1193-1194
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1986)
901. INSTRUMENTUM VENDITIONIS 1193 – marzo, ind. XI, Mercogliano Roberto, figlio del fu Ibano, alla presenza del giudice Riccardo, vende a Menelao, figlio del fu notaio Guglielmo, un pezzo di terra con nocelleto, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Macera; alla vendita si associa Marotta, moglie di Roberto, per fornire all’acquirente le opportune garanzie di legge per quanto di sua competenza. (Originale, PERGAMENA N. 894, mm. 201×218; scrittura minuscola di transizione).902. SCRIPTUM REMISSIONIS 1193 – marzo, ind. XI, Mercogliano Torgisio di Montefalcione figlio del fu Bartolomeo, nella sua qualità di signore del castello di Mercogliano, affranca tre suoi vassalli, vale a dire Matteo figlio del fu Rossinio, Rossinio figlio del fu Giovanni e Bartolomeo figlio di Maggio, dalle prestazioni feudali a lui dovute, cioè una giornata di lavoro, una misura d’orzo, due di vino, due focacce per il Natale e la Pasqua, mezz’uovo, il terratico ed una medaglia per la pigione, ed in cambio riceve 3 once d’oro. (Originale, PERGAMENA N. 896, mm. 224×304; scrittura minuscola di transizione).
903. SCRIPTUM VENDITIONIS 1193 – aprile, ind. XI, Mercogliano Dauferio figlio del fu Giovanni de Dauferio, alla presenza del giudice Riccardo e col consenso della moglie Maria, vende a Roberto figlio del fu Riccardo de Dauferio un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Urbiniano, realizzando la somma di 30 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 898, mm. 234×262; scrittura minuscola di transizione).
904. SCRIPTUM VENDITIONIS 1193 – maggio, ind. XI, Mercogliano I fratelli Giovanni e Guglielmo, figli di Deodato di Mitiliano, vendono a Morlando, figlio del fu Biagio Bonande, una casa in muratura, sita nel castello di Mercogliano, per il prezzo di 21 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associano Rigale madre dei suddetti fratelli e Gemma moglie di Giovani, per fornire all’acquirente le garanzie di legge per quanto di loro competenza. (Originale, PERGAMENA N. 899, mm. 236×305; scrittura minuscola di transizione).
905. CARTULA TRADITIONIS 1193 – maggio, ind. XI, Alvignanello Andrea signore del casale di Alvignanello, essendo entrato in possesso di alcuni beni per la morte senza eredi del vassallo Guarniero figlio del fu Dionisio, decide di cedere quelle terre e quelle case ai fratelli Giacomo, Giaquinto ed Adenulfo, figli del fu Giovanni de Giaquinto, e ad un loro nipote di nome Lorenzo, figlio del loro fratello defunto Giovanni, con l’obbligo di riconoscersi suoi vassalli, di corrispondere il canone annuo di 3 tarì e di versare quale presa di possesso di detti beni la somma di 50 tarì di moneta amalfitana. (Originale, PERGAMENA N. 900, mm. 222×252; scrittura minuscola di transizione).
906. SCRIPTUM VENDITIONIS 1193 – maggio, ind. XI, Mirabella Eclano Matteo figlio del fu Pietro di Montemarano e la moglie Risa, per la quale lo stesso Matteo funge da mundoaldo ed il giudice Guglielmo Rosato ne controlla la libera volontà, vendono a Silvestro Caldararo due parti di una casa, sita nella località Pianillo, realizzando la somma di 6 soldi e 2 tarì di moneta salernitana, con la precisazione che ogni soldo vale 14 tarì. (Originale, PERGAMENA N. 901, mm. 218×357; scrittura beneventana).
907. SCRIPTUM COMMUTATIONIS 1193 – maggio, ind. XI, Montevergine I monaci Roberto ed Elia, rispettivamente nella qualità di priore e di cellerario dell’abbazia di Montevergione, alla presenza del giudice Magno che controlla la legittimità dello scambio, sostituiscono al fittavolo Filippo, figlio del fu Matteo de Fusca il castagneto da lui coltivato nella località Agnone con un altro castagneto, anch’esso di proprietà del monastero, sito nella località detta Montanea; precisando che, qualora Filippo dovesse decidere di vendere tale castagneto, il monastero conserva il diritto di prelazione pagando 2 tarì in meno del valore corrente, ed ancora che, qualora Filippo dovesse morire senza lasciare eredi legittimi, lo stesso castagneto tornerà di libera collazione dell’abbazia. (Originale, PERGAMENA N. 902, mm. 266×320; scrittura minuscola di transizione).
908. CARTULA VENDITIONIS 1193 – luglio, ind. XI, Eboli Domenico giudice di Olevano sul Tusciano, figlio del fu Tommaso di Sicignano degli Alburni, vende a Pietro, figlio del signore Giacomo, un terreno lavorativo sito nella località Palmentata, realizzando la somma di 3 once d’oro del peso di Salerno. (Copia autentica dell’agosto 1236, PERGAMENA N. 1831).
909. SCRIPTUM CONCESSIONIS 1193 – agosto, ind. XI, Mercogliano Riccardo figlio del signore Laudo e la moglie Alvara col figlio Ruggiero e la moglie Finizia, Enrico figlio del signore Laudo e la moglie Marotta con il genero Bernardo e la moglie Dormilia, Riccardo di Avellino e la moglie Marotta, Giovanni di Avellino e la moglie Maria, Angelo figlio del fu Amato del signore Laudo e la moglie Clarizia, nonché Corasia moglie del fu Raone del signore Laudo e le figlie Finizia Avellana e Dierna concedono all’arciprete Lando un pezzo di terra con vigna sito nella località Urbiniano di Mercogliano, non molto distante dalla chiesa di San Giacomo. (Copia autentica dell’agosto 1232, PERGAMENA N. 1740).
910. CARTULA LOCATIONIS 1193 – ottobre, ind. XII, Nocera Il milite Riccardo de Menda figlio del fu Giovanni, alla presenza dei giudici Alamo e Pietro, concede in fitto perpetuo a Beneincasa, figlio del fu Giovanni di Sant’Egidio ed al cognato Pietro Liberano, figlio del fu Martino, un pezzo di terra con castagneto sito nelle pertinenze di Nocera dove si dice Valle de Ocello, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di corrispondere annualmente la decima parte dei seminati e la metà delle castagne, e di fornire il vitto al messo che si recherà a ritirare la parte del raccolto a lui spettante; aggiunge inoltre che, qualora uno dei fittavoli dovesse morire senza lasciare eredi, l’altro potrà succedergli nell’eredità, facendo salvi i suoi diritti di proprietario. (Originale, PERGAMENA N. 905, mm. 340×225; scrittura beneventana).
911. CARTULA OFFERTIONIS 1193 – ottobre, ind. XII, Montevergine Riccardo de Rachisio e la moglie Satalia, per la quale lo stesso Riccardo funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Magno e col consenso del loro nipote Matteo e del loro genero Bartolomeo, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del preposito Vivo, un pezzo di terra con castagneto sito nella località Terlano; inoltre detto Riccardo, col permesso della moglie, offre se stesso al monastero, impegnandosi a prestare la sua opera, a rispettarne le regole e ad obbedire agli ordini dell’abate. (Originale, PERGAMENA N. 906, mm. 190×340; scrittura minuscola rotonda di transizione).
912. SCRIPTUM PASTINATIONIS 1193 – dicembre, ind. XII, Mercogliano Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo ai fratelli Pietro e Palmerio, figli di Pietro de Sergio, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Pietracorvo, con l’obblio di incrementare il castagneto e di corrispondere il canone annuo in ragione della metà delle castagne; aggiunge che padre e figli sono in solido responsabili del fitto, alla morte del padre ne risponderanno i due figli e, in caso di morte di uno dei due fratelli senza lasciare eredi, il superstite erediterà il tutto, precisando tuttavia che in questi diversi passaggi bisognerà rispettare i diritti del monastero. (Originale, PERGAMENA N. 907, mm. 203×310; scrittura minuscola di transizione).
913. INSTRUMENTUM VENDITIONIS 1193 – dicembre, ind. XII, Mercogliano Costantino figlio del fu Giovanni Castaldo, la figlia Maria ed il marito di questa Golia, figlio del fu Urso di Valva, il quale funge da mundoaldo per la moglie, vendono a Giovanni, figlio del fu Giordano di Avella, un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Sariano, realizzando la somma di 15 tarì di moneta salernitana e precisando che il terreno venduto è libero da qualsiasi gravame, in quanto il canone dovuto all’erario è stato passato su altri terreni di loro proprietà (Originale, PERGAMENA N. 908, mm. 222×262; scrittura minuscola di transizione).
914. CARTULA PASTINATIONIS 1193 – dicembre, ind. XII, Avellino Il sacerdote Vivo, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Bartolomeo di Avellino, concede in fitto perpetuo a Donadeo, figlio del fu Amato di Summonte, ed al cognato Pasquale, i quali agiscono anche per conto degli altri figli del fu Amato, cioè del sacerdote Giovanni di Maria e di Floria, moglie del detto Pasquale, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Terolano, con l’obbligo di trasformare nello spazio di sedici anni la terra vacua in castagneto e di corrispondere annualmente la metà delle castagne; concede inoltre loro la facoltà di succedersi nel fitto, qualora l’uno o l’altro dovesse morire senza lasciare eredi legittimi. (Originale, PERGAMENA N. 909, mm. 232×308; scrittura minuscola di transizione).
915. CARTULA OBLATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Benevento Il milite Mattafellone, figlio del fui Ottone barone di Secellano, alla presenza del giudice Malfido Collivaccino e col consenso della moglie Altacliera, offre al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Ruggiero, il diritto di patronato che egli possedeva sulla chiesa di Sant’Angelo, sita fuori la città di Benevento dove si dice Carraria, disponendo che l’abate Giovanni di Sant’Agata, al quale egli stesso aveva in precedenza affidata l’ufficiatura di quella chiesa, d’ora in avanti rimanga a disposizione del monastero di Montevergine. (Originale, PERGAMENA N. 916, mm. 210×395; scrittura beneventana).
916. SCRIPTUM PASTINATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Montevergine Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno dell’abate Daniele e di altri monaci, concede in fitto perpetuo al viceconte Boamondo, uomo ligio del monastero, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nelle pertinenze di Summonte dove si dice Santa Maria del Proposito, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto, e di corrispondere la metà delle castagne ed il terratico in ragione della decima parte del seminato. (Originale, PERGAMENA N. 911, mm. 220×320; scrittura beneventana).
917. CARTULA LOCATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Montoro Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Guerrasio, concede in fitti perpetuo a Pietro, figlio del fu Giovanni Sclavo, un castagneto di proprietà del monastero, lasciato libero dal precedente fittavolo Roberto figlio naturale del fu Giacomo di Goffredo, sito nelle pertinenze di Montoro dove si Cerrella, con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di 4 tarì di moneta salernitana, da versare per la festa di Natale. (Originale, PERGAMENA N. 912, mm. 305×212; scrittura minuscola di transizione).
918. CARTULA VENDITIONIS 1194 – gennaio, ind. XII, Maddaloni Riccardo e la moglie Clarizia, per la quale lo stesso marito funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Riccardo, vendono a Bonodomino, il quale agisce anche per conto del fratello Pietro, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Maddaloni dove si dice Crapugnano, realizzando la somma di 53 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 917, mm. 200×345; scrittura minuscola di transizione).
919. CARTULA VENDITIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Mercogliano Amato figlio di Giovanni de Riccardo, alla presenza del giudice Riccardo e col consenso della moglie Margherita, vende al fratello Riccardo la metà a lui spettante su un castagneto, che avevano insieme acquistato da Riccardo e Ruggiero di Bentivenga, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Via Piana, realizzando la somma di 10 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 914, mm. 195×210; scrittura minuscola di transizione).
920. CARTULA PASTINATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Avellino Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Bartolomeo, concede in fitto perpetuo a Basilio Iocando un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di nocciolo, sito nelle pertinenze di Avellino dove si dice Sanguineta, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare dove possibile il nocelleto, di versare come presa di possesso un’oncia e mezza d’oro in tarì di moneta siciliana e di corrispondere annualmente la metà delle nocciole ed il terratico secondo la consuetudine del luogo. (Originale, PERGAMENA N. 910, mm. 245×255; scrittura minuscola di transizione).
921. SCRIPTUM OBLATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Montefusco Lodoisio, figlio del fu Dauferio di Chiusano, e la moglie Lauressana, alla presenza dei giudici Riccardo e Filippo, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Ezechia, se stessi e tutti i loro beni mobili e stabili siti nelle pertinenze di Montefusco ed altrove, riservandosene l’usufrutto e versando nel frattempo al monastero il canone annuo di 5 tarì di moneta salernitana; alla loro morte i beni passeranno in proprietà del monastero ed i loro corpi dovranno essere decorosamente seppelliti nella chiesa di Montevergine. (Originale, PERGAMENA N. 913, mm. 273×290; scrittura minuscola di transizione).
922. CARTULA PASTINATIONIS 1194 (93) – gennaio, ind. XII, Mercogliano Il monaco Elia, cellerario del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Riccardo, concede in fitto perpetuo ad Enrico figlio di Guglielmo Gabilone un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di nocciolo, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il nocelleto e di corrispondere ogni anno il canone di 4 tarì di moneta salernitana per la festa mariana del mese di settembre, la metà delle nocciole ed il terratico in ragione della decima pare dei seminati. (Originale, PERGAMENA N. 915, mm. 261×218; scrittura minuscola di transizione).
923. CARTULA OBLATIONIS 1194 (93) – febbraio, ind. II, Castelcicala Giovanni de Rainaldo, figlio del fu Domenico de Iacono Rainaldo, ed il cugino Rainaldo, figlio del fu Giovanni de Rainaldo, offrono al monastero di Santa Maria del Plesco, nelle mani del priore Paolo, la rendita annua di una gallina, loro dovuta dagli eredi del fu Guglielmo de Giovanni, da corrispondere per la festa del Natale. (Originale, PERGAMENA N. 919, mm. 167×196; scrittura minuscola di transizione).
924. CARTULA VENDITIONIS 1194 – 21 febbraio, ind. XII, Troia Rosanna moglie di Parisio e la madre Gemma vedova di Ursileo, alla presenza del giudice Elifazio e col consenso di Parisio che nella qualità di marito e di genero funge loro da mundoaldo, vendono a Matteo de Pulcarino una vigna sita nelle pertinenze di Troia dove si dice Molino di Gimmone, appartenente per tre quarti a Rossana per eredità e per un quarto a Gemma per morgengabe, realizzando la somma di 6 once d’oro e una quarta d’oro in tarì di moneta siciliana. (Copia autentica dell’agosto 1232, PERGAMENA N. 1734).
925. CARTULA OFFERTIONIS 1194 – marzo, ind. XII, Castelcicala Giovanni Spizobo figlio del fu Pietro, alla presenza del giudice Giordano, offre alla chiesa di Santa Maria del Plesco, nelle mani del priore Paolo, tutti i suoi beni ovunque esistenti, escludendo la parte spettante alla moglie in conformità alla carta del morgengabe e riservandone l’usufrutto vitalizio a se stesso, ad eventuali suoi figli e, in mancanza di questi, ai nipoti Tommaso e Salumia; obbliga tuttavia se stesso, gli eventuali figli o detti nipoti a corrispondere per tale usufrutto il canone annuo di 3 tarì di moneta amalfitana ed impegna la stessa chiesa a provvedere, in caso di bisogno, alle sue necessità. (Originale, PERGAMENA N. 920, mm. 193×280; scrittura minuscola rotonda di transizione).
926. CARTULA CENSUS 1194 – marzo, ind. XII, Avella I fratelli Giovanni e Raffardo Risardi, alla presenza del giudice Avellano, concedono in fitto perpetuo a Giovanni di Gemma de Fusca la parte loro spettante su un orto, antistante l’abitazione di detto Giovanni, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di una caraffa d’olio. (Originale, PERGAMENA N. 921, mm. 121×222; scrittura minuscola rotonda di transizione).
927. CARTULA OFFERTIONIS 1194 – marzo, ind. XII, Aversa Lorenzo figlio del fu Raone Monsororio ed il fratellastro Guglielmo figlio dello stesso Raone, alla presenza del giudice Giacomo e per la salvezza delle anime loro e dei loro parenti, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine un pezzo di terra da loro ereditato dal defunto genitore, sito nelle pertinenze di Aversa dove si dice Casacugnana e precisamente nel luogo detto Cava. (Copia autentica dell’agosto 1232, PERGAMENA N. 1752).
928. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – aprile, ind. XII, Mercogliano Pietro Moscato figlio del fu Raone, alla presenza del giudice Riccardo, vende a Menelao, figlio del fu Guglielmo detto Notaio, una casa in muratura sita nel castello di Mercogliano, realizzando la somma di 48 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 923, mm. 200×255; scrittura minuscola di transizione).
929. CARTULA VENDITIONIS 1194 – aprile, ind. XII, Ascoli Satriano Falco, figlio del fu Ursileo della città di Bovino ed abitante nella città di Ascoli, alla presenza del giudice Giovanni, vende ad Argento figlio di Urso un fossato, sito fuori la città di Ascoli non molto distante dalla chiesa di San Bartolomeo Apostolo, realizzando la somma di 10 soldi in provesini. (Originale, PERGAMENA N. 924, mm. 235×400; scrittura minuscola di transizione).
930. BREBE VENDITIONIS 1194 – aprile, ind. XII, Padula Guglielmo, figlio del fu Giovanni Serviente, il quale agisce anche a nome del fratello Guido e delle sorelle Sabia e Maggiora, essendo proprietario di una casa mezza diroccata e non avendo la possibilità per ripararla, decide di vendere a Ruggiero Ferraro la metà del muro esistente tra quella casa e l’abitazione dell’acquirente, con facoltà per quest’ultimo di ricavarne un nuovo vano e di poterlo sopraelevare, con l’obbligo di riparare e coprire la sua casa e con l’intesa che la metà dell’eventuale sopraelevazione del muro sia di sua proprietà. (Originale, PERGAMENA N. 933, mm. 140×270; scrittura minuscola di transizione).
931. SCRIPTUM PASTINATIONIS 1194 – maggio, ind. XII, Mercogliano Il monaco Elia, cellerario del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Riccardo, concede in fitto perpetuo a Giovanni, figlio del fu Coronato, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di nocciolo, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Coliniori, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il nocelleto e di corrispondere ogni anno la metà delle nocciole ed il terratico in ragione della decima parte dei seminati. (Originale, PERGAMENA N. 925, mm. 192×241; scrittura minuscola di transizione).
932. CARTULA LOCATIONIS 1194 – maggio, ind. XII, Montevergine Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno e col consenso dell’abate Daniele del priore Roberto e del cellerario Elia, concede in fitto perpetuo a Pietro Pezzalonga, figlio del fu Marino, due castagneti, siti l’uno presso la chiesa di Santa Maria del Proposito e l’altro nella località Terolano, con facoltà di sfruttarli a suo piacimento e con l’obbligo di prestare al monastero due giornate di lavoro personale alla settimana e di corrispondere donativi graziosi per le festività del Natale e della Pasqua. (Originale, PERGAMENA N. 926, mm. 182×250; scrittura minuscola di transizione).
933. CARTULA LOCATIONIS 1194 – maggio, ind. XII, Mercogliano Il monaco Vivo, preposito del monastero di Montevergine ed il monaco Elia, cellerario dello stesso monastero, alla presenza del giudice Riccardo, figlio del fu Domenico Marigaugo, che agisce a nome e per conto del figlio Leonardo, un piccolo castagneto, sito nella località Urbiniano, ed una casa, sita presso la porta Pede di Mercogliano, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di un tarì di buona moneta salernitana, da versare per la festa mariana del mese di settembre, e di tre braccia di cera, da consegnare per la festa del Natale. (Copia autentica dell’agosto 1232, PERGAMENA N. 1743).
934. SCRIPTUM COMMUTATIONIS 1194 – maggio, ind. XII, Mercogliano Guglielmo figlio del fu Salvio Vita, alla presenza del giudice Riccardo, si accorda col monaco Elia cellerario del monastero di Montevergine per lo scambio di beni: egli infatti cede al monastero, nelle mani del detto cellerario, una vigna sita nella località Vesta; ed in cambio riceve un castagneto sito nella località Urbiniano con l’aggiunta di 16 tarì di moneta salernitana per la differenza di valore. (Copia autentica dell’agosto 1232, PERGAMENA N. 1744).
935. CARTULA VENDITIONIS 1194 – 10 giugno, ind. XII, Troia Il chierico Guglielmo figlio del fu Zaccheo de Planisio, alla presenza del giudice Elifazio e con l’assistenza del milite Abrogio de Tasso in qualità di avvocato, vende a Giovanni Iuliano, figlio del fu Anselmo, una casa con fossato, sita nella città di Troia nei pressi del cimitero di San Bartolomeo dei Giudei, realizzando la somma di 13 once d’oro in tarì di moneta siciliana. (Originale, PERGAMENA N. 929, mm. 178×390; scrittura minuscola rotonda di transizione).
936. SCRIPTUM OFFERTIONIS 1194 – luglio, ind. XII, Mercogliano Goffredo di Montefalcione figlio del fu Bartolomeo, nella sua qualità di signore di Mercogliano ed alla presenza del giudice Riccardo, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti, un castagneto sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Vesta. (Originale, PERGAMENA N. 930, mm. 360×235; scrittura minuscola di transizione).
937. CARTULA VENDITIONIS 1194 – luglio, ind. XII, Eboli I fratelli Abioso, Agnese e Giovanni, figli del fu Pietro Dedia, e la madre Maria, vedova di detto Pietro, alla presenza del giudice Matteo e col consenso di Giovannicio zio di detti fratelli, il quale funge da mundoaldo per detta Maria e da tutore per i suoi figli, vendono a Pietro, figlio di fu Sica sorella del fu Pietro de Maralda, una piccola casa sita nella parrocchia di San Giorgio, realizzando la somma di 64 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 931, mm. 315×220; scrittura minuscola corsiva di transizione).
938. SCRIPTUM CONFIRMATIONIS 1194 – agosto, ind. XII, Benevento L’arcivescovo di Benevento Ruggiero, avendo in precedenza dato mandato all’arciprete Pietro di Ceppaloni ed al capitolo di quel castello di risolvere una questione sorta tra la chiesa di San Nazzaro e quella di San Barbato circa la giurisdizione su alcuni parrocchiani, ne accetta la conclusione e ne dà conferma al sacerdote Pietro della chiesa di San Nazzaro. (Originale, PERGAMENA N. 932, mm. 310×362; scrittura minuscola cancelleresca).
939. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – settembre, ind. XIII, Montefusco I fratelli Bartolomeo ed Alferio, figli del fu Giovanni Ralpoto, e la nipote Maria, figlia del loro defunto fratello di nome Giovanni, spinti da gravi necessità economiche, vendono a Giovanni, figlio del fu Maraldo, un terreno di comune proprietà, sito nelle pertinenze di Montefusco dove si dice Campofreddo, realizzando la somma di 10 romanati di buona moneta; alla vendita si associano, per quanto di loro competenza, Flandina madre di Bartolomeo ed Alferio, per la quale gli stessi fungono da mundoaldi, e Gaviusa madre di Maria, per la quale funge da mundoaldo il secondo marito di nome Martino. (Originale, PERGAMENA N. 934, mm. 248×280; scrittura minuscola di transizione).
940. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – settembre, ind. XIII, Mercogliano Pietro, figlio del fu Pietro de Bernardo de Guido, e la moglie Rengarda figlia del fu Roberto di Avellino, col consenso di Torgisio di Montefalcione signore di Mercogliano, vendono a Marrisio figlio del sacerdote Maggio ed alla sorella Trotta un pezzo di terra con vigna, sita nelle pertinenze di Mercogliano, dove si dice San Giovanni, realizzando la somma di 151 tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 935, mm. 246×276; scrittura minuscola di transizione).
941. CARTULA MANIFESTATIONIS 1194 – settembre, ind. XII, Mercogliano I fratelli Giovanni e Matteo, figli del fu Giovanni Racco, insieme alla sorella Maria per la quale il marito funge da mundoaldo, rilasciano al fratello Pietro la parte d’eredità paterna e materna loro spettante sui beni siti nelle pertinenze di Mercogliano ed altrove, in cambio ricevono un’oncia d’oro, che consegnano come dote alla sorella Maria, aggiungendo tuttavia la clausola che, qualora questa dovesse morire senza lasciare eredi legittimi, il marito Mario la restituirà ai cognati. (Originale, PERGAMENA N. 936, mm. 220×240; scrittura minuscola di transizione).
942. CARTULA VENDITIONIS 1194 (95) – 8 ottobre, ind. XIII, Troia Carmolingo, figlio del fu Giovanni, e la moglie Trotta, alla presenza del giudice Urso, vendono a Benedetto Gambatese, fratello di Trotta e figlio del fu Pietro Gambatese, un vigneto con quattro piedi di olivo, sito nelle pertinenze di Troia dove si dice Botte, appartenente alla donna come morgengabe del suo precedente matrimonio col defunto Cassiano, realizzando la somma di 2 once d’oro in tarì di moneta salernitana. (Originale, PERGAMENA N. 937, mm. 162×276; scrittura minuscola rotonda di transizione).
943. CARTULA VENDITIONIS 1194 – ottobre, ind. XIII, Avella Guglielmo Tisone, col consenso della madre Fenisia e della moglie Maria, alla presenza del giudice Avellano e di testi qualificati, vende all’abate di Montevergine Daniele un pezzo di terra in parte coperto da alberi d’olivo, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Veterina, realizzando la somma di 5 once e mezza d’oro. (Originale, PERGAMENA N. 938, mm. 255×240; scrittura minuscola rotonda di transizione).
944. CARTULA VENDITIONIS 1194 – ottobre, ind. XIII, Avella Guglielmo Carbone, alla presenza del giudice Avellano e di altri testi qualificati, vende all’abate di Montevergine Daniele un pezzo di terra in parte coperto da alberi d’olivo, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Veterina, realizzando la somma di 3 once d’oro. (Originale, PERGAMENA N. 939, mm. 260×185; scrittura minuscola rotonda di transizione).
945. CARTULA DONATIONIS 1194 – ottobre, ind. XIII, Avella Guglielmo Tisone, col consenso della madre Fesinia e della moglie Maria, alla presenza del giudice Avellano e di altri testi qualificati, dona all’abate di Montevergine Daniele un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Veterina. (Originale, PERGAMENA N. 940, mm. 235×255; scrittura minuscola rotonda di transizione).
946. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – novembre, ind. XIII, Montefusco Trotta, col consenso del padre Amminadab e del marito Nunzio, che le funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Guarmondo, vende a Costantino figlio del giudice Mercurio la sesta parte a lei spettante su un molino, sito lungo le sponde del vallone Ursileo, non molto distante dalla località Torricella di Montefusco, realizzando la somma di 10 romanati di buona moneta; inoltre Pietro figlio del fu Girardo dice di porsi non solo come garante di Trotta ma anche del fratello Giovanni, il quale aveva venduto allo stesso Costantino la parte a lui spettante sul detto molino. (Originale, PERGAMENA N. 941, mm. 310×296; scrittura minuscola rotonda di transizione).
947. SCRIPTUM RECORDATIONIS 1194 – dicembre, ind. XIII, Mercogliano Landone, figlio del fu Tulimiero Duno, nel prendere in moglie Giovanna, figlia del fu Milone, riceve dal fratello Milone il relativo mundio e l’impegno di assegnarle la metà dei beni ereditati dal padre, ovunque esistenti, eccettuata la quarta parte di cui è usufruttuaria Clarizia, prima moglie del defunto Milone, e comunque alla morte di questa anche di quella quarta parte le sarà assegnata la metà. (Originale, PERGAMENA N. 943, mm. 235×220; scrittura minuscola di transizione).
948. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – dicembre, ind. XIII, Mercogliano Ariberto, figlio del fu Ariberto Castaldo, vende a Giovanni, figlio del fu Giordano di Avella, un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Sariano, realizzando la somma di 16 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Maria madre di Ariberto per concedere all’acquirente le garanzie di legge per quanto di sua competenza. (Originale, PERGAMENA N. 944, mm. 355×160; scrittura minuscola di transizione).
949. SCRIPTUM VENDITIONIS 1194 – dicembre, ind. XIII, Montefusco Nicola, figlio del fu Pietro Ursileo, col consenso del figlio Palmerio e con la partecipazione della moglie Maria, alla presenza del giudice Guarmondo, vende a Costantino, figlio del giudice Mercurio, la decima parte a lui spettante su un molino, sito lungo le sponde del vallone Ursileo, non molto distante dalla località Torricella di Montefusco, ricevendo a saldo un romanato in aggiunta al danaro già ricevuto in acconto. (Originale, PERGAMENA N. 946, mm. 200×220; scrittura minuscola rotonda di transizione).
950. SCRIPTUM PERMUTATIONIS 1194 (95) – dicembre, ind. XIII, Ascoli Satriano Giovanni Cito, figlio di Maggiore de Sammaro, si accorda col sacerdote Basilio e col fratello Tommaso per lo scambio di alcuni beni stabili: egli concede ai due fratelli la quarta parte a lui spettante su una terra già dissodata che fu del giudice Guglielmo, suo zio, sita fuori la città di Ascoli dove si dice San Nazzaro, ed in cambio riceve un altro pezzo di terra sito alla Valle de Mecca; ed inoltre per la differenza di valore consegna agli stessi fratelli un’oncia ed una quarta d’oro in tarì di moneta siciliana. (Originale, PERGAMENA N. 947, mm. 207×325; scrittura minuscola di transizione).
951. CARTULA LOCATIONIS 1194 – dicembre, ind. XIII, Montoro Il notaio Falco, figlio del fu giudice Gervasio, concede in fitto perpetuo a Matteo de Berta, figlio del fu Alfano, un pezzo di terra in parte coperta da alberi di castagno, sito nelle pertinenze di Montoro dove si dice Cerrella, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto e di corrispondere la metà delle castagne ed il terratico in ragione della decima parte dei seminati; si riserva inoltre il diritto di rescindere il contratto qualora il fittavolo dovesse risultare colpevole nella consegna delle castagne per una quantità superiore ad una mina. (Originale, PERGAMENA N. 945, mm. 420×268; scrittura minuscola corsiva di transizione).