1199-1200
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1998)
1052. CARTULA VENDITIONIS
1199 (98) – gennaio, ind. II, Sarno
Alla presenza del giudice Giovanni, Nicola figlio del fu Martino Ferraco vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Saxa una pianta di casa accanto alla sua abitazione nel castello di Sarno, realizzando la somma di venti tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1041, mm. 331×260; scrittura minuscola di transizione).
1053. SCRIPTUM MEMORIE
1199 (98) – gennaio, ind. II, Benevento
Il medico Callisto figlio del fu Giovanni Guandelgario, trovandosi a letto gravemente infermo e volendo far testamento alla presenza del giudice Nicola, ricorda di aver donato al monastero di Santa Maria di Montevergine la parte dello ius patronatus a lui spettante nella chiesa di Sant’Andrea de Miliotis come pure la parte a lui spettante su una selva e su un nocelleto siti nel territorio di Pietrastornina lungo la strada che mena a Sant’Angelo a Scala, ma di non averne fatto redigere un regolare atto notarile, per cui chiede al giudice di provvedere in merito; precisa inoltre di aver ereditato quei beni dalla defunta Alegrima figlia del fu Pietro Saiperto; il giudice infine in conformità alla volontà del malato ordina al notaio Nicola di redigere il presente atto.
(Originale, PERGAMENA N. 1042, mm. 229×265; scrittura beneventana).
1054. CARTULA VENDITIONIS
1199 (98) – febbraio, ind. II, Monteforte
Alla presenza del giudice Roberto, Lorenzo e il figlio Guerriero vendono a Giovanni figlio del fu Giovanni una casa in muratura, sita nel castello di Monteforte, per il prezzo di 80 tarì di moneta salernitana; ai venditori si associano le rispettive consorti, Marotta e Orsa, per concedere all’acquirente le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quella casa.
(Originale, PERGAMENA N. 1043, mm. 230×128; scrittura minuscola di transizione).
1055. SCRIPTUM VENDITIONIS
1199 – marzo, ind. II, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, Giacomo Giovanni figlio del fu giudice Pagano vende a Giovanni Rencone una pianta di casa sita nel castello di Mercogliano per il prezzo di 14 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Clarizia moglie di Giacomo Giovanni, per concedere le opportune garanzie di legge per il quieto possesso della pianta di casa.
(Originale, PERGAMENA N. 1045, mm. 364×215; scrittura minuscola di transizione).
1056. TESTAMENTUM RICCARDI DE MENDA
1056. TESTAMENTUM RICCARDI DE MENDA
1199 – marzo, ind. II, Nocera
Riccardo de Menda, sul letto di morte, fa testamento a favore del genero Giovanni Vaccaio, che aveva sposato la figlia Damiana, e a favore dell’altra figlia di nome Maria, ancora nubile, con facoltà di succedersi nell’eredità in caso di morte senza eredi; stabilisce alcuni legati pii a favore di monasteri e chiese, esistenti a Sarno e nei dintorni; lascia ai nipoti o ai loro eredi alcuni beni stabili e condona i loro debiti in precedenza contratti con lui; stabilisce inoltre che la moglie Gaitelgrima, qualora continuerà ad abitare col genero Giovanni, godrà dell’usufrutto di tutti i suoi beni, in caso contrario del solo morgengabe a lei spettante e dell’abitazione con relativo arredamento; infine costituisce mundoaldi della moglie Gaitelgrima e della figlia Maria il signore Americo di Parte Pallerio, il genero Giovanni Vaccaio ed il nipote Giovanni Ungaro.
(Originale, PERGAMENA N. 1046, mm. 452×297; scrittura minuscola di transizione).
1057. TESTAMENTUM DOMINI SERGII
1199 – 5 aprile, ind. II, Scala
Sergio figlio dl fu Leone Zito de Filicto, sul letto di morte, nomina esecutori testamentari dell sue ultime volontà l’abate Guido suo parente, il nipote Ubo e i fratelli Mauro, Filippo e Pasquale Saraceno suoi soci negli affari; stabilisce che si continui a riconoscere la decima alla chiesa e al clero di Scala secondo la consuetudine, nonché la quantità di denaro da dare ai vescovi e ai sacerdoti che parteciperanno al suo funerale; ordina che il suo corpo venga seppellito nella chiesa di Sant’Eustachio a cui vengono assegnate 6 once d’oro; costituisce diversi legati pii a favore di chiese e monasteri esistenti nel ducato di Amalfi e di Benevento, in particolare rilascia al monastero di Montevergine la terza parte di quanto aveva affidato all’abate; lascia beni mobili e stabili ai nipoti ed alla servitù; al figlio Matteo, ancora minorenne, lascia tutti i beni da lui posseduti nella città di Benevento ed un vitalizio di 50 once d’oro; costituisce infine tutori del figlio Matteo e mundoaldi della moglie Sofia i suddetti fratelli Mauro, Filippo e Pasquale Saraceno.
(Copia notarile di poco posteriore all’originale, PERGAMENA N. 1047, mm. 463×210; scrittura curialesca amalfitana).
1058. BREBE SECURITATIS
1199 – aprile, ind. II, Maddaloni
Il monaco Pietro di Trentinara, priore dell’ospedale di Maddaloni soggetto all’abbazia di Montevergine, chiede a due giudici di Maddaloni, ambedue di nome Riccardo, di voler ascoltare i testi che furono presenti alle ultime volontà del fu Giovanni di Ensari e di farne redigere un documento ufficiale; i giudici accettano e legalizzano il legato con cui il detto Giovanni di Ensari, sul letto di morte, aveva disposto che una sua casa, sita a Maddaloni nei pressi della chiesa di San Martino, per metà fosse assegnata all’abbazia di Montevergine e per l’altra metà ne rimanesse usufruttuaria la moglie Altrude, sua vita natural durante, con l’obbligo tuttavia di corrispondere all’abbazia il canone annuo di 2 tarì, e dopo la morte di Altrude l’intera abitazione fosse di dominio dell’abbaszia.
(Originale, PERGAMENA N. 1048, mm. 266×357; scrittura minuscola di transizione).
1059. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1199 – maggio, ind. II, Montefusco
Giovanni Zito figlio del fu giudice Mercurio e la vedova Maria, per la quale funge da mundoaldo un altro figlio di nome Giacomo, operano uno scambio di beni con Costantino, fratello e figlio dei predetti: cedono una casa sita nel castello di Montefusco, nei pressi della piazza detta Stellata, e ricevono l’intera parte spettante a Costantino su un terreno sito nella località Pratello con eccezione della parte che dovrà essere assegnata al detto Giacomo, dopo la morte della detta madre Maria.
(Originale, PERGAMENA N. 1049, mm. 230×232; scrittura minuscola di transizione).
1060. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1199 – maggio, ind. II, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, Pietro figlio del fu Grifone, con la partecipazione della mogli Maria, opera uno scambio di beni con Riccardo figlio di Giovanni de Truccia: cede un casalino sito nel castello di Mercogliano con l’aggiunta di 14 tarì, per la differenza di valore, e riceve una casa in muratura sita fuori dello stesso castello nei pressi della porta dell’acqua, precisando che non prenderà nulla, qualora la stessa casa dovesse essere abbattuta in vista di una eventuale utilità del paese.
1061. SCRIPTUM SECURITATIS
1199 – 2 agosto, ind. II, Troia.
Il Monaco Alferio preposito del monastero di Montevergine, inviato dall’abate Gabriele a Troia per il disbrigo di certi affari, viene informato dalla vedova Aloisa che il defunto marito Ambrogio di Tasso, nel fare testamento, aveva lasciato alla custodia dei monaci di Montevergine alcune vacche fino a quanto il figlio Giacomo raggiungesse la maggiore età, con l’obbligo di consegnare allo stesso Giacomo la metà dei vitelli nati negli anni a venire e con la clausola che, qualora il fanciullo dovesse morire prima di raggiungere la maggiore età, le stesse vacche e i vitelli sarebbero rimasti di proprietà del monastero; prende pertanto in consegna 3 vacche e 3 vitelli maschi nati nell’anno, avviandoli all’armento del monastero, e rilascia il relativo documento nel rispetto della volontà del defunto.
(Originale PERGAMENA N. 1052, mm. 183×216; scrittura minuscola di transizione).
1062. SCRIPTUM SECURITATIS
1199 – 19 agosto, ind. II, Bari
Stefanizio figlio di Giovanni Agralisto, alla presenza di testi qualificati, accusa Trencia figlio di Giovanni di non volergli più restituire il residuo di 2 once di tarì d’oro e 4 tarì su un prestito di 100 once di tar’ d’oro, presenta la relativa documentazione e per garantire se stesso e i suoi eredi, in conformità alla consuetudine barese, procede al pignoramento di una casa del debitore, sita nei dintorni della città di bari dove si dice Pusterola.
(Originale, PERGAMENA N. 1053, mm. 140×151; scrittura minuscola di transizione).
1063. SCRIPTUM CONCORDIE
1199 – 8 settembre, ind. III, Benevento.
Alla morte di Giacomo Sculdascio che nel farsi oblato di Montevergine aveva donato tutti i suoi beni al monastero, la vedova Maria oltre alle spettanze del morgengabe rivendica 110 romanati che aveva portato in dote e secondo i patti matrimoniali le sarebbero stati restituiti in caso di premorte del marito; alla presenza dei giudici beneventana Luca Rolpoto e Canturberio raggiunge un accordo col rappresentante dell’abbazia di Montevergine, ricevendo 2 once d’oro, 216 pecore, il letto con relativa suppellettile e la quarta parte delle vigne e del palazzo; inoltre sua vita natural durante avrà in usufrutto le altre parti del palazzo dietro il versamento del canone annuo una libbra di cera, tale usufrutto tuttavia verrà a cessare qualora dovesse monacarsi o passare in seconde nozze.
(Originale, PERGAMENA N. 1054, mm. 339×420; scrittura beneventana di transizione).
1064. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1199 – ottobre, ind. III (II), Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, Gabriele abate di Montevergine cede a Ruggiero ex giudice di Sant’Angelo a Scala un pezzo di terra che il monastero possedeva nella località Planitello e i diritti che lo stesso monastero possedeva su un castagneto sito nella località Villanova, tenuto in fitto da Gionata Cardillo e dal cognato Enrico, in cambio di un altro terreno facente parte del complesso di beni ceduti dal predecessore abate Eustasio allo stesso Ruggiero e che nel tempo di in terreno i monaci avevano dato in fitto a Ruggiero Cipolla.
(Originale, PERGAMENA N. 1055, mm. 280×295; scrittura minuscola di transizione).
1065. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1199 – ottobre, ind. III, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, i coniugi Giovanni Ferraro figlio del fu Boezio e Clarizia figlia del fu Roberto di Malporto, nonché Paunessa vedova di Roberto, offrono alla chiesa di San Pietro Apostolo, nelle mani del primicerio Ruggiero una casa in muratura sita nel castello di Mercogliano dove si dice Girone; lo stesso Giovanni funge da mundoaldo per la moglie Clarizia e per la suocera Paunessa.
(Originale, PERGAMENA N. 1056, mm. 285×274; scrittura minuscola di transizione).
1066. CARTULA CONCORDIE
1199 – ottobre, ind. III, Avellino
Rainone figlio del fu Giovanni ricorda che, nel vendere ai minori Pietro e Maria figli del fu Giovanni di Montecalvo un pezzo di terra con castagneto sito nella località Vineola, aveva consegnato ai tutori Lio Alferio e Sipontino tre atti notarili tra cui uno riguardante anche altri suoi interessi fondiari, per cui alla presenza del giudice Matteo si accorda con gli stessi tutori perché quel documento gli sia rilasciato per trenta giorni ogni qualvolta ne avrà bisogno per difendere in sede giudiziaria le sue ragioni contro eventuali oppositori.
(Originale, PERGAMENA N. 1057, mm. 260×205; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1067. CARTULA VENDITIONIS
1199 – novembre, ind. III, Sarno
I fratelli Matteo, Pietro e CrescEnzio figli del fu Pietro detto Frecentese, alla presenza del giudice Giovanni, vendono a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Saxa un suolo edificatorio sito nelle pertinenze del castello di Sarno, realizzando la somma di 40 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 1058, mm. 334×350; scrittura minuscola di transizione).
1068. SCRIPTUM SECURITATIS
1199 – novembre, ind. III, Benevento
Il neo eletto abate di Montevergine Guglielmo si porta a Benevento e nel priorato verginiano di San Giacomo, alla presenza del giudice Canturberio e del notaio Nicola, restituisce un cofanetto portagioie, che il cardinale Cencio dell’ordine dei suddiacini e rettore della città papale di Benevento aveva affidato alla custodia del testè defunto abate Gabriele; lo stesso cardinale, dopo aver dissigillato il cofanetto e controllato il contenuto, riconosce che gli oggetti e i danari d’oro e d’argento, come pure il panno di seta avvolto in una tovaglia, corrispondevano esattamente a quanto aveva in precedenza consegnato; il giudice Canturberio pertanto, per maggiore sicurezza dell’abbazia di Montevergine, ordina al notaio Nicola di redigere il documento ufficiale.
(Originale, PERGAMENA N. 1059, mm. 215×168; scrittura beneventana di transizione).
1069. CARTULA CENSUS
1199 – dicembre, ind. III, Avellino
I monaci Ruggiero e Andrea, rispettivamente preposito e cellerario del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate Guglielmo e dell’intera comunità, locano al sacerdote Bernardo e ai suoi eredi in linea retta una terra vacua sita nella località Allipergo dietro il censo annuo di una libbra di cera da corrispondersi nel mese di marzo, precisando tuttavia che il sacerdote, durante la sua vita, non è tenuto a versare il detto censo.
(Originale, PERGAMENA N. 1062, mm. 171×259; scrittura minuscola di transizione).
1070. CARTULA VENDITIONIS
1199 – dicembre, ind. III, Mercogliano
Attraversando l’abbazia di Montevergine un difficile momento per una grande mole di debiti, il preposito Ruggiero col consenso dell’abate Guglielmo vende ai fratelli Diotiguardi e Bartolomeo, figli del fu Ruggiero Rizzo, un pezzo di terra con vigna sito nella località Urbiniano, nei pressi della chiesa di Santo Stefano, realizzando un’oncia d’oro; aggiunge inoltre che su quel terreno per il futuro dovrà gravare a favore dell’abbazia il canone annuo di una bracciata di cera, di cui gli acquirenti e gli eredi dovranno farsi carico.
1071. CARTULA SOLUTIONIS
1199 – dicembre, ind. III, Benevento
Alla presenza del giudice Canturberio, l’abate Guglielmo del monastero di Montevergine salda un debito di 50 once d’oro a Ruggiero Malanima, evitando così di rinnovare la carta di credito; contemporaneamente consegna 25 once d’oro ad Aldemario di Salegrima, ritirando la relativa documentazione; inoltre liquida un debito di 17 once d’oro contratto da un certo Giovanni; infine alla presenza dello stesso giudice la signora Gemma vedova del fu giudice Bartolomeo de Gervasio dicihiara di non aver più nulla a pretendere per il prestito di 28 once d’oro, in quanto 11 le erano state restituite nel passato mese di marzo dal preposito Ruggiero e le altre 17 erano state dal defunto abate Gabriele per il suo guardaroba.
(Originale, PERGAMENA N. 1064, mm. 370×246; scrittura beneventana di transizione).
1072. CARTULA VENDITIONIS
1199 – dicembre, ind. III, Avellino
I monaci Ruggiero e Andrea, rispettivamente preposito e cellerario del monastero di Montevergine, vengono delegati dall’abate Guglielmo e dall’intera comunità monastica a vendere i beni, che la stessa abbazia possedeva nel distretto della città di Avellino, per raccogliere danaro necessario a liquidare un debito contratto col conte Ruggiero di Laviano in occasione di un forte contributo imposto dall’imperatore Enrico VI e riscosso dopo la morte dello stesso imperatore dal marchese Marcovaldo; i due monaci presentano le credenziali al giudice Matteo di Avellino a alla sua presenza vendono al sacerdote Bernardo de Biliarda una casa sita nel suburbio della citta di Avellino, nei pressi della Porta Maggiore, realizzando 5 once d’oro di tarì siciliani del peso di Salerno; aggiungono inoltre che su quella casa dovrà gravare il canone annuo di una bracciata di cera, da corrispondere all’abbazia per la festa di Santa Maria del mese di febbraio, cioè della Candelora.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1560 del 4 novembre 1225).
1073. BREBE VENDITIONIS
1199 (1200) – 16 dicembre, ind. III, Bari
Trencia ed i tre figli Bartolomeo, Giovanni e il chierico Donnando, con la partecipazione di Gaitelgrima moglie di Trencia e di Zita Rosanova moglie di Bartolomeo per quanto di loro competenza in forza del morgengabe, vendono a Urso di Raone figlio di Sergio di Raone una casa a volta non coperta con annesso casalino, siti nel vico Puterola della città di Bari, realizzando 25 once d’oro di buoni tarì siciliani; aggiungono che per il rispetto delle abitazioni circostanti il casalino non può essere sopraelevato, mentre la casa potrà essere coperta.
(Copia autentica fatta rogare nel luglio 124, PERGAMENA N. 1901).
1074. SCRIPTUM SECURITATIS
1200 (1199) – 11 gennaio, ind. III, Benevento
Pietro Malanima figlio di Ruggiero, alla presenza del giudice Canturberio e di alcuni monaci di Montevergine compreso l’abate Guglielmo, il preposito Ruggiero e il priore Giovanni da Nusco della dipendenza di San Giacomo di Benevento, riconosce che I beni stabili acquistati dall’abbazia di Montevergine erano stati destinati dal padre per formare la dote delle sorelle; accetta una simile disposizione paterna e giura di volerla osservare, aggiunge tuttavia che, qualora egli ed eventuali altri suoi futuri fratelli volessero riscattare tali beni, potrebbero farlo assicurando alle sorelle una dote in danaro e in cose dello stesso valore di quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 1060, mm. 298×230; scrittura beneventana di transizione).
1075. CARTULA VENDITIONIS
1200 (1199) – gennaio, ind. III, Avellino
I monaci Ruggiero e Andrea, rispettivamente preposito e cellerario del monastero di Montevergine, vengono delegati dall’abate Guglielmo e dall’intera comunità monastica a vendere alcuni beni dello stesso monastero, per mettere insieme il danaro necessario a saldare il debito contratto col conte Ruggiero di Laviano in occasione del forte contributo imposto dall’imperatore Enrico VI e riscosso, dopo la morte dello stesso imperatore, dal marchese Marcovaldo; i due monaci presentano le credenziali ai giudici Matteo e Mattia della città di Avellino e alla loro presenza vendono al notaio Ruggiero un pezzo di terra con nocelleto sito nella località Trissino, realizzando la somma di 10 once d’oro; aggiungono tuttavia che su quel terreno dovrà gravare il canone annuo di mezza libbra di cera, da corrispondere al monastero per la festa di Santa Maria del mese di settembre, cioè della Natività di Maria.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1724 del 5 giugno 1232).
1076. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1200 (1199) – gennaio, ind. III, Mercogliano
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, tenuto presente il lodevole servizio prestato da Buonfiglio figlio del fu Ugonotta, col consenso dell’abate Guglielmo gli concede i diritti che lo stesso monastero possedeva su un terreno con castagneto, sito nella località Mandre e tenuto in fitto perpetuo da Biagio di Sergio, precisando che il fittavolo d’ora in poi dovrà corrispondere a Buonfiglio le stesse prestazioni in precedenza riconosciute al monastero e Buonfiglio da parte sua corrisponderà al monastero il canone annuo di una bracciata di cera.
(Originale, PERGAMENA N. 1074, mm. 250×358; scrittura minuscola di transizione).
1077. CARTULA OFFERTIONIS
1200 – gennaio, ind. III, Maddaloni
I coniugi di Maddaloni, Giovanni figlio del fu Gottifredo e Maria per la quale lo stesso marito funge da mundoaldo, offrono al monastero di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Pietro di Trentinara priore dell’ospedale sito a Maddaloni e dipendente dallo stesso monastero, due pezzi di terra siti rispettivamente nella località Scorvito e nella località Lampazzano, ricevendo sotto forma di carità 10 tarì d’oro di moneta amalfitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1075, mm. 253×342; scrittura minuscola di transizione).
1078. SCRIPTUM CENSUS
1200 (1199) – febbraio, ind.III, Montevergine
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, assistito dal cellerario Andrea, provvede alla divisione e relativa confinazione in dieci parti di un territorio sito nella località Confinio, per poi cederlo in censo a dieci diverse persone: otto delle quali si impegnano a versare nelle casse del monastero 4 tarì all’anno per la festa dl Natale e le altre due a versarne 3 per la stessa festa; infine si precisa che devono essere fatti salvi i diritti che su quel terreno hanno Bartolomeo di Montemarano, Giovanni figlio di Guglielmo di Deodato e un non meglio identificato Daniele.
(Originale, PERGAMENA N. 1080, mm. 308×200; scrittura minuscola di transizione).
1079. SCRIPTUM CENSUS
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Montevergine
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, assistito dal cellerario Andrea e col consenso dell’abate Guglielmo, provvede alla divisione e relativa confinazione in dieci parti di un territorio sito nella località Confinio, per poi cederlo in censo a dieci diverse persone, otto delle quali si impegnano a versare nelle casse del monastero ogni anno 4 tarì per la festa del Natale e le altre due a versare 3 per la stessa festa; infine si precisa che devono essere fatti salvi i diritti che su quel terreno hanno Bartolomeo di Montemarano, Giovanni figlio di Guglielmo di Deodato e un non meglio precisato Daniele.
(Originale, PERGAMENA N. 1076, mm. 310×272; scrittura minuscola di transizione).
1080. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Monteforte
Giovanni Francisio, signore del castello di Monteforte, del castello di Forino e di molti altri luoghi, ricorda di aver ceduto in fitto a Riccardo figlio del fu Domenico ed ai fratelli Pietro e Giovanni figli del fu Urso, suoi uomini ligi abitanti nel castello di Mercogliano, un pezzo di terra con nocelleto sito nella località Sariano, con l’obbligo di corrispondere per la festa mariana del mese di settembre il canone annuo di 10 tarì di moneta salernitana, precisando che 5 tarì sono a carico di Riccardo e gli altri 5 a carico dei fratelli Pietro e Giovanni.
1081. CARTULA USUSFRUCTUS
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Mercogliano
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, tenute presenti le benemerenze acquisite da Giovanni Francisco nella fedeltà a servizio del monastero, col consenso dell’abate Guglielmo gli concede sua vita natural durante l’usufrutto di un pezzo di terra con castagneto sito nella località Urbiniano.
(Originale, PERGAMENA N. 1078, mm. 188×250; scrittura minuscola di transizione).
1082. SCRIPTUM LOCATIONIS
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Montevergine
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno, del cellerario Andrea e di altri monaci, concede in fitto perpetuo a Bartolomeo di Montemarano un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito non molto distante dall’ospedale dello stesso monastero, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto e di corrispondere la metà delle castagne ancora versi ed il terratico in ragione della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1079, mm. 190×352; scrittura minuscola di transizione).
1083. CARTULA COMMUTATIONIS
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Taurasi
Elia di Castelvetere, abitante a Taurasi, si accorda col monaco Ruggiero, preposito dell’abbazia di Montevergine, per lo scambio di alcuni beni stabili ritenuto conveniente per ambedue le parti: cede due suoi orti siti nelle pertinenze del castello di Taurasi dove si dice Fontanelle e Fossa, e riceve una casa di proprietà dell’abbazia sita all’interno dello stesso castello.
(Originale, PERGAMENA N. 1061, mm. 207×340; scrittura minuscola di transizione).
1084. CARTULA MUTUI
1200 (1199) – febbraio, ind. III, Castelcicale
All presenza dl giudice Giordano, Marco di Giliberto figlio del fu Giliberto e Matteo Palmenterio figlio del fu Matteo Palmenterio, ambedue abitanti a Castelcicala, dichiarano di aver ricevuto in prestito dall’abate Guglielmo di Montevergine, tramite il monaco Marco priore della dipendenza di Santa Maria del Plesco, 6 once d’oro e di aver per tale prestito impegnato alcuni beni stabili, concedendo all’abate di rifarsi su quei beni qualora essi, alla richiesta di restituzione, non fossero in condizione di saldare il debito.
(Originale, PERGAMENA N. 1081, mm. 150×183; scrittura minuscola di transizione).
1085. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1200 (01) – marzo, ind. III, Taurasi.
Ruggiero residente a Taurasi, col consenso e la partecipazione della moglie Maria e del figlio Giacomo Riccardo, dona all’abbazia di Montevergine, nelle mani del monaco Bernardo priore della vicina dipendenza monastica di Santa Maria del fiume Calore, un pezzo di terra nelle pertinenze di Taurasi dove si dice a Caruso.
(Originale, PERGAMENA N. 1082, mm. 161×305; scrittura minuscola di transizione).
1086. SCRIPTUM LOCATIONIS
1200 – marzo, ind. III, Montevergine
Alla presenza del giudice Magno e del cellerario Andrea, il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate Guglielmo e degli altri monaci, concede in fitto a Adiutorio un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Fontana di Marzo, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto e di corrispondere la metà delle castagne ancora verdi e la decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1083, mm. 182×230; scrittura minuscola di transizione).
1087. CARTULA LOCATIONIS
1200 – marzo, ind. III, Avellino
Benedetto arcidiacono dell’episcopio di Avellino e rettore della chiesa di San Nicola sita fuori città, alla presenza del giudice Mattia, cede in fitto perpetuo a Guglielmo un pezzo di terra con castagneto sito nella località Baccanico con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformare nello spazio di 29 anni il ceduo in alberi da frutta e di corrispondere il terratico secondo la consuetudine locale e la metà delle castagne; si precisa inoltre che l’arcidiacono Benedetto deve versare al monastero di Montevergine 43 castagne di quelle a lui spettanti.
(Originale, PERGAMENA N. 1084, mm. 337×161; scrittura minuscola di transizione).
1088. CARTULA VENDITIONIS
1200 – aprile, ind. III, Taurasi
Giovanni di Rocca San Felice, abitante nel castello di Taurasi, per sopperire a certe sue necessità, vende a Giovanni di montemarano un casalino sito fuori il castello di Taurasi dove si dice Fontanelle, realizzando la somma di un’oncia d’oro e un quarto.
(Originale, PERGAMENA N. 1085, mm. 259×213; scrittura minuscola di transizione).
1089. CARTULA OFFERTIONIS
1200 – aprile, ind. III, Montefusco
Costantino figlio del fu giudice Mercurio, per la remissione dei suoi peccati, offre al monastero di Montevergine, nelle mani del preposito Ruggiero, se stesso e tutti i suoi beni mobili e stabili ovunque esistenti e in particolare le case e i canalini siti nel castello di Montefusco, con l’obbligo da parte del monastero di somministrargli vitto e vestito per i restanti giorni della sua vita.
(Originale, PERGAMENA N. 1086, mm. 288×255; scrittura minuscola di transizione).
1090. INSTRUMENTUM TESTAMENTI
1200 – aprile, ind. III, Mercogliano
Giovanni detto Bove Caputo figlio del fu Malfido, alla presenza del giudice Biagio, stabilisce che tutti i beni mobili e stabili da lui posseduti nel castello di Mercogliano e altrove vengano divisi in due parti e assegnati ai suoi due figli Gemma e Giacomo, riservandosene tuttavia l’usufrutto sua vita natural durante; precisa inoltre che, in caso di morte senza eredi legittimi dell’uno o dell’altro dei suoi figli, l’uno succeda all’altro nell’eredità paterna con l’obbligo di provvedere ai suffragi per il defunto.
1091. SCRIPTUM REMISSIONIS
1200 – maggio, ind. III, Taurasi
Matteo signore di Taurasi e di altri luoghi, figlio del conte Ruggiero di Avellino, trovando poco conveniente che il sacerdote Alferio continuasse a prestare il servizio feudale di una giornata lavorativa alla settimana, venuto a cadere su di lui dopo la morte del padre Alferio, gli rimette detta angaria dietro il compenso di un’oncia d’oro e l’impegno di pregare per lasua salute.
(Originale, PERGAMENA N. 1088, mm. 196×295; scrittura minuscola di transizione).
1092. SCRIPTUM MORGINCAP
1200 – maggio, ind. III, Mercogliano
Matteo figlio di Urso, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza di parenti e amici nonché del giudice Biagio di Mercogliano, sanziona le nozze con la sposa Palmadia figlia del fu giudice Pietro, donandole la quarta aprte dei suoi beni mobili e stabili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N. 1070, mm. 175×140; scrittura minuscola di transizione).
1093. CARTULA VENDITIONIS
1200 – maggio, ind. III, Sarno
Maria figlia del fu Giovanni Caldo per la quale funge da mundoaldo il parente Riccardo de Iannone, col consenso della madre Trotta per la quale funge da mundoaldo il secondo marito Matteo, vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Sarno e precisamente nella località San Giorgio, realizzando la somma di 30 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1089, mm. 318×240; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1094. INSTRUMENTUM LOCATIONIS
1200 – maggio, ind. III, Montevergine
La comunità monastica di Montevergine, rappresentata dall’abate Guglielmo, cede in fitto perpetuo a Giovanni de Guido un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Cerreto, con facoltà di sfruttarlo a proprio vantaggio e con l’obbligo di corrispondere all’abbazia una bracciata di cera all’anno, da consegnare per la festa mariana del mese di settembre, cioè per la Natività di Maria Vergine.
(Originale, PERGAMENA N. 1090, mm. 228×304; scrittura minuscola di transizione).
1095. SCRIPTUM LOCATIONIS
1200 – giugno, ind.III, Montevergine
Il monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno, del cellerario Andrea e di altri monaci, dietro mandato dell’abate Guglielmo, concede in fitto perpetuo a Beneincasa figlio di Ruggiero de Lorenzo un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Porca di Castagneto, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto e di corrispondere la metà delle castagne ancora verdi e il terratico in ragione della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1091, mm. 176×227; scrittura minuscola di transizione).
1096. SCRIPTUM LOCATIONIS
1200 – luglio, ind. III, Monteforte
Giovanni Francisio, signore di Monteforte del castello di Forino e di molti altri luoghi, cede in fitto perpetuo al suo uomo ligio di nome Andrea residente a Mercogliano la metà di un nocelleto e di un castagneto, siti nella località Cerreta, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di incrementare il nocelleto e il castagneto, di corrispondere la metà delle nocelle e delle castagne e di aiutare i suoi messi a caricare gli animali quando verranno a ritirare i frutti a lui spettanti, infine si riserva il terratico in ragione della quinta parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1111, mm. 268×250; scrittura minuscola di transizione).
1097. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1200 – luglio, ind. III, Monteforte
Giovanni Francisio, signore del castello di Monteforte, del castello di Forino e di molti altri luoghi, ricorda di aver ceduto al suo uomo ligio Guglielmo di Summonte figlio del fu Giovanni un pezzo di terra con nocelleto e castagneto sito nella località Serretella, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il nocelleto e il castagneto e di corrispondere la metà delle nocelle e delle castagne ed il terratico in ragione della quinta parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1092, mm. 175×197; scrittura minuscola di transizione).
1098. CARTULA OFFERTIONIS
1200 – luglio, ind. III, Monitoro
Urso figlio del fu Urso e la moglie Gemma offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco infermiere Giovanni, un pezzo di terra arbustata sita nelle pertinenze di Monitoro nella località Misciano; se ne riservano tuttavia l’usufrutto, loro vita natural durante, dietro il versamento a favore dell’abbazia del canone annuo di 3 tarì, da corrispondere per la festa del Natale; aggiungono la clausola che, dopo la morte, i loro corpi dovranno essere trasportati e sepolti nella chiesa di Montevergine a spese dei monaci; ricordano infine che una piccola parte di quel terreno spetta alla nuora Trotta, moglie del defunto loro figlio Urso.
(Originale, PERGAMENA N. 1093, mm. 415×285; scrittura minuscola di transizione).
1099. CARTULA TRANSACTIONIS
1200 – agosto, ind. III, Ospedale di Montevergine
Dietro mandato dell’abate Guglielmo, il preposito Ruggiero presiede una curia radunata nell’ospedale di Montevergine, per discutere la richiesta avanzata da Gemma vedova di Stefano e dalla figlia Palomba vedova di Carsio intesa ad ottenere la quarta parte dei beni dei defunti mariti, loro negata da Guglielmo di Cicale sposo di Maria, figlia di Stefano e sorella di Carsio, in quanto considerava una cattiva abitudine della terra di Summonte il ricorso all’istituto del morgengabe; durante il dibattimento alla presenza del giudice Magno, dietro suggerimento di amici comuni, le parti in causa raggiunsero un accordo, in forza del quale Gemma e Palomba ottennero, loro vita natural durante, l’usufrutto di alcuni beni stabili e della metà dei beni mobili, che furono dei rispettivi mariti ma che alla loro morte sarebbero passati in proprietà dei coniugi Guglielmo e Maria, ottennero inoltre la facoltà di usufruire e disporre a proprio piacimento dei beni mobili già in loro possesso.
(Originale, PERGAMENA N. 1094, mm. 243×196; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1100. SCRIPTUM LOCATIONIS
1100. SCRIPTUM LOCATIONIS
1200 – agosto, ind. III, Montevergine
Il Monaco Ruggiero preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno, del decano Rainone, del cellerario Andrea e di altri monaci, dietro mandato dell’abate Guglielmo, concede in fitto perpetuo a Giovanni di Montella ed al cognato Guglielmo quella parte di un castagneto sito nella località Castellone, che era stata tenuta in fitto da Recupido di Dauferio, con l’obbligo di incrementare il castagneto nello spazio di venti anni e di corrispondere la metà delle castagne ancora verdi e il terratico in ragione della decima parte dei seminati; aggiunge inoltre che qualora Recupido dovesse rivendicare il fitto di quel terreno, Giovanni e il cognato Guglielmo entreranno nella restante porzione del castagneto con le stesse condizioni di fitto.