La biblioteca che vorremmo e quella che abbiamo…

Date:
29 Aprile 2014

Riproponiamo su queste pagine una riflessione che Mario De Prospo, coordinatore dell’Associazione “Cittadini per le biblioteche avellinesi – Presidio del libro Avellino”, ha pubblicato sul sito web I Presìdi del Libro Avellino, prendendo spunto dalla lettura dell’ultimo libro di Antonella Agnoli e da una visita ad uno degli Idea Stores di Londra.

La biblioteca che vorremmo e quelle che abbiamo…a proposito dell’ultimo libro di Antonella Agnoli

(di Mario De Prospo)

Per l’associazione che mi onoro di coordinare, Antonella Agnoli è più di un’esperta di biblioteche. Da quando, nel 2010, abbiamo mosso i primi passi, lei ha rappresentato un’inestimabile fonte di stimoli sia quando ci è venuta a trovare, sia a distanza.

Da qualche settimana è negli scaffali delle librerie il suo ultimo saggio La biblioteca che vorrei, edito per i tipi di Bibliografica. Un libro che, rispetto ai precedenti Le piazze del sapere (2009) e Caro sindaco, parliamo di biblioteche (2011), ha, a mio avviso, un pregio ulteriore, pur rimanendo sul solco che caratterizza i suoi contributi: biblioteche centro di un nuovo welfare e modo di fare cultura per tutti i cittadini. Il pregio è quello di essere ancora più diretto su questo solco principale, portando letteralmente per mano il lettore (cittadini, amministratori, bibliotecari, architetti  o chiunque ha, per motivi diversi, interesse per la progettazione e il funzionamento di una biblioteca) rendendolo conscio dell’importanza e la centralità di questi luoghi – nonostante l’evidente crisi dell’editoria cartacea –  attraverso il racconto di pratiche e storie di successo.

Sicuramente, fuori dal nostro paese, biblioteche così concepite sono la norma e, anzi, l’apertura di nuove, sempre più ricche di servizi e attente alle esigenze degli utenti non sembra arrestarsi. Questo non vuol dire che nella nostra Italia sia tutto fermo; penso a diverse scommesse vinte a cui fa riferimento Antonella Agnoli, di cui l’ultima è quella di Cinisello Balsamo, nell’hinterland milanese. Una evidente mancanza di simili iniziative caratterizza, invece, il Mezzogiorno, dal quale scrivo. Antonella stessa, però, ci ricorda come anche in questa parte del paese non manchino lusinghiere realtà che hanno preso avvio da movimenti di volontariato e cittadinanza attiva, tra cui spicca l’esempio  delle Balate a Palermo.

È stato evidenziato anche dalla nostra indagine sul tempo libero e le abitudini culturali ad Avellino:  la biblioteca – più di ogni altro servizio definibile come culturale –  resta ai margini della vita quotidiana della stragrande maggioranza delle persone nella nostra città. I motivi principali restano due: il primo è la qualità e per il tipo di servizi offerte lontana dalle esigenze dei cittadini, il secondo anche una consolidata forma mentis radicata sia nella società, che all’interno degli enti che hanno la responsabilità di questi servizi per cui la biblioteca è considerata una sala studio circondata da degli scaffali riempiti di libri.

Questa condizione non ha evitato che l’associazione potesse mettere insieme la passione e l’interesse di un piccolo gruppo di volontari, addetti ai lavori e anche amministratori. Proprio oggi ho incontrato un gruppo scout desideroso di voler utilizzare gli spazi della biblioteca per metter su un gruppo di acquisto solidale sul modello delle “Cambuse critiche”.

Ma, resta estremamente difficile rendere funzionali e davvero funzionante una biblioteca civica, come confermano i problemi sorti in itinere e alcune lungaggini burocratiche emerse successivamente al recente trasloco nella nuova sede di “Villa Amendola” della biblioteca “Nunzia Festa” ad Avellino.

Idea Store Whitechapeluna realtà come quella di Avellino, la distanza tra le biblioteche che ci sono e le biblioteche che vorremmo resta ampia.

La conferma concreta mi è arrivata qualche settimana fa, quando, mentre stavo leggendo il libro di Antonella, mi sono trovato a Londra per impegni professionali. Approfittando di una domenica pomeriggio libera ho visitato l’Idea Store di Whitechapel. Questa biblioteca è parte di un ambizioso progetto di public library sorto nel multietnico borough di “Tower and Hamlets”, guidato dal nostro connazionale Sergio Dogliani, di cui abbiamo avuto già modo di parlare.  (Qui le foto che ho scattato nel corso della visita ).

Inutile dire che la domenica pomeriggio non solo il luogo è aperto, ma è pieno di persone. Gente di tutte le razze ed estrazioni sociali affolla questa struttura luminosa ed accogliente in cui non solo si studia o si possono chiedere in prestito i libri (tanti, vari e con costanti novità), ma si naviga su internet , ci si può stravaccare su una poltrona per leggere un manuale di giardinaggio, prende un caffè, incontrare gli amici; i quattro piani della struttura sono anche uno spazio in cui le mamme si incontrano mentre i propri bimbi giocano, in cui c’è chi legge e schiaccia un pisolino su uno dei comodi divani e poltrone presenti all’interno, suona il pianoforte o visita una mostra di design e fotografia, oppure sceglie di prenotare un corso di lingue, yoga, ballo che in settimana è possibile seguire in biblioteca. Il tutto circondati da personale discreto, disponibile e felice di aiutare l’utenza, se necessario.

Tornando ad Avellino ho fatto vedere alcune delle foto che avevo scattato all’interno di questo Idea Store. Tra i commenti di  chi ha visto le immagini segnalo questo: “Non mi dire che questo è un luogo in cui posso prendere tutti questi libri e fare tutte queste cose gratuitamente?”.

Ritengo che il messaggio di Antonella Agnoli sia molto semplice: dobbiamo smetterla di stupirci e pensare che questi luoghi siano eccezionali, ma fare uno sforzo, per avvicinarci – nonostante le difficoltà economiche e gestionali che assalgono il nostro settore pubblico – a un modello che altrove, ma non in un altro mondo, è la normalità, ed è una normalità che contribuisce a farci vivere meglio nelle nostre comunità e a rendere migliore la nostra qualità della vita.