini, ecc.; 5. nel territorio di Avellino le chiese di S. Marco, S. Damiano e S. Nicola, con gli uomini , le terre, le vigne, ecc.; 6. nel territorio di Summonte, gli uomini e le possessioni; 7. gli uomini, i redditi e le possessioni che si hanno in Monteforte; – nella diocesi di Nola: 8. uomini, redditi e possessioni che si hanno hanno nei Casali di Mugnano («Munianum»), 9. Camillano, 10. Quadrelle e 11 Sirignano; 12. la «Domus Baiani» con gli uomini,  redditi, ecc. che si posseggono nello stesso casale e 13. in Avella e sue pertinenze; 14. nel territorio di Cicala la chiesa di S. Maria del Plesco con gli uomini, ecc.; 15. gli uomini, ecc. che si hanno nei castelli chiamati «Octoianum», 16. Somma, 17. «Marellianum» (=Marigliano); 18. nel territorio di Lauro la chiesa di S. Giacomo con gli uomini, ecc.; 19. nel territorio di Palma la chiesa di S. Croce, con gli uomini, ecc.; 20. nella città di Napoli, la chiesa di S. Felice che le rendite e possessioni; 21. la Casa di Casacugnano, gli uomini, i redditi e le possessioni che si hanno nella città di Aversa e le sue pertinenze; 22. le case, redditi, mulini, possessioni nella città di Capua e 23. nel casale «Sclavorum»; 24. nel casale «Barzani» la chiesa di S. Maria, con le rendite, case, possessioni; 25. nella terra di Maddaloni la chiesa di S. Maria, con gli uomini; 26. in Arienzo la chiesa di S. Giovanni con gli uomini, ecc.; 27. – nella diocesi di Sarno: la chiesa di S. Maria, nel casale di San Marzano, con gli uomini, ecc.; 28. le case, redditi e possessioni in Sarno e sue pertinenze; 29. – nella diocesi di Salerno:«hospitale pauperum», le case, i mulini, redditi, possessioni in Nocera e sue pertinenze; 30. nel castello di San Severino, la chiesa di S. Andrea con gli uomini, possessioni; 31. le posessioni, redditi in Montoro; 32. le rendite, possessioni in Forino e sue pertinenze; 33. le Case e possessioni in Salerno e sue pertinenze; 34. in Eboli le chiese di S.Martino e S. Biagio e l’«hospitale pauperum» con le case, i mulini, redditi e possessioni; 35. – nella diocesi di Capaccio: nel territorio di Altavilla (Altavilla Silentina, prov. di Salerno) la chiesa di S. Maria della Foresta con gli uomini, ecc.; 36. la chiesa di S. Onofrio e il casale di Massa, con gli uomini, redditi, possessioni, mulini, e sue pertinenze; 37. nel territorio di Atena (Atena Lucana, prov. di Salerno) la chiesa di S. Ippolito con le sue case, possessioni; 38. nel territorio di Padula (pr. Salerno), la chiesa di S. Lorenzo con le case, redditi e possessioni; 39. nel territorio di Camerota (pr. Salerno) le chiese di S. Maria e di S. Giovanni con gli uomini, ecc.; 40. – nella diocesi di Acerenza (pr. Potenza), nel territorio di Tolve («Tullie») le chiese di S. Maria de Olivis e di S. Margherita con le case, redditi, possessioni; 41. nel territorio di Forenza (pr. Potenza) la chiesa di S. Maria de Armenis con le case, redditi, possessioni; 42. – nella diocesi di Tricario (pr. Matera), le chiese di S.  Giovanni e di S. Maria degli Angeli, gli uomini, case, redditi, possessioni in «Sancto Clerico» (= S. Chirico Nuovo, pr. Potenza, da cui il Vecchio, distrutto dalle guerre, non distava molto) e sue pertinenze; 43. nel territorio di Albano (Albano di Lucania, pr. Potenza) la chiesa di S. Icone con le rendite, case, possessioni; 44. le case e possessioni nella città di Melfi (pr. Potenza), sede vescovile; 45. nel territorio «Esculi» (Ascoli Satriano) la chiesa di S. Pietro con le case, possessioni, redditi, mulini; 46. – nella diocesi di Bovino (pr. Foggia), nel territorio di Rocca S. Agata (Sant’Agata di Puglia, pr. Foggia), la chiesa di S, Pietro con le case, redditi, mulini, possessioni; 47. nel territorio di Castelluccio dei Sauri (pr. Foggia), la chiesa di S. Giovanni con le case, redditi, possessioni; 48. in Deliceto (pr. Foggia), le chiese di S. Chirico, di S. Martino e di S. Nicola con le case, redditi, possessioni; 49. le case, redditi e possessioni nella città di Troia (pr. Foggia), e sue pertinenze; 50. le possessioni in Lucera (pr. di Foggia); 51. nel territorio di Casalnuovo Monterotaro (pr. Foggia), la chiesa di S. Maria con le case, redditi, possessioni; 52. la rendita di 60 «sertarum anguillarum» da aversi dal lago di Lesina (pr. Foggia); 53. nel territorio di Bisaccia (pr. Avellino), la chiesa di S. Pietro de Pulverachio, con le case, redditi, possessioni; 54. – nella diocesi di Vico (Trevico, pr. di Avellino): nel territorio di Vallata (pr. Avellino), la chiesa di S. Giorgio con le case, redditi, possessi; 55. nel territorio di «Vico» (Trevico), la chiesa di S. Giovanni (la chiesa era nelle pertinenze di Castelbaronia), e il Casale di S. Giovanni de Aquaria (località che fu poi distrutta) con gli uomini, mulini, ecc.; 56. le case, redditi, possessioni in Flumeri (pr. Avellino) e sue pertinenze; 57. – nella diocesi di Frigento (pr. Avellino); la chiesa di S. Angelo, il «plescum de Morra» (casale oggi distrutto) con le case, boschi, possessioni; 58. nel territorio di Rocca S. Felice (pr. Avellino) la chiesa di S. Cesareo con le case, redditi, possessioni; 59. nel territorio di Frigento (pr. Avellino) le chiese di S. Nicola e di Santa Croce, con le case, possessioni; 60. case, redditi, possessioni in «Cripta de Abito» (=Grottaminarda, pr. Avellino, ?); 61. in Aquaputida (la moderna Mirabella Eclano, pr. Avellino); 62. Gesualdo (pr. Avellino); 63. in Villamaina (pr. Avellino); 64. nel territorio di Paterno (Paternopoli, pr. Avellino) la chiesa di S. Chirico con gli uomini, case, mulini, redditi, possessioni; 65. – nella diocesi di Nusco: nel territorio del Casale di «Balneoli» (Bagnoli Irpino, pr. Avellino) le chiese di S. Sebastiano e di S. Lorenzo con gli uomini, mulini, case, redditi, possessioni; 66. nel territorio di Taurasi (pr. Avellino) e di Lapio (pr. Avellino), la chiesa di S. Maria, le case, mulini, redditi, possessioni; 67. nella città di Ariano (Ariano Irpino, pr. Avellino), la chiesa di S. Benedetto con le case, redditi, possessioni; 68. nel territorio di Amando (località oggi non identificata, presso Ariano) la chiesa di S. Maria coi suoi possessi; 69. nel territorio di Apice (pr. Benevento), l’«hospitale pauperum», coi mulini, case, possessioni; 70. nel territorio di Montefusco (pr. Avellino) le chiese di S. Giovanni, S. Maria e S. Bartolomeo con gli uomini, redditi, possessioni; 71. nel territorio di Zungoli (pr. Avellino) la chiesa di S. Cataldo con le case, mulini, redditi, possessi; 72. nella città di Benevento: le chiese di S. Giacomo e di S. Vincenzo con le case, redditi, possessioni; 73. nel territorio di Pietralcina (pr. Benevento) la chiesa di S. Marco, con le case, redditi, possessioni; 74. nel territorio di Collesano («Gulisani») (pr. Palermo), in Sicilia, la Roccella ( comune di Campofelice che domina la spiaggia detta Piana di Roccella, dove verso il mare sono i ruderi pittoreschi della storica fortezza) e la chiesa di San Salvatore, con le case, mulini, redditi, possessioni con le terre, prati, vigne, boschi e pascoli, ecc.; – inoltre il Papa proibisce che si esigano da chicchessia decime; permette di ricevere chierici e laici; a nessun professo sia lecito uscire senza licenza dell’Abate; nessuno può ritenere alcuno che esce da M.V. senza lettere commendatizie dell’Abate; altri priviegi riguardano i casi d’interdetti; possono ottenere da qualunque vescovo cattolico «gratiam et communionem apostolice sedis habente», il S. Crisma, l’Olio santo, la consacrazione degli altari e delle Basiliche e le ordinazioni dei Chierici e gli altri sacramenti ecclesiastici; conferma per l’avvenire le immunità e libertà di cui già godono; concede loro la libera sepoltura in M.V. e nelle sue chiese per quanti desiderano di essere ivi seppelliti «nisi forte excommunicati vel interdicti sint aut etiam publice censurati»; nessuno poi osi scomunicarli; concede loro di poter ritenere tutte le offerte dei vivi e i legati dei defunti «in integrum»; hanno libera facoltà sulle decime loro dovute da secolari o da altri; nessuno si imtrometta nell’elezione dell’Abate, «nisi quem fratres, communi consensu vel fratrum maior pars consilii sanioris secundum Dei timorem et Beati Benedicti regulam providerint eligendum»; l’eletto potrà essere benedetto da qualunque vescovo cattolico; possono amministrare il sacramento della Confessione a tutti quelli che si recano al Monastero, «et monachis etiam constituit in ecclesiis vestris habentibus parrochias et casalia fontem ibidem habere et baptismum dare»; e che nessuno disturbi la pace dei monaci con furti, rapine, uccisioni, ecc.; chiunque poi crede di aver giusta querela contro il monastero e non vorrà decidere la lite presso l’abate e i monaci, lo faccia davanti al Papa e ai suoi Legati; inoltre rinnova tutte le libertà e immunità concesse al monastero dai precedenti Sommi Pontefici, come pure ratifica le libertà concese dai Vescovi, le senzioni date da Re e principi e da altri fedeli; e che nessuno osi disturbare il monastero e le sue possessioni o ingiustamente ritenere alcunchè spettante al monastero; e finalmente stabilisce che «ad indicium… ab apostolica sede hiuismodi libertatis percepte obulum unum aureum nobis nostrisque successoribus annis singulis persolvatis» (I, 35)1)

***Altro originale (I, 36)
***Altro originale (I, 37)
***Copia in pergamna (I, 38)
***Altra copia in pergamena, autenticata dal not. Giovanni Luigi Ferraro, di Candida, il 10 agosto 1520 (I,39)
***Altra copia in carta (I, 46-50)
***Altra copia in carta, estratta dal not. Carl’Antonio Jacenna, di Mercogliano, l’anno 1560 (I, 51-60)
***Altra copia in carta (I, 63-68)
***Altra copia in pergamena, estratta il 7 dicembre 1286 (in I, 81)
***Altra copia in carta  del 1° agosto 1321
***Altra copia in un doc. dell’8 giugno 1560. Ind. III (in III, 2)
***Altra copia in carta in un doc. del 17 giugno 1607 (in IV, 33)
 

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 457-467

1)Ci rimane in Archivio (III, 4 bis), in una carta bambagina, copia di un’altra bolla di Urbano Pp. IV. Ne riportiamo un breve regesto:
1264, gennaio 13 («Idibus januarii»). Ind. VII – Urbano Pp. IV a. 3
Orvieto
Il Papa Urbano IV esenta il monastero di M.V. e la sua Congregazione dalla giurisdizione degli Ordinari, dichiarandoli direttamente soggetti alla Santa Sede; inoltre conferma con autorità apostolica le offerte dei vivi e i legati pii che essi hanno o avranno in avvenire; provvede alla legittima successione degli abati in M.V, escludendo l’ingerenza di chiunque e permettendo che l’eletto possa essere bendetto da qualunque vescovo cattolico.


2132.
1264, marzo, ind. VII – Manfredi re a. 6
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Giovanni Lombardo, Tommaso, suo figlio, il pupillo Giovanni, f. del q. Guglielmo Lombardo, e Paunessa, madre del suddetto pupillo, vendono a Matteo Fellicola una casa con orto contiguo, sita in Mercogliano, nel luogo detto Girone («Gerone»), per un’oncia e 12 tarì d’oro (LXIX, 57)torna a inizio pagina


2133.
1264, giugno 20, ind. VII – Manfredi re a. 6
Giovanni de Aliberto, pubbl. not. di Avellino
Oddone de Muro, giudice di Avellino
Giovanni, vesc. di Avellino, riconcede a Cervo, f. del q. Riccardo Fromentino, del Casale di M.V., una selva sita nel luogo detto Mulino di M.V., e una vigna, sita nel luogo detto Torolano o Piede casale («Torolanus seu pede casalis»), nelle pertinenze del Casale di M.V., per due tarì all’anno, nella festa di S. Martino, riconcessione motivata dal fatto che il suddetto Cervo, a causa della distruzione per incendio del Casale di M.V., aveva perduto lo stumento della prima concessione: e per questa conferma il vescovo riceve un’oncia d’oro (CXX, 103)


2134.
1264 («1265»), giugno, ind. VII – Manfredi re
Matteo, pubbl. not. di Cervinara
Stulto, giudice di Cervinara
Centanni, f. del q. Centanni, di Cervinara, e Biagia, sua moglie, vendono a Nicola, f. dell’arciprete di Cervinara Giovanni, un casalino, presso il muro di cinta del castello di Cervinara, per il prezzo di 10 tarì d’oro (XXXVIII, 25)


2135.
1264, luglio, ind. VII – Manfredi re a. 6
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello (e «Johannello»), giudice di Mercogliano
Siccome il monastero di M.V. era gravato da molti debiti, che ascendevano ad oltre 200 once d’oro, dovute a diversi privati, Marino, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive) e «dominus predicti castri Merculiani», rilascia al maestro Filippo e a Giovanni Laudato, fratelli, f. del q. maestro Giovanni de Laudato, tre opere a braccio all’anno alle quali erano tenuti per un tenimento che essi possedevano da parte del monastero, e per questo favore riceve mezz’oncia d’oro e l’obbligo che essi corrisponderanno un braccio di cera all’anno, nella festa di S. Maria a settembre (LVIII, 19)


2136.
1264, agosto, ind. VII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V, concede a Matteo, f. del q. Bartolomeo Fellicola, un nocelleto, sito nel luogo detto Sariano, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nelle festa di S. Maria a settembre (LX, 5)


2137.
1264, agosto, ind. VII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del q. Recupero, una terra con alberi, sita vicino alla chiesa di S. Nicola, per il canone annuo di due braccia di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 4)


2138.
(1264), settembre 15, ind. VIII (in: [1264] settembre 20, ind. VIII)
Montesantangelo
Enrico de Castello, dietro lettera ricevuta da Manfredi Maleto di Taurasi, e datata da Lagopesole l’8 settembre dell’ottava Indizione, non potendo eseguire personalmente l’ordine ricevuto, con l’autorità che gli proveniva dallo stesso signor conte, incarica il not. Marciano di assegnare al nobile Bartolomeo di maestro Elefante il castello di Taurasi con tutti i beni, e particolarmente una masseria (in Cand. VIII, 8)


2139.
1264, settembre 18, mercoledì, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Frigento («apud Frequentum»)
Guglielmo, pubbl. not. di Gesualdo
Sallustio, giudice di Frigento
Il nobile Bartolomeo del maestro Elefante, valletto del Re, camerario del signor conte, ordina all’Università di Frigento di scegliersi una persona idonea e fedele perché si presenti presso il signor conte per trattare degli affari riguardanti la stessa Università. Ora questa, raccoltasi, sceglie Giovanni Cito de Maria, di Frigento (XLV, 109)


2140.
(1264), settembre 15, ind. VIII
Taurasi
Roberto, pubbl. not. di Taurasi
Giovanni, giudice di Taurasi
Dietro mandato di Enrico de Castello, in data 15 settembre della VIII Ind. (riferito, Reg. 2138), il not. Marciano assegna, a nome e per parte del signor conte, Manfredi Maleto, al not. Bartolomeo da Aquaputida, che riceve per parte e a nome del nobiluomo Bartolomeo di maestro Elefante, «per manus» di Andrea de Dario, massaio del suddetto signor conte di Taurasi, il castello con le case, e una chiusa di vigne presso la chiesa di S. Pietro de Plano, un’altra chiusa di vigne nel luogo detto «ad viam Sorbi», una vigna nelle stesse pertinenze, un «viridarium» con alberi di fichi, ecc., e tutti i beni mobili di una masseria (beni che vengono minutamente elencati). E tutto ciò il not. Bartolomeo per parte di Bartolomeo del Maestro Elefante, come lo ricevette così lo assegnò «instanter» ad Andrea de Dario «massario ad procurandum». Dello strumento si redigono quattro consimili esemplari, dei quali due da consegnarsi al signor Enrico «ad cautelam curie», il terzo da dare allo stesso Bartolomeo e il quarto da conservarsi presso il suddetto massaro (Cand. VIII,8)

N.B.-La pergamena è molto corrosa nele prime linee; dell’anno dell’era volgare si legge soltanto «millesimo  ducentesimo»; invece a tergo si legge «Instrumentum de nonnullis possexionibus sitis in pertinentiis terre Taurasii su anno Domini M°CC°LXV°». Siccome però il testo ci parla di una ottava indizione, dobbiamo necessariamente supporre la data del 1264

2141.
1264, ottobre 22, mercoledì, ind. VIII – Manfredi re a. (7)
Lorenzo, pubbl. not, di Cicala e di Nola
Antonio de Nola, giudice di Cicala
Aderisio di Arienzo, procuratore dell’illustre don Giacomo de Aquino, signore di Arienzo, Montesarchio, ecc., concede a Meliorata di Cicala, abitante in Casamarciano, due corti, site dentro questo casale di Casamarciano, per 11 tarì di canone annuo; e per questa concessione il censuario paga mezzo australe (XXXIV, 89)

N.B.-La pergamena è senza sottoscrizioni e senza S.T., pur dicendosi alla fine del doc. «meo signo signavi»

2142.
1264, ottobre 26, domenica, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Vico («apud Vicum»)
Tommaso, pubbl. not. di Vico
Guglielmo, giudice di Vico
Rainaldo, vescovo di Vico (che si sottoscrive), esenta il monastero di S. Giovanni dell’Acquara e altri possessi di M.V. dalla propria giurisdizione (CXXIV, 44 bis)


2143.
1264, ottobre, ind. VII – Manfredi re a. 7
Taurasi
Roberto, pubbl. not. di Taurasi
Giovanni, giudice di Taurasi
Fra Nicola da Capua, «vestararius generalis» del monastero di M.V., venendo in Taurasi, dopo aver mostrata una lettera di procura di Marino, ab. di M.V., del mese di novembre dalla VII Ind. (=1263) (che si riporta), con cui viene accreditato come procuratore del monastero di M.V. «cum plenaria et generale potestate agendi «agenti», etc.», procede a una permuta con Alferio Gulferio, di Taurasi, dando un pezzo di terra in territorio di Taurasi, nel luogo detto Plasso («ad plassum»),  non molto lontano dalla chiesa di S. Martino, e ricevendo un pezzo di terra, pure in territorio di Taurasi, nel luogo detto Vado delle spina («ad vadum de spinis») (Cand. VIII, 14)


2144.
1264 (mese e ind. corrosi). – Manfredi re a. 6
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Venendo il monastero di M.V. gravato da molti debiti, Marino, «dei gratia» ab. di M.V. e «dominus predicti Merculiani», per soddisfare ai creditori, pensa bene di commutare certe obbligazioni di opere personali in somme di denaro; e così, fra l’altro, cede e rilascia a Ruffrido de Elena, per parte di Clarizia, sua moglie e figlia del q. Peregrino, due opere a braccio a mese, certe castagne, pane e vino, che si dovevano al monastero per un tenimento del monastero; e in cambio riceve due once d’oro e l’obbligo di un tarì all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LVIII, 18)


2145.
1265 («1264»), gennaio, ind. VIII – Manfredi re a. (in bianco)
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Caro Giovanni, giudice di Montefusco
Giovanni di Pietro de vitale, di Rogerola, vende al maestro Guglielmo del maestro Potone una terra, sita in Rogerola, nel luogo detto Curte di San Prisco, per due once d’oro (CIV, 40)


2146.
1265 («1264»), gennaio, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V. detto Santa Maria del Preposito
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Matteo Basso, del Casale di Santa Maria del Preposito, una terra vicino al suddetto casale, nel luogo detto Chiusa («Clusa»), per la metà dei frutti, la decima dei seminati, e cinque tarì d’oro per questa concessione (CXVI, 30torna a inizio pagina)


2147.
1265 («1264»), gennaio, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V. detto Santa Maria del Preposito
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Corradino de Lauro, abitante nel Casale di M.V., una terra «vacua», sita vicino al Casale di Santa Maria del Preposito, nel luogo detto Chiusa («Clusa»), per la metà dei frutti, la decima dei seminati, e 5 tarì d’oro per questa concessione (CXVI, 29)


2148.
1265 («1264»), febbraio 18, mercoledì, ind. VIII – Manfredi re
Pietro Tommaso, pubbl. not. di Cicala
Antonio, giudice di Cicala
Bennato di Costanzo, e Carasia, sua figlia, insieme con Barbato de Barbato, del casale di Campasano, dichiarano di possedere tre pezzi di terra del monastero di Santa Maria del Plesco, nelle pertinenze di Fellino, due dei quali nel luogo detto Cupe di Fillino («alle cupe del Fillino»), e l’altro «ad pedem montis»: per il canone annuo di un tarì amalfitano, da corrispondersi nella festa di S. Apollinare. Queste terre appartenevano al tenimento di Grandeo de Tadeo, del casale di Campasano, il quale a sua volta fu vassallo del suddetto monastero (XLIII, 8)


2149.
1265 («1264»), febbraio, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Ruggiero Capuano vende a Giovanni, f. del q. Giacomo de Barone, una vigna, sita nel luogo detto Sala, per 23 tarì d’oro (LXIX, 56)


2150.
1265 («1264»), febbraio, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Abioso («Abiuso»), f. del q. Giovanni Vaccaro, una casa, sita dentro Mercogliano, e due pezzi di terra, dei quali uno nel luogo detto «in pede pendini», consistente in una vigna e castagneto, e l’altro, pure a castagneto, nel luogo detto Cenisule, per il canone annuo di mezza libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro per questa concessione (LX, 3)


2151.
1256, marzo 28, sabato. ind. VIII – Manfredi re a. 7
Flumeri («apud Fromarum»)
Guglielmo, pubbl. not. di Gesualdo
Alenante, giudice di Flumeri
Si rende noto che il noto Filippo de Mastralibus e il giudice Nicola de Bibino, venedo a Flumeri mostrarono e si fecero leggere pubblicamente una lettera loro inviata dal nobilre Bartolomeo de maestro Elefante, valletto del re e camerario del conte, in cui costui comunicava loro il contenuto di un ordine impartitogli dal conte Manfredi Maleto di informarsi sulle accuse giuntegli a carico di Guglielmo Franciscio, che turbava lo stato tranquillo e quieto dei suoi vassalli, chi battendo, chi scacciando da Flumeri, e che se si trovavano vere le accuse contro di lui, lo destituisse dall’ufficio che occupava e lo facesse presentare al cospetto del conte medesimo. Ora, in esecuzione di quest’ordine, Bartolomeo de maestro Elefante, secondo i poteri che gli provenivano dal suo ufficio, ingiungeva ai suddetti Filippo e Nicola di recarsi personalmente a Flumeri, eprendere le necessarie informazioni e decidere in merito. Costoro, recatisi in Flumeri, e trovate vere accuse, dichiararono colpevole il suddetto Guglielmo, lo spogliarono delle terre e dei feudi che egli teneva da parte del conte e costituirono Nicola da Otanto («de Ydronte»), di Flumeri, procuratore per quei beni, a tenore della lettera del conte a Bartolomeo (XLV,73)


2152.
1256, aprile, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pitero de Jannelo, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Angelo e ai suoi figli, un nocelleto, sito nel luogo detto Giardino («Jardimun»), per il canone annuo di un tarì d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per questa concessione (LX, 6)


2153.
1265, maggio. ind. VIII – Manfredi re a. 7
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Abioso, f. del q. Giovanni Vaccaro («Beccarii»), un pezzo di terra con orto, olivi e altri alberi, sito nel luogo detto Naspa, per un tarì all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro per questa concessione (LX, 7)1)

1)Dopo il 1750 è sparita dal nostro Archivio la pergamena relativa al seguente regesto lasciatoci dal Cangiani:
1265, maggio
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano.  Giovanni, giudice di Mercogliano.
Marino, ab. di M.V., riconcede a Ruggiero Nigro e a Muricia, sua moglie, figlia del q. Giusto, del casale dell’Aquara, vassalli di M.V., una casa con tre pezzi di terra, siti in questo casale, dei quali due con vigna, e il terzo con terra «vacua», nel luogo detto Bonito, con obbligo di corrispondere ogni anno dieci opere personali, e due opere di buoi, e in mancanza di queste, da sostituirle con altre opere personali (era in XI, 20)


2154.
1265, giugno 10, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Mercogliano
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola e Giovanni Racco, giudici di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), conferma e concede a Giovanni e a Mattia, figli del q. Roberto de Paduano, a Carapresa, loro madre, e a Mattia, moglie del q. giudice Roberto, tutte le terre e possessioni, site nelle pertinenze di Mercogliano e spettanti loro per successione paterna e materna, e che già erano state concesse dagli abati di M.V. per un annuo censo; in particolare conferma e ratifica ai suddetti Giovanni, Mattia e Carapresa una loro terra con vigna nel luogo detto Torelli («Turelli»), a tenore dello stumento secondo il quale il predetto q. giudice Roberto comprò quella terra con vigna, franca e libera, dal q. Riccardo di Martino col consenso e la volontà dell’ab. Giovanni Fellicola e della Comunità di M.V., come pure conferma la permuta che il suddetto q. giudice Roberto fece con lo stesso monastero e riguardante una casa esistente in Mercogliano, nel luogo detto Girone («Gerone») presso la chiesa di S. Giovanni, permutata con una terra e vigna nel luogo detto Cupone: beni sui quali il monastero aveva dei diritti; inoltre ratifica la concessione di altri due pezzi di terra con nocelleto, che essi tenevano dal monastero e che erano siti nel luogo detto Gorge. Il tutto viene concesso per l’annua corresponsione di una libbra di cera, e per questa conferma il monastero riceve 3 once d’oro (LX, 8)


2155.
1265, giugno, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Capua
Giovanni, not.
Pietro Scutario, giudice di Capua
Pietro de Milocca, f. del q. Tommaso, cede a don Simone de Preturo, presb., procuratore della chiesa di S. Pietro a Ponte, col consenso di don Simone, arcidiac. e rettore della stessa chiesa, una terra, sita fuori la città di Capua, nel luogo detto Murat; e in cambio riceve due pezzi di terra nel luogo detto Isola, appartenenti al beneficio della suddetta chiesa di S. Pietro (XXXII, 74)


2156.
1265, agosto, ind. VIII – Manfredi re a. 7
Nicola, pubbl. not. di Sarno
Riccardo, giudice di Sarno
Marciano Riccio, f. del q. Marciano Riccio, vende a Pietro Saraceno, f. di Giovanni de Grima, e a Giovanni Marchese e Pietro Nucerino, figliastri dello stesso Pietro e figli del q. Riccardo Nucerino, una terra arbustata, sita nel casale di San Marzano, nel luogo detto Pulone, per il prezzo di un’oncia d’oro e 10 tarì (XCIII, 13)

N.B.-Mancano le sottoscrizioni del giudice e dei testi

2157.
1265, settembre, ind. IX – Manfredi re a. 8
Capua
Giacomo, not. di Capua
Giovanni Scutario, giudice di Capua
Fra Giovanni da Sant’Agata, priore delle Case di Maddaloni e di Schiavi, concede a Nicola Taudino, f. del q. Taudino, di Sant’Agapito («de loco sancti Accapiti»), un pezzo di terra, appartenente alla Casa di M. V. sita nel casale di Schiavi e devoluta al monastero per la morte di Giovanni Garofaro, terra che era sita fuori Capua, nel luogo detto Cicillano, e che ora viene concessa a censo per l’annuo canone di una libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e mezz’oncia d’oro per questa concessione (XXXI, 60)


2158.
1265, ottobre, ind. IX – Manfredi re a. 8
Capua
Giacomo, not. di Capua
Giovanni Scutario, giudice di Capua
Mattia, figlia del q. Goffredo de Guerriero e ved. del giudice Bartolomeo Radulfo, col consenso di Pietro, suo figlio, vende al maestro Leonardo de Abate Sico, f. del q. Abate Sico, un pezzo di terra fuori la città di Capua, nel luogo detto Rossi («li russi»), col patto di ricomprarlo nel termine di un anno, per un’oncia e una quarta di tarì di Sicilia (XXXII, 20)torna a inizio pagina


2159.
1265, dicembre 10, ind. IX – Manfredi re a. 8
Sarno
Tommaso, pubbl. not. di Sarno
Tommaso e Bartolomeo, figli del q. Leonardo de Angela, ed Elena, moglie del suddetto Tommaso, vendono al maestro Giovani Nivario e a Margarito, fratelli, due pezzi di terra con olivi, siti nel luogo detto San Giorgio, per 25 tarì d’oro (CVIII, 37)


2160.
1265, dicembre, ind.IX – Manfredi re a. 8
Barbato, pubbl. not. di Montefusco
Girardo, giudice di Montefusco
Contissa, moglie di Accardo, e Francesco, suo figlio, vendono a Giovanni, f. del q. Bellicamo, la metà di una terra, sita in Venticano, nel luogo detto Ilici («ad Ylici»), per un’oncia d’oro (CXXV, 181)


2161.
1266, gennaio, ind. IX – Manfredi re a. 8
Maddaloni
Giovanni de Paolo, pubbl. not. di Maddaloni
Filippo, giudice di Maddaloni
Pietro di Guarina, abitante in Maddaloni si obbliga a corrispondere al monastero di S. Maria Reale di Maddaloni,nella persona di fra Nicola da Capua,  monaco di M. V. e priore dell’obbedienza di Maddaloni e di quelle di Capua e di Schiavi, soggette a M. V., una rendita annua di 2 tarì di Amalfi, nella festa di S. Maria ad agosto, per un orto e un casalino, congiunti, siti lungo la via pubblica, e pagando al monastero per questa concessione 7 tarì e mezzo (LI, 66)


2162.
1266 («1265»), gennaio, ind. IX – Manfredi re a. 8
Gualtieri, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Matteo de Graziano, e Mabilia, sua madre, vendono a Giovani, f. del q. Silvestro de Monteforte, un castagneto, sito nel luogo detto Urbiniano, per un’oncia e otto tarì d’oro (LXIX, 58)


2163.
1266 («1265»), gennaio, ind. IX – Manfredi re a. 8
Barbato, pubbl. not. di Montefusco
Girardo, giudice di Montefusco
Sibilia, figlia del q. Ruggiero del giudice Jachia e ora moglie di Gottifrido di Aquaputida, vende a Giovanni di Bellicamo la metà di un territorio, sito in Venticano, nel luogo detto Ilici («ad Ylici»), per un’oncia d’oro (CXXV, 182)


2164.
1266 («1265»), febbraio, ind. IX – Manfredi re a. 8
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Marino, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Corradino de Lauro, del casale di Santa Maria del Preposito, e a Beatrice, sua moglie, figlia del q. Marco di Bartolomeo de Cicala, pure del suddetto casale, i seguenti beni: due case con corte, site in quel casale; una terra con orto, vicino al suddetto casale; una terra con vigna, vicino alla chiusa del monastero; una terra con castagneto, vicino alla suddetta chiusa; una terra con castagneto nel luogo detto Torolano («Turulano»); una terra «vacua» nel luogo detto Casale vecchio («Casale vetere»), per i seguenti canoni: per la casa e l’orto, un tarì e mezzo di moneta salernitana; per la casa e la corte, un tarì; per la terra «vacua», un tarì di Salerno; per la terra con vigna, la metà del vino e il terratico della decima dei seminati; per la terra con castagneto, la metà delle castagne verdi e la decima del terratico; per l’altra terra con castagneto nel luogo detto Torolano, la metà delle castagne verdi (CXVI, 32)

***Altro originale (XCVI, 33)

2165.
1266 («1265»), febbraio, ind. IX – Manfredi re a. 8
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Marino, ab. di M. V. (che si sottoscrive), concede a Damiano e Antonio de Recupero, di Montesarchio, e ad altri della stessa famiglia, una corte nel casale delle Fontanelle, e un pezzo di terra nel territorio del castello di Montesarchio, «in latere vetere», e precisamente nel luogo detto «Ad Aucarum», per il canone annuo di 4 libbre di cera nella festa di S. Maria a settembre (LXXXXVI, 28)


2166.
1266, marzo, ind. IX – Carlo re a. 1
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Nicola, f. del q. Roberto, del Litto («de Ulicto»), cede a Giovanni, f. del q. Cunso, fratello del suddetto Nicola, tutti i diritti che egli ha sopra due terre, site nel luogo detto Cardito; e in cambio riceve un castagneto nello stesso luogo (LXXI, 13)


2167.
1266, marzo, ind. IX – Carlo re a. 1
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Margherita, figlia del q. Roberto Marigaudio e ved. di Trogisio de Sabasto, vende a Roberto, suo cognato, f. del q. Sabasto, due pezzi di terra, che le spettavano sopra i beni del suddetto suo marito, e che erano siti nel luogo detto Urbiniano, per il prezzo di 10 tarì d’oro (LXIX, 60)


2168.
1266, marzo, ind. IX – Carlo re a. 1
Gualtiero, not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Marino, «dei gratia» ab. di M. V., concede a Giovanni Abioso, f. del q. Giovanni Vaccaro, una casa, sita in Mercogliano, vicino alla Porta del piede, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nella fesa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro per questa concessione (LX, 9)


2169.
1266, aprile 6, martedì, ind. IX – Carlo re a. 1
Tommaso de Sico, pubbl. not. di Cicala
Antonio Pagano, giudice di Cicala
Bartolomeo de Gregorio e suo fratello Domenico, vendono la terza parte dell’eredità paterna a Pietro de Gregorio, per il prezzo di un’oncia e mezza d’oro e con l’onere di un censo annuo e del servizio personale a Santa Maria del Plesco, e riservandosi a loro beneficio un oliveto, sito nella Montagna di Santa Maria del Plesco (XXXIV, 43)


2170.
1266, aprile, ind. IX – Carlo re a. 1
Stefano de Michele, pubbl. not. di Capua
Pietro de Landone, giudice di Capua
Fra Nicola da Capua, priore delle Case di Maddaloni, Capua e Schiavi, concede a Pellegrino e a Pietro de Fuce, fratelli, figli del q. Giovanni de Fuce, abitanti in Cancello («de loco Cancelli»), un intero tenimento, sito fuori città di Capua, nel luogo detto Schiavi, con tutte le terre, colte e incolte, spettanti a quel tenimento, per il censo annuo di 15 tarì, e col patto di corrispondere alla Casa di Schiavi, obbedienza di M.V., la quinta parte dei seminati (XXXI, 61)


2171.
1266, giugno, ind. IX – Carlo re a. 1
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
(il nome del giudice è corroso)
Marino, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), col consenso del Capitolo di M.V., concede per 29 anni soltanto, a Riccardo «de Rocca Sancte Agathe», un casalino, sito in Rocca Sant’ Agata, nel luogo detto «lu Cristo», per una certa rendita annua (corrosa), da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e col patto di non alienarlo (XI, 109)

N.B.-Si noti la sottoscrizione dell’ab. Marino: «Ego frater Marinus Monasterii Sancte Marie Montisvirginis abbas hoc concedo», e il suo Signum

2172.
1266, agosto 25, mercoledì, ind. IX – Carlo re a. 2
Ascoli
Malgerio, pubbl. not. di Ascoli.  Sicenulfo de don Gerusalemme, regio giudice di Ascoli.
Tommaso de Bovino («de Bibino»), cittadino di Ascoli, dichiara di aver ricevuto da fra Eramo 100 salme di vettovaglie per 12 once d’oro, e altre 20 per once d’oro, perché le custodisse («debeo custodire») sino alla fine del mese di maggio del prossimo anno, nelle sue fosse (XV, 95)


2173.
1266, novembre, ind. X – Carlo re a. 2
Taurasi
Giovanni, pubbl. not. di Taurasi
Giovanni, giudice di Taurasi
Buongiorno («Bonadies») de Taurasi, abitante nel castello di Taurasi, vende al maestro Alfiero, di Taurasi, un pezzo di terra con un po’ di bosco, in territorio di Taurasi, nel luogo detto «ad ripas», per 15 tarì di buon oro (Cand. VIII, 39)torna a inizio pagina


2174.
1266, novembre, ind. X – Carlo re a. 2
Capua
Giovanni, not.
Giovanni Scutario, giudice di Capua
Don Andrea de Cicala, canonico e rettore della chiesa di S. Sirmio, cede in nome di questa chiesa a Pietro de Milocca, f. del q. Tommaso, un pezzo di terra fuori Capua, nell’isola Maggiore, nel luogo detto Pratillone; e in cambio riceve dal medesimo una terra, sita fuori Capua, nel luogo detto San Mendonio (XXXII, 75)


2175.
1266, dicembre 5, ind. X – Carlo re a. 2
Sarno
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, Giovanni Racco, Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Finicia, moglie del giudice Margarito, abitante in Sarno, col permesso e col consenso di costui, dona, con donazione «inter vivos», al monastero di M.V., nelle mani di don Bartolomeo, ab. di M.V., la quarta che le spettava sui beni del suo primo marito, il giudice Unfrido, di Sarno; ugualmente lei e suo marito donano a M.V.: tutti i miglioramenti, permute e compre di terra qui sotto elencate, in Sarno, che tengono dallo stesso monastero a titolo di locazione a censo «unius decine de cera per annum», e tutto ciò che acquisterranno in futuro. I possedimenti sono: una terra arbustata nel luogo detto «ad corbum», che tengono dallo stesso monastero permutata con una terra della suddetta donna Finizia, che le era stata donata dallo stesso giudice Unfrido; un altro pezzo di terra nel luogo detto San Giorgio, che fu di Sergio de Altavilla, e che donna Finicia e Margarito tengono dallo stesso monastero in seguito ad una permuta di una terra nel luogo detto San Pietro, che era stata donata alla stessa donna Finicia dal suo primo marito; un altro pezzo di terra nello stesso luogo di San Giorgio, e che fu di Guglielmo Veterino, di maestro Pietro Russo («Rubei») e di altri, e che era sito presso la terra che i suddetti coniugi tenevano dallo stesso monastero a titolo di permuta per una terra donata alla stessa donna Finicia dal suddetto suo primo marito e che era nel luogo detto «alle rotundelle»; un’altra terra presso le case nelle quali essi abitano, locata ad essi e al maestro Giovanni Nivario dal vesc. di Sarno per il canone annuo di una libbra di cera; inoltre le permute che fecero di alcune terre poste nello stesso luogo di San Giorgio, permutate con una terra nel luogo detto Vigna vetrana («ad vineam vetranam»), che essi tenevano dallo stesso monastero, e con l’aggiunta di 2 once d’oro; un’altra terra nello stesso luogo di San Giorgio, permutata con una terra che quei coniugi avevano nel luogo Alle rotunelle; una terra con olivi, che essi comprarono da Ruggiero Billicario e dal fratello di lui, e che era sita nel luogo detto San Giorgio. Il tutto fu donato a queste condizioni: che i due coniugi rimanessero usufruttuari di quei beni, con potere di disporne «salva rerum substantia ipsorum bonorum, nisi causa urgente», e frattanto impegnandosi a corrispondere al monastero un augustale d’oro all’anno oppure «decimam unius de cera», nella festa di S. Maria a settembre (CVI, 7)


2176.
1266, dicembre 20, ind. X – Carlo re a. (2)
Pietro Borusolo, pubbl. not. di Napoli
Giovanni Coczulo, curiale e giudice di Napoli
Il priore di Arienzo si fa trascrivere e autenticare un doc. del 17 ottobre della Ind. V. nell’ anno 35° di Federico II, e nell’anno 12° di suo figlio Enrico, nel quale Raniero («Raynerius») de Illo Praxiccio, f. del q. Rainaldo de Illo Praxiccio e della q. donna Marotta, figlia del q. don Sergio Falconaro, dispone che i suoi esecutori testamentari – e cioè: don Cesareo, presb., «qui nominatur planula spiritali», don Pietro Janaro, f. del q. Adenulfo Janaro, don Bartolomeo Crispano, f. di don Giovanni Crispano, e don Filippo Falconaro, f. di Bartolomeo Falconaro -, vendano tutta la sua eredità e ne distribuiscano il ricavato in questo modo: 20 once d’oro di tarì di Sicilia siano distribuite in diversi legati, e fra gli altri lascia alcune once d’oro a M.V., per esservi ivi sepolto, mezz’oncia d’oro all’ospedale di S. Maria «ad balneum», altro danaro al monastero di S. Maria a Cappella, ai monasteri dei Ss. Festo e Desiderio, di S. Gaudioso di S. Potito; lascia poi delle particolari disposizioni riguardo al figlio che si trovava ancora nel seno di sua moglie Sica (XC, 271)


2177.
1276 («1266»), gennaio, ind. X – Carlo re a. 2
Gualtiero, pubb. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano (che però non si sottoscrive)
Giacomo, f, del q, Giovanni de Siripoto, e Modestina, sua madre, vendono a Matteo Fellicola un territorio, sito nel luogo detto Fabbrica, per il prezzo di mezzo augustale d’oro (LXIX, 59)


2178.
1267, marzo 1°, martedì («mercoledì»), ind. X – Carlo re a. 2
Capua
Nicola de Roberto, pubbl. not. di Capua
Gualtiero, giudice di Capua
Fra Andrea, priore delle  Case di M.V. in Capua, concede a Nicola de Durabile, cittadino di Capua, f. del q. Giovanni Maione Griso, e a Pasqua, sua moglie, una casa con corticella, – che fu donata al monastero di M.V. dal signor Gualtiero de Cicala e donna Ricca, sua moglie -, sita in Capua, nella parrocchia di tutti i Santi, vicino alla chiesa di M.V., che s’era cominciata a costruire: concessione che però doveva aver valore solo loro vita durante e con obbligo di corrispondere l’annuo canone di 5 tarì, e per questa concessione dovevano versare 7 once d’oro, che dovevano essere devolute per la fabbrica della suddetta chiesa (XXXI, 62)


2179.
1276, marzo 14, lunedì, ind. X – Carlo re a. 2
Mercogliano
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, Giovanni Fellicola, Pietro de jannello, giudici di Mercogliano
Bartolomeo, «divina miseratione» ab. di M.V. voleva intentare lite contro il maestro Abioso, f. del q. Giovanni Vaccaro, in quanto l’ab. Marino, suo predecessore, a nome di M.V. aveva avuto con lui un trattato per il quale aveva concesso a lui e ai suoi eredi leggittimi, «in preiudicium» del monastero, per un certo annuo censo minimo, i seguenti beni: una casa nel castello di Mercogliano, e due pezzi di terra, dei quali uno con vigna e castagneto nel luogo detto «pede pendini», e l’altro con castagneto nel luogo detto Cesinule, e aveva ricevuto da lui mezz’oncia d’oro. Ora l’ab. Bartolomeo, avendo di mira la salvezza dell’anima sua e la retta amministrazione dei beni del monastero, aveva citato in giudizio il suddetto maestro Abioso; ma, prima che cominciasse la lite («ante litis ingressum»), era addivenuto con lui alla seguente transazione: mentre prima Abioso doveva corrispondere mezza libbra di cera, nella festa di S. Maria a settembre, ora si obbligava a una libbra di cera, e per questa transazione versava al monastero un augustale d’oro, denaro che fu devoluto in utilità al monastero (LXIII, 10)torna a inizio pagina


2180.
1267, marzo 15, martedì, ind. X – Carlo re a. 2
Mercogliano
Giovanni, pubbl. not, di Mercogliano
Giovanni Fellicola e Giovanni Racco, giudici di Mercogliano
Bartolomeo, «miseratione divina» ab. di M.V., intendeva muovere lite contro Palermo, f. del q. Matteo Falcone, per il fatto che teneva a censo, «in preiudicium» del monastero, un tenimento, datogli in censo dall’ab. Marino per certi redditi e servizi personali ogni anno e in certi tempi, e cioè: un’opera alla settimana e ogni anno «quandam modicissimam quantitatem ordei et castanearum, mediam sarcinam de vino et octavam partem unius spalle de porco» reso poi esente da queste prestazioni per 2 once d’oro, e riducendo i servizi personali e le corresponsioni annuali a un certo minimo censo in danno del monastero. Ora l’ab. Bartolomeo, volendo provvedere «anime sue saluti humane et administrationis augmento», aveva citato in giudizio il suddetto Palermo. Ma, prima di iniziare la causa, addiviene con lui a questa convenzione: l’ab. Bartolomeo gli riconcede quei beni con tutti i diritti «de iure de facro», e Palermo paga mezz’oncia d’oro e si obbliga d’ora in poi alla corresponsione di 2 tarì annui nella festa di S. Maria a settembre, al posto di quell’unico tarì che corrispondeva sinora (LXIII, 9)


2181.
1267, aprile 16, ind. X – Carlo re a. 2
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Matteo Fellicola, Dolcevita, sua moglie, e Marsilia, madre di costei, vendono a Giovanni, f. del q. Matteo d’Angelo, di Avellino, abitante in Mercogliano, una casa in Mercogliano, per il prezzo di un’oncia e un tarì e mezzo d’oro (LXIX, 61)


2182.
1267, maggio, ind. X – Carlo re a. 2
Stabile, pubbl. not di Caserta
Bartolomeo, giudice di Caserta
Maria, figlia del q. Giovanni de Stadio, e Palma, figlia del q. Michele de Stadio, cugine, si accordarono con Pietro de Capuano, f. del q. Capuano, e cedono a ogni lite, rinunziando in suo favore ai diritti che esse potevano avere sopra due pezzi di terra, siti nella terra del Lagno, dei quali uno nella villa di Caturano, e l’altro nel luogo detto Cesarano, e ricevono da lui un’oncia d’oro, 7 tarì e 10 grana (XXXV, 4)


2183.
1267, luglio, ind. X («XIII») – Carlo re a. 3
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Maestro Romano e Trotta, sua moglie, vendono al maestro Modestino de Asclettino una casa, sita in Mercogliano, per il prezzo di un’oncia d’oro e con l’onere di un tarì d’oro di Salerno all’anno come censo dovuto al monastero di M.V., da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LXIII, 11)


2184.
1267, agosto 7, domenica, ind. X – Carlo re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni de Biagio («de Blasio»), giudice del Casale di M.V.
Bartolomeo, ab. di M.V., concede a Giovanni e a Giacomo Menatore, fratelli, f. del q. Pietro, di Altavilla, e ai loro discendenti, «exceptis clericis et feminis», un tenimento, che fu del q. Bartolomeo del giudice Salomone, sito nelle pertinenze di Altavilla, e consistente in un nocelleto nel luogo detto Valle dei monaci, un altro nocelleto nel luogo detto Pozzo («ad puteum»), una selva nel luogo detto Camminata, una vigna nel luogo detto «Nanti Santi», una terra con vigna nel luogo detto Capo del Piano di San Pietro, presso al terra donata al monastero da Ruggiero d’Avenabulo, un nocelleto nel luogo detto «a li Moczardi», un vignale nel luogo detto Bertulano, un territorio con querce nel luogo detto Talmasuni, una terra «vacua» nel luogo detto Aladunata, una terra «vacua» nel luogo detto Fonte di Raone de Capua, una selva nel luogo detto Camminata, un orticello davanti alle Porte di altavilla, un orticello presso la casa dei suddetti fratelli, e due casaline: il tutto col patto di corrispondere al monastero 20 tarì d’oro di censo annuo nella festa di S. Maria a settembre (XII, 265)


2185.
1267, agosto 15, ind. X – Carlo re a. 3
Tommaso, pubbl. not. di Sarno
Bartolomeo, giudice di Sarno
Il giudice Margarito, agendo anche a nome di Matteo e Nicola, figli del q. maestro Giovanni Nivario, concede a Riccardo de Asterada, di Sarno, un oliveto, sito in Sarno, nel luogo detto Sant’Angelo, per la metà dei frutti; e per questa concessione o locazione riceve 7 tarì e mezzo (CVII, 24)

N.B.-Mancano le sottoscrizioni dei giudici e dei testi

2186.
1267, settembre 3, sabato, ind. XI – Carlo re a. 3
Acerra
Tommaso, pubbl. not. di Acerra
Gualtiero del Giudice, giudice di Acerra
Il Padre Pietro da Mercogliano, monaco del monastero di S. Maria del Plesco, con procura del Padre Giovanni, priore dello stesso monastero, dà al giudice Giovanni, di acerra, il possesso di una terra, concessagli dal suddetto P. Priore per l’annuo censo di un tarì di Amalfi, e mezz’oncia d’oro per quasta concessione. La terra era sita nelle pertinenze della Villa di Liciniano, nel luogo detto la Via di Napoli (L,4)


2187.
(1267) ottobre, ind. XI – (Carlo) re
Giovanni, pubbl. not. di Eboli
Roberto de Malfrido, giudice
Eustasio, f. del q. medico Bernardo, e Mabilia, sua sorella, vendono a fra Giovanni Castolio, monaco di M.V., un orticello con una pianta di olive, sito in Eboli, nel luogo detto Tirrana, per un’oncia d’oro
(XLII, 20)

N.B.-Nella pergamena la data è tutta corrosa; la data proposta è stata ricavata dall’ Indizione e dagli altri dati cronologici che figurano nel doc.

2188.
1267, novembre 2, giovedì, ind. XI – Carlo re a. 3
Barbato, pubbl. not. di Montefusco
Grifo, giudice di Montefusco
Il Padre Pietro, vetsatario di M.V. e procuratore di Bartolomeo, ab. di M.V., concede ad Andrea de Graziano, per 29 anni, i seguenti beni stabili presso Venticano, e cioè: una casalina, sita in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria della Piazza; una vigna nel luogo detto Ponticello; una terra nel luogo detto Frascinello, un orticello nel luogo detto Sanata Fosca: il tutto per l’annuo censo di 3 tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (CXXV, 171)

N.B.-Mancano le sottoscrizioni del giudice e dei testi

2189.
1267, novembre 10, ind. XI – Carlo re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Bartolomeo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni de Sulibona una terra «vacua» e con pochi castagni, sita nel luogo detto Foresta, col patto di lavorarla e piantarla, e corrispondere ogni anno la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori (LX, 10)


2190.
1268 («1267»), febbraio, penultimo giorno, ind. XI – Carlo re a. 3
Nicola, pubbl. not di Sarno
Tommaso, giudice di Sarno
Dietro preghiera di Matteo de Nivario, f. ed erede del q. maestro Giovanni de Nivario, di Sarno, si riproduce uno strumento dell’aprile 1173. Ind. VI  (riferito, Reg. 558) (CVII, 23)


2191.
1268, aprile 15, domenica, ind. XI – Carlo re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jennello, giudice di Mercogliano
Siccome il monastero di M.V. era gravato da molti debiti, che ammontavano ad oltre 200 once d’oro, prese in prestito da diversi privati, Bartolomeo, ab. di  M.V. (che si sottoscrive), rilascia ad Assensata e Mergherita, sorelle, figlie del q. Nicola de Roberto, di Mercogliano, il servizio personale di due mesi «cum carta», al quale erano tenute per un tenimento che esse avevano eredito «iure paterno», e il servizio personale di altri due mesi  «cum carta» al quale erano tenute per un altro tenimento che esse avevano ereditato «iure materno»; e in cambio riceve da esse un’oncia d’oro e l’obbligo di 2 tarì annui come canone (LVIII, 20)


2192.
1268, aprile 16, lunedì, ind. XI – Carlo re a. 3
Mercogliano
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Bartolomeo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), presiedendo in Mercogliano alla Curia in merito ad alcune liti tra il monastero e i vassalli di Mercogliano, i quali possedevano molti territori del monastero con obbligo di servizi personali, prima di giungerre alla sentenza giudiziale, riceve da Modestino, f. del q. Pietro Piletto, la rinunzia a beneficio del monastero dei seguenti beni: una selva con terra «vacua» nel luogo detto Toppa; un campo nel luogo detto Torelli; un castagneto nel luogo detto Villanova; e un castagneto nel luogo detto Sala (LVII, 113)


2193.
1268, aprile, ind. XI – Carlo re
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Ruggiero, giudice di Tocco
Roberto, f. del q. Gualtiero de Poto, di Tocco, compra un orto, sito nelle pertinenze di Tocco, nel luogo detto Fuori la Porta («foris porta», per il prezzo di 9 tarì e mezzo d’oro (CXXIII, 128, 4° strumento)


2194.
1268, aprile, ind. XI – Carlo re a. 3
Guglielmo, pubbl. not. di Padula
Giacomo Vulcano, e Pietro di don Guglielmo, giudici di Padula
Giovanni de Guidocto ed Adelicia, sua moglie, donano con donazione «inter vivos» al monastero di M.V., per le mani di don Roberto de Gesualdo, preposito di M.V., la metà di tutti i loro beni esistenti in terra di Padula (XCV, 18)torna a inizio pagina


2195.
1268, maggio 1°, ind. XI – Carlo re
Giovanni de Aliberto, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Stefano, giudice di Atripalda
Andrea Niba compra da Boemondo Melevenga e da Margherita, sua sorella, di Atripalda, la metà di una terra con nocelleto, sita in Atripalda, nel luogo detto Corneolo, per un’oncia d’oro e 12 tomoli di nocciuole (XVI, 72)


2196.
1268, maggio 6, domenica, ind. XI – Carlo re a. 3
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, giudice di Mercogliano
Maestro Giacomo, medico, abitante in Mercogliano, col consenso di Bartolomeo, ab. di M.V. e della sua Comunità, concede a Giovanni, f. del q. giudice Roberto, marito di Maria, sua figlia naturale, una casa con casalino, sita nel Girobe, vicino alla chiesa di S. Giovanni; una vigna, sita nel luogo detto Torelli; una selva detta Pelleria; e un’altra selva nello stesso luogo: il tutto col patto che finché egli vivrà, Giovanni corrisponderà al monastero di M.V., nella festa di S. Maria a settembre, una libbra di cera all’anno, e dopo la sua morte due tarì, e, nel caso che Maria morirà senza figli, i suddetti beni passeranno al monastero (LXIII, 12)


2197.
1268, maggio (giorno corroso), giovedì, ind. XI – Carlo re a. 3
Giacomo, pubbl. not. di Forenza («Florencie»)
Tommaso, giudice
Bartolomeo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Gregorio de Maneno, abitante in Forenza, una casa, sita in questa terra, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nella festa S. Maria ad agosto (XLIV, 58)


2198.
1268, giugno 3, domenica, ind. XI – Carlo re a. 3
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del casale di M.V.
Giovanni, giudice del Casale di M.V.
Bartolomeo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro Palmiero, del Casale di M.V., detto Santa Maria del Preposito, un castagneto, sito nel luogo… (corroso), per un tarì all’anno, e mezzo augustale d’oro per questa concessione (CXVI, 35)


2199.
1268, giugno, ind. XI – Carlo re a. 3
Giovanni de Aliberto, not.
Giovanni de Stefano, giudice di Atripalda
Vendita di un nocelleto in territorio di Atripalda, nel luogo detto Cornituli


2200.
1268, luglio, ind. XI – Carlo re a. 4
Giovanni, pubbl. not. di Eboli (si ricava dal S.T.)
Roberto de Manfrido, giudice di Eboli
Giacomo Scarso, Matteo Ferraro e Francesca, ved. di Giovanni Scarso, vendono a Ruggiero Ferraro, f. del q. Guglielmo, una terra con olivi nel luogo detto Plamentata, per il prezzo di once…(corroso) (XLII, 39)


2201.
1268, agosto 8, mercoledì – Carlo re (in: 1269, gennaio 29, ind. XII)
Ospedale di M.V.
Gualtiero, not. di Mercogliano
Giovanni Fellicola, Giovanni Racco e Pitero, giudici di Mercogliano
Roberto de Maracudo, di Palermo, dona al monastero di M.V., e per esso a Bartolomeo, ab. di M.V., molti beni, possessioni, case, ecc., in Palermo (in VIII, 86)


2202.
1268, agosto 14, martedì, ind. XI – Carlo re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni, giudice del Casale di M.V.
Bartolomeo, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Stefano de Montoro, abitante nel Casale di M.V., detto Santa Maria del Preposito, un castagneto, sito nel luogo detto Baccanico, per la metà dei frutti e 5 tarì d’entratura

***Altro originale (CXVI, 37)

2203.
1268, ottobre, ind. XII – Carlo re a. 4
Salerno
Filippo, pubbl. not. di Salerno
Giovanni Capograsso, giudice di Salerno
Agnese, moglie di Alferio de Vallone e figlia del q. Guglielmo Cavasilice, avendo ricevuto da Bonaventura  de Ala, f. del q. Guglielmo, 6 once di tarì di sicilia, di cui questi era debitore verso suo marito, in forza di mutuo, a tenore di uno strumento rogato davanti al giudice Matteo Calvello, – strumento che Agnese ora non aveva tra mani, ma si impegnava a consegnare a Bonaventura e ai suoi eredi -, gliene lascia quietanza e si impagna a farla ratificare da suo marito, ora assente, e come garanzia della fedeltà agli obblighi assunti impegna un aterra con orto che essa aveva in salerno, «in loco lirni, ista parte fluvii Lirni» (CV, 79)

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, I, p. 331


2204.
1268 (novembre) 4, domenica (mese e ind. corrosi)
Mercogliano
Gualtiero, not.
Giovanni, giudice di Mercogliano
Matteo Fellicola concede a Ruggiero Golfo un castagneto di M.V., sito nel luogo detto Vallivella, per la metà delle castagne e la quarta parte di una libbra di cera all’anno (LX, 11)

N.B.-Nella pergamena è corroso sia il mese che l’Indizione, ma all’indicazione del giorno 4, domenica, si ricava che il mese era probabilmente novembre. Difatti in quell’anno, solo nel marzo e nel novembre abbiamo la coincidenza del giorno 4 in domenica

2205.
1268, dicembre, ind. XII – Carlo re a. 4
Pietro, not. di Tocco
Guglielmo, giudice di Tocco
Ruggiero, f. del q. Gualtiero de Poto, di tocco, vende a suo fratello Roberto de Poto certi suoi territori, per il prezzo di 17 tarì di buon oro al peso generale del Regno (CXXIII, 129, 1° strumento)

N.B.-Nella stessa pergamena vi sono altri tre strumenti, rogati rispettivamente uno nel febbraio 1269 («1268»), ind.XII, uno nel dicembre 1268, ind. XII, e uno nell’aprile 1270, ind. XIII, che saranno riferiti alle rispettive date

2206.
1268, dicembre, ind. XII – Carlo re a. 4
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Guglielmo del giudice Guglielmo, giudice di Tocco
Ruggiero, f. del q. Gualtiero de Poto, di Tocco, e Roberto, suo fratello, si dividono un castagneto posto sulla vigna domnica («super vineam dominicam»), che essi finora avevano posseduto «pro indiviso» (CXXIII, 129, 3° strumento)


2207.
1269 («1268»), gennaio 7, lunedì, ind. XII – Carlo re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni. giudice del Casale di M.V. detto S. Maria del Preposito
Bartolomeo, «dei gratia» ab. di M.V., riceve da Ruggiero, f. del q. Pietro de Onorato, del Casale di M. V., una terra «vacua», sita nel Casale Vecchio; ed in cambio gli rilascia il canone delle castagne, che doveva corrispondere per un castagneto che teneva a canso dal monastero, col patto però di fare un’opera a braccio al mese («pesonaliter omni mense operam unam»), e corrispondere 17 grana annue (CXV, 166)


2208.
1269 («1268»), gennaio 20, ind. XII – Carlo re a. 4
Giacomo de Marrachia, pubbl. not. di Avellino
Tommaso de Marrachia, giudice di Avellino
Il giudice Ruggiero de Filippo, di Avellino, e Manfrido, suo figlio, vendono al maestro Riccardo Testore, di Mercogliano, una terra «vacua» con isca, sita nel luogo detto Baiano, per il prezzo di un’oncia d’oro
(XXI, 31)


2209.
1269 («1268»), gennaio 22, martedì, ind. XII – Carlo re a. 4
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale M.V.
Giovanni, giudice del Casale di S. Maria del Preposito
Bartolomeo, ab. di M.V., concede a Bartolomeo Maroldo un castagneto, sito nel luogo detto Agnone («Angnone»), per la metà delle castagne verdi, e un augustale d’oro d’entratura (CXVI, 34)


2210.
1269, gennaio 29, ind. XII – Carlo re a. 4
Giacomo, not. di Avellino
Tommaso de Marrachia, giudice di Avellino
A richiesta di fra Pietro, detto di San Trifone, vestarario di M.V., si riporta uno strumento pubblico del not. Gualtiero di Mercogliano, rogato alla presenza di Giovanni Fellicola, Giovanni Racco e Pietro, giudici di Mercogliano, nell’Ospedale del monastero di M.V., l’8 agosto 1268 (riferito) (VIII, 86)

***Copia in carta di Guglielmo Trasente da Manocalzati, del sec. XVII (VIII, 87-88)

2211.
1269, gennaio, ind. XII – Carlo re a. 4
Maddaloni
Giovanni de Paolo, pubbl. not. di Maddaloni
Goffrido, giudice di Maddaloni
Bartolomeo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giovanni di Rainaldo, f. di Rainaldo, toscano, abitante in Maddaloni, una casalina con terra «vacua», sita fuori il Girone di Maddaloni, per il censo annuo di una libbra di cera, nella festa di S. Maria ad agosto; e per questa concessione riceve un’oncia e mezza d’oro (LI, 29)


2212.
1269 («1268»), febbraio, ind. XII – Carlo re a. 4
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Guglielmo del giudice Guglielmo, giudice di Tocco
Ruggiero, f. del q. Gualtiero de Poto, di Tocco, e ora abitante in Ceppaloni («habitatoris Cepparoni»), insieme con Sammaria, sua moglie, vende a Roberto, suo fratello, la parte che gli spettava su un orto, sito nelle pertinenze del castello di Tocco, nel luogo detto Fuori la Porta («foris porta»), e che sino allora aveva posseduto «pro indiviso» con lui stesso, per il prezzo di un’oncia d’oro
(CXXIII, 129, 2° strumentotorna a inizio pagina)


2213.
1269, marzo 20, ind. XII – Carlo re a. 4
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
Giacomo, f. del q. Roberto Marigaudio, e Maria, sua moglie, vendono a Bonapace, f. del q. Giovanni Aurilia, una casa sita nel casale di Urbiniamo, per un’oncia d’oro e una quarta (LXIX, 62)


2214.
1269, maggio 8, mercoledì, ind. XII – Carlo re a. 4
Nola
Tommaso de Sico, not. di Cicala
Antonio Pagano, giudice di Cicala
Adierna, f. del q. Giovanni de Mirabile, del casale di Visciano, e moglie di Giacomo Maczone, di Napoli, vende a Nicola de Veterone, pure di Visciano, due pezzi di terra, siti nel casale di Visciano («Bissane»), nel luogo detto Carrara,per il prezzo di una quarta d’oncia d’oro (XXVII, 27)


2215.
1269, maggio, ind. XII -Carlo re a. 4
Ruggiero, pubbl. not. di Auletta
Giovanni «de domna Filippa», giudice del casale di Massa
Alessandro, f. del giudice Giovanni, insieme coi suoi fratelli, del casale di Massa, vende a Ranafio de Accia, della terra di Petina («Apetine»), una vigna nel luogo detto Fico de Cetaiola (LIV, 93)


2216.
1269, luglio 21, domenica, ind. XII – Carlo re a. 5
Gualtiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Pietro Caputo, vende a Guarino, Aliberto e Angelo, fratelli, figli del q. Leone de Versacio, una terra con vigna e nocelleto, nel luogo detto Melito («Militum»), per due once e una quarta (LXIX, 63)


2217.
1269, novembre, ind. XIII – Carlo re a. 5
Giacomo Dardano, pubbl. not. di Salerno
Nicola de Palearia, giudice
Giovanni Manzullo, f. del q. Matteo, dona a Petrone, f. del q. Matteo Piczicuto, – il quale però agisce a nome dei suoi figli Alfano e Nicola e di suo nipote Pandolfo, f. del q. Tommaso -, tre sottani («catodea») e un primo piano («primum solarium lamiatum»), costruito sul sottano orientale meridionale e su altri tre sottani, e due intere camminate, e un intero «cubicellum» costruito ai piedi della scala, – che il suddetto Giovanni asserì che gli spettavano «de terra cum casa fabbricata, solario et scalis fabricatis» in Salerno, sotto e presso la chiesa di S. Andrea de Lama -, e tre interi pezzi di terra lavorativa, che egli possedeva fuori Salerno, nelle pertinenze di Montecorvino, nel luogo detto propriamente «alabalzata», e riceve «leunalgich per mantellum id est precium equivalens pro suprascripta donatione et traditione» (CV, 57)1)

1)Il Cangiani ci ha conservato il regesto di una pergamena allora esistente nell’ Archivio di M.V. ma ora perduta:
1269, dicembre 13
Napoli
Severo di Brussano, not. di Napoli.  Giovanni Buccaplano, giudice di Napoli.
Simone de Fontanis, castellano del castello di Rocca Sant’Agata, e Margherita, sua moglie, vendono e cedono e rinunziano a Marco, Giovanni e Sebastiano, fratelli, della suddetta terra di Sant’Angata, molti beni, per il prezzo di 24 once (era in XI, 81)

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, I, p. 361


2218.
1270 («1269»), gennaio 12, ind. XIII – Carlo re a. 5
Giacomo de Marrachia, pubbl. not. di Avellino
Tommaso de Marrachia, giudice di Avellino
Giovanni de Eustasia, di Avellino, e Maria, sua moglie, vendono a Filippo de Baiano, del Casale di M.V., due territori, dei quali uno nel luogo detto Torulano, e l’altro nel luogo detto Falcibassi («Farkibasso»), per il prezzo di 2 once d’oro (XXI, 32)


2219.
1270 («1269»), gennaio 20,ind. XIII – Carlo re a. 5
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Baiamonte, f. del q. giudice Matteo de Catarina, vende a Giovanni, f. del maestro Filippo, un casalino, sito nel casale di Urbiniamo, per il prezzo di un’oncia d’oro, e con l’onere di un censo annuo di una quarta di braccio di cera, da corrispondersi al monastero di M.V. (LXIII, 13)


2220.
1270 («1269»), gennaio, ind. XIII – Carlo re a. 5
Barbato, pubbl. not. di Montefusco
Palmiero, giudice di Montefusco
Nicola e Simone, fratelli, figli del q. Riccardo di Salegrimo, vendono al maestro Guglielmo de Poto due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di San Pietro a Sala, e ricevono Nicola 16 tarì e Simone un’oncia e 7 tarì (CII, 4)


2221.
1270 («1269»), febbraio, ind. XIII – Carlo re a. 5
Roberto, pubbl. not. di San Severino
Matteo, giudice di San Severino
Ruggiero Sanseverino, conte di Marsico, dona al monastero di M.V., «intuitu pietatis et elemosine pro remissione peccatorum uorum et parentum suorum», e per esso a don Roberto, infirmarario di M.V., un’oncia d’oro «iuste et directe ponderata» di tarì di Sicilia, da corrispondersi ogni anno dallo stesso signor conte e dai suoi eredi, ricavandola dai redditi pecuniari del casale di Calvanico, a tutto favore dei monaci, «et specialiter in Infirmaria ipsius pro refectione Monachorum et aliorum infirmiorum»; e che se il monastero di M.V. non potrà «sine labore et gravi onere expensarum» raccogliere questa oncia «propter varietatem baiulorum qui in casali predicto Calvanici annis singulis mutabantur», il monastero prenderà quell’oncia che Pietro de Eliseo, del casale di Sant’Angelo, deve corrispondere allo stesso signor conte come censo annuo (CXI, 62torna a inizio pagina)


2222.
1270, aprile 9, mercoledì, ind. XIII – Carlo re a. 5
Capua
Giacomo, pubbl. not. di Capua
Giovanni Scutario e Roberto Golforaymo, giudici di Capua
I signori Nicola, Landolfo e Roberto de Accia, fratelli, da una parte, e don Federico de Accia, dall’altra, costituiscono arbitri i signori Abndrea de Capua, «Magne regie curie advocatus», e il giudice Matteo de Patricio, per determinare i loro rispettivi diritti sui beni che furono del q. Raone, padre dei suddetti fratelli, e cioè su tre pezzi di terra, siti a san Teodoro, su una terra, nel luogo detto Torre di Orcello («Turcis orcelli»), e su altri beni (XXXII, 129)

***Breve regesto di questa pergamna in XXXI, 3

2223.
1270, aprile, ind. XIII – Carlo re a. 5
Guglielmo, pubbl. not. di Mecogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Giovanni de Marino, vende a Pietro, f. del q. Giovanni Sasso, un territorio «vacuo», sito nel luogo detto Racanella, per 16 tarì d’oro (LXIX, 65)


2224.
1270, aprile, ind. XIII – Carlo re a. 5
Pietro, pubbl. not. di Tocco
Carletto, giudice di Tocco
Ruggiero, f. del q. Galtiero de Poto, di Tocco, abitante in Ceppaloni («Cepparone»), vende a suo fratello Roberto un castagneto, sito nelle pertinenze dello stesso castello di Tocco, nel luogo detto Sopra via, per un’oncia d’oro (CXXIII, 129, 4° strumento)


2225.
1270, luglio 9, mercoledì, ind. XIII – Carlo re a. 5
Pietro de Ventura, not. di Avellino
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino
Filippo, f. del q. Giacomo de Serino, di Avellino, vende a Modestino de Tristaino, e al figlio di lui Matteo, abitanti in Mercogliano, un pezzo di terra con vigna, campicello e nocelleto, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Baiano, confinante, fra l’altro, coi beni di M.V., per 4 once d’oro (Cand. IV, 12)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 218


2226.
1270, luglio 18, ind. XIII – Carlo re a. 5
Barletta («Apud Barolum»)
Guido, pubbl. not. di Barletta
Diversi privati attestano di essersi trovati presenti al testamento di Pietro di Notarmatteo, di Barletta, e che costui, tra gli altri legati, lasciò a Maria, figlia del giudice Sabino, alcuni suoi beni, siti nelle pertinenze di Barletta, nel luogo detto Forleo (XXIII, 126)


2227.
1270, agosto 19, ind. XIII – Carlo re a. 6
Giacomo de Marracchia, pubbl. not. di Avellino
Tommaso de Marrachia, giudice di Avellino
Cristoforo Molinaro («Molenario»), di Avellino, e Amorosa, sua moglie, vendono  a Filippo de Baiano, del Casale di M.V., e  a Corradino, del medesimo casale, un pezzo di terra a nocelleto e castagneto, sito nel luogo detto Baccanico, per 6 once, 3 tarì e 15 grana d’oro; ma essendo questo territorio dotale di Amorosa, Cristoforo le assegna come compenso un altro territorio nel luogo detto Cerasolo (XXI, 33)


2228.
1270, agosto 31, ind. XIII – Carlo re a. 6
Giacomo de Marrachia, pubbl. not. di Avellino
Tommaso de Marrachia, Guglielmo Siccapane e Giovanni de Aliberto, giudici di Avellino
Don Lando, abitante in Avellino, col consenso di sua moglie e dei figli, vende al nobile Riso de Marra, di Barletta («de Barulo»), la metà dei seguenti stabili, che in comune possedeva col monastero di M.V. e con Ruggiero Sclavo, di Avellino, e cioè: una selva nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Angelone; un ortale nello stesso luogo; e una terra con vigna e castagneto nel luogo detto Toro de Gaydone, – beni che furono della q. Beatrice, figlia del q. Roffrido Scalvo di Avellino, prima moglie dello stesso Lando -,per il prezzo di 44 once d’oro (XXI, 34)


2229.
1270 (mese e ind. corrosi) – Carlo re a. 6
Cpua
Nicola, pubbl. not. di Capua
Giovanni, giudice di Capua
Alessandro di Castelvetere («de Castro veteri»), canonico della chiesa maggiore di Capua e rettore della chiesa di S. Nazzaro, concede a Pitero… una terricciuola, con facoltà di edificarvi una chiesa sotto il titolo di S. Silvestro (XXXII, 84)


2230.
1271 («1270»), gennaio 20, ind. XIV – Carlo re a. 6
Riccardo, pubbl. not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni, f. del q. Amato del Notaio («de Notario»), e Margherita sua moglie, vendono a Giovanni, f. di Ruggiero, una vigna, sita nel luogo detto Pretorio, redditizia all’Episcopato di Avellino in 3 grana e una terza d’oro, da corrispondere nel giorno di S. Martino, per il prezzo di un’oncia d’oro e con l’onere suddetto (LXIX, 64)


2231.
1271 («1270»), gennaio, ind. XIV – Carlo re a. 6
Roberto, pubbl. not. di Eboli
Falcone, medico e giudice di Eboli
Tommaso Maddalone («Matalonus»), f. di Guglielmo de Rocca, fa testificare da più persone che si trovavano presenti, come Isabella, sua madre, nel suo ultimo testamento gli lasciò, «iure legati», una casa sita nella parrocchia di S. Giovanni (XLII, 29)torna a inizio pagina


2232.
1271, maggio 26, ind. XIV – Carlo re a. 6
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Riccardo de Aliprando, giudice di Avellino
Giovanni, f. del q. Leonardo de Lando, di Avellino, vende a Filippo de Baiano, del Casale di M.V., un pezzo di terra con castagneto e nocelleto, sito nelle pertinenze di Avellino, ne luogo detto Baccanico, per 4 once e 15 tarì d’oro (XXI, 36)


2233.
1271, giugno 15, ind. XIV – Carlo re a. 6
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Filippo Forte, giudice di Avellino
Avellino, f. di Giovanni de Landolfo, della città di Avellino, vende a Modestino de Asclettino, del castello di Mercogliano, una terra con vigna, sita nel territorio di Avellino, nel ulogo detto Cervaro, per 3 once e 19 tarì d’oro (XXI, 37)


2234.
1271, luglio 30, giovedì, ind. XIV – Carlo re a. 7
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Matteo de Accomposta, facendo testamento, fra le altre disposizioni, lascia la sua mula alla moglie, come restituzione delle due once e mezza d’oro ricevute come dote; le lascia inoltre una casa nel Girone di Mercogliano, un orto nello stesso luogo, una selva nel luogo detto Sala, gravata quest’ultima di un canone annuo di 3 grana d’oro dovute alla chiesa di S. Pitero Ap. del castello di Mercogliano; le lascia ancora la terza parte di un nocelleto che possedeva «pro indiviso» con altri, e sito nel luogo detto Sariano, presso la Fontana di San Nicola; inoltre le lascia la terza parte di un’altra terra, gravata di un canone annuo alla chiesa di S. Leone di Avellino, e che pure era sita nel luogo detto Sariano (LXVII, 37)


2235.
(1271), agosto 20 («XIII kal. Septembris») – Gregorio Pp. (X) a. 1
Orvieto («apud Urbem veterem»)
Il Sommo Pontefice Gregorio Pp. (X) conferma al monastero di M.V. le esenzioni e immunità concesse allo stesso monastero dai suoi predecessori, e quelle concesse dai Re, principi, ecc. (I, 190)


2236.
1271, dicembre 10, ind. XV («I») – Carlo re a. 7
Giacomo Guglielmo de Parisio, not. di Forenza
Nicola de Ogerio, giudice di Forenza
Tommaso Grasso, abitante in Forenza, vende a Guido de Cubeno una vigna, sita nelle pertinenze di Forenza, nella contrada detta Marinella, per 24 tarì di Sicilia (XLIV, 65)


2237.
1272 («1271»), gennaio 6, ind. XV – Carlo re a. 7
Giovanni, pubbl. not. di Avellino
Giacomo Siccapane, giudice di Avellino
Ruggiero de Sirignano, f. di Stefano, di Avellino, vende a Corradino, del Casale di M.V., un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Baccanico, per 5 once d’oro; e gli vende inoltre il diritto di passare per un altro territorio con facoltà di farvi un fossato (XXI, 35)


2238.
1272 («1271»), febbraio, ind. XV – Carlo re a. 7
Montefusco
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Nicola Manfrida, giudice di Montefusco
Giovanni de Sant’Agata e Mattia, sua moglie, donano con donazione «inter vivos» a Guglielmo, figliastro del suddetto Giovanni, e figlio emancipato della suddetta Mattia, una vigna, sita nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «appreta cu li fusi»; e il suddetto Guglielmo, «ob remuneracionem predicte donacionis sibi facte», dona da parte sua, con donazione «inter vivos» ai suddetti Giovanni e Mattia ogni diritto che egli poteva avere sulla casa che essi abitavano, casa che era in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria della Piazza (LXXXV, 10)


2239.
1272, maggio, ind. XV – (Carlo) re a. 7
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannella, giudice di Mercogliano
Valentino, f. del q. Giovanni de Ruggiero, vende a Modestino e a Stefano, figli di maestro Domenico, fratello del suddetto Valentino, una vigna, sita presso la chiesa di Santo Stefano, per un’oncia d’oro e 15 tarì (LXX, 1)


2240.
1272, giugno 5, ind. XV – carlo re a. 7 («8»)
Ascoli («apud Excolum»)
Silvestro, pubbl. not. di Ascoli
Francesco de Gervasio, regio giudice di Ascoli
Guglielmo, f. del q. Simeone, insieme coi suoi fratelli Nicoletto, Goffridello e Giovannuccio, e con la madre Mundella, vende a Luca Acchitto un orto, sito nelle pertinenze di Ascoli, nel luogo detto Sotto Portella, presso un orto del monastero di M.V., per 7 tarì e mezzo (CXIII, 91)


2241.
1272, giugno 10, ind. XV – Carlo re a. 7
Giacomo de Crissio, pubbl. not. di Avellino
Riccardo de Aliprando, giudice di Avellino
Alessandro de Monteforte, di Avellino, vende al medico Giacomo, abitante in Mercogliano, un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Selva dell’Abate, per 9 once d’oro
(XXI, 38)


2242.
1272, novembre 21, ind. I – Carlo re a. 8
Carlo, principe di Salerno, dà ordine al giustiziere di Salerno, di non molestare i vassalli di Gregorio Caracciolo a causa di un feudo vicino Giffoni, in relazione alle contribuzioni delle collette da riscuotersi in forza del mandato di Carlo, re di Sicilia, del 27 marzo. Ind. XV (X, 7)


2243.
1272, novembre, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Corrado, f. del giudice Giovanni Racco, dà a Tommaso, f. del q. Giovanni Bianco («Albi»), un pezzo di terra con nocelleto nel luogo detto Torelli e in più 15 tarì d’oro di Sicilia; e Tommaso, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., cede a Corrado una casa, sita in Mercogliano, vicino alla Chiesa di S. Pietro, gravata di un canone annuo al monastero di M.V. in 13 grana (LXIII, 14)


2244.
1272, novembre, ind. I – Carlo re a. 8 («7»)
Giovanni de Guirrerio, pubbl. not. di Baiano
Giacomo di Nola, giudice di Baiano
Giovanni, ab. di M.V., concede a Domenico Toronia, del casale di Baiano, un territorio con oliveto, sito nelle terra di Baiano, nel luogo detto Grumulo, per la metà dei frutti e la quarta parte dei seminati come terratico, e 3 augustali d’oro per la concessione (XXIII, 60)


2245.
1272 («1273»), dicembre 8, giovedì, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, not. di Mercoglino
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Guglielmotto, f. di maestro Benedetto, una vigna nel luogo detto Torelli, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 12 tarì per la concessione (CXVI, 39)


2246.
1272, dicembre, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Corradino, f. del q. Basile de Lauro, due terre, una delle quali nel luogo detto Baccanico, e l’altra, con castagneto e nocelleto, nello stesso luogo, per il canone annuo di una libbra di cera, a Natale, e quattro tarì per la concessione (CXVI, 39)


2247.
1272, dicembre, ind. I – Carlo re a. 8
Maddaloni
Giovanni de Paolo, pubbl. not. di Maddaloni
Pietro Pipino, giudice di Maddaloni
Il padre Roberto da Gesualdo, priore di S. Maria Reale di Maddaloni e di Schiavi, soggette a M.V., concede a Campulisio e a Pitero, fratelli, figli del q. Roberto de Cicoria, abitanti in territorio di Caserta, nella villa detta Macerata, e una terra nel luogo detto Foresta, per il canone annuo di un tarì e mezzo di Amalfi, in questo modo: mezzo tarì a Natale, mezzo tarì a Pasqua di Resurrezione, e mezzo tarì nella festa di S. Maria ad agosto, e 3 tarì per questa concessione (LI, 30)torna a inizio pagina


2248.
1273 («1272»), gennaio, ind. I – Carlo re a. 8
Floro, pubbl. not. di Avella
Roberto, giudice di Avella
Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni Barbo un pezzo di terra con olivi nel casale di Curtalbuto, nel luogo detto Veterina, per la metà delle olive e la quarta parte dei seminati; di più, per lo stesso canone, gli concede altre due piante di olive nella Corte di don Giuliano, e ancora altre due piante nel luogo detto Vinnabona (XVII, 57)


2249.
1273 («1272»), febbraio, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni e Riccardo, giudici del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Benevento, f. del q. Giacomo de Magno, un castagneto nel luogo detto Acqua di San Lorenzo, per la metà delle castagne, la decima dei seminati e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 38)


2250.
1273, marzo 22, mercoledì, ind. I – Carlo re a. 8
Lorenzo, not. di Cicala
Tommaso, giudice
Nicola e Tommasello de Fraimondo, padre e figlio, abitanti nel casale di San Paolo, in territorio di Cicala, confessano che è stata loro concessa da Giovanni da Taurasi («de Taurasia»), ab. di M.V., per parte della chiesa di S. Maria del Plesco, una cisina («quandam cisinam») nella montagna in cui è sita S. Maria del Plesco, con obbligo di lavorarla e corrispondere la decima dei seminati, la metà delle olive, radunate a loro spese, una gallina e due libbre di cera ogni anno, nella festa della Purificazione di Maria (XXXIV, 28)


2251.
1273, marzo 29, ind. I – Carlo re a. 8
Giovanni, pubbl. not. di Sarno
Ugo Palmieri e Giovanni Casatorio, giudici di Sarno
Dietro richiesta del Padre Nicola, «vestarario» di M.V., si riporta uno strumento del 5 dicembre 1266 (riferito) (CVI, 8)


2252.
1273, marzo, ind. I – Carlo re a. 8
Maddaloni
Giovanni de Paolo, di Maddaloni, not.
Giovanni de Julleo, giudice di Maddaloni
Il Padre Roberto da Gesualdo, priore di Maddaloni e superiore della Casa degli Schiavi, nelle pertinenze di Capua, e procuratore di Giovanni, ab. di M.V., concede a Roberto di Trani, f. del q. Leonardo di Trani, abitante nel castello di Maddaloni, una terra, sita nel luogo detto Piano di Maddaloni, per un tarì di canone annuo, nela festa di S. Maria ad agosto (LI, 31)


2253.
1273, aprile 19, mercoledì, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Giordano, f. del q. Leone de Miciferio, vende a Nicola Pillerio una terra «vacua», sita nel luogo detto Pescoccolo, per 10 tarì di Sicilia (LXX, 2)


2254.
1273, aprile 23, domenica, ind. I – Carlo re a. 8
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano e di S. Maria del Preposito
Riccardo e Giovanni, giudici del Casale di M.V.
Giovanni da Taurasi («nobilis vir dominus Johannes de Taurasia»), venerabile ab. di M.V., procede a una «concordia, transatione et convenentia» con Benevento de Magno, f. del q. Giacomo de Manno, del casale di S. Maria del Preposito, vassallo del monastero, in quanto Benevento rinunzia e rimette nelle mani dell’abate una terra con castagneto, sita nel luogo detto Camminatella, – terra che il monastero di M.V. concede a Giovanni de Americo -, e l’abate gli concede due altri pezzi di terra, di cui uno con vigna e l’altro con castagneto nel luogo detto Campo marino («campus de marino»), e una terra con selva nel luogo detto Agnone («Angnone»); e in più l’ab. Giovanni riceve da Benevento un’oncia d’oro e 7 tarì e mezzo (CXVI, 40)


2255.
1273, maggio 5, venerdì («domenica»), ind. I – Carlo re a. 8
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Maestro Buonfiglio («Bobofilio»), f. del q. Bonafede, vende al giudice Riccardo Sasso un territorio, sito nel luogo detto Naspa, per un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (LXX, 3)

N.B.-Non c’è corrispondenza tra il giorno del mese e quello della settimana, perché nel 1273 il 5 maggio era venerdì; si noti ancora che nel doc. è stato omesso tutto l’escatocollo

2256.
1273, maggio 7, ind. I – Gregorio Pp. X a. 2
Conversano, pubbl. not. Apostolico.
Ildribandino, f. del q. Ildribandino Leone Matteo, e donna Abenante, sua moglie, e Sinibaldo, loro figlio, vendono al maestro Giovanni de Capua un tenimento di vigna, selva e oliveto, sito nelle pertinenze di Viterbo, nella contrada detta Sala, per 200 libbre di denari papalini minuti, pagati in fiorini d’oro
(CXXV, 218)


2257.
1273, maggio 13, sabato, ind. I – Carlo re a. 8
Nel monastero di S. Maria del Plesco
Tommaso de Sico, pubbl. not. di Cicala
Tommaso del giudice Matteo, giudice di Cicala
Leonardo de Guglielmo, f. del q. Giovanni de Guaglielmo, di Casamarciano («Casa barciani»), insieme con sua moglie Rocarda, vende a fra Salimbene, monaco e procuratore del monastero di S. Maria del Plesco, i diritti («iura pastinacionis») su un pezzo di terra, confinante da tre parti con altre terre del monastero e con la via pubblica, terra che egli teneva a censo dallo stesso monastero e con la via pubblica, terra che egli teneva a censo dallo stesso monastero per il canone annuo della metà dei frutti superiori e inferiori, per il prezzo di un’oncia d’oro (XXXIV, 14)


2258.
1273, aggio 14, ind. I – Carlo re a. 8
«Apud Guilionisium»
Tancredi, not.
Benedetto de Celano, giudice
Essendo il monastero di S. Nicola «de Cornu» e la Grancia di San Gennaro nel territorio del Goglionese («in territorio Guilionisii») gravato da un certo debito, «pro transmutatione Ecclesie predicti Sancti Januarii et pro quodam alio debito ipsius ecclesie persolvendo», don Santoro, per consiglio e comando di don Rainaldo, priore del suddetto monastero, e di tutta la Comunità dello stesso monastero, vende al giudice Bartolomeo e ai suoi eredi fino a tutta al quarta generazione («per totam tuam qartam generationem») una casa del suddetto monastero del Goglionese, sita in una  «Roya», presso la «plateam pediculosam», per il prezzo di 2 once d’oro e il canone annuo di un denaro, da corrispondersi al monastero nella festa di S. Nicola (XLVI, 120)


2259.
1273, maggio, ind. I – Carlo re a. 8
Sessa Aurunca («Suesse»)
Pietro di maestro Leonardo, pubbl. not. della città di Sessa.  Giovanni de Aspello, giudice di Sessa.
Il nobile Dublecto Francigena, valletto e familiare del Re, si accorda con Giovanni, f. del q. Stabile, della villa di Lauro, e gli rilascia due territori, siti nelle pertinenze della città di Sessa, nel «loco lauri ubi dicitur aligarofoli», ricevendo da lui 3 once e 15 tarì d’oro, e l’obbligo di una corresponsione di 8 grana all’anno. nella festa di S. Maria ad Agosto (CX, 66)torna a inizio pagina


2260.
1273, maggio, ind. I – Carlo re a. 8
Giovanni, pubbl. not. di Cervinara
Filippo, giudice di Cervinara
Sibilia, figlia del q. Ugo Sasso («de Saxo») e moglie del giudice Rainone, di Cervinara, vende a Domenico, f. del q. Sasso, un oliveto, sito nelle pertinenze di Cervinara, nel luogo detto «a Chello de Bernardu de Berna», per 17 tarì (XXXVIII, 26)


2261.
1273, maggio, ind. I – Carlo re a. 8
Capua
Giacomo, not. di Capua
Giovanni Scutario, giudice di Capua
Giovanni da Taurasi («de Torasia»), ab. di M.V., conferma a Federico de Orlando («Orllando») e a Riccardo, fratelli, figli del q. Orlando Conte («Orlandi cognomine Conte»), a sua volta f. di Giovanni Conte, di Aversa, in segno di riconoscenza per i benefici da essi ricevuti, la concessione di quattro pezzi di terra appartenenti al monastero di M.V. di Capua, e siti fuori la città di Capua, nel territorio della terra del Lagno («terre lanei»), e cioè: uno nelle pertinenze della Villa di Tosto, nel luogo detto Anglona; un altro nelle stesse pertinenze, nel luogo detto Pietra, il terzo nelle pertinenze di Catorano, nel luogo detto Janula, e il quarto nello stesso luogo: il tutto per il canone di un tarì amalfitano all’anno, e 15 tarì per questa riconcessione (XXXI, 63)

***Breve regesto in XXXI, 3

2262.
1273, maggio, maggio, ind. I – Carlo re a. 8 (in: 1280, aprile 8, ind. VIII)
Roberto de Brocco, not.
Giovanni de Giuda, giudice del contado di Acerra
Adenulfo de Aquino, conte di Acerra, conferma al maestro Bernardo, f. del q. Costanzo, di Fasano, abitante in Acerra, nove pezzi di terra, dei quali sei nelle pertinenze di Marigliano, e tre delle pertinenze della villa di Pomiglino («villa Pumilliani»), donatigli da suo padre (in LIII, 62)


2263.
1273, giugno, ind. I – Carlo re a. 8
Pietro, pubbl. not. di Nocera dei Cristiani
Riccardo Turione, giudice di Nocera dei Cristiani
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede al not. Giovanni Miligrusio, f. del q. Pietro, di Nocera, due territori, siti nelle pertinenze del castello di Nola, nel luogo detto Barbaccaino, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, una gallina a Carniprivio e 5 uova a Pasqua, e per questa concessione riceve 15 tarì d’oro (XCII, 77)


2264.
1273, luglio, ind. I («II») – Carlo re a. 9
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Tommaso de Isabella, di Mercogliano, vende a Bonafede, suo fratello, un territorio sterile, sito nel luogo detto Vesta («Besta»), per 29 once 15 tarì (LXX, 4)


2265.
1273 («1270»), agosto 28, ind. I – (Carlo) re a. 9 («7»)
Atriplada
Guglielmo, pubbl. not. di Atripalda
Giacomo, giudice di Atripalda
Pietro, f. del q. Ralpoto, facendo testamento, lascia «iure legati» al monastero di M.V. una vigna, sita nelle pertinenze di Atripalda, nel luogo detto Cornituli (XVI, 5)


2266.
1273, settembre 27, mercoledì, ind. II – Carlo re a. (9)
Acerra
Nicola de Maggio («Madio»), pubbl. not. di Acerra
Giovanni e Cesario, giudici di Acerra
Adenulfo, conte di Acerra, f. del q. Tommaso de Aquino, conte di Acerra, alla presenza di Giovanni, ab. di M.V., di Adenulfo, ab. del monastero di Casamarciano, e di altri, esecutori testamentari e distributori del testamento del suddetto suo padre don Tommaso, dichiara di essere debitore verso l’ab. di M.V. nella somma di 161 once d’oro ricevute in prestito; e affinché il monastero di M.V. non abbia a temere e soffrire alcun danno dal denaro prestato, impegna il castello di Marigliano con tutti i diritti e le pertinenze sue, e tutti i frutti e proventi dallo stesso castello, con diritto di stabilire ivi un baiuolo e altri ufficiali e ritenere il castello sino a che non sia stato soddisfatto delle 161 once (XI, 6)


2267.
1273, settembre, ind. II – Carlo re a. 9
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Gilardo e Nicola, giudici di Montefusco
Il Padre Nicola da San Germano, vestarario di M.V., concede al maestro Roberto Ferraro e al nobile Guglielmo de Molisio, e ai loro leggittimi eredi «exceptis clericis et feminabus», una vigna, sita nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Ponticello, per il canone annuo di 4 tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LXXXIV, 6)


2268.
1273, novembre 30, ind. II – Gregorio Pp. X a. 2
Benevento
Matteo, pubbl. not. di Benevento
Marco Saducto, giudice di Benevento
Don Bartolomeo Tintonerio, primicerio della cattedrale di Benevento, vende al maestro Finabello, fabbricatore, una casalina, sita nella contrada della città nuova di Benevento, nella parrocchia di Sant’Angelo a Porta Fogliarola («Folearola»), per 21 tarì d’oro (XXVI, 48)


2269.
1273, novembre, ind. II – Carlo re a. 9
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni, giudice del Casale di M.V. detto Santa Maria del Preposito
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. di Giovanni de Montella («Montilla»), una terra «vacua», sita nel luogo detto Campomarino, per il canone annuo di due opere a braccio al mese
(CXVI, 41)


2270.
1273, dicembre 4, ind. II – Gregorio Pp. X a. 2
Matteo, pubbl. not. di Benevento
Marco Saducto, giudice di Benevento
Siccome Don Bartolomeo Tintonerio vendette al monastero Finabello una casalina nella contrada della città nuova di Benevento (cfr. Reg. 2268), lo stesso maestro Finabello, venendo davanti al giudice e al not., li pregò di ordinare all’ ab. Giovanni de Potone, canonico beneventano, rettore di Sant’Angelo a Porta Fogliarola, il quale diceva di avere lo «ius congrui» per parte della stessa chiesa sulla suddetta casalina, e all’ ab. Ruggiero Tintonerio e a Donna Giacoma, madre di costui, i quali ugualmente dicevano di avere lo «ius congrui» su quella casalina, di presentarsi per riscuotere tale diritto nello spazio di 12 giorni dalla denunzia fatta loro. Ora, dietro preghiera del suddetto maestro Finabello, i suddetti giudice e not. hanno ingiunto a Marchisio e a Nicodemo, servitori di Curia, di recar l’annunzio alle suddette persone perché provvedessero in tempo utile ai loro diritti, altrimenti, passati i dodici giorni, rimaneva loro preclusa ogni via di far valere tali diritti. I servienti riferiscono che nel giorno sopra indicato hanno dato il leggittimo avviso agli interessati (XXVI, 49)torna a inizio pagina


2271.
(1273) – Gregorio Pp. X a. 2
Adenulfo del Giudice, regio not.
Roberto, priore di S. Giacomo, in forza di una lettera di Giovanni, ab. di M.V. (che si riporta), concede a Matteo di Benevento, per 29 anni una casalina con orticello, sita dentro la città di Benevento, per il canone annuo di un tarì (XXV, 6)


2272.
1274 («1273»), gennaio 10, ind. II – Carlo re a. 9
Guglielmo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Buonfiglio, f. del q. Bonafede, e Maria, sua moglie, figlia del q. Roberrto Marigaudio, vendono  a Ruggiero, f. del q. Randisio, di Sant’Agata, abitante in Mercogliano, una casa con corte congiunta, sita nel casale di Mercogliano, detto Urbiniano, presso la chiesa di S. Margherita, per 10 once d’oro e il canone di un braccio di cera all’ anno, da corrispondersi al monastero di M.V. nel giorno di S. Maria a settembre (LXIII, 15)


2273.
1274 («1273»), febbraio 1° , ind. II – Carlo re a. 9
Avellino
Giovanni de Aliberto, not.
Guglielmo Siccapane, giudice di Avellino
Roberto Pepe («Piper»), baiulo del monastero di S. Paolo, della città di Avellino, col consenso e la volontà di Altruda, abbadessa del suddetto monastero, a nome della medesima, dà a Pietro Palumbo, del castello di Mercogliano, una terra «vacua», con olivi, sita nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Curte de Tannaro


2274.
1274, febbraio 1°, giovedì, ind. II – Carlo re a. 9
Capua
Criscio, pubbl. not. di Capua
Stefano di maestro Simeone, giudice di Capua
Dietro richiesta di Stabile Longo, della villa di Campulo, f. del q. Martino, si riporta uno strumento del febbraio del 1198. Ind. I (riferito, Reg. 1029)


2275.
1274 («1273»), febbraio 22, giovedì, ind. II – Carlo re a. 9
Palmiero. pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni e Pietro, giudici
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Vassallo, f. del giudice Riccardo, del Casale di M.V. e abitante in Mercogliano, e a Disbia, sua moglie, una casa, sita nel casale di Urbiniano, e un territorio, sito nella montagna, nel luogo detto Tofara, per un tarì d’oro all’anno, da corrispondersi nel giorno di S. Maria a settembre, e per questa concessione riceve un’oncia d’oro (LX, 12)


2276.
1274 («1273»), febbraio 25, ind. II – Carlo re a. 9
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede al maestro Giovanni di don Nicola, un casalino, sito in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, e rinunziato al monastero, per il canone annuo di un braccio di cera, e mezzo augustale per questa concessione (LX, 14)


2277.
1274 («1273»), febbraio 26, lunedì, ind. II – Carlo re a. 9
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Recupero, f. del q. Recupero, un nocelleto, sito nel luogo detto Sariano, per l’annuo censo di un tarì, nella festa di S. Maria a settembre, e tre augustali d’oro d’entratura (LX, 15)

***Altro originale (LX, 16)

2278.
1274 («1273»), febbraio, ind. II – Carlo re a. 9
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni e Pietro, giudici di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giovanni del Giudice, e a Dispana, sua moglie, figlia di Angelo de Sulimia, due case e sei pezzi di terra, donate al Monastero da Riccardo Sulimia, e cioè: le due case, dentro Mercogliano, vicino alla Porta del capo («porta de capite»); una vigna nel luogo detto Copone; un’altra vigna nel luogo detto Torelli; un nocelleto nel luogo detto Sariano; un altro nocelleto nello stesso luogo; un castagneto nel luogo detto Sala; e un castagneto nel luogo detto Plaio; il tutto per un mese e mezzo di opere a braccio all’anno, e due once e 15 tarì d’entratura (LX, 13)


2279.
1274, marzo 7, ind. II – Carlo re a. 9
Ascoli
Lorenzo, not. della città di Ascoli
Nicola de Manfrido, giudice regio di Ascoli
Benedetto, vesc. di Ascoli, col suo Capitolo, dà facoltà a Giovanni, ab. di M.V., di edificare una chiesa in Ascoli, nella Casa dove abitavano i Padri di M.V., residenti in Ascoli, con cimitero, campane, ecc., e con molte esenzioni (I, 70)

N.B.-Si noti il Sigillo pendente di cera rossa
***Copia in carta, del sec. XIII, eseguita da Guglielmo Trasente da Manocalzati (I, 71-72)

2280.
1274, maggio, ind. II – Carlo re a. 9 («10»)
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Nicola, ab. della chiesa di S. Maria de Toppa, concede a Riccardo de Vasallo, e a Giovanni, f. di Leone de Dardano, un territorio appartenente alla suddetta chiesa, sita nel luogo detto Sariano, per 7 grana di censo annuo, nella festa di S. Maria a settembre (LXXI, 45)


2281.
1274, giugno 27, mercoledì, ind. II – Carlo re a. 9
Nola
Tommaso, pubbl. not. di Cicala
Benevento, giudice di Nola e di Cicala
Giovanni de Palma cede a Giovanni de Tommaso una casa con corte e con aia e mezzo palmeto, siti nella località detta Vignola («Vineola»); e in cambio riceve una casa con orto nella stessa località
(CXXV, 211)


2282.
1274, settembre 10, lunedì, ind. III – Carlo re a. 10
Campobasso
Roberto, pubbl. not. di Campobasso
Sedulio, giudice
Roberto de Molisio, signore di Campobasso (che si sottoscrive), conferma al monastero di M.V. la donazione di un tenimento, detto il tenimento di Luca, f. di Benedetto Trodomanno, e sito nelle pertinenze di Campobasso, fatta al monastero da Roberto, suo avo, e per il quale tenimento si dovevano corrispondere 10 tarì amalfitani annui, donati pure al monastero di M.V.; di più conferma la donazione fatta al monastero di M.V. da Ugo, suo padre, di un tenimento, che fu di Roberto del Diacono Mainardo, insieme con tutte le sue pertinenze; infine conferma la donazione di una metà di un altro tenimento, che fu di Giovanni Coco, sito nele pertinenze della stessa città, riservandosi solamente i servizi personali di coloro che tengono i suddetti tenimenti; concede poi al monastero di M. V., per mano di fra Guglielmo, procuratore di M.V., l’esenzione da dazi per tutte le robe che esso comprava o vendeva nella piazza di Campobasso, e concede infine l’esenzione da gabelle per altri stabili che il monastero avesse comprato (XXX, 108)


2283.
1274, settembre, ind. III – Carlo re a. 10, «et dominante in Padula domino nostro domino Bertrando… anno tertio»
Guglielmo, pubbl. not. di Padula
Matteo de Surento e Giovanni Saraceno, giudici di Padula
Don Parisio, della terra di Padula, vende a Padulo de Pietro una terra, sita nella contrada di Ascolisio, per il prezzo di 2 once e 15 tarì (XCV, 47)1)

1)Ci rimane questo breve regesto di una pergamena altre volte esistente nell’archivio di M.V.: «Guglielmo Probello vende un pezzo di terra a Mastro Benevento de Salerno, medico, habitante in Capua, per un’onza con rendito di tarì sei da pagarsi nella festa di S. Maria al mese de augusto. Lo Istrumento lo fu fatto notaio Giovanni Vassallo di Capua » (XXXI, 3)


2284.
1274, dicembre, ind. III – Carlo re a. 10
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Pietro, f. del q. giudice Giovanni Fellicola, con Rubina Barone, sua moglie, vende a Giovanni de Barone, una casa, dotale della suddetta Rubina, sita in Mercogliano, per 2 once a 15 tarì d’oro (LXX, 5)


2285.
1275, marzo, ind. III – Carlo re a. 10
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Pietro, f. del q. Guglielmo de Rossineo, col consenso di Giovanni, ab. di M.V., vende a Pietro de Castolio un nocelleto, – redditizio al monastero di M.V. in mezzo tarì all’anno -, sito nel luogo detto Torelli; ma nella vendita il nocelleto è affrancato da qual canone che viene trasferito su una vigna del venditore (LXIII, 16)torna a inizio pagina


2286.
1275, aprile, ind. III – Carlo re a. 10
Capua
Giovanni, not.
Pietro de Landone, giudice di Capua
Giovanni Amalfitano, f. del q. Domenico Scuterio, e Matteo, f. del q. Goffrido Zoccano, vendono a Nicola de Disbia, f. del q. Giovanni de Angelo, un complesso di case, – redditizie all’ab. Andrea de Cicala in tre grana annue, al quale ab. viene perciò ora pagata un’oncia d’oro per l’assenso -, site in Capua, nel castello di S. Pietro a Ponte, nella parrocchia di S. Leonardo, per 2 once d’oro e con l’onere suddetto (XXXII, 104)


2287.
1275, maggio 13, ind. III – Gregorio Pp. X a. 4
Matteo, pubbl. not. di Benevento
Marco, giudice di Benevento
Fosca de Menelao, moglie di Domenico de Magaldo, vende al maestro Guglielmo de Poto una terra «vacua», sita in Rogerola («Rogeriola»), nelle pertinenze di Montefusco, per 22 tarì e mezzo d’oro
(CIV, 41)


2288.
1275, luglio, ind. III – Carlo re a. 11
Trasemondo, pubbl. not. di Taurasi
Francesco, giudice di Taurasi
Giovanna, figlia di pellegrino del giudice Pellegrino, di Frigento, e moglie di Giovanni de Alamo, di Taurasi, facendo testamento, innanzi tutto istituisce suoi eredi Landolfello e Tommasello, suoi nipoti, con gli oneri dei sottoscritti legati. Lascia «pro futuro passaggio ultramaris» un’oncia d’oro; alla chiesa di S. Marciano di Taurasi un tarì; per le esequie intorno al suo cadavere si doveva erogare per i chierici un augustale; come contributo per la Croce d’argento che si doveva fare nella suddetta chiesa di Taurasi, 2 augustali; 2 tarì d’oro all’arciprete Giovanni, suo zio; 9 tarì d’oro per comprare due tuniche e due mantelli per 2 eremiti reclusi nella chiesa di… e nella chiesa di S. Pietro di Taurasi; 9 tarì d’oro all’Ospedale; mezzo augustale ai frati minori di Aquaputida; un augustale a Ruggiero da Frigento per una tunica; un augustale alla chiesa maggiore di Frigento; un messale alla chiesa di S. Marciano di Frigento; una tovaglia alla chiesa di S. Giovanni di Frigento; per 12 anni si dovrà fare il suo anniversario e per ogni volta lascia 2 tarì; una tovaglia a don Ruggiero da Frigento; mezzo augustale per il ponte di Frigento; a Sibilia da Castelvetere mezzo augustale, un «faczolum» e una sottana; alla ragazza Carapresa, figlia di Clarizia, ved. del q. Bartolomeo de Desiderio, per i servizi prestatile, le seguenti robe mobili: «ceppam unam, buctarellas duas, subtanas duas, corigiam (unam de ar)gento, crespam unam, juppam unam de seta, et fazolum unum investicium», e due once d’oro per il suo matrimonio; a Ruggiero, fratello di Carapresa, 3 once d’oro; a Maria, sua sorella, moglie del not. Pietro de Flumeri («de Flumario»), «crespam unam ei juppam unam de panno albo»; alla figlia di sua sorella Maria, «reticellam unam de seta»; a Bedelemma, figlia di Matteo Burrello, «betarellum unum et reticellam unam de seta»; all’ospedale 9 tarì d’oro, ecc. (CXXI, 27 bis)torna a inizio pagina


2289.
1275, agosto, ind. III – Carlo re a. 11
Marigliano
Donadeo, pubbl. not. di Marigliano
Giovanni de Palumbo, giudice di Marigliano
Agostino Russo («Rubeus»), f. del q. Recupido Russo («Russi»), Sabatino Russo, f. del q. Giovanni Russo, e Pietro, Nicola e Giacomo Russo, figli del q. Guglielmo Russo, zio e nipoti, abitanti nella villa di San Vitaliano, territorio di Marigliano, vendono al maestro Orlando Manescalco, f. del q. Guglielmo, abitante in Marigliano, un sedile con casa, cortr, ecc., sito dentro Marigliano, per 6 once d’oro (LIII, 73)


2290.
1275, settembre 17, martedì, ind. IV – Carlo re a. 11
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Aliberto, giudice di Avellino
Giovanni, ab. di M. V., concede ad Alferio, detto Cerasolo, f. del q. Giovanni, di Avellino, e ai suoi eredi, un intero pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto «Sabina… seu pontarola», per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi l’8 settembre (XIX, 35)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, pp. 223-224


2291.
1275, novembre 30, sabato, ind. IV – Carlo re a. 11
Casamarciano («Apud Casabarcianam»)
Tommaso de Sico, not. di Cicala
Filippo dell’Arciprete, giudice di Cicala
Maria de Gregorio, moglie di Simone de Alferio di Comignano, e Cassandra, sua sorella, moglie di Giovanni de Abundo, di Gallo, figlie del q. Giovanni de Gregorio, di Casamarciano, vassallo di S. Maria del Plesco, confessano di tenere a censo dal suddetto monastero, per concessione fatta loro da fra Pietro da Fontana, priore del suddetto monastero, e col consenso di Giovanni da Taurasi, ab. di M.V., la terza parte di un tenimento, che fu del q. maestro Gregorio, dello stesso casale di Casamarciano, vassallo del monastero, col patto di corrispondere l’antico canone che pagava il suddetto Gregorio, che a sua volta lo teneva a censo dal monastero (XXXIV, 29)


2292.
1275, dicembre 16, ind. IV – Carlo re a. 11
Avellino
Giacomo de Crissio, pubbl. not. di Avellino
Pietro de Tora e Giovanni de Aliberto, giudici di Avellino
Giovanni, f. del q. Silvestro del giudice Mattia, di Avellino, col consenso di Sikelgaita, sua moglie, vende al monastero di M.V., e per esso al padre don Guglielmo Racco, monaco e vestarario di M.V., una terra con nocelleto e castagneto, sita nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Sariano, e redditizia al monastero stesso «de viginti sortibus unam sortem», per il prezzo di 14 once d’oro (XVIII, 59)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 224


2293.
1275, dicembre, ind. IV – Carlo re a. 11
Marigliano
Donato, pubbl. not. di Marigliano
Gualtiero del Giudice, giudice di Marigliano
Servato de Angerio, abitante nel casale di San Vitaliano, nelle pertinenze di Marigliano, vende al monastero Orlando Manescalco, un sedile con casa, sito dentro la terra di Marigliano, per il prezzo di un’oncia d’oro (LIII, 74)


2294.
1275 (mese deleto), ind. IV – Carlo re a. 11
Luca, pubbl. not. di Montefusco
Andrea, giudice di Montefusco
Andrea de Sanfrido vende al monastero Guglielmo de Poto un territorio, sito nel casale di San Pietro a Sala, per 12 tarì d’oro (CII, 5)


2295.
1276, febbraio 20, ind. IV – Carlo re a. 11
Capua
Criscio, pubbl. not. di Capua
Pietro de Giorgio, giuduce di Capua
Riccardo di Marzano Barone, f. del q. signor Riccardo, confessa di aver ricevuto in prestito dal signor Andrea de Capua, f. del q. don Bertoldo, 40 once d’oro, con l’obbligo di restituirle in un anno, e in pegno dà due pezzi di terra, siti fuori Capua, uno nel luogo detto «Molendina francisca», e l’altro nel luogo detto Limata (XXXII, 130)


2296.
1276, marzo 26, giovedì, ind. IV – Carlo re a. 11
Atripalda, nel Casale di Tavernola («in casali… Tebernula»)
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni, giudice di Avellino
In occasione del contratto matrimoniale tra Gregorio, f. del giudice Giovanni de Gyso, di Atripalda, e Petronia, cugina di giovanni Blanco, di Serino, il marito dona alla sposa, secondo la legge longobarda, la quarta dei suoi beni (XVI, 77)


2297.
1276, settembre 1°, martedì, ind. V – Carlo re a. 12
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di mercogliano
Giovanni, ab. di M.V., concede per 29 anni completi a Riccardo de Barbaria e ai suoi erede, «exceptis clericis et feminis», per l’annuo censo di 9 tarì d’oro, da corripsondersi al monastero nella festa della Madonna nel mese di settembre, tutti i possedimenti, sia di case che di terre, colte e incolte, che il suddetto monastero possiede in territorio di Flumeri («fromarii») e nelle sue pertinenze, territori che una volta tenne dallo stesso monastero di M.V. il giudice Novellone (Cast. 28)

N.B.-Tra le sottoscrizioni, si noti, in primo luogo quella dell’ab. Giovanni, col suo Signum

2298.
1276, ottobre «… octavo», ind. V – Carlo re a.12
Palmiero, pubbl. not. del Casale di M.V.
Giovanni, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia» venenrabile ab. di M.V., concede a Giovanni de Alegardo due castagneti, dei quali uno nel luogo detto Cisine, e l’altro nel luogo detto Casale Vecchio, per la metà delle castagne e la decima dei seminati (CXVI, 42)


2299.
1276 (mese, giorno e ind. corrosi) – (Carlo) re a. (corroso)
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Aliberto, e altri, giudici di Avellino
In occasione del matrimonio tra Giovanni de Alamo, f. del q. Ruggiero, di Taurasi, e Margherita del Giudice, di Avellino, si assegnano le doti in 8 once per il corredo, e per altre 9 once si assegnano dei beni nella parrocchia di S. Luca, nel suburbio di avellino, e un nocelleto nel luogo detto Carrara (XX, 67)


2300.
1277, gennaio, ind. V – Carlo re a. 12
Capua
Filippo, pubbl. not. di Capua
Pietro di Mugnano e Giovanni Cito, giudici di Capua
Dietro richiesta di fra Giovanni da Taurasi, ab. di M.V., si riporta un privilegio dell’imper. Federico, dato da Melfi nel febbraio 1224. Ind. XII (riferito) (VIII, 89)


2301.
1277 («1276»), febbraio 5, ind. V – Carlo re a. 12
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Gualtiero, f. del q. Gualtiero de Barone, una vigna, sita nel luogo detto Urbiniano, per una libbra di cera all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e 4 once d’oro d’entratura (LX, 18)


2302.
1277, aprile 1°, giovedì, ind. V – Carlo re a. 12
Pietro de Ventura, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Aliberto, giudice di Avellino
Ruggiero Sirignano, di Avellino, vende a Filippo de Baiano, del Casale di M.V., due pezzi contigui di terra con castagneti, siti nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Baccanico («Vaccanicum»), per 8 once d’oro (XXI, 39)


2303.
1277 («1276»), aprile 16, venerdì («domenica»), ind. V – Carlo re a. 12
Giovanni de Guirrero, di Baiano, not.
Giacomo di Nola, giudice
Giovanni, ab. di M.V., concede a Giovanni Panecaldo, di Baiano, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Baiano, nel luogo detto Malito o Ai pie’ di Toro, per la metà dei frutti e la decima dei seminati
(XXIII, 61)

N.B.-Non c’è corrispondenza tra il giorno del mese e quello della settimana; tale corrispondenza non si verificava neppure per il 1276, in cui il 16 aprile cadde di giovedì.

2304.
1277 («1276»), aprile, ind. V – Carlo re a. 12
Nocera
Giovanni, pubbl. not.
Ugo Ungaro, giudice di Nocera
Pietro de Alberado, f. del q. Bartolomeo, vende a Giovanni de Airola, f. di Roberto de Airola, e a Gemma, sua moglie, un pezzo di terra, con arbusto, sito in Nocera, nel luogo detto Curti, terra che confinava, fra l’altro, coi beni degli eredi del q. conte Riccardo Filangieri, per il prezzo di un’oncia d’oro (XCIII, 41 bis)

***Copia recente in carta (XCIII, 41 bis)torna a inizio pagina

2305.
1277, maggio 1°, sabato, ind. V – Carlo re a. 12
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Giovanni, ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giovanni Racco, giudice della terra di Mercogliano, una terra con vigna, terra «vacua» e foresta, rinunziata al monastero da Matteo de Forino, sita nel tenimento di Benevento, nel luogo detto Pino, per il canone annuo di 2 tarì, e un’oncia d’oro e 15 tarì per entratura (XXV, 5)


2306.
1277, giugno 8, ind. V. – «Vacante Sede Apostolica per obitum… domini Johannis vicesimi primi Summi Pontificis et universalis pape»
Simeone de Benedetto, not. di Benevento
Roffrido de Epifanio, giudice di Benevento
Donna Isabella, figlia del q. Sergio, di Benevento, f. del q.  Pietro de Sergio, col consenso di Marecundo, suo marito, vende al maestro Guglielmo de Poto, di Montefusco la metà di una terra, sita nel luogo detto Rogerola «Rogeriola» per un’oncia e 22 tarì e mezzo d’oro (CIV, 42)


2307.
1277, giugno, ind. V – Carlo re a. 12
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Girardo, giudice di Montefusco
Ettore, f. del q. Tommaso Boccaccio, vende al signor Simone de Molisio, una terra burgensatica, sita nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Marcopio, per il prezzo di 21 once (XLVI, 98)


2308.
1277, luglio 5, ind. V – Carlo re a. 12
Palmiero, pubbl. not. del Casale di M.V.
Pietro, giudice del Casale di M.V.
Giovanni, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Matteo e ad Antonello, figli del q. Giovanni de Marigliano («de Mariliano»), e a Chiusana, loro madre, due castagneti, siti nel luogo detto Casale Vecchio, per due opere personali al mese e un tarì d’oro di censo all’anno a Natale (CXVI, 43)


2309.
1277, settembre, ind. VI – Carlo re a. 12
Pietro, pubbl. not di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Centenno, f. del q. Guglielmo Pillerio, col consenso di sua moglie Patrizia, vende a Guglielmo, f. del q. Guglielmo de Flore, e alla moglie di lui Maria, figlia del q. Nicola Pillerio «iuvenis», un castagneto, sito nel luogo detto Pustelle, per 10 tarì d’oro di Sicilia, e con l’obbligo di un censo di una terza parte di un tarì d’oro all’anno al monastero di M.V., nella festa di S. Maria a settembre (LXIII, 17)


2310.
1277 (mese e ind. corrosi) – Carlo re
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Aliberto, giudice di Avellino
Bartolomeo d’Alemagna dichiara di tenere a censo dal monastero di M.V. un territorio con castagneto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Contrada di Sabina, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi l’8 settembre (XIX, 90)


2311.
1278, febbraio 13, domenica, ind. VI – Carlo re a. 13
Forenza («apud Florenciam»)
Guglielmo Lucasio de Murra, cittadino e pubbl. not. di Forenza
Filippo de Campano e Stefano de Bonadie, regii giudici di Forenza
Auristella, ved. di Duraccio, insieme con suo figlio Accardo, vende a Gualtiero, Rignigro, figlio di sir Ruggiero de Rinigro, abitante in Forenza, un casile, sito in territorio di Forenza, per 6 tarì d’oro di Sicilia (XLIV, 66)


2312.
1278 («1277»), febbraio, ind. VI – Carlo re a. 13 («12»)
Riccardo di Silvitello, pubbl. not. di Sicignano («Siciniani»)
Tiboldo, giudice di Sicignano
Giovanni de Angelo vende a presb. Nicola de Petrone, del casale di Gualdo, una vigna, sita in questo casale, nel luogo detto Bracconerio, per 6 once d’oro (CXI, 142)


2313.
1278 («1277»), febbraio, ind. VI – Carlo re a. 13
Pietro, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Caracita, e le sue due figlie Maria, moglie di Guglielmo Marenda, di Monteforte, e Finagra, vendono a Pietro Sasso, f. del q. Giovanni Sasso, un oliveto, sito nel luogo detto Urbiniano, per cinque once di tarì siciliani (LXX, 7)


2314.
1278, marzo 8, ind. VI – Carlo re a. 13
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice
Matteo, f. del q. Roberto, e Domenico e Modestino, figli del q. Giovanni Urso Coco, vendono a Guarino de Truccia un nocelleto, sito nel luogo detto Melito, per 18 tarì d’oro (LXX, 8)


2315.
1278 («1276»), marzo, ind. VI – Carlo re a. 13 («12»)
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Nicola de Palmadia restituisce a Maria, figlia del q. Giovanni Villacore, moglie di Giacomo de Opera, una casa, sita in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, riconoscendo di averla defraudata quando egli era stato mundualdo di lei, avendo costruito in un casalino di lei una casa, che poi aveva tenuto per molti anni. Ora, pentendosi dei suoi peccati, restituisce la detta casa costruita in quel casalino, e riceve da lei un’oncia d’oro (LXXI, 2)torna a inizio pagina


2316.
1278, maggio 9, lunedì, ind. VI – Carlo re a. 13
Napoli
Goffrido, pubbl. not. di Napoli
Angelo Orefice, giudice di Napoli
Pietro e Maria de Andrea, fratelli, e Isabella, loro sorella, figli del q. Giovanni, vendono a Berardo de Acerra («de Acerris») sette pezzi di terra, siti in Marigliano, dei quali uno nel luogo detto Faibano, tre nel luogo detto Al Vescovo («ad Episcopum»), e gli altri tre nel luogo detto Calcarola («a la calcarola»)
(III, 72)


2317.
1278, maggio, ind. VI – Carlo re a. 13
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Modestino Pellerio e Rabellesia, sua moglie, vendono a Giovanni Caputo, di Mercogliano, un castagneto, sito nel luogo detto Urbiniano («Urbignano»), per un’oncia e mezza d’oro di tarì di Sicilia (LXX, 9)


2318.
1278, maggio, ind. VI – Carlo re a. 13
Ruggiero, pubbl. not.
Roberto, giudice
Nicola, Roberto, Rosa e Garofala, fratelli e sorelle, figli del q. Fedele, del casale di Aiello, comprano da Guglielmo de Alessia («de Alexia»), f. del q. Nicola, dello stesso casale, un orto nel luogo detto Vignola («Vineola»), per 4 tarì d’oro e 5 grana (XII, 55)


2319.
1278, luglio 19, ind. VI (in: 1302, febbraio 6, ind. XV)
Lagopesole («apud Lagupesilem»)
Carlo illustre, primogenito del Re, dona al monastero di M.V. 50 «sertas de anguillis» all’anno, da prendersi dal Lago di Lesina (in VIII, 107)


2320.
1278, luglio, ind. VI – Carlo re
Limata
Riccardo, pubbl. not. di Limata e della Baronia di Sanframondo
Guglielmo, giudice di Limata e della Baronia di Sanframondo
Dietro petizione di Raone de Paladina, procuratore di donna Mansella, moglie di don Riccardo de Fortino, si riporta una sentenza emanata a favore di lei in una lite contro la signora Finicia, a causa di pretesi diritti che costei accampava su alcune case, mulini, terre, ecc., siti in Limata (L, 17)


2321.
1278, agosto 15, ind. VI – Carlo re a. 14
Barletta («apud Barolum»)
Nicola, not.
Roberto de Argentario, giudice imperiale di Barletta
Per ordine del nobile Simone de Belvedere, milite, regio giustiziere, essendo stata imposta al giudice Sabino, di Barletta, una pena di 200 once d’oro, perché era stato citato dallo stesso regio giustiziere a comparire davanti ai Maestri Razionali, e non si era presentato, e perciò essendo stati confiscati i suoi beni, si era presentato Simone di Trani, abitante in Barletta, domandando gli fosse dato in fitto per un anno la casa dove abitava quel giudice per 29 tarì d’oro, il che gli fu concesso, perché, all’asta che era seguita, non si era presentato alcuno che offrisse di più (XXIII, 129)


2322.
1279, febbraio 26, domenica, ind. VII – Carlo re a. 14
Riccardo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni, giudice di Mercogliano
Centenno, f. del q. maestro carpentiere Roberto, di Monteforte, vende a Matteo Fellicola, baiulo di Mercogliano, due castagneti, siti nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Comunalia, per un’oncia e 9 tarì di Sicilia (LXX, 10)


2323.
1279, marzo 2, ind. VII – Carlo re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, giudice di Mercogliano
In Mercogliano, alla presenza di Guglielmo, ab. di M.V., viene Giovanni, f. del q. Nicola de Rigale, di Mercogliano, asserendo di essere gravemente ammalto e per poter pagare le spese occorrenti, non avendo beni mobili, ma solo dei beni stabili, che egli teneva a censo dal monastero di M.V. per un certo canone annuo e il servizio personale, e cioè un mese «cum carta», e non potendo vendere tali beni senza il permesso dell’ ab., supplica costui a permettergli di vendere una terra appartenente a quel suo tenimento, sita in territorio di Mercogliano. L’abate dà il suo assenso, e così vende a Giovanni de Finamore, di Mercogliano una terra con orto, nel luogo detto Santo Stefano, gravata di un reddito annuo di 3 grana d’oro all’anno al monastero, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, mentre il venditore si obbliga «ad Sancta Dei Evangelia» di non diminuire il servizio personale che doveva al monastero per il restante tenimento che teneva a lavorare. Per quaesta vendita Giovanni riceve dal compratore 10 tarì d’oro (LXIII, 18)


2324.
1279, aprile 15, ind. VII – Carlo re a. 15
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo racco, giudice di Mercogliano
Giaomo, f. di Roberto de Marigaudio, vende a Pietro Sasso, f. del q. Giovanni, una vigna, sita nel luogo detto Cervaro, per 2 once d’oro di tarì di Sicilia (LXX, 11)


2325.
1279, aprile 15, sabato («domenica»), ind. VII – Carlo re a. 14 di Sicila e 3 di Gerusalemme
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni e Pietro de Jannella, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Perrino, f. del q. Giacomo de Poto, e a Giacoma, sua moglie, figlia di fra Giacomo de Galamo, 4 territori e una casa, rinunziati al monastero di M.V. dal suddetto fra Giacomo e da Palerma, sua moglie, e cioè: un nocelleto nel luogo detto Bairano («Bayranum»), un castagneto nel luogo detto Sala, un castagneto nel luogo detto Urbiniano, un oliveto vicino alla chiesa di S. Basilio, una casa dentro Mercogliano: il tutto per 2 tarì d’oro e 9 grana, e una libbra e mezza di cera, come li corrispondeva fra Giacomo, e  aggiungendosi ora altre 14 grana, e quindi complessivamente per 3 tarì e 3 grana annue, da corrispondersi il giorno di S. Maria a settembre
(LX, 19)

N.B.-Il giorno del mese non corrisponde a quello della settimana indicato nel doc. Si noti: nel 1279 il 15 aprile cadde di sabato, l’anno seguente, 1280, lo stesso gioeno cadde di lunedì!

2326.
1279, maggio 8, lunedì. ind. VII – Carlo re a. 14 di Sicilia
Aversa
Pietro de Achille, pubbl. not. d’Aversa
Nicola de Adalardo, giudice di Aversa
La signora donna Cubitosa (e «Gubitosa»), figlia del q. don Tommaso d’Aquino, conte d’Acerra, avendo depositato in M.V. 125 once d’oro nelle mani di Giovanni da Taurasi, ab. di M.V., perché il monastero avesse potuto valersene nei suoi bisogni, come di fatto fece quando l’ab. Giovanni, per ordine del Pontefice Gregorio Pp. X, dovette recarsi al Concilio di Lione, insieme con altri Prelati, religiosi e familiari, e richiedendo poi a Gugliemo, ab. di M.V., successore di Giovanni, la somma prestata, non avendo il monastero come soddisfarla, le dà in pegno i seguenti oggetti: tre croci d’argento dorato, due incensieri d’argento, dei quali uno dorato, i testi del Vangelo (coi piatti della rilegatura) d’argento, sei calici d’argento dorato, due candelieri d’argento, due bacili d’argento, una mitra di seta con perle e pietre preziose, un piviale d’oro e di seta, un braccio d’argento, una piramide d’argento con piede d’argento dorato e con fregi d’argento. Ma dopo un po’ di tempo la suddetta signora, facendo pressione per riavere il denaro, restituisce il suddetto pegno e riceve dal monastero, a titolo di fitto, la concessione, solo sua vita durante, dell’intero tenimento che il monastero possedeva in Aversa e nelle sue pertinenze, particolarmente nella villa di Casacugnano, e consistente in case, fondi, starze, orti, vassalli, redditi, ecc., riservandosi il monastero soltanto i redditi che gli doveva corrispondere Giovanni de Arbisso, di Aversa, e impegnandosi la signora Cubitosa a corrispondere al monastero un’oncia d’oro all’anno l’8 settembre, come riconoscimento che quei beni erano del monastero, e a consegnare tanto grano e vino quanto era necessario per il sostentamento di due monaci che abitavano nella Casa di Casacugnano (XXII, 15)


2327.
1279, giugno 12, ind. VII – Carlo re a. 14
Montefusco («apud Montefusculum»)
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Andrea de Granno, giudice di Montefusco
Il Padre Nicola da San Vittore, vestatario di M.V., col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., compra dal nobile Simone de Molisio un pezzo di terra nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto San Giovanni a Marcopio, per il prezzo di 11 once d’oro (XLVI, 34)


2328.
1279, giugno, ind. VII – Carlo re a. 14
Capua
Nicola, not.
Pietro de Antiniano, giudice di Capua
Berardo de Sico, f. del q. don Pietro, e Altaclera, figlia del q. Bartolomeo de Tocco, coniugi, vendono a Nicola, f. del q. Giovanni Barone, e a Benincasa, figlia del q. Guglielmo Cappellerio, coiniugi, un pezzo di terra, fuori la città di Capua, nelle pertinenze della «Terra lanei», vicino al casale di Macerata e di Tosto, e propriamente al campo di San Massimo («que est foris hanc capuanam civitatem in pertinentiis terre lanei, prope casale Macerate et Tosti ubi dicitur Campus Sancti Massimi»), per 20 once, 3 tarì e 15 grana (XXXII, 21)


2329.
1279, agosto 11, ind. VII – Nicola Pp. III a. 2
Benevento
Bartolomeo de Taddeo, pubbl. not. di Benevento
Marco Saducto, giudice di Benevento
Maria, moglie di Giovanni Racco, di Mercogliano, dimorando in casa di Giovanni Mascambroni, cittadino di Benevento, facendo testamento, dispone quanto segue: innanzi tutto che il suo corpo sia seppellito nella chiesa di S. Lorenzo di Benevento, alla quale chiesa («cuius ecclesie sororibus») lascia per la sua anima un augustale d’oro, e un altro augustale per il funerale; lascia un augustale d’oro a Giacomo de Amorillo, di Montesarchio («Montissarculo»), abitante in Benevento; a Giovanni Racco, suo marito, lascia in legato una selva nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Cute; a Floriciulo, f. del q. Pietro, dello stesso castello di Mercogliano, un nocelleto nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto  Macera; ad Andrea, f. di Giacomo de Felice, pure di Mercogliano, e al suddetto Giovanni, una vigna, pure nelle pertinenze di Mercogliano; a Ballicia, sua madre, lascia le case che essa possiede fuori le mura di Mercogliano, nel luogo detto Girone («a lu jurone») (XXVI, 21)


2330.
1279, novembre, ind. VIII – Carlo re a. 15
Nicola Dardano, pubbl. not. di Salerno
Stefano Macza, giudice
Santoro, f. del q. Nicola, vende a Gualtiero de Granita, f. del q. maestro Bonaventura, tutti i diritti che egli aveva su una terra con una bottega, in Salerno, nella «Ruga speciariorum sub arcubus veteris palacii», che egli teneva a censo da parte «rei publice istius civitatis», per tre tarì di Sicilia e che ora vende con quest’onere, per il prezzo di un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (CV, 64)


2331.
1279 («1280»), dicembre, ind. VIII – Carlo re a. 15
Capua
Nicola, not.
Giovanni del giudice Pietro, giudice di Capua
Bianca («Blanca»), figlia del giudice Giacomo de Giorgio, e ved. del not. Antonio Filtrerio, di Capua, con l’assenso di Stefano, suo figlio, vende al giudice Giacomo dell’Arcivescovo, f. del q, Bartolomeo, una terra, sita fuori la città di Capua, nel luogo detto Casale, per 3 once e 22 tarì e mezzo d’oro (XXXII, 22)


2332.
1280 («1279»), gennaio, ind. VIII – Carlo re a. 15
Giovanni di Maestro Giacomo, pubbl. not. di Cervinara
Stulto, giudice di Cervinara
Don Giovanni, arciprete e rettore della chiesa di S. Gennaro in Cervinara, cede, a nome della sua chiesa, col consenso del Clero, al not. Nicola e a Giovannuccio, fratelli, figli di donna Stefana de Pesana, cento passi di terra vicino alla suddetta chiesa; e in cambio riceve da essi due pezzi di terra nel luogo detto Scapeani (XXXVIII, 92)


2333.
1280, marzo, ind. VIII – Carlo re a. 15
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannella, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Giacomo, f. del q. Ruggiero Fellicola, una vigna, nel luogo detto Raccanella, per 12 grana d’oro all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 21)torna a inizio pagina


2334.
1280, aprile 8, ind. VIII – Carlo re a. 15
Nicola di Maggio, not.
Giovanni del Giudice, giudice
Dietro richiesta di Gualtiero, f. del maestro Berardo Balestriero, si riporta uno strumento del maggio 1273 (riferito, Reg. 2262) (LIII, 62)


2335.
1280, aprile 16, ind. VIII – Nicola Pp. III a. 3 (in: 128, marzo 29, ind. XI)
Matteo, pubb. not. di Benevento
Marco Sadutto, giudice di Benevento
Il maestro Finabello, abitante in Benevento, vende a Giovanni Racco, di Mercogliano, tutti i diritti che egli aveva su un casalino che lo stesso Finabello aveva costruito ed edificato in una casalina che fra Roberto, monaco di M.V. e priore del monastero di S. Giacomo di Benevento, gli aveva concess per 29 anni a censo, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa dei Ss. Filippo e Giacomo
(in XXIV, 186)


2336.
1280, aprile 27, sabato, ind. VIII – Carlo re a. 16
Bonaccurso, pubbl. not. di San Severino
Roberto e Tommaso, giudici di San Severino
Dietro richiesta di fra Nicola, monaco e vestarario di M.V., per ordine di Guglielmo, ab. di M.V., si riporta una bolla di Urbano Pp. IV del 29 settembre 1263, data da Orvieto (riferita, Reg. 2127) (I, 73)


2337.
1280 («1279»), ind. VIII – Carlo re a. 15
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni e Pietro de jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giacomo, f. del q. Graziano, una casa in Mercogliano, vicino alla Porta del Capo, per l’annuo canone di 10 grana d’oro, da corrispondersi nel giorno di S. Maria a settembre, e 12 tarì per questa concessione (LX, 20)


2338.
1280, giugno 13 («Idibus Junii), ind. VIII – Nicolò Pp. (III) a. 3
Suriano
Nicolò Pp. (III) incarica l’arcivesc. di Napoli di costringere alcuni privati, sotto minaccia di scomunica, a rilasciare al monastero di M.V. alcuni beni o illecitamente acquistati o indebitamente sottratti (I, 74)


2339.
1280, giugno 15, ind. VIII – Carlo re a. 15
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Angelo, f. del q. Modestino di Giovanni Bianco («filius quondam Modestini Johannis Albi»), vende a Nicola, f. del q. Roberto di Giovanni Bianco, una casa in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, per il prezzo di 2 once e 20 tarì di Sicilia. Rosanova, moglie del suddetto Angelo, acconsente e ratifica la vendita per quel che la riguarda in ordine alla quarta che le spettava sui beni del marito (LXX, 12)1)

1)Ci rimane in una carta una copia, estratta e autenticata dal not. Giovanni Antonio Jacenna (sec. XVII), di una Bolla di Nicolò Pp. III. Eccone il regesto:
(1280), giugno 17 – Nicolò Pp. (III) a. 3
Suriano
Nicolò Pp. (III) conferma alla Congregazione e al monastero di M.V. tutte le immunità, libertà, statuti, privilegi e indulgenze concesse dai suoi predecessori, e in specie l’esenzione da qualunque pagamento (I, 76)


2340.
(1280), giugno 23 («IX kal. Julii») – Nicolò Pp. (III) a. 3
Suriano
Nicolò Pp. (III) incarica don Bartolomeo de Maza e don Simone Capograsso, canonici di Salerno, di prendere informazioni contro il Capitolo di Avellino e il suo arcidiac. Leonardo, che disturbavano gli animali e i beni del monastero di M.V. («super quibusdam equis, iumentis animalibus ac rebus aliis»); e, convocate le parti, «remota appellatione sine debito», decidere e fare eseguire la decisione presa (I,75)


2341.
1280, giugno, ind. VIII – Carlo re a. 15
Giacomo,pubbl. not. di Padula
Guglielmo de Petra e Riccardo de Ansalone, giudici di Padula
Roberto de Spellencia e Guerriera, sua figlia, vendono a Padulo de Petra, una vigna, sita nella «contrata fosarie veteris», per il prezzo di 2 once d’oro (XCV, 48)


2342.
1280, settembre 15, ind. IX («VIII») – Carlo re a. 15
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano (che però non si sottoscrive)
Valentino, f. del q. Giovanni de Ruggiero, col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., vende a Giacomo de Modestino una casa con orto congiunto, sita nel casale di Urbiniano, per il prezzo di 3 once e 15 tarì di Sicilia, e con l’onere di un canone annuo di 12 grana e mezzo d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, mentre il venditore finora corrispondeva soltanto mezzo tarì, e così il censo è aumentato di 2 grana e mezzo (LXIII, 19)


2343.
1280, settembre 20, ind. IX («VIII») – Carlo re a. 15
Barletta («apud Barolum»)
Nicola, pubbl. not. di Barletta
Roberto de Argentario, giudice di Barletta
La Corte destina alcuni ministri per la vendita dei beni del not. Sabino di Barletta («de Barulo»), e di certo vino, e pone alcune condizioni per difendere gli interessi della stessa Corte, perché non venga defraudata (XXIII, 131)


2344.
1280, settembre, ind. IX («VIII») – Carlo re a. 15 (in: 1288, agosto 28, ind. I)
Mercogliano
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, gigudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Giovanni Molinaro, di Mercogliano, f. del q. Tommaso de Sirino, una casain Mercogliano, nel luogo detto Dybano, per l’annuo censo di 4 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 5 tarì per la concessione (in LX, 27)


2345.
1280, ottobree 25, ind. IX («VIII») – Carlo re a. 15
Armagno not. di Barletta
Roberto de Argentario, giudice di Barletta
Matteo de Palacio, cittadino di Barletta, vende al giudice Sabino di Barletta una schiava per nome Mila «de Bosna de genere Sclavorum», per un’oncia d’oro di tarì di Sicilia (XXIII, 127)


2346.
1280, novembre 10, domenica, ind. IX – Carlo re a. 15
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Giacomo, f. del q. Giovanni de Tora, e Grisauria, sua madre, vendono a Riccardo Duna, una vigna nel luogo detto San Modestino, per 2 once e 7 tarì d’oro (LXX, 13)


2347.
1281 («1279»), maggio, ind. IX – Carlo re a. 16 di Sicilia, 4 di Gerusalemme
Ruggiero, pubbl. not. di Cervinara
Stulto, giudice di Cervinara
Giovanni Munzio, f. del q. Pietro Giovanni Orso Martino, e Persia, sua moglie, vendono a Giovanni Munzarello, loro figlio, un castagneto, sito in Cervinara, sopra la chiesa di S. Gennaro, per 12 tarì (XXXVIII, 27)


2348.
1281, giugno, ind. IX – Carlo re a. 15 di Sicilia, 4 di Gerusalemme
Giovanni de Guerriero, pubbl. not. di Baiano
Giacomo, giudice del casale di Baiano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., riconcede a Giovanni, f. di Giovanni de Gualtiero e ai suoi eredi, «exceptis clericis et feminabus», una casa con orto in Mugnano, nel luogo detoo Planitello («a lu planitellu»), per 3 tarì e 15 grana d’oro all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LXXIII, 91)


2349.
1281, luglio 3, ind. IX – Carlo re a. 16
Ascoli
Lorenzo, pubbl. not. di Ascoli
Angelo de Lilio, regio giudice di Ascoli
Il nobile don Nicola de Manfredo, di Ascoli, dona a Malaga, sua nipote, due vigne, delle quali una nel luogo detto Fonte di Cruscula, e l’altra nel luogo detto Pozzo di fra Lanzo (XV, 16)


2350.
1281, agosto 20, mercoledì, ind. IX – Carlo re a. 17
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Martino de Alliprando, giudice di Avellino
Don Roberto de Basilio, primicerio della chiesa di Avellino, e altri canonici, costituiscono loro procuratore l’ab. Ruggiero del Vescovo («de Episcopo»), canonico della stessa chiesa, per le cause esistenti tra il suddetto primicerio Roberto de Basilio da una parte, e don Pietro de Sergio, di Mercogliano, dall’altra; e fra il canonico Matteo di maestro Filippo contro don Modestino, pure di Mercogliano; e tra Giovanni de Alfano, arciprete di Monteforte, e don Altomagno, pure di Mercogliano. Le cause dovevano sostenersi davanti a don Giovanni de Ogento, delegato apostolico (XX, 72)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 226-227


2351.
1281, agosto 25, ind. IX – Carlo re a. 17
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Giovanni Racco, Pietro de Jannello («Johannello») e Riccardo Sasso («Saxo»), giudici di Mercogliano
Dietro richiesta di Guglielmo, ab. di M.V., si riporta un privilegio di Urbano Pp. IV dato da Orvieto il 19 gennaio 1263 (riferito, Reg. 2120) (I, 79)


2352.
1281, agosto 30, sabato, nd. IX – Carlo re a. 17
Capua
Rainaldo, pubbl. not. di Capua
Pietro Notarangelo, giudice di Capua
L’ab. Ruggiero, canonico di Avellino, procuratore del Capitolo di Avellino, davanti a Taddeo, «reverendo capuano decano», giudice suddelegato, e davanti all’arcivesc. di Capua, giudice delegato della Sede Apostolica, fece leggere un appello secondo cui sollevò eccezione contro il modo di procedere del Decano di Capua, suddelegato da don Manno, delegato della Sede Apostolica, perché «abbas monasterii Montis Verginis maioris excommunicationis vinculo inod.», e perciò il suo procuratore doveva essere escluso dall’agire. E disse di aver dimostrata l’eccezione in quanto contro lo stesso procuratore era stata proposta altra eccezione, che mentre si svolgeva la causa a Capua, l’ab. di M.V. li aveva fatti citare davanti ad altri giudici in Salerno; e che perciò il Capitolo di Avellino non era tenuto «coram vobis litigare». Anzi chiedeva che per il processo finora avuto l’ab. di M.V. fosse condannato alle spese, perché aveva tratto davanti a giudici diversi gli stessi chierici di Avellino; e che, nonostante l’eccezione sollevata, il Decano di Capua contro giustizia aveva pronunziato che le dette eccezioni non sussistevano. Perciò appella all’Arcivescovo («ad dominum Archiepiscopum Capuanum appello«). Il Decano risponde che avrebbe dato la risposta, se si doveva ammettere o no tale appello, per il 2 settembre, martedì prossimo. Dopo ciò l’ab. Ruggiero si allontanò dalla presenza del signor Decano («illicentiatus recessit»). L’atto è trascritto a ricordo della cosa e a cautela di fra Vitale, procuratore di M.V., e dell’ ab. e della Comunità di M.V. (I, 80)torna a inizio pagina


2353.
1281, ottobre 15, ind. X – Carlo re a. 17
Serino
Nicola, pubbl. not. di Serino
Antonio, giudice di Serino
Bartolomeo de Maraldo, «syndicus actorum», agente a nome e per parte del monastero di M.V., fa riconoscere a Ruggiero, f. del q. Lorenzo de Bartolomeo, a Matteo e ad altri suoi fratelli, che debbono corrispondere al monastero 2 tarì e mezzo di censo annuo, per alcune terre che essi tenevano dal monastero (CX, 60 bis)


2354.
1281, ottobre 23, ind. X – Martino Pp. IV a. 1
Giovanni de Capua, pubbl. not. apostolico di Capua
Il maestro Guglielmo de Corbelio, canonico della chiesa di S. Laudo d’Angiò («andegavensis»), chier. e familiare di re Carlo, costituisce suo procuratore il maestro Guglielmo de Brueriis, chier. e familiare del Re, ad esigere certo danaro in Barletta dal not. Giovanni Pipino, di Barletta, che ne era depositario (XXIII, 1332)


2355.
1281, dicembre 5, sabato, ind. X – Carlo re a. 17
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Donna Leonarda, figlia del q. Maria de Buonfiglio («de Bonofilio»), e Modestino, Giovanni e Nicola, suoi figli, vendono a Tommaso, f. del q. (deleto), un castagneto nel luogo detto Urbiniano («Urbinianus»), per un’oncia d’oro (LXX, 14)


2356.
1282, aprile 20, lunedì, ind. X – Carlo re a. 17
Giovanni, pubbl. not. di Salerno
Tommaso de Porta, giudice
Simone Capograsso, diac. dell’arcivesc. di Salerno e ab. di Sant’Andrea de Lama, confessa di aver ricevuto in prestito da Guglielmo, ab. di M.V., 10 once d’oro (LXXVI, 26)


2357.
1282, maggio 30, ind. X – Carlo re a. 17
Montefusco
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Guglielmo de Lorenzo, giudice di Montefusco
Fra Santoro, monaco di M.V. e priore di S. Giovanni a Marcopio, asserisce che egli, per comando datogli oralmente da Giovanni, ab. di M.V., concesse a Matteo de Nauterio e ai suoi eredi, «exceptis clericis et feminabus», una casa che il monastero possedeva in Montefusco, nella parrocchia di S. Maria, alla condizione di non poterla vendere né alienare né cedere in permuta né trasferire in alta persona senza il consenso del monastero, e con l’obbligo di riparare il tetto e di corrispondere «pro recognitione» al monastero 5 tarì d’oro nella festa di S. Maria nel mese di settembre. E su tutto ciò il suddetto Matteo aveva acconsentito, confermandolo con giuramento «ad sancta Dei Evangelia» (LXXXIV, 7)


2358.
1282, giugno, ind. X – Carlo re a. 17
Montefusco, davanti alla chiesa di S. Maria della Piazza
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Guglielmo de Lorenzo, giudice di Montefusco
Don Santoro, monaco di M.V., con procura di Guglielmo, ab. di M.V., in data 1 settembre, lunedì, ind. X (che si riporta), procede a una permuta con Guglielmo de Pagano, di Montefusco, dandogli una terra della chiesa di S. Giovanni a Marcopio, che lo stesso Santoro aveva ripresa dal maestro Guglielmo di Trogisio, – terra che era sita nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Pratello («Pratellu»)-, e ricevendo da lui una terra nelle stesse pertinenze di Montefusco, nel luogo detto «Parituli ad Sanctam Mariam de fellectis» (XCVIII, 44)


2359.
1282, luglio 11, sabato, ind. X – Carlo re a. 18
Giacomo, pubbl. not. di Lauro
Tommaso, giudice del castello di Lauro
Dietro richiesta del monastero di M.V., si riporta uno strumento del luglio 1240 (riferito, Reg. 1902)
(CVI, 2)


2360.
1282, luglio 11, sabato, ind. X – Carlo re a. 18
Lauro
Giacomo, pubbl, not. di Lauro
Matteo, giudice di Lauro
Dietro preghiera («affectuose rogavit») di Guglielmo, ab. di M.V., si riporta uno strumento del 23 luglio 1262. Ind. V (riferito, Reg. 2118)


2361.
1282, agosto 28, ind. X (in: 1282, settembre 22, ind. XI)
Dagli alloggiamenti, nell’assedio di Messina
Carlo, re di Sicilia, incarica Ludovico Monti («de Montibus»), capitano generale e luogotenete del maestro giustiziere del Regno, di rivedere e discutere le ragioni e i diritti che spettavano al monastero di M.V., udito il regio fisco, sopra le case, chiese e tenimenti, siti in Sarno, e donati al monastero da Galerano de Yuriaco, siniscalco del regno d Sicilia, signore di Sarno, e altri territori, chiese e case nell’Ordicella, presso Capua, dei quali il monastero asseriva di essere stato ingiustamente spogliato (in VIII, 90)


2362.
1282, settembre 22, ind. XI («XII») – Carlo re a. 18
Alessandro, not. di Mercogliano
Petruccio e Riccardo, giudici di Mercogliano
Dietro richiesta di Guglielmo, ab. di M.V., si riporta una lettera di Carlo I, re di Sicilia, data dagli alloggiamenti nell’assedio di Messina, il 28 agosto 1282, ind. X (riferita, cfr. Reg. precedente) (VIII, 90)


2363.
1282, ottobre 14, mercoledì, ind. XI – Carlo re a. 19
Salerno
Pandolfo Dardano, pubbl. not. di Salerno
Matteo «de Dompnomusco», giudice
Giaquinta, ved. di Bonaventura de Ala e figlia del q. Ugolino Trentacapilli, mostra un pubblico strumento (che si riporta integralmente) del novembre 1261 (riferito, cfr. Reg. 2111), in forza del quale ebbe dal padre e dalla madre 28 once in contanti, che il marito Bonaventura de Ala si obbligò di tenere come dotale, con espressa rinunzia ad ogni successione paterna, materna e fraterna; ora, morto il suddetto suo marito, Giacomo de Ala, cugino di Bonaventura, nominato curatore dei suoi figliuoli pupilli Simone, Francesca, Bartolomea e Rigala, alle sue richieste pacifiche di restituirle la dote, le oppone un netto rifiuto, costringendola a ricorrere all’intervento giudiziale. Perciò essa, col giudice e coi testi, previa citazione dell’altra parte, a norma delle leggi longobarde e delle consuetudini della città di Salerno, si reca ad una casa del defunto marito, sita presso la chiesa di S. Andrea de Lama, per prenderne possesso, se il curatore non la soddisfa. Ma non essendosi costui fatto trovare, Giaquinta dichiara che, pur consentendole le leggi longobarde e le consuetudini della città di prendere il triplo di quanto le spettava, voleva agire con mitezza, accontentandosi del corrispettivo delle 28 once, anzi ancora di meno, e perciò prendeva possesso solamente del secondo piano «cum camminata ipsi solario in parte occidentis adiacente, coquina et alia camminata in summitate scalarum constructa et abstraco», che, secondo l’estimazione dei periti valeva ancora di meno delle 28 once d’oro. Dovendo, però, dopo quest’atto, dare al curatore altri trentasei giorni di tempo, secondo la legge e le consuetudini locali, perchè potesse soddisfare ai suoi obblighi ed evitare la perdita della casa, era necessario un atto pubblico per la decorrenza di tale termine. Il che vien fatto col presente strumento (CV, 76)

N.B.-Il Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, fa notare giustamente l’importanza della pergamena per le notizie giuridiche e procedurali che contiene. Egli però segna la data del 1283, che non si accorda con gli altri dati cronologici della pergamena (giorno della settimana e Indizione)
 

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, III, p. 8

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2364.
1282, dicembre 30, mercoledì, ind. XI – Carlo re a. 18
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
L’arciprete don Pietro de Sergio con tutto il Clero di Mercogliano, in numero di 10 persone, costituiscono loro procuratore il presb. Giovanni Caputo, perchè compaia davanti al Legato apostolico della Sicilia, per rispondere nella causa che vergeva col Capitolo di Avellino e col vesc. di Avellino, e dimostri che l’arcivesc. di Benevento è giudice incompetente nelle questioni riguardanti il Clero di Mercogliano, essendo tutte le chiese di Mercogliano soggette a M.V., e, come questo monastero, del tutto esenti dalla giurisdizione del vesc. di Benevento (I, 191)


2365.
1283 («1282»), gennaio, ind. XI – Carlo re a. 18
Salerno, pubbl. not. di Monteforte
Nicola, giudice di Monteforte
Maria, figlia del q. Angelo de Riccardo e moglie di Giacomo de Gisolfo, dopo aver riferito che Pietro, del casale di Quadrelle, teneva da lei una selva nel luogo detto Albaneto («Albanetu»), nelle pertinenze di Quadrelle, per il censo annuo della metà delle castagne, la vende al giudice Vitale, f. del q. Goffrido, dello stesso casale di Quadrelle, per il prezzo di un’oncia e 18 tarì (CIII, 33)


2366.
1283 («1282»), gennaio, ind. XI – Carlo re a. 18
Guglielmo, pubbl. not. di Padula
Nicola di don Giliberto e Guillocto di Pietro di don Guglielmo, giudici di Padula
Domenico de Grimaldo e Mabilia, sua moglie, donano, con donazione «inter vivos», al monastero di M.V., per le mani di Roberto, già arciprete di Padula e ora priore di S. Lorenzo in Padula, obbedienza di M.V., tutti i loro beni (XCV, 19)


2367.
1283 («1282»), gennaio, ind. XI – Carlo re a. 18
Nicola Pazzella, pubbl. not. di Montoro
Matteo Pironte, giudice di Montoro
Amorello, f. di (in bianco), oriundo di Lauro e ora abitante in Montoro, vende a Maria, figlia del q. Giovanni Sillitto, una casa, sita in Montoro, vicino alla chiesa di S. Maria, per il prezzo di un’oncia e 7 tarì, e il reddito annuo di 7 grana e mezzo a Giovanni de Falcone e alla moglie di lui Agnese, eredi del q. Riccardo del Giudice e di donna Roberta, sua moglie, – ai quali per l’assenso si pagano 3 tarì d’oro -, e il canone di 2 grana e mezzo all’anno alla chiesa di S. Maria del Castello (LXXXVIII, 8)


2368.
1283, marzo 29, ind. XI – Martino Pp. IV a. 3
Matteo, pubbl. not. di Benevento
Pietro di Notargiacomo, giudice di Benevento
Giovanni Racco, di Mercogliano, abitante in Benevento, f. del giudice Giovanni Racco, di Benevento, per parte sua e di suo padre, asserisce che il maestro Finabello, abitante in Benevento, una volta vendette a suo padre Giovanni tutti i diritti che egli aveva su una casalina, che il Finabello «locationis titulo» teneva dalla chiesa di S. Giacomo di Benevento, soggetta a M.V., e se ne era fatto strumento davanti al giudice Marco Sedutto, giudice di Benevento, per mano del not. Matteo, pubbl. not. di Benevento il 16 aprile 1280 (riferito, Reg. 2335) (XXIV, 186)


2369.
1283, aprile 20, ind. XI – Carlo re a. 18
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Nicola, Giovanni e Pietro de Montoro, fratelli, figli del q. Bartolomeo de Montoro, e Billicia, loro madre, vendono a Matteo de Tarsia un pezzetto di terra con vigna, sito vicino alla chiesa di S. Giacomo, per un’oncia e 6 tarì di Sicilia (LXX, 15)


2370.
1283, giugno, ind. XI – Carlo re a. 18
Capua
Pietro de Sasso («Saxa»), pubbl. not. di Capua
Pietro Notarangelo, giudice di Capua
Il maestro Gualtiero Manescalco, f. del q. (in bianco), e Leonarda, sua moglie, figlia del q. (in bianco), vendono al maestro Giovanni de Capua, not. e familiare del Re, un edificio di case, edificate in una presa, sita in città, nel castello e parrocchia di S. Pietro a Ponte, – redditizia al signor Giovanni de Alneto -, per il prezzo di 2 once d’oro (XXXII, 23)


2371.
1283, luglio, ind. XI – Carlo re a. 19
Montoro
Nicola de Caro, pubbl. not. di Montoro
Giovanni Raspace, giudice di Montoro
Don Pietro da Mercogliano, monaco e vestarario di M.V., dietro procura di Guglielmo «venerabilis et religiosi» ab. di M.V., e della Comunità di M.V., concede in censo a Giovanni de Bernardo, f. di maestro Bernardo, alcune casaline congiunte fra loro, in Montoro, nel luogo detto Strada («a la strata»), per il canone annuo di 12 grana d’oro, da corrispondersi a Natale (LXXXVII, 59)


2372.
1283, agosto 30, ind. XI – Martino Pp. IV a. 3
Benevento
Lorenzo de Giroldo, pubbl. not. di Benevento
Lorenzo Manco, giudice di Benevento
Dietro richiesta di fra Ruggiero, priore della chiesa di S. Maria in Maddaloni, obbedienza di M.V., e procuratore generale di M.V., e di fra Andrea da Capua, priore dell’obbedienza di S. Giacomo in Benevento, si fa stendere pubblico attestato che Giovanni Malanima nel suo ultimo testamento donò al monastero di M.V. una torre con casaline, orti, ecc. nella città di Benevento, nella contrada del foro, «in platea Caricariorum», nella parrocchia di S. Giacomo (XXIV, 170)torna a inizio pagina


2373.
1283, (mese corroso), ind. XI – Carlo re a. 18
Taurasi
Riccardo, pubbl. not. di Taurasi
Francesco, giudice di Taurasi
Essendosi bruciato, per colpa di chi lo custodiva, uno strumento, rogato al tempo dell’ab. di M.V. Donato, col quale questi concedeva a censo un luogo incolto a Nicola Spenendeo e ai suoi legittimi eredi, a patto che si piantasse una vigna e che si corrispondesse al monastero il debito canone sul mosto e sui frutti, – strumento che lo stesso giudice Francesco dichiara di aver letto -, ed essendo ora legittima erede Purpurella, figlia di Nicola, questa prega umilmente don Marco, preposito del venerabile ab. Guglielmo, che si degni far redigere un altro strumento, in modo da poter difendere il suo diritto per l’avvenire: richiesta che viene accolta ed eseguita col presente strumento, col quale si concede per 29 anni, «ad renovandum» dopo scaduto questo tempo, la suddetta vigna, sita nelle pertinenze di Taurasi, nel luogo detto Casadalto («ad casa de altu») (Cand. VIII, 9)


2374.
1283, settembre 5, ind. XII – Carlo re a. 19 di Sicilia e 7 di Gerusalemme
Marco di Giovanni de Stilio, pubbl. not. di Apice
Giovanni Portaguerra, giudice di Apice
Il suddiac. Santoro e Angelo di Bartolomeo de Raboano, fratelli, di Apice, in considerazione della religiosità di M.V. («attendentes etiam sacram reliogionem venerabilis abbatis et conventus sancte Marie de Montevirgine, ubi multa sanctorum corpora requiescunt et orationes innumerabiles semper pro suis benefactoribus domino effunduntur de quibus participes cupimus inveniri»), donano al monastero di M.V., per le mani di don Santoro, monaco dello stesso monastero, una terra in territorio del Cubante («in territorio locubantis»), nel luogo detto Parituli, salvi i diritti spettanti al monastero di S. Sofia di Benevento (XCVIII, 38)


2375.
1283, ottobre 8, ind. XII – Carlo re a. 19
Manoppello («apud Manuppellum, in ecclesia Sancti Pancratii de codem Castro»)
Nicola Alberto, not.
Matteo Ferracavalli, giudice
L’Università di Manoppello, con pubblico atto, supplica la Maestà del Re Carlo, perchè faccia grazia a Nicola Rainaldo, dichiarato bandito dal giustiziariato d’Abruzzo, dietro deposizione di persone leggere e suoi nemici, che l’hanno accusato di molti eccessi e malefatte, di cui è innocente, essendo stato sempre fedele, di buona famiglia, di buona fama, di buone opinioni, ecc., e gli permetta di abitare nel suddetto castello; e perchè tale supplica faccia piena fede et «gratiosum sortiatur officium», se ne fa stendere pubblico atto (LII, 60)


2376.
1283, ottobre 31, domenica, ind. XII – Carlo re
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V., detto S. Maria del Preposito
Guglielmo, venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni de Martino del Casale di M.V., un castagneto nel luogo detto «Ospitale», per la metà delle castagne, e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 44)


2377.
1283, (mese e ind. corrosi) – Carlo re a. 19 di Sicilia e 6 di Gerusalemme
Guglielmo, pubbl. not. di Padula.
Guglielmo, giudice di Padula
Don Roberto, priore di S. Lorenzo di Padula, obbedienza di M.V., cede a Galgano, di Padula, una vigna, sita nella «contrata fossarie veteris», e in cambio ne riceve un’altra vicino alla suddetta chiesa di S. Lorenzo (XCV, 25)


2378.
1284, gennaio, ind. XII – Carlo re a. 19
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Bartolomeo, f. del q. Bartolomeo de Maraldo, una terra nel luogo detto Ai piedi del Casale, per 12 grana d’oro all’anno, nella festa di Natale (CXVI, 45)


2379.
1284, marzo 9, ind. XII (in: 1284, aprile 8, ind. XII)
Carlo Illustre, primogenito del Re, ordina ad Angelo (Sarraceno), vescovo di Molfetta e a don Gunterio Platello di far comparire alla loro presenza quegli officiali che, più volte citati perchè in un determinato tempo comparissero davanti ai Maestri Razionali della Gran Curia Regia «ad ponendum et complendum de ipsis officiis racionem et satisfaciendum de omnibus in quibus Curie invenirentur teneri», non si erano curati di presentarsi; e, richiesti ancora «de componendo nobiscum summarie», si erano sottratti alla stessa composizione sotto vari pretesti. Ordina perciò che li facciano venire alla loro presenza e, se vorranno, addivengano con essi ad una composizione tanto «pro liquidis residuis» quanto per le questioni dubbie e per tutte le accuse, denunzie e inquisizioni fatte contro di loro; dà loro facoltà di liberarli da tutte le accuse e gravami e di lasciar loro quietanza per essi e per i loro eredi (in XXIII, 133)


2380.
1284, marzo 30, ind. XII – Carlo re a. 18
Napoli
Giovanni Paparoccio, pubbl. not. di Napoli
Nicola Carminiano, giudice di Napoli
Bartolomeo Senense, cittadino e abitante in Napoli, avendo fatto voto di farsi fratello converso a M.V. («ut conversus non clericus»), prende l’abito monastico nel suddetto monastero e dona al monastero, per mano del suo ab. Guglielmo, un moggio di terra, sito nelle pertinenze di Napoli, nel luogo detto «Aera vetera» (LXXXIX, 24)


2381.
1284, marzo 31, ind. XII
Napoli
Carlo, primogenito del Re e Vicario generale del Regno, concede al monastero di M.V., per pietà e l’affetto che nutre verso di esso, 20 once d’oro all’anno, in perpetuo, per le vesti dell’abate e della Comunità, da corrispondersi dagli officiali di Salerno nella festa dell’Assunta di ogni anno (VIII, 93)

***Copia in carta, eseguita da Guglielmo da Manocalzati (sec. XVII) (VIII, 94)
***Altra copia in un doc. del 1322, agosto 3, ind. V (in IX, 11-14)

2382.
1284, aprile 2, domenica, ind. XII – Carlo re a. 19
Giovanni, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Pietro, f. del q. Nicola de Tristaino, vende a Pietro, f. del q. Matteo de Tristaino, un nocelleto nel luogo detto Torelli, per 8 tarì d’oro (LXX, 16)


2383.
1284, aprile 8, ind. XII – Carlo re a. 18
Barletta («apud Barolum»)
Armagno, pubbl. not. di Barletta
Matteo de Partutis, not. di Barletta
Angelo Sarraceno, vesc. di Molfetta («melfitensis episcopus»), e il signor Gunterio Platello, eletti «compositores officialium in Justiciariatu terre Bari», ad istanza del chierico Sabino, ex giudice di Barletta, presentano una lettera loro inviata da Carlo Illustre, primogenito del Re (riferita, Reg. 2379) (XXIII, 133) torna a inizio pagina


2384.
1284, aprile 9, ind. XII – Carlo re a. 19
Barletta («apud Barolum»)
Armagno, pubbl. not. di Barletta
Matteo de Partutis, giudice regio di Barletta
Maria, figlia di Sabino, ex giudice di Barletta, ved. del figlio del q. Pietro di Notarmatteo, dona al monastero di M.V., per le mani di Guglielmo, ab. di M.V., sette vigne quadraginali, un palmento, un cortile e pila, e un vignale, siti in Barletta nel luogo detto Piano di Sant’Angelo di Paleariis, con patto di esserne usufruttuaria, sua vita durante, e, passando a seconde nozze, possa dare in dote i suddetti stabili, e, nel caso che non lasciasse figli, vi succederebbe il monastero (XXIII, 108)


2385.
1284, aprile 29, sabato, ind. XII – Carlo re a. 19
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Giovanni de Biagio, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Tommaso, f. del q. Guglielmo de Bonaventura, tre castagneti in territorio del Casale di M.V., detto Santa Maria del Proposito, e, in particolare, uno nel luogo detto Manna, un altro nel luogo detto Pastino, e un altro nel luogo detto Montoriatorio, un casalino e una casa nello stesso Casale di M.V.: il tutto per la metà dei frutti, e un’oncia d’oro per questa concessione (CXVI, 46)


2386.
1284, maggio 26, ind. XII – Carlo re a. 19
Desiderio, pubbl. not. di Montefusco
Giovanni de Grifo, giudice di Montefusco
Nicola Lanzolino, di Montefusco, pretendendo dei diritti su alcuni territori del monastero di M.V., siti nelle pertinenze di Montefusco e del casale di San Bartolomeo de Gaytaris, voleva muovere lite al monastero, credendo che quei territori appartenessero al suo feudo, essendo quei territori sul confine dello stesso feudo; ma il P. Santoro, priore di S. Giovanni a Marcopio, citato davanti al giudice, presentò due strumenti, il primo dei quali rogato dal not. Giovanni e sottoscritto dal giudice Bartolomeo, mostrava che Nicola, f. di Gilardo, aveva quei territori al monastero con permuta e ne aveva ricevuto in contraccambio una certa somma di denaro, delle pecore, ecc.; e il secondo, rogato dal not. Bellumindesto e sottoscritto dal giudice Unfrido, mostrava che, avendo altra volta il giudice Gilardo e il suddetto suo figlio Nicola mosso lite sopra il possesso delle stesse terre, al tempo di Giovanni da Taurasi, ab. di M.V., rilasciarono poi ogni pretesa a favore del monastero, dietro il versamento, da parte dello stesso Padre Santoro, di una certa somma di danaro. Ora finalmente il suddetto Nicola Lanzolino cede a ogni pretesa e riceve come quietanza un’oncia d’oro e tre «cossinas» di frumento (XLVI, 52)


2387.
1284, giugno, ind. XII – Carlo re a. 20
Pietro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Guglielmo Ferraro una casa e un casalino in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, per un tarì di censo annuo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per questa concessione (LX, 22)


2388.
1284, agosto 11, venerdì, ind. XII – Carlo re a. 20
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano, e Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni de Enrico e a Giovanni de Montello, vassalli di M.V., abitanti nel Casale di M.V., un castagneto nel luogo detto Chiusa («Clusa»), per la metà delle castagne, la decima dei seminati e un tarì a Natale, e due once d’oro per questa concessione (CXVI, 47)


2389.
1284, agosto, ind. XII – Carlo re a. 20
Pietro de Limata, pubbl. not. della Baronia di Sanframondo
Giovanni de Limata, giudice della Baronia di Sanframondo
Raone de Giacomo («de Jacopo»), di Limata, vende al nobile Tommaso de Murrone, f. di don Antonio, un orticello in Limata, per il prezzo di 12 tarì (L, 12)


2390.
1284 («1285»), novembre 30, ind. XIII – Carlo re a. 19
Montevergine
Luca Grimi di Limatola, not. imperiale e giudice
Guglielmo, ab. di M.V., in considerazione dei benefici ricevuti da Bernardo di Giovanni de Tryano, cittadino di Benevento, concede al figlio di lui, il chier. Mattia, sua vita durante, tutte le terre, possessioni, rendite e proventi che già tenne dal monastero il q. ab. canonico beneventano Nicola di Notarbenevento, site in Grottaminarda e nelle sue pertinenze, per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XLVII, 17)


2391.
1284, novembre, ind. XIII – Carlo re a. 18 di Sicilia, 7 di Gerusalemme
Monastero di M.V.
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Enrico de Aquino, f. del q. Tommaso, conte di Acerra, dona al monastero di M.V., per le mani di Guglielmo, ab. di M.V., l’intera quarta parte dei beni stabili burgensatici che egli possedeva indivisa coi signori Adenulfo, conte di Acerra, e don Cristoforo e don Landolfo, fratelli, siti nella città di Bari («in civitate Barensi») e nel castello di Oria e nelle loro pertinenze (XXIII, 109)

***Copia in carta, eseguita nel sec. XVII da Guglielmo da Manocalzati (XXIII, 110)

2392.
1284, … 4 (ind. corrosa) – Carlo re a. 19 di Sicilia
Napoli
Adinolfo Coco, curiale
Pietro Decimina e Petrona, sua moglie, vendono ad Adinolfo de Rocco («Roccu»), f. del q. don Tommaso de Rocco, e della q. donna Aloara, una terra nel luogo detto Casaura (XCVII, 26)


2393.
1285, maggio 17, ind. XIII – Onorio Pp. IV (in: 1289, novembre 25, ind. III)
Nicola di Calitri («de Caletro»), not.
Lorenzo Marco, giudice
Bartolomeo, f. del q. giudice Roffrido de Epifanio, avendo determinato di prendere in moglie Maria, figlia e mundualda del giudice Sabino di Barletta («de Barulo»), oblato del monastero di M.V., col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., assegna come dote venti once d’oro («cum mundio et dote in auro unciarum viginti»), mentre da parte sua Sabino promette di dare in dote a Bartolomeo ogni anno, nella festa di S. Martino, 5 once d’oro ricavandole dai proventi del casale di San Marco di Pietralcina («de petra policina»), e di corrispondere come censo al monastero di M.V. mezza oncia di cera, nella festa della Madonna ad agosto (in XXIII, 122)


2394.
1285, maggio 20, ind. XIII – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Abioso una casa, sita in Mercogliano, – rinunziata al monastero da Pietro Villico -, per cinque grana d’oro all’anno, e riceve come entratura un augustale d’oro, mentre il suddetto Pietro per la sua rinunzia riceve dal maestro Abioso tre augustali d’oro (LX, 23)


2395.
1285, maggio, ind. XIII – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Matteo, pubbl. not. di Cervinara
Ruggiero, giudice di Cervinara
Giovanni, f. del q. Pietro Giovanni Orso Martino, e Persia, sua moglie, vendono a Domenico de Sasso («Saxo»), f. del q. Siro Sasso, («Sassi»), di Cervinara, un pezzo di terra in territorio di Cervinara, vicino alla terra della chiesa di Sant’Angelo (XXXVIII, 28)


2396.
1285, luglio 7, sabato, ind. XIII – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Venuto («Benuto») Perario, pubbl. not. di Nola
Sergio Perario, giudice di Nola e di Cicala
Maestro Urso, di cognome Ferraro, di Nola, facendo testamento, lascia in dono alla chiesa di S. Maria del Plesco, obbedienza di M.V., una casalina, sita nel castello di Cicala (XXXIX, 13)1)

1)Il De Masellis, Iconologia, pp. 297-298, riporta un privilegio di Onorio Pp. IV, annotando: «Questo privilegio si conserva originale nell’Archivio di Confidenza della casa Santa dell’Annunziata di Napoli nel num. 12 col sogello di piombo, con il nome di detto Pontefice Honorius Papa IV etc.». Ne presentiamo il regesto:
1285, agosto 10 – Onorio Pp. IV a. 1
«Tibunae»
Il Sommo Pontefice conferma con autorità apostolica tutte le libertà e immunità concesse al monastero di M.V. dai suoi predecessori, e tutte le libertà ed esenzioni concesse allo stesso monastero da secolari, Re, principi e altri fedeli


2397.
1285, settembre 5, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Grottaminarda
Roberto de Sepino, pubbl. not. di Vico
Pietro de Felice, giudice di Grottaminarda
Giovanni Paliafrida, di Grottaminarda, vende al maestro Guido Ferraro una casa, sita in Grottaminarda, nel luogo detto Fuori porta sant’Angelo, per 32 tarì (XLVII, 35)


2398.
1285, settembre, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Pietro de Limata, pubbl. not. della Baronia di Sanframondo
Giovanni de Limata, giudice della Baronia di Sanframondo
Maria, moglie di Nocetasio de Giacomo, di Limata, col suddetto suo marito vende a Guglielmo de Dauferio un pezzo di terra, sito in Limata, per il prezzo di 15 tarì (L, 13)


2399.
1285, ottobre 15, ind. XIV – Carlo principe di Salerno, a. 1
Tocco
Enrico, pubbl. not. di Tocco
Francesco de Alamo, giudice di Tocco
Dietro richiesta di donna Sibilia, figlia del q. signor Landolfo di Tocco, e di Tommaso de Murrone, suo marito, si riporta uno strumento, rogato da Giacomo de Marcone, pubbl. not. di Limata, e sottoscritto dai giudici Giovanni e Tommaso, nel mese di marzo del 1217, ind. V, e contenente la donazione fatta da Raone de Limata, signore di San Lorenzo, al signor Guglielmo de Abenante, abitante in Limata, di alcuni beni, siti in Limata, nel Casale di San Lupo (L, 8)torna a inizio pagina


2400.
1285, novembre 10, ind. XIV
Napoli
Gerardo, vesc. di Sabina, Legato della S. Sede e baiulo del Regno, insieme con Roberto, conte d’Artois («comite atrebaten»), scrive a G(oberto), vesc. di Agrigento e tesoriere della Gran Curia regia, che il medico Raimondo gli aveva presentata una lettera del re Carlo, indirizzata a Rodolfo Caracciolo, di Napoli, «milite» e stratigoto di Salerno, con cui si concedeva a due suoi figli un assegno di sei grana d’oro, per ciascuno, al giorno, per tutto il tempo in cui avessero frequentato la scuola di Salerno. Ora essendo venuti quei due giovani a studiare a Napoli, e avendo il Caracciolo chiesto di continuare a godere dell’assegno reale a beneficio dei figli, Gerardo accoglie la supplica e ordina al tesoriere di corrispondere la somma fissata, prelevandola da qualsiasi denaro della Curia («de quacumque pecunia curie»), esclusi solo quei proventi che dovevano servire per Carlo e per la principessa e per il capitano di Napoli e i suoi stipendiari e servienti (CV, 58)

N.B.-Il Carucci (Codice Diplomatico Salernitano) fa osservare che il Legato apostolico non chiama «re» Carlo, né «regina» la consorte, perché il re allora si trovava prigioniero, ma si limita a designarli con la semplice frase «domino Carolo et domine principisse»
 

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, III, p. 31


2401.
1285, novembre, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Eustasio, pubbl. not. di Montoro
Pietro de Giaquinto, giudice di Montoro
Agnese del Giudice, insieme con suo marito Giovanni, vende a Guglielmo de Amato due casaline, dirute, site nella piazza di Santa Maria in Montoro, e il reddito annuo di 7 grana e mezzo che lo stesso Guglielmo doveva loro per una casa, pure in Montoro, per 15 tarì (LXXXVIII, 9)


2402.
1285, dicembre, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Eustasio, pubbl. not. di Montoro
Giovanni de Suale, giudice di Montoro
In occasione del matrimonio tra Pietro de Monteforte («qui cognominatur de Monteforte»), f. del q. Giovanni, e Fusca, figlia del q. Giovanni Cantone, nipote di don Deodato, di Calvanico, nelle pertinenze di San Severino, lo sposo assegna alla sposa la quarta dei suoi beni, e si danno le opportune garanzie del contratto (LXXXI, 131)

N.B.-Sono due strumenti, nella stessa pergamena e con le stesse note cronologiche

2403.
1285, dicembre, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 1
Eustasio, pubbl. not. di Montoro
Giovanni de Suale, giudice di Montoro
Pietro Monteforte, «iuvenis», di Montoro, confessa davanti a don Deodato, della villa di Calvanico di San Severino, di aver ricevuto da lui, per parte di Fusca, nipote di lui e sua moglie, la dote pattuita, e cioè 4 once d’oro in moneta e altre 6 once di corredo. Da parte sua Pietro ha promesso a Deodato, sotto pena di 6 once d’oro, di restituire due once d’oro, mentre le altre due once egli «lucrifaciat causa honorancie seu dotis lucrande» e le restituirà allo stesso don Deodato o a chi spetteranno di diritto (LXXXVIII, 22)


2404.
(1285-1309), giugno
Carlo II, re di Sicilia, concede e dona alla Badessa e alle monache di Latronico, dell’Ordine Cisterciense, in diocesi di Sarno, di poter trasportare per mare da Napoli sino al loro monastero ottanta some di grano, 40 di orzo e 210 di fave ogni anno, franche da qualunque dazio (CVIII, 1)

N.B.-Il doc. è senza sottoscrizioni, con correzioni e cancellature, e non presenta altri elementi cronologici per poterne meglio determinare la data


2405.
1286, gennaio 22, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno
Napoli
Ordine regio per la restituzione di mobili e stabili tolti precedentemente ad alcuni signori nobili, in seguito a ribellione (XCVII, 41)


2406.
1286 («1285»), gennaio 27, domenica, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Giacomo, pubbl. not. di Lauro
Tommaso, giudice di Lauro
Ruggiero Buzone, di Lauro, avendo dato in moglie Filippa, sua figlia a Nicola di Zaccaria, f. del q. giudice Giovanni de Zaccaria, dona alla sposa la quarta dei suoi beni, secondo la legge longobarda (XLIX, 73)


2407.
1286 («1285»), febbraio 8, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno
Boiano
Giovanni de Solomeo, not. di Boiano
Roffrido del giudice Palmiero, giudice della città di Boiano
Col consenso dell’ab. Giovanni e della Comunità di S. Lupo di Benevento, l’ab. Pietro Nubolone, di Boiano, preposito di S. Maria del Vivario, di Boiano, concede ad Aderisio di Giovanni de Nebulone, e ai suoi eredi di 1° grado, una vigna, sita nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Colli, per il canone di mezza libbra di cera all’anno, e due tarì per questa concessione (XXIX, 3)


2408.
1286, febbraio 11, lunedì, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno
Aversa
Paolo de Rosa, pubbl. not. di Aversa
Michele, giudice di Aversa
Sibilia, ved. di Bartolomeo, conferma a Pietro, Matteo, Giacomo Sabatino, e altri, della villa di Cesa di Aversa, un fondo sito nelle pertinenze della stessa villa di Cesa, per un certo censo annuo, e per questa conferma riceve un’oncia d’oro (XXXVIII, 192)


2409.
1286, marzo 26, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Napoli
Leonardo de domno Aczo, curiale
Alessandro Gruccialma, f. del q. don Martino Gruccialma e della donna Gayta, dona a Giovanni Jucinillo, f. del q. Marino Jucinillo, un orto, sito nella città di Napoli (XCVI, 25)


2410.
1286, marzo, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Giovanni de Grisolia, pubbl. not. di Padula (di Salerno)
Giovanni Saraceno e Matteo de Goffrido, giudici di Padula
Gisulfo, f. del q. Enrico de Cutunno, offre se stesso alla chiesa di S. Lorenzo di Padula, per le mani di don Roberto, priore della stessa chiesa, obbedienza di M.V., e dona un casalino con orticello, vicino alla Porta «de petra lata»; una vigna nella contrada del «Vallone de cacharella»; una terra nella contrada del Vallone «de lagnisii»; la quarta parte di una terra nella contrada del Fiumicello; un’altra terra nella contrada «de via traversa de populis»; una terra nella contrada «de Juncet, magistri Padule» (XCV, 20)


2411.
1286, marzo, ind. XIV – Carlo («dominante domino nostro karolo Juniore») a. 2
Troia
Nicola de Alessandro, pubbl. not. di Troia
Guglielmo de Sancto Domino, giudice di Troia
Guarmondo de Formerio, di Troia, vende al maestro Mattia, cittadino di Troia, un deserto in Troia, nella contrada detta «Silva de Petro», per 6 tarì d’oro (CXXIV, 120)


2412.
1286, maggio, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Cervinara
Giovanni di maestro Giacomo, pubbl. not. di Cervinara
Filippo del giudice Stulto, giudice di Cervinara
Don Trasmondo, arciprete di S. Martino Valle Caudina, per commissione di don Marco, primicerio della chiesa maggiore di Benevento, suddelegato di don Giaquinto, ab. di S. Sofia di Benevento, delegato della S. Sede nella presente causa, immette il monastero di M.V. nel possesso di tre pezzi di terra, siti nel casale di Paupisi, uno nel luogo detto Mulino, e gli altri due nel luogo detto Cava di Giaquinto (XCVIII, 31)


2413.
1286, giugno 23, domenica, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Mercogliano
Pasquale de Sirignano, pubbl. not. della città di Avellino
Francesco del Giudice, giudice di Avellino
Guglielmo, ab. di M.V., conferma ad Alferio Cerasolo due castagneti, siti nelle pertinenze di Avellino e di Atripalda, nel luogo detto Sabina, per il canone di tre libbre di cera all’anno (XIX, 36)

***Copia in carta (XIX, 37-38)

2414.
1286, giugno 23, domenica, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Riccardo, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede al maestro Giovanni, f. di Nicola de Fortino un orto, sito nel Casale di M.V., per 6 grana d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e tre augustali d’oro d’entratura (CXVI, 48)1)

1) Il Mastrullo (Monte Vergine Sagro, p. 125-126) riporta uno strumento di permuta eseguito tra donna Ricca e la chiesa di S. Lorenzo di Padula
1286, luglio, ind. XIV – Carlo II re
Giovanni de Grisolia, pubbl. not. di Padula
Giovanni Saraceno e Matteo de Goffredo, giudici di Padula
Donna Ricca, ved. di Matteo Franco, con l’autorità di don Pirro, suo più vicino consanguineo, conferma la permuta effettuatasi tra lei e la chiesa di S. Lorenzo di Padula, soggetta a M.V., nella quale permuta essa ha ceduto alla suddetta chiesa una terra nella contrada alla fine del Vallone, e ha ricevuto dal priore di quella chiesa una vigna nella stessa contrada Retauri, e rinunzia «exceptioni non numeratæ et non solutæ pecuniæ»

Bibl.: Sacco, La Certosa di Padula
(prendendola dal Mastrullo), vol. I, p. 108torna a inizio pagina


2415.
1286, agosto 15, ind. XIV – Carlo, principe di Salerno
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Guglielmo di Guglielmo Franco, detto Boninfante, una casa, sita nel casale di Urbiniano, per 15 grana d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e 18 tarì d’oro d’entratura (LX, 24)


2416.
1286, ottobre 9, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Matteo, pubbl. not.
Riccardo, giudice di Mercogliano
Mattia, ved. di Ruggiero de Sant’Agata, e Pietro, suo figlio, vendono a Bonapace de Aurilia, una terra con castagneto nel luogo detto Sala, per il prezzo di 24 tarì (LXX, 17)


2417.
1286, dicembre 7, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 2
Capua
Antonio, pubbl. not. di Capua
Nicola de Pascasio e Giovanni Monaco, giuduci di Capua
Dietro richiesta di Guglielmo, venerabile ab. di M.V., si riporta la Bolla di Urbano IV, data da Orvieto il 13 gennaio 1264 (riferita, cfr. Reg. 2131) (I, 81)


2418.
1286, dicembre 12, ind. XV – Carlo. principe di Salerno, a. 2
Nocera («Nucerie Christianorum»)
Giovanni Milvisio, pubbl. not. di Nocera
Giovanni de Pasca, giudice di Nocera
Dietro richiesta di Guglielmo, ab. di M.V.. si riporta un privilegio di Federico II, re dei Romani e di Sicilia, dato da Augusta nel mese di maggio 1219. Ind. VII (riferito, cfr. Reg. 1440) (VIII, 96)


2419.
1286 («1287»), dicembre 31, ind. XV – Roberto Illustre a. 2
Forenza («apud Florenciam»)
Simeone de Ruco, pubbl. not. di Forenza
Filippo, giudice di Forenza
Nicola de Ogero, abitante in Forenza, vende a Guido de Cumbene, pure abitante in Forenza, una grotta, sita in territorio di Forenza, nel luogo detto Acquaviva, per il prezzo di 9 tarì (XLIV, 67)


2420.
1287, maggio, ind. XV – Carlo Illustre, principe di Salerno, a. 3
Adenulfo, pubbl. not. di Grottaminarda
Roberto de Supino, giudice di Grottaminarda
Luca, f. del q. Bonaventura, abitante nel castello di Grottaminarda, vende al maestro Guido, di Sant’Angelo dei Lombardi, abitante in Grottaminarda, una casa con metà di un casalino congiunto, sita fuori la suddetta terra, nel luogo detto Pendino di Sant’Angelo, per un’oncia d’oro e tarì … (corroso) (XLVII, 36)


2421.
1287, giugno 8, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco e Simone Janario, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede al not. Alessandro Anglico, abitante in Mercogliano, una casa, sita in Mercogliano, vicino alla Porta de pede, devoluta al monastero, per il canone annuo di 10 grana, e un’oncia d’oro d’entratura (LX, 26)


2422.
1287, giugno 8, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco e Simone Janario, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede ad Egidio de Torre Maggiore, abitante in Mercogliano, un castagneto, sito nel luogo detto Fossato, per il canone annuo di un tarì, nella festa di S. Maria a settembre, e due once d’oro d’entratura (LX, 25)


2423.
1287 («1288»), giugno 9, ind. XV – Carlo, principe di Salerno
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannella, giudice di Mercogliano
Giacomo di Camerino, abitante in Mercogliano, col consenso di Benevenuta, sua moglie, avendo preso l’abito di M.V. e professato nelle mani di Guglielmo, ab. di M.V., dona al monastero di M.V. i seguenti beni: una casa in Mercogliano, nel luogo detto Girone, con orto, stalla, cisterna, orticello; una vigna e nocelleto nel luogo detto Selva dell’Abate; una vigna e nocelleto nel luogo detto Vesta («Besta»); un nocelleto nel luogo detto Sariano; un campo nel luogo detto Torelli («Turelli»); due castagneti nel luogo detto Sant’Antonio; un nocelleto nel luogo detto Ai piedi di Ortora («in pede Ortore») (LVI, 48)


2424.
1287, giugno 10 – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Fontanarosa
Gualtiero, not. di Aquaputida
Maestro Angelo, giudice di Fontanarosa
Un certo Ruggiero e un certo Marco, abitanti in Fontanarosa, vendono al maestro Giovanni de Bellamiara, pure di Fontanarosa, un loro orto, sito in Fontanarosa, nel luogo detto Porta («a la porta»), per 25 tarì d’oro (Cand. V, 5)


2425.
1287, giugno, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Taurasi
Riccardo, pubbl. not. di Taurasi
Francesco, giudice di Taurasi
Guglielmo, ab. di M.V. (che si sottoscrive), si accorda col maestro Alferio di Gulferio, di Taurasi, riguardo a una terra, sita in territorio di Taurasi, nel luogo detto Zasso («ad Zassum»), per la quale il suddetto maestro Alferio era tenuto a corrispondere al monastero di M.V. la decima come canone annuo, e gliela rende libera, trasferendo tale decima su un altro territorio del suddetto maestro Alferio, sito pure nel suddetto luogo (Cand. VIII, 29 bis)


2426.
1287, agosto 6, mercoledì, ind. XV – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Simone Janario, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia», venerabile ab. di M.V., concede a Vassallo di Riccardo de Benevento, del Casale di M.V., un casalino, sito nello stesso Casale di M.V., per il canone annuo di 5 grana d’oro, nella festa di S. Maria a settembre, e 12 tarì d’oro d’entratura (CXVI, 49)


2427.
1287, settembre 15, lunedì, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Palmiero, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Nicola de Gervasio, del castello di Montoro, due pezzi di terra in Montoro, dei quali uno con arbusto nel luogo detto Cretacza, e l’altro, incolto, nel luogo detto Fuori il muro («foras murum»), per il canone annuo di 2 tarì e 13 grana, da corrispondersi a Natale (LXXXVII, 60)


2428.
1287, settembre 23, martedì, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Giovanni de Sico, pubbl. not. di Nola e di Cicala
Tommaso de Cimitile, giudice di Nola e di Cicala
Giovanni e Ruggiero Boccatorcio, fratelli, di Casamarciano, confessano di tenere a censo, per concessione fatta loro da Guglielmo da Mercogliano, ab. di M.V., come vassalli di S. Maria del Plesco, una «cisina», sita nella montagna in cui si trova il monastero di S. Maria del Plesco, col patto di coltivarla, e corrispondere la decima dei seminati, la metà delle olive, una gallina e due libbre di cera all’anno (XXXIV, 30)torna a inizio pagina


2429.
1287, settembre, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3 (in: 1333, gennaio 7, ind. I)
Rainaldo, pubbl. not. di Capua
Giovanni Scampa, giudice di Capua
Il giudice Nicola de Pascasio, di Capua, f. del q. Tommaso de Pascasio, vende ad Andrea di Jacono Domenico, abitante a Schiavi, un pezzo di terra arbustato, sito fuori Capua, presso San Clemente a Bagnara (in XXXII, 49)


2430.
1287, novembre 1°, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Salza («apud casale Salse»)
Leonardo, pubbl. not. del castello di Serra
Elia, giudice di Serra
Guglielmo de Roffredo, alla presenza del nobile Pietro de Serra, supplicò lo stesso Pietro che gli permettesse di disporre a suo volere riguardo ai beni mobili che egli aveva, e non lo molestasse più riguardo ad essi. Quegli allora, acconsentendo alla richiesta, nonostante che di tutti i beni mobili e stabili ne era stata fatta donazione a suo padre, don Eliseo, gli ridonò tutti i beni mobili e gli concesse di poter avere tutti quei beni, e di usarli a suo piacere, e questo in considerazione dei grati servizi ricevuti dallo stesso Guglielmo e di quelli che si augurava di ricevere per il futuro. Pietro rinunzia perciò espressamente a ogni beneficio e aiuto a favore della legge e della consuetudine e del diritto sia canonico che civile (CV, 81)


2431.
1287 («1288»), novembre 6, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Venosa
Guglielmo di maestro Amato, not. di Venosa
Andrea, giudice di Venosa
Gianzio, f. del q. Ruggiero, vende a Matteo Fornaro, una vigna nel territorio di Venosa, dalla parte di Ponticello, per 28 tarì d’oro (CXXV, 165)


2432.
1287, novembre 15, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3 («2»)
Leonardo, pubbl. not. del castello di Serra
Elia, giudice del castello di Serra
Pietro, signore del castello di Serra (che si sottoscrive), avuto riguardo alla devozione e alla fedeltà che Lorenzo de Ursetto ha sempre nutrito per lui, concede a lui e ai suoi eredi, in perpetuo, una chiusa nel luogo detto «li cupuli»; un pezzo di terra nel luogo detto «la Corte»; e ancora una cesina e una selvetta («silvitellam»): il tutto, per il censo annuo di 4 tarì d’oro e 16 grana, a Natale (CX, 12 bis)


2433.
1287, novembre 22, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Ruggiero, f. del giudice Giovanni de Biagio («de Blasio»), del Casale di M.V., e ad altri, un castagneto, sito nel suddetto casale, nel luogo detto Pallata, per il canone annuo della metà delle castagne, e due once d’oro per questa concessione (XCVI, 50)torna a inizio pagina


2434.
1287, dicembre 5, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Montefusco, nel casale di San Giovanni a Marcopio
Desiderio, pubbl. not. di Mercogliano
Pandolfo, giudice di Mercogliano
Guglielmo da Mercogliano, ab. di M.V., concede a titolo di locazione per 29 anni, al maestro Pastino, di Montefusco, una bottega nella piazza pubblica di Montefusco, nel luogo detto «la stallata», e una casalina nella parrocchia di S. Maria della Piazza, per 7 tarì e 10 grana d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre (LXXXIV, 8)


2435.
1288 («1287»), gennaio 10, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 3
Montefusco
Luca, pubbl. not. di Montefusco
Pandolfo, giudice di Montefusco
Nell’ottobre precedente, tenendosi curia nel luogo solito davanti alla chiesa di S. Maria della Piazza, in Montefusco, don Giovanni de Guerriero, custode e rettore della chiesa di S. Bartolomeo, sita in Montefusco, fece citare Giovanni e Carello, nipoti del q. Giovanni de Caro ed eredi di lui, per il fatto che lo stesso don Giovanni, a nome della suddetta chiesa di S. Bartolomeo, intendeva richiamare nel diritto e nella proprietà della stessa chiesa alcune case, site nella parrocchia della stessa chiesa, che sia il suddetto q. Giovanni come i suoi antecessori avevano tenuto dalla stessa chiesa. Giovanni, «ante litis ingressum», mostrò due strumenti in cui si diceva che mentre altra volta vi era stata controversia fra il q. don Giordano, allora rettore e custode della stessa chiesa, e il q. Giovanni de Caro e Grisolo, a causa di alcuni casalini, che costoro tenevano dalla suddetta chiesa di S. Bartolomeo e che erano nella parrocchia della stessa chiesa, essi erano tenuti soltanto a un certo censo annuo alla stessa chiesa in tempi determinati. E così amichevolmente si era convenuto fra di loro nel senso che i suddetti Giovanni de Caro e Griso (così in questo luogo) avevano giurato e promesso di corrispondere «pro recognitione» di quelle casaline i censi come risultavano da quegli strumenti, e da parte sua don Giordano, per parte della chiesa di S. Bartolomeo, aveva confermato la concessione di quelle casaline e fatta quietanza su ogni questione iniziata. Ora don Giovanni mostra in giudizio quei medesimi strumenti, e così i suddetti Giovanni e Carello, con l’autorità del giudice Guglielmo, loro tutore, volendo evitare liti, spontaneamente confessarono in giudizio che le casaline, in cui ora sono costruite le case, le tengono dalla chiesa di S. Bartolomeo per un certo annuo reddito, come contenuto in quegli strumenti, e cioè per 2 tarì di Amalfi, da corrispondersi nella festa di S. Bartolomeo, e «in carniprivio longam unam a capite usque ad caudam porci», e altre corresponsioni a Pasqua, ecc. (LXXXV, 73)


2436.
1288 («1287»), gennaio 22, mercoledì, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 5
Giovanni de Sico, pubbl. not. di Cicala e di Nola
Tommaso de Cimitile («Cimiterio»), giudice di Nola e di Cicala
Paolo de Marino, abitante nel casale di Visciano («Bissane»), e sua moglie, vendono a Pietro Veterone, abitante in Visciano, una terra, sita nelle pertinenze di Visciano, nel luogo detto Querceto («ad querquetum»), per 6 tarì d’oro (XXVII, 28)


2437.
1288, febbraio ultimo giorno, ind. I
Capua («apud turrim Sancti Herasmi prope Capuam»)
Gerardo, vesc. di Sabina, Legato apostolicoe Baiuolo del Regno di Sicilia, insieme con Roberto, conte d’Artois, dietro supplici preghiere dell’ab. e della Comunità di M.V., concede, per l’onore e la riverenza verso la gloriosa Vergine, avvocata del genere umano, con grazia speciale, che nel castello di Mercogliano, che è del monastero di M.V. («quod est Monasterii supradicti»), si possa fare ogni anno un mercato generale per otto giorni, e cioè cominciando quattro giorni immediatamente prima della festa di S. Margherita, nel mese di luglio, e terminando tre giorni dopo la stessa festa, in modo però che quel mercato si faccia senza pubblico danno e senza danno evidente delle terre vicine (X, 8)


2438.
1288, aprile, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 5
Maddaloni
Domenico de Sico, pubbl. not. di Maddaloni
Giovanni, f. del giudice Pietro, giudice di Maddaloni
Il giudice Goffredo Migliaccio («Miliacius»), abitante in Maddaloni, dichiara che finora aveva posseduto un orto non molto lontano dal monastero di M.V. in Maddaloni, – che egli ha dato in permuta al q. Paolo de Vincenzo, abitante in Maddaloni -, e una casa, sita fuori dal girone di Maddaloni, che egli ha venduto al q. Pellegrino de Benutata e a Filippo Casertano per una certa quantità di denaro, come beni liberi ed esenti da ogno onere. Ma dopo si accorse che quei beni erano redditizi al monastero di M.V. in 2 tarì di Amalfi all’anno. Perciò ora trasferisce tale onere su una casa, sita nel Piano di Maddaloni, non molto lontano dalla chiesa di S. Andrea di Maddaloni, obbligandosi a 3 tarì di censo, per riparare ai tempi passati in cui aveva cessato di corrispondere i dovuti censi, e distribuendo questi tre tarì in un tarì a Natale, uno a Pasqua e uno nella festa di S. Maria ad agosto (LI, 57)


2439.
1288, maggio 6, ind. I – Carlo, principe di Salerno
Boiano
Giovanni de Solomeo, pubbl. not. di Boiano
Pietro de Randisio, giudice della città di Boiano
Teodoro di Matteo de Siburro, cittadino di Boiano, col consenso di Giovanni, ab. di S. Lupo, e dell’ab. Pietro de Nebulone, rettore di Santa Maria del Vivario, e di Bruna, sua moglie, vende a Capuano Davide, di Roccamandolfi («De Rocca Maginolfi»), un casile con vigna contigua alla chiesa di S. Maria del Vivario, dalla quale lo teneva a censo per il canone annuo di una libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di un’oncia e 4 tarì, con l’onere suddetto, e col versare 6 tarì al monastero di S. Maria del Vivario per l’assenso alla vendita (XXIX, 68)


2440.
1288, maggio, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Giovanni de Grisolia, pubbl. not. di Padula (il nome si ricava dal S. T.)
Nicola di don Gilberto, Giovanni di don Guglielmo, giudici di Padula
Roberto, monaco di M.V. e priore dell’obbedienza di S. Lorenzo di Padula, con procura di Guglielmo, ab. di M.V. , data il 10 aprile immediatamente precedente, conviene con don Matteo, arciprete di Padula ed economo e procuratore della chiesa di Sant’ Angelo di Padula, e con altri chierici della stessa chiesa, cedendo loro, a nome della chiesa di Sant’ Angelo, due casaline e una terra nella cantrada della chiesa di S. Bartolomeo, per esimersi dall’onere di un censo annuo di 12 tarì che il monastero di M.V. doveva corrispondere a quella chiesa nella festa dell’angelo a maggio (cfr. Reg. 1515) (XCV, 17)


2441.
1288, giugno, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Maddaloni
Domenico de Sico, pubbl. not. di Maddaloni
Giaquinto, giudice di Maddaloni.
Biagio Senescalco, abitante in Maddaloni, vende a Filippo, f. del q. Riccardo di Simone di maestro Girolamo, di Maddaloni, una terra, sita in Maddaloni, nel luogo detto San Leucio, con l’onere di corrispondere 8 once di cera all’anno al monastero di S. Maria Reale di Maddaloni, nella festa di S. Maria ad agosto, e 4 once di cera alla chiesa di S. Aniello (« S. Agnelli ») in Maddaloni, per il prezzo di 4 once d’oro (LI, 58)


2442.
1288, (« 1289 »), luglio 11, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Janello, Riccardo Racco e Simeone, giudice di Mercogliano
Benvenuta, moglie di Giacomo di Camerino, alla presenza di Guglielmo, ab. di M.V. , ratifica la donazione fatta da suo marito (cfr. Reg. 2423), e dichiara di contentarsi di vivere separata dal medesimo, facendo voto di castità nelle mani dello stesso abate (LVI, 49)


2443.
1288, agosto, ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Pandolfo, giudice di Montefusco.
Maestro Taddeo e Riccardo, suo figlio, di Apice, vendono al monastero di S. Giovanni a Marcopio due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Parituli, per il prezzo di un’oncia d’oro e 15 tarì, salvo il canone della decima dei seminati, spettante al monastero di S. Sofia di Benevento (XCVIII, 42)


2444.
1288, agosto 28, sabato («domenica»), ind. I – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Janello, giudice di Mercogliano
Dietro richiesta di Giovanni Molinaro, di Mercogliano, si riporta uno strumento del settembre 1280 (riferito, Reg. 2343) (LX, 27)
N.B.-Non c’è corrispondenza tra il giorno del mese e quello della settimana

2445.
1288 («1289»), ottobre, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Forenza («apud Florenciam»)
Guglielmo de Morra, not. di Forenza
Angelo de Notarmalgerio, giudice di Forenza
Fra Leonardo da Cava, monaco di M.V., col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., e come procuratore del medesimo per quel che riguarda alcune chiese e luoghi spettanti al monastero di M.V., e siti in Basilicata, e per quel che riguarda certi animali , e cioè 3 buoi, due giumenti, 30 maiali tra grossi e piccoli, e per quel che riguarda 3 salme di terra lavorativa in tenimento di Forenza, nella contrada «de macinellis», e una casa in Forenza, e «vegetes tres», che finora erano state tenute da fra Guido, priore di S. Maria degli Armeni, in territorio di Forenza, e da Domenica, sua moglie, dà disposizioni per la buona custodia di quei beni e ribadisce che durante la vita dei suddetti fra Guido e Domenicanon saranno tolti quei beni. E il suddetto fra Guido e sua moglie Domenica alla presenza di fra Leonardo rinunziano a ogni di dilazione («omni probationi»), concessa dal diritto ai novizi, e professano la regola di S. Benedetto, come si osserva in monastero. Infine fra Leonardo presenta una lettera inviata da Guglielmo, ab. di M.V., allo stesso fra Guido, priore di S. Maria di Forenza, in cui comunica di aver ordinato al latore della presente lettera, cioè a don Leonardo da Cava, di far trasportare al monastero suddetto tutti gli animali offerti al monastero, perchè si possa aver mano libera su di essi ad utilità del monastero e per la loro difesa da chiunque, ma insieme proibendo a chiunque di sottrarli a lui e di levarli dal dominio e potere suo, anzi comandando al suddetto don Leonardo che, a cautela di fra Guido e della sua moglie Domenica, vengano conservati, e che per tutto il resto fra Guido si mostri ossequiente a fra Leonardo (XLIV, 59)


2446.
1288, ottobre, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Adenulfo, not.
Roberto de Supino, giudice di Grottaminarda
Giovanni Marciano, col consenso di sua moglie, vende a Guido Ferraro, un casalino, sito fuori Grottaminarda, nel luogo detto pedino di Sant’Angelo per 12 tarì (XLVII, 37)


2447.
1288, novembre 12, venerdì, ind. II (in: 1290, aprile, ind. III)
Bellumindesto, pubbl. not. di Montefusco
Simeone di Pettamaiore e Nicola de Poto, giudici di Montefusco
Il nobile Simone de Unfrido, di Montefusco, facendo testamento, tra l’altro lascia il monastero di M.V. una terra nel luogo detto Parituli, vicino alla fontana di San Vito (in XCVIII, 40 e XCVIII, 41)


2448.
1288, novembre 15, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Giovanni de Solomeo, pubbl. not. di Boiano
Rainaldo de Limosano, giudice di Boiano
L’ab. Pietro de Nubulone, cittadino di Boiano e rettore della chiesa di S. Maria del Vivario, in Boiano, col consenso di Giovanni, ab. di S. Lupo di Benevento, cede ad Alessandra, moglie di Nicola de Costanzo, abitante in Boiano, un pezzo di terra, sterile e incolta,nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto colle di S. Vito; e in cambio riceve un orto vicino alla chiesa di S. Lorenzo, pure in Boiano (XXVIII, 193)


2449.
1288, novembre 21, domenica, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Leonardo de Allibrando, giudice di Avellino

Maestro Pietro de Marrachia, di Avellino, essendo debitore verso il monastero di M.V. , e per esso a Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. , in 4 once, «ex causa fideiussionis dudum prestite» , per parte del q. giudice Tommaso, suo figlio, che le aveva ricevute in prestito dal suddetto abate; ora, non avendo beni mobili, vende al monastero, a nome suo e per parte del pupillo Tommasello, un pezzo di terra con piante di nocciuole, nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Selva dell’Abate (XVIII, 60)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 228


2450.
1289 («1288»), gennaio 6, giovedì, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 4
Giacomo d’Osberno, d’Arienzo, pubbl. not.
Bernardo Flandino, giudice d’Arienzo
Guglielmo, ab. di M.V. , concede al maestro Ambrogio Daniele, d’Arienzo, per 29 anni un territorio, sito nelle pertinenze di Arienz, nel luogo detto San Marco, per l’annuo canone di 2 tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XIV, 150)


2451.
1289, gennaio 12, ind. II
Napoli
Gerardo, vescovo di Sabina, Legato apostolico e Baiulo del Regno di Sicilia, insieme col conte d’Artois, invia una lettera ai collettori delle decime regie, inviati dal Re nel Regno, ingiungendo loro di non molestare il monastero di M. V. e le case da esso dipendenti, circa l’esazione delle decime, essendo già stata pagata dall’ab. di M.V. «plenarie mercatori nostro» la decima dell’anno precedente per parte del monastero di M.V. , delle sue case, delle sue grancie, dovunque esistenti «citra farum» (LXXVI, 4)

     ***Copia in carta, del sec. XVII, eseguita da Guglielmo da Manocalzati (I, 82)


2452.
1289 («1288»), gennaio 16, domenica, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 5
Lauro
Amore, pubbl. not. di Lauro
Tommaso de Girardo, giudice di Lauro
Pietro de Fortino, abitante nel casale di Visciano in territorio di Cicala, vende a Ruggiero, suo fratello, i diritti che aveva su una terra, sita nelle pertinenze di Visciano, nel luogo detto «alle frabichinule», per 10 tarì d’oro (XXVII, 29)


2453.
1289 (gennaio) 20, giovedì, ind. II – Carlo II re a. 5
Mercogliano
Alessandro, not.
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V. , concede a Nicola Marigaudio un castagneto, rinunziato al monastero da Matteo Palattino, sito nel luogo detto Postelle, per un tarì di canone annuo, e un augustale d’oro d’entratura (LX, 28)

N.B.-Il mese si ricava dai tre dati uniti insieme, 20 del mese, giovedì e Ind. II, dati che
convengono solo al mese di gennaio di quell’anno 1289

2454.
1289, gennaio, ind. II – Carlo (II) a. 5
Ordine di Carlo II, re di Sicilia, rivolto a tutti i Baroni del Regno, di cacciar via dai suoi stati gli Ebrei («omnes singulosque Judeos masculos et feminas adultos impuberes et infantes cuiuscunque sexus conditionis etc.») (X, 9)


2455.
1289 («1288»), febbraio, ind. II – Carlo, principe di Salerno, a. 5
Nicola de Caro, pubbl. not. di Montoro
Riccardo de Caro, giudice di Montoro
Pietro Solofrano, f. di (in bianco), vende a Guglielmo de Amato, f. del q. Guglielmo, un pezzo di terra con nocelleto, nelle pertinenze di Montoro, nel luogo detto Valle, e propriamente «ad nucelletum de lu Setania», per due once e 15 tarì d’oro (LXXXVIII, 10)torna a inizio pagina


2456.
1289, aprile 5, ind. II – Carlo II, re a. 1
Napoli
Sergio de Platone («Plat.»), not. di Napoli
Ligorio de Griffo, giudice
Lorenzo, ab. del monastero di S. Lorenzo di Aversa, vende alle monache di Nocera dei Cristiani del monastero di Sant’Anna, un annuo canone di 20 libbre di cera che il suo monastero doveva ricevere dal monastero di Sant’Anna per una starza, che le monache possedevano nel casale di Grumo nelle pertinenze di Napoli: Vendita che si effettua per il prezzo di 12 once d’oro, denaro che era necessario al monastero di S. Lorenzo per un debito in una somma ancora maggiore che doveva al nobile signor don Federico de Flisco, conte di Lavania, che aveva loro venduto una starza nella villa di Frignano, nelle pertinenze di Aversa (XXII, 41)


2457.
1289, aprile 20, ind. II – Carlo II re a. 1
Napoli
Paolo Coczuolo, curiale
Guglielmo, ab. di M.V. , per parte del monastero di S. Felice di Napoli, procede a una permuta con Cesario Cacapece e Guido, f. di don Giacomo Cacapece, fratelli uterini, cedendo loro due pezzi di terra, siti nel luogo detto Arcora, altra volta concessi da Donato, ab. M.V., a Giacomo di Castelvetere; in cambio riceve un fondo, sito nello stesso luogo di Arcora (LXXXIX, 96)


***Interpretazione o copia in carta, eseguita in Napoli nel 1750 (LXXXIX, 97 – 98)

2458.
1289, aprile 20, ind. II – Carlo re a. 1
Nicola Cito, pubbl. not. di Arezzo
Nicola Sansone, giudice d’Arienzo
Carbone Villano compra da Omodeo Lombardo, abitante in Arienzo, un pezzo di terra in Arienzo, nel luogo detto Vallone, per un’oncia d’oro (XIV, 165)


2459.
1289, giugno 21, ind. II – Carlo II re a. 5
Nicola Pepe, pubbl. not. di Marigliano
Gualtiero del Giudice, giudice di Marigliano.
Fra Stefano, priore di S. Maria del Plesco, col consenso di Guglielmo Racco, ab. di M.V. , concede a Tommaso Maltone, f. di Tommaso, abitante nella Villa di Casaferro, nelle pertinenze di Marigliano, e ai suoi legittimi eredi maschi, un pezzo di terra in territorio di quella villa, nel luogo detto «a la mizana», per il canone di 10 grana all’anno (XXXIV, 31)


2460.
1289, luglio, ind. II – Carlo II re a. 5
Amico, pubbl. not. di Airola
Nicola de Filippo, giudice di Airola
Roberto di maestro Guglielmo, baiuolo di Airola, dietro ordine di Landolfo Caracciolo, «milite» di Napoli e giustiziere di Pirincipato Citra, in seguito a lettera a lui inviata da don Lodovico Monti «milite», maestro giustiziere del Regno, toglie la condanna di bandito e restituisce i beni confiscati a Corrado de Consia, di Airola, condannato in contumacia, non essendosi presentato nel termine fissato nella Gran Corte regia, per rispondere di un omicidio commesso (XII, 101)

2461.
1289, agosto 10, ind. II – Carlo II re a. 5
Guglielmo, pubbl. not. di Telese
Biagio, giudice della città Telese
L’Università di Telese elegge Andrea de Albinianello, il not. Roffredo e Roberto Sclavo di Telese, come suoi procuratori per trattare presso il re Carlo II i negozi che la riguardano (CXXI, 42)


2462.
1289, ottobre 1°, sabato, ind. III – Carlo II re a. 5
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Simone, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni de Curtesia una vigna, sita nel luogo detto Cervaro, per una libbra di cera all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro d’entratura (LX, 30)


2463.
1289, ottobre 8, ind. III – Carlo II re a. 5
Nusco
Ruggiero, pubbl. not. di Nusco
Giovanni di Guffredo, giudice di Bagnoli («de Balneolo»)

Tommaso d’Urso, di Bagnoli, avendo ricevuto in moglie Alberada, assicura sopra i suoi beni le 2 once d’oro ricevute in conto di dote (XXIII, 24)


2464.
1289 («1290»), ottobre 20, giovedì, ind. III – Carlo II re
Mercogliano
Alessandro, not. di Mercogliano
Pietro de Jannello e Simone, giudici
Riccardo, f. del q. Angelo de Ausilia («Auxilia»), cede al monastero di M.V.,  per le mani di Guglielmo, ab. di M.V., una vigna, sita in luogo detto Urrita, che egli teneva a censo dallo stesso monastero con l’obbligo di «reddere et facere… tertiam partem unius mensis cum carta»; e il suddetto abate lo libera ed esenta da quel servizio, obbligandolo solo a corrispondere 7 grana all’anno nella festa di Santa Maria a settembre (LVIII, 21)


2465.
1289, ottobre, ind. III – Carlo II re a. 5
Montefusco, davanti alla chiesa di S. Maria della Piazza.
Tommaso, not. di Montefusco
Bellumindesto, giudice di Montefusco
Preziosa, moglie di Giovanni de Durante, insieme con suo marito, vende a Riccardo Grasso due terre, sede nel casale di San Pietro a Sala, per un’ oncia d’oro e 15 tarì (CII, 6)


2466.
1289, novembre 15, ind. III («II») – Carlo II re a. 5
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco e Simone Janario, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. M.V., concede a Palmiero de Nubile una casa, sita in Mercogliano, sotto la chiesa di S. Pietro, per l’annuo censo di cinque grana d’oro, 10 tarì d’oro d’entratura, e due once d’oro a Roberto de Vassallo, che l’aveva in censo e l’ha rinunziata al monastero (LX, 31)


2467.
1289, novembre 25, ind. III – Nicola Pp. IV
Simeone, pubbl. not. di Barletta
Lorenzo Marco, giudice
Si riporta in pubblica forma uno strumento di promessa di doti per il matrimonio tra Bartolomeo, f. del giudice Roffrido de Epifanio, e Maria, figlia del giudice Sabino di Barletta («de Barulo»), oblato di M.V., rogato il 17 maggio 1285. Ind. XIII (riferito cfr. Reg. 2393), e che non si era potuto redigere in pubblica forma per la morte del notaio (XXIII, 122)


2468.
1289, novembre, ind. III – Carlo II re a. 5
Giovanni, pubbl. not. di Altavilla
Tommaso Calvo, giudice di Altavilla
La nobile Sibilia, moglie del nobile Tommaso di don Antonio de Murrone, signore del Feudo di Fraineta «francorum», ecc., concede a Pietro dell’Arciprete, di Altavilla, un pezzo di terra con piante di castagni, e in parte sterile, nelle pertinenze di Altavilla, e precisamente nel luogo detto Bumbio di Tora («ad bumbium tore»), per il censo della metà dei frutti (XII, 326)


2469.
1289, dicembre 5, lunedì, ind. III – Carlo II re a. 5
Alfiero, pubbl. not. di Lauro
Tommaso de Girardo, giudice di Lauro.
Guglielmo, «divina miseratione» ab. di M.V., riconcede in perpetuo a Tommaso, e Giovanni, Nicola e Damiano, fratelli, figli del q. Damiano de Ferraro, del casale di Casula, un territorio del monastero di S. Giacomo di Lauro, arbustato e a nocelleto, sito nel luogo detto Chiusa, per la metà del vino, delle nocciuole e la decima dei frutti inferiori (XLIX, 56)


2470.
1289, dicembre 31, sabato, ind. III – Carlo II re a. 5
Giovanni de Sico, pubbl. not. di Cicala
Tommaso de Cimitile («Cimiterio»), giudice di Nola e di Cicala.
Giovanni de Ruggiero e Trotta, sua moglie, abitanti in Visciano, vendono a Pietro Gallardo, f. del q. Tommaso un territorio nel luogo detto Pozzo di Rivo («ad puteum de rivo»), per 2 once d’oro (XXVII, 30)


2471.
1289, dicembre 31, ind. III – Carlo II re a. 5
Somma
Egidio, pubbl. not. di Somma
Federico Munzule, giudice di Somma
Il signor don Riccardo Spinello, f. del nobile don Nicola Spinello, di Somma conferma in perpetuo a Giovanni Peccatore, di Somma, per la corresponsione di 24 opere a braccio, e cioè 2 al mese, la concessione dei seguenti beni in Somma e nelle sue pertinenze: un sedilenella villa di Margherita, nel luogo detto «ad labinatum»; un pezzo di terra arbustato nel luogo detto Pampiniano; un altro pezzo di terra nel luogo detto Torabella; un pezzo di terra nel luogo detto Braniaco; un castagneto nel luogo detto Cesine nuove («ad cesinas novellas») (CXI, 153)

N.B.-Lo strumento non è terminato: manca l’escatocollo, il S.T., la sottoscrizione del giudice; ci sono però le sottoscrizioni dei testi

2472.
1290 («1289»), gennaio 3, martedì, ind. III – Carlo II re a. 6
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Riccardo, f. di Bartolomeo de Maraldo, e a Riccadonna, sua moglie, la metà di un tenimento, donato al monastero della stessa Riccadonna, e consistente in una vigna nel luogo detto Falcibassi, un campo nello stesso luogo e una vigna, pure ivi: il tutto per 10 grana di censo annuo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (CXVI, 51)


2473.
1290, gennaio 23, ind. III – Carlo II re a. 6
Francavilla («apud Francamvillam»). «Clericus Comiti Rubei eadem auctoritate publicius eiusdem terrem notarius»
Pietro de Amelio, giudice di Francavilla
L’Università di Francavilla, raccolta, more solito, davanti alla chiesa di S. Maria, sita nella stessa terra, costituisce suoi procuratori e nunzi speciali il not. Giacomo di Tommaso e Giacomo di Andrea de Fara, perchè, a nome della stessa Università compaiano davanti al re Carlo II e impetrino da lui la conferma dei privilegi di cui essa gode da tempo immemorabile, specialmente dei privilegi concessi dall’imper. Federico in quanto la terra di Francavilla e i suoi uomini vengono molestati «multipliciter et inlicite» da molti officiali del Regno, soprattutto dal gran Giustiziere e da Rubeo de Soliaco a causa di una concessione fatta allo stesso Rubeo di 100 once d’oro all’anno. Ora, siccome a terra di Francavilla è terra marittima («iuxta litus maris site infra iactum unius Balisce») con più di 600 focolari, che arma e può armare al tempo dell’armata regia due o più galee, non deve essere aggravata di altri pesi. Infine l’Università promette di ratificare e di ritenere tutto ciò che i suoi rappresentanti crederanno bene di fare per essa (XLV, 76)


2474.
1290 («1289»), febbraio 25, ind. III – Carlo II re a. 5
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Simone, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni di donna Gemma, un casalino in Mercogliano, nel luogo detto di San Pietro, per il censo annuo di 2 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 29torna a inizio pagina)


2475.
1290, aprile 3, ind. III («IV») – Carlo II re a. 6
Giovanni, pubbl. not. di Padula
Nicola di don Giliberto e Tommaso di maestro Pietro, giudici di Padula
I giudici Guglielmo di don Pietro, di Padula, dona alla chiesa di S. Lorenzo, obbedienza di M.V. , per le mani di don Roberto, monaco della stessa chiesa, un territorio nella contrada detta Cupa (XCV, 21)


2476.
1290, aprile, ind. III – Carlo II re a. 6
Tommaso,pubbl. not. di Montefusco
Bellumindesto, giudice di Montefusco
Dietro richiesta di padre Santoro, priore di S. Giovanni a Marcopio, si riporta un doc. Del 1288, novembre 12, venerdì. Ind. II (riferito, Reg. 2447) (XCVIII, 40)

      ***Altro originale (XCVIII, 41)

2477.
1290, maggio 11, giovedì, ind. III (In: 1290, maggio 14. ind. III)
Guglielmo, ab. di M.V. , elegge suo procuratore fra Santoro, priore dell’obbedienza di S. Giovanni a Marcopio, per ricevere l’oblazione di Riccardo Grasso e Salvasia, sua moglie (in CII, 1)


2478.
1290, maggio 14, ind. III – Carlo II re a. 6
Luca, pubbl. not. di Montefusco
Bellumindesto, giudice di Montefusco
Riccardo Grasso, di Casamundisi, nelle pertinenze di Montefusco, e Salvasia, sua moglie, del casale di S. Pietro a Sala si offrono al monastero di M.V. e per esso a fra Santoro, priore dell’obbedienza di S. Giovanni a Marcopio, agente dietro procura di Guglielmo, ab. di M.V., in data 11 maggio precedente, e con la loro oblazione donano i seguenti beni stabili siti nel casale di S. Pietro a Sala: una casa con cortile e orto presso la via pubblica; una terra nello stesso casale, nel luogo detto Corte di Biagio («de Blasio»); una corte nel luogo detto «a lu Puczillu»; una piccola vigna nel medesimo luogo; due altre vigne pure ivi; una terra nel luogo detto «lu Cabium»; una vigna nello stesso luogo; una terra nel suddetto luogo «lu Pucillu»; e un’altra terriciuola (CII, 1)


2479.
1290, maggio 20, ind. III – Carlo II re a. 6
Floro, pubbl. not. di Avella
Paolo, giudice di Avella
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Riccardo, medico di Baiano e al fratello di lui Giovanni, una terriciuola, sita nelle pertinenze di Baiano, presso Avella, nel luogo detto «a ly perna seu in pede tori», per il canone annuo di una lira di cera (XXIII, 62)


2480.
1290, maggio 31, mercoledì, ind. III – Carlo II re a. 6
Giovanni de Sico, pubbl. not. di Cicala
Sergio Perario, giudice di Nola e di Cicala
Marco de Furtino, abitante di Visciano, vende a Pietro Veterone una terra nel luogo detto Cancello, nelle pertinenze di Visciano, per 12 tarì e mezzo d’oro (XXVII, 31)


2481.
1290, giugno 5, ind. III – Carlo II re a. 6
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano.  Pietro, giudice di Mercogliano.
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M. V., concede al giudice Riccardo Racco un casalino, sito in Mercogliano, per 2 grana d’oro all’anno, per la festa di S. Maria a settembre (LX, 35)


2482.
1290, giugno, ind. III – Carlo II re a. 6
Ruggiero, pubbl. not. di Cervinara
Giovanni de Martino, giudice dei vassalli del nobile Riccardo Cappello di Cervinara
In occasione del matrimonio tra Tommasina, figlia di Matteo de Capua, cittadino di Cervinara, e Nicola, f. di Gregorio Bubulco, questi riceve in dote un terra, sita nel luogo detto Torre vecchia, e da parte sua assegna alla moglie la quarta parte dei suoi beni (XXXVIII, 96)


2483.
1290, settembre 21, ind. IV («III») Carlo II re a. 6
Mercogliano
Alessandro, not.   Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. , concede a Giovanni, f. di Giovanni de Graziano, i seguenti beni, che furono del tenimento del q. Giovanni Matteo de Graziano e che erano stati donati al monastero da Mabilia de Daniele, madre del suddetto, Giovanni: una casa in Mercogliano, sita sopra la chiesa di S. Pietro; un’altra casa nello stesso luogo; una vigna nel luogo detto Vesta; un castagneto nel luogo detto Toppe; un castagneto nel luogo detto Mandre: il tutto per l’annuo censo di 4 tarì, e 4 once d’entratura (LX, 36)

N.B.-Nel doc. è segnato come giorno della settimana la domenica («die domenico»); facciamo notare che quell’anno il 21 settembre cadde di giovedì

2484.
1290, novembre, ind. IV – Carlo II re a. 6
Capua
Nicola de Ambrogio («Ambrosio»); pubbl. not. di Capua
Palmiero, giudice di Capua
Nicola de Vitale, canonico di Capua, e Giovanni, suo fratello, figli del q. Vitale, di Catorano nelle pertinenze di Capua, vendono a Maria, moglie di Balduccio de Lucca, un edificio di case e una corticella «vacua» con orto, redditizi al signor Gimundo, f. del q. maestro Giovanni de Palmiero, e siti in Capua, nel suburbio dell’Ospedale di S. Giovanni Gerosolimitano, nella parrocchia di S. Giovanni a Castello, per il prezzo di 18 once d’oro e con l’onere suddetto (XXXII, 24)


2485.
1290, dicembre 23, ind. IV – Carlo II re a. 6
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., costituisce suoi procuratori fra Luca, monaco di M. V. , e il maestro Giacomo de Trebis insieme col maestro Nicola de San Vittore e il not. Luca di Limatola, perchè compaino davanti a Giovanni, vesc. di Tuscolo, per una lite intentata da Benedetto, vesc. di Avellino, contro il monastero di M. V., a causa di un censo e di altri beni del monastero (XIX, 138)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 232


2486.
1290 dicembre 31, ind. IV – Carlo II re a. 6
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Tadeo, f. di Riccardo de Maraldo, un casalino, devoluto al monastero e sito in Mercogliano, per 12 grana di censo all’anno, da corrispondere nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per questa concessione (LX, 37)


2487.
1290, dicembre 31, ind. IV – Carlo II re a. 6
Sarno
Riccardo Cardillo, pubbl. not. di Sarno
Gualtiero, giudice di Sarno
In ordine al matrimonio tra Antonello, f. di Bonainsigna, di Bracigliano, e Giacoma, figlia di Giovanni Pappacena, Antonello ebbe dal Pappacena le doti; ora, essendosi da tempo sciolto il vincolo matrimoniale per la morte di Antonello, Bonainsigna per la restituizione delle doti assegna al secondo marito di Giacoma, Salvo Palacio di Ravello, abitante in Sarno, per 4 once d’oro, una terra arbustata con alcuni alberi di noci, in tenimento di Bracigliano, nel luogo detto «Alu montorense» (XXIX, 260)


2488.
1290, dicembre, ind. IV – Carlo II re a. 6
Napoli
Pietro de Achille, pubbl. not. di Napoli
Giacomo de Donato, giudice di Napoli
Martone Lupolo, f. del q. presb. Giacomo Lupolo, della villa di Grumo, nelle pertienenze di Napoli, vende a fra Rainaldo da Preturo, Dell’Ordine dei Predicatori, agente a nome del monastero di Sant’Anna di Nocera dei Cristiani, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Napoli, e propriamente nella villa d’Arzano, nel luogo detto Starza del Marinaio, presso la starza del convento domenicano, per 3 once d’oro (XLVII, 41)


2489.
1291 («1290»), gennaio 2, martedì, ind. IV – Carlo II re a. 6
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Leonardo de Avella («dictus de Avella»), abitante in Mercogliano, col consenso di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., vende a Giovanni de Planceda una vigna, sita nel luogo detto l’Orto di San Basilio, per il prezzo di un’oncia e otto tarì d’oro, e il canone annuo di 2 tarì e 10 grana d’oro al monastero, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LXIII, 20)torna a inizio pagina


2490.
1291 («1290»), gennaio 5, ind. IV – Carlo II  re a. 6
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Tommaso, f. del q. Tommaso Pietro de Tristaino, un castagneto, sito nel luogo detto In Capo del casale de Urbiniano («In capite casalis urbiniani»), per il canone di mezzo tarì d’oro all’anno, da corrispondersi nella festa si S. Maria a settembre, mezz’oncia d’oro per questa concessione (LX, 33)


2491.
1291 («1290»), gennaio 26, ind. IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Alessandro pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Riccardo, f. del q. Angelo de Auxilia («Auxlia»), due pezzi di terra, donati al monastero da Andrea de Modania, oblato di M.V., dei quali uno con vigna nel luogo detto Urbiniano, e l’altro con castagneto nel luogo detto Natanovi, per il canone di un tarì all’anno, da corrispondrsi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per questa concessione (LX, 34)


2492.
1291 («1290»), gennaio 31, ind. IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Matteo, pubbl. not di Mercogliano
Simone, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., presenti il preposito don Giacomo e il vestarario don Giacomo da Bnenevento, monaci di M.V., concede a Guglielmo Capobianco («Capialbi»), di Montemiletto, e ai suoi eredi, «exceptis clericis et feminis», due pezzi di terra appartenenti al monastero, siti nelle pertinenze di Montemiletto, il primo nel luogo detto Fistula, in cui vi si trova una casa coperta «trabiata et solariata» e una vigna, e il secondo, presso il ponte di Taurasi: il tutto per il censo annuo di 18 tarì «di bono auro», da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e 4 once d’oro per questa concessione (Cand. X, 12)

N.B.-La pergamena è senza S.T. e senza sottoscrizioni

2493.
1291 («1290»), gennaio, ind. IV – Carlo II re a. 7
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Pietro de Caracita un castagneto, sito nel luogo detto Plaiora («Plaiura»), per il canone annuo di un tarì e 12 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro per questa conessione (LX, 32)

N.B.-Del giorno del mese è rimasto solo un «d…» = «decimo» o più probabilmente «duodecimo». La pergamena, pur avendo la sottoscrizione dell’ab. Guglielmo, non è terminata, mancando l’escatollo

2494.
1291 («1290»), febbraio 8, ind. IV – Carlo II re a. 7
Avellino
Pietro de Montefredane, pubbl. not. di Avellino
Francesco del Giudice, Giovanni de Marrachia, Pietro de Ventura, giudici di Avellino
Si attesta che il nobile Galay Pohel, regio giustiziere, portatosi in Avellino, fece raccogliere gli uomini di questa Università e fece loro leggere una lettera speditagli da Ottone de Toucy («Tucciaco»), gran Giustiziere del Regno di Sicilia, con la quale costui da Napoli, in data 27 gennaio precedente, gli ordinava che, adunati gli uomini di Avellino, avesse loro ingiunto, sotto pena di 50 once d’oro, di non molestare o turbare l’abate e il monastero di M.V. né nelle persone né negli averi, prendendo occasione da una questione che verteva tra M.V. e il vescovo e Capitolo di Avellino, e che a termine fisso di restituissero le «spolia» dell’Ospedale, e ciò entro il presente mese di febbraio (VIII, 97)


2495.
1291, febbraio 23, ind. IV – Carlo II re a. 7
Pietro Lupone, pubbl. not. di Cervaro
Nicola di Tadeo de Sadoc, giudice di Cervaro
Domandandosi sussidi per sostenere le spese che il Re faceva «in patribus ultramontanis», l’Università di Cerbaro nomina per la raccolta di 5 once d’oro, Nicola de Tobia, di Cervaro, il quale porterà tale somma a Capua entro il 3 marzo prossimo (XXXVIII, 186)


2496.
1291, febbraio 24, ind. IV – Carlo II re a. 7
Sant’Angelo «in thodic.»
Luciano, pubbl. not. di Sant’Angelo e di tutta l’abbazia Cassinese
Giovanni de Guerra, giudice di Sant’Angelo
Venendo al castello di Sant’Angelo il nobile Giovanni de Escapone, milite, e il maestro Giovanni de Capua, incaricati di raccogliere i sussidi in aiuto delle spese che il Re deve sostenere nei paesi ultramontani, l’Università di Sant’Angelo si obbliga a corrispondere 10 once alla Corte regia, da recare a Capua fra 15 giorni (XIII, 11)


2497.
1291, marzo 5, lunedì, ind. IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni de Montella, abitante nel Casale di M.V., due terre, site nel casale di M.V., delle quali una nel luogo detto Toro, e l’altra nel luogo detto Ayrola, per il censo annuo della metà dei frutti, e 2 tarì nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì per questa concessione (CXIV, 52)


2498.
1291, marzo 5, lunedì, ind IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), concede a Giacomo, f. di Pietro de Ravenna, di S. Pietro Olibulo, abitante in Mercogliano, 4 pezzi di terra, dei quali uno a nocelleto nel luogo detto Serrone, un altro a castagneto nel luogo detto Caputi, un terzo nel luogo detto Vallicelle, e l’ultimo a castagneto nel luogo detto Cute («Cutex»): Il tutto per il censo annuo di 40 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 2 once per questa concessione (LX, 38)


2499.
1291, marzo 11, ind. IV
San Severino
Intercetera del testamento di (Ruggiero) Sanseverino, conte di Marsico, — contenuto in un diploma del figlio Tommaso —, col quale ordina che, se il suo corpo sarà seppellito a M.V. , si daranno a M. V. 25 once d’oro per una volta, e 5 once ogni anno; se invece non si potrà seppellire a M.V. , si daranno al monastero 12 once per una volta, e 3 once ogni anno. Ora, non essendosi di fatto potuto seppellire a M.V., il figlio Tommaso ordina il pagamento delle 12 once e delle tre once annue (CXI, 66)

N.B.-Si noti il sigillo pendente di cera rossa

2500.
1291, aprie 12, ind. IV – Carlo II re a. 7
Ariano
Nicola de Ruggiero, pubbl. not. di Ariano
Francesco di Giovanni di don Enrico, giudice di Ariano
Essendo venuti in Ariano Giovanni de Escapone, «milite» e il maestro Giovanni de Capua per domandare un sussidio per le spese che il Re sostiene nei paesi ultramontani, l’Università di Ariabo si impegna a corrispondere 20 once d’oro, portandole a Capua dentro il presente mese di aprile (XIV, 130)


2501.
1291, aprile, ind. IV – Carlo II re a. 7
Maddaloni
Domenico de Sico, pubbl. not di Maddaloni
Filippo Ogliano («Ogllano»), giudice di Maddaloni
Guglielmo, ab. di M.V., col consenso della Comunità del monastero di Maddaloni, riconcede a Filippo Franco, di Maddaloni, e ai suoi eredi «exceptis crericis et feminabus», un territorio sito nel luogo detto Pardina («a la pardina»), per il canone annuo di una libbra di cera nella festa della Purificazione di Maria, e un’altra libbra di cera nella festa di S. Maria ad agosto (LI, 32)


2502.
1291, aprile, Ind. IV – Carlo II re a. 7
Domenico de Sico, pubbl. not. di Maddaloni
Biagio Gustabile e Filippo Ogliano («Ogllano»), giudici di Maddaloni
Il giudice Giovanni de Tamaro e Filippo de Tamaro, f. del q. giudice Giovanni de Tamaro, e Giovanni, f. del q. giudice Pietro de Tamaro, abitanti in Maddaloni, procedono ad una permuta con Guglielmo, ab. di M.V., dando un pezzo di terra nel luogo detto Sollarolo («ad Sollarolum»), e ricevendo un altro pezzo di terra nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto «a la foresta». Ma siccome il pezzo di terra che essi hanno ricevuto dal monastero è di minor valore di quello che hanno dato, il monastero rimette loro un censo di 2 tarì di Amalfi annui, che essi dovevano corrispondere al monastero per un altro pezzo di terra nel luogo detto «ad Mallanum» (LI, 15).

        N.B.-Lo strumento non è terminato: manca l’escatollo

2503.
1291, maggio 12, ind. IV – Carlo II re a. 7
Casale di M.V.
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V. , concede a Ruguletto di Roberto de Benevento, abitante nel Casale di M. V. , un casalino, sito nel Casale di M.V., per il canone annuo di 10 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 4 tarì d’entratura (CXVI, 53)torna a inizio pagina


2504.
1291, maggio 15, ind. IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano.
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., riconcede a Giovanni, f. del q. Giovanni de Andrea, di Mercogliano, un castagneto, sito nelle pertinenze di Mercogliano, del luogo detto Marcellino, appartenente alla chiesa di S. Giacomo Apostolo, sita nel luogo detto Toppitella, soggetta al suddetto monastero, per il censo annuo di 15 grana d’oro, da corrispondersi alla suddetta chiesa di S. Giacomo nella festa di S. Maria a settembre (LX, 40)

***Copia in carta bambagina (LX, 41 – 42)

2505.
1291, maggio 15, ind. IV – Carlo II re a.7
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello e Riccardo Racco, giudici di Mercogliano
Reccolita, ved. di Giovanni del giudice Leone, col consenso di Matteo de Montoro, suo fratello, insieme col chier. Nicola del giudice Leone, rinunzia al monastero di M.V., per le mani di Guglielmo, ab. di M.V., i diritti che aveva sui seguenti beni: una casa in Mercogliano,una vigna nel luogo detto Torelli, una selva nel luogo detto Cute, una selva nel luogo detto Caputi (LVI, 50)


2506.
1291, maggio 17, ind. IV – Carlo II re a. 7
Boiano
Giovanni Bonifato, pubbl. not. di Boiano
Palmiero de Arcuntia, giudice di Boiano
L’Università di Boiano si obbliga alla sovvenzione di 12 once d’oro per la fine del mese, da portarsi al nobile Giovanni de Escapone, «milite», e al maestro Giovanni de Capua, come sussidio per le spese che il Re sostiene nei paesi ultramontani (XXIX, 235)


2507.
1291, maggio (giorno corroso), sabato, ind. IV – Carlo II re a. 7
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo, Simone e Pietro, giudici di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Giacomo, f. di Pietro de Ravenna, di San Pietro de Olibula, vassallo del monastero e familiare dell’abate, abitante in Mercogliano, una casa, sita vicino alla chiesa di S. Pietro, domanata al monastero da Angelo, f. del q. Roberto de Ausilia («Auxlia»), oblato di M.V., per il canone annuo di 2 tarì d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre,e un’oncia d’oro d’entratura (LX, 39)


2508.
1291, giugno 13, ind. IV – Carlo II re a. 7
Matteo Manganario, pubbl. not. di Salerno
Giacomo de Protogiudice, giudice
Nicola Manzullo, f. del q. Giovanni, riceve in mutuo da Elisabetta, ved. di Bartolomeo de Vallone, dottore in Fisica di Salerno, otto once d’oro di tarì di Sicilia, impegnandosi a restituirle nello spazio di un anno, e ipotecandole sui suoi beni con giuramento prestato sul Vangelo (CV, 73)

***Copia in un doc. del 16 marzo 1293 (in CV, 72)

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, III, p. 179


2509.
1291, giugno 14, ind. IV  – Carlo II re a. 7
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro Fellicola, f. del q. giudice Giovanni, una casa con orto, sita nel luogo detto Girone, dentro Mercogliano, per il canone annuo di un tarì d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro d’entratura (LX, 45)


2510.
1291, giugno 14, ind. IV – Carlo II re a. 7
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab di M.V., concede a Giovanni de Caradasio, di Litto, abitante in Mercogliano un castagneto, sito nel luogo detto Vallicella, per il censo annuo di mezzo tarì d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e mezz’oncia d’oro d’entratura (LX, 44)


2511.
1291, giugno 14, ind. IV – Carlo II re a. 7
Matteo, pubbl. not di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni di Caradasio, di Litto, abitante in Mercogliano, due castagneti, rinunziati al monastero dal not. Giovanni, f. del q. giudice Roberto, siti nel luogo detto Fabbrica («frabica»), per il canone annuo di 15 grana, nella festa di S. Maria a settembre, e tre augustei d’oro per la concessione, mentre il suddetto not. Giovanni per la sua rinunzia riceve 4 once d’oro e 22 tarì e mezzo (LX, 43) 


2512.
1291, agosto 13, ind. IV – Carlo II re a. 7
Lauro
Amone, pubbl. not di Lauro
Tommaso, giudice di Lauro
Guglielmo, «divina miseratione» ab. di M.V., concede a Benedetto de Finicia, di Domicella, un territorio con castagneto, sito nelle pertinenze di Domicella, nel luogo detto Monticello, per l’annuo reddito della metà delle castagne, la decima dei seminati, e 7 tarì e 10 grana d’oro d’entratura (XLIX, 57)


2513.
1291, settembre, ind. V – Carlo II re a. 7
Montevergine
Luca di Limatola not. imperiale
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Il Padre Basilio, infirmarario di M.V., col consenso di Guglielmo, venerabile ab. di M.V., concede a Nicola Lombardo f. del q. Matteo Lombardo, abitante in Montoro, un territorio nel luogo detto Ponte di Cinquanta («in loco qui Cinquanta dicitur et ponte nominatur»), per l’annuo canone di 2 tarì a Natale (LXXXVII, 61)


2514.
1291, ottobre 20, ind. V – Carlo II re a. 7 (in: 1300 gennaio 20, ind. XIII)
Ordine del Re col quale dispone che, avendo concesso a Tommaso, f. del q. giudice Giacomo di, Avellino, la reintegrazione dei beni di suo padre, già devoluti al fisco e assegnati al «milite» il q. Enrico de Porta, e ora posseduti dal figlio di lui Filippo de Porta, siano assegnati altri beni a costui, «ex bonis fiscalibus Regni nostri», e che inoltre, ogni anno, a compenso di questo scambio di beni, vi siano date 6 once d’oro prendendole dal denaro della Curia regia (in XXI, 42)


2515.
1291, dicembre 15, ind. V (in: 1300, gennaio 20, ind. XIII)
Napoli
Mandato della Curia regia col quale si ingiunge alla Curia di Avellino l’esecuzione dell’ordine del 20 ottobre 1291 (Cfr. Reg. precedente) relativo alla restituzione dei beni paterni a Tommaso, f. del q. Giacomo,di Avellino, e all’assegnazione di altri beni a Filippo de Porta, che allora teneva quei beni, e di 6 once d’oro annue (in XXI, 42)


2516.
1291, dicembre 20, giovedì, ind. V – Carlo II re a. 7 (in: 1300, gennaio 20, ind. XIII)
Avellino
Castorio, pubbl. not di Avellino
Riccardo Francisio, giudice di Avellino
Si manda in esecuzione il mandato regio del 20 ottobre 1291 (cfr. Reg. 2514) e il mandato della Curia regia del 15 dicembre 1291 (Cfr. Reg. 2515), relativi alla restituzione a Tommaso, f. del q.Giacomo, di Avellino, dei beni paterni caduti nelle mani del fisco e al presente posseduti dal «milite» Filippo de Porta, e all’assegnazione di alti beni a costui (in XXI, 42)


2517.
(1291) (mese e ind. corrosi) – Carlo II re a. 7
Troia
Nicola d’Alessandro, pubbl. not. di Troia
Nicola de Leone, regio giudice di Troia
Benevento…, di Troia, fa testamento ed elenca i beni parafernali di Giacoma, sua moglie, e cioè: una casa, sita nella transenda pubblica «que dicitur dompnica»; un’altra casa nello stesso luogo e alcune vacche (CXXIV, 104)


2518.
1292 («1291»), gennaio 6, ind. V – Carlo II re a. 7
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Matteo de la Rosa vende a Paolo, f. del q. Bonafede de Isabella, una terra «vacua» con nocelleto, nel luogo detto Vesta («Besta»), per 23 once d’oro (LXX, 18)


2519.
1292 («1291»), gennaio 31, giovedì, ind. V – Carlo II re a. 8
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Malfrido de Filippo, giudice di Avellino
Simone Bove («Bos»), di Avellino, vende a Nicola, f. del q. Pietro Giacomo Russo («Rubei»), di Avellino, ma abitante nel Casale di M.V., un castagneto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Baccanico, per 12 once d’oro (XXI, 40) ¹

¹) In un doc. del 2 febbraio 1292 («1291»), delle Pergamene del Capitolo di Avellino, n. 34, c’è un accenno al monastero di M.V.: «…dom. Rogg. dei gratia Abbas mon. s. Benedicti de predicta civ. Avellin. (procedendo alla concessione di tre pezzi di terra nella «contrada del Casale di Bagnolo», afferma che uno dei tre pezzi di terra con castagneto)… dixit se recepisse in permutationem ab abb. et mon. s. Marie Montis Virginis» (riportato da Scandone, Avellino feudale, II, II, pp. 232-233)


2520.
1292, marzo 17, ind. V – Nicola Pp. IV a. 5
Bartolomeo de Taddeo, pubbl. not. di Benevento
Pietro di Notargiacomo e Pietro Spitameta, giudici di Benevento
Ruggiero d’Americo, il medico Pietro e Alferio di Nicola de Alferio, detto Pesaturo, cittadini beneventani, asseriscono alla presenza di Guglielmo, ab. di M.V., di essere stati lasciati tutori testamentari di Emma, figlia di Nicola di Potenza, detto Pisaturo, di Benevento, con la condizione che morendo costei in età pupillare, i suddetti tutori avessero dovuto distribuire per l’anima di lui i beni lasciati. Ora, essendo appunto seguito questo caso, essi danno al monastero di M. V., per le mani di Guglielmo, ab. di M.V., una casa con orto e casalina, e la terza parte di una terra «vacua», nelle pertinenze di Benevento, e ricevono dall’ab. Guglielmo otto once d’oro da distribuirsi ai poveri, rimanendo però usufruttuario di quei beni, sua vita natural durante, Alferio, fratello del testatore, il quale pertanto corrisponderà al monastero un braccio di cera all’anno il giorno 8 settembre (XXIV, 171)


2521.
1292, aprile 7, ind. V – Carlo II re a. 8
Giovanni de Grisolia, not. di Padula
Matteo di don Gilberto e Matteo de Goffrido, giudici di Padula
Dietro richiesta di Roberto, priore di S. Lorenzo di Padula, obbedienza di M.V., si riporta in transunto uno strumento contenente la donazione fatta al monastero di M.V. da Matteo di Sir Amolino di una casa e della metà di un territorio nel luogo detto Isca (XCV, 22)torna a inizio pagina


2522.
1292, aprile, ind. V – Carlo II re a. 8
Capua
Giovanni de Matteo, pubbl. not. di Capua
Antonio Guagnone, giudice della città di Capua
Patrizio, f. del q. giudice Matteo de Patricio, vende a Giovanni de Capua, not. della Gran Corte Regia, una terra con presa, orto, ecc., sita nel luogo detto «li russi de burgo pontis Capue» per un’oncia d’oro (XXXII, 25)


2523.
1292, maggio 1°, ind. V – «Vacante sede apostolica» per la morte di Nicola Pp. IV
Benevento
Tommaso del Giudice Luciano, pubbl. not. di Benevento
Pietro di Notargiacomo, giudice di Benevento
Nicola, f. del q. Finabello, vende Giovanni Razza una casalina, sita nella città nuova di Benevento, nella parrocchia di Sant’Angelo a Porta Fogliarola («foliarola»), per un’oncia e 18 tari d’oro (XXVI, 50)


2524.
1292, maggio 18, ind. V – Carlo II re a. 8
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Pietro Sasso, f. del q. Giovanni Sasso, cede a Matteo de Montoro un castagneto, sito nel luogo detto Urbiniano, e in cambio riceve due nocelleti, siti nel luogo detto Strada («Strata») (LXXI, 14)


2525.
1292, luglio 4, ind. V – Carlo II re a. 8
Napoli
Roberto Pulderico, di Napoli, not.
Atanasio Janario, «miles» e giudice di Napoli
Enrico d’Aquino, f. di Tommaso, conte d’Acerra, conferma al monastero di M.V. la donazione riferita in data novembre 1284 (Cfr. Reg. 2391), e dà facoltà a fra Luca, procuratore e monaco di M.V., di prendere possesso di quei beni (XXIII, 112)


2526.
1292, luglio 31, giovedì, ind. V – Carlo II re a. 7
Forenza («apud Florenciam»)
Guglielmo de Murra, pubbl. not. di Forenza
Tommaso, giudice di Forenza
Il diac. Guido de Angerio, di Forenza, e Tommaso, suo fratello, vendono a Giorgio, f. di maestro Unfrido de Giorgio, di Forenza, una vigna nel luogo detto Monte Giribaldo, per il prezzo di 2 once, 22 tarì e 10 grana (XLIV, 68)


2527.
1292, (mese illeggibile), ind. V – Carlo II re a. 8
Capua
(Pietro) de Saxa, pubbl. not. di Capua
Antonio, giudice
Bartolomea, figlia di Nicola Syr Luca e ved. di Stefano Ricio, insieme con Andrea, Riccardo e Paolo, suoi figliuoli, e col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., vende a Giovanni Vescovo, detto Pirillo («cognomine episcopus dictus Pirillus»), abitante nella villa di S. Maria a Fossa, una terra con presa e casa, che essa teneva dal monastero di M.V. di Capua per l’annuo censo di tre tarì, e che era sita nella stessa città, nella parrocchia di S. Maria di Caczagallo, per il prezzo di 3 once d’oro e con l’onere suddetto (XXXI, 115)


2528.
1292, settembre 9, ind. VI – Carlo II re a. 8
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Maggio, f. del q. Pietro de Mattia, col consenso di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., vende al giudice Riccardo Racco un castagneto, sito sulla montagna di Mercogliano, per un’oncia e 7 tarì e mezzo, e con l’onere di mezza libbra di cera all’anno, da corrispondersi al monastero di M.V., nella festa di S. Maria a settembre (LXIII, 2)


2529.
1292, settembre 14, domenica, ind. VI – Carlo II re a. 8
Giovanni de Sico, not. di Cicala
Sergio Perario, giudice di Nola e di Cicala
Bartolomeo de Marino e Gaudiana, sua moglie, abitanti nel Casale di Visciano, vendono a Pietro Veterone, pure abitante in Visciano, una terra, sita nelle pertinenze di Visciano, nel luogo detto Toppa, per 15 tarì d’oro (XXVII, 32)


2530.
1292, ottobre, ind. VI – Carlo II re a. 8
Maddaloni
Domenico de Sico, pubbl. not. di Maddaloni
Giovanni de Tamaro, giudice di Maddaloni
Guglielmo, ab. di M.V., cede a Martino de Deodato una terra arbustata nelle pertinenze di Maddaloni, nel luogo detto Foresta, e ne riceve in cambio un’altra nel luogo detto Sollarolo (LI, 16)


2531.
1292, novembre 3, ind. VI – Carlo II a. 8
Giovanni, pubbl. not. di Padula
Nicola Lombardo e Nicola di don Giliberto, giudici di Padula
Nubilia, moglie di Riccardo de Gerardo, dona alla chiesa di S. Lorenzo di Padula, obbedienza di M.V. per le mani di don Roberto priore della stessa chiesa, una casa, sita nella parrocchia di S. Martino, e la metà di un castagneto con la metà di una vigna, dentro la quale è edificata la chiesa di S. Nicola «de Vineis», pure in territorio di Padula (XCV, 23)


2532.
1292, dicembre 10, ind. VI – Carlo II re a. 8
Marigliano («apud Marelianum»)
Gualtiero de Enrico, pubbl. not. di Marigliano
Nicola del Giudice, giudice di Marigliano
Orlando Manescalco (e «Menescalco»), di Marigliano, con suo testamento ordina che il suo corpo venga seppellito a M.V., e lascia al monastero le sue case, con corte e orto contiguo, site in Marigliano, e le sue case o taverna davanti alla porta di Marigliano, stabilendo che nelle suddette sue case venga edificata una chiesa e Ospedale per quattro poveri, con letti, coperte, ecc., istituendo esecutore testamentario l’ab. di M.V., al quale lascia inoltre tutte le terre che possiede nel casale di Faibano e Marigliano (beni che però non vengono ulteriormente specificati) (LIII, 4)


2533.
1292, dicembre, ind. VI – Carlo II re a. 8
Casale di San Marzano
Giovanni Milvisio, pubbl. not. della città di Nocera dei Cristiani
Guglielmo Bertone, giudice del Casale di San Marzano
Cafaro Burrello e Maria sua moglie, del casale di San Marzano, donano al monastero di M.V., in cui presiede l’ab. Guglielmo, per le mani di fra Riccardo, monaco di M.V. e priore dell’obbedienza di M.V. esistente nello stesso casale, un reddito annuo di 10 grana d’oro, che dovevano corrispondere al suddetto Cafaro gli eredi del q. Giovanni de Nuceria per un pezzo di terra sito nel luogo detto «a la porta», mossi a questa donazione dalla devozione verso M.V. e dalla pietà dei religiosi, i quali «die ac nocte ad laudem et honorem dei omnipotentis et Beate virginis genitricis eius cuius sunt obsequio regulariter deputati» innalzano preghiere e fanno sacrifici (XCII, 51)


2534.
1293, gennaio 4, ind. VI – Carlo II re a. 8
Ascoli
Leone, pubbl. not. di Ascoli
Lorenzo de Lanczone, giudice di Ascoli
Benedetto, vesc. di Ascoli, insieme col suo Capitolo, crea procuratore Giovanni Cantore, per le cause che essi debbono sostenere, e in particolare per la causa di appello che avrà luogo, o si spera abbia luogo, tra don Epifanio, chier. della chiesa di Ascoli da una parte, e lo stesso Capitolo, che ha sporto appello, dall’altra, da sostenersi nella curia di don Giovanni, «dei gratia» arcivesc. di Benevento (XV, 96)


2535.
1293 («1292»), gennaio 10, ind. VI – Carlo II re a. 9
Leonardo, pubbl. not. di Eboli
Pietro de Listadauro, giudice di Eboli
Ruggiero de Dynago, di Eboli, e sua moglie Adeleta, vendono a don Giacomo da Mercogliano, preposito di M.V, una terra con olivi, sita nelle pertinenze di Eboli, nel luogo detto «Malitum», per 4 once d’oro e una quarta (XLII, 21)


2536.
293 («1292»), gennaio 10, sabato, ind. VI – Carlo II re a. 9
Capua
Leonardo, pubbl. not. di Capua
Patrizio, giudice di Capua
Guglielmo, ab. di M.V., esecutore testamentario del q. maestro Giovanni de Capua, not. del Re Carlo, e coerede per parte del monastero di M.V., avendo inteso che dalla casa del suddetto testatore, sita nel castello di S. Pietro a Ponte, erano stati portati via di notte molti oggetti di argento e di seta e dei mobili, per cautela fa dichiarare con questo strumento, con giuramento, sotto pena di scomunica, da Magalda, moglie del testatore, e da Giacomo e Nicola, fratelli del medesimo, le argenterie, l’oro, il danaro, ecc. sottratti dalla casa e requisisce ogni cosa (XXXI, 162)


2537.
1293, febbraio 13, ind. VI – Carlo II re a. 9
Capua
Nicola Allegrante, pubbl. not. di Capua
Criscio, giudice di Capua
Francesco da Eboli («de Ebulo»), f. del q. don Enrico di Capua, vende a fra Luca, agente come procuratore di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., e per parte del monastero di Capua, una terra con presa «vacua» e con casa, vicina al castello e alla parrocchia di San Pietro al ponte, per 6 once d’oro (XXXI, 33)


2538.
1293, marzo 4, mercoledì, ind. VI – Carlo II re a. 9
Capua
Rainaldo de Giorgio, pubbl. not. di Capua
Patrizio e Criscio, giudici di Capua
Maestro Tommaso, f. del q. giudice Giacomo de Avellino, vende al monastero di M.V., e per esso a Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., un pezzo di terra con nocelleto e castagneto, nelle pertinenze di Avellino, nella contrada detta Selva dell’Abate, per il prezzo di 15 once d’oro (XVIII, 61)


2539.
1293, marzo 8, ind. VI – Carlo II re a. 9 («8»)
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, e Simone, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., cede a Nicola de Davide e a Suprana, sua moglie, due pezzi di terra che furono del tenimento del q. Pietro Flaudino, dei quali uno nel luogo detto Pretorio, e l’altro nel luogo detto Marcellino: col patto di corrispondere l’annuo censo di un tarì e 5 grana nella festa di S. Maria a settembre; e in cambio riceve dai medesimi un campo con olivi, sito nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto San Basilio, dotale della suddetta Suprana, la quale corrispondeva al monastero un tarì all’anno (LVIII, 22)


2540.
1293, marzo 16, ind. VI – Carlo II re a. 9
Matteo Manganaro, pubbl. not. di Salerno
Petrone, giudice
Romualdo Sutore, f. del q. Nicola, procuratore della nobildonna Elisabetta, ved. di Bartolomeo de Vallone, mostra a nome di costei un doc. del 3 giugno 1291. ind. IV (riferito), — dal quale si rileva che Elisabetta aveva prestato a Nicola Manzullo otto once d’oro, da restituirsi nello spazio di un anno, e costui aveva garantita la restituzione ipotecando i suoi beni e corroborando la promessa con giuramento — ora, passato l’anno, Elisabetta aveva richiesto inutilmente una prima, una seconda e una terza volta, come vuole la legge, il denaro prestato, e perciò, mediante il suo procuratore ora chiedeva giudizialmente di impossessarsi, secondo la legge longobarda e le consuetudini della città di Salerno, dei beni del Manzullo nella misura del triplo della somma dovuta («pro predicto debito in triplum capere et transactare volebat»). A questo scopo il giudice suddetto, insieme con testimoni e apprezzatori qualificati, si reca alla casa del Manzullo, sita in Salerno nel rione dei Vietresi («loco veterensium»), presso la chiesa di S. Vito «de mare», e prende in pegno sei sottani («catodea») e il primo piano («primum solarium») della casa; ma, siccome la legge, dopo tale dichiarazione di pegnoramento, consente un altro termine di 36 giorni, perchè il debitore possa pagare quanto deve e rimanere in possesso dei suoi beni, — passati i quali, cessa da ogni diritto di dominio e di proprietà —, il procuratore, per stabilire la decorrenza dei termini, fa quest’atto pubblico davanti alla competente autorità giudiziaria (CV, 72)torna a inizio pagina

 Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, III, p. 179


2541.
1293, marzo 31, ind. VI – Carlo II re a. 9
San Severino
Il signor Tommaso da Sanseverino, conte di Marsico, f. del q. Ruggiero, assegna al monastero di M.V. un nocelleto nelle pertinenze di San Severino, nel casale di Cervito, perchè il monastero non poteva riscuotere agevolmente le 3 once annue assegnate da suo padre (Cfr. Reg. 2499); e siccome a causa delle guerre e di altri gravami che soffriva la città di Marsico, non si era potuto effettuare il trasporto del cadavere di Ruggiero, perciò il conte Tommaso si obbliga al versamento delle 25 once appena si fosse verificato l’auspicato trasporto, con obbligo di costruirsi una cappella (CXI, 67).

***Copia in carta, del sec. XVII, di Guglielmo Trasente da Manocalzati (CXI, 68)

2542.
1293, aprile 22, mercoledì, ind. VI – Carlo II re a. 9
Avellino
Pietro de Montefredane, pubbl. not. di Avellino
Castorio, giudice di Avellino
Don Leonardo Siccapane, arcidiac. e rettore della chiesa di S. Lorenzo in Avellino, concede a Giovanni e Nicola de Martino, fratelli, di Mercogliano, una terra, in parte «vacua» in parte a nocelleto, sita nelle pertinenze di Avellino, nella contrada detta Vesta, per il canone di un tarì all’anno, da corrispondersi nel mese di Agosto, nella festa della Madonna (XX, 56)


2543.
1293, maggio 13, ind. VI – Carlo II re a. 9
Lesina («apud Alexinam»)
Giovanni Tito, pubbl. not. di Lesina
Ruggiero de Bella, giudice di Lesina
Anericia, ved. di Sallimbene di Civita («de Civitate»), dona al monastero di M.V. una casa, sita nella Piazza pubblica di Lesina (XII, 103)


2544.
1293, maggio, ind. VI – Carlo II re a. (corroso)
Guglielmo, pubbl. not. di Lauro
Tommaso Biczone, giudice di Lauro
Ottaviano de Montefulcino («cognomine de Montefulcino»), f. del q. not. Angrisano, abitante nel casale di Migliano («Miliano»), vende ad Andrea de Montefulcino, suo zio, una casa con un po’ di terra nello stesso casale (LXXIII, 3)
N.B.-Riguardo al nome del giudice, si noti che nel testo è scritto «Buczonus» mentre nella sottoscrizione autografa si legge «Biczonus»

2545.
1293, giugno 9, ind. VI – Carlo II re a. 9
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Raone, di Rocca San Felice, abitante in Mercogliano, una casa con corte, donata al monastero da Pietro Spelta, e tre pezzi di terra devoluti al monastero, dei quali uno a castagneto nel luogo detto Urbiniano, un altro a oliveto nel luogo detto Santo Stefano, e il terzo a castagneto nel luogo detto Capo Casale: il tutto per l’annuo censo complessivo di 2 tarì d’oro, da corispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 3 once d’oro per la concessione (LX, 46)


2546.
1293, Iuglio 2, ind. VI. – Carlo II re a. 9
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro de Davito due casaline, site nel luogo detto Girone, in Mercoglino, vicino alla chiesa di S. Giovanni, delle quali una donata al monastero da Modestino Cimino, e l’altra rinunziata dal maestro Tommaso de Custodia, per il censo annuo di una libbra e mezza di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 8 tarì e 10 grana per la concessione (LX, 47)


2547.
1293, luglio 15, ind. VI («VIII») – Carlo II re a. 9
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello e Giacomo, giudici di Mercogliano
Gentile, f. di Bonapace de Aurilia, di Mercogliano, dona al mona stero di M.V., per le mani di Guglielmo, ab. di M. V., una vigna, sita nel luogo detto Cervaro (LVI, 51)


2548.
1293, settembre 27, domenica, ind. VII – Carlo II re a. 9
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Martino de Alibrando. giudice di Avellino
Matteo de Montoro («cognomine de Montorio»), del castello di Mercogliano, dando in moglie sua sorella Reccolica a Lorenzo de Amico, di Avellino, le assegna per dote 12 once d’oro, e Lorenzo confessa di averle ricevute così distribuite: once 6 in oro e once 6 «in rebus conredi communiter et concorditer extimatis et appretiatis». Inoltre Lorenzo dichiara che in caso di scioglimento del vincolo matrimoniale, egli restituirà alla suddetta Reccolica o ai suoi eredi solo 6 once secondo la consuetudine di Avellino, e inoltre un’altra oncia «pro osculo sive ex causa osculi», mentre le altre 6 once Matteo e Reccolica le donarono allo stesso Lorenzo «pro honorancia ut vulgo dicitur iuxta ritum et morem predicti castri merculiani qui in talibus observantur». Infine Lorenzo dà le opportune garanzie per la restituzione delle suddette 7 once, secondo l’uso e la consuetudine della città di Avellino (LXXII, 48)


2549.
1293, settembre 27, domenica, ind. VII – Carlo II re a. 9
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Martino de Alibrando, giudice di Avellino
Lorenzo de Amico, di Avellino, contraendo matrimonio con Reccolica, sorella di Matteo de Montoro («cognomine de Montorio»), del castello di Mercogliano, secondo il rito e il costume dei Longobardi dà alla sposa il morgincap, cioè la quarta di tutti i suoi beni mobili e immobili (XX, 68)

2550.
1293, ottobre, ind. VII – Carlo II re a. 9
Caserta
Stabile, pubbl. not. di Caserta
Giovanni de Guidone, giudice di Caserta
Andrea di Giovanni de Tommaso, abitante in Limata, della Baronia di Sanframondo, cede al nobile Tommaso, f. del q. don Antonio de Murrone, della villa di Macerata, abitante in Caserta, agente a nome e per parte di donna Sibilia, signora del feudo di Limata, ogni diritto che egli aveva su una casa, un orticello, alcune terre e una fossa esistente in Limata, nel feudo della suddetta donna Sibilia. La casa era nel «suburdio» di Limata e appartenne al tenimento del q. Giovanni de Milliczano; l’orticello era ivi congiunto; le terre erano le seguenti ed erano giunte nelle mani di donna Sibilia «per excadentiam racion. pheudi sui predicti», e si trovavano nelle pertinenze di Limata: una terra determinata dai suoi confini, un’altra sotto la chiesa di San Marciano, un’altra terra nel «Collicello», detto «lu collu» di Gio- vanni de Perosa. A maggiore cautela Andrea presta giuramento sul Vangelo di osservare e di far osservare la suddetta «remissionem, cessionem atque relassacionem» (L, 9)


2551.
1293, novembre 24, martedì, ind. VII – Carlo II re a. 9
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano

Roberto Vassallo, col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., vende Nicola Pillerio, f. del q. Nicola, una casa, sita in Mercogliano, per n’oncia e 12 tarì d’oro di Sicilia, e con l’onere di un censo annuo di 3 grana d’oro al monastero di M.V., nella festa di S. Maria a settembre, mentre finora il venditore corrispondeva solo un braccio di cera, e pagandosi inoltre al monastero per l’assenso 6 tarì che vengono erogati in utilità dello stesso monastero (LXIII, 21)


2552.
1293, novembre, ind. VII – Carlo II re a. 9
Montoro
Nicola de Maranchio, pubbl. not. di Montoro
Riccardo de Maranchio, giudice di Montoro
Il Padre Basilio, infirmarario di M.V., col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., concede al maestro Amore, f. del q. Caragisio, di Montoro, due case, site fuori le mura di Montoro, «in plebe… Sancte Marie», per il canone annuo di un tarì, a Natale (LXXXVII, 62)
***Duplicato (molto corroso) (LXXXVII, 63)torna a inizio pagina

2553.
1293, novembre, ind. VII – Carlo II re a. 9
Nicola de Maranchio, pubbl. not. di Montoro
Riccardo de Maranchio, giudice di Montoro
Il P. Basilio, infirmarario di M.V., cede, a titolo di permuta, ad Amore, f. del q. Caragisio, di Montoro, un casalino diruto, sito in Montoro, «in plebe silve Sancti Pantaleonis»; e in cambio riceve due case, fuori le mura di Montoro, «in plebe Sanete Marie de Castello» (LXXXVII, 46)
N.B.-Riguardo al cognome del not. e del giudice, altrove troviamo «de Marancio»

2554.
1293, dicembre 21, lunedì, ind. VII – Carlo II re a. 9
Salerno
Tommaso Dardano, pubbl. not. di Salerno
Matteo de Urso, giudice
Nicola Manzullo, f. del q. Giovanni, cittadino di Salerno, considerando la fragilità della vita umana e che nessuno può conoscere l’ora della morte, e conoscendo il culto devoto che di giorno e di notte si presta a Dio e alla Madonna nel monastero di M.V. («cultum laudabilem qui in eodem monasterio ad honorem Dei et beate Marie semper Virginis die ac nocte devocius observatur»), per acquistare la salvezza dell’anima sua si offre oblato di quel monastero, e insieme dona al monastero, per le mani di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., la sua casa in Salerno (e precisamente sei sottani e il primo piano «cum duabus camminatis»), sotto e presso la chiesa di S. Andrea de Lama nel rione dei Vietresi («in loco veterensi»), riservandosene però l’usufrutto, sua vita natural durante, e frattanto obbligandosi a corrispondere al monastero, «causa cognitionis», mezza libbra di buona cera o il prezzo equivalente, nella festa di S. Maria ad agosto, e a ospitare in sua casa l’abate, i monaci e i loro familiari che si trovassero ad andare in Salerno, finchè piacerà loro di rimanere in città, e anche i loro cavalli; e da parte sua il monastero s’impegna a somministrare al Manzullo, finchè vivrà in Salerno, due moggi di buon grano, nella festa del Natale un quarantino di buono e puro olio di olive, otto rotoli di buon cacio, rimanendo però al Manzullo l’obbligo di abitare e dimorare a Salerno secondo la volontà dell’abate per tutta la sua vita, portare la tonsura e il vestito come gli altri oblati del monastero, e alla sua morte quell’usufrutto dovrà ricadere al monastero (CV, 38)
 
***Altro originale (CV, 39)

Bibl.: Carucci, Codice Diplomatico Salernitano, III, p. 217


2555.
1294, aprile, ind. VII – Carlo II re a. 10
Maddaloni
Domenico de Sico, pubbl. not. di Maddaloni
Goffrido de Persico, giudice di Maddaloni
L’ab. Giovanni di Simone di maestro Girolamo, e suo nipote Filippo, f. del q. Riccardo di Simeone di maestro Girolamo, di Maddaloni, vendono a Nicola Mallola, abitante in Maddaloni, una terra, sita nel luogo detto Fossi, redditizia al monastero di M.V. in un canone annuo di 2 libbre di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, per il prezzo di 6 once, 22 tarì e 10 grana d’oro, e con l’onere suddetto (LI, 59)


2556.
1294, giugno 23, ind. VII – Carlo II re a. 10
Il Re dà il suo assenso a una permuta effettuatasi tra Riccardo de Salerno, «miles», signore di Litto e di Ponte di Mugnano («Ponte Miniani»), e Rainaldo, «miles» e «amiratus» del Regno di Sicilia e signore di Avella, alla condizione che Riccardo presti al Re quel servizio militare a cui era obbligato Rainaldo (X, 11)


2557.
1294, luglio 24, ind. VII – Carlo II re a. 10
Casale di M. V., detto Santa Maria del Preposito.
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Rus sumanno, Giacomo, Roberto e Giovanni, fratelli, abitanti nel suddetto casale, un casalino, sito nello stesso casale e propriamente nel luogo detto Fossato, per l’annuo censo di 10 grana a Natale, e pagando 10 tarì per la concessione (CXVI, 54)


2558.
1294, agosto 17, martedì, ind. VII – Carlo II re a. 10
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Tommaso, f. del q. Guglielmo de Bonaventura, una casa di legno, sita nel Casale di M.V., per l’annuo censo di 10 grana, nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per la concessione (CXVI, 55)


2559.
1294, settembre, ind. VIII – Carlo II re a. 10
Boiano
Giovanni de Solomeo, pubbl. not. di Boiano
Pietro de Randisio, giudice della città di Boiano
Benedetto, ab. di S. Lupo, in nome della chiesa di S. Maria del Vivario, concede in enfiteusi a Nicola de Amico e ai suoi figli maschi di 1° grado, una casa con orto contiguo, sita nel sobborgo («suburbio») di Boiano, vicino alla stessa chiesa di S. Maria del Vivario, per il canone annuo di 12 grana e mezzo, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 4)


2560.
1294, ottobre 11, ind. VIII – Carlo II re a. 10
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Pietro de Sergio, arciprete e rettore della chiesa di S. Pietro in Mercogliano, insieme con don Roberto de Ugolotto, don Tommaso, don Nicola de Sulibona, don Giovanni de Marco, don Riccardo Fillicola, don Giovanni de Tarsia, don Maggio («Madius»), don Modestino de Vassallo, don Giovanni Caputo e don Giovanni di maestro Riccardo, custodi e rettori della stessa chiesa di S. Pietro, costruita nel castello di Mercogliano, concede ad Auripallo, di Mercogliano, due castagneti della suddetta chiesa, dei quali uno nel luogo detto Malito («militum») e l’altro detto Natanovi, per il canone annuo di 2 tarì all’anno nella festa di S. Maria a settembre, e 10 tarì per questa concessione (LXXI, 46)torna a inizio pagina


2561.
(1294), ottobre 12 («IV Id. Octobris») – Celestino Pp. V a. 1 (in: 1321, agosto 1°, ind. IV)
Castel di Sangro
Il Papa Celestino V esime il monastero di M.V. e la sua congregrazione da ogni pagamento ecclesiastico o regio, in particolare dalla corresponsione di una libbra di cera all’anno al vesc. di Avellino (in I, 92)


2562.
1294, novembre 5, ind. VIII – Carlo II re a. 10
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Simone, giudice di Mercogliano.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V.. concede al maestro Giovanni Coco, abitante nel Casale di M.V., un castagneto nel luogo detto Pietracorvo, per il canone della metà delle castagne, e 2 once d’oro per la concessione (CXVI, 56)


2563.
1294 (mese e ind. corrosi) – Carlo re a. (corroso)
Nicola, pubbl. not. di Sarno
Palmiero, giudice di Sarno
Donna Sarna, — con l’autorizzazione e il consenso di Unfrido Scuterio, suo mundualdo, assegnatole dalla Curia per il presente contratto, non avendone uno legittimo testamentario, e avendone ora bisogno di uno per il presente contratto, perchè, secondo la legge longobarda, una donna non può vendere nè alienare senza il consenso e la volontà di due «propinquorum consanguineorum suorum» —, vende al maestro Salvo Palata, di Ravello, il reddito di 2 sestari e mezzo d’olio che le doveva corrispondere ogni anno a Natale donna Disperia per una terra con oliveto, sita in tenimento di Sarno, nel luogo detto «ad Orici», per il prezzo di 8 tarì d’oro (CVII, 25)


2564.
1295 («1294»), gennaio 30, ind. VIII – Carlo II re a. 11
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Leonardo de Alibrando, giudice di Avellino
Don Nicola de Marrachia, arcidiac. e rettore della chiesa di S. Germano in Avellino, conferma a Guglielmo del Giudice, del Casale di M.V., la concessione di metà di una terra «vacua», che indivisa possedeva con suo fratello Giovanni, e che era sita nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Corte, per il canone annuo di 4 tarì, da corrispondersi a gennaio da lui e dal maestro Riccardo di maestro Giovannello, che ha comprato la parte di quella terra che spettava al suddetto Giovanni (XX, 57)


2565.
1295, aprile 18, ind. VIII – Carlo II re a. 11
Pietrapagana («apud Petrapaganam»)
Giovanni, scrittore di Pietrapagana, in mancanza di un pubbl. not.
Pietro de Caragemma, giudice di Pietrapagana
Claricia, ved. di Giovanni Caldararo, offre se stessa e dona al monastero di M.V. la metà di una casa, sita in Pietrapagana, nella parrocchia di S. Leonardo, una vigna nel luogo detto Chiusa, una terra nel luogo detto Macchia, e un vignale detto «perete de cunterio» (XCIX, 250)


2566.
1295, maggio 1°, domenica, ind. VIII – Carlo II re a. 11
Giovanni de Sico, not. di Cicala
Tommaso de Cimitile («de Cimiterio»), giudice di Nola e di Cicala
Donna Letizia, di Marigliano, fa l’oblazione di se stessa alla chiesa di S. Maria del Plesco, per le mani di fra Stefano, monaco di M.V. priore di quella chiesa, e dona tutti i suoi beni dovunque si trovino (che però non vengono specificati) (XXXIV, 12)


2567.
12(95), luglio 5, martedì, ind. VIII – (Carlo) re a. 11 («10»)
Pietro de Montefredane, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Medania, giudice di Avellino
Maestro Tommaso (…), della città di Avellino, concede al maestro Giacomo e a Floreno (…), e alle loro rispettive mogli, un pezzo di terra con castagneto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Vesta, per il canone di (…) da corrispondersi l’8 settembre, e per entratura riceve 7 tarì e 10 grana (XX, 50)

NOTA


2568.
(1295), luglio 12 («IV Id. Julii») – Bonifacio Pp. VIII a. 1
Napoli
Landolfo, cardinal diac. di Sant’Angelo, e Legato della Sede Apostolica, scrivendo a Guglielmo Frexiaco, vicario del nobile Guglielmo de Alneto, signore di «Calen.» nella città di Carinola («in civitate Calinen») e di Mondragone («Rocca montis dragonis»), gli comunica che avendo Roberto, vesc. di Carinola, costituito suoi procuratori Luca de Guerinymo e Giacomo Pisano, chierici di Carinola, li assista con la sua opera e, richiesto da essi, dia loro consiglio, in aiuto e favore perchè possano espletare convenientemente la loro missione (LXX,13)


2569.
1295, agosto 15, ind. VIII – Carlo II re a. 11
Avellino
Leonardo de Crissio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Crissio, giudice di Avellino
L’ab. Nicola, f. di Matteo dell’abate, Manfrido, di Avellino, rettore della chiesa di S. Tommaso, sita in territorio di Avellino, nella contrada detta Guardia, col consenso dell’ab. Nicola, f. di Riccardo dell’abate Manfrido, suo socio nella rettoria della suddetta chiesa, concede a Giovanni Pellerio, di Mercogliano, un pezzo di terra, nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Selva dell’Abate, per il canone annuo della metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori (XX, 58)


2570.
1295, agosto, ind. VIII – Carlo II re a. 11
Casale di M.V.
Luca Grimi di Limatola, not. imperiale
Benevento, giudice del casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V. , concede a Simone de Deumeludede, del Casale di M.V. , un castagneto, sito nel luogo detto Torolano, per il canone annuo di 2 tarì e 10 grana, nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro d’entratura (CXVI, 57)


2571.
1295, dicembre 8, ind. IX – Carlo II re a. 11
Atripalda
Ruggiero, pubbl. not. di Atripalda
Giovanni de Orlando, giudice di Atripalda
Guglielmo, Palmerella e Pietro, figli di don Nicola de Rocco, abitanti in Atripalda, comprano da Guglielmo d’Asturencia e da Guglielmo, f. del q. Nicola de Luca, di Atripalda, una casa, sita nella Piazza di Atripalda, per il prezzo di un’oncia d’oro (XVI, 73)


2572.
1296 («1295»), gennaio 28, sabato, ind. IX – Carlo II re a. 12
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Francesco del Giudice, giudice di Avellino
Simone Bove («Bos»), di Avellino, vende a Pietro, f. di Matteo de Tarsia, del castello di Mercogliano, la terza parte di una terra con vigna, sita nelle pertinenze di Avellino, nella contrada detta Ponticelli, per 2 once d’oro (XXI, 41)


2573.
1296 («1295»), febbraio 9, ind. IX – Carlo II re a. 12
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Giovanni de Sabasta, e Tommasa, sua moglie, col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., vendono a Giovanni, f. di Giovanni de Ruggiero, pure di Mercogliano, i diritti che essi avevano su un pezzo di terra «vacua», nel luogo detto Vesta («Besta»), appartenente ad essi per parte della suddetta Tommasa, terra che appartenne al tenimento del q. Giovanni Molinaro, padre della suddetta Tommasa, e per il quale tenimento si doveva ogni anno al monastero di M.V. un certo annuo reddito e un servizio personale. Il compratore e i suoi eredi dovranno corrispondere al monastero, ogni anno, nella festa di S. Maria a set- tembre, 10 grana d’oro, mentre Pietro, fratello di Tommasa e cognato di Giovanni de Sabasta, f. ed erede del suddetto q. Giovanni Molinaro, e presente alla vendita, promette solennemente e giura sul Vangelo di continuare a corrispondere «totum et integrum servitium et redditum» come era obbligato per l’intero tenimento prima della vendita di quel pezzo di terra, nè a causa di questa vendita si diminuisce in nulla il servizio e il reddito dovuto al monastero. La vendita poi viene effettuata per il prezzo di un’oncia d’oro, mentre l’ab. di M.V. riceve dal compratore 7 tarì e 10 grana, da convertirsi in utilità del monastero (LXIII, 22)torna a inizio pagina


2574.
1296 («1295»), febbraio, ultimo giorno, ind. IX – Carlo II re a. 12
Marigliano («apud Marelianum»)
Carlo, pubbl. not. di Marigliano
Nicola del Giudice, giudice di Marigliano
Si riporta una lettera di Filippo, principe di Taranto, data da Napoli il 20 gennaio della ind. IX, ottenuta dal monastero di M.V., e diretta al giudice Cesareo d’Acerra («de Acerris»), suo Vicario Generale in Acerra, Marigliano, ecc., contenente l’ordine di informarsi riguardo al legato lasciato al monastero di M.V. da Orlando Menescalco (Cfr. Reg. 2532) e, risultando vero l’esposto presentato dal monastero M.V., ponesse questo in possesso dei beni lasciati con quel legato, dal quale possesso veniva impedito dal conte d’Acerra. Ora, constatatasi la verità con le debite prove di scritture, testimoni, ecc., il monastero di M.V. veniva posto in possesso dei seguenti beni, che furono del suddetto Orlando, e cioè: una casa con corte e orto in Marigliano; una taverna davanti alla Porta di Marigliano; sette pezzi di terra nelle pertinenze di Faibano: il 1° determinato solo dai suoi confini, il 2°, 3° e 4° nel luogo detto Vescovato («ad Episcopium»), il 5°, il 6° e il 7° nel luogo detto Calcarula (LIII, 7)


2575.
(1296), luglio 6 («II Non. Julii»), Bonifacio Pp. VIII. a. 2
Melfi
Landolfo, «miseratione divina» cardinal diac. di Sant’Angelo e Legato della Sede Apostolica, dà ordine a tutti i collettori e ai loro aiutanti di non molestare e di non permettere che venga molestato il monastero di M.V. insieme con tutte le sue Case dipendenti, per riguardo delle decime papali; dispone però che essi diligentemente e fedelmente investighino circa frutti e i redditi di quelle Case e grancie di M. V. per informarlo debitamente (LXXVI, 5)

Bibl.: Mastrullo, Monte Vergine Sagro, p. 517-518


2576.
1296, (…) ind. IX – Carlo II re a. 12
Napoli
Nicola Gruccialma, curiale.
Benedetto («Bento») Capaxa, soprannominato de Summa, insieme con sua moglie, e col consenso dei figli, vende due pezzi di terra in territorio di Somma (CXX, 70)

N.B.-La pergamena è in parte corrosa al lato destro e in gran parte deleta

2577.
1296, settembre 7, ind. X («IX») – Carlo II re a. 12
Montefusco
Tommaso, pubbl. not. di Montefusco
Antonio de Tipaldo, giudice di Montefusco
Il P. Santoro, priore di S. Giovanni a Marcopio, con procura di Guglielmo, ab. di M.V., concede in perpetuo a Roberto de Adaldo e ai suoi eredi maschi, «exceptis clericis et feminabus», una terra «vacua» nelle pertinenze di Montefusco, nel luogo detto Pratillo («appratillu»), con obbligo di costruirvi una casa, di piantarvi una vigna e altri alberi fruttiferi, e corrispondere 3 tarì d’oro all’anno nella festa di S. Maria a settembre, e la decima del mosto proveniente dalla vigna (LXXXIV, 9)


2578.
1296, settembre 19, ind. X – Bonifacio Pp. VIII a. 2 (in: 1296, ottobre 24, ind. X)
Guglielmo, ab. di M.V. , don Domenico, priore, don Bartolomeo, «camerarius», don Angelo da Troia, cellerario, insieme con don Pietro, arciprete di Mercogliano, e il clero di Mercogliano, e don Altemagno e altri chierici del Casale di M.V., convengono nel rimettere nelle mani di Roberto de Altopasso, arcidiac. di Avellino, e di fra Angelo, preposito di M.V., come arbitri, la causa che c’era tra loro e il vescovo e il Capitolo di Avellino (in I, 83)


2579.
1296, settembre 25, martedì, ind. X – Carlo II re a. 12
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Marrachia, giudice di Avellino
Francesco, «dei gratia» vesc. di Avellino, con espresso consenso del suo Capitolo, cede al monastero di M.V. e per esso a Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., i seguenti beni stabili: 1) un territorio con nocelleto nel luogo detto Macera, nelle pertinenze di Avellino; 2) un nocelleto nel luogo detto Fornata; 3), 4), 5), 6) quattro altri nocelleti nello stesso luogo; 7) un castagneto nel luogo detto Senolla («Senulla»); 8) un castagneto nel luogo detto Sariano; 9) un altro castagneto nel luogo detto Toccoreta; — inoltre 17 redditi annui, e cioè: 1) due libbre di cera ipotecate su un territorio nel luogo detto Fornata; 2) dieci grana d’oro su una vigna nel luogo detto Cardito; 3) quattro libbre di cera su una vigna nel luogo detto Racanella; 4) un tarì e mezzo su una vigna nel luogo detto Cardito; 5) un tarì e mezzo su un castagneto nel luogo detto Sala; 6) dieci grana annue su una selva nello stesso luogo; 7) e 8) un tari e mezzo su una vigna nel luogo detto Sant’Antonio e su una el luogo detto Pietro; 9) sei tarì d’oro su una selva e vigna nel luogo detto Pretorio; 10) una libbra di cera su una selva nel luogo detto Cardito; 11) nove tarì su certe vigne presso Urrita; 12) cinque tari su una selva nel luogo detto Pretorio; 13) dodici grana d’oro su un nocelleto nel luogo detto Giardino; 14) otto grana su un nocelleto nello stesso luogo; 15) due tarì e mezzo su una selva nel luogo detto Agnone; 16) la metà delle castagne di una selva nel luogo detto Pretorio; 17) un tarì e mezzo su una vigna nel luogo detto San Marco; — a sua volta l’abate di M. V. cede al suddetto vesc. di Avellino 15 stabili a castagneto nel luogo detto Bagnolo, che il monastero aveva dato a censo a diversi detto privati (XVIII, 72)

***Copia in carta, del sec. XVII, di Guglielmo Trasente da Monocalzati (XVIII, 73)


Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, pp. 235-236


2580.
1296, settembre, ind. X – Carlo II re a. 12
Capua
Nicola, not.
Pietro Sasso («de Saxa»), giudice
Nicola, f. del q. Angelo, e suo nipote Michele, f. del q. Pietro de Angelo, agente a nome suo e per parte di Giovanni e Capuana, suoi fratelli, si dividono alcuni beni, e in questa divisione a Nicola toccano 6 pezzi di terra: il primo del territorio della villa di Marando, il secondo nel luogo detto Corrigia, il terzo nel luogo detto «a lu cassu», il quarto, che è una corte, nel suddetto luogo di Marando, il quinto, pure corte («curtis»), nel luogo detto Bricia, il sesto nel luogo detto Selva di Bricia; a Michele toccano 8 pezzi di terra: il primo, una corte, nel luogo detto Bricia, il secondo, pure una corte, nello stesso luogo, il terzo, pure corte, ivi, il quarto nel luogo detto Marando, il quinto un arbusto, «a le guiciule», il sesto, attraversato dalla via pubblica, «a la mayatitu», il settimo «a la limata», l’ottavo nel luogo detto Selva di Bricia (XXXII, 112)


2581.
1296, settembre, ind. X – Carlo II re a. 12
Giovanni de Sico, not. di Cicala
Tommaso, giudice
Ruggiero Visconte («Biscontus»). abitante nel Casale di Visciano, e Maria, sua nuora, vendono a Pietro Veterone, di Visciano, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Visciano, nel luogo detto Corte di Noce («ad curtem de nuce»), per il prezzo di 3 once d’oro (XXVII, 33)


2582.
1296, ottobre 5, ind. X – Bonifacio Pp. VIII a. 2 (in: 1296, ottobre 24, ind. X)
Atto di procura del vesc. e del Capitolo di Avellino col quale nominano Roberto de Altopasso, arcidiac. di Avellino, perchè insieme con fra Angelo, preposito di M.V., come arbitro, termini la lite tra il vesc. e Capitolo di Avellino e l’abate e il Clero di M.V. (in I, 83)


2583.
1296, ottobre 5, ind. X – Carlo II re a. 12 (in: 1297, gennaio 15, ind. X)
Il re Carlo II, dietro supplica di Giacomo de Bursone, «milite» consigliere e familiare suo, conferma il contratto stipulatosi tra lo stesso Giacomo e i suoi vassalli di Giffoni, per cui costoro invece dei servizi personali, ai quali erano tenuti sinora verso di lui, gli corrisponderanno, ogni anno, delle determinate somme di danaro (in XLVI, 10)


2584.
1296, ottobre 24, ind. X – Bonifacio Pp. VIII a. 2
Roma
Pietro di Nicola, pubbl. not. apostolico e imperiale
Essendo incerto l’esito della vertenza e ad evitare «scandala et personarum pericula», Francesco, vesc. di Avellino, e Guglielmo, ab di M.V., per mezzo dei loro legittimi rappresentanti, costituiti rispettivamente da Roberto de Altopasso, arcidiac. di Avellino, e fra Angelo, monaco e preposito di M.V., creati con atti di procura dal vesc. e Capitolo di Avellino il 5 ottobre 1296, e dall’ab. e Comunità di M. V. il 19 settembre 1296, davanti a Guglielmo, cardinal diac. di S. Nicola in Carcere, vengono a un compromesso, ponendo così termine alle liti relative a un annuo censo, ai diritti episcopali e a certi beni temporali del castello di Mercogliano e del Casale di M.V., che il suddetto vesc. e il suo Capitolo sostenevano spettassero loro contro quanto difendevano l’abate e la Comunità e il Clero di M.V. (I, 83)


2585.
1296, ottobre 30, ind. X – Carlo II re a. 12
Casale di M.V.
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Pietro de Caracita e i suoi figli vendono a Giovanni de Angelo una vigna, sita nel luogo detto «Aqua de Marci», nel territorio del di M.V.  — che tenevano a censo da Guglielmo, ab. di M.V., per il canone annuo di 12 grana d’oro, nella festa di S. Maria a settembre —, per il prezzo di 12 tarì (CXIX, 3)


2586.
1296, ottobre 31, ind. X – Carlo II re a. 12
Taurasi
Giovanni, pubbl. not. di Taurasi
Tommaso, giudice di Taurasi
Urso Mariatora, di Taurasi, e sua moglie donna Mabilia, insieme con Nicola, loro figliuolo, donano i loro beni mobili e stabili al monastero per le mani di fra Angelo, monaco e preposito di M.V., e vengono ricevuti come conversi e oblati di M.V., cominciando con un certo periodo di prova o esperimento (CXXI, 7 bis)


2587.
1296, novembre 4, ind. X – Carlo II re a. 12
Ospedale nuovo di M.V.
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Nicola de Maroldo, f. di Bartolomeo de Maroldo, del Casale di M.V., una vigna nel luogo detto Falcibassi, e un territorio e un castagneto, nello stesso luogo, per l’annuo censo di un tarì, nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì d’entratura (CXVI, 58)

***Altro originale (CXVI, 59)


2588.
1296 («1297»), novembre 15, ind. X – Carlo II re a. 12 («7»)
Palma
Giordano de Milo, pubbl. not. della città di Nola, di Cicala e di Palma
Raone, giudice di Palma
Il signor Egidio de Mostarola («Monstarola»), signore di Palma e di Boiano («terre Boiani»), dona al monastero di M.V. i seguenti beni: un territorio in Palma, nel luogo detto Starza chiusa; un altro territorio detto Agello; una terra nel luogo detto Archi; una terra nel luogo detto Gurgonaldo (XCVIII, 2)

N.B.-L’anno del regnante non conviene per nulla con gli altri dati cronologici del doc. Abbiamo creduto bene di essere ancora una volta fedeli all’Ind., rettificando

Bibl.: Bridges, Langue d’oïl, vol. XXIII (1955), p. 187


2589.
1296 dicembre 9 («19»), domenica, ind. X – Carlo II re a. 12 (in: 1301, luglio 17, ind. XIV)
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Silvestro, giudice di Avellino
Donna Porpora, ved. di Ruggiero Sclavo, di Avellino dona con donazione «inter vivos» al signor don Raimondo del Balzo, primogenito del conte della città di Avellino, tutti i suoi beni, e la quarta che le spettava sui heni del marito, col patto di rimanerne usufruttuario (in XX, 13)

N.B.-I diversi dati cronologici, cosi come giacciono nel doc., non si possono accordare fra loro. Riguardo al giorno della settimana, per avere un «19» dicembre in domenica dovremmo o scendere al 1294 o salire al 1305, date assolutamente da scartare. Tutto si risolve supponendo lo sbaglio di «19» per «9». Supposto quest’errore, ci troviamo nella coincidenza del 9 dicembre, domenica, per l’anno 1296

2590.
1297 («1296»), gennaio 3, ind. X – Bonifacio Pp. VIII a. 3
Sasso («Saxo») di Apice, pubbl. not. di Benevento
Pietro Spitameta, giudice di Benevento
Fra Riccardo da Mercogliano, preposito della chiesa di S. Giacomo, dietro procura di Guglielmo, ab. di M.V., concede per 29 anni a Pietro de Bene, cittadino beneventano, una vignola con terra «vacua», sita nelle pertinenze di Benevento, nel luogo detto Montecalvo, per il canone annuo di un tarì e mezzo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XXV, 7)


2591.
1297, gennaio 15, ind. X – Carlo II re a. (13) (« … decimo »)
Giffoni («apud Gifonum»)
Giovanni de Russo, pubbl. not. di Giffoni
Giovanni de Dario, giudice di Giffoni
Giacomo de Bursone, «milite», consigliere e familiare del Re signore di Giffoni, si accorda coi suoi vassalli riguardo ai servizi personali che costoro erano obbligati a prestargli, sostituendoli con delle somme di danaro ogni anno; e questo dietro assenso regio spedito il 5 ottobre 1296, ind. X (riferito, Reg. 2583) (XLVI, 10)


2592.
1297, febbraio 8, ind. X – Carlo II re a. 13
Mercogliano
Matteo de Tristaino, pubbl. not. di Mecogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Giacomo, f. del q. maestro Giovanni Fortuna, di Capua, ora abitante in Mercogliano, vende al monastero di M.V., e per esso a Guglielmo, ab. di M.V., la metà di certe case con «vacuo» e corte, site dentro la città di Capua, nel castello di San Pietro, per 25 once d’oro, mentre l’altra metà delle stesse case era già del monastero, a cui l’aveva donata il padre del venditore (XXXI, 34)


2593.
1297 («1296»), febbraio 15, ind. X – Carlo II re a. 13
Avellino
Pietro de Montefredane, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Salerno, giudice di Avellino
L’ab. Ruggiero, rettore della chiesa di S. Giovanni a Baccanico, col consenso di Francesco, vesc. di Avellino (che si sottoscrive), e di Riccardo, ab. del monastero di S. Benedetto d’Avellino, concede a Giacomo e a Ruggiero de Acernis, del Casale di M.V., un castagneto, sito nel luogo detto Baccanico, per la metà dei frutti, e 22 tarì per questa concessione (CXX, 104)


2594.
1297, aprile 1°, ind. X – Carlo II re a. 13
Boiano
Benvenuto, pubbl. not. di Boiano
Pietro del giudice Giovanni, giudice di Boiano
Benedetto, ab. di S. Lupo, in nome della chiesa di S. Maria del Vivario, concede a Giovanni di Roberto de Raone, cittadino di Boiano, e ai suoi legittimi eredi di primo grado, una vigna, sita nelle pertinenze di Boiano, nel luogo detto Canale, per il canone annuo di mezza libbra di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto (XXIX, 5)


2595.
1297, aprile 10, mercoledì, ind. X (in: 1300, gennaio 20. Ind. XIII)
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Giovanni de Salerno e Giovanni de Marrachia, giudici di Avellino
Molte persone attestano che siccome il gallico don Filippo de Porta, f. del q. Enrico, si sforzava di riottenere da Carlo II tutti i beni che furono del q. giudice Giacomo de Avellino, — beni che egli asseriva essere stati concessi da Carlo I a suo padre Enrico e che egli stesso aveva tenuto sino al tempo che Carlo II comandò fossero restituiti e riconsegnati al maestro Tommaso, f. del suddetto giudice Giacomo di Avellino, il quale tuttora li possiede —, Tommaso, f. del suddetto q. giudice Giacomo, temendo che Filippo possa riuscire a riottenere tali beni, addiviene con lui a un accordo, per cui gli dà un’oncia 20 tarì (complessivi) e riceve da lui, per parte sua e dei suoi eredi, una «generalem refutationem» con promessa di osservare quanto si è convenuto, sotto pena di 100 once d’oro (in XIX, 139)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 237


2596.
1297, maggio 28, ind. X – Carlo II re a. 13
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello e Riccardo Racco, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., rilascia e cede a Gualtiero de Barone e a Marrisio de Barone, suo fratello, e a Giacomo e a Gualtiero, loro nipoti, figli del q. Giovanni, la quarta parte di un tomolo di orzo, la quarta parte di un tomolo di castagne, una langena di vino e l’ottava parte di una spalla di porco, che questi dovevano corrispondere ogni anno per un tenimento che possedevano da parte del monastero di M. V.; e in cambio riceveva una casa in Mercogliano, vicino alla Porta del Capo, e 15 grana di censo annuo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LVIII, 23)


2597.
1297, settembre 20, ind. XI – Carlo II re a. 13
Montefusco
Nicola, pubbl. not. di Montefusco
Giovanni, giudice di Montefusco
Matteo de Floradassa, di Montefusco, e Guerriera, sua moglie, offrono se stessi al monastero di M.V. e donano al monastero tutti i loro beni, di cui il P. Santoro, preposito di M.V., prende possesso, e cioè: una casa in Montefusco, nella parrocchia di S. Pietro; un orto nel casale di Santo Stefano de Calarano, insieme con un pagliaio («tegurio») e una piccola vigna («vineola»); un’altra vigna nello stesso casale. Il tutto con la condizione di conservarne l’usufrutto e di essere seppelliti a M.V. (LXXXIII, 45)


2598.
1297, ottobre 2, ind. XI – Carlo II re a. 13
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede ad Alessandro di don Capuana, del Casale di M.V., una casa con orto, sita nello stesso Casale di M.V., nel luogo detto Fossato, per l’annuo censo di 12 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 25 tarì d’oro per questa concessione (CXVI, 60)torna a inizio pagina


2599.
1297, novembre 6, ind. XI – Carlo II re a. 13
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro, Tommaso, Marco, Fronduta e Tommasa, figli di Marco de Gironimo, di Mercogliano, un oliveto con vigna, in territorio di Mercogliano, per il canone annuo di un tarì e 10 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e un’oncia d’oro per la concessione (LX, 48)


2600.
1297, dicembre 2, ind. XI – Carlo II re a. 13
Napoli
Paolo Coczulo, curiale
I coniugi Ludolfo Marogano, f. del q don Gregorio Marogano e della q. donna Gisolda, e Paola, figlia del q. don Bello Actallarico, vendono a Giovanni de Muscu, f. del q. Rubino de Muscu e della q. donna Marocta, un pezzo di terra nel luogo detto Arcino, per il prezzo di 11 once d’oro di tarì di Sicilia (XCVII, 27)


2601.
1297, dicembre 9, ind. XI
Napoli
Filippo, principe di Taranto, f. del Re di Sicilia, conferma a Guglielmo, ab. di M.V., la donazione fatta dal maestro Orlando di Marigliano delle sue case poste davanti alla Porta di Marigliano, di sette pezzi di terra, siti nel casale di Faybano, nelle pertinenze di Marigliano, sulle quali case vi era un censo, dovuto alla Corte, di due tarì, due galline e due capponi all’anno, e sulle terre vi era un altro censo, pure dovuto alla Corte, di un tarì e 10 grana all’anno: censi che il principe rilascia e dona al monastero (VIII, 98)


2602.
1298 («1299»), gennaio 5, ind. XI – Carlo II re a. 14
Forenza («apud Florenciam»)
Guglielmo de Murra, pubbl. not. di Forenza
Ruggiero de Guirrasio, giudice di Forenza
Domenica, figlia del q. Matteo de Pietro, di Forenza, e Gregorio de Unfreda de Giorgio, pure di Forenza, suo marito, donano al monastero di M.V., per le mani di P. Guido, priore della chiesa di S. Maria degli Armeni, grancia di M. V., tutti i loro beni mobili e stabili, ecc., siti in Forenza, riservandosene però l’usufrutto loro vita durante, e come oblati si sottopongono all’obbedienza di M. V. (XLIV, 46)


2603.
1298, gennaio 6, ind. XI – Bonifacio Pp. VIII a. 4, Carlo II re a. 13
Napoli, Castelnuovo
Bartolomeo de Capua, logoteta e protonot. del Regno
Bartolomeco Campalone, di Scala, pubbl. not. apostolico
La regina Maria e suo figlio Roberto, Duca di Calabria e Vicario generale nel Regno di Sicilia, considerando i grati servizi prestati da Ludovico Monti («de Montibus») alla loro Casa regnante e che parecchi beni feudali che gli erano stati concessi erano poi stati revocati dalla Curia regia, assegnano a Clemenza, primogenita del suddetto Ludovico, un annuo reddito di 100 once d’oro su beni fiscali da assegnarsi dal Re. Che se poi il Re non farà o negherà tale assegnazione di beni, allora Roberto le assegnerà dei beni suoi fino al valore delle 100 once, e frattanto, finchè non si farà la suddetta provvisione o di suo padre o sua, percepirà questo reddito di 100 once d’oro dai diritti di baiulazione della terra di Foggia o da altri diritti e proventi della Curia (X, 10)


***Copia in un doc. del 17 ottobre 1301 (in X, 13)
***Altra copia in un doc. del 31 ottobre 1309 (in X, 12)
 

2604.
1298, gennaio 20, ind. XI – Carlo II re a. 14
Casale di M.V.
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni de Romaldo, un casalino, sito nel Casale di M.V., per l’annuo canone di 6 grana, e 4 tarì per la concessione (CXVII, 1)


2605.
1298, gennaio 20, ind. XI – Carlo II re a. 14
Grottaminarda («apud Crypram Maynardi»)
Tommaso, pubbl. not. di Grottaminarda
Luca Cristiano, giudice di Grottaminarda
P. Santoro, preposito di M.V., concede in perpetuo a Giacomo Pensa di Grottaminarda, un ortale e casalino di fabbrica, siti rispettivamente l’ortale nel luogo detto Occhio («Oculus»), e il casalino nel luogo detto Sant’Angelo, in Grottaminarda, per il canone annuo di 15 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (XLVII, 18)


2606.
1298, gennaio 21, ind. XI (in: 1300, gennaio 20. Ind. XIII)
Napoli
Bartolomeo de Capua, logoteta e protonot. del Regno
Roberto, primogenito del Re, Duca di Calabria e Vicario del Regno di Sicilia, rende noto che Tommaso de Avellino, «familiaris paternus devotus noster», gli ha esposto che avendogli il Re, suo padre, concesso «gratiose», i beni che furono di suo padre, il giudice Giacomo de Avellino, che erano siti nella stessa terra di Avellino e nelle sue pertinenze, domanda e ottiene l’assenso regio su tale concessione e sul trattato intervenuto tra il suddetto Tommaso de Avellino e il gallico signor Filippo de Porta, perchè costui, nonostante l’accordo stipulato con Tommaso (cfr. Reg. 2595), si disponeva a ricorrere al Re, per riavere quei beni, che da Carlo I erano stati una volta concessi al padre di lui Enrico de Porta e che lui stesso aveva tenuto sino a quando non erano stati restituiti a Tommaso (in XIX, 139)

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 238


2607.
1298 («1297»), marzo, ind. XI – Carlo II re a. 14
Montoro
Nicola de Caro, pubbl. not. di Montoro
Eustasio, giudice di Montoro
Fra Pietro, infirmarario di M.V. e procuratore di Guglielmo, ab. di M.V., con procura del 10 marzo dell’ind. XI, cede all’ab. Matteo Raspacapdo, di Montoro, una casa con corte e orto congiunti, sita nelle pertinenze di Montoro, nel luogo detto «li raspacapdi»; e in cambio riceve due castagneti nelle pertinenze di Montoro, uno dei quali nel luogo detto «li Piscopi», e l’altro nel luogo (abraso) (LXXXVII, 47)


2608.
1298, giugno 30, ind. XI. – Carlo II re a. 14
Giovanni Mancino, pubbl. not. della città di Sora
Giovanni Burdone, giudice della città di Sora
Fra Luca, monaco di M.V., presentata una lettera di don Margherita de Sangro, contessa di Ascoli, — in esecuzione del testamento del q. don Cristoforo de Aquino, conte di Ascoli, data da Ascoli («Excoli») il 19 giugno, Ind. XI, e indirizzata a Dorisio del castello di Pesclo, camerario della stessa contessa in Sangro, con la quale lettera ingiunge a costui di recarsi nella città di Sora e di mettere in possesso il monastero di M.V., e per esso il religioso fra Luca, monaco di M.V., dei beni che suo marito ebbe dalla donazione fattagli dal q. nobile Grasmondo de Balzorano, «milite», esistenti in Sora o altrove, e che in testamento aveva lasciato a M.V., in cui aveva scelto il luogo della sua sepoltura —, vien messo dal suddetto Dorisio nel possesso dei seguenti beni in Sora: una casa nella città di Sora, nel luogo detto Piazza Mauresta (« Placza Mauresta»); un casalino nel luogo detto «lu colle»; un casalino nel luogo detto Cancello; un casalino presso la piazza della chiesa di S. Restituta, con orto congiunto; una terra nel luogo detto lo Scritero; una terra nello stesso territorio, nel luogo detto Vallegisone; una terra nello stesso territorio, nel luogo detto (Fontana Scarlatta); un’altra terra pure ivi; una terra nel luogo detto Forca; due terre nello stesso territorio, nel luogo detto Vado; due terre nel luogo detto «le prete late»; altre sei terre nel luogo detto Pantano Domnico («Pan tanu donicu»); una terra nel luogo detto Colle de arturi; un’altra terra nel luogo detto Laurito; sei terre nel luogo detto Favale; una terra nel luogo detto Canale; una terra nel luogo detto Vallefrida; una terra nel luogo detto Pisana de musco; un’altra terra pure ivi; una terra nel luogo detto Vanglone; una terra nel luogo detto Perceruscli; una terra nel luogo detto Casali; un’altra terra nel luogo detto Anglone de Cufera (e «de Tofara»); altra terra nel luogo detto Valle; altra terra nel luogo detto Pietra lata («pretelatelate»); altra terra presso la Via pubblica; — e inoltre parecchie rendite da riscuotersi dai suoi vassalli (che si enumerano partitamente) (CXIII, 127)

***Copia in carta, del sec. XVII, di Guglielmo da Manocalzati, da consultarsi, perchè eseguita quando la pergamena non era corrosa come al presente (CXIII, 128-133)torna a inizio pagina

2609.
1298, luglio 12, ind. XI – Carlo II re a. 14 («13»)
Gualtiero de Enrico, pubbl. not. di Marigliano
Mareliano Barbarolo, giudice di Marigliano
Il giudice Nicola del Giudice  e il giudice Giovanni di don Guglielmo, di Marigliano, in forza di lettera ricevuta dal signor Pietro Braher, regio giustiziere di Terra di Lavoro e del contado del Molise, e spedita dietro richiesta dell’ab. di M.V., contro Aversano Calenda, la moglie di costui Florisinda e la madre di costei Salincuntra, di Marigliano, procedono alla vendita di una parte dei loro beni, da applcarsi per pena a favore del regio fisco; e pongono il monastero di M.V. nel possesso dei seguenti beni, donati al monastero da Solimia, moglie i Giovanni di Somma, oblato di M.V. (cfr. 1321, gennaio 4), e cioè: una terra piantata a nocelleto e con arbusto, nelle pertinenze di Marigliano, nel luogo detto Ceruleo; una terra con nocelleto e arbusto nelle stesse pertinenze di Marigliano, nel luogo detto La Pita; una terra nel o detto Arbusta («a la arbusta»); una terra arbustata nello stesso luogo; una casa con corte, orto, forno, palmento, ecc., nel casale di Tricenta, nelle pertinenze di Marigliano: beni che furono consegnati al monastero fintanto che gli antichi padroni, condannati in contumacia, non si fossero presentati a difendere i loro diritti (LIII, 8)

2610.
1298, settembre 20, ind. XII – Carlo II re
Napoli
Maestro Pietro de Ferreriis, in assenza del protonot. del Regno
Re Carlo II d’Angiò dà il suo assenso a una permuta effettuata tra Bartolomeo Siginulfo, di Napoli, e Terrisio de Messi, di alcune botteghe sulla via dove si vendevano panni di canapa («in ruga ubi panni cannapacii venduntur»), e di altre dove si vendevano pelli, botteghe che essi tenevano in feudo dal Re (XC, 293)


2611.
1298, settembre 22, ind. XII – Carlo II re a. 14
Luca de Limatola, pubbl. not. imperiale
Guglielmo, ab. di M.V. (che si sottoscrive con altri sei monaci di M.V.), stipula con Tommaso Scillato, di Salerno, una permuta, nella quale Tommaso riceve i luoghi di Sant’Angelo a Crista e Tripergole, siti presso Pozzuoli, e i bagni di Tripergole, con le terre, gli edifici, i diritti e tutte le pertinenze degli stessi beni, spettanti al monastero di M.V., il monastero di M.V. da parte sua riceve parte del casale di Visciano («Bissani») e certi altri beni in tenimento di Nola e di Cicala e nelle terre circonvicine, nel giustiziariato di Terra di Lavoro (VIII, 100)

***Copia informe in carta, del sec. XVII, di Guglielmo da Manocalzati (VIII, 101-104)    

NOTA


2612.
1298, settembre 22, ind. XII – Carlo II re a. 14
Napoli
Carlo II d’Angiò rende nota la permuta effettuatasi tra Tommaso Scillato, di Salerno, e Guglielmo, ab. di M.V., di cui al Reg. precedente (VIII, 99)


2613.
1298, settembre 24, ind. XII – Carlo II re a. 14
Napoli
Maestri Razionali
Carlo II, re di Sicilia, ingiunge al giudice Simeone Janario, di Mercogliano, di porre Guglielmo, ab. di M.V., in possesso del casale di Visciano e di altri beni nelle pertinenze di Nola e di Cicala, e di certe botteghe nella città di Napoli, che il monastero aveva ricevuto dal Re in cambio dei luoghi di Sant’Angelo «Montis ad Cristam» e di Tripergole, siti presso Pozzuoli, e dei Bagni di Tripergole con tutti i diritti e pertinenze (XXVII, 4)


2614.
1298, settembre 24, ind. XII – Carlo II re a. 14
Napoli
Maestri Razionali
Il re Carlo II dà ordine al Giustiziere del Regno di tassare la parte del casale di Visciano rimasta alla Regia Curia in un’oncia d’oro e 10 tarì all’anno, esentandone l’altra parte passata a M.V. in seguito alla permuta avvenuta tra il monastero di M.V. e la stessa Curia, permuta nella quale il monastero aveva ceduto i luoghi di Sant’Angelo a Crista («Sancti Angeli ad Cristam») e Tripergole, presso Pozzuoli, e aveva ricevuto parte del casale di Visciano e alcuni altri beni fiscali della Regia Curia, siti in tenimento di Nola e di Cicala, che già erano stati tenuti da Teodozione de Cuneo, finchè visse, e poi da Giovanni Pipino di Barletta («de Barulo») (VIII, 105)


2615.
1298, ottobre 9, ind. XII – Carlo II re a. 14
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., cede al maestro Marino, f del q. Giovanni de Nica, a Tuttafina, sua moglie, e a Giovanni, Gualtiero e Angelo, figli ed eredi del q. Angelo de Davito e della suddetta Tuttafina, quattro pezzi di terra, dei quali due con vigna, siti nel luogo detto Toppetella, un altro a nocelleto, nel luogo detto Macera, e il quarto a castagneto nel luogo detto Cardito; e in cambio riceve un oliveto nel luogo detto San Giacomo (LVIII, 24)


2616.
1298, ottobre 15, ind. XII – Carlo II re a. 14
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., cede a Pietro, figlio naturale del suddetto giudice Pietro de Jannello, e alla moglie Maria, un oliveto nel luogo detto Copone; e in cambio riceve una terra, appartenente alla suddetta Maria, per diritto dotale, sita nel luogo detto San Giacomo (LVIII, 25)


2617.
1298, novembre 11, ind. XII – Carlo II re a. 14
Monastero di M.V. Luca di Limatola, not. apostolico. Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Francesco de Potifredo, del casale di Massa, un casalino, sito nel castello di Pulcino («in castro Pulcini»), nella parrocchia di S. Maria di Massa, per il canone annuo di un tarì e mezzo, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (CII, 14)


2618.
1298, novembre 15, ind. XII – Carlo II re a. 14
Ospedale del monastero di M.V.
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Catania, figlia di donna Capuana, del Casale di M.V. la metà di una casa, — di cui l’altra metà era già tenuta dalla suddetta donna Capuana —, sita nel suddetto casale, per un grano d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, migliorando così il canone di mezzo braccio di cera che il monastero aveva riscosso finora (CXVII, 2)


2619.
1298, novembre 20, ind. XII – Carlo II re a. 14
Napoli
Carlo II, data la sua devozione che fin dai più teneri anni ha avuto verso M.V. («ad predictum venerabile sanctumque Monasterium ipsius Virginis gloriose precipuum gerentes a teneris annis devotionis affectum»), conferma al monastero la donazione fatta da Guglielmo Extandardo, maresciallo del Regno Sicilia («miles, Regni Sicilie marescallus»), consigliere e familiare del Re, signore di Arienzo e di Pietrastornina, di cinque once d’oro annue su una starza, sita nel castello di Arienzo, franca, ecc., e la donazione di altre 5 once d’oro e 6 tarì da riscuotersi sopra le rendite e i proventi dell’altro suo castello di Pietrastornina (XIV, 148)


2620.
1298, novembre 20, ind. XII – Carlo II re a. 14
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede al not. Giovanni, f. di Guglielmo del Notaio, una terra «vacua», sita nel luogo detto Serrone, rinunziata al monastero dal giudice Riccardo Racco, per il canone annuo di una libbra e mezza di cera, e un’oncia d’oro d’entratura (LX, 49)


2621.
1298, novembre 26, mercoledì, ind. XII – Carlo II re a. 14
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Stefano de Riso e Leonarda, sua moglie, col consenso di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. (che si sottoscrive), costretti dalle loro infermità, vendono al maestro Matteo de Luchetto una terra, sita nel luogo detto Arenario, per un oncia e 10 tarì d’oro e con l’onere di un canone annuo di 5 grana al monastero, nella festa di S. Maria a settembre, mentre per il servizio personale a cui erano tenuti per tutto il tenimento di cui faceva parte quella terra, restavano obbligati gli stessi venditori, senza alcuna diminuzione, e per l’assenso il monastero riceveva 7 tarì d’oro (LXIII, 23)

***Altro originale (LXIII, 24)

2622.
1298, dicembre, ind. XII – Carlo II re a. 14
Ospedale di M.V.
Luca Grimi di Limatola, not. imperiale.  Benevento, giudice del Casale di M.V.
Guglielmo, «dei gratia» venerabile ab. di M.V., concede a Giovanni e ad Enrico, fratelli, un castagneto, sito nel Casale di M.V., nel luogo detto Toro, per la metà dei frutti e la decima dei seminati (CXVII, 33)


2623.
1299, gennaio 8, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro e Giacomo, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Paolo di Riccardo di maestro Riccardo de Cava, e a Gobitosa, sua moglie, figlia del maestro Giovanni Coco, del Casale di M.V., una casa con orto, sita nel casale di Urbiniano, per 10 grana d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì d’oro d’entratura (LX, 50)


2624.
1299 («1298»), gennaio 18, domenica – Carlo II re a. 15
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Ruggiero del Giudice, giudice di Avellino
Don Riccardo, ab. di S. Benedetto di Avellino, concede a Pietro de Daniele un pezzo di terra con nocelleto, incolto e boscoso, sito nelle pertinenze di Avellino, nella contrada detta Cerreta, per la metà delle nocciuole (XX, 59)

***Doppione (XX, 60)
N.B.-Mancano le sottoscrizioni del giudice e dei testi, anche nell’apografo

Bibl.: Scandone, Avellino feudale, II, II, p. 238-239


2625.
1299, gennaio 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo, giudice di Mercogliano
Il not. Giovanni del giudice Roberto, e Maria, sua moglie, figlia del q. Maestro Ciacomo Gramatico, vendono a Tommasa, figlia del q. Guglielmotto de Frescarosa, di Rocca San Felice, abitante in Mercogliano, una casa, sita in Mercogliano, nel luogo detto Girone («Gerone»), per 3 once d’oro e 15 tarì (LXX, 20)


2626.
1299, gennaio 24, sabato, ind. XII – Carlo II re a. 15
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro del giudice Pietro, di Mercogliano, un castagneto, sito nel luogo detto Via Piana, donato al monastero da donna Matina, ved. di Petrone de Marco, oblata di M.V., per 15 grana d’oro all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e 24 tarì d’entratura (LX, 51)


2627.
1299, febbraio 12, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Gualtiero de Palmadia una casa, sita in Mercogliano, rinunziata al monastero da Matteo, f. del q. Bartolomeo de Palma, per il canone di 12 grana d’oro, nella festa di S. Maria a settembre, e 4 tarì d’entratura, e di più vien pagata un’oncia d’oro al suddetto Matteo per la rinunzia (LX, 52)


2628.
1299, febbraio 16, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Maestro Luca, abitante in Benevento, e Caratenuta, sua moglie, figlia del q. maestro Pandolfo, di Mercogliano, vendono, col consenso di Guglielmo, ab. di M.V., a Tommaso, f. del q. Tommaso Pietro de Tristaino, un castagneto nel luogo detto Pietra corvo («petra corvi»), per il prezzo di un’oncia e sette tarì e mezzo d’oro e con l’obbligo di corrispondere un canone annuo di cinque grana al monastero di M. V., nella festa di S. Maria a settembre. L’ab. Guglielmo, per l’asseuso, riceve 6 tarì d’oro, da convertirsi in utilità del monastero (LXIII, 25)


2629.
1299, febbraio 25, mercoledì, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, ab. di M.V., concede a Giacomo Fellicola, f. del q. giudice Ruggiero, di Mercogliano, un nocelleto, sito nel luogo detto Vesta, per la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori (LX, 53)


2630.
1299, marzo 30, lunedì, ind. XII – Carlo II re a. 15
Avellino
Castorio, pubbl. not. di Avellino
Alessandro Forte, Ruggiero del Giudice e Giovanni de Berterano, giudici di Avellino
Ruggiero, f. del q. don Lando, Nicola, f. del q. Guglielmo, e Roffrido, f. del q. Berardo, fratello del suddetto Ruggiero, di Avellino, vendono al monastero di M.V., e per esso a fra Riccardo, monaco e vestarario di M.V. e procuratore di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., un pezzo di terra con vigna e altri alberi, sito nelle pertinenze di Avellino, nella contrada detta Pretorio, per 10 once d’oro (XVIII, 62)


2631.
1299, aprile 8, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede al maestro Marino, f. del q. maestro Giovanni de Rita, di Mercogliano, una casa, sita in Mercogliano, nel luogo detto Girone, vicino ai mulini, e un castagneto nel luogo detto Valle defunti, per 8 grana all’anno, nella festa di S. Maria a settembre, e 11 tarì d’entratura (LX, 54)


2632.
1299, aprile 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro, f. naturale del giudice Pietro de Jannello, una terra «vacua», sita nel luogo detto Paduli, rinunziata al monastero dal suddetto giudice, e concessa per il censo annuo di mezzo tarì d’oro, da corrisponderni nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì per la concessione, mentre giudice rinunziante riceve due once d’oro (LX, 55)


2633.
1299, aprile 21, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Pietro, f. naturale del giudice Pietro de Jannello, di Mercogliano, due territori, dei quali uno a nocelleto, nel luogo detto Macera, — donato al monastero di M.V. da Stefania, moglie di fra Nicola Cardillo, oblato di M.V. —, e l’altro, pure a nocelleto, nello stesso luogo, — e donato al monastero da Matina, ved. di Petrone de Marco —, per il canone annuo di 12 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì per questa concessione (LX, 56)


2634.
1299, maggio 8, venerdì, ind. XII – Carlo II re a. 15 (in: 1300 («1299»), gennaio 23. Ind. XIII)
«Apud Cutinianum»
Gualtiero de Oddone, pubbl. not. di Nola e di Cicala
Tommaso del giudice Matteo, giudice della città di Nola e di Cicala
Corrado de Aversa, di Salerno, dispone dei suoi beni, come sue ultime volontà, designando come fidecommissari sua moglie donna Margherita, il Priore dei Frati Predicatori e il Guardiano dei Frati Minori di Salerno. Corrado dichiara innanzi tutto di avere quanto segue: 38 once d’oro e mezza in carlini d’oro, e 6 once d’oro e mezza in altre mani, ugualmente in carlini d’oro, danaro che affermò trovarsi presso la suddetta donna Margherita, dieci tazze («scutellas») d’argento, quattro coppe («nappos») d’argento, un calice d’argento, una coppa d’argento, che ha in pegno da don Filippo da San Mango («Sancto Magno») per un’oncia d’oro, una fibbia («fibulam») d’oro, che aveva in pegno da don Nicola de Molinis per un’oncia d’oro; doveva riscuotere 2 once e 6 tarì e mezzo da Rainaldo de Montana, un’oncia d’oro da Tommaso de Belvedere («Belluvidere»), un’oncia d’oro da Natale Ferrario; aveva inoltre un laccio («corrigiam») di argento del peso di un rotolo, e un altro, piccolo, pure di argento, e altri tre o quattro piccoli lacci gallici («corrigiolas gallicas»); quattro cavalli e 2 muli del valore di 30 once d’oro, e 17 tra vacche e giovenchi e 2 asini; armi per lui stesso e per due scudieri; una certa quantità di libri eclesiastici, di libri concernenti le leggi e la medicina. Egli ordinò che queste ricchezze si vendessero, — eccetto uno dei suddetti cavalli, di nome Sissino, che lasciò al suo nipote Corrado, al quale lasciò anche due once d’oro, se non volesse o non potesse vivere con la suddetta donna Margherita, ed eccetto la suddetta coppa di don Filippo da San Mango e la suddetta fibbia di don Nicola de Molinis, che si dovevano restituire ai rispettivi padroni, dopo aver ricevuto da loro un’oncia d’oro per ciascuno —, e se ne distribuisse il ricavato in questo modo: ai sacerdoti della chiesa maggiore di Salerno cento once d’oro, e cioè, una casa, sita in «Judeca Salerni que nune ruga nova vocatur» e che fu del q. Gaudio, ebreo, per cinquanta once, e in moneta contante altre cinquanta once d’oro da prendersi sia dalle robe che venderanno come pure dalla moneta lasciata; sua moglie avrà, secondo il diritto, la quarta su tutti i suoi beni burgensatici e la terza parte sui beni feudali; e finchè essa custodirà il letto vedovile e non passerà a seconde nozze, sia «domina et dominatrix» di tutti i suoi beni; per le sue esequie lascia 10 once; ad Andrea Cannuto, Nicola Cannuto e Tommaso Cannuto di Napoli, due once e mezza, da consegnare subito, perchè in debito verso di essi; ai Frati Minori di Salerno, 2 once d’oro per cantare Messe per la sua anima; ai Frati Predicatori di Salerno un’oncia d’oro; alle Suore del monastero di S. Lorenzo in Salerno un’oncia d’oro; alle Suore del monastero di S. Maria Maddalena un’oncia d’oro; ad ognuno degli eremiti di Salerno 2 tarì; disse di aver donato ai suoi nipoti Bernardo e Rainaldo Marchisano, di Salerno, i beni che egli aveva in Sarno e una casa in Salerno, nella quale ora abitano gli stessi nipoti e che si trova presso il e «fundicum de monaca» e presso la chiesa di S. Fortunato, alla condizione che se il suddetto don Corrado o i suoi eredi vorranno riprendere quella casa, in quanto necessaria ad essi, siano tenuti a dare a quei suoi due nipoti 10 once d’oro, donazione che lo stesso don Corrado ratificò col consenso della suddetta donna Margherita; lascia a Simone Sclavo, a Giordano e a Biscardo, suoi familiari, 15 tarì per ciascuno; a Guglielmo Francese 12 tarì d’oro, a Bespa 2 tarì d’oro, «ultra gagia sua»; dispone che il maestro Filippo, «fundicarius» di Salerno, suo medico, abbia dal 4 maggio, e finchè starà alla cura dello stesso don Corrado, un augustale al giorno; lascia a Filippo Sclavo un augustale; si restituisca al maestro Martino de Symeone 23 tarì d’oro; stabilisce che il suo corpo sia sepolto nella chiesa maggiore di Salerno; e che se morirà nel suddetto casale di Cotuniano, allora dispone che sia sepolto nel monastero di M. V., al quale lascia 4 once d’oro all’anno, da riscuotersi sui suoi beni in Troia e in Atripalda, con obbligo che si costruisca nello stesso monastero una cappella, se verrà ivi seppellito. In tutti gli altri suoi beni stabilisce erede suo figlio Ruggiero e il figlio postumo che avrà da donna Margherita, che egli lase gravida: che se questo sarà femmina, sarà maritata «secundum paragium». Il suo figlio Ruggiero il postumo saranno sotto la tutela di donna Margherita, — finchè non passerà a seconde nozze —, di Bernardo Marchisano, suo nipote, e di Giacomo Butromile, di Cicala, che agiranno col consiglio del nobile don Tommaso Scillato, di Salerno, professore di diritto civile e maestro Razionale della Gran Curia Regia. In caso che sia Ruggiero sia l’altro figlio postumo venissero a morire «infra legittimam etatem», allora avrà forza valore il primo testamento da lui fatto (in CV, 48)torna a inizio pagina


2635.
1299, maggio 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Modestino de Coronato, f. di Giovanni una casa vicino alla chiesa di S. Pietro, donata al monastero dallo stesso Modestino, per l’annuo censo di grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 58)


2636.
1299, maggio 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Gualtiero, f. del q. Angelo de Davito, una casa, sita in Mercogliano, — rinunziata al monastero da Leonarda, figlia del q. Roberto Gimundo, la quale riceve per detta rinunzia 24 tarì —, per l’annuo censo di 6 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 6 tarì d’oro d’entratura (LX, 57)


2637.
1299, maggio 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Candida
Riccardo de Filippo, pubbl. not. di Candida
Enrico Castanea e Gregorio Guerra, giudici di Candida
Nicola, f. di Angelo Capo, di Candida, e Frescarosa, sua moglie, vendono a maestro Guglielmo di maestro Roberto, di Candida, un pezzo di terra a castagneto, sito nelle pertinenze di Candida, ai piedi del sobborgo vecchio di Santa Candida, per un’oncia e 10 tarì (XXX, 173)


2638.
1299, maggio 28, ind. XII – Carlo II re a. 15 (in: 1300 («1299»), gennaio 23, ind. XIII)
Salerno
Andrea Dardano, pubbl. not. di Salerno
Romualdo Scillato, giudice di Salerno
Si attesta che, venendo alla presenza del giudice e del not., fra Tommaso da Aversa, priore dei Frati Predicatori dimoranti in Salerno, e fra Elia, guardiano dei Frati minori, ugualmente dimoranti in Salerno, costituiti fidecommissari dal nobile q. don Corrado de Aversa, di Salerno, come risulta da uno «Scriptum judicii et dispositionis» di lui dell’8 maggio 1299 (riferito, Reg. 2634), si fanno trascrivere in pubblica forma quel doc. (CV, 48)


2639.
1299, giugno 4, giovedì, ind. XII – Carlo II re a. 15 («14»)
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Tommaso de Filippo, f. del q. maestro Giovanni, una vigna nel luogo detto Pretorio, per il canone annuo di 5 grana, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre (LX, 59)


2640.
(1299), giugno 16 («XVI kal. Julii») – Bonifacio Pp. VIII a. 5
Anagni
Bonifacio Pp. VIII incarica l’ab. del monastero di S. Maria Materdomini, diocesi di Salerno, di far reintegrare il monastero di M. V. nel possesso dei suoi beni («decimas terras domos vineas ortos silvas prata pascua nemora molendina grangias piscarias possessiones iura iurisdictiones et quedam alia»), dati ad ecclesiastici e laici con pubblici strumenti, gravemente lesivi dei diritti del monastero (I, 84)


2641.
1299, giugno 24, ind. XII – Carlo II re a. 15
Napoli
Bartolomeo de Capua, milite, logoteta e protonot. del Regno
Carlo II, re di Sicilia, conferma la donazione di cui al 15 novembre 1296 («1297») (cfr. Reg. 2588) (XCVIII, 3)

Bibl.: Bridges, Langue d’oil, p. 188, che però erroneamente ha letto la data «25» giugno, invece di 24


2642.
1299, luglio 1°, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., intendeva muovere lite contro il maestro Tommaso, f. del maestro Modestino de Custodia, vassallo del monastero di M.V., a motivo di una casa con casalino congiunto, siti in Mercogliano, vicino alla chiesa di S. Pietro, — che il suddetto Modestino aveva comprati, liberi e franchi, dal q. Bonafede Caputo, e che erano appartenuti al tenimento di Ruggiero de Lando e che questi, come i suoi antecessori, avevano tenuto dallo stesso monastero per un certo servizio personale o «angaria» —. Ora, volendo l’ab. Guglielmo revocare quella vendita, perchè Ruggiero de Lando non aveva alcun diritto di trasferire alcunchè dal suddetto suo tenimento in altra persona in pregiudizio del monastero di M.V. e in diminuzione del servizio dovuto al monastero per quel tenimento, il suddetto maestro Tommaso, compratore, riconosce che tale compravendita fu in pregiudizio del monastero, e perciò rinunzia a tutti i diritti che lui aveva potuto acquistare. Ma l’ab. di M.V. pur potendo revocare in potere e diritto del monastero quella casa e casalino, crede bene di addivenire a questa concordia «de equitate potius quam de iure»: l’abate concede al suddetto maestro Tommaso e ai suoi eredi la detta casa e casalino per l’annuo canone di 4 grana d’oro, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e per questa concessione il monastero riceve 6 tarì d’oro (LX, 60)


2643.
1299, luglio 2, ind. XII – Carlo II re a. 15
Venticano
Nicola, not. di Montefusco e di Venticano
Novellone, giudice di Venticano
Pietro de Bellicamo fa testimoniare da diversi privati la donazione fatta a lui e alla sorella Angela dalla loro madre Gemma, di un territorio, sito in Venticano, nel luogo detto Bonella (CXXV, 179)


2644.
1299, luglio 8, ind. XII («XIII») – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., conferma a Pietro de Coronato, di Mercogliano, due terre, delle quali una con vigna nel luogo detto Torelli, — che egli aveva ricevuto a titolo di permuta dal q. Giovanni de Patricia e che costui aveva comprata dal q. Pietro de Carafesta —, e l’altra a castagneto nel luogo detto Mandre, — che Pietro aveva comprato dal q. Pietro de Ruggiero e per la quale costui corrispondeva al monastero un braccio di cera all’anno —, per il censo annuo di 10 grana d’oro, nella festa di S. Maria a settembre, e 15 tarì per questa concessione (LX, 61)


2645.
1299, luglio 30, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Riccardo Racco, Pietro de Jannello e Giacomo, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Nicola, f. del q. nobile don Roberto de Palma, abitante in Mercogliano, e alla signora Tommasa, sua moglie, due case congiunte, site in Mercogliano, per il censo annuo di una libbra e mezza di cera, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 2 once d’oro per questa concessione (LX, 62)


2646.
1299, luglio 31, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., concede a Giovanni, f. del maestro Giovanni del giudice Pietro e a Maria, sua figlia, di Mercogliano, una casa in Mercogliano, nel casale di Mercogliano, — rinunziata al monastero da don Giovanni Caputo, il quale per questa rinunzia riceve 2 once d’oro e 12 tarì —, per il canone annuo di un tarì, da corrispondersi nella festa di S. Maria a settembre, e 18 tarì per questa con- cessione (LX, 63)torna a inizio pagina


2647.
1299, luglio, ind. XII – Carlo II re a. (corroso)
Ospedale di M.V.
Luca Grimi di Limatola, not.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
Riccardo de Guarino, f. del q. Giovanni de Guarino, col consenso di Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., vende a Vassallo de Tramontana, f. del q. Pietro, un castagneto nel luogo detto Torolano («Turolano»), per il prezzo di 2 once, 22 tarì e 10 grana d’oro, e con l’onere li un certo servizio personale e 5 grana al monastero di M.V., che per l’assenso riceve inoltre 7 tarì e 10 grana (CXIX, 4)


2648.
1299, agosto 10, ind. XII – Carlo II re a. 15 («14»)
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Pietro de Jannello, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., intendeva muovere lite a Giacomo, f. del q. Matteo del giudice Matteo, abitante nel castello di Mercogliano, vassallo dello stesso monastero, a causa di una vigna, sita nel territorio e nelle pertinenze di Mercogliano, nel luogo detto Torelli («Turelli»), terra che Raimondo e il suddetto Giacomo, fratelli e la loro madre Margherita, avevano comprata come franca e libera dal q. Giovanni de Albesio da un tenimento dello stesso Giovanni, che però sia lui che i suoi predecessori tenevano dal monastero di M.V. «velut angararii» per un certo servizio personale o angaria. Ora il suddetto ab. Guglielmo, volendo provvedere alla sua anima e alla retta amministrazione «ut tenetur ex debito et de iure», intendeva revocare tale vendita, fata in danno e pregiudizio del monastero, perchè il suddetto venditore Giovanni non aveva alcun diritto di trasferire alcunchè del suddetto suo tenimento in altra persona in pregiudizio del diritto del monastero e in diminuzione del servizio dovuto al monastero per il suddetto tenimento. Ma Giacomo, riconosciuta che tale compra-vendita era effettivamente lesiva dagli interessi del monastero, rinunzia a tutti i diritti che aveva potuto acquistare da quell’atto. D’altra parte l’ab. Guglielmo, pur potendo ragionevolmente revocare quella terra al dominio e alla proprietà del monastero, addiviene con Giacomo alla seguente concordia: concede in perpetuo a lui e ai suoi legittimi successori quella terra, salvo un annuo canone di 17 grana e mezza d’oro, da corrispondere al monastero di M. V. nella festa di S. Maria a settembre. Per questa concessione l’ab. Guglielmo riceve 25 tarì d’oro e 5 grana (LX, 64)


2649.
1299, agosto 20, ind. XII – Carlo II re a. 15
Castelbaronia («apud Sanctam Mariam de Castello, in curia domini Johannis Vicani Episcopi»)
Giordano de Briele, pubbl. not. di Vico
Giovanni Crispo, di Vico, giudice
Bartolomeo di Alessandro , del casale di Castello, col consenso di suo figlio Gargano, vende a fra Angelo, monaco di M.V. e vicario e procuratore di Guglielmo, ab. di M.V., e della sua Comunità, un pezzo di terra nelle pertinenze di Vico, nel luogo detto «li bolgari», per 3 once d’oro (Cast. 43)


2650.
1299, agosto 22, ind. XII – Carlo II re a. 15
Mercogliano
Matteo, pubbl, not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., intendeva muovere lite a Modestino de Coronato, abitante nel Castello di Mercogliano, a causa di un pezzo di terra con olivi in territorio di Mercogliano, nel luogo detto Copone, che il suddetto Modestino de Coronato aveva comprato come franco e libero da Ugolino, f. del q. Giovanni Pietro de Grasso, da un tenimento del q. Riccardo de Auxilia e di Riccardo Russo, tenimento che costoro e i loro antecessori tenevano dal monastero «velut angararii ad servicium personale videlicet angarie». Ora Guglielmo voleva revocare la suddetta vendita, perche Ugolino non aveva alcun diritto di trasferire alcunchè di quel tenimento in altra persona in pregiudizio dei diritti del monastero e in diminuzione del servizio personale dovuto al monastero. Modestino, riconoscendo che la vendita era effettivamente in pregiudizio dei diritti del monastero, espressamente rinunzia a tutti i diritti che gli potevano provenire da quella compra-vendita. Allora l’ab. Guglielmo, non volendo esasperare i sudditi, pur potendo revocare ragionevolmente in potere e in possesso del monastero quella terra, addiviene con Modestino a questa concordia: concede a lui e ai suoi legittimi successori in perpetuo quella terra, salvo il censo annuo di 14 grana, da corrispondersi al monastero nella festa di S. Maria a settembre. Inoltre, per questa concessione Modestino versa al monastero 20 tarì e 10 grana d’oro (LX, 65)


2651.
1299, agosto 31, ind. XII – Carlo II re a. 15 («14»)
Mercogliano
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco, giudice di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V. intendeva muovere lite contro Tommaso de Filippo, f. del q. Giovanni de Filippo, di Mercogliano, vassallo di M.V., a motivo di una casa, sita nel casale di Mercogliano detto Urbiniano, casa che il suddetto Giovanni de Filippo, padre di Tommaso, aveva comprata come libera e franca da Baiamonte di Matteo del giudice Matteo, da un tenimento dello stesso Baiamonte, che costui, come i suoi antecessori tenevano dal monastero «velut angararii» per un certo annuo servizio personale, «videlicet angarie». Ora l’ab. Guglielmo voleva revocare tale vendita come lesiva dei diritti del monastero, perchè Baiamonte non aveva alcun diritto di trasferire alcunchè di quel tenimento in altra persona con pregiudizio del diritto del monastero e diminuzione del servizio dovuto al monastero per quel tenimento. Tommaso, riconoscendo che quella vendita era effettivamente in pregiudizio dei diritti del monastero, rinunzia espressamente ai diritti che egli aveva potuto acquistare su quella casa. Allora l’ab. Guglielmo, pur potendo revocare in potere e possesso del monastero quella casa, addiviene con Tommaso al seguente accordo: concede a lui e ai suoi eredi legittimi in perpetuo quella casa, salvo l’annuo canone di 5 grana d’oro, da corrispondere al monastero nella festa di S. Maria a settembre, e riceve da Tommaso un augustale d’oro per questa concessione (LX, 66)


2652.
1299, novembre 6, venerdì («sabato»), ind. XIII – Carlo II re a. 15
Roberto de Romano, pubbl. not. di Lauro
Antonio de Cappellone, giudice di Lauro
Bartolomeo de Marino, del casale di Visciano, vende a Giacomo Veterone, pure di Visciano, una terra nelle pertinenze di Visciano, nel luogo detto Cancello, per 15 tarì d’oro (XXVII, 34)

N.B.-Si noti la non corrispondenza del giorno del mese con quello della settimana

2653.
1299, novembre 11, mercoledì, ind. XIII – Carlo II re a. 15
Mercogliano, nella Camera del palazzo del castello
Luca Grimi di Limatola, not. imperiale
Essendo stato assediato il castello di Mercogliano da una moltitudine di soldati sia di cavalleria che di fanteria, con l’assistenza del nobile don Gregorio Filomarino, regio giustiziere, per ordine e mandato del re Carlo II, affin di carcerare il giudice Pietro Gaudioso, di Benevento, dovunque si fosse trovato, Guglielmo, ab. di M.V., si presentò al suddetto giustiziere per impedire il danno che i soldati potevano cagionare ai vassalli e alla terra di Mercogliano, dove stava riposto il tesoro del monastero e altre robe dei signori nobili. Siccome però l’abate non resistere alla forza armata del giustiziere, si accordò con lui, concedendogli l’entrata in Mercogliano per fare le sue diligenti ricerche, il giustiziere da parte sua si obbligò, con questo strumento, di non recar alcun danno ai cittadini e al castello, e nel caso che avesse effettivamente avesse ritrovato l’inquisito, di non recargli alcun male, ma di consegnarlo semplicemente alla giustizia (LV, 2)


2654.
1299, novembre 15, ind. XIII – Carlo II re a. 15
Montefusco, davanti alla chiesa di S. Felice «allauriale»
Tommaso, pubbl. not. di Montefusco
Ruggiero de Molisio, giudice di Montefusco
Maestro Nicola de Manasseo vende a Francesco, f. del q, maestro Giordano, di Montefusco, una casa, sita in Montefusco, nella parrocchia di Santa Paolina, per 2 once d’oro, casa che era redditizia al monastero di M.V. in 10 grana annue, nella festa di S. Maria a settembre (LXXXIV, 37)


2655.
1299, novembre 24, ind. XIII – Carlo II re a. 15
Venticano
Tommaso, pubbl. not. di Montefusco
Luca, giudice di Montefusco
Il Padre Leonardo, priore di S. Giovanni a Marcopio, proibisce a Pietro de Leone e al giudice Novellone di intromettersi nelle cause riguardanti il suo monastero, altrimenti sarebbero caduti nelle pene contenute nei privilegi concessi al monastero e alle Case di M.V., essendo sotto la protezione del Re (XLVI, 95)


2656.
1299, dicembre 15, ind. XIII («XII») – Carlo II re a. 15
Casale di M. V.
Matteo, not. di Mercogliano e del Casale di M.V.
Benevento, giudice del Casale di M.V.
In occasione del contratto matrimoniale per il matrimonio di Maria, figlia di Giovanni de Barbato, e Guglielmo di Giovanni de Martino, si assegnano le doti e si danno le opportune garanzie del contratto (CXX, 147)torna a inizio pagina


2657.
1299, dicembre 23, ind. XIII – Carlo II re a. 15
Ospedale di M. V. costruito ai piedi della montagna
Alessandro, pubbl. not. di Mercogliano
Giacomo Racco e Pietro de Jannello, giudici di Mercogliano
Guglielmo, «dei gratia» ab. di M.V., cede al giudice Pellegrino de Arpino: a) i seguenti stabili: 1) una casa dentro Sora, nella Piazza Maresca; 2) un casalino con orto nella Piazza di S. Restituta; 3) una casa nel Colle di Santa Maria; 4) un territorio nel luogo detto Ischlito; 5) un territorio nel luogo detto Vallegisoni; 6) una terra nel luogo detto Fontana Scarlatta; 7) una terra nello stesso luogo; 8) una terra nel luogo detto Vado; 9) un territorio nello stesso luogo; 10) una terra nel luogo detto Pietralata («petrelate»); 11) una terra nello stesso luogo; 12) altre terre, di cui una nel luogo detto Pantano domnico («in pantano dompnico»), una presso la chiesa di S. Sisto, e altre tre pure ivi; 13) una terra nel luogo detto Colle di Maturo; 14) una terra nel luogo detto Laureto; 15) una terra nel luogo detto Agnone («Angnone») di Gottofrido; 16) altre due terre nello stesso luogo; 17) una terra nel luogo detto Campo; 18) un’altra terra nello stesso luogo; 19) la metà di una terra nel luogo detto Favale; 20) la metà di quattro terre nello stesso luogo; 21) la metà di una terra nel luogo detto Canale; 22) un po’ di terra nel luogo detto Vallefredda; 23) una terra nel luogo detto Tora; 24) una terra nel luogo detto Piscina; 25) una terra nel luogo detto Bagnolo («Balniolum»); 26) una terra nel luogo detto Pertinisole; 27) una terra nel luogo detto Comperto; 28) una terra nel luogo detto Casali; 29) la metà di una terra nel luogo detto Anglone de Tofara («ad Anglonem de Tofara»); 30) la metà di una terra nel luogo detto Valle; 31) una terra nel luogo detto Pietra lata; 32) un po’ di terra nello stesso luogo; 33) un po’ di terra nel luogo detto Pantano domnico; 34) un’altra terra nel luogo detto Valle; – b) i seguenti vassalli: α) vassalli propri: Pietriniano de Vassallo con la moglie, Benvenuto di Giovanni Fero con la moglie, Giovanni de Sire Pietro, Giuliano de Archis e suo fratello, Angelo di Damiano, Angelo de Viola e Mingarda con le rispettive mogli, Nicola Poto, Nicola de Tommaso di Stefano, Giacomo Grammatico col fratello; – β) i vassalli di Veroli, comuni col signor Giacomo, e cioè: gli eredi di Giovanni Vallicella e Tommaso di Benedetto de Credo con le rispettive mogli, gli eredi di Leonardo Ricolo, Giovanna de Ferrante, gli eredi di Bernardo di Giovanni de Stefano: Giacomo Porcella e Flandina Fanale; γ) i seguenti vassalli di Pescosolido («in pesculo solido»), comuni col signor Giacomo: Leonardo Crescenzia, Giovanni Bastarda, Deodato di maestro Pietro. In cambio di tutto questo il monastero riceve i seguenti beni: un nocelleto nel territorio della città di Avellino e nelle pertinenze del castello di Mercogliano, nel luogo detto Vesta, vicino alla Masseria del monastero di M.V. detta Urrita, confinante col demanio del monastero; un castagneto nel medesimo luogo: terre che il suddetto giudice Pellegrino aveva comprato dal giudice Simeone per 40 once d’oro: e un altro nocelleto e castagneto nelle pertinenze di Avellino, nel luogo detto Selva dell’Abate, che aveva comprato dal medico Giovanni de Gualtiero, di Mercogliano, per 20 once d’oro. La permuta è motivata dal fatto che il monastero per riscuotere i redditi di quelle terre lontane doveva spendere più di quel che ricavava (LVIII, 26)


2658.
(sec. XIII)
La pergamena, mutila in principio e in fine, contiene una serie di nomi di persone senza altre parole da cui si possa ricavare qualcosa di più concreto (XCVII, 40)


2659.
(sec. XIII)
Parte di un editto («edicto perpetuo»), emanato affinché per quanto è possibile si precluda la via ad imbrogli e altri inconvenienti («maliciis») «circa electiones postulationes et provisiones ecclesiarum», perciò si stabilisce innanzitutto che, qualora si debbano impugnare dette elezioni, ciò si faccia nella debita forma e previo giuramento («corporali prestito iuramento») sulla verità dell’esposto; poi, contro l’«avaricie cecitas et dampnanda ambitionis improbitas» di alcuni, che, eletti al governo delle chiese, osano, ancor prima della conferma della stessa elezione, ingerirsi come procuratori ed economi, si stabilisce che nessuno eletto a una dignità ardisca immischiarsi in cose spirituali o temporali prima della sua conferma, e che chi facesse altrimenti, sarà per ciò stesso privo di ogni e qualunque diritto proveniente dall’elezione stessa («iure si quo eis per electionem quesitum fuerit decernentes eo ipso privatos»); inoltre, contro le lunghe «vacationes» delle chiese, si stabilisce che, resasi vacante una sede, si proceda «intra mensem» alla nuova elezione o presentazione con obbligo da parte dell’eletto di dare subito il consenso, sotto pena della perdita dei relativi diritti; si stabiliscono ancora sanzioni contro l’elezione di indegni; si danno norme riguardo alla facoltà di raccogliere ed esigere decime; e infine si danno le opportune norme riguardo all’opposizione che può fare a una elezione (XCVII, 39)


2660.
(sec. XIII)
Il Vesc. di Policastro, col consenso del suo Capitolo, conferma al monastero di M.V. due chiese, una delle quali sotto il titolo di San Giovanni, sita nella terra di Camerota, e l’altra sotto il titolo di S. Maria Maddalena, fuori le mura della stessa terra, che erano state donate al monastero con tutte le loro possessioni, diritti, ecc. dal signor conte e da donna Adelizia, contessa di quella terra; inoltre il vesc. dà facoltà di poter seppellire, ecc., con patto però che si corrisponda alla mensa vescovile un anno censo di 7 tarì di Salerno, nella festa della Madonna ad agosto (XXX, 103)


2661.
(sec. XIII)
G. (= Gilberto? Cfr. Reg. 1333 e 1377), vesc. di Capaccio («miseratione divina Episcopus Capudaquensis»), concede un’indulgenza di 40 giorni ai fedeli che aiuteranno con elemosine il diac. Serafino a terminare la chiesa eretta in onore di Santa Domnica nel casale di Urselice («in casali Urselice») (XCIV, 58)¹

¹) Nell’anno 1760 il P. Archivista di M.V. don Bernardino Izzi recuperò un Inventario del venerabile monastero di S. Guglielmo del Goleto (XLVII, 79 bis) in carta bambagina con numerazione a sé (cc. 16-31), che però non presenta l’anno della composizione, essendo privo delle prime 15 carte. Lo segnaliamo qui, pur riconoscendo che solo uno studio accurato storico-paleografico potrà determinare il periodo della sua composizione

Segue a questo punto nel volume di Mongelli una APPENDICE in cui sono riportati documenti riguardanti Montevergine estratti dai Registri della Cancelleria Angioina

INDICI (a cura di Francesco Maria Guerriero, studente ITIS “Guido Dorso” Avellino, in Alternanza Scuola Lavoro, novembre 2018)

INDICE ONOMASTICO

INDICE DEI NOTAI E DEI GIUDICI

INDICE TOPONOMASTICO

INDICE DELLE COSE PIÙ NOTEVOLI


*Tirocinanti presso la Biblioteca di Montevergine nel periodo maggio-novembre 2018torna a inizio pagina