1204-1207

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 2000)

1201. CARTULA LOCATIONIS
1204 – maggio, ind. VII, Nocera
I coniugi Marcolino Teutonico e Maria de Menda e la madre di quest’ultima Gaitelgrima vedova di Riccardo de Menda, alla presenza del giudice Pietro di Nocera, concedono in fitto perpetuo un pezzo di terra vacua, sito nelle pertinenze di Nocera dove si dice Bucito, per due parti ai fratelli Stefano e Martino Volpicella e per un terzo a Ruggiero Volpicella figlio del fu Pietro con possibilità di succedersi l’uno all’altro in caso di morte senza eredi legittimi, ma con l’obbligo in solidum di lavorarlo e di migliorarlo, di corrispondere la sesta parte dei seminati e di fornire il vitto al messo, che al tempo del raccolto si porterà a ritirare la parte loro spettante.
(Originale, PERGAMENA N. 1198, mm. 420×200; scrittura minuscola di transizione).

1202. SCRIPTUM SECURITATIS
1204 – luglio, ind. VII, Monteforte
In una curia convocata e presieduta dal signore di Monteforte Giovanni Francisio, i giudici Roberto e Pasquale discutono il ricorso avanzato da Pietro figlio del fu Riccardo Pintirisio e dagli altri eredi dello stesso Riccardo avverso Simone figlio del fu Giovanni de Riccardo, il cognato Pietro ed altri loro parenti, per aver ereditato il fitto di un terreno con castagneto, boschetto ed altri alberi da frutta e di non corrispondere la metà di tutti i prodotti di quel terreno; i querelati invece sostenevano che da oltre trent’anni avevano versato solo il terratico in ragione della sesta parte del raccolto, ma i testi da loro presentati non confermarono tale tesi ed un loro fratello non si presentò in curia; per cui i giudici decisero la rescissione del fitto e la restituzione del terreno ai legittimi proprietari, imponendo al notaio Matteo di redigerne l’atto ufficiale per maggiore garanzia di Pietro e dei suoi parenti.
(Originale, PERGAMENA N. 1199, mm. 190×304; scrittura minuscola di transizione).

1203. CARTULA OBLATIONIS
1204 – agosto, ind. VII, Avella
Alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, Maria figlia del fu Nicola Maione offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del priore Paolo, una corte sita nella località Campo, che ella teneva a censo dal signore Rainaldo de Alduino per il censo annuo di una gallina; aggiunge che tale canone sarà d’ora in poi versato dal monastero al signore Rainaldo, anche se lei si riserva il diritto di continuare a lavorare quel terreno; infine chiede che alla sua morte, il suo corpo venga trasportato e seppellito nella chiesa di Santa Maria del Plesco dipendenza verginiana.
(Originale, PERGAMENA N. 1200, mm. 190×235; scrittura minuscola di transizione).

1204. CARTULA TESTAMENTI
1204 – agosto, ind. VII, Mercogliano
Giovanni, figlio del fu giudice Maggio Sasso, trovandosi a letto gravemente infermo ma nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, convoca i giudici Blasio e Pietro e detta il suo testamento, lasciando i nipoti Marrisio, Giovanni e Nicola figli di Maione due pezzi di terra: il primo con casa in muratura sito fuori la cinta delle mura del castello di Mercogliano nei pressi della porta de Pede, il secondo con orto e oliveto sito nella località Naspa, con l’obbligo di corrispondere un tarì annuo alla chiesa di San Giorgio, da versare nel giorno della festa.
(Originale, PERGAMENA N. 1201, mm. 225×300; scrittura minuscola di transizione).

1205. CARTULA REMISSIONIS
1204 – agosto, ind. VII, Castelcicala
Il monaco Martino priore della dipendenza verginiana di Santa Maria del Plesco, col consenso dell’abate Roberto di Montevergine, rimette a Pellegrino e Giovanni d’Amata, al nipote Vitale ed ai rispettivi eredi la prestazione di due giornate di lavoro alla settimana, a cui erano obbligati insieme al versamento di tre tarì di moneta amalfitana per il fitto perpetuo di due terreni di quella chiesa, ubicati nelle località Cerro e Girone di Castelcicala; trasforma la prestazione e il censo in un nuovo canone di fitto in ragione di 14 tarì di moneta amalfitana da versare annualmente alla chiesa di Santa Maria del Plesco in tre rate, e cioè 5 tarì per la festa di Santa Maria del mese di settembre, 5 per il Natale e 4 per la Pasqua.
(Originale, PERGAMENA N. 1202, mm. 270×373; scrittura calligrafica tendente alla gotica).

1206. BREBE  OFFERTIONIS
1204 (05) – agosto, ind. VII, Avella
Alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, il presbitero Giuliano figlio del fu Bernardo e lo zio Giovanni, in considerazione del dettato evangelico di rinunziare ai beni terreni per ottenere la remissione dei peccati e così divenire discepoli di Cristo, offrono se stessi e tutti i loro beni mobili e immobili alla chiesa di Santa Maria di Montevergine nelle mani dell’abate Roberto e del monaco Paolo priore della casa di Baiano; il prete avanza una duplice richiesta: con la prima pone a carico dell’abbazia il sostentamento della sua governante, qualora egli dovesse morire prima di lei; con la seconda impegna il monastero di Montevergine a riceverlo tra i suoi membri, qualora dovesse decidere di prendere l’abito monastico.
(Copia imitativa, PERGAMENA N. 1203, mm. 270×240; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1207. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1204 – ottobre, ind. VIII (VII), Avella
Alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, Guglielmo di Castellana, versando in gravi difficoltà economiche, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Paolo priore della casa di Baiano, se stesso e un pezzo di terra dove si dice a Vignale, precisando che su quel terreno gravava a favore dell’episcopio di Nola un cero canone annuo, di cui i monaci di Montevergine dovrannofarsi carico.
(Copia imitativa, PERGAMENA N. 1204, mm. 340×410; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1208. CARTULA VENDITIONIS
1204 – novembre, ind. VIII, Sarno
Bonaventura figlio del notaio Guglielmo ed i suoi nipoti Guglielmo e Pietro figli del fu Rainone, alla presenza del giudice Alfano, vendono al primicerio Bartolomeo ed al fratello Leonardo, figli del fu Sarno de Angela, il dominio e i diritti loro spettanti su un territorio di loro proprietà dato in fitto a Giovanni Barbarolo e ad altri suoi parenti, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Corte Landorai, realizzando la somma di un’oncia d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1205, mm. 305×230; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1209. SCRIPTUM VENDITIONIS
1204 (05) – novembre, ind. VIII, Ascoli Satriano
Giaquinto Bucardo figlio naturale del fu Sichenolfo e Sichenolfo figlio di Giaquinto, abitanti ad Ascoli Satriano, possedendo in comune una vigna sita nei pressi del Monte Mezano, contigua alla vigna di proprietà del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi, decidono di venderla a Leone figlio del fu Spagaro, realizzando un’oncia d’oro di tarì siciliani e 4 soldi provesini.
(Originale, PERGAMENA N. 1206, mm. 230×340; scrittura minuscola di transizione).

1210. CARTULA VENDITIONIS
1204 – dicembre, ind. VIII, Sarno
Pietro di Lauro e la suocera Selletta, alla presenza del giudice Alfano, vendono al primicerio Bartolomeo e al fratello Leonardo figli del fu Sarno de Angela un pezzo di terra palustre, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Iuiube, per tre lati confinante con i terreni degli stessi fratelli, e realizzano la somma di mezza oncia d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1208, mm. 400×175; scrittura corsiva minuscola di transizione).
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1211. SCRIPTUM QUARTE
1204 (05) – dicembre, ind. VIII (V), Sant’Angelo a Fasanella
Ruggiero giudice e castellano di Sant’Angelo a Fasanella, trovando giusta la richiesta di Catania vedova del fu Riccardo di Orzolito e passata in seconde nozze col medico Pietro di Civitate, ordina al notaio Osmundo di redigere un regolare atto notarile, col quale rendere ufficiale la quarta parte a lei spettante sui beni del defunto marito, vale a dire su un vigneto, su un orto, su due terreni siti nelle pertinenze di Orzolito, nonché su due fabbricati, siti rispettivamente a Orzolito e a Castronuovo, ed inoltre di legalizzare la donazione della quarta parte dei beni mobili e stabili del secondo marito.
(Originale, PERGAMENA N. 1143, mm. 160×190; scrittura minuscola di transizione).

1212. CARTULA TESTIFICATIONIS
1204 (05) – dicembre, ind. VIII, Mercogliano
Pietro giudice di Mercogliano, dietro richiesta di Toronia, interroga Giovanni figlio di Quintavalle e il prete Roberto figlio del fu Amato Maiurana sulla veridicità del fatto che erano stati presenti ed avevano ascoltato come Giovanni figlio di Roberto Aversano, sul letto di morte ma ancora nel pieno possesso delle facoltà mentali, aveva lasciato alla madre Toronia l’usufrutto di tutti i suoi beni e che solo dopo la di lei morte detti beni sarebbero passati in proprietà ai coniugi Pietro Racco e Clarizia, rispettivamente cognato e sorella del testatore; riconosciuta valida la deposizione dei testi, il giudice senza sottoporli a giuramento ordina al notaio Tristaino di redigerne l’atto ufficiale.
(Originale, PERGAMENA N. 1207, mm. 195×185; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1213. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1205 – gennaio, ind. VIII, Avella
Martino Ferraro figlio del fu Orso Ferraro, entrato in grave crisi spirituale ed economica per l’incursione dei Tedeschi, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Paolo priore della casa di Baiano, un pezzo di terra sito nella località Fratte di Avella, in ciò confortato dal consenso e dalla volontà del suo signore Guglielmo Tisone.
(Originale, PERGAMENA N. 1209, mm. 300×305; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1214. SCRIPTUM MORGINCAP
1205 – gennaio, ind. VIII, Ascoli Satriano
Mauro figlio del fu Unfrido Ieculatore, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi, si accorda con Guglielmo figlio del fu Gervasio per il matrimonio, che egli intende contrarre con Nibia vedova di Gervasio e madre di Guglielmo; si conviene che il mundio di Nibia rimarrà in potere di Guglielmo e dei suoi eredi, mentre a Mauro verrà assegnata la quarta parte dell’intero asse ereditario di Gervasio, già riconosciuta a Nibia in forza del morgengabe rilasciatole da Gervasio, e cioè la quarta su due fabbricati costruiti sul suolo di proprietà delle chiese di San Benedetto e di San Giovanni, alle quali era dovuto un canone annuo rispettivamente di 27 e di 17 provesini, come pure la quarta su due terreni siti nei pressi della chiesa di San Nazzaro, ed inoltre il letto con relativo arredamento, mentre l’asinello viene lasciato ad esclusiva proprietà di Guglielmo; da parte sua Mauro si impegna a dare a Nibia come dono nuziale un mantello del valore di un’oncia d’oro e a rilasciarle la «cartula morgencap» per l’assegnazione della quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili.
(Originale, PERGAMENA N. 1210, mm. 185×335; scrittura minuscola di transizione).

1215. CARTULA VENDITIONIS
1205 (04) – gennaio, ind. VIII, Sarno
Giovanni Francese figlio del fu Damiano Zabica, alla presenza del giudice Alfano, vende al primicerio Bartolomeo e al fratello Leonardo figli del fu Sarno de Angela la metà a lui spettante su un pezzo di terra palustre che possedeva in comune con gli acquirenti, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Iuiube, realizzando la somma di due once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1211, mm. 335×285; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1216. CARTULA VENDITIONIS
1205 (04) – febbraio, ind. VIII, Sarno
I coniugi Riccardo de Alfano e Azzolina figlia del fu Giovanni Sutore, alla presenza del giudice Enrico, vendono al primicerio Bartolomeo e al fratello Leonardo figli del fu Sarno de Angela tre pezzi di terreno, siti nel tenimento dell’attuale comune di San Valentino Torio a tre Km da Sarno precisando che il primo era ubicato nella località Carozulo e gli altri due nella località Pentito, e realizzano la somma di due once d’oro e una quarta.
(Originale, PERGAMENA N. 1212, mm. 325×270; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1217. CARTULA VENDITIONIS
1205 (04) – febbraio, ind. VIII, Benevento
Giovanni Rascardo figlio del fu Pietro, essendo stato fatto prigioniero dai soldati tedeschi e sottoposto a inaudite servizie, per la sua liberazione versa un’oncia e mezza d’oro e pone come ostaggio la figlia Marotta in attesa di procurarsi altre tre once d’oro da versare agli aguzzini; allo scopo di mantenere l’impegno e così liberare la figlia Marotta, si vede costretto a vendere a Mercurio figlio del fu Giovannone e al di lui figlio naturale, anch’esso di nome Mercurio, un pezzo di terra vacua da lui posseduto nei pressi di Benevento nella località Palazzuolo, realizzando 3 once d’oro e 4 tarì di moneta siciliana.
(Originale, PERGAMENA N. 1213, mm. 285×290; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1218. CARTULA CONCORDIE
1205 (04) – marzo, ind. VIII, Avellino
Gualtiero cita in giudizio il fratello Regulioso per aver provveduto alla dote della figlia Alessandra, andata sposa a Nicola di mastro Roberto, prendendo dai beni mobili che possedevano in comune, chiede pertanto non solo l’assegnazione della stessa quantità di beni mobili per la figlia nubile di nome Palma, ma che si passi anche alla divisione degli altri beni stabili che possedevano in comune; tuttavia prima che il giudice Matteo di Avellino pronunzi la sentenza, con la mediazione di parenti ed amici, i due fratelli raggiungono un accordo e il notaio Mario ne redige l’atto.
(Originale, PERGAMENA N. 1214, mm. 400×220; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1219. SCRIPTUM DONATIONIS
1205 – aprile, ind. VIII, Taurasi
Maria vedova di Leo abitante di Lapio, col consenso dell’attuale suo mondoaldo Giovanni di San Mango sul Calore, alla presenza di testi qualificati, dona all’abbazia di Montevergine, nelle mani del monaco Bernardo priore della dipendenza monastica di Santa Maria del Fiume, la quarta parte di tutti i beni del defunto marito a lei pervenuti secondo la legge de morgengabe.
(Copia imitativa, PERGAMENA N. 1215, mm. 265×200; scrittura minuscola di transizione).

1220. CARTULA OFFERTIONIS
1205 – aprile, ind. VIII, Eboli
Guido de Coffata figlio del fu Guglielmo, meditando sul valore spirituale e sul dovere morale di aiutare le chiese da parte di chi da Dio ha ricevuto maggiori beni materiali, alla presenza del giudice Luca, offre al monastero di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Fortunato priore dello stesso monastero, tutti i beni da lui ereditati dal fratello Pandilfo, siti nella località di San Biagio di Eboli.
(Originale, PERGAMENA N. 1216, mm. 445×135; scrittura minuscola rotonda di transizione).
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1221. CARTULA TRADITIONIS
1205 – maggio, ind. VIII, Avellino
Alferio figlio del fu Giovanni di donna Emma, alla presenza del giudice Mattia di Avellino, cede a Roberto del Duca un suolo edificatorio sito nel suburbio di Avellino, nei pressi della chiesa di San Leone, con facoltà di costruire una casa per abitarla o darla in fitto, dietro il versamento del canone annuo di 2 tarì di buona moneta salernitana da corrispondere il primo maggio.
(Originale, PERGAMENA, N. 1217, mm. 212×223; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1222. CARTULA DIVISIONIS
1205 – agosto, ind. VIII, Sarno
Leonardo figlio del fu Sarno de Angela, alla presenza dei giudici Giovanni ed Alfano e di altri testi qualificati, chiede al fratello maggiore, il primicerio Bartolomeo, di procedere alla divisione dell’eredità paterna e dei beni da loro acquistati in comune, riconoscendogli tuttavia il pieno possesso dei due terreni siti nella località Grasso, quale restituzione del reddito del beneficio ecclesiastico da lui investito per il menage familiare; il primicerio, riconoscendo valida la richiesta del fratello, fa l’elenco di tutti i beni, precisandone la natura e l’ubicazione, e procede alla formazione di due gruppi, lasciando al fratello la facoltà di scelta; di comune accordo e soddisfazione si scambiano le necessarie garanzie di legge.
(Originale, PERGAMENA N. 1218, mm. 328×335; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1223. BREBE DOTIS
1205 – agosto, ind. VIII, Mercogliano
Alla presenza del giudice Pietro di Mercogliano, Giovanni Falcone ed il figlio Matteo provvedono alla dote della figlia e sorella Grisauria, in procinto di sposare Giovanni figlio di Marrisio, assegnandole un pezzo di terra, sito nella località Copone, ed un casalino ubicato all’interno del castello di Mercogliano, fornendo inoltre al genero e al cognato le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 1219, mm. 195×275; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1224. CARTULA TESTIFICATIONIS
1205 – settembre, ind. IX, Nocera
Il giudice Leonardo, dietro richiesta di Marcolino Teutonico, interroga i testi Marco de Perone e Giovanni Cavaliere sulla veridicità del fatto che erano stati presenti alla stipula del contratto con cui Riccardo de Menda, dopo la morte del re Guglielmo, durante la ricostruzione del castello di Nocera, aveva ceduto al presbitero Pietro Sclimbo e al fratello Giovanni Cavaliere due nasaline di sua proprietà per il canone annuo di 2 tarì di moneta salernitana; i testi confermano tale deposizione, si dichiarano disponibili a confermarla sotto giuramento in qualsiasi altra sede e danno a Marcolino le opportune garanzie di legge.
(Originale, PERGAMENA N. 1220, mm. 280×255; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1225. CARTULA MANIFESTATIONIS
1205 – settembre, ind. IX, Mercogliano
Roberto di Monteforte figlio del fu Ugo Roffo e la moglie Golesana figlia del fu Golia Racco di Mercogliano, alla presenza del giudice Pietro, concedono ai fratelli Gregorio e Giovanni figli del fu Barone Racco e zii di Golesana le garanzie di legge per il quieto possesso della terza parte dell’intero asse ereditario del fu Barone Racco, a lei spettante per essere l’unica erede di Golia fratello dei detti Gregorio e Giovanni; per tale concessione ricevono 10 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1221, mm. 223×185; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1226. SCRIPTUM LOCATIONIS
1205 – novembre, ind. IX, Mercogliano
Alla presenza del giudice Pietro, il monaco di Montevergine Giovanni de Sergio, nella sua qualità di procuratore e precettore di Mercogliano, cede in fitto perpetuo a Giordano di Avella e a Giovanni figlio del fu Stefano di donno Stefano un pezzo di terra seminativa, sita nella località Starza, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare e con l’impegno di corrispondere la metà della coltura principale, cioè del frumento, e la quinta parte di eventuali altri tipi di semina.
(Originale, PERGAMENA N. 1222, mm. 190×240; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1227. CARTULA LOCATIONIS
1205 – novembre, ind. IX, Avellino
L’abate Roberto col consenso dell’intera comunità di Montevergine, alla presenza del giudice Matteo di Avellino, concede in fitto perpetuo a Britoldo di origine teutonica ma residente nel castello di Capriglia un castagneto, sito nelle pertinenze di quel castello dove si dice Jetta Pertica, con facoltà di possederlo e sfruttarlo a proprio piacimento e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di due tarì di moneta salernitana, da versare per la festa di Tutti i Santi.
(Originale, PERGAMENA N. 1226, mm. 265×215; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1228. CARTULA DONATIONIS
1205 – dicembre, ind. IX, Nusco
Alla presenza del giudice Matteo e di altri testi qualificati, Guglielmo figlio del fu maestro Pandilfo di Nusco dona alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Oderisio priore di San Sebastiano della vicina Bagnoli, una casa sita nella città di Nusco, precisando che in conformità alle disposizioni di legge non riceve il launegildo.
(Originale, PERGAMENA N. 1223, mm. 210×235; scrittura gotica libraria).

1229. BREBE VENDITIONIS
1205 – dicembre, ind. IX, Mercogliano
Alla presenza del giudice Ruggiero, Ruggiero figlio del fu Maraldo Banioso vende al monaco Giovanni de Sergio priore della casa di Loreto e procuratore del castello di Mercogliano, il quale agisce col consenso dell’abate Roberto, una casa in muratura sita all’interno di detto castello, realizzando la somma di mezza oncia d’oro di moneta salernitana e una quarta d’oncia di moneta imperiale.
(Originale, PERGAMENA N. 1225, mm. 192×254; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1230. BREBE LOCATIONIS
1206 – gennaio, ind. IX, Montevergine
Il monaco Andrea cellerario del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate Roberto e dell’intera comunità, alla presenza del baiulo Bartolomeo e del maestro Glorioso, cede in fitto perpetuo a Gauderisio un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Avellino dove si dice Toro di Gaidone, con facoltà di possederlo e sfruttarlo a proprio piacimento e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 4 tarì di moneta salernitana, da versare per la festa del Natale; aggiunge inoltre che fino a quando sarà in vita Gauderisio il canone annuo è ridotto ad un solo tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 1227, mm. 220×195; scrittura minuscola rotonda di transizione).torna a inizio pagina

1231. SCRIPTUM VENDITIONIS
1206 – gennaio, ind. IX, Ascoli Satriano
Gemmacita figlia del fu Angelo di Frisia, alla presenza del giudice Giovanni che ne controlla la libera volontà e col consenso del suo secondo marito Ruggiero che le funge da mundoaldo, vende a Mattia figlio del fu Guido la seconda quarta di un vigneto, sito nella località Valle Pietra di Ascoli ed a lei pervenuto in forza del morgengabe rilasciatole da Salomone Pastore suo primo marito, realizzando la somma di due soldi e mezzo di provesini.
(Originale, PERGAMENA N. 1228, mm. 235×265; scrittura minuscola di transizione).

1232. PRIVILEGIUM REGIS FREDERICI
1206 – marzo, ind. IX, Palermo
Il re Federico II sull’esempio della madre Costanza, la quale fu particolarmente devota e generosa nei confronti dell’abbazia sei corbe di terreno del demanio di Maddaloni, affinché ivi i monaci potessero far sorgere una chiesa con annessi edifici monastici ed abitarvi convenientemente.
(Copia in forma originale, PERGAMENA N. 1229, mm. 285×340; scrittura curialesca).

1233. PACTUM TRANSACTIONIS
1206 – aprile, ind. IX, Nola
I fratelli uterini Roberto e Pietro di Blasio citano in giudizio il monastero di Montevergine, per non aver restituito il prestito di 22 once d’oro; durante la discussione alla presenza del giudice Giovanni di Nola, dello stesso abate di Montevergine Roberto, assistito da altri otto monaci, del canonico di Nola Guglielmo e di molte altre persone, le parti in causa raggiungono l’accordo, per cui i due fratelli si accontentano di solo 10 once d’oro, condonando le altre 12, ed inoltre ricevono subito 3 once d’oro e le altre 7 saranno loro versate nell’ottava della prossima festa di Pentecoste.
(Originale, PERGAMENA N. 1230, mm. 235×95; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1234. CARTULA OBLATIONIS
1206 – maggio, ind. IX, Somma Vesuviana
Giovanni de Maraldo figlio del fu Pietro, col consenso della moglie Maria e dei figli Pietro e Giovanni, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi qualificati, dona alla chiesa di Santa Maria di Montevergine due pezzi di terra, siti nelle località Trentola e Perilli, lasciando ampia facoltà all’abate in carica ed ai suoi successori di utilizzarli a beneficio della stessa chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 1231, mm. 280×340; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1235. SCRIPTUM OBLATIONIS
1206 – maggio, ind. IX, Gesualdo
Ruggiero conte di Gesualdo e il fratello Roberto, non avendo danaro liquido per soddisfare le disposizioni testamentarie del padre Elia, che aveva lasciato un legato pio di 12 once d’oro a favore della chiesa di Santa Maria di Montevergine, e della madre Diomede, che aveva scelto quella stessa chiesa come luogo per la sua sepoltura assegnandole altre 10 once d’oro, di comune accordo decidono di donare a Montevergine il Plesco di Morra con il suo territorio e con la chiesa di Sant’Angelo in esso costruita, riservandosene tuttavia il diritto di riscatto e ricevendo 30 once d’oro.
(Copia legale del dicembre 1500 fatta dal notaio Pietro Nardello dietro mandato del giudice Riccardo Buzzaco, PERGAMENA N. 4509).

1236. SCRIPTUM VENDITIONIS
1206 – luglio, ind. IX, Avella
Girardo figlio del fu Bartolomeo, alla presenza dei giudici  Filippo e Giovanni e di molti altri testi qualificati, vende al monaco Paolo priore della casa verginiana di Baiano, il quale agisce a nome e per conto della chiesa di Santa Maria di Montevergine, una casa in muratura con annesso terreno, sita al centro di Avella, confinante con lo stesso castello baronale, realizzando la somma di 2 e una terza di once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1233, mm. 355×268; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1237. SCRIPTUM GUADIATIONIS
1206 – agosto, ind. IX, Ascoli Satriano
Alferio Cennamo figlio del fu Russo di Ascoli Satriano ricorda che, in considerazione dei buoni servizi resigli dal figliastro Diotimendo, aveva per lui acquistato un pastino del valore di 4 once d’oro, sito nella località dove sorge la chiesa di Santa Cecilia, riservandosene tuttavia l’usufrutto e mantenendone l’ipoteca; ora alla presenza del giudice Giovanni e di altri testimoni riconosce di essere già rientrato per metà del denaro impegnato, per cui concede al figliastro il pieno possesso della metà di detto pastino, senza tuttavia procedere alla confinazione in attesa che Diotimendo gli possa restituire l’altra metà del prezzo pagato e così immetterlo nel possesso dell’intero pastino; infine decide che, qualora il problema non dovesse risolversi durante la sua vita, alla sua morte l’intero pastino venga assegnato a Diotimendo.
(Originale, PERGAMENA N. 1234, mm. 315×322; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1238. SCRIPTUM DONATIONIS
1206 – settembre, ind. X, Lauro
Ruggiero di Lauro signore di Atripalda invia una lettera, che si riporta integralmente, all’amico e parente giudice Lauritano con preghiera di rendere ufficiale la donazione da lui fatta a favore di un suo uomo ligio di nome Bonifacio figlio del fu Buonuomo, riguardante il passaggio a Bonifacio dei suoi diritti su un terreno, sito fuori del fossato di Lauro dove si dice Terra Filioli e tenuto in fitto da Gualtiero di Piro e da Enrico Francamente; il notaio Riccardo redige l’atto e lo stesso giudice Lauritano lo sottoscrive e lo convalida.
(Originale, PERGAMENA N. 1235, mm. 232×300; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1239. BREBE OBLATIONIS
1206 – ottobre, ind. X, Mercogliano
L’arciprete Lando e il nipote Angelo, Giovanni figlio di Guglielmo Molinaro e la moglie Filomena, Giovanni di Avellino e la moglie Maria, nella loro qualità di gestori e di patroni della chiesa di San Giacomo Apostolo di Mercogliano, alla presenza del giudice Ruggiero, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del presente abate Roberto, i diritti loro spettanti su quella chiesa e tutto il dominio su quei beni, consegnando nelle mani dello stesso abate tutti i «munimina» riguardanti la fondazione della chiesa e il possesso dei beni annessi.
(Originale, PERGAMENA N. 1238, mm. 200×260; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1240. CARTULA LOCATIONIS
1206 – ottobre, ind. X, Mercogliano
L’arciprete Lando nella sua qualità di rettore e custode della chiesa di San Giacomo Apostolo, costruita nella località Urbiniano di Mercogliano, alla presenza del giudice Ruggiero e col consenso dell’abate Roberto di Montevergine, cede in fitto perpetuo a Benvenuto figlio di Briamo Goculatorio un nocelleto, sito nella località Macera, con facoltà di sfruttarlo a proprio piacimento e con l’obbligo di corrispondere al rettore della chiesa il canone annuo di 2 tarì di buona moneta salernitana, da versare per la festa di Santa Maria del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 1236, mm. 160×350; scrittura minuscola di transizione).
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1241. CARTULA DOTIS
1206 – ottobre, ind. X, Salerno
Alfano figlio del fu notaio Matteo, detto di donna Vibonia figlia di Alfano del conte Landone, alla presenza del protogiudice Giovanni, concorda con Giovanni Orefice figlio del fu Gregorio de Ala i patti matrimoniali nel concedergli in moglie la cognata Tanda figlia di Porpora e del fu notaio e avvocato Giovanni di Pietra; col consenso della suocera Porpora assegna in dote a Tanda la metà dell’intero patrimonio familiare, consistente nella metà di un territorio con acclusa abitazione su due piani, sito nella città di Salerno dove si dice Veterense nei pressi della chiesa di Sant’Andrea apostolo di Lama, nella metà di un secondo terreno lavorativo, sito fuori città nella località Asa, e nella metà di tutti i fittavoli con mogli, figli e beni; inoltre per maggiore garanzia degli sposi concede loro i munimina dei beni assegnati.
(Originale, PERGAMENA N. 1237, mm. 570×210; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1242. CARTULA OBLATIONIS
1206 – novembre, ind. X, Maddaloni
I coniugi di Maddaloni Pietro figlio del fu Guglielmo Madelmo ed Armenia, alla presenza del giudice Riccardo e di altri testi, donano alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del preposito Maraldo, tutti i beni mobili e stabili da loro posseduti dentro e fuori il castello di Maddaloni, riservandosene tuttavia l’usufrutto ed escludendo due pezzi di terra siti nella località Cora, che la signora Armenia aveva in precedenza donato ai nipoti Adiutorio e Biagio.
(Originale, PERGAMENA N. 1240, mm. 215×360; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1243. CARTULA VENDITIONIS
1206 (07) – 5 novembre, ind. X, Troia
I coniugi troiani Bartolomeo de Perfecta ed Angelica, per la quale lo stesso marito funge da mondoaldo ed alla quale danno il consenso i parenti prossimi Angelico e Pietro, alla presenza del giudice Raone vendono a Giacomo Imbricario una vigna, sita nelle pertinenze di Troia dove si dice a Musella, precedentemente acquistata dallo stesso Bartolomeo e per la quarta parte appartenente ad Angelica per la legge del morgengabe, realizzando la somma di 2 once d’oro e una quarta di tarì siciliani.
(Originale, PERGAMENA N. 1239, mm. 230×430; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1244. CARTULA DONATIONIS
1206 – dicembre, ind. X (IX), Roccabascerana
Alla presenza del giudice Giacomo e di altri testi qualificati, Bernardo figlio del fu Donadio concede in perpetuo a Giovanni de Amanda la metà di una selva, che egli possedeva nella località Grefolleta di Roccabascerana e sulla quale cadevano alcuni diritti a favore dell’abbazia di Montevergine, riceve 6 tarì di moneta amalfitana ed altri 42 tarì della stessa moneta per riscattare quei diritti e per dare la buonuscita a Mercurio de Raone fittavolo della selva per mandato dell’abbazia.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1779 del dicembre 1233).

1245. BREBE DONATIONIS
1206 (07) – dicembre, ind. X, Montevergine
Diotiguardi, con la mediazione del notaio Ruggiero che roga l’atto, prende in fitto perpetuo dai monaci di Montevergine: Marco preposito, Rainone decano, Bonifacio cellerario e Martino di Mirabella, i quali agiscono in nome e per conto dell’abate Donato, un castagneto nei pressi del casale delle Fontanelle con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare e di corrispondere al monastero la metà delle castagne e il terratico in ragione della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1241, mm. 295×155; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1246. CARTULA LOCATIONIS
1207 – aprile, ind. X, Mercogliano
Maraldino figlio di Martino Sasso di Avellino, alla presenza dei giudici Ruggiero e Goffredo di Mercogliano, prende in fitto perpetuo da Simone figlio del fu Falcone Fellicola una casa, sita all’interno del castello di Mercogliano, con facoltà di abitarla e anche di darla in subaffitto, ma con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di 2 tarì di moneta salernitana, da versare per la festa della Natività della Beata Vergine Maria del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 1242, mm. 230×280; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1247. SCRIPTUM DOTIS
1207 – maggio, ind. X, Mercogliano
Mercurio figlio del fu Ruggiero di Giaquinta, alla presenza del giudice Ruggiero, concorda con Fortino figlio di Castolio i patti matrimoniali nel cedergli in moglie la nipote Sofia, di cui conservava il mundio: col consenso dell’altra nipote Avarizia sorella di Sofia, assegna in dote a Sofia la metà dell’intero asse ereditario paterno e materno, consistente in case e terreni siti nella cittadina di Mercogliano e altrove; da parte sua Avarizia aggiunge la metà di un territorio, sito nella località Paduli; Mercurio ed Avarizia concedono agli sposi le garanzie di legge per il quieto possesso della dote loro assegnata.
(Originale, PERGAMENA N. 1243, mm. 198×290; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1248. SCRIPTUM VENDITIONIS
1207 – maggio, ind. X, Taurasi
Una donna di Taurasi di nome Maria, vedova del fu Giovanni de la Ricca, alla presenza di testi qualificati e col consenso del figliastro Giacomo Giovanni che le funge da mundualdo, vende alla chiesa di Santa Maria di Montevergine nelle mani del monaco Bernardo la quarta parte di una casa con annesso forno, a lei pervenuta in forza del morgengabe del defunto marito, realizzando la somma di tre quarti di un’oncia d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1244, mm. 215×315; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1249. SCRIPTUM GUADIATIONIS
1207 – maggio, ind. X, Eboli
Il signore Arnaldo di Contursi, alla presenza del giudice Luca di Eboli, riconosce di essere debitore di 2 once d’oro nei confronti del monaco Fortunato priore di Montevergine; si impegna a restituire il debito nei tempi e nei modi stabiliti dal monaco Fortunato, concedendo la guardia di legge e ponendo come garante Alferio Pagano; aggiunge inoltre di farsi carico delle spese in caso di contestazione e di ricorso alla giustizia.
(Originale, PERGAMENA N. 1245, mm. 335×235; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1250. CARTULA DONATIONIS
1207 (08) – giugno, ind. X, Avella
I signori di Avella Stefano de Boy e la moglie Costanza, alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine una stalla per alloggiare gli animali del monastero, sita nel castello di Avella e confinante con lo stesso palazzo comitale; alla normale formula di corroborazione, che prevede la pena pecuniaria in caso di inadempienza da parte dei donatori e dei loro successori, l’abate Donato di Montevergine aggiunge la scomunica contro chiunque oserà contrastare.
(Originale, PERGAMENA N. 1246, mm. 265×335; scrittura minuscola rotonda di transizione).
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