1166-1169

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1981)

 

457. SCRIPTUM DONATIONIS
1166 (65) – gennaio, ind. XIV, Montefusco
Costantino, figlio del fu Ruggiero, in considerazione dei buoni servizi resigli da Ottone, figlio del fu Roberto de Mauro, gli cede in usufrutto perpetuo una sua terra sita nella località Basilica di Montefusco, con l’obbligo di corrispondere un censuo annuo di quattro tarì da versare in due rate uguali nelle festività della Pasqua e del Natale; si riserva inoltre l’alto dominio su quella terra, impegnando Roberto e i suoi eredi a ricorrere esclusivamente alla sua curia per un qualsiasi misfatto compiuto nell’ambito della stessa terra.
(Originale, PERGAMENA N. 458, mm. 269×366; scrittura beneventana).

458. SCRIPTUM DONATIONIS
1166 (65) – febbraio, ind. XIV, Mercogliano
I coniugi Roberto e Gemma donano al genero Giovanni, che ha sposato una loro figlia di nome Trotta, un casalino sito nel suburbio di Mercogliano, ed una terra con castagneto, sita nella località Toccareto, precisando che i beni donati vanno considerati come beni dotali; in cambio ricevono un mantello:
(Originale, PERGAMENA N. 459, mm. 195×332; scrittura beneventana).

459. CARTULA OFFERTIONIS
1166 (65) – febbraio, ind. XIV, Castelcicala
I coniugi Stanzio Cardillo e Maurina, per la remissione dei loro peccati ed in suffragio delle anime loro e di tutti i loro parenti, offrono alla chiesa di Santa Maria del Plesco, grangia dell’abbazia di Montevergine, un pezzo di terra sito lungo la strada che mena ad Avella.
(Originale, PERGAMENA N. 460, mm. 178×406; scrittura minuscola rotonda di transizione).

460. CARTULA VENDITIONIS
1166 – marzo, ind. XIV, Sarno
I fratelli Giovanni e Giordano, figli del fu Roberto Capernella, vendono a Sarno, figlio del fu Pietro de Sassa, un terreno alberato sito nelle pertinenze della città di Sarno, dove si dice Ferrari, realizzando la somma di 23 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 461, mm. 250×208; scrittura beneventana).

461. CARTULA VENDITIONIS
1166 – marzo, ind. XIV, Avellino
Giovanni de Sica ed il figlio Roberto vendono al giudice Amato, figlio del fu Bernardo, la metà di una terra con castagneto sito nelle pertinenze di Summonte dove si dice Santa Maria del Preposito, realizzando la somma di 32 tarì salernitani; ad essi poi si associano le rispettive mogli  Topazia e Sichelgaita, concedendo allo stesso giudice Amato le garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 462, mm. 261×262; scrittura beneventana).

462. SCRIPTUM IUDICATI
1166 – aprile, ind. XIV, Mercogliano
Nella curia di Mercogliano Giovanni Francese, figlio del fu Maraldo, rivendica il quieto possesso, contestatogli dal fratello Maraldo, su di un pezzo di terra con vigna, sito nei pressi della chiesa di San Basilio, che egli diceva di aver avuto dal fratello Maraldo in cambio di altri tre pezzi di terra, con vigna, siti l’uno nella località  Lavinaro e gli altri due a Pretorio; i giudici Pagano e Giovanni, dopo aver ascoltato i testi che confermano la deposizione giurata di Giovanni Francese, emettono sentenza a favore di quest’ultimo ed impegnano il fratello Maraldo a non recargli più alcun fastidio.
(Originale, PERGAMENA N. 463, mm. 289×313; scrittura beneventana).

463. CARTULA VENDITIONIS
1166 – maggio, ind. XIV, Capriglia
Pietro, figlio di Pietro, proveniente dal castello di Amando ma ora residente nel castello di Capriglia, vende a Giovanni Marrone di Summonte una terra da lui posseduta in quest’ultimo paese, dove si dice Santa Maria, realizzando la somma di 80 tarì; precisa inoltre di consegnare all’acquirente una precedente documentazione e di dargli la guadia col consenso della curia.
(Originale, PERGAMENA N. 465, mm. 224×286; scrittura beneventana).

464. CARTULA COMMUTATIONIS
1166 – maggio, ind. XIV, Capriglia
Filippo, figlio del fu Pietro, residente nel castello di Capriglia, cede al fratello Pietro una sua terra sita nelle pertinenze di Summonte dove si dice Alamanni, ed in cambio riceve dal fratello una terra in località Noceto e la porzione a quegli spettante su due altre terre che possedevano ancora in comune, site rispettivamente nel luogo detto Focinola e nella località chiamata Limpida Quercia.
(Originale, PERGAMENA N. 464, mm. 217×255; scrittura beneventana).

465. MEMORATORIUM [PIGNORATIONIS]
1166 – ottobre, ind. XV, Montefusco
Il maestro Rainaldo, figlio del fu Rainaldo, per un prestito di 60 tarì salernitani, riceve in pegno dal notaio Matteo, figlio del fu Matteo giudice, un orto, sito nelle pertinenze di Montemiletto, dove si dice Areola, con facoltà di poterlo sfruttare a suo piacimento per la durata di due anni e con l’obbligo da parte di Matteo di non poterlo nel frattempo vendere, né donare, né permutare; precisa inoltre che lo stesso Matteo aveva provveduto a rendere libero detto orto dai diritti spettanti alla madre Maria e agli altri fratelli, cedendo loro la porzione a lui spettante su un’altra terra di comune proprietà, sita nella località detta Santo Angelo.
(Originale, PERGAMENA N. 466, mm. 316×225; scrittura beneventana).

466. BREBE OFFERTIONIS
1166 – novembre, ind. XV, Mercogliano
Il sacerdote Giovanni, figlio del fu Giovanni Amalfitano, per la salvezza dell’anima sua e in suffragio dei suoi genitori e di tutti gli altri parenti, offre a Dio nella chiesa di Santa Maria di Montevergine, dove è abate Roberto, una terra vacua, sita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Sariano.
(Originale, PERGAMENA N. 467, mm. 220×245; scrittura beneventana).

467. SCRIPTUM PROMISSIONIS
1166 – dicembre, ind. XV, Avellino
Alla presenza del giudice Amato, il monaco Stabile, priore del monastero di Montevergine, accusa Boemondo Malerba, signore di Summonte, di aver permesso ai suoi  vassalli di far danni e legna in un bosco di proprietà del monastero, sito nella località Frassineto, e gli contesta anche l’affermazione di aver agito per ritorsione dei danni arrecati nei suoi tenimenti dai coloni del monastero; per cui il signore Malerba, senza aspettare la sentenza del giudice, impegna se stesso ed i suoi uomini a rispettare la proprietà e i diritti del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 469, mm. 225×202; scrittura beneventana).
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468. SCRIPTUM RECORDATIONIS
1162 – [marzo – agosto], ind. XV, Vallata
Roberto di Vallata, col consenso del figlio Guido, per l’affetto che porta verso un suo vassallo di nome Roffrido Ferrario, il quale non ha avuto figli per la sterilità della moglie, dietro compenso di un’oncia d’oro gli concede la facoltà di poter liberamente disporre sotto forma testamentaria di tutti i beni mobili e stabili da lui posseduti ed anche di potersi costituire un eventuale erede; lo esenta inoltre dalle prestazioni feudali, ad eccezione di quelle dovutegli per l’investitura a milite di qualche suo figlio e per le nozze o monacazione della figlia; infine lo assicura di non prendere in considerazione eventuali accuse di infedeltà senza una sicura documentazione.
(Originale, PERGAMENA N. 475, mm. 172×333; scrittura beneventana).

469. CARTULA VENDITIONIS
1167 (68) – maggio, ind. XV, Cacciano
Il sacerdote Simeone, figlio di Giovanni Boventino, per il prezzo di 7 tarì vende a Benedetto, figlio di Gemma Boni una vigna sita nel casale di Cacciano precisando che quella vigna era già stata di proprietà di Benedetto, in quanto egli l’aveva scambiata con il morgengabe della madre e questa l’aveva donata alla chiesa retta da Simeone.
(Originale, PERGAMENA N. 470, mm. 192×317; scrittura minuscola rotonda di transizione).

470. SCRIPTUM RENUNTIATIONIS
1167 – maggio, ind. XV, Mercogliano
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, dietro compenso di 22 tarì salernitani, riceve dai fratelli Fiorentino e Ansolino, figli del fu Giovanni Manganelli, e dai loro rispettivi figli, cioè da Enrico figlio di Fiorentino e da Gualtiero, Giovanni e Maggio, figli di Ansolino, la legale rinunzia al fitto perpetuo, che essi tenevano su un terreno con vigna, sito nelle pertinenze di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 476, mm. 186×268; scrittura beneventana).

471. SCRIPTUM OBLATIONIS
1167 – giugno, ind. XV, Avella
Guglielmo Biancardo di Casapuzzano, per la salvezza dell’anima sua ed in suffragio dei suoi genitori, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, dove governa l’abate Roberto, un pezzo di terra coperto da cinque piante di olive, nella località dove si dice a Santa Prima.
(Originale, PERGAMENA N. 472, mm. 185×327; scrittura minuscola rotonda di transizione).

472. CARTULA VENDITIONIS
1167 – giugno, ind. XV, Mercogliano
I fratelli Giovanni, Pietro, Biagio e Marletta, figli del fu Urso Pellerio, d’accordo con Giovanni, figlio di detto Pietro e Riccardo, figlio di Giovanni Bove, vendono al monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, un pezzo di terra vacua sito in località Cerreto, realizzando la somma di 32 tarì salernitani; inoltre Marotta, vedova di Urso, e le rispettive mogli dei predetti venditori, cioè Sibilia Agnese Maria Alaffia Grusa ed Ursa, concedono allo stesso monaco Rossemanno le garanzie di legge per il quieto possesso di quella terra.
(Originale, PERGAMENA N. 471, mm. 188×375; scrittura beneventana).

473. CARTULA VENDITIONIS
1167 – luglio, ind. XV, Mercogliano
Coronato, figlio di Giovanni Fellicola, vende ai fratelli Grifo e Salomone, figli del fu Falco, un pezzetto di terra con aspro, sito nella località Cute, realizzando la somma di 6 tarì salernitani; inoltre Clarizia, moglie di Coronato, concede agli acquirenti le garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 473, mm. 166×288; scrittura beneventana).

474. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1167 – agosto, ind. XV, Avellino
Il conte di Avellino, Ruggiero de Aquila, figlio del fu conte Riccardo, offre al monastero di Montevergine nelle mani dell’abate Roberto due pezzi di terreno, siti nelle pertinenze di Mercogliano, e precisamente un orto sito nei pressi della chiesa di San Basilio ed una vigna dove si dice Orrita; concede inoltre allo stesso monastero la facoltà di attingere dal pubblico acquedotto l’acqua necessaria per irrigare l’orto.
(Originale, PERGAMENA N. 474, mm. 379×915; scrittura beneventana).

475. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1167 – settembre, ind. I, Avellino
Luca, figlio del fu Giovanni, riceve in fitto perpetuo dal monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, una terra vacua sita nelle pertinenze di Avellino, dove si dice Sanguineta con l’obbligo di trasformarla nello spazio di dodici anni in nocelleto e di corrispondere nel frattempo la quinta parte dei seminati e, dopo i dodici anni, la metà delle nocciole e la decima parte dei seminati; aggiunge inoltre che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dalla città di Avellino, quella terra tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 477, mm. 295×246, scrittura beneventana).

476. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1167 – novembre, ind. I, Taurasi
Ruggiero di Castelvetere, signore di Taurasi e di non pochi altri luoghi, offre al monastero di Montevergine il sacerdote Serbato, figlio del fu Giovanni, con tutti i suoi beni, nonché il reddito annuo di un denaro e le altre prestazioni feudali, che lo stesso sacerdote era tenuto a rendergli in cambio della protezione; aggiunge inoltre che detto passaggio dalla sua dipendenza a quella del monastero viene fatta col consenso dell’interessato.
(Originale, PERGAMENA N. 468, mm. 263×410; scrittura beneventana).

477. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1167 – novembre, ind. I, Avellino
Giovanni, figlio di Giovanni, detto il nipote di Enrico sacerdote, prende in fitto perpetuo dal monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, una terra vacua sita nelle pertinenze di Avellino, dove si dice Sanguineta, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare, di trasformarla, dove possibile, nello spazio di dodici anni in nocelleto e di corrispondere nel frattempo la quinta parte dei seminati e dopo i dodici anni la metà delle nocciole e la decima parte dei seminati; aggiunge inoltre che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dalla città di Avellino, quella terra tornerà di libera collazione del monastero.
(Copia, PERGAMENA N. 479, mm. 284×175; scrittura gotica).
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478. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1167 – novembre, ind. I, Avellino
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Giovanni Porcaro, una terra vacua sita nelle pertinenze di Avellino dove si dice Sanguineta, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare, di trasformarla nello spazio di dodici anni in nocelleto, di corrispondere nel frattempo la quinta parte dei seminati e dopo dodici anni la metà delle nocciole e la decima parte dei seminati; aggiunge inoltre la clausola che, qualora il fittavolo dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dalla città di Avellino, la terra tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 478, mm. 224×233; scrittura beneventana).

479. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1167 – dicembre, ind. I, Mirabella Eclano
Roberto, figlio del fu Enrico Lombardo, abitante nella città di Mirabella Eclano, riceve dall’arciprete Alferio col consenso di tutto il clero della chiesa di Santa Maria la metà di un orto e di uno sterpeto di proprietà di quella chiesa, siti nella località denominata Monte della Sala, con l’obbligo di lavorare e far fruttificare l’orto e di dissodare lo sterpeto nello spazio di sei anni; s’impegna inoltre di corrispondere del raccolto relativo alla metà del terreno rimasto di esclusiva proprietà della chiesa, la metà del vino ed una quantità di fagioli secondo la consuetudine del luogo.
(Originale, PERGAMENA N. 480, mm. 140×432; scrittura beneventana).

480. MEMORATORIUM  [REDDITUS]
1168 (67) – febbraio, ind. I, Mercogliano
Il chierico e notaio Guglielmo, figlio del fu Giovanni Sasso, avendo acquistato dai fratelli Pietro e Arnaldo, figli del fu Giovanni Sillitto, e dai fratelli Giovanni e Guglielmo, figli del fu Bernardo Sillitto, una terra con vigna libera da ogni gravame, sita nelle pertinenze di Mercogliano non lontano dalla chiesa di san Basilio, dinanzi ai giudici di Mercogliano ricorda  che i venditori si impegnarono a trasferire su due altre loro vigne, site rispettivamente nelle località Raganella e Urbiniano, l’annuo canone di vino gravante su quella terra a favore della curia, chiede pertanto che venga rispettato quell’impegno e gli vengano rilasciate le opportune garanzie di legge per il quieto possesso della terra con vigna contro ogni eventuale richiesta da parte dei pubblici ufficiali.
(Originale, PERGAMENA N. 481, mm. 205×362; scrittura beneventana).

481. SCRIPTUM SECURITATIS
1169 – marzo, ind. I, Taurasi
Alferio, figlio del fu Lieto, avendo acquistato, senza rispettare le formalità giuridiche per l’assenza del giudice e del notaio, un casilino nelle pertinenze di Taurasi dove si dice Taverne, chiede consiglio al giudice Cleopa per perfezionare l’acquisto; questi, dopo aver ascoltato i venditori, i coniugi Urso e Maria, i quali confermano la deposizione di Alferio e dichiarano di aver ricevuto per quella vendita 3 soldi e 12 tarì salernitani e di essere disposti a difendere il quieto possesso del casalino da parte di Alferio, fa redigere dal notaio Dauferio il presente atto da valere a tutti gli effetti.
(Originale, PERGAMENA N. 482, mm. 286×340; scrittura beneventana).

482. CARTULA OFFERTIONIS
1168 – aprile, ind. I, Summonte
Il signore di Summonte Boemondo Malerba, d’accordo con lo zio Guglielmo, offre al monastero di Montevergine nelle mani dell’abate Roberto un suo vassallo di nome Apostolico con l’obbligo di prestare ai monaci tutti i servizi che era solito prestare a lui; si riserva tuttavia il giuramento di fedeltà.
(Originale, PERGAMENA N. 483, mm. 123×257; scrittura beneventana).

483. CARTULA OFFERTIONIS
1168 – luglio, ind. I (XIII), Avella
Il milite Girardo di Avella, figlio del fu Osberto, d’accordo col figlio Bartolomeo, offre al monastero di Montevergine la fattoria de Portariis, comprendente i nuclei familiari di Alboino e dei fratelli Giovanni Guerra e Pietro, di Spenendeo e di Riccardo con relative prestazioni, assommanti ad 8 tarì annui, quattro parti di fagioli, una quarta parte di segala, una quarta parte di vino puro, tre polli, cinque caraffe d’olio e l’escatico per i maiali; dona pure dieci piante di olive nel luogo detto Apranico e la facoltà ai monaci residenti nella casa di Baiano di macinare gratuitamente; passa pure alle dipendenze dell’abbazia di Montevergine Stefano di Mugnano, figlio del fu Pietro di Monteforte, con relativi beni nonché l’obbligo di corrispondere due opere settimanali e, ad anni alterni, 5 e 4 tarì.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 455, mm. 213×420; scrittura minuscola rotonda di transizione).

484. SCRIPTUM CONCORDIE
1168 – luglio, ind. I, Mercogliano
Alla presenza del giudice Giovanni, i fratelli Giovanni e Riccardo, figli di Pietro Pellerio, accusano Guglielmo, figlio del fu Asclettino, di essersi impossessato di una parte maggiore del giusto sull’eredità loro pervenuta da Giovanni di Chiusano; Guglielmo, prima che il giudice proceda nei termini di legge, si accorda con la parte lesa, versando in denaro liquido la somma di 20 tarì salernitani e cedendo una casa, sita nel castello di Mercogliano; in cambio si fa rilasciare le necessarie garanzie contro ogni eventuale futuro contasto per il quieto possesso dell’eredità già in suo potere.
(Originale, PERGAMENA N. 484, mm. 280×240; scrittura beneventana).

485. CARTULA DIVISIONIS
1168 – luglio, ind. I, Eboli
Alla presenza del giudice Amfredo, i fratelli Matteo e Nicola, figli del fu Nicola Fabbro, si dividono pacificamente l’eredità paterna, procedendo col seguente sistema: Matteo divide in due parti una vigna sita nella località Gratalia ed una casa in muratura sita dentro la città di Eboli lasciando al fratello Nicola la libertà di scelta; Nicola a sua volta divide in due parti una vigna sita nella località Gorgo, tre pezzi di terra  siti a Gratalia ed una casa in muratura sita fuori la città di Eboli e lascia al fratello Matteo la libertà di scelta; infine Nicola rilascia al ftatello Matteo le garanzie di legge per il quieto possesso dell’eredità a lui toccata.
(Originale, PERGAMENA N. 485, mm. 395×187; scrittura beneventana).

486. CARTULA VENDITIONIS
1168 – settembre, ind. II, Avellino
Roberto, figlio del fu Giovanni Durante, e la moglie Marotta, figlia del fu Giovanni di Avella, dopo aver ottenuto per la donna il necessario permesso dal giudice Amato vendono al cognato Luca la porzione a loro spettante su una casa costruita in legno e muratura e su un attiguo casalino, sito nella città di Avellino nei pressi della chiesa di sant’Andrea Apostolo, realizzando la somma di 25 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 486, mm. 224×240; scrittura beneventana).

487. CARTULA VENDITIONIS
1168 – ottobre, ind. II, Avellino
Giovanni detto Police vende a Giovanni di Montemarano, figlio del fu Giovanni, un pagliaio sito nella località Strata, da lui costruito su un terreno di proprietà di Rainone, figlio li Giovanni, realizzando la somma di 8 tarì salernitani; aggiunge inoltre che l’acquirente deve corrispondere un canone annuo di 2 tarì per la seditura al proprietario del terreno e conserva la facoltà al termine del contratto di smontare e portar via il pagliaio.
(Originale, PERGAMENA N. 487, mm. 307×161; scrittura beneventana).
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488. SCRIPTUM CONFIRMATIONIS
1168 – novembre, ind. II, Mercogliano
Milo, figlio del fu Milo, conferma a Luciano, figlio di Doferio Giacomondo, il fitto perpetuo di un terreno con nocelleto, sito nella località Nuccicle, conservandogli le stesse condizioni già precedentemente concordate col priore di Montevergine Giovanni Pantasia, quando per la prima volta prese in locazione quel terreno (CDV, IV, doc. n. 382), con l’obbligo cioè di corrispondere la metà delle nocciole e la decima dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 488, mm. 252×260; scrittura beneventana).

489. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1168 – dicembre, ind. II, Mercogliano
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Luciano, figlio di Doferio Giacomondo, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Villanova, con l’obbligo di coltivarlo e di farlo fruttificare, di trasformarlo nello spazio di dodici anni in nocelleto, di corrispondere nel frattempo la quinta parte dei seminati e dopo i dodici anni la metà delle nocciole e la decima parte dei seminati; aggiunge inoltre la clausola che, qualora il fittavolo dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi da Mercogliano, la terra tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 489, mm. 210×442; scrittura beneventana).

490. SCRIPTUM IUDICATI
1168 – dicembre, ind. II, Mercogliano
Nella curia di Mercogliano davanti al giudice Pagano e Giovanni nonché al castellano di Avellino Raimario, il baglivo locale Giovanni accusa Filippo e Ruggiero, figli del fu Amato vice conte, ed il loro fratello uterino Enrico, figlio di Fiorentino Manganelli, di evasione fiscale per non aver versato il reddito gravante sulle terre e sulle case loro pervenute in eredità dalla madre Giaquinta; senonché Filippo, anche a nome dei suoi fratelli, fa osservare che l’eredità di cui trattasi, costituiva la dote assegnata alla madre, libera di ogni gravame fiscale, ed inoltre aggiunge che la questione era già stata sollevata dal baglivo Enrico e risolta a loro favore dal giudice Amminadab; i giudici, dopo aver ascoltato i testi, che confermano la deposizione di Filippo, si radunano in camera di consiglio e ribadiscono che i detti fratelli per la parte d’eredità loro pervenuta dalla madre Giaquinta non debbono versare alcunché alla curia di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 490, mm. 250×407; scrittura beneventana).

491. SCRIPTUM RENUNTIATIONIS
1169 (68) – gennaio, ind. II, Mercogliano
Alla presenza del giudice Giovanni di Mercogliano, Sasso figlio del fu Amato Russo e la moglie Mebia, per la quale lo stesso marito funge da mundoaldo, di propria spontanea volontà rinunziano a favore di Fiorentino, fratello di Sasso e cognato di Mebia, a tutti i beni mobili e stabili da loro posseduti nel castello di Mercogliano e nelle sue pertinenze, consistenti in case, vigne, orti, castagneti e terre vacue, concedendo allo stesso Fiorentino le garanzie di legge per il quieto possesso di quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 491, mm. 185×325; scrittura beneventana).

492. CARTULA CENSUS
1169 (68) – gennaio, ind. II, Castelcicala
Cicaletto Vassallo e il figlio Pietro avendo in precedenza affidato al milite Matteo de Marino ed al fratello Roberto la messa a coltura di un pezzo di terra, sito nella località Scarabaito, ora alla presenza dei giudici Riccardo e Giordano concedono quel pezzo di terra in fitto perpetuo allo stesso Matteo de Marino, determinandone il censuo anno in un buon cappone da consegnarsi per la festa della natività di Cristo.
(Originale, PERGAMENA N. 492, mm. 187×342; scrittura minuscola rotonda di transizione).

493. SCRIPTUM VENDITIONIS
1169 (68) – gennaio, ind. II, Mercogliano
Urso e Angelo, figli del fu Angelo, Giovanni, figlio del fu Giovanni, Bernardo, Amando, figli del fu Lando e Baimonte, possedendo in comune due pezzi di terra siti nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Sariano, decidono di venderli al monastero di Montevergine nelle mani del priore Rossemanno per il prezzo di 30 tarì d’oro salernitani; alla vendita si associano, concedendo le garanzie di legge per il quieto possesso  di quelle terre da parte del monastero, le donne aventi diritto sulle stesse e cioè Aurengia, moglie del fu Angelo Luca, Luca, moglie di Giovanni, Mabilia, moglie di Bernardo, Emma, moglie del fu Lando, Solemia, moglie di Amando e Gemma, moglie di Baimonte.
(Originale, PERGAMENA N. 493, mm. 342×312; scrittura beneventana).

494. CARTULA COMMUTATIONIS
1169 – marzo, ind. II, Capriglia Irpina
Il sacerdote Ruggiero, figlio del fu Guglielmo Giovanni Landolfo e Marino, figlio del fu Pietro Amalfitano, si accordano per lo scambio dei terreni da loro posseduti nel castello di Capriglia; il sacerdote cede a Pietro due pezzi di terra in parte coperti da alberi di castagno, e Pietro, a sua volta, cede un pezzo di terra coperto da alberi di castagno e di noce;  lo scambio viene fatto col consenso del signore locale Ruggiero de Frasneta ed alla presenza del giudice Pietro nonché dello stratigoto Ugo.
(Originale, PERGAMENA N. 494, mm. 241×306; scrittura beneventana).

495. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1169 – aprile, ind. II, Mercogliano
Il sacerdote Bisanzio e il diacono Bernardo, custodi e rettori della chiesa di san Nicola, costruita in località Padule, concedono in fitto perpetuo a Fermato, figlio del fu Malfrido Sillitto, un pezzo di terra di proprietà della chiesa, sito nelle pertinenze di Mercogliano, dove si dice Cerreta, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo nell’arco di dodici anni in nocelleto e di corrispondere la metà delle nocciole nonché il terratico in conformità alle consuetudini locali.
(Originale, PERGAMENA N. 495, mm. 192×343; scrittura beneventana).

496. SCRIPTUM ADOPTATIONIS
1169 – maggio, ind. II, Tufo
Il benestante Bernardo, figlio del fu Giovanni Amore, essendo già in età avanzata e bisognoso di assistenza ed avendo a carico un figlio di nome Giovanni ed una figlia di nome Gemma in età da marito, col consenso del figlio decide di adottare un certo Ruggiero, figlio del fu Pietro Concilio e di dargli in sposa la figlia Gemma, con l’impegno da parte sua di trattarlo nella divisione dell’eredità alla stregua del figlio Giovanni e con l’obbligo da parte dell’adottato e futuro genero di portargli il dovuto rispetto e di assicurargli la necessaria assistenza; chiede al figlio naturale e all’adottato di provvedere ai suffragi per la sua anima in conformità alle loro possibilità ed al rispetto dei diritti dell’abbazia di Montevergine; concede inoltre al futuro genero, qualora la moglie Gemma dovesse premorirgli, di potersi risposare e continuare a vivere nella sua casa.
(Originale, PERGAMENA N. 496, mm. 350×305; scrittura beneventana).

497. CARTULA OFFERTIONIS
1169 – giugno, ind. II (XII), Avella
Guglielmo, figlio di Stefano de Palombo, abitante nel castello di Avella, dona alla chiesa di Santa Maria del Plesco, nelle mani del priore Giovanni una terra con olivi libera da ogni gravame, sita nelle pertinenze di Avella dove si dice Monumenta; aggiunge pertanto che il canone annuo, gravante su quella terra a favore della Chiesa del Salvatore, sarà regolarmente versato da lui e dai suoi eredi.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 497, mm. 225×335; scrittura minuscola rotonda di transizione).

498. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1169 – luglio, ind. II, Summonte
Il monaco Rossemanno priore dell’abbazia di Montevergine, dietro mandato dell’abate Roberto e dell’intera comunità monastica, conferma a Formentino, figlio del fu Pietro Meliota, il fitto di un terreno con vigna e castagneto, sito nelle pertinenze di Summonte dove si dice Fontanelle, trasformandolo in fitto perpetuo con l’obbligo di innestare, dove necessario, le viti, di provvedere alla raccolta delle uve e delle castagne con relativo trasporto al frantoio ed al palmento e di corrispondere la metà del vino, del vinello e delle castagne nonché di consegnare in caso di semina la decima parte dei cereali.
(Originale, PERGAMENA N. 498, mm. 252×359; scrittura beneventana).

499. SCRIPTUM VENDITIONIS
1169 – luglio, ind. II, Montefusco
Turgisio Ferraro, alla presenza del giudice Mercurio, vende al giudice Guarmundo un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Montefusco, dove si dice Pratello, realizzando la somma di 3 romanati di buona moneta.
(Originale, PERGAMENA N. 499, mm. 267×232; scrittura beneventana).

500. SCRIPTUM SECURITATIS
1169 – agosto, ind. II, Benevento
Il giudice Drogo, ricordando che alla sua presenza Giovanni e Galgana, figli del fu Gervasio, avevano venduto a Rao, e per esso al figlio Bartolomeo, una vigna sita sulle sponde del fiume Corvo, senza inserire nella «cartula venditionis» che essi non avrebbero dovuto rispondere dei danni provocati dalle acque, ordina al notaio Giacomo, che aveva redatto il precedente atto, di rilasciare ai venditori il presente «scriptum memorie et securitatis».
(Originale, PERGAMENA N. 500, mm. 297×153; scrittura beneventana).
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