Busta 40: beni e censi
Inventario analitico
(a cura di Anna Battaglia)
L’incartamento qui di seguito descritto in maniera analitica fa riferimento ad un periodo storico particolare, non solo per la Congregazione religiosa di Montevergine, ma per tutti gli ordini religiosi delle regole di San Bernardo e di S. Benedetto e le loro affiliazioni conosciute sotto il nome di Cassinesi, Olivetani, Celestini, Verginiani, Certosini, Camaldolesi, Cistercensi e Bernardoni, che subirono, all’epoca, la prima legge di soppressione del 13 febbraio 1807.
All’articolo 5 e 6 un importante clausola preservava gli archivi, le biblioteche, i manoscritti delle badie di Cava, Montevergine e Montecassino affidandone la custodia, nel monastero di Montecassino, a 50 religiosi e, negli altri due, a 25 religiosi.
Le operazioni relative a tale legislazione napoleonica dovevano in realtà consistere nel prendere atto della situazione e nel redigere inventari dettagliati di tutti gli oggetti e proprietà dei monasteri, ma, effettivamente, ci fu un erronea interpretazione ed il Santuario di Montevergine, insieme al palazzo di Loreto, furono spogliati di tutti i beni mobili ed immobili, privati anche degli arredi religiosi per i quali spesso fu necessario il prestito delle chiese vicine, come riferisce l’abate Morales nella documentazione archivistica.
Per quanto riguarda i monaci, si prese atto della loro volontà perché non tutti ebbero la possibilità di rimanere in monastero; alcuni, essendo sacerdoti, si spostarono presso le diocesi, altri, studenti o fratelli laici, rientrarono in famiglia. I 25, scelti e incaricati della gestione, divennero dei pubblici funzionari, obbligati a non indossare l’abito monastico che venne sostituito da quello talare. L’abate Raimondo Morales fu nominato primo direttore dello Stabilimento, i locali passarono al demanio, ma sarebbero dovuti rimanere intatti, conservati ed accresciuti secondo le disposizioni concesse dal re, sotto la custodia dell’ Ordinario del luogo. Ai religiosi fu concessa una pensione ed una somma, stanziata a disposizione del direttore, assicurò il mantenimento degli edifici e le spese straordinarie
Dopo qualche anno la situazione andò peggiorando; Gioacchino Murat, con un decreto del 1810, soppresse la diocesi e privò l’abate della giurisdizione spirituale aggregando i paesi del comprensorio cioè Mercogliano, la frazione Valle, il comune di Ospedaletto alla diocesi ad Avellino e per quelli del beneventano, San Martino Sannita col territorio di S. Marco a Vico e S. Giovanni a Marcopio, alla diocesi di Benevento.
In quel periodo era vescovo di Avellino Sebastiano De Rosa che tollerò, a malapena, la soppressione degli ordini monastici e non esercitò mai la giurisdizione sulle terre di Montevergine, cosicché l’abate poté continuare nell’esercizio delle sue funzioni, anche se successivamente, con l’elezione del vicario capitolare D. Felice De Concilliis, le cose cambiarono e diverse furono le contestazioni ed i dispacci a favore e contro l’esercizio dell’Abbazia nullius.
Il Consiglio Provinciale di Avellino del Principato Ultra avanzò la proposta di trasformare il palazzo di Loreto in un Collegio Provinciale, ma le opportune rimostranze dei monaci, che misero in evidenza la necessità di avere un luogo più consono, in caso di malattia e di vecchiaia, che non fosse il santuario montano, fecero desistere dall’intento e ciò grazie all’intervento del re in favore di Montevergine.
Con la caduta del regno di Gioacchino Murat ed il ritorno dei Borboni nel 1815, la situazione si regolarizzò e Montevergine rientrò nel possesso della diocesi.
La prima parte della documentazione archivistica qui descritta fa riferimento agli inventari compilati da D. Raffaele Aurisicchio, incaricato dall’abate Raimondo Morales, come prefetto del gruppo di individui che dovevano occuparsi direttamente dell’archivio, della sua classificazione e dell’ordinamento delle pergamene, dei diplomi e degli altri manoscritti. In seguito, poi, al dispaccio regio con il quale si chiedevano informazioni sulle assenze dei religiosi nello Stabilimento, l’abate Morales, che spesso dimorava a Napoli, adducendo motivi di salute, ma in realtà sconcertato dalla situazione, sentendosi in difetto, designò un nuovo Direttore interno dello Stabilimento nella persona per l’appunto dell’Aurisicchio, che aveva, precedentemente, per due volte assunta la carica di abate.
Questi considerò la sua nomina temporanea, valida fino a quando non fossero cambiate le circostanze e il Morales fosse tornato a riprendere il governo dell’abbazia.
Affinché si svolgesse tutto regolarmente, nel 1812, si procedette quindi alla redazione degli inventari qui presenti, con gli ulteriori aggiornamenti fino al 1815.
Di seguito la documentazione esplicita le problematiche legate alle rendite ed ai censi dovuti dapprima allo stabilimento di Montevergine e poi al demanio. I censi a Montevergine venivano riscossi, come di consuetudine, sotto le diverse forme in denaro o in natura, quindi come capitali, rendite fondiarie, enfiteusi etc. etc.; di qui le diverse contestazioni dovute all’affrancazione e all’alienazione per le leggi di soppressioni e quindi i versamenti fatti alla cassa di ammortizzazione per quelli non più dovuti
Dagli incartamenti si possono, inoltre, rilevare i rapporti intercorsi tra l’abbazia con gli Intendenti di Principato Ultra, incominciando dal primo, Giacomo Mazas, che, nel contempo della sua illuminata amministrazione della provincia di Avellino, dedicò molta attenzione a Montevergine. Alla fine del mese di febbraio del 1807, già comunicava all’abate Morales la volontà del ministro del culto affinché continuasse nell’ esercizio della sua giurisdizione spirituale fino ad una risoluzione regia. A lui si deve la traslazione del corpo di san Guglielmo a Montevergine; il re aveva fissato la distribuzione degli arredi sacri e delle sacre reliquie che appartenevano ai monasteri soppressi. Con la pubblicazione di tale decreto si accese una agguerrita disputa tra i comuni di Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco e Lioni, che si contendevano il corpo che si conservava al Goleto. Il Mazas, considerando la particolare devozione delle popolazioni per il santo e temendo malessere e disordine, ottenne dal governo un decreto attraverso il quale il sacro corpo fu assegnato a Montevergine.
Successivamente l’Intendente, Costantino de Filippis, comunicava all’abate di aver ottenuto un dispaccio regio attraverso il quale veniva dispensato dal render conto della somma che gli era stata attribuita per le spese straordinarie e per il mantenimento dello Stabilimento.
Di qui anche le premure dell’abate affinché i censi ed i capitali di Montevergine alienati non vengano dispersi, ma assegnati ad Avellino ed Atripalda, come dimostrano le varie suppliche inoltrate al re ed al Direttore dell’Amministrazione Generale dei Demani in Napoli esplicitate nella documentazione archivistica.
Si prosegue poi con la dotazione dei beni assegnati allo Stabilimento di Montevergine con la loro presa di possesso e le relative contestazioni, spesso, dovute al fatto che solo pochi si riferivano a beni già posseduti dalla congregazione virginiana, mentre tutti gli altri erano di altri enti e monasteri soppressi di diversi istituti religiosi, che, spesso, ne rivendicavano la proprietà
Tra quelli riportati nella documentazione il locale ed il giardino dei Padri Carmelitani di Forino, alcuni fondi nel territorio di Ospedaletto e di Solofra, i censi enfiteutici del monastero dei Celestini di Gesualdo.
E poi lo stato dei beni corporei e incorporei assegnanti al monastero presi in carico dal procuratore dell’abbazia, Raffaele De Gennaro. I primi si riferiscono ai beni immobili, terreni, locali, case, gli altri ai censi riscossi nelle diverse modalità e quindi elenchi dei debitori, dell’ammontare del debito, del periodo nel quale era stato stipulato, della sua scadenza.
Si è tentato, per questa ultima parte, indicata nell’inventario n. 1 dell’archivio storico dell’abbazia benedettina di Montevergine, con l’espressione di “Dotazione del Monastero di Monte Vergine Maggiore”, di procedere ad una minuta descrizione, ma non è stato possibile procedere per tutto allo stesso modo, considerando la mole delle carte che ammontano all’incirca a 220 ed il fatto che molte sono mutile.
È da segnalare una simpatica curiosità che si evidenzia dallo spulcio delle carte; il precedente benemerito archivista, P. Mongelli, grazie al cui lavoro è possibile attualmente consultare la documentazione archivistica di Montevergine, era solito enumerare le carte bianche con l’espressione di “alba tota” e di contrassegnare ognuna con gli estremi cronologici, che già offrono la prima importante traccia per un successivo ordinamento.
La documentazione ci da modo ulteriormente di informarci sull’organizzazione interna dell’abbazia, sui monaci, sui ruoli svolti dagli abati, dal procuratore, dal celleraio, dal depositario, dal palazziere, figure determinanti attraverso le quali si andava a delineare il vissuto della congregazione Verginiana dell’epoca.
1812 – 1815 – Inventario di quanto esiste in Montevergine al giorno 14 novembre 1812 con aggiornamenti sino al 1815 (cc. 39)
Si tratta di un doppio inventario che descrive in maniera analitica i locali dello stabilimento di Montevergine, compilati da D. Girolamo Bocchini in seguito agli ordini ricevuti da D. Raffaele Aurisicchio: incaricato dall’abate Raimondo Morales.
Il primo, dalla c. 1 alla c. 15, riporta in principio l’ospizio annesso, il quartino del palazziere, l’appartamento nobile, il quartino nobile, Nel prosieguo la Chiesa con i suoi altari: Maggiore, del Sacramento, del Principe di Leonessa, di S. Gabriele, della Cappella di S. Giuseppe, di S. Rosalia, del Crocifisso. Nella sacrestia i paramenti liturgici con quelli usati nelle celebrazioni pontificali, la biancheria. Alla c. 4 la Cappella dove esiste il quadro di Maria SS. Di Montevergine e del Bambino adornati da gioie ed argento, l’altare, le stanze del deputato, il reliquario grande di S. Guglielmo e quello di San Michele. Successivamente l’abitazione con le camere vuote perché in seguito alla soppressione era stato portato via tutto il contenuto, il noviziato e poi gli oggetti di rame. L’inventario indica la consistenza della “Libraria” che contiene 1456 libri e circa una ventina tutti marciti.
L’incartamento è sottoscritto da D. Girolamo Bocchini, incaricato da D. Raffaele Aurisicchio, della stesura dell’inventario e in quel momento con la carica di deputato dell’Icona di Santa Maria di Montevergine.
Alla c. 12 l’inventario della torroneria sita nel cortile del santuario, vicino alla portineria.
Il secondo inventario dalla c. 16 alla 39 riproduce il primo per poi in fine fare un resoconto dei materassi, cuscini e scanni di ferro dello stabilimento di Montevergine.
Alla c. 30 è presente la lettera di ringraziamento del direttore Raffaele Aurisicchio indirizzata al deputato Girolamo Bocchini per la stesura dell’inventario per quanto è presente in Montevergine al momento della consegna,. che servirà poi successivamente per la compilazione di un regolare inventario generale. Ciò ad evitare che ci siano problemi e che sia tutto in ordine; l’abate fa notare la mancanza del Breviario monastico “con la veste di velluto cremisi” che era presente negli inventari precedenti.
Dalla carta 32 alla 38 si riporta la notizia del furto verificatosi il 4 dicembre del 1814 nell’ospizio, la nota di ciò che è stato trafugato, e di ciò che è stato comperato in Napoli in rame ed in ferro per rimpiazzare il precedente.
1813, luglio 11
Lettera dell’Intendente di Principato Ultra indirizzata all’abate per facilitare la riscossione delle rendite e censi dovuti allo stabilimento di Montevergine. (cc. 2).
1813, ottobre 12
Lettera, a firma di Giacomo Mazas, intendente di Principato Ultra, indirizzata all’abate circa l’affrancazione del censo del Sig. Bernardo Cardamone, il quale ha versato nella Cassa di Ammortizzazione, le corrispondenti cedole per il prezzo di detto censo nonché tutti gli arretrati in contanti. (cc. 2).
1813 – 1816 Incartamento riguardante i censi (cc.6)
c. 1 – Supplica al re del direttore Raffaele Aurisicchio affinché si effettui il cambio dei censi e dei capitali; si chiede che quelli destinati allo stabilimento di Montevergine passino ad Avellino e ad Atripalda.
c. 2 – Lettera mutila con la quale si informa che per uno dei censi, per il quale lo stabilimento ha chiesto la surroga, è stato accordato il rimpiazzo.
c. 3-4 – Lettera datata Napoli, mercoledì 19 gennaio 1914, del nipote dell’abate, G. Martingano con la quale lo informa circa l’iter che dovrà seguire la richiesta di rimpiazzo dei censi.
c. 5 – Lettera del Direttore dello stabilimento di Montevergine in data 19 settembre 1814 indirizzata al Direttore dell’Amministrazione Generale dei demani in Napoli con la quale si chiede il cambio dei censi e capitali e, ad evitare la loro dispersione, si propone che si assegnino ad Avellino e ad Atripalda.
c. 6 – Lettera del Direttore de’ Demani e sua risposta sull’affare dei censi .
1814, novembre 18
Stato generale de censi, rendite e capitali dei quali lo stabilimento di Montevergine ha perduto la proprietà per causa delle affrancazioni ed alienazioni che hanno avuto luogo in virtù della legge del 7 maggio 1810 (c. 1).
1814
Note delle partite assegnate allo stabilimento di Montevergine in duplice copia ed altrettanto, in duplice copia, lettera con date diverse del 19 gennaio del 1814 e successivamente del 1 giugno 1814 della Commissione Generale degli Archivi, a firma Delfico, con la quale si comunica al Direttore dello stabilimento di Montevergine che il Governo provvederà alla liquidazione degli arretrati per gli affranchi dei censi (cc. 6).
1815
Bugetto dello Stabilimento di Montevergine per l’esercizio del 1815.
Si tratta del progetto datato 19 aprile 1815 del Direttore dello Stabilimento di Montevergine circa gli introiti e gli esiti con a lato le disposizioni motivate dell’Intendente che si firma in fine Montaijasi (cc. 4).
1816, 24 luglio
Su foglio intestato dell’Intendente Costantino de Filippis, colonnello dei reali eserciti, il segretario generale dell’intendenza comunica all’abate Morales di essere stato dispensato del render conto dei 2000 ducati assegnati allo stesso con decreto del 13 febbraio 1807 in virtù di un dispaccio regio (cc. 4).
1816 – 1819
Documentazione riguardante i territori appartenenti al soppresso monastero Verginiano di San Giovanni della Valle di Castelbaronia (cc. 24).
1817, 23 luglio – Aggiudicazione di una vigna, dell’estensione di circa moggi venti, sita in tenimento detto “Vignale” a Saverio Attino
1817, 10 agosto – Aggiudicazione di un territorio, di circa moggi venti con olive e canneto, nel luogo detto “Fontana di San Giovanni” a Carmine Spagnoletto
1817, 23 agosto – Aggiudicazione di un territorio, di circa moggi sei, nel luogo denominato “Livano” ad Angelo Carlito.
1817, 26 agosto – Aggiudicazione di un territorio seminativo dell’estensione di moggi tre nel luogo denominato “Parpano” ad Antonio Andreotti.
1817, 25 ottobre – Aggiudicazione vignale, di circa moggi sette, nel luogo detto “Seneca” a Domenico Cerullo.
1816 – 1818 – Bilancio di anni tre, dal primo gennaio 1816 a tutto dicembre 1818, fatto da Domenico Tedeschi, procuratore dello Stabilimento di Montevergine, per la dotazione del medesimo nel dipartimento di Castelbaronia.
1817 – 1858
Modalità di formulazione dei quadri dei creditori del pubblico demanio, dei comuni, delle mense vescovili, badie e benefici nonché dei corpi ecclesiastici. Si fa riferimento ai decreti del 1817 e 1823. (cc.. 4).
1818, settembre 23
Certificazione da parte del cancelliere del comune di Mercogliano che attesta il passaggio di alcuni fondi, come Selva Castagnale detto Cerreto, Selva Cedua, al limitrofo comune di Ospedaletto, per decisione del Consiglio di Intendenza,avvenuto il 6 di ottobre di quell’anno. (cc. 2).
1818
Documentazione relativa alla dotazione di beni dello Stabilimento di Montevergine e corrispondenza per la loro presa di possesso. (cc. 22).
1818, novembre 23 – Lettera della Direzione del Regio Bollo di Principato Ultra indirizzata all’abate nella quale comunica che è stato disposto un assegno allo Stabilimento, erogato come desiderato con la missiva del 9 di ottobre. (cc. 2).
1818, dicembre 10 – Lettera a firma Raimondo indirizzata al procuratore dello Stabilimento di Montevergine, Raffaele De Gennaro, attraverso la quale si afferma di aver ricevuto le carte e la procura affinché si possa prendere il possesso dei beni assegnati. (cc.2).
1818, dicembre 11 – Lettera del Provicario al Direttore del Regio Bollo di Principato Ultra con la quale si chiede di regolarizzare la situazione di due partite inesigibili facenti parte della dotazione assegnata allo Stabilimento di Montevergine (cc.2).
1818, dicembre 11 – Lettera dell’esattore Francesco de Colangelis, indirizzata al Procuratore di Montevergine circa la riscossione diversa dei fondi del quinto e sesto bimestre della fondiaria. (cc.2).
1818, dicembre 12 – Lettera del Direttore del Regio Bollo di Principato Ultra indirizzata all’abate per la nuova dotazione accordata dagli esecutori del Concordato. (cc.2).
1818, dicembre 13 – Lettera dell’esattore Francesco de Colangelis indirizzata al procuratore di Montevergine, Raffaele De Gennaro, circa i due bimestri di fondiaria. (cc.2).
1818, dicembre 13 – Lettera, a firma di Raimondo, indirizzata al procuratore per il possesso dei beni per la nuova dotazione dello Stabilimento di Montevergine. Il mittente si dichiara angustiato per le tante novità e aspetta con impazienza la venuta di don Michele Santangelo per ricevere ulteriori delucidazioni. (cc.2).
1818, dicembre 16 – Lettera della Direzione del Registro e Bollo di Principato Ultra all’abate con il quale lo informa di aver dato le disposizioni ai rispettivi ricevitori per la consegna dei beni assegnati al monastero. (cc.2).
1818, dicembre 17 – Lettera, a firma di Raimondo, a Don Raffaele De Gennaro di ringraziamento per gli auguri del Santo Natale con la preghiera di consegnare l’acclusa lettera a D. Tommaso di Fraja per l’affare importantissimo della S. Crociata. (cc. 2).
1818, dicembre 20 – Lettera dell’Intendente di Principato Ultra, Giuseppe Caracciolo di S. Agapito, all’abate Morales con la quale sollecita il pagamento della contribuzione fondiaria per i beni siti in Ospedaletto. (cc. 2).
1818, dicembre 30 – Lettera a Don Raffaele di Gennaro dalla Direzione del Regio Bollo affinché si rendano esecutivi i titoli dei crediti nuovamente assegnati. (cc.2).
1818 – Incartamento riguardante i beni corporei (cc.7)
Stato dei beni corporei assegnati in supplemento di dotazione al Monastero di Montevergine che prima appartenevano alla Direzione Generale dell’Acqua e Foresta che ora sono in possesso del Procuratore del Monastero, D. Raffaele Di Gennaro. (cc. 2).
26 dicembre – Stato dei beni corporei assegnati in supplemento di dotazione al Monastero di Montevergine dei quali è stato immesso in possesso l’abate Raimondo Morales. (cc.2).
Stato dei beni corporei assegnati, in supplemento, che prima appartenevano alla Direzione Generale dell’Acqua e Foresta e di cui ora è stato messo in possesso il Procuratore Fraja. (cc.2).
Pianta descrittiva del bosco di S. Guglielmo al Goleto dei PP. Verginiani di Monte Vergine che confina con i beni del Principe di Torella ad ovest, con il tenimento del comune di Torella e di Sant’Angelo dei Lombardi a sud e ad est, con la vigna di D. Francesco Pepe, Salvatore Lagliocca e Luigi Verderosa ed il tenimento di Nusco a nord (c.1).
1818
Memoria sulla dotazione dello Stabilimento di Montevergine in seguito al decreto del 14 luglio 1807, stanziata per i 24 religiosi e per le spese straordinarie nelle quali fu compresa la riparazione di due vasti locali di Montevergine e Loreto. Nella suddetta dotazione non fu compreso il Direttore ed Ordinario, abate D. Raimondo Morales, e successivi sviluppi. (cc. 6).
1819, marzo 10
Copia del rapporto fatto dal Direttore della Provincia, De Donati, al Direttore del Registro e Bollo di Napoli, Sig. Ruggi, relativamente alla consegna dei beni fatta al Monastero di Montevergine e al supplemento che rimane da farsi. (cc.2).
1819, marzo 19
Memoria per il supplemento della dotazione. (cc.2).
1819, aprile 15
Lettera, a firma di Raffaele Di Gennaro, all’abate di Montevergine circa il possesso di alcuni beni assegnati allo stabilimento di Montevergine cioè il locale e il giardino dei Padri Carmelitani di Forino. Queste due proprietà al momento sono state già consegnate all’Amministratore del patrimonio regolare della diocesi di Salerno, per cui l’abate dovrà rivolgersi a costui per averne il possesso. (cc. 2).
1819, aprile 22
Lettera al Sig. Intendente di Principato Ultra con la quale lo si informa sul fatto che, tra i diversi fondi assegnati allo stabilimento di Montevergine, un certo fondo denominato “Chioppariello”, nel tenimento di Solofra, è stato destinato dal Decurionato per la realizzazione di un Camposanto. Si fa osservare che il territorio è uno dei migliori siti dello Stabilimento e che per lo scopo suddetto può essere utilizzato un altro territorio. (cc.3).
1819, 24 aprile
Comunicazione della Commissione Amministrativa dei beni Chiesastici all’abate di Montevergine circa l’aggiusto di rata. (cc. 2).
1819, agosto 19
Estratto del catasto provvisorio riguardante i beni che il monastero di Montevergine possiede in Ospedaletto. (cc.2).
1819, aprile 26
Catasto provvisorio dei beni di Montevergine in Avellino. (cc.2).
1819, settembre 1
L’intendente di Principato Ultra, Giuseppe Caracciolo di S. Agapito, scrive all’abate sugli stati dei beni incorporei assegnati allo Stabilimento di Montevergine. (cc.2).
1819 – 1839 Dotazione del monastero di Montevergine
1809 – 1814 – Fascicolo contenente una vasta documentazione che fa riferimento alla corrispondenza intercorsa tra l’abate di Montevergine e il direttore della Registratura e de’ Demanj reali nella Provincia di Principato Ultra circa i censi assegnati allo Stabilimento di Montevergine.(cc. 32)
c. 15 – Lettera dell’Intendente Giacomo Mazas al direttore dello Stabilimento di Montevergine a proposito dei censi dei Sigg. Francesco Rossi e Vincenzo Battista della città di Avellino.
c. 16 – Lettera dello stesso per il censo del sig. Bernardo Cardamone.
c. 17 – Lettera dell’Intendente Montejasi circa la volontà del sig. Giovanni Battista Belli di voler acquistare un censo di ducati ventotto.
cc. 24-25 – Atto con il quale si ammette a poter acquistare il censo i Sigg. Catello Solimine, Francesco Saverio Flammia, Carlo Maria Caracciolo, Tommaso, Domenico e Michele Iannaccone.
1814 – 1839 – Inventario dei titoli e carte che si consegnano all’abate del monastero di Montevergine (cc. 50).
Si tratta di una vastissima documentazione dei beni corporei ed incorporei assegnati nel tenimento di Avellino e Benevento.
1819 – Incartamento riguardante l’assegnazione allo stabilimento di Montevergine del locale e giardino dei carmelitani di Forino (cc.7)
1819, gennaio 8 – Stato dei beni incorporei assegnati in supplemento di dotazione al Monastero di Montevergine Maggiore (cc. 8).
1819, gennaio 8 – Stato dei beni alienati Dal demanio e che si sono esclusi. (cc. 2).
1819, gennaio 25 – Stato dei beni corporei assegnati come supplemento di dotazione allo Stabilimento di Montevergine (cc. 6).
1819, gennaio 28 – L’amministratore Demaniale del distretto di Avellino, in seguito all’approvazione del Consiglio circa la nuova dotazione dello Stabilimento, comunica all’abate e per esso, al suo procuratore, D. Raffaele De Gennaro, dei beni corporei ed incorporei con la facoltà di poter esigere le rendite che andranno a maturare. (cc. 4).
1819, aprile 14 – Lettera del direttore del Regio Bollo di Principato Ultra all’abate di Montevergine con la quale lo informa sul fatto che le proprietà dei Carmelitani di Forino sono già state consegnate all’Amministratore del Patrimonio regolare della diocesi di Salerno. (cc.2).
1819, maggio 10 – L’Amministratore Gregorio del Duca dei beni del Patrimonio Regolare della diocesi di Salerno informa l’abate sul fatto che non si può procedere alla consegna perché mancano gli ordini della Commissione Amministrativa per l’assegno al Monastero di Montevergine (cc. 2).
1819, maggio 26 – Lettera dell’abate alla Commissione affinché si proceda nella concessione delle proprietà suddette.(cc. 2)
1819, giugno 5 – La Commissione informa l’abate di aver autorizzato l’Amministratore dei beni del Patrimonio Regolare. (c. 1).
1819, giugno 30 – Verbale di possesso a favore del Monastero di Montevergine del Giardino dei PP. Carmelitani di Forino. (cc.2).
1820, marzo 24 – Lettera con nota indirizzata all’Amministratore Regolare Ecclesiastico di Benevento circa l’aggiusto di rata del fondo Cervarulo, sito nel tenimento di S. Giorgio La Monntagna, assegnato a Montevergine. (cc.4).
1820, aprile 14 – Incartamento riguardante alcuni fondi assegnati in sostituzione di quelli mancanti alla prima assegnazione. (cc. 4).
1820, maggio 10 – La Commissione mista amministratrice del patrimonio ecclesiastico informa l’abate sulla necessità di destinare alcune perone dotate di legali procure per ricevere il possesso dei beni assegnati. (cc. 2).
1820, giugno 3 – L’Amministrazione del Patrimonio Regolare della Diocesi di Benevento attesta che sono stati assegnati a Montevergine i beni e i censi nel territorio di Sant’Angelo a Scala, Cervinara, Altavilla e Montefalcione. (cc. 2).
1820, giugno 5 – Fascicolo dei beni corporei ed incorporei assegnati a Montevergine.(cc. 16)
Tra quelli corporei vengono enumerati quelli nell’ambito del comune di Candida, Tavernola, Atripalda, Monteforte, Terranova. Per quelli incorporei si specificano i nominativi dei debitori, il contratto, la qualità del debito, l’ammontare del debito, la scadenza del pagamento, la corporazione creditrice.
In fine l’atto è sottoscritto dal procuratore di Montevergine Raffaele di Gennaro e dall’Amministratore del Patrimonio regolare della diocesi di Avellino D. Filippo de Conciliis.
1820, giugno 5 – Fascicolo dei beni incorporei del secondo assegno fatto dal sig, Filippo de Concilii. Si tratta di un elenco con il nome e cognome dei debitori, la qualità del debito, l’ammiontare, la scadenza, le corporazioni religiose creditizie (cc. 10).
1820, ottobre 15 – Concessione da parte dell’Amministrazione del Patrimonio Regolare della Diocesi di Avellino del possesso dei cespiti nei comuni di Villamaina, Taurasi e Luogosano (cc. 2).
1820, novembre 15 – Stato delle rendite del Monastero di Montevergine ricevute in dotazione che erano del monastero dei Verginiani in Palma (cc. 4).
1821, giugno 23 – Atto dell’Amministrazione del Patrimonio Regolare di Benevento con il quale si ordina ai coloni del Fondo Cervarulo sito in san Giorgio la Montagna di pagare le decime al Monastero di Montevergine.(cc.3).
1822, luglio 28 – Stato delle Rendite del Monistero di Montevergine, ricevute in dotazione che erano del Monistero di Monastero di Montevergine di Palma (cc. 4).
1823 – Incartamento relativo alle partite inesigibili ed al rimpiazzo chiestone dalla Commissione mista (cc. 26).
Si tratta di una vasta corrispondenza intercorsa tra l’abate Raimondo Morales ed i membri della Commissione Mista Amministratrice del Patrimonio Regolare Ecclesiastico ed un prospetto che elenca i nomi dei debitori, il domicilio, l’ammontare della partita con le relative osservazioni.
1824, aprile 26 – Estratto dallo stato dei beni incorporei in supplemento di dotazione assegnati al Monastero di Montevergine dei quali ne fu immesso in possesso il di 26. dicembre 1818, reso esecutorio dall’Intendente di Principato Ultra, in forza del Real Decreto del 30 gennaio 1817. (cc. 2).
1825 – Quaderno dei censi pagati a Montevergine. Si tratta di un’elencazione minuta degli individui che pagano il censo nelle zone di Mercogliano, Monteforte, Ospedaletto, Atripalda, Baiano,Mugnano, Capriglia, Picarelli, Terranova, Paterno, Apice, Bonito, Pietradefusi. (cc. 36)
Alla c. 17 – Notamento o Assegnamento dei beni del Monastero di S. Giovanni della Valle di Castelbaronia ai 24 individui dello stabilimento di Montevergine.
Alla c. 17 – Censi enfiteutici del soppresso monastero dei Celestini in Gesualdo, assegnati in virtù delle soppressioni a Montevergine.
In fine: Notamento delle partite affrancate e restituite sull’antica dotazione dello stabilimento di Montevergine.
1825, luglio 13 – La Commissione Mista e Amministratrice del Patrimonio Ecclesiastico Regolare comunica all’abate circa il possesso di alcune annualità concesse al monastero di Montevergine e relativo verbale di consegna (cc.4).
1828 – Corrispondenza intercorsa tra l’abate di Montevergine e la Commissione Mista Amministratrice del Patrimonio Ecclesiastico Regolare circa le partite di Nicola Torre, Mattia Roscia e Domenico Rainone (cc. 36).
1829, gennaio 25 – Stato denotante la differenza dei beni corporei assegnati in dotazione. (cc. 4).
1831 – Incartamento di una partita che fu assegnata al Monastero e poi a quello delle Cappuccinelle di Pontecorvo. Si tratta di un censo relativo ad un territorio sito in Bagnoli, con comprensorio di case, cortile e piccolo giardino nel luogo chiamato “Aratojo”di cui riscuoteva l’introito il soppresso monastero dipendente dei SS. Sebastiano e Rocco, come certifica L’Intendente di Principato Ultra del periodo, Valentino Gualtieri. (cc. 14).
1833, aprile 20 – Lettera di Gennaro Coppola all’abate Morales con la quale comunica le risoluzioni degli enti esecutori del Concordato circa il monastero delle Cappuccinelle di Pontecorvo (cc. 5).
1833, dicembre 17 – Inventario dei titoli dipendenti dai beni tutti dei soppressi verginiani, siti nel distretto di Sant’Angelo dei Lombardi, assegnati a Montevergine e per esso al suo incaricato D. Adalelmo De Fraja. (cc. 4).
1834, settembre 3 – La Commissione Mista Amministratrice del Patrimonio Regolare Ecclesiastico informa l’abate sulla partita di D. Francesco Flammia fu Ciriaco (c. 1).
1834, settembre 3 – Lettera autentica della Commissione mista Amministratrice del Patrimonio Regolare circa la intera partita Flammia e tutte le altre partite spettanti precedentemente ad altre Corporazioni religiose. (cc. 4).
1835 – La Commissione esecutrice del Concordato comunica all’abate di essersi determinata a concedere il diritto dell’infosso della neve ed altre somme indebitamente ritratte dal Comune di Mercogliano al Seminario della diocesi Nullius di Montevergine (cc.2).
1838 – Quadro dei debitori dello stralcio del Patrimonio regolare derivante dai monasteri soppressi per i quali l’indicato monastero è stato incaricato ad agire dagli eccellentissimi esecutori del Concordato con determinazione del 5 novembre 1838.(cc. 52).
1839, gennaio 4 – L’abate comunica di aver destinato il cellerario maggiore D. Gioacchino Cessari a sottoscrivere il verbale di consegna dei censiti, con i titoli di affitto e tutte le altre operazioni occorrenti. (cc.2).
1839, settembre 30 – Comunicazione all’abate circa l’atto da intimarsi al Sig. Rossi perché debitore di un capitale (cc. 2).
1848, novembre 8 – Il Ministero della Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici scrive all’abate affinché vengano svolti degli adempimenti relativi all’istituto monastico e che gli faccia avere la documentazione circa i fondi rustici ed urbani posseduti, delle rendite annue, dei capitali e dei censi ed anche una copia della regola fondamentale dell’istituto verginiano. (cc. 2).