1161-1165
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1981)
401. CARTULA VENDITIONIS
1161 (60) – gennaio, ind. IX, Avellino
Martino, figlio di Felice, per il prezzo di 70 tarì salernitani vende a Pietro de Candido una terra vacua accidentata sita nel luogo detto Piano di San Damiano; alla vendita si associa Bellezza, moglie di Martino, rilasciando all’acquirente le dovute garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 400, mm. 207×337; scrittura beneventana).
402. CARTULA OFFERTIONIS
1161 – aprile, ind. IX, Avellino
Guido, figlio del fu Ugo Raganella, offre al monastero di Montevergine, dove è superiore l’abate Roberto, un pezzo di montagna, sito al di là dei tre sassi, che segnano il confine, superiore di tre suoi castagneti, riservando per sé e per i suoi eredi, il diritto di legnare, sia per riparare i pagliai esistenti nei suoi castagneti, sia per accendere il fuoco per seccare le castagne.
(Originale, PERGAMENA N. 401, mm. 287×317; scrittura beneventana).
403. MEMORATORIUM [MANIFESTATIONIS]
1161 – aprile, ind. IX, Mercogliano
Riccardo, figlio di Asclettino, e Pagano, figlio del fu Pietron Stabanato, dietro compenso di due tarì salernitani ricevono da Salatiel, figlio di Roberto, le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di due terre con vigna, site nella località Vesta dove si dice San Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 402, mm. 170×256; scrittura beneventana).
404. CARTULA CENSUS
1161 – maggio, ind. IX (IV), Avella
Stefano de Colacio, con Pietro Sergenti e rispettivi eredi, concedono in fitto al giudice Guglielmo ed ai suoi eredi una terra, sita nel luogo detto sopra Sperone, con l’obbligo di corrispondere una caraffa d’olio all’anno, da portarsi a casa del locatore nel mese di dicembre.
(Originale, PERGAMENA N. 403, mm. 192×224; scrittura minuscola rotonda di transizione).
405. SCRIPTUM DONATIONIS
1161 – giugno, ind, IX, Montefusco
Erberto, figlio del fu Milo Pagano, in considerazione dei buoni servizi a lui resi dai fratelli Giovanni e Salomone Pellettieri, figlio del fu Giovanni, dona loro un orto, precedentemente tenuto in fitto da Doferio di Chiusano, sito nel castello di Montefusco, ricevendo in cambio un romanato.
(Originale, PERGAMENA N. 404, mm. 433×233, scrittura beneventana).
406. CARTULA TRADITIONIS
1161 – giugno, ind. IX, Castelcicala
Il milite Silvestro, figlio del milite Giordano, originario di Lauro, ma abitante a Castelcicala, col consenso della moglie Emma, concede a Nicola, figlio del fu Pietro di Somma Vesuviana, abitante a Faibano, un suo feudo, già appartenuto a Pietro Trappone, con l’obbligo di prestargli gli stessi servizi, che in precedenza era solito rendergli un fratello del detto Pietro Trappone.
(Originale, PERGAMENA N. 405, mm. 150×315; scrittura minuscola rotonda di transizione).
407. CARTULA CENSUS
1161 – dicembre, ind. X, Avella
Ruggiero, figlio del fu Giovanni Giaquinto, concede in fitto perpetuo a Torello di Frisa una terra alberata, sita nel luogo detto Agella, per il canone annuo di una caraffa d’olio, da portare fino a casa del proprietario nel mese di dicembre, a cominciare dal secondo anno compiuto dalla data di locazione.
(Originale, PERGAMENA N. 406, mm. 158×226; scrittura minuscola di transizione).
408. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1161 – dicembre, ind. X, Mercogliano.
Il presbitero Bisanzio, custode e rettore della chiesa di San Nicola, costruito nel luogo detto Villanova, concede in fitto perpetuo ai fratelli Riccardo ed Amato, figli del fu Amato del Giudice.
Una terra vacua di proprietà della chiesa, sita dove si dice Copone, con l’obbligo di trasformarla nello spazio di dodici anni in oliveto, di recintarla e porvi un cancello con relativa serratura, di corrispondere la quarta parte dei seminati e la metà sia delle olive che degli altri frutti pendenti; riserva inoltre per sé l’abitazione e la corte ivi esistente con facoltà di abitarci o di disporre altrimenti.
(Originale, PERGAMENA N. 407, mm. 187×407, scrittura beneventana).
409. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1161 – dicembre, ind. X, Avellino
Il giudice Filippo, figlio del giudice Pietro, concede in fitto perpetuo a Bartolomeo, figlio di Urso Amalfitano, una terra vacua, sita nella località Piano di Avellino, con l’obbligo di trasformarla nello spazio di dodici anni in nocelleto e vigneto, di corrispondere metà delle nocciole, del vino e del vinello, nonché la sesta parte dei cereali.
(Originale, PERGAMENA N. 408, mm. 206×165, scrittura beneventana).
410. CARTULA OFFERTIONIS
1162 – gennaio, ind. X, Avellino
Sichelgaita, figlia di Machenolfo, assistita dal fratello Maraldo che funge da mundoaldo, offre al monastero di Montevergine la quarta parte a lei spettante, quale morgengabe del defunto marito Landulfo, su due pezzi di terra siti nei pressi di Mercogliano, già di proprietà del monastero per essere stati offerti o acquistati da Pietro Arizzone, cognato di detta Sichelgaita.
411. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1162 (61) – febbraio , ind. X, Monteforte
Guglielmo, signore di Monteforte, di Forino e di altri luoghi, concede a Ruggiero Tuta un suolo edificatorio sito fuori del castello di Mercogliano nei pressi della porte de Pede, ricevendo quattro tarì d’oro di Salerno e l’impegno da parte di Ruggiero di rendergli grazioso omaggio per le festività del Natale e della Pasqua.
(Originale, PERGAMENA N. 410, mm. 182×268, scrittura beneventana).
412. CARTULA COMMUTATIONIS
1162 – marzo, ind. X, Mercogliano
Mabilla, figlia del fu Guglielmo di Goffredo, assistita da Giovanni, figlio del fu Milone che funge da mundoaldo e col consenso di Gualtiero balivo del conte di Avellino Ruggiero de Aquila, cede al monastero di Montevergine nelle mani del priore Giovanni un castagneto, sito nella località Urbiniano nei pressi della chiesa di Santa Margherita, ed in cambio riceve un altro castagneto, sito nella medesima località; inoltre per la differenza di valore riceve 32 tarì salernitani
(Originale, PERGAMENA N. 411, mm. 280×335, scrittura beneventana).
413. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1162 – giugno, ind. X, Avellino.
Guglielmo Acopentola e Riccardo, figlio di Ruggiero, prendono in fitto dai fratelli Carlo ed Amato, figli del fu Amato Greco, una terra vacua con alberi da frutta, sita nella località valle de Cozzolo, per il canone annuo della quarta parte dei seminati e dei frutti pendenti.
(Originale, PERGAMENA N. 412, mm. 203×303; scrittura beneventana).
414. IUDICATUM SECURITATIS
1162 – novembre, ind. XI, Benevento
I giudici Falco, Giovanni, Marco e Drogo, nel sacro palazzo beneventano ed alla presenza del rettore Lando, siedono in tribunale per risolvere una vertenza sorta tra Truda, vedova del giudice Pietro, rappresentata dal padre Alferio, ed Amfranio, figlio di primo letto dello stesso Pietro, assistito dai tutori Alferio e Seguala: dopo aver ascoltato le parti e relativi testi, accolgono solo in partela richiesta di Alferio, che pretendeva 50 romanati quale dote di Truda e 27 romanati quale prezzo di un mantello appartenuto alla stessa Truda e venduto dal defunto marito, e condannano Amfranio al pagamento di 32 romanati per la dote e 3 romanati per il mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 413, mm. 325×383; scrittura beneventana).
415. MEMORATORIUM [MANIFESTATIONIS]
1162 [marzo 1162 – febbraio 1163, ind. X. XI], Taurasi
Alferio, figlio del fu Lieto, dietro compenso di 12 tarì salernitani, due panieri di segala ed uno di grano, ottiene da Maria, moglie di Urso, le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di un orto, sito nelle pertinenze di Taurasi, dove si dice Piano, precedentemente acquistato dal predetto Urso.
(Originale, PERGAMENA N. 414, mm. 345×392; scrittura beneventana).
416. CARTULA CENSUS
1163 (62) – gennaio, ind. XI, Castelcicala
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate Roberto da in fitto perpetuo ai fratelli Giovanni, Guglielmo e Rinaldo, figli del fu Riccardo de Amato, una terra sita nei pressi di Castelcicala, dove si dice Girone, con l’obbligo di corrispondere quale censo ogni anno una gallina per la festa di Natale con la clausola che, qualora dovessero morire senza eredi o allontanarsi spontaneamente da quella terra, questa ritornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 416, mm. 191×260; scrittura beneventana).
417. CARTULA COMMUTATIONIS
1163 (62) – gennaio, ind. XI, Mercogliano
Il minore Giovanni, figlio di Marletta, avendo in fitto perpetuo dal monastero di Montevergine una terra con vigna sita ad Urbibiano, si accorda col monaco Rossemanno e, dopo aver ottenuto il permesso dal giudice Pagano ed il consenso dei parenti prossimi, cede quella terra ed in cambio, allo stesso titolo di fitto perpetuo, riceve un’altra terra con vigna di minore valore, sita nella località Valle, dove si dice Chiusa di Giacomo.
(Originale, PERGAMENA N. 415, mm. 250×357; scrittura beneventana).
418. CARTULA DONATIONIS
1163 (62) – febbraio, ind. IX, Summonte
Il milite Boemondo Malerba di mobilissima origine franca, figlio del fu Raone e signore del castello di Summonte, dona a Maraldo una casa lignea, sita fuori del detto castello, con l’obbligo di non alienarla o donarla; per tale donazione riceve un mantello e dieci tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 417, mm. 229×251; scrittura beneventana).
419. CARTULA OFFERTIONIS
1163 (62) – febbraio, ind. XI, Avellino
Giovanni di San Michele e la moglie Murica, figlia del fu Roberto di Vernengario, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del priore Rossemanno, i diritti ed i beni loro spettanti sulle chiese di San Nicola e di San Biagio, costruite fuori la città di Avellino nel luogo detto Piano, con l’obbligo da parte del monastero di corrispondere all’episcopio di Avellino il canone annuo stabilito dalle carte di fondazione e di mantenere nell’officiatura delle due chiese l’attuale rettore Berteramo, sua vita natural durante; quest’ultimo tuttavia è tenuto a versare al monastero ciò che in precedenza era solito versare al monastero ciò che in precedenza era solito versare ai suddetti coniugi.
(Originale, PERGAMENA N. 418, mm. 270×322; scrittura beneventana).
420. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1163 – marzo, ind. XI, Monteforte
Goffredo, figlio di Guglielmo, signore di Monteforte, di Forino e di altri luoghi, offre al monastero di Montevergine, governato dall’abate Roberto, una terra con oliveto, sita nel vico Baiano dove si dice Capizzuto.
421. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1163 – aprile, ind. XI, Summonte
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Malfrido de Compatribus una terra con castagneto ceduo, sita nella località Confinio, con l’obbligo di trasformare nello spazio di venti anni il ceduo in alberi da frutta e di corrispondere la metà delle castagne e la decima parte dei seminati; aggiunge che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi da Summonte, la terra tornerà di libera collazione del monastero; riserva inoltre all’abate la facoltà di intervenire e riportare la giustizia in caso di malefatte.
(Originale, PERGAMENA N. 420, mm. 220×240; scrittura beneventana).
422. CARTULA DISPOSITIONIS
1163 (43) – aprile, ind. XI, Avella
Eleazaro di Sant’Arcangelo dispone che, dopo la sua morte, il monastero di Montevergine, entri in pieno possesso di sette piante d’olive, esistenti nella località Cervito, ed inoltre abbia la porzione a lui spettante su altri sette piedi d’olivo, siti nella stessa località e su un ottavo piede, sito nel luogo detto Grumolo.
(Originale, PERGAMENA N. 421, mm. 138×241; scrittura minuscola rotonda di transizione).
423. CARTULA OFFERTIONIS
1163 – aprile, ind. XI, Avella
Rainaldo Musca, figlio del fu Riccardo, signore di Avella,,in suffragio di tutti i parenti defunti e per la salvezza dell’anima sua offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Roberto, un pezzo di terra con piante d’olive, sito nel luogo detto Mugnano.
(Originale, PERGAMENA N. 422, mm. 186×308; scrittura minuscola rotonda di transizione).
424. CARTULA DISPOSITIONIS
1163 – maggio, ind. XI, Avella
Eleazaro di sant’Arcangelo dispone che, dopo la sua morte, il monastero di Montevergine entri in possesso di un pezzo di terra con 14 piante d’olivo, sito nella località Cervito, ed inoltre riscuota il ricavato di un’altra pianta d’olivo, sita nel luogo detto grumolo e di un arbusto a Malito, tenuto a coltura da Sergio Montano.
(Originale, PERGAMENA N. 423, mm. 151×260; scrittura minuscola rotonda di transizione).
425. CARTULA PASTINATIONIS
1163 – maggio, ind. XI, Avella
Rainaldo Musca di stirpe franca, figlio del fu Riccardo, concede a Tauro due eredità vacanti, spettanti al fisco, che in precedenza erano appartenute rispettivamente ad un certo Romualdo ed a Stefano Mastrogiovanni; precisa che i terreni siti in montagna e l’uso di una cisterna sita nella corte di Raulino Ferrario gli vengono concessi senza alcun onere, mentre gli fa obbligo di coltivare e far fruttificare i terreni in vigneti ed oliveti corrispondendo la metà del vino e dell’olio, di inviargli una gallina per l’uso del palmento, di provvedere al vitto di sue operai nel tempo della vendemmia e della raccolta delle olive, ed infine di riammettere al lavoro i vecchi coloni, qualora questi vi avessero fatto ritorno.
(Originale, PERGAMENA N. 424, mm. 157×320; scrittura minuscola rotonda di transizione).
426. CARTULA MORGINGAP
1163 – maggio, ind. XI, Monteforte
Riccardo, figlio di Giovanni, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, davanti ai parenti ed agli amici sanziona le nozze con la sposa Maria donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili ed immobili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N.425, mm. 235×347; scrittura beneventana).
426 bis. MEMORATORIUM [MORGINGAP]
1163 – maggio, ind. XI, Monteforte
Alferio, padre di Maria, si fa rilasciare dal futuro genero, Riccardo, figlio di giovanni, le garanzie per la buona riuscita del matrimonio, consistenti nella promessa di assicurare alla moglie un tenore di vita pari al suo rango sociale, di rispettare il vincolo matrimoniale e di condurre con lei una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 425; scrittura beneventana; si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 425).
427. CARTULA OBLATIONIS
1163 – giugno., ind. XI, Monitoro
Pietro, figlio del fu Lando e la moglie Marotta offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del priore Rossemanno, una terra con arbusto, sita nelle pertinenze di Monitoro, dove si dice Fontana di Barasellitto; trattandosi tuttavia di un pezzo di terra, precedentemente scorporato dall’asse ereditario di Lando e donato a Marotta, quale morgengabe, nel giorno successivo alle nozze con Pietro, questi rinunzia a favore dei fratelli Raone e Giovanni, detto Calabrese, alla divisione degli altri beni lasciati dal defunto genitore Lando.
(Originale, PERGAMENA N. 427, mm. 406×268; scrittura beneventana).
428. CARTULA COMMUTATIONIS
1163 – luglio, ind. XI, Avellino
Guglielmo, figlio di Anferio, si accorda col monaco Rossemanno, che agisce per conto del monastero di Montevergine di cui è priore, gli cede un castagneto sito nelle pertinenze di Mercogliano, dove si dice Via Piana, e la porzione a lui spettante su una casa sita nel centro abitato
Dello stesso paese, ed in cambio riceve un pezzo di terra vacua con casalino sito nella città di avellino, nei pressi del monastero di san Benedetto, e la porzione di una casa di proprietà di Montevergine sita nella stessa città.
(Originale, PERGAMENA N. 428, mm. 213×355; scrittura beneventana).
429. CARTULA OFFERTIONIS
1163 – luglio, ind. XI, Mercogliano
Giovanni, figlio del fu Milone milite, in suffragio dei suoi genitori e per la salvezza dell’anima sua, offre al monastero di Montevergine, nelle mani del priore Rossemanno, i diritti a lui spettanti sulle chiese di santa Margherita e di San Martino, costruita nel luogo detto Urbiniano, compresi i libri e gli arredi sacri nonché i beni mobili e stabili delle stesse due chiese.
(Originale, PERGAMENA N. 429, mm. 248×343; scrittura beneventana).
430. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1163 – agosto, ind. XI, Avellino
Il sacerdote Berto, rettore della chiesa di San Nicola, costruita fuori la città di Avellino nella località Piano, e Bernardo figlio del fu Berengario, che ne detiene lo jus patronatus in considerazione del fatto di aver in precedenza affidato a Sipontino, figlio di Fuscimari ed a Leonardo, figlio di Doferio la trasformazione in nocelleto di un terreno di proprietà della chiesa, sito nel luogo detto rivo Vairano, concedono in fitto per 29 anni agli stessi coloni un castagneto con l’obbligo di corrispondere la metà delle castagne.
431. CARTULA VENDITIONIS
1163 – settembre, ind. XII, Mercogliano
Gualtiero, figlio del fu Riso, per il prezzo di 160 tarì salernitani vende a Giovanni, figlio di Roberto del Giudice, un pezzo di terra con castagneto, sito nel luogo detto Pietracorvo; nel prezzo viene compresa la rendita di una buona gallina e una buona focaccia, cadente su quella terra da parte degli eredi di Urso Giacquinto; alla vendita si associa Bellezza, moglie di Gualtiero, rilasciando all’acquirente le garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 431, mm. 298×355; scrittura beneventana).
432. CARTULA VENDITIONIS
1163 – novembre, ind. XII, Avellino
Ademario, figlio del fu Riccardo Del Giudice, per il prezzo di 24 tarì salernitani vende a Riccardo, figlio del fu Dardano di Mercogliano, un cerqueto ed una terra vacua, siti nel luogo detto Cacabanneo.
(Originale, PERGAMENA N. 433, mm. 218×277; scrittura beneventana).
433. CARTULA MORGINGAP
1163 – novembre, ind. XII, Mercogliano
Tolomeo, figlio di Guglielmo duno, il giorno successivo alla prima notte di matrimonio, sanziona le nozze con Mabilia, figlia del fu Ruggiero Laudo, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni presenti e futuri, mobili e immobili; inoltre Guglielmo,padre di detto Tolomeo, assicura la nuora, che qualora il figlio dovesse premorirgli, le sarà corrisposta la quarta parte dell’eredità a quegli spettante.
(Originale, PERGAMENA N. 434, mm. 193×410; scrittura beneventana).
433 bis. MEMORATORIUM [MORGINGAP]
1163 – novembre, ind. XII, Mercogliano
I fratelli Lando presbitero e Raone, figli del fu Ruggiero, nella loro qualità di mundoaldi della sorella Mabilia, concedono il consenso del matrimonio della stessa sorella con Tolomeo, figlio di Guglielmo Duno, e ricevono da questi le garanzie di rito, consistenti nella promessa di assicurare a Mabilia vitto e alloggio, di rispettare il vincolo e di trascorrere con lei una vita serena e tranquilla; inoltre ricevono da Guglielmo, padre di detto Tolomeo, l’assicurazione che i giovani potranno abitare nella sua casa offrendo loro lo stesso trattamento, già usato nei confronti dell’altro suo figlio e dell’altra sua nuora.
(Originale, PERGAMENA N. 434; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 424).
434. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1163 – dicembre, ind. XII, Summonte
Il monaco Rossemanno,priore del monastero di Montevergine, cede in fitto perpetuo a Sirrerio una terra vacua con annesso un castagneto ceduo e un cerqueto, con l’obbligo di dare al monastero la decima parte dei seminati, di trasformare nello spazio di 20 anni il ceduo in alberi da frutta e di corrispondere la metà delle castagne, nonché la metà delle ghiande della legna e dei carboni come pure di offrire annualmente una centa di cera per l’altare di San Benedetto del monastero di Avellino; aggiunge che, qualora Sirrerio dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi da Summonte, la terra tornerà di libera collazione del monastero; infine riserva all’abate la facoltà di intervenire e riportare la giustizia in caso di malefatte.
(Originale, PERGAMENA N. 435, mm. 268×278; scrittura beneventana).
435. CARTULA OFFERTIONIS
1163 – dicembre, ind. XII, Summonte
Il milite Boemondo Malerba, di nobilissima stirpe franca, figlio del fu Raone e signore del castello di Summonte, offre al monastero di Montevergine un suo vassallo di nome Riccardo, figlio di stefano, con tutti i diritti feudali a lui spettanti.
(Originale, PERGAMENA N. 436, mm. 344×239; scrittura beneventana).
436. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1163 – dicembre, ind. XII, Mercogliano
Senne, figlio del fu Goffredo notaio, offre al monastero di Montevergine nelle mani del priore Rossemanno la metà di una terra con vigna, sita nelle pertinenze di Mercogliano non molto distante dalla chiesa di san Basilio; precisa inoltre che tale terra era tenuta in fitto dagli erediti ansolino, figlio di Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 437, mm. 195×328; scrittura beneventana).
437. SCRIPTUM SECURITATIS
1164 (63) – gennaio, ind. XII, Taurasi
Il monaco Rossemanno, priore dell’abbazia di Montevergine, chiede ai giudici Pietro di Taurasi e Magno di Summonte di volere rendergli giustizia, perché Filippo Carpino per il possesso di un terreno aveva versato solo sette tarì salernitani sugli undici pattuiti e non aveva affatto versato l’annuale messatico e le prestazioni graziose per il natale e la pasqua; i giudici dopo aver ascoltato l’altra parte e letto un documento presentato dal monaco Rossemanno, si ritirano in camera di consiglio ed emettono una sentenza a favore dell’abbazia, precisando che per il messatico annuale debba intendersi la quantità dei vasi ricavati da una cottura della fornace.
(Originale, PERGAMENA N. 438, mm. 310×230; scrittura beneventana).
438. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1164 (63) – febbraio, ind. XII, Mercogliano
I presbiteri Bisanzio e Lando, nonché il diacono Gimondo ed il chierico Bernardo, tutti a servizio della chiesa di san Nicola, costruita nella località Villa Nova, concedono in fitto perpetuo a Bisanzio Onfredo e Giovanni, figli del fu Simeone Foglia, una terra vacua di proprietà della chiesa, sita dietro al stessa chiesa, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare e di corrispondere la metà dei frutti superiori e la terza parte dei seminati; precisano tuttavia che dal fitto deve considerarsi esclusa la porzione di terra destinata alla sepoltura dei fedeli.
(Originale, PERGAMENA N. 439, mm. 251×262; scrittura beneventana).
439. CARTULA CAUTELE
1164 – 1 marzo, ind. XII, Benevento
Bartolomeo, figlio del fu Cleopa, nel ricordare la donazione di una terra con vigna, sita nella località Mammabona, fatta all’abbazia di Montevergine dal defunto genitore quando prese l’abito monacale, per maggior cautela della stessa abbazia e col consenso della moglie Roga rinunzia ad eventuali diritti loro spettanti per legge su quei beni, cioè alla terza parte, ed in cambio riceve due romanati.
(Originale, PERGAMENA N. 440, mm. 183×275; scrittura beneventana).
440. CARTULA VENDITIONIS
1164 – aprile, ind. XII, Avellino
I fratelli Mari, Basile e Giovanni della città di Avellino, figli del fu Riccardo Iocando, per il prezzo di 40 tarì salernitani vendono al priore Rossemanno e per esso al monastero di Montevergine una terra con castagneto, sita nella località Mandre di Summonte e completamente circondata da altre terre già di proprietà dello stesso monastero; inoltre Biba, madre dei suddetti germani e vedova di Riccardo Iocando, concede le garanzie di legge per il quieto possesso di quella parte del monastero.
441. CARTULA CENSUS
1164 – maggio, ind. XII (XI), Avella
Giovanni Falluca con i fratelli Alderisio e Pietro, abitanti ad Avella, concedono in fitto perpetuo al presbitero Viviano una terra con alberi e piante di viti, sita nella località Cerqueto, con l’obbligo di corrispondere il censuo anno di una caraffa d’olio, da portare fino a casa dei proprietari nel mese di dicembre.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 426, mm. 168×323; scrittura minuscola di transizione).
442. CARTULA OFFERTIONIS
1164 – luglio, ind. XII, Avellino
Rao, originario di Sant’Angelo dei Lombardi, offre al monastero di Montevergine se stesso e tutti i suoi beni, compresa una terra con vigna sita in località Cervaro; non enumera i beni né specifica i confini del terreno, che evidentemente erano contenuti nella precedente documentazione, consegnata nelle mani del priore Rossemanno.
(Originale, PERGAMENA N. 442, mm. 203×258; scrittura beneventana).
443. SCRIPTUM TUTELE
1164 – agosto, ind. XII, Amando
Il milite Eliseo, successo al padre Berardo nel dominio del castello di Amando, avvia una lite contro l’abbazia di Montevergine per rientrare nel possesso della chiesa di San Marco e dei relativi beni; senonché, riflettendo sulla notorietà e santità di Montevergine e dopo un pellegrinaggio fatto a quel luogo insieme alla moglie Beatrice, col consenso di questa decide di ritirare la vertenza e di confermare nelle mani dell’abate Roberto sia la donazione della chiesa di San Marco, fatta dal nonno Pagano nel settembre 1136 (CDV, III, doc. n. 233), sia la donazione degli altri beni, fatta dal padre Berardo direttamente alla chiesa di San Marco, ordinando al notaio Nicola di redigere il presente atto.
(Originale, PERGAMENA N. 443, mm. 180×332; scrittura beneventana).
444. CARTULA OBLATIONIS
1164 – agosto, ind. XII, Ospedale di Montevergine
Guglielmo, signore del castello di Atripalda, avendo in precedenza donato all’abbazia di Montevergine la chiesa di Santa Maria di Aiello, costruita nelle pertinenze del suo castello, si porta nell’ospedale di recente costruito dai monaci alle falde del monte ed offre nelle mani dell’abate Roberto, come dotazione di quella chiesa, una terra con alberi di noci e vacuo, sita nella località Prato, non molto distante dalla stessa chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 444, mm. 407×352; scrittura beneventana).
445. CARTULA COMMUTATIONIS
1164 – agosto, ind. XII, Mercogliano
Roberto Cardillo, figlio di Giaquinto si accorda con Riso, figlio di Lorenzo e trova conveniente cedergli una sua casa in muratura, sita nel castello di Mercogliano, per riaverne un’altra, sita nello stesso castello, nel vico detto Bottone.
(Originale, PERGAMENA n. 445, mm. 131×353; scrittura beneventana).
446. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1164 – dicembre, ind. XIII, Mercogliano
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, e Giovanni del Pesco, figlio di Riccardo, si fanno rilasciare da Berteramo, figlio di Guglielmo Frainella e dalla moglie Rocca, sorella di detto Giovanni, le garanzie di legge per il quieto possesso di tutti i beni loro pervenuti da Riccardo, padre di Rocca, ad eccezione di due terre site rispettivamente nelle località Melito e Toppa; inoltre il monaco Rossemanno ottiene dagli stessi coniugi le garanzie di legge per il quieto possesso dei beni loro pervenuti dal milite Milo.
(Originale, PERGAMENA N. 448, mm. 244×276; scrittura beneventana).
447. CARTULA VENDITIONIS
1165 (64) – gennaio, ind. XIII, Nocera
Le sorelle Tarsia e Murisana, figlia del fu Giovanni Dauferada, previo consenso dei rispettivi mundoaldi, vendono al giudice Giovanni de Menda, figlio del fu Giovanni, un pezzo di terra alberata, sito nelle pertinenze di Nocera nella località Faibano, realizzando la somma di 32 tarì salernitani di moneta corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 446, mm. 320×212; scrittura beneventana).
448. MEMORATORIUM [SEDITURE]
1165 (64) – gennaio, ind. XIII, Avellino
Il monaco Rossemanno, priore del monastero di Montevergine, ricorda che Pietro de Stefano deve versare annualmente, nel mese di settembre, il canone di due tarì salernitani per l’occupazione di un suolo edificatorio di proprietà del monastero, sito fuori la città di Avellino nei pressi della porta di Sant’Antonino, che egli stesso gli aveva ceduto in fitto perpetuo con un precedente atto notarile.
(Originale, PERGAMENA N. 447, mm. 232×162, scrittura beneventana).
449. CARTULA OFFERTIONIS
1163 – aprile, ind. XIII, Avellino
Guglielmo, figlio del fu Amato, offre all’abbazia di Montevergine nelle mani dell’abate Roberto tutti i beni da lui ereditati nelle pertinenze di Summonte, consistenti in vigne, castagneti, orti e terre colte ed incolte, alla condizione che in qualsiasi momento della sua vita possa ritirarsi in monastero ed esservi accolto come un qualsiasi altro religioso e che dopo morte il suo corpo venga sepolto nella chiesa dello stesso monastero col rito riservato ai monaci; assicura inoltre che, offrendo la sua persona a Dio nel monastero, si manterrà fedele ed obbediente all’abate.
(Originale, PERGAMENA N. 449, mm. 220×350; scrittura beneventana).
450. CARTULA OFFERTIONIS
1165 – aprile, ind. XIII, Avellino
Il giudice Giovanni, figlio del fu Pietro Pappasungia, avendo deciso di offrire all’abbazia di Montevergine 100 tarì salernitani, consegna nelle mani dell’abate Roberto un atto notarile per la riscossione di 50 tarì dai fratelli Nicola Scalea e Desiderio, abitanti nel castello di Prata; mentre per i restanti 50 tarì impegna un suo terreno sito nelle pertinenze di Serra, da lui acquistato dal fu Guglielmo, signore di Monteforte, precisando che, fino a quando non avrà versato detta somma, corrisponderà all’abbazia la decima parte dei seminati ricavati dal terreno impegnato; infine aggiunge che, volendo offrire se stesso a Dio nel monastero di Montevergine, questo dovrà accoglierlo come un qualsiasi altro religioso e egli si manterrà fedele ed obbediente all’abate.
(Originale, PERGAMENA N. 450, mm. 168×278; scrittura beneventana).
451. CARTULA TESTAMENTI
1165 – aprile, ind. XIII, Castelcicala
Matteo, figlio del fu Giovanni giudice, giacendo a letto gravemente infermo, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi qualificati detta le sue ultime disposizioni testamentarie: lascia al figlio Riccardo tutto il suo patrimonio terriero ed una certa quantità di danaro liquido, alla moglie Sabbia i suoi beni mobili ed immobili con esclusione di alcuni vassalli, cioè, Guglielmo Arpagese e i figli di Giovanni de Arbusto e con l’obbligo di utilizzare 50 tarì in opere pie in suffragio dell’anima sua; detti vassalli con relativi beni vengono assegnati alla chiesa di Santa Maria del Plesco, dipendenza di Montevergine; aggiunge inoltre che gli stessi vassalli rimarranno a disposizione della moglie Sabbia sua vita natural durante o fino a che questa non dovesse decidere di passare in seconde nozze, nel frattempo la stessa donna verserà alla chiesa di Santa Maria del Plesco un canone annuo di 2 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 451, mm. 163×284; scrittura minuscola di transizione).
452. CARTULA OFFERTIONIS
1165 – maggio, ind. XIII, Monteforte
Riccardo giudice di Monteforte, figlio di Giaquinto offre al monastero di Montevergine la quarta parte di un terreno con oliveto, sito nel territorio di Avella, nel vico di Mugnano, dove si dice Clusura; aggiunge tuttavia che egli continuerà a sfruttare tale terreno a suo vantaggio per tutti i giorni della sua vita e solo dopo la sua morte passerà in dominio del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 452, mm. 221×280; scrittura beneventana).
453. CARTULA OFFERTIONIS
1165 – luglio, ind. XIII, Monteforte
Aurimpia, figlia di Giovanni e vedova del fu Giovanni Guarniero, offre al monastero di Montevergine una terra con castagneto, sita nel luogo detto Castelluzzo; precisa inoltre che quella terra era contemporaneamente intestata a lei ed al futuro marito, per cui cede al monastero anche il documento di proprietà lasciatole dal marito.
(Originale, PERGAMENA N. 453, mm. 175×270; scrittura beneventana).
454. SCRIPTUM SECURITATIS
1165 – luglio, ind. XIII, Taurasi
Il giudice Pietro di Taurasi emette una sentenza a favore dell’abate Roberto di Montevergine per il quieto possesso contestato dall’abate Pietro di Venticano, di un pezzo di terra lasciato come legato pio dal milite Manasse, il quale sul letto di morte aveva chiesto di vestire l’abito monastico e di essere sepolto nella chiesa di Montevergine; egli infatti, confortato da testimoni qualificati, trova corretto l’operato di Ettore, fratello di Manasse, nel far trasportare alla chiesa di Montevergine le spoglie mortali del congiunto e nell’offrire a quella chiesa la terra in questione, e rigetta la pretesa di possesso da parte dell’abate Pietro, basata sul fatto che egli, essendosi mortalmente aggravato Manasse prima che giungesse il messo dell’abate di Montevergine, era stato a dare la veste monacale al morente.
(Originale, PERGAMENA N. 454, mm. 335×210; scrittura beneventana).
455. MEMORATORIUM [DONATIONIS]
1165 – ottobre, ind. XIV, Mercogliano
Il sacerdote Ruggiero, figlio di Guglielmo Duno, riceve da alcuni signori, che detengono lo «ius patronatus» sulla chiesa di Sant’Angelo costruita sul monte detto Vergine, la parte dei diritti loro spettanti su quella chiesa, con l’obbligo da una parte di provvedere alla manutenzione ed officiatura e dall’altra col pieno godimento dei beni mobili e stabili della stessa chiesa nonché delle eventuali offerte da parte dei fedeli.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1686 del marzo 1231).
456. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1165 – dicembre, ind. XIV, Avellino
Pietro, figlio del fu Giovanni Cicala, prende in fitto perpetuo dal sacerdote Giovanni, che agisce per nome e per conto del monastero femminile di San Paolo di Avellino, tre pezzi di terra di proprietà di quel monastero, siti nei pressi della chiesa vecchia di san Nicola, e più precisamente il primo con vigna dove si dice Iettapertica, il secondo con orto nei pressi dell’abitazione dello stesso Pietro ed il terzo non coltivato dove si dice Pretole; impegna se stesso e i suoi eredi a rimanere uomini ligi del monastero di san Paolo, a corrispondere la metà del vino, del vinello dei frutti superiori e degli ortaggi, ed in caso di semina nella terra vacua e sotto il vigneto a consegnare la quinta parte del ricavato.