1169-1172
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1982)
501. CARTULA VENDITIONIS [TRANSUMPTUM]
1169 – ottobre, ind. III, Avellino
Anastasia, figlia del fu Giovanni, vende al fratello Rainone la metà di un terreno con castagneto, sito nella località Alvanelle di Avellino.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1057 dell’ottobre 1199).
502. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1169 – novembre, ind. III, Avellino
Riccardo di Monteforte, figlio del fu Giovanni, riceve in fitto perpetuo da Ruggiero, figlio di Giovanni Cantalupo, un pezzo di terra coperto da alberi di castagno, sito nella località Terolano, con l’obbligo di migliorarne la piantagione nello spazio di undici anni e di corrispondere la metà delle castagne; precisa inoltre che Ruggiero agisce anche a nome del fratello, il diacono Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 502, mm. 220×223; scrittura beneventana).
503. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1169 – novembre, ind. III, Mercogliano
Il monaco Rossemanno, priore del Monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Roberto, figlio di Ibano, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Urbiniano, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di completare il castagneto nello spazio di venti anni, di corrispondere la decima parte dei seminati e la metà delle castagne, nonché di aiutare a caricare gli animali per il trasporto delle derrate spettanti al monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 503, mm. 268×308; scrittura beneventana).
504. SCRIPTUM VENDITIONIS
1169 – novembre, ind. III, Montefusco
Goffredo, figlio del fu Bartolomeo Malfitano, essendo insieme al fratello minore ed alla madre molestato per un debito contratto dal defunto genitore nei confronti di Malfrido Pleijre e non avendo beni mobili per saldare quel debito, decide col consenso di detti parenti di vendere a Giovanni di Roberto un casalino ereditario, sito nel castello di Montefusco al di sotto della chiesa di Santa Maria, realizzando la somma di un romanato.
(Originale, PERGAMENA N. 504, mm. 282×358; scrittura beneventana).
505. CARTULA TESTIFICATIONIS
1169 – dicembre, ind. III, Montoro
Il monaco Rossemanno, preposito del monastero di Montevergine, convoca alla presenza del giudice Ruggiero tre persone, le quali, essendo state presenti alle ultime disposizioni del defunto Pietro de Citro, rivelano che detto Pietro aveva espresso il desiderio di essere sepolto nella chiesa di Santa Maria di Montevergine e di aver disposto a favore della stessa chiesa un legato pio, consistente in un nocelleto sito nelle pertinenze di Montoro dove si dice Cunialillo; dichiarano inoltre di essere disposte a confermare con giuramento tale testimonianza in ogni tempo ed in qualunque sede.
(Originale, PERGAMENA N. 505, mm. 647×252; scrittura beneventana).
506. CARTULA VENDITIONIS
1170 (69) – febbraio, ind. III, Mercogliano
Recupero Pratella, per il prezzo di 16 tarì salernitani, vende a Ruggiero Rizzo, figlio di Pietro, un pezzo di terra vacua, sito nelle pertinenze di Mercogliano non lontano dalla porta Mazzocca, su cui grava il terratico in ragione di un ventesimo a favore della curia di quel castello.
(Originale, PERGAMENA N. 506, mm. 241×380; scrittura beneventana).
506 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1170 (69) – febbraio, ind. III, Mercogliano
Ruggiero Rizzo, figlio di Pietro, avendo acquistato da Recupero Pratella un pezzo di terra vacua sito nelle pertinenze di Mercogliano, si fa rilasciare da Biterna, figlia di Mirando e sposa del venditore, le opportune garanzie di legge contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 506, scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 506).
507. SCRIPTUM VENDITIONIS
1170 (69) – febbraio, ind. III, Mercogliano
Giovanni, figlio del fu Malfrido de Porpora, ed i figli Aliberto e Costantino, per il prezzo di 24 tarì salernitani, vendono ai sacerdoti Lando e Ruggiero e per essi alla Chiesa di Sant’Angelo, costruita sul monte detto Vergine, un pezzo di terra vacua in località Valle; alla vendita si associano le donne Mulia, Maria e Prizia, spose dei detti venditori e danno il proprio assenso i coniugi Riccardo e Corasia.
(Originale, PERGAMENA N. 507, mm. 384×227; scrittura beneventana).
508. CARTULA IUDICATI
1170 (69) – febbraio, ind. III, Avellino
Il giudice Amato di Avellino, dietro richiesta dell’abate di Montevergine e del signore di Summonte Boemondo Malerba, convoca la corte per decidere la legittimità della donazione di alcuni beni stabili, siti nel castello di Summonte; ascolta la deposizione del monaco Rossemanno, che fa la storia della donazione ricordando come Riccardo e la figlia Marsilia per la salvezza delle loro anime avevano offerto all’abbazia una casa lignea con orto ed una terra con castagneto, siti nei pressi della chiesa di Santa Maria del Preposito dove si dice Adulo; chiede conferma della deposizione del monaco ad altri testi qualificati, i quali si dichiarano disposti a giurare che quegli aveva detto il vero ed aggiungono che anche Giaquinto, fratello di Riccardo, in punto di morte, per quanto di sua competenza, aveva confermato la donazione a favore dell’abbazia di Montevergine; si ritira in camera di sicurezza, insieme al giudice Magno, a Guglielmo figlio di Beomondo, al vice conte Giovanni Guerra ed altri, e, dopo essersi informato sugli usi e sulle consuetudini della gente di Summonte in materia testamentaria, emette una sentenza a favore dell’abbazia, decidendo che questa non deve essere molestata nel possesso di quei beni stabili.
(Originale, PERGAMENA N. 508, mm. 288×469; scrittura beneventana).
509. PRIVILEGIUM REGIS GUILIELMI
1170 – 8 marzo, ind. III, Palermo
Guglielmo II, re di Sicilia e d’Italia, figlio ed erede di Guglielmo I dietro richiesta dell’abate Roberto prende sotto la sua protezione regia l’abbazia di Montevergine e tutte le chiese da essa dipendenti; conferma alla stessa tutti i beni stabili, in qualunque modo ne sia entrata in possesso e ne conservi la documentazione; le concede anche la facoltà di pascolo su tutto il territorio del regno, senza che alcuno ne possa più pretendere l’erbatico, il glandatico o l’acquatico; esenta i monaci da qualsiasi tipo di gabella per il trasporto l’acquisto o la vendita delle loro cose autorizza, in fine a tenere curia all’interno del monastero per tutte le questioni civili riguardanti i monaci e gli uomini da essi dipendenti.
(Originale, PERGAMENA N. 509, mm. 536×738; scrittura minuscola cancelleresca).
510. CARTULA MORGINCAP
1170 – marzo, ind. III, Mercogliano
Il giudice Giovanni, figlio del fu milite Milone, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza dei parenti e degli amici sanziona le nozze con Elena, figlia di Giovanni Cappelli, donandole la quarta parte di tutti i beni mobili e stabili, di cui attualmente è in possesso e di quelli che potrà in seguito acquistare.
511. SCRIPTUM VENDITIONIS
1170 – marzo, ind. III, Montefusco
Pietro, figlio del fu Ursileo, per il prezzo di 2 romanati di buona moneta, vende a Gregorio figlio del fu Ascanio presbitero, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Montefusco, nella località Perticelle, non molto distante dalla chiesa di Sant’Angelo.
(Originale, PERGAMENA N. 511, mm. 301×336; scrittura beneventana).
512. MEMORATORIUM [ADOPTIONIS]
1170 – aprile, ind. III, Monteforte
Mercurio, figlio del fu Andrea, in occasione del contratto matrimoniale con Lucia figlia di Giovanni, viene adottato dai futuri suoceri quale figlio legittimo e nominato erede di tutti i loro beni mobili e stabili, siti nelle pertinenze del castello di Monteforte; a condizione che vivano tutti insieme sotto lo stesso tetto, mettano in comune i loro guadagni e provvedano di comune accordo al vitto, al vestimento ed alle calzature dei singoli; ed infine stabiliscono una norma di comportamento, consistente nell’affetto paterno dei più anziani verso i più giovani e nell’obbedienza e sollecitudine dei più giovani verso gli anziani.
(Originale, PERGAMENA N. 512, mm. 205×182; scrittura beneventana).
513. CARTULA LOCATIONIS
1170 – aprile, ind. III, Nocera dei Pagani
Giovanni de Monticello, nella sua qualità di stratigoto di Nocera, concede in fitto perpetuo a Giovanni, figlio del fu Deodeo Cacafungo, una terra vacua con l’obbligo di lavorarla e farla fruttificare, di corrispondere il terratico in ragione della decima parte dei seminati e di fornire il vitto al messo della curia quando andrà a ritirare la parte del raccolto ad essa spettante; aggiunge inoltre che, qualora egli o i suoi eredi non potessero o non volessero più lavorare tale terra, hanno facoltà di allontanarsene, portandosi dietro i beni mobili, come pure di poter passare ad una qualsiasi altra persona quella terra, qualora Giovanni non dovesse avere eredi legittimi, ma sempre nel rispetto dei citati diritti spettanti alla curia.
(Originale, PERGAMENA N. 513, mm. 337×265; scrittura beneventana).
514. CARTULA VENDITIONIS
1170 – maggio, ind. III, Avellino
Imetanco, col consenso del padre Giovanni Farnese, vende al sacerdote Giovanni, figlio del fu Unilfo, una terra con vigna, sita nella località Allipergo Domnico, per il prezzo di 112 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 514, mm 310×227; scrittura beneventana).
515. CARTULA VENDITIONIS
1170 – agosto, ind. III, Montoro
Giovanni, figlio del fu Nicola de Riso e la cugina Sica, figlia del fu Giovanni, rimasta vedova e gravata da debiti contratti dal defunto marito, vendono, ciascuno per proprio conto, due pezzi di terra, siti nella località Galli, a Salomone figlio del fu Giovanni Angelo, a Pietro figlio del fu Campanino ed a Giovanni figlio del fu Giovanni de Concilio, realizzando rispettivamente la somma di 130 tarì d’oro di moneta corrente salernitana e di 40 tarì della stessa moneta; si precisa inoltre che Giovanni agisce con la partecipazione della moglie Gemma, e Sica col consenso del figlio Natale, che le funge anche da mundoaldo.
(Originale, PERGAMENA N. 515, mm. 329×310; scrittura beneventana).
516. SCRIPTUM VENDITIONIS
1170 – [marzo – agosto ], ind. III, Vallata
Guglielmo Lombardo, figlio del fu Roberto e abitante nel castello di Vallata, vende a Guglielmo di Dauferio, abitante nel casale di San Leo, una terra, sita nelle pertinenze di Guardia dei Lombardi dove si dice Camarsano, realizzando la somma di 60 tarì, equivalenti a 4 soldi.
(Originale, PERGAMENA N. 516, mm. 257×383; scrittura beneventana).
517. CARTULA PASTINATIONIS
1170 – settembre, ind. IV, Castelcicala
Roberto Francesco, milite di Castelcicala e figlio del fu Giovanni, cede in fitto perpetuo al vassallo Martino, abitante a Comiziano e figlio di Pietro di Cicciano, un pezzetto di terra sito dove si dice Pietra Amicabile con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di piantarvi viti ed altri alberi, di corrispondere la metà dei frutti inferiori e superiori ad eccezione del vinello per il quale si riserva la prestazione di una gallina, di fornire il vitto a due suoi operai per il tempo della vendemmia; precisa inoltre che, qualora Martino provvederà a crearsi l’aia ed il palmento la divisione dei frutti sarà ivi operata, in caso contrario essa si terrà sull’aia e sul palmento di proprietà del milite Roberto esistente a Comiziano.
(Originale, PERGAMENA N. 517, mm. 186×356; scrittura minuscola rotonda di transizione).
518. CARTULA CONFIRMATIONIS
1170 – settembre, ind. IV, Frigento
Il vescovo Giaquinto di Frigento, alla presenza dei membri qualificati del capitolo diocesano e dei giudici Roberto e Roffredo, concede e conferma al Monastero di Montevergine nelle mani dell’abate Giovanni il quieto possesso delle chiese di San Cesareo e di San Nicola, site nel territorio di Rocca San Felice, riservando per sé e per i suoi successori il canone annuo di una libbra di cera, da portare all’episcopio il giovedì santo.
(Originale, PERGAMENA N. 518, mm. 215×390; scrittura beneventana).
519. CARTULA VENDITIONIS
1170 – ottobre, ind. IV, Mercogliano
Bernardo, per il prezzo di 32 tarì salernitani, vende al monaco Rossemanno, preposito del Monastero di Montevergine, un pezzo di terra vacua sito nella località Sariano ed a lui pervenuta tramite la moglie Maria figlia di Pietro Capimurzia; alla vendita si associano la detta Maria e la madre Abrizia e concedono le necessarie garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno da parte del monastero.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 519, mm. 284×405; scrittura beneventana).
520. CARTULA VENDITIONIS
1170 (71) – ottobre, ind. IV, Ascoli Satriano
Landulfo di Ascoli, figlio del fu giudice Petracca, dona all’abbazia di Montevergine, nelle mani dei monaci Landulfo e Giovanni, ed all’ospedale dei gerosolimitani, nelle mani del presbitero Melio, le terre ereditate dalla madre, site nella località Valle Cupo e confinanti con le terre, divenute di proprietà di detti istituti religiosi per la monacazione a Montevergine del sacerdote Pasquale e per l’oblazione all’ospedale di Bisanzio fratello di Pasquale; dona anche la metà di un casalino che possedeva in comune con gli stessi istituti, sito dove si dice Piano di Sant’Andrea; precisa inoltre che i legali rappresentanti di Montevergine e dell’ospedale gli rilasciano l’usufrutto, sua vita natural durante, sull’intero patrimonio terriero e su l’intero casalino, ed egli s’impegna a trasferire su altri suoi stabili i diritti della moglie cadenti sui beni donati, in modo che dopo la sua morte l’abbazia di Montevergine e l’ospedale dei gerosolimitani possano entrare in possesso delle terre e del casalino, liberi da ogni peso e da qualsiasi servitù.
521. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1170 – [maggio – febbraio 1171], Montefusco
Giovanni e Silvestro, i quali agiscono anche a nome del fratello Guglielmo, figli del fu Angelo, ricevono in fitto perpetuo dal sacerdote Natale, rettore della chiesa di San Bartolomeo di Montefusco, un pezzo di terra con l’impegno di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo dove possibile in vigneto, di corrispondere la metà dei frutti superiori ed inferiori e l’annuo censo di un denaro per l’eventuale raccolto non contemplato; precisano inoltre che, qualora il rettore della chiesa volesse fornire la metà delle semente e cooperare per la metà delle spese, alle prestazioni stabilite aggiungeranno la decima; quest’ultima tuttavia secondo la consuetudine locale dovrà gravare sulla quarta parte del raccolto loro spettante.
(Originale, PERGAMENA N. 521, mm. 286×278; scrittura beneventana).
522. CARTULA CONFIRMATIONIS
117[0 …], Mercogliano
Landolfo, figlio del fu Landolfo Iacono Maggio, alla presenza di due giudici di Mercogliano e del monaco Rossemanno preposito di Montevergine, ricorda che l’anno precedente, in un momento di grave infermità fisica ma nel pieno possesso delle facoltà mentali, aveva donato al monastero di Montevergine un pezzo di terra sito nella località Mulino; ora, secondo le consuetudini di Mercogliano, ratifica quella donazione, mentre la moglie Aloara concede le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno da parte del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 522, mm. 353×223; scrittura beneventana).
523. CARTULA LOCATIONIS
1171 – marzo, ind. IV, Nocera dei Pagani
Nicola notaio di Roccapiemonte, nella sua qualità di straticoto di Nocera, concede in fitto perpetuo a Giovanni d’Acquarola figlio del fu Giovanni ed a Lio figlio del fu Guglielmo di Serino, il quale agisce anche a nome del fratello uterino Pietro figlio del fu Michele, cinque pezzi di terra siti nelle pertinenze di Nocera, e precisamente quattro nella località San Martino ed uno a Crapara, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di trasformarli, secondo la natura del terreno, in vigneti o castagneti, di corrispondere il terratico secondo la consuetudine locale e la metà dei frutti superiori ed inferiori al tempo del raccolto, di fornire il vitto al messo pubblico quando si recherà a ritirare l a parte spettante alla curia e di consegnare una gallina per l’uso del palmento; aggiunge infine che, qualora i fittavoli non vorranno e non potranno più lavorare quei terreni, avranno facoltà di allontanarsene, portandosi dietro i beni mobili.
(Originale, PERGAMENA N. 523, mm. 458×325; scrittura beneventana).
524. CARTULA COMMUTATIONIS
1171 – marzo, ind. IV, Benevento
Falco, figlio del fu Grimoaldo Settebocche, si accorda con i fratelli Giovanni chierico e Grimoaldo: cede loro una casa in muratura a lui toccata in seguito alla divisione dei beni paterni, sita vicino alla chiesa di San Tommaso nella città vecchia di Benevento; in cambio riceve una casa anch’essa in muratura confinante con la precedente e la somma di 20 romanati per la differenza di valore; si impegna a non alienare, per tutta la sua vita, la casa ricevuta, ed in caso di necessità a venderla agli stessi suoi fratelli per il prezzo di 10 romanati, precisando che tale clausola non deve considerarsi vincolante per i suoi eredi; infine Truccia, moglie di detto Falco, rinuncia a tutti i diritti a lei spettanti sulla casa ceduta, ma si riserva la facoltà di poter utilizzare il muro comune per un eventuale appoggio di travature.
(Originale, PERGAMENA N. 524, mm. 260×482; scrittura beneventana).
525. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1171 – marzo, ind. IV, Sant’Angelo a Scala
Ruggero de Fragneto, figlio di Uca e signore di Sant’Angelo a Scala di Capriglia e di non pochi altri luoghi, concede ai fratelli Mirato ed Amato, figli di Alferio Spurone della città di Avellino, tre pezzi di terreno, di cui due siti nella località Falcobasso ed il terzo con castagneto dove si dice Toro di Gaito; ne determina il canone annuo in un tarì salernitano di moneta corrente, da corrispondere nel mese di ottobre, e dichiara di aver ricevuto per tale concessione 64 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 525, mm. 260×293; scrittura beneventana).
526. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1171 – maggio, ind. IV, Mercogliano
Guglielmo, figlio del fu Guglielmo del Giudice, i fratelli Alferio, Amato e Bernardo, figli del fu Amato del Giudice, Guglielmo figlio del fu Perrone, Guglielmo figlio del fu giudice Aminada, Gisolfo figlio di Amato Foglia, Guerriero figlio del fu Martino Codella, Giovanni di Troia ed Omodeo figlio del fu Falco offrono all’abbazia di Montevergine lo «ius patronatus» loro spettante sulla chiesa di San Nicola, sita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Villanova, escludendo quanto avevano già in precedenza concesso al diacono Bernardo, figlio del fu Urso di Cervinara, il quale tuttavia deve rimanere fedele agli impegni assunti nei loro confronti e trasferirne i benefici a favore dell’abbazia di Montevergine.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 526, mm. 343×264; scrittura beneventana).
527. SCRIPTUM VENDITIONIS
1171 – giugno, ind. IV, Montefusco
Giovanni Pantasia, figlio del fu Alessandro, possedendo in comune con altri suoi parenti una casa sita nel castello di Montefusco presso la chiesa di Santa Maria ed una vigna con alberi sita nella località Pratello, vende la parte a lui spettante su quei beni al cugino Giacomo Pietro, figlio di Bernardo Pantasia, realizzando la somma di 3 romanati e 5 denari; aggiunge inoltre di riservarsi il reddito del vino e di impegnarsi a che la moglie Lucia conceda garanzie di legge per il quieto possesso di quei beni da parte del cugino Giovanni.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1099 del settembre 1200).
528. PRECEPTUM CONCESSIONIS
1171 – 8 luglio, ind. IV, Palo
Il milite Simone de Sora, signore dei castelli di Palo e di Valenzano nonché del luogo detto Campoli, concede in perpetuo al vassallo Leone, figlio di Maraldizzo, un pezzo di terra coperto da sterpaglie, ad eccezione di quattro alberi d’olivo e qualche altro albero di diversa specie, sito nelle pertinenze di Palo ed a lui pervenuto per il diritto feudale sui terreni lasciati incolti dai rispettivi proprietari defunti.
(Originale, PERGAMENA N. 528, mm. 221×489; scrittura minuscola di transizione).
529. CARTULA CONCESSIONIS
1171 – luglio, ind. IV, Eboli
Petrone, figlio del fu Giovanni Attore, col consenso e la partecipazione della moglie Trotta, vende al cugino Giovanni Murrone un pezzo di terra in parte vacuo ed in parte coltivato a vigneto ed altri alberi da frutta, realizzando la somma di 32 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 529, mm. 238×297; scrittura beneventana).
530. CARTULA COMMUTATIONIS
1171 – agosto, ind. IV, Benevento
Il presbitero Guglielmo, figlio di Adeodato di Ceppaloni, si accorda con Alferio Scarso per uno scambio di beni mobili: egli cede tre parti di una terra vacua, essendo la quarta parte di proprietà della cognata Alferada, sita fuori la città di Benevento nella località Collina poco distante dalla chiesa di San Leucio, e riceve due vani di casa in muratura, siti lungo le mura di cinta della città nuova di Benevento; precisa inoltre che su quel terreno grava la «fidantia» di 5 soldi e pertanto si impegna a difendere Alferio non solo per il quieto possesso delle tre parti della terra, ma anche nel caso che si dovesse pretendere da lui un canone superiore alle 3 parti di detta cifra.
531. CARTULA VENDITIONIS
1171 – settembre, ind. V, Nocera dei Pagani
Il milite Ruggiero, figlio del fu Biagio, alla presenza e col consenso del regio camerario Giovanni de Adenulfo, vende al giudice Giovanni de Menda figlio del fu Giovanni l’intero feudo, sito nelle pertinenze di Nocera ed a lui pervenuto in seguito alla morte del padre e del fratello Roberto, realizzando la somma di 500 tarì amalfitani di moneta corrente; precisa che il feudo venduto è libero da ogni peso ad eccezione dei diritti spettanti alla curia regia ed agli abitanti locali; aggiunge infine che nella vendita e nel relativo prezzo sono inclusi anche tutti i casalini da lui posseduti nella zona distrutta dello stesso castello di Nocera.
(Originale, PERGAMENA N. 531, mm. 449×293; scrittura beneventana).
532. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1171 – settembre, ind. V, Summonte
Il monaco Rossemanno, preposito del monastero di Montevergine, cede in fitto perpetuo a Giovanni Calabrese, vassallo dello stesso monastero, una terra con orto, sita poco distante dal castello di Summonte, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare, di corrispondere il canone annuo di 3 tarì salernitani per il Natale e la decima dei seminati dell’orto ad eccezione dei cavoli.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 532, mm. 236×280; scrittura minuscola di transizione).
533. SCRPTUM OBLATIONIS
1171 – settembre, ind. V, Montella
Riccardo d’Aquino, conte d’Acerra, offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, il casale di San Lorenzo e tutti gli uomini ivi dimoranti, comprese le prestazioni feudali ed il diritto di amministrare la giustizia; offre inoltre un castagneto sito nella località Mezzana detta di Giovanni Calvo, un latifondo denominato Bisciglieta, in cui esiste una chiesa diruta sotto il titolo di San Sebastiano che dovrà essere ricostruita, ed un mulino alla Polentina, precisando che trattasi del primo che s’incontra venendo da Montella; concede infine alla ricostruendo chiesa il diritto d’asilo ed ai monaci la focoltà di legnare nel bosco di Fullone e di pescare in un tratto del fiume Calore.
(Originale, PERGAMENA N. 533, mm. 362×469; scrittura minuscola rotonda).
534. CARTULA TESTAMENTI
1171 – settembre, ind. V, Eboli
Giovanni Montanaro, figlio del fu Donaddeo, trovandosi a letto gravemente infermo, decide di far testamento dichiarando eredi universali i nipoti figli di Guerrisio; senonché due altri suoi nipoti presenti, Donaddeo e Landulfo, figli del fu Pietro, si oppongono a tale decisione sostenendo che in quell’asse ereditario era compresa la parte a loro spettante su alcuni beni rimasti precedentemente indivisi e da lui ingiustamente posseduti a discapito loro e del loro defunto genitore; nonostante la sua contraria convinzione, onde evitare che dopo la sua morte dovessero continuare le questioni e far ricorso al tribunale, Giovanni accetta la mediazione di buoni uomini ed assegna, col consenso della moglie Marotta, ai detti nipoti Donaddeo e Landulfo un pezzo di terra con oliveto ed altri alberi, sito nella località Palmentata.
(Originale, PERGAMENA N. 534, mm. 346×204; scrittura beneventana).
535. CARTULA CENSUS
1171 – settembre, ind. V (III), Avella
Guarino de Falco, insieme al figlio Rainaldo ed al nipote Nicola figlio di Mainardo, concede a censo al presbitero Viviano un pezzo di terra con vigna ed altri alberi, sito nella località Querceto, per il canone annuo di una caraffa d’olio da portare fino alla casa del proprietario, a cominciare dal secondo anno dalla stipula del contratto; precisa inoltre che dal pezzo di terra va esclusa la quarta parte di proprietà di Filippo de Grima Giovanni, il quale tuttavia è presente alla redazione dell’atto e ne dà il proprio consenso.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 501, mm. 169×307; scrittura minuscola rotonda di transizione. Documento rogato dal notaio Mastro Stefano di Avella).
536. CARTULA VENDITIONIS
1171 (72) – ottobre, ind. V, Cacciano
Guiselando alla presenza del giudice Manasse, che funge anche da notaio, vende ad Abelluzzo un piccolo prezzo di terra, confinante per due lati con le terre dello stesso acquirente; precisa che agisce in conformità alle disposizioni della legge longobarda, e realizza la somma di 10 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 546, mm. 197×270; scrittura minuscola di transizione).
536 bis. CARTULA VENDITIONIS
1175 – ottobre, ind. IX, Cacciano
I coniugi Guiselando e Maria, alla presenza del giudice Manasse che funge anche da notaio, vendono ad Abelluzzo la parte loro spettante su un terreno di comune proprietà; precisano di agire in conformità alle disposizioni della legge longobarda, e realizzano la somma di 5 tarì e 3 provesine.
(Originale, PERGAMENA N. 546; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 546).
537. CARTULA VENDITIONIS
1171 – novembre, ind. V, Mercogliano
Riccardo, figlio del fu Landolfo Pezzolla, per il prezzo di 28 tarì salernitani, vende a Filippo Cozula, figlio del fu Giovanni, un pezzo di terra, sito nella località Macera; alla vendita si associa Gunda, moglie di Riccardo, e rilascia a Filippo le garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 535, mm. 410×207; scrittura beneventana).
538. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1171 – dicembre, ind. V, Mercogliano
I fratelli Giovanni Pietro e Falco, figli del fu Pandolfo, insieme alla madre Alferada ed alle mogli di Giovanni e Pietro di nome Maria e Orrita, per la salvezza delle anime loro e del congiunto defunto, offrono al monastero di Montevergine un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Cardito.
(Fals in forma di originale, PERGAMENA N. 536, mm. 527×274; scrittura beneventana).
539. CARTULA CENSUS
1171 – dicembre, ind. V, Castelcicala
Alessandro Catapano di Saviano, figlio del fu Sabatino, avendo in precedenza dato a pastinare al cognato Guglielmo de Sasso un pezzo di terra, sito nella località Vigne, ora glielo conferma e ne determina il censo in un pollo da corrispondere annualmente nel mese di agosto.
(Originale, PERGAMENA N. 537, mm. 184×353; scrittura minuscola rotonda).
540. CARTULA VENDITIONIS
1172 (71) – gennaio, ind. V, Mercogliano
I fratelli Giovanni e Rainone, figli del fu Pietro Cantarello, per il prezzo di 17 tarì salernitani, vendono a Maggio, figlio del fu Giovanni Caputo una terra, sita nella località Fabbrica; alla vendita si associa Maria moglie di Rainone e concede le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quella terra da parte di Maggio.
541. CARTULA VENDITIONIS
1172 (71) – gennaio, ind. V, Mercogliano
Silvestro, figlio del fu Liotone e la moglie Tenesa, figlia del fu Maraldo, col consenso per quest’ultima del marito Silvestro che le funge da mundoaldo e col permesso del giudice Amato che ne controlla la libera volontà, vendono a Fiorentino, figlio del fu Amato Russo, la porzione loro spettante su un pezzo di terra con vigna, sito nella località Villanova, realizzando la somma di 18 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 539, mm. 242×297; scrittura beneventana).
542. MEMORATORIUM [THINGATIONIS]
1172 (71) – gennaio, ind. V, Summonte
Riccardo di Monteforte, figlio di Giovanni e residente a Summonte, avendo precedentemente acquistato dai fratelli Amato e Mirato, figli di Alferio Sporone, un pezzo di terra sito nella località Falcobasso, chiede agli stessi fratelli di impegnare la parte loro spettante su due altri pezzi di terra siti nello stesso luogo, in modo che egli possa prenderne possesso, qualora essi non riuscissero a difendere il precedente acquisto.
(Originale, PERGAMENA N. 540, mm. 181×229; scrittura beneventana).
543. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1172 (71) – febbraio, ind. V, Summonte
Riccardo di Monteforte, figlio di Giovanni e residente nel casello di Summonte, prende in fitto perpetuo dai fratelli Amato e Mirato, figli del fu Alferio Sporone, e da Mercurio Sporone, figlio di Ruggiero, un pezzo di terra vacua con l’obbligo di seminarla e farla fruttificare, di trasformarla nello spazio di 20 anni in un buon oliveto ed in un buon meleto e di corrispondere la metà dei frutti superiori e la sesta parte degli inferiori.
(Originale, PERGAMENA N. 541, mm. 296×286; scrittura beneventana).
544. CARTULA OFFERTIONIS
1172 (71) – febbraio, ind. V, Avellino
I signori di Monteforte, Giovanni Franco, figlio del fu Giovanni e la moglie Mabilia, figlia del fu Goffredo, offrono al monastero di Montevergine nelle mani dell’abate Roberto, tutti i loro beni siti nelle pertinenze della località Cerbaro, consistenti in castagneti, querceti e terre colte ed incolte, compresi i diritti feudali loro spettanti sui terreni posseduti dai loro vassalli nella stessa località.
(Originale, PERGAMENA N. 542, mm. 413×366; scrittura beneventana).
545. CARULA VENDITIONIS
1172 – maggio, ind. V, Montefusco
Giovanni Scacerio, figlio del fu Giaquinto, e Giovanni, figlio del fu Roberto de Citria, per il prezzo di un romanato e di 8 denari di buona moneta, vendono a Giovanni di Roberto un casalino, sito nel castello di Montefusco non molto distante dalla chiesa di Santa Maria; alla vendita si associa Maria moglie di Giovanni e rinunzia a favore dell’acquirente alla quarta parte a lei spettante su detto casalino.
(Originale, PERGAMENA N. 543, mm. 337×204; scrittura beneventana).
546. CARTULA VENDITIONIS
1172 (71) – giugno, ind. V, Avellino
Giovanni, figlio del fu Pietro de Stefano, per il prezzo di 28 tarì salernitani, vende a Giovanni Braccolino, figlio di Giovanni, una casa in muratura, sita nel subburbio di Avellino nei pressi della chiesa di San Leone, con annesso casalino costruito su un terreno di quella chiesa, nonché il diritto di usufruire del pezzo di terra e del relativo passaggio; aggiunge inoltre che lo stesso acquirente è tenuto a versare il canone annuo di un tarì alla curia e 2 tarì alla chiesa di San Leone; alla vendita si associa Dismana, moglie del venditore e concede al compratore le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 544, mm. 239×295; scrittura beneventana).
547. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1172 – agosto, ind. V, Mercogliano
Il monaco Rossemanno, preposito dell’abbazia di Montevergine, cede in fitto perpetuo due pezzi di terra con castagneto, siti nella località Vesta, a tre diversi nuclei familiari, cioè ai fratelli Giovanni e Dettesalvo, figli del fu Corvo, ad Urso, figlio di Amato Gaugo ed ai fratelli Pietro, Giovanni, e Falco, figli di Pandolfo; ne determina il canone annuo in 8 tarì salernitani di moneta corrente, da corrispondere nel mese di settembre in coincidenza con la festa della natività della Madonna; precisa inoltre che del predetto canone 4 tarì sono a carico dei fratelli Giovanni e Dettesalvo, 3 a carico di Urso ed uno a carico dei figli di Pandolfo; infine aggiunge la clausola che, qualora i fittavoli dovessero morire senza eredi legittimi o allontanarsi da Mercogliano, i due pezzi di terra ritorneranno di libera collazione dell’abbazia.
(Originale, PERGAMENA N. 545, mm. 243×257; scrittura beneventana).
548. SCRIPTUM VENDITIONIS
1172 – ottobre, ind. VI, Mercogliano
Aitardo, figlio di Ibano, col consenso del padre ed a nome proprio e dei fratelli Nicola, Bartolomeo e Ruggiero ancora minorenni, vende a Bisanzio Cardillo, figlio di Bisanzio un pezzo di terra con orto, sito nei pressi della porta Mazzocca di Mercogliano; realizza la somma di 16 tarì salernitani, ma dichiara di doverla passare insieme ad un’altra quantità non meglio precisata di tarì al fratello Enrico, per aver da lui precedentemente acquistato una casa; alla vendita si associa Risa, moglie di Ibano, e concede all’acquirente Bisanzio le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 547, mm. 236×335; scrittura beneventana).
549. CARTULA IUDICATI
1172 – novembre, ind. VI, Sarno
Giovanni di Monticello, nella sua qualità di stratigoto di Nocera e di Sarno, accusa Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, di evasione fiscale per non aver corrisposto alla curia regia il canone gravante su due pezzetti di terra, siti nelle pertinenze di Sarno dove si dice Corte Landeray, precedentemente appartenuti a Pietro Silvoli; ma Sarno presenta una «cartula venditionis» e dimostra che quei due pezzetti di terra facevano parte del morgengabe di Gemma, moglie del detto Silvoli, e come tali gli furono venduti dalla stessa Gemma liberi da ogni gravame; la soluzione della lite viene affidata ai giudici Giovanni Palmerio ed Enrico, i quali, in conformità alle disposizioni della legge longobarda ed alla consuetudine locale, danno ragione a Sarno e col consenso dello stesso stratigoto fanno redigere il presente atto notarile contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 548, mm. 372×234; scrittura beneventana).
550. CARTULA LOCATIONIS
1172 (73) – novembre, ind. VI, Nocera dei Pagani
Il milite Giovanni di Monticello, nella sua qualità di stratigoto di Nocera, ed il milite Guglielmo de Angerio, figlio del fu Giordano, concedono in fitto perpetuo a Pietro di Benevento ed a Pietro di Serino una terra vacua, sita nelle pertinenze di Nocera dove si dice Pianillo, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare, di trasformarla dove possibile in castagneto, di corrispondere al tempo del raccolto il terratico in ragione della decima parte dei cereali e la metà delle castagne e di fornire il vitto al messo inviato per ritirare la parte del raccolto spettante alla curia ed a Guglielmo de Angerio; aggiungono infine che qualora i fittavoli non volessero o non potessero più coltivare quel terreno avranno la facoltà di allontanarsene portandosi dietro i beni mobili.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 549, mm. 478×245; scrittura beneventana).
551. CARTULA VENDITIONIS
1172 (73) – 25 dicembre, ind. VI, Troia
I fratelli Stefano e Pagano avendo ereditato dal defunto genitore Giovanni Fundisio un orto e una certa quantità di terreno ad esso attigua siti nella parte meridionale della città di Troia, decidono di vendere il tutto per una metà ad Ugolino Lombardo ed al fratello Besonno e per l’altra metà a Giovanni di Berta, realizzando la somma complessiva di 3 once e 10 tarì siciliani; alla vendita si associa Altisa, moglie di Stefano, per cedere agli acquirenti la quarta parte a lei spettante sulla metà ereditata dal marito.