1102-1124

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1978). Il documento 101, in questa trascrizione successiva a quella del Regesto delle pergamene di Giovanni Mongelli, è stato retrodatato da  Placido Mario Tropeano al 991,  e perciò si trova in questa posisione

 

101. CARTULA DONATIONIS
991 – [1 maggio – 31 agosto], ind. IV, Benevento
Audoaldo, avendo ereditato insieme al fratello Giaquinto, ora defunto, una vigna sita a Montecalvo nel luogo detto Terrata, col consenso e la partecipazione della moglie Fosca, dona la metà a lui spettante a Giovanni figlio di Cicero, il quale aveva già acquistato l’altra metà dai figli e dalla vedova del detto Giaquinto.
(Originale, PERGAMENA N. 265, mm. 290×577; scrittura beneventana).

102. CARTULA VENDITIONIS
1102 – maggio, ind. X, Mercogliano
Amato, figlio di Giovanni, per il prezzo di 25 tarì d’oro vende ai fratelli Giovanni  e Toderico, figli del prete Giaquinto, la parte a lui spettante, cioè la metà, di un terreno e di un castagneto da lui posseduti in comune con altri parenti nel luogo detto Selva di Adulo.
(Originale, PERGAMENA N. 99, mm. 216×241; scrittura beneventana).

103. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1102 – settembre, ind. XI, Monteforte
Riso, figlio di Romualdo, prende in fitto perpetuo dal signore di Monteforte Riccardo, figlio di Raone, un pezzo di terra sito nella località Confinio con l’obbligo di coltivarlo, farlo fruttificare e nell’arco di venti anni di far sorgere un castagneto, di corrispondere il terratico in ragione della decima parte e di consegnare la metà delle castagne.
(Originale, PERGAMENA N. 100, mm. 266×263; scrittura beneventana).

104. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1102 – settembre, ind. XI, Monteforte
Riccardo signore di Monteforte, figlio di Raone, concede in fitto perpetuo a Giovanni, figlio di Giovanni, un pezzo di terra nella località Confinio con l’obbligo di trasformarla in castagneto nell’arco di venti anni e di corrispondere il terratico in ragione della decima parte e la metà delle castagne.
(Originale, PERGAMENA N. 101, mm. 265×260; scrittura beneventana).

105. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1102 – settembre, ind. XI, Monteforte
Il signore di Monteforte Riccardo, figlio di Raone, concede in fitto perptuo a Rachisio figlio di Pietro chierico e notaio un pezzo di terra, sito nella località Confinio, con l’obbligo di trasformarlo in castagneto nell’arco di venti anni e di corrispondere il terratico in ragione della decima parte e la metà delle castagne.
(Originale, PERGAMENA N. 102, mm. 255×305; scrittura beneventana).

106. CARTULA VENDITIONIS
1102 – dicembre, ind. XI, Benevento
Il conte Audoaldo, figlio di Audoaldo, per il prezzo di 17 trentena e 15 denari vende a Landolfo, figlio di Landolfo, un suolo edificatorio nella città nuova di Benevento nei pressi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, prospiciente da un lato con la piazza pubblica, donde si va alla porta Iscardi, e confinante per gli altri tre lati con l’abitazione ed altri terreni suoi e dei suoi parenti, per cui dalla vendita esclude il porticato adiacente al fabbricato e concede all’acquirente il diritto di servirsi di un viottolo per arrivare fino al pozzo comune ed attingervi la quantità di acqua necessaria ai suoi bisogni.
(Originale, PERGAMENA N. 103, mm. 320×690; scrittura beneventana).

107. CARTULA DONATIONIS
1103 – giugno, ind. XI, Avellino
Bernardo, figlio di Deusdedit, dona a Gustabile, figlio di Sasso, alcuni suoi beni, consistenti in una casa nella città di Avellino presso l’episcopio con l’accesso dalla piazza maggiore e diritto di scarico e carico nel cortile comune agli altri suoi parenti; e cinque pezzi di terreno in località Gualdo o Scrofeta, di cui due ubicati dove si dice a Rendinina e tre dove si dice a Sant’Agnese, ricevendo un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 105, mm. 560×720; scrittura beneventana).

107 bis. CARTULA DONATIONIS
1103 – giugno, ind. XI, Avellino
Gustabile, figlio di Sasso, dona a Giovanni, figlio di Bernardo, tutti i beni a lui precedentemente donati dallo stesso Bernardo, consistenti in una casa nella città di Avellino presso l’episcopio e cinque pezzi di terra in località Gualdo o Scrofeta, di cui due ubicati dove si dice a Rendinina e tre dove si dice a Santa Agnese, ricevendo un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 105; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 105).

107 ter. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1103 – giugno, ind. XI, Avellino
Giovanni, figlio di Bernardo, si fa rilasciare dalla matrigna di nome Bella le garanzie di legge circa il possesso dei beni a lui donati da Gustabile, che a sua volta li aveva in precedenza ricevuti in dono dallo stesso Bernardo; i beni consistevano in una casa nella città di Avellino presso l’episcopio e cinque pezzi di terreno nella località Gualdo o Scrofeta, di cui due ubicati dove si dice a Rendinina e tre dove si dice a Santa Agnese.
(Originale, PERGAMENA N. 105; scrittura beneventana.  Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 105).

108. CARTULA VENDITIONIS
1103 – luglio, ind. XI, Benevento
Landolfo, figlio di Landolfo, per il prezzo di 17 trentena di moneta corrente di Ottone ed Enrico vende ad Ademario, figlio di Musando, un suolo edificatorio nella città nuova di Benevento nei pressi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, prospiciente da un lato con la piazza pubblica, donde si va alla porta Iscardi, e confinante per gli altri tre lati con l’abitazione e le terre di altre persone, per cui dalla vendita esclude il porticato di accesso alle abitazioni e concede il diritto di servirsi di un viottolo per arrivare fino al pozzo comune ed attingervi la quantità di acqua necessaria ai suoi bisogni.
(Originale, PERGAMENA N. 106, mm. 320×465; scrittura beneventana).

109. CARTULA VENDITIONIS
1104 (3) – gennaio, ind. XII, Avellino
Mari, figlio di Audoaldo, per il prezzo di 32 tarì d’oro vende a Dauferio Ferraro, figlio di Bisanzio, un ettaro di terreno coltivato a castagneto, sito nel luogo detto Salza.
(Originale, PERGAMENA N. 107, mm. 320×325; scrittura beneventana).

110. CARTULA VENDITIONIS
1104 (3) – febbraio, ind. XII, San Mango
Giovanni, figlio di Massaro, vende al vice conte Giacinto, figlio di Giacinto, un castagneto, le cui piante erano già state in gran parte regolarmente innestate con virgulti atti a portare castagne grosse e dolci, sito alle falde del monte nei pressi del castello di San Mango, nella località detta Piano, e riceve 51 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 108, mm. 200×580; scrittura beneventana).
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111. CARTULA VENDITIONIS
1104 – marzo, ind. XII, Ascoli Satriano
Il chierico Urso, figlio di Urso Antonio, essendosi venuto a trovare in gravi difficoltà economiche, decide di vendere al chierico Angelo, figlio di Datto, un pezzo di terra, sito nella località Piano, per il prezzo di 30 denari di Lucca.
(Originale, PERGAMENA N. 109, mm. 247×400; scrittura beneventana).

112. CARTULA VENDITIONIS
1104 – dicembre, ind. XIII, Nusco
Guido, figlio del fu Pietro, ed il genero Amato, abitanti nelle pertinenze di Montella nella città detta Nusco, vendono a Musando figlio di Giovanni un pezzo di terra, sito nella località Olmito, ricevendo il prezzo pattuito di 2 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 110, mm. 135×460; scrittura beneventana).

113. CARTULA COMMUTATIONIS
1105 – marzo, ind. XIII, Montoro
Alla presenza di Giovanni, giudice e vice conte, i coniugi Giovanni figlio di Pietro e Sica figlia di Lando si accordano con Urso figlio di Falco e procedono allo scambio di alcuni terreni; concedono cioè a Urso due pezzi di terreno, fra loro attigui con relativi alberi da frutta ed una casa di legno, siti a Montoro al di sopra del crocevia dove si dice Strata e ricevono dallo stesso Urso un altro pezzo di terra con alberi da frutta ed alcuni alberi di quercia, sito a Sant’Agata dove si dice la Corte di Fronda.
(Originale, PERGAMENA N. 111, mm. 220×460; scrittura beneventana).

114. CARTULA DONATIONIS
1105 – luglio, ind. XIII, San Mango
Altruda, vedova del giudice Giovanni di San Mango, dona al nipote Accardo il complesso di tutti i beni ricevuti dal defunto marito come morgengabe e, oltre a ricevere la simbolica controprestazione del solito bastone, chiede che il nipote, sua vita natural durante, ogni anno le consegni 24 sacchetti di grano ed altrettanti di generi alimentari diversi, nonché una quantità di vino sufficiente per lei e la sua domestica.
(Originale, PERGAMENA N. 112, mm. 220×390; scrittura beneventana).

115. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1105 – agosto, ind. XIII, Avellino
Il salernitano Pietro figlio di Lando, avendo ricevuto dal cognato Guglielmo figlio di Goffredo una casa in muratura, sita nella città di Avellino dietro la piazza Maggiore donde si scende al castello, chiede a Falconessa, figlia di Ademario e moglie del detto Guglielmo, di volergli rilasciare le opportune garanzie di legge per il quieto possesso della stessa casa.
(Originale, PERGAMENA N. 113, mm. 160×273; scrittura beneventana).

116. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1106 – giugno, ind. XIV, Benevento
Ugo Infante, figlio del fu Ugo, sollecitato dal vice conte Lando, concede in perpetuo al sacerdote Giovanni ed ai suoi successori, nel governo della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Benevento, la chiesa di San Vincenzo costruita fuori città sul demanio pubblico, nel luogo dove si dice Sorvo, ricevendo 30 denari d’argento di moneta di Ottone e di Enrico.
(Originale, PERGAMENA N. 114, mm. 245×202; scrittura beneventana).

117. SCRIPTUM RESTITUTIONIS
1106 – ottobre, ind. XV, Benevento
Pietro di Porto, cardinale dell’ordine dei vescovi e rettore di Benevento, dietro versamento alla curia di 24 denari restituisce al sacerdote Giovanni, rettore della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Benevento, una casa ed un pezzo di terreno, siti sulla piazza dei Caldarari al confine con il monastero dei Santi Lupo e Zosimo, che erano stati espropriati alla stessa chiesa ed incamerati dal precedente rettore Ansone e dai suoi fratelli, quando questi dominavano la città di Benevento e si resero colpevoli di ingiustizie ai danni di chiese e di privati cittadini.
(Originale, PERGAMENA N. 115, mm. 460×455; scrittura beneventana).

118. CARTULA VENDITIONIS
1107 – maggio, ind. XV, Avellino
I fratelli Guglielmo e Amato, figli di Amato, per il prezzo di 93 tarì d’oro vendono a Dauferio, detto Cosetore, figlio di Riso, una casa nella città di Avellino presso l’episcopio con accesso dalla piazza Maggiore, col diritto di utilizzare il cortile per caricare e scaricare gli animali e la rampa di scala comune per raggiungere l’altezza del vano di casa da lui acquistato.
(Originale, PERGAMENA N. 116, mm. 200×785; scrittura beneventana).

118 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1107 – maggio, ind. XV, Avellino
Dauferio detto Cosetore, figlio di Riso, si fa rilasciare da Ermelina, moglie di Guglielmo, le garanzie di legge circa il quieto possesso di una casa, sita nella città di Avellino presso l’episcopio, che egli aveva acquistato dallo stesso Guglielmo e dal fratello di questi Amato.
(Originale, PERGAMENA N. 116; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 116).

119. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1110 – dicembre, ind. IV, Mercogliano
Manni, figlio di Donato, nel dare il proprio consenso al matrimonio della figlia Marotta col giovane Amato figlio di Giovanni, riceve dal futuro genero le garanzie di rito, consistenti nella promessa, vincolata da pene pecuniarie, di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale ed alle sue possibilità economiche, di rispettare l’unità e l’indissolubilità dell’unione matrimoniale e di trascorrere insieme alla moglie una vita tranquilla e serena.
(Originale, PERGAMENA N. 117, mm. 205×222; scrittura beneventana).

120. CARTULA VENDITIONIS
1110 (1) – dicembre, ind. IV, Ascoli Satriano
I fratelli Giovanni e Maraldo, figli del fu Giovanni Sicando della città di Ascoli, per saldare un debito, contratto dal loro defunto genitore, vendono ad Urso Leo, figlio di Pietro, una parte della vigna ereditaria, compreso l’uso del palmento e della pila, realizzando la somma di 7 soldi d’oro, cioè 30 denari d’argento.
(Originale, PERGAMENA N. 118, mm. 235×575; scrittura beneventana).
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121. CARTULA VENDITIONIS
1112 – marzo, ind. V, Sant’Angelo a Scala
Guglielmo detto Carbone, signore del castello di Monteforte e figlio di Riccardo, per il prezzo di 140 tarì d’oro vende a Riso, figlio di Romualdo del castello di Summonte, un castagneto in parte ceduo ed in parte innestato, sito nella località Confinio.
(Originale, PERGAMENA N. 119, mm. 235×295; scrittura beneventana).

122. CARTULA DONATIONIS
1112 – settembre, ind. VI, San Mango
Orabile, figlia del conte Tassone e vedova del comestabile di Briennio, nella sua qualità di signora del castello di San Mango, dona al vice conte Giacinto una terra arbustata, sita nella località Paparuni, appartenente al demanio pubblico e come controprestazione riceve il solito mantello e l’impegno di fedeltà.
(Originale, PERGAMENA N. 120, mm. 208×475; scrittura beneventana).

123. CARTULA DONATIONIS
1113 – aprile, ind. VI, Avellino
Ademario figlio di Giovanni, avendo ricevuto da Trotta figlia dell’arciprete Pietro d’Amato la quarta parte di una casa e di altri beni stabili a lei pervenuti quale morgengabe da parte del marito Dauferio figlio di Riso, dona gli stessi beni al medesimo Dauferio marito di Trotta, ricevendo un mantello; il notaio pone in evidenza che il documento di donazione fatto da Trotta a favore di Giovanni portava le stesse note cronologiche del presente atto.
(Originale, PERGAMENA N. 121, mm. 230×335; scrittura beneventana).

124. CARTULA DONATIONIS
1113 – luglio, ind. VI, Avellino
Todaro figlio del fu Costantino, prete di rito greco, dona al fratello Leone la metà di un suolo edificatorio nella città di Avellino, ricevendo un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 123, mm. 290×435; scrittura beneventana).

124 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1113 – luglio, ind. VI, Avellino
Leone figlio del fu Costantino, prete di rito greco, si fa rilasciare dalla cognata Amellina, moglie del fratello Todaro, le garanzie di legge circa il quieto possesso di un suolo edificatorio a lui donato dallo stesso Todaro.
(Originale, PERGAMENA N. 123; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 123).

125. CARTULA TESTAMENTI
1113 – luglio, ind. VI, Avellino
Teodoro figlio del fu Costantino, prete di rito greco, trovandosi gravemente infermo fa testamento, lasciando alla moglie Amellina non solo la proprietà della quarta parte dei suoi beni, ma anche l’usufrutto, sua vita natural durante, delle altre tre parti, che alla morte di questa sarebbero passate agli altri suoi eredi aventi diritto; aggiunge tuttavia che, qualora la moglie fosse passata in seconde nozze, avrebbe perduto l’usufrutto.
(Originale, PERGAMENA N. 122, mm. 190×230; scrittura beneventana).

126. CARTULA VENDITIONIS
1114 (3) – gennaio, ind. VII, Avellino
Guglielmo figlio di Giovanni, detto Piperella, per il prezzo di 8 tarì d’oro vende ai fratelli Urso e Giovanni, figli di Dauferio, la licenza di costruire nel cortile comune, sito in località Vignola, le necessarie rampe di scala e relativi pianerottoli, onde poter prolungare i tetti delle case, in modo che le acque dei tetti non cadano su quelle scale e su quei pianerottoli ma all’interno del cortile.
(Originale, PERGAMENA N. 124, mm. 220×270; scrittura beneventana).

127. MEMORATORIUM [PIGNORATIONIS]
1114 – 1 giugno, ind. VII, [Benevento]
Il diacono Benedetto, custode della chiesa di Santa Maria Ingrisone, procede al pignoramento di una terra con vigna, sita in località Pino, appartenente a Giovanni figlio del fu Madelbento, perché questi, dopo aver donato a lui ed al fratello Giovanni una terra con vigna di uguale valore in località Roseto, non aveva saputo o voluto difendere quella donazione ed egli ne era stato privato.
(Originale, PERGAMENA N. 125, mm. 253×259; scrittura beneventana).

127 bis. MEMORATORIUM [REPIGNORATIONIS]
1114 – 12 giugno, ind. VII, [Benevento]
Il diacono Benedetto, custode della chiesa di Santa Maria Ingrisone, procede ad un secondo atto di pignoramento della terra con vigna, sita in località Pino, appartenente a Giovanni figlio di Madelberto, perché questi, nonostante un precedente avviso di pignoramento, non aveva provveduto a difenderlo nella donazione fattagli di una terra con vigna di uguale valore in località Roseto ed egli ne è rimasto privo.
(Originale, PERGAMENA N. 125; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 125).

127 ter. MEMORATORIUM [POSSESSIONIS]
1114 – 30 giugno, ind. VII, [Benevento]
Il diacono Benedetto, custode della chiesa di Santa Maria Ingrisone, dopo un primo e secondo atto di pignoramento entra in possesso di una terra con vigna, sita in località Pino, appartenente a Giovanni figlio di Madelberto, perché questi nonostante i due precedenti avvisi di pignoramento, non ha provveduto a difenderlo nella donazione fattaglia di una terra con vigna di uguale valore in località Roseto, di cui era stato espropriato.
(Originale, PERGAMENA N. 125; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 125).

128. CARTULA OFFERTIONIS
1114 – luglio, ind. VII, Avellino
Bernardo figlio del fu Maraldo, avendo ereditato insieme ai fratelli Maraldo e Amato una terra con vigna e castagneto sita a Summonte presso la chiesa di Santa Maria, offre la terza parte a lui spettante alla chiesa di San Silvestro, costruita sul Monte detto Vergine, nelle mani dell’abate Fulco.
(Originale, PERGAMENA N. 126, mm. 270×447; scrittura beneventana).

129. CARTULA OFFERTIONIS
1115 – luglio, ind. VIII, Benevento
Giovanni figlio di Madelberto dona alla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo nelle mani dei sacerdoti Giovanni e Angelo, rettori della stessa chiesa, una casa in muratura sita nella città nuova di Benevento confinante con la piazza pubblica dei Caldarari e con altri beni della stessa chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 127, mm. 280×370; scrittura beneventana).

130. CARTULA VENDITIONIS
1116 – marzo, ind. IX, Montoro
Landetta, figlio di Lando, per il prezzo di 8 tarì d’oro di moneta salernitana vende a Graffio, figlio di Malfido, una terra vacua nei pressi di Montoro, ubicata al di là dell’incrocio della via che, scendendo da Montoro, si immette nella strada di grande comunicazione per Avellino e Salerno.
(Originale, PERGAMENA N. 128, mm. 185×355; scrittura beneventana).
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131. CARTULA VENDITIONIS
1117 (6) – marzo, ind. X, [Eboli]
Falco de Floza, col consenso della moglie Floza, per il prezzo di 48 tarì d’oro vende a Bisanzio Cocozzella figlio di Giovanni una terra vacua sita in località monte Morena.
(Originale, PERGAMENA N. 129, mm. 378×250; scrittura beneventana).

132. CARTULA OBLATIONIS
1117 – settembre, ind. XI, Oriolo
La contessa Mabilia, vedova del protosebasta Guglielmo di Grantmesnil, ed il figlio Guglielmo offrono al monastero della Santissima Trinità di Cava la chiesa di San Pietro di Bragalla con relativi beni.
(Originale, PERGAMENA N. 131, proveniente dall’archivio di Cava dei Tirreni, mm. 350×525; scrittura minuscola greca).

133. CARTULA OFFERTIONIS
1118 (7) – gennaio, ind. XI, Nocera
Giovanni di Bernardo, alla presenza del giudice Giaquinto, per il prezzo di 9 tarì vende la metà di una terra e di una casa, site all’interno delle mura di cinta del castello di Nocera, a Romualdo, figlio di Doferio chierico, il quale era già proprietario dell’altra metà di quella casa e di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 130, mm. 400×150; scrittura beneventana).

134. CARTULA VENDITIONIS
1118 – agosto, ind. XI, Ascoli Satriano
Musando figlio di Riso, divenuto tutore del nipote Tommaso in seguito alla morte del fratello Sellitto ed al secondo matrimonio della cognata Albabeira con Gilio, non avendo altre possibilità per provvedere al vitto e all’educazione del fanciullo, decide di vendere l’eredità dello stesso ragazzo consistente in un casalino sito dentro la città di Ascoli nei pressi della chiesa di San Potito Martire, su cui la cognata aveva diritto alla quarta parte; pertanto, dopo aver ottenuto il permesso dal giudice Ioannoccaro, Musando e Albabeira vendono ad Urso la predetta eredità e si dividono nelle debite proporzioni il ricavato dei 45 denari d’argento.
(Originale, PERGAMENA N. 132, mm. 250×420; scrittura beneventana).

135. CARTULA VENDITIONIS
1119 (8) – gennaio, ind. XII, Montoro
Alla presenza del giudice Alferio, Urso, figlio del fu Guisenolfo, per il prezzo di 5 tarì di moneta salernitana vende a Salerno fabro, figlio del fu Malfrido, un pezzo di terra con alcune piante di quercia, sito nella località Sant’Agata dove si dice Croce.
(Originale, PERGAMENA N. 133, mm. 222×308; scrittura beneventana).

136. CARTULA VENDITIONIS
1119 – marzo, ind. XII, Nocera
Giovanni Russo, figlio del fu Moscato, e la moglie Miranda, figlia del fu Grimoaldo, col permesso per la donna del giudice Giaquinto, vendono a Romualdo, figlio del fu Doferio, alcuni beni consistenti in una terra recintata e parte di una casa, siti dentro le mura di cinta del castello di Nocera, per il prezzo di 44 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 1067, mm. 385×280; scrittura beneventana).

137. CARTULA DONATIONIS
1119 – maggio, ind. XII, Nocera
Guido, figlio del fu Giovanni Melichisa, avendo ereditato parte di un terreno ed una casa dentro le mura di cinta del castello di Nocera, alla presenza del giudice Giaquinto dona quei beni ereditari a Blasio, figlio del fu Benedetto, già proprietario dell’altra parte di detta casa, e riceve un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 134, mm. 460×165; scrittura beneventana).

138. CARTULA MORGINCAP
1119 – luglio, ind. XII, Padula
Andrea figlio del mastro Alberto, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza dei parenti e degli amici sanziona le nozze con Aloara, figlia di Riccardo, donandole la quarta parte di tutti i beni mobili e immobili, di cui attualmente è in possesso e di quelli che potrà in seguito acquistare.
(Originale, PERGAMENA N. 135, mm. 198×545; scrittura beneventana).

138 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1119 – luglio, ind. XII, Padula
Riccardo, figlio di Giovanni Maio della città di Padula, nel concedere il proprio assenso al matrimonio della figlia Aloara con Andrea, figlio di Alberto mastro pettinatore, chiede le garanzie per la futura, serena e tranquilla vita coniugale degli sposi, impegnando il futuro genero alla concessione del morgengabe in ragione della quarta parte dei suoi beni, al rispetto dell’unità del vincolo matrimoniale, alla ricerca diligente ed al relativo riscatto oneroso in caso di sequestro di Aloara; stabilendo anche un impegno da parte degli eredi di Andrea, qualora questi fosse premorto alla moglie, a non obbligare Aloara a prendere la via del chiostro o a risposarsi per entrare così in possesso del suo morgengabe, ma a volerla restituire con i beni a lei spettanti alla sua autorità paterna.
(Originale, PERGAMENA N. 135; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 135).

139. CARTULA VENDITIONIS
1120 – aprile, ind. XIII, Ceppaloni
Bernardo, figlio del fu Rodolfo di Frasneta, vende a Damiano, suo futuro cognato figlio del fu Citro, una terra e una vigna, site nella località Collina dove si dice Troccle o Carpino nei pressi della chiesa di San Leucio, per il prezzo di 16 denari di moneta di Ottone ed Enrico.
(Originale, PERGAMENA N. 136, mm. 308×340; scrittura beneventana).

139 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1120 – aprile, ind. XIII, Ceppaloni
Damiano figlio di Citro si fa rilasciare dal prete Giovanni figlio di Carrello, da Giovanni vice conte figlio di Maggio e da Berda, madre del vice conte e cognata del prete, le necessarie garanzie di legge per il quieto possesso di una terra e di una vigna, site nella località Collina nei pressi della chiesa di San Leucio, da lui acquistate in quello stesso mese da Bernardo, figlio di Rodolfo di Frasneta.
(Originale, PERGAMENA N. 136; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 136).

140. CARTULA DONATIONIS
1121 (0) – febbraio, ind. XIV, Montefusco
Maria, vedova di Alferio Salvia, col consenso e l’autorità di Giovanni suo mundoaldo dona al nipote Giovanni Gaudetano un pezzo di terra, sito nel luogo detto Paritoli di Montefusco, ricevendo un mantello e 30 denari d’argento.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1513, datata giugno 1223).
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141. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1122 (1) – gennaio, ind. XV, Avellino
Bernardo, figlio di Bernardo, concede in locazione perpetua a Giovanni, figlio di Flodino ed ai suoi eredi un fondo nella località Sala, con l’obbligo di rinnovare nell’arco di 12 anni il vigneto già esistente, di piantare e far crescere nell’arco di 20 anni un castagneto sul terreno ancora incolto, di provvedere a proprie spese alla vendemmia ed alla raccolta delle castagne, di consegnare la metà del vino e delle castagne, di corrispondere il terratico in ragione di una parte su dieci e di contribuire per metà alla quantità di vino e di castagne dovute alla curia di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 138, mm. 220×475; scrittura beneventana).

142. CARTULA VENDITIONIS
1122 – febbraio, ind. XV, Ascoli Satriano
Urso figlio del mastro Urso Poto, trovandosi insieme alle figlie Sellitta ed Alfarana in gravi difficoltà economiche e non avendo altri mezzi per provvedere al vitto  ed  al vestito, decide in pieno accordo con le figlie di vendere una casa con retrostante casalino, sita fuori la città di Ascoli dalla parte del Frontino, al parente e confinante Nandolfo, per il prezzo di 4 soldi cioè 30 denari d’argento della moneta corrente di Ottone.
(Originale, PERGAMENA N. 139, mm. 210×410; scrittura beneventana).

143. CARTULA VENDITIONIS
1123 (2) – febbraio, ind. I, Nocera
Alla presenza del giudice Giaquinto, Giovanni Zito, figlio di Mari, vende a Giovanni di Maria, figlio di Giovanni, una terra ed una casa, site all’interno del castello di Nocera presso la chiesa di Santa Maria a Corte, per il prezzo di 26 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 140, mm. 250×215; scrittura beneventana).

144. CARTULA IUDICATI
1123 – marzo, ind. I, Nocera
I signori Rocco e Marino, detti Mignoluso, davanti al giudice Giaquinto, contestano a Blasio, figlio di Benedetto il legittimo possesso di una casa, sita dentro il castello di Nocera; il giudice, partendo dal principio generale che «melior est conditio possidentis» chiede a Rocco e Marino che nello spazio di 12 giorni presentino una documentazione comprovante il contrario; trascorso inutilmente il tempo stabilito, emette sentenza a favore di Blasio e condanna i Mignoluso ed i loro eredi a concedere allo stesso Blasio le garanzie di legge.
(Originale, PERGAMENA N. 141, mm. 226×280; scrittura beneventana).

145. CARTULA DONATIONIS
1123 – maggio, ind. I, Avellino
In considerazione dei buoni servizi resi dai fratelli Manni e Mauro, figli di Alferio Risemansi di Mercogliano, nel dissodare e porre a cultura un terreno di proprietà dell’episcopio di Avellino, il vescovo Giovanni, col consenso dell’intero capitolo, dona agli stessi fratelli un pezzo di terra ancora incolto, sito nella località Terolano, ricevendo un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 142, mm. 265×400; scrittura beneventana).

146. CARTULA PASTINATIONIS
1124 – novembre, ind. III, Castelcicala (Nola)
Giovanni, figlio di Giovanni Rincu, concede a Bernardo Appiano una terra, sita nel luogo detto Abbiafratta, con l’obbligo di ararla e farla fruttificare, di piantarvi un vigneto ed altri alberi da frutta, di corrispondere il terratico in ragione di un settimo, di consegnare la metà del vino ed un pollo per il vinello che rimarrà di proprietà di Bernardo ed infine nei giorni della vendemmia di fornire il vitto ai due messi di Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 143, mm. 230×295; scrittura beneventana).
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