Santo e monsignore: curiosità dal mondo delle biblioteche
Date:
3 Febbraio 2020
(di Domenico D. De Falco)
Sappiamo che il lavoro della catalogazione libraria che si svolge nelle biblioteche viene percepito nel mondo esterno con tante modalità diverse. In altre occasioni, anche da queste stesse pagine, abbiamo ricordato qualche episodio – di cui siamo stati testimoni – in cui la biblioteca veniva confusa con la libreria; oppure siamo diventati oggetto di curiosità per un lavoro (la catalogazione) che nell’immaginario collettivo sembra per lo più non produrre nulla di materiale.
Non staremo a ripetere qui che grande è la responsabilità del bibliotecario quando deve descrivere un libro la cui notizia bibliografica transiterà poi nei cataloghi in linea e sarà dunque immediatamente di pubblico dominio; quindi una notizia non chiaramente descritta, o descritta proprio male, dà una falsa informazione innescando con ciò una catena irrimediabile di errori che avranno ricadute sulla certezza di accedere all’informazione da parte degli utenti.
Tuttavia, talvolta, delle non precise catalogazioni possono dare la misura del grande estro e genio creativo di cui sono dotati i bibliotecari; numerosi sono i casi che quasi quotidianamente ci si svelano e che ci fanno sorridere, fermo restando che occorre sempre intervenire per integrare o correggere notizie fuorvianti.
Qualche giorno fa (gennaio 2020) ci siamo imbattuti in un caso veramente geniale che qui riportiamo senza scendere nei dettagli, ma soltanto per condividere un momento di levità che comunque fa parte di un lavoro che è per lo più rigoroso e attento, per lo meno noi così lo svolgiamo.
È molto frequente che un editore pubblichi un libro il cui titolo è composto da una sigla, per esempio un anno (1984 / George Orwell; 100 Abbracci / Chris Riddell), oppure delle lettere puntate (The FBI story / Don Whitehead).
In questi casi il bibliotecario che inserisce la notizia al catalogo della sua biblioteca e quindi negli opac (anche questa è una sigla, essendo l’acronimo di on line public access catalogue) deve aggiungere un altro titolo in cui viene riportato per esteso ciò che sul frontespizio del libro si presenta in sigla. Per esempio, il famoso romanzo di George Orwell che si intitola 1984 ha nei cataloghi delle biblioteche anche un titolo sciolto che è Millenovecentottantaquattro, che è esso stesso una chiave di ricerca e di accesso alla notizia. Oppure alla notizia del libro The FBI story si accede interrogando il catalogo anche sotto la voce The Federal bureau of investigation story.
Il nostro caso geniale si trovava legato alla descrizione di un libro di Ottavio Caputo, stampato a Mercato San Severino (Salerno), nel 1972, e dedicato alla figura del vescovo di Capaccio Michele Barone, il cui titolo sul frontespizio è: S. E. mons. Michele Barone vescovo di Capaccio.
Il titolo che era stato creato per sciogliere le tre parole iniziali puntate (S. E. mons.) è veramente un capolavoro di creatività: Santo e monsignore Michele Barone vescovo di Capaccio.
Non saremo certo noi a dubitare della santità di monsignor Michele Barone, vescovo di Capaccio, nato nel 1773 e morto nel 1842. Tuttavia, abbiamo dovuto correggere la notizia sciogliendo le tre parole puntate S. E. mons. in Sua eccellenza monsignor Michele Barone, come andava fatto. E, in ogni caso, ci dispiace di annotare qui che non risultano in corso cause di beatificazione, né ovviamente di santificazione, per l’ignaro monsignor Barone, al quale il mal riposto zelo di un (creativo) bibliotecario (presunto o aspirante tale) ha attribuito uno stato di santità che ormai, a più di un secolo dalla morte, sarà difficile che gli si possa riconoscere.