1207-1210
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 2000)
1251. CARTULA DONATIONIS
1207 (08) – luglio, ind. X, Avella
I fratelli Raniero e Roberto figli del fu signor Alessandro, alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine i diritti da loro possedutisi un terreno che fu del giudice Giovanni e che nel frattempo era passato in proprietà di quella chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 1248, mm. 225×285; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1252. CARTULA LOCATIONIS
1207 – luglio, ind. X, Mercogliano
Il monaco Pietro castellano di Mercogliano col consenso dell’abate Donato, che si sottoscrive, e dell’intera comunità di Montevergine, alla presenza del giudice Ruggiero, cede in fitto perpetuo a Bartolomeo figlio del fu Salerno di Monteforte un pezzo di terra alberata, sita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Giardino, con facoltà di sfruttarla a proprio piacimento come pure di darla in subaffitto, ma con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di un tarì di moneta salernitana, da versare per la festa della Natività della Beata Vergine Maria del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 1247, mm. 216×320; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1253. CARTULA IUDICATI
1207 – agosto, ind. X, Mercogliano
In una curia solennemente convocata nel castello di Mercogliano, alla presenza del giudice Melelao, di tre monaci di Montevergine nelle persone del preposito Marco, di Pietro castellano di Mercogliano e del priore Giovanni, come pure dei boni homines del paese, David figlio del fu Stanzione di Serra di Monitoro accusa il monastero di Montevergine di essersi ingiustamente impossessato della terza parte di un terreno che fu di Fiorentino Russo e dallo stesso assegnata alla figlia Girama nel darla sposa a David; a propria discolpa i monaci presentarono alla corte un documento col quale i coniugi David e Girama avevano rinunziato alla terza parte loro spettante su quel terreno; riunitasi in camera di consiglio, la corte emise sentenza a favore dell’abbazia, facendo salvi i diritti che su quel terreno vantava il giudice Ruggiero, per cui l’abate Donato decide di cedere allo stesso giudice Ruggiero la terza parte, riconosciutagli dalla corte, ed in cambio riceve 2 once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1249, mm. 225×280; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1254. SCRIPTUM GUADIATIONIS
1207 – 23 agosto, ind. X, Benevento
Ruggiero Malanima, trovandosi a letto gravemente infermo, con la mediazione di parenti e amici, alla presenza del giudice Malfido Collivaccino e di altri testi qualificati, si riappacifica col figlio Pietro; padre e figlio ritirano le querele accese fra di loro a causa delle doti assegnate da Ruggiero alle due figlie andate spose rispettivamente a Malfido di Albanella e a Rainaldo; da parte sua Ruggiero si impegna a versare 14 once d’oro a Golia di Sparano e così rimanere nel quieto possesso dell’orto sito a Cartaria, mentre Pietro, anche a nome dei figli Pietro e Giacomo, concede al padre il quieto possesso di una casa e di un orto con relativo passaggio e l’uso della scala per raggiungere la propria abitazione; a ratificare l’accordo Ruggiero e Pietro si scambiano la guardia e pongono come garanti i citati generi di Ruggiero e cognati di Pietro; inoltre Pietro s’impegna a convincere la moglie per la ratifica dell’avvenuto accordo.
(Copia legale del dicembre 1207; cfr. doc. n. 1260).
1255. SCRIPTUM MORGINCAP
1207 – mese ***, ind. X, Mercogliano
Bartolomeo figlio di Giovanni Grifone, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, in conformità alle disposizioni della legge longobarda, alla presenza del giudice Ruggiero e dei parenti, conferma le nozze con Pellegrina figlia di Guglielmo de Ardoino, consegnandole il morgengabe consistente nel dono della quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili, con facoltà di servirsene a proprio piacimento.
(Originale, PERGAMENA N. 1250, mm. 265×220; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1255 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1207 – mese ***, ind. X, Mercogliano
Matteo di Arduino figlio di Pietro, nel dare il proprio assenso al matrimonio della sorella Pellegrina figlia di Guglielmo di Arduino con Bartolomeo figlio di Giovanni Grifone, sifa rilasciare le garanzie di rito, consistenti nella promessa, vincolata da pene pecuniarie, di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale, di rispettare l’unità e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme alla moglie una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 1250; scrittura minuscola rotonda di transizione. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 1250).
1256. CARTULA VENDITIONIS
1207 – ottobre, ind. XI, Sarno
Riccardo figlio del fu Giovanni Cicero, col consenso del nipote giudice Alfano figlio del fu giudice Palmiero suo cugino e degli altri nipoti figli ed eredi del fu Pietro fratello di Palmiero, vende al primicerio Bartolomeo figlio del fu Sarno de Angela due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Sarno, il primo con annessa casa in muratura, che possedeva in comune con i nipoti, ed il secondo di sua proprietà, sito nella località Valle, realizzando la somma di 2 once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1251, mm. 350×253; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1257. SCRIPTUM GUADIATIONIS
1207 (08) – ottobre, ind. XI, Ascoli Satriano
Il comestabile di Ascoli Satriano Datto figlio del fu giudice Rufo, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi qualificati, ricorda che Trotta moglie di Leone Spagaro, durante la sua vita col consenso del marito, aveva offerto al monastero di Sant’Andrea la terza parte dei beni a lei spettanti in forza del morgengabe, e che alla morte di Trotta a lui erano pervenute da altre due parti di quei beni sia perché in virtù della consuetudine locale a lui spettava il mundio su Trotta e non esisteva un parente prossimo di Trotta avente diritto all’eredità, sia perché la stessa Trotta non aveva fatto alcun riferimento al figlio Luca, ancora minorenne; ad evitare possibili contrasti con Leone Spagaro, alla presenza dello stesso giudice Giovanni, gli assegna la guardia e pone i garanti.
(Originale, PERGAMENA N. 1252, mm. 280×230; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1258. CARTULA VENDITIONIS
1207 – novembre, ind. XI, Mercogliano
Matteo figlio di Giovanni Falcone e Amato figlio del fu Leone, alla presenza del giudice Melelao, vendono a Morlando figlio del fu Biagio Bonando un pezzetto di terra coperto da alberi di noccioli, sito nella località Sariano di Mercogliano, realizzando la somma di 26 tarì di buona moneta salernitana; alla vendita si associano Clarizia moglie di Matteo e Gravina moglie di Amato e concedono all’acquirente, per quanto di propria competenza, le garanzie di legge per il quieto possesso del nocelleto.
(Originale, PERGAMENA N. 1253, mm. 210×315; scrittura minuscola di transizione).
1259. SCRIPTUM VENDITIONIS
1207 – novembre, ind. XI, Taurasi
Roberto Garrapito di Taurasi, col consenso della moglie Alberga e alla presenza di testi qualificati, vende a Nicola Graziano, il quale agisce a nome e per conto di Giovanni Salvatico, due pezzi di terra siti nelle pertinenze di Grottaminarda, dove si dice Fonte di Giovanni, realizzando la somma di 4 once d’oro ed una quarta, ricevuta dallo stesso Giovanni Salvatico.
(Originale, PERGAMENA N. 1254, mm. 295×375; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1260. RENOVATIO INSTRUMENTI
1207 – dicembre, ind. XI, Benevento
Il monaco Rainone decano del monastero di Santa Maria di Montevergine, sollecitato dal signore Ruggiero Malanima direttamente interessato all’operazione, presenta nel tribunale competente di Benevento un documento e chiede al giudice Canturberio di volergliene rilasciare una copia autentica da valere a tutti gli effetti in sede giudiziale ed extragiudiziale; il giudice, esaminato il documento e trovatolo autentico, ne autorizza la copia.
1261. PRIVILEGIUM DONATIONIS
1207 (08) – dicembre, ind. XI, Diano
Ruggiero della Sala, in esecuzione alle disposizioni testamentarie del padre Roberto, il quale aveva disposto di donare alla chiesa di Sant’Onofrio di Petina grancia di Montevergine, tutti i beni ereditati dal padre Guglielmo esistenti nella città di Diano compresa la metà di un mulino, col documento in esame rende esecutiva quella disposizione testamentaria, donando alla chiesa di Santa Maria di Montevergine i detti beni.
(Originale, PERGAMENA N. 1255, mm. 180×300; scrittura minuscola di transizione).
1262. CARTULA CAMBII
1208 (07) – gennaio, ind. XI, Mercogliano
I fratelli Simone e Matteo figli del fu Falcone Fellicola, alla presenza del giudice Ruggiero di Mercogliano, procedono allo scambio di alcuni beni stabili: Simone cede al fratello Matteo la porzione a lui spettante su due terreni siti nella località Fabbrica e la quarta parte di una vigna sita nella località Urbiniano; da parte sua Matteo cede al fratello Simone quanto di propria spettanza su una vigna che fu di Giovanni Sutore, facendo tuttavia salvi i diritti che su quella vigna cadevano a favore della chiesa di Santa Maria di Montevergine.
(Originale, PERGAMENA N. 1257, mm. 220×335; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1263. CARTULA DONATIONIS
1208 (09) – maggio, ind. XI, Avella
I coniugi Giovanni Palma e Benvenuta, alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, per la salvezza delle anime di tutti i fedeli defunti, un pezzo di terra sito nella località Marzano.
(Originale, PERGAMENA N. 1258, mm. 180×360; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1264. SCRIPTUM GUADIATIONIS
1208 – maggio, ind. XI, Mercogliano
Pietro figlio di Giovanni Girino, alla presenza del giudice Roberto di Mercogliano, nel prendere in moglie Claricia figlia di Maggio Asclittino, rilascia al cognato Giovanni, che ne teneva il mundio, le garanzie di rito consistenti nella promessa vincolata da pene pecuniarie , di assicurare alla moglie vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale, di rispettare l’unità e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme alla moglie una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 1259, mm. 220×150; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1265. CARTULA VENDITIONIS
1208 – maggio, ind. XI, Castelcicala
I fratelli Martino e Guglielmo figli del fu Urso Continita, alla presenza del giudice Giordano di Castelcicala, dichiarano di aver preso in fitto da Giovanni di Lorenzo un pezzo di terra, sito nella località Plaga, con l’obbligo di corrispondere la metà dei frutti superiori e il terratico in ragione della decima parte dei seminati; decidono pertanto di vendere quanto di loro spettanza su quel terreno a Riccardo Fibulpe di Macerata e ai suoi nipoti figli del fratello Risando; realizzano la somma di 20 tarì di moneta amalfitana, fermo restando il canone a favore di Giovanni di Lorenzo.
(Originale, PERGAMENA N. 1260, mm. 295×280; scrittura calligrafica tendente alla gotica).
1266. CARTULA VENDITIONIS
1208 – luglio, ind. XI, Sarno
Riccardo de Cicero figlio del fu Giovanni de Cicero, alla presenza del giudice Unfrido, vende a Giovanni figlio del fu Giovanni de Guileio un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Sarno nella località San Pantaleone, realizzando la somma di 5 once e mezza d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1261, mm. 370×235; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1267. CARTULA DOTIS
1208 – agosto, ind. XI, Mercogliano
Giovanni Lorga, nel dare in moglie a Giovanni figlio di Bartolomeo la figlia Maria, alla presenza del giudice Roberto di Mercogliano, costituisce figlia e genero eredi dei beni da lui posseduti nell’ambito del castello di Mercogliano e altrove, con l’obbligo tuttavia, in caso di prematura morte sua e della moglie Marotta, di provvedere al maritaggio dell’altra sua figlia di nome Mabilia ancora nubile e di non trascurare i suffragi per l’anima sua e della moglie.
(Originale, PERGAMENA N. 1262, mm. 248×245; scrittura minuscola di transizione).
1268. CARTULA DONATIONIS
1208 (09), ind. XI, Avella
Il giudice Bartolomeo che sottoscrive e legalizza l’atto notarile, alla presenza di testi qualificati, dona alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Paolo priore della casa di Baiano, un pezzetto di terra con due piante d’olive, sito nella località Cervito, con l’intento di suffragare le anime dei genitori e di tutti gli altri fedeli defunti.
(Originale, PERGAMENA N. 1301, mm. 175×335; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1269. CARTULA DONATIONIS
1208 – ottobre, ind. XII, Mercogliano
Matteo figlio di Ursone Pupillo e Nicola detto Pessano, alla presenza del giudice Ruggiero, in considerazione dei buoni servizi ricevuti, donano ai fratelli Giovanni e Pietro figli di Guglielmo Racco un casalino sito nel castello di Mercogliano nei pressi della loro abitazione; alla donazione si associano per quanto di propria competenza Trotta madre di Matteo e la moglie di questi anch’essa di nome Trotta e la moglie di Nicola di nome Maria.
(Originale, PERGAMENA N. 1263, mm. 227×205; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1270. CARTULA LOCATIONIS
1208 – ottobre, ind. XIII, Avellino
Il monaco Bartolomeo preposito dell’abbazia di Santa Maria di Montevergine, col consenso dell’abate Donato e dell’intera comunità monastica ed alla presenza del giudice Matteo di Avellino, concede in fitto perpetuo al notaio Ruggiero, che roga l’atto, un pezzo di terra con nocelleto, sito nella località Sanguineta, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare e di corrispondere al monastero la metà delle nocciole ancora verdi e il terratico in ragione della decima parte dei seminati.
1271. SCRIPTUM VENDITIONIS
1208 – novembre, ind. XII, Apice
Giovanni figlio del fu Giusto, non avendo danaro liquido per soddisfare la chiesa di San Pietro di Apice per un legato pio in suffragio dell’anima del defunto zio Giovanni, decide di vendere per il prezzo di 8 tarì di buona moneta amalfitana un orto di sua proprietà, sito nei pressi della stessa chiesa, al presbitero Giordano figlio del fu Lorenzo e alla di lui compagna Maria figlia del fu Giovanni di Santa Croce, da destinare a favoredi Bartolomeo e Giovanni da loro procreati e di altri eventuali nascituri.
(Originale, PERGAMENA N. 1265, mm. 325×237; scrittura rotonda minuscola di transizione).
1272. PRIVILEGIUM EPISCOPI STABILIS
1208 – novembre, ind. XII, Caserta
Il vescovo Stabile di Caserta, col consenso del capitolo cattedrale, concede all’abate Donato e alla comunità di Santa Maria del monte Virgilio la facoltà di costruire nell’ambito della sua circoscrizione diocesana, propriamente nel castello di Maddaloni, una chiesa con annesso campanile e cimitero, di suonare le campane secondo le proprie necessità e di seppellire i fedeli che ne faranno richiesta; ma con l’obbligo da parte del priore di quella chiesa di portare ogni anno, per la festa di San Michele del mese di maggio, cinque libbre di cera alla curia vescovile, di consegnare al vescovo la quarta parte delle decime spettanti alla stessa chiesa e di corrispondere la decima per ogni eventuale futuro possesso.
(Originale, PERGAMENA N. 1266, mm. 385×455; scrittura libraria gotica).
1273. SCRIPTUM TESTIFICATIONIS
1208 – dicembre, ind. XII, Mercogliano
Pietro Racco, volendo rendere ufficiale quanto aveva verbalmente deciso prima di partire pellegrino per San Giacomo di Campostella, prega il giudice Ruggiero di ascoltare i testi da lui presentati e di farne redigere il documento; quattro persone affermano di essere state presenti e di aver ascoltato quando Pietro, prima di partire, aveva costituito la moglie Clarizia e la suocera Taronia usufruttuarie, loro vita natural durante, di tutti i suoi beni mobili e stabili, fatta eccezione di un pezzo di terra sito nella località San Basilio, attribuito al notaio Tristaino; aggiungono inoltre che lo stesso Pietro aveva precisato che tali disposizioni sarebbero decadute al momento del suo rientro, che i sopradetti beni sarebbero stati assegnati alla figlia Mercogliana e ad altri eventuali nascituri; nel caso infine che la moglie Clarizia e la figlia Mercogliana fossero morte senza lasciare eredi legittimi il tutto sarebbe rimasto invariato ad eccezione di un terreno da lui acquistato da Ruggiero Banioso, da assegnarsi ai suoi cugini Giovanni e Riccardo figli del fu Guglielmo Racco.
(Originale, PERGAMENA N. 1267, mm. 180×245; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1274. CARTULA VENDITIONIS
1208 – dicembre, ind. XII, Avellino
Il monaco Martino a nome e per conto dell’abate Donato del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Giacomo di Avellino, vende a Ruggiero di Bisanzio i diritti che il monastero possedeva su un terreno con vigna e castagneto, sito nella località Baiano di Avellino, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di una libbra di cera per la festa di San Martino del mese di novembre.
(Originale, PERGAMENA N. 1269, mm. 230×185; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1275. SCRIPTUM VENDITIONIS
1208 (09) – dicembre, ind. XII, Ascoli Satriano
Novello Fabro figlio del fu Vitellio, alla presenza del giudice Giovanni di Ascoli Satriano, vende al signor Salimbene figlio di Giovanni un casile con annessa cisterna, sito in un ortale di sua proprietà nei pressi di Monte Massaro e confinante per due lati con l’ortale dello stesso Salimbene, per cui gli vende anche una quantità di terreno sufficiente a creare un fossato di divisione tra i due ortali, realizzando 3 soldi provesini.
(Originale, PERGAMENA N. 1268, mm. 200×355; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1276. APODIXA ABSOLUTIONIS
1209 (08) – 28 gennaio, ind. XII, Salerno
Il conte di Acerra Diopoldo di Schweinspeunt, maestro giustiziere di Puglia e di Terra di Lavoro, ed il fratello Siffrido, conte di Alife, rilasciano all’abate Donato e per esso all’intera comunità monastica di Montevergine regolare ricevuta di 120 once d’oro del peso di Salerno, dichiarano il monastero assolto dalla responsabilità di aver agevolato la fuga del signore Guglielmo Francisio di Monteforte e dalla conseguente inadempienza dei patti dello stesso Guglielmo e si impegnano a non muovere ulteriori liti contro Montevergine e contro il feudo di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 1270, mm. 200×275; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1277. MEMORATORIUM [COLLATIONIS ECCLESIE]
1209 – marzo, ind. XII, Mercogliano
Il sacerdote Gionatasio figlio del fu Guglielmo Duni, alla presenza dei giudici Roberto e Biagio di Mercogliano, accetta dai patroni della chiesa di Sant’Angelo, costruita sul monte detto Vergine, l’incarico di officiare quella chiesa campestre, sua vita natural durante, in conformità alle buone tradizioni, ed in cambio riceve il pieno godimento dei beni mobili e stabili di quella chiesa e delle eventuali offerte da parte dei fedeli.
(Copia legale, fatta rogare dal giudice Matteo dietro richiesta dell’abate Giovanni nel marzo 1231, PERGAMENA N. 1686).
1278. CARTULA LOCATIONIS
1209 – marzo, ind. XII, Benevento
Maraldo monaco di Montevergine e priore della chiesa di San Giacomo di Benevento, assistito dal monaco David e dall’oblato Costantino, alla presenza del giudice Canturberio, cede per ventisette anni ai coniugi Ruggiero di Mauro e Maria tre parti di una casa, sita nei pressi della chiesa di San Nicola di Torre Pagana, e tre parti di un terreno, sito nella località Pino, essendo già la signora Maria proprietaria della quarta parte sia della casa che del terreno, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 2 tarì di moneta amalfitana; in caso di morte di uno o di ambedue i coniugi, durante il periodo del fitto, i corpi sarebbero stati portati e sepolti nella chiesa di San Giacomo dietro versamento di 10 tarì di moneta amalfitana; in caso di morte di uno o di ambedue i coniugi, durante il periodo del fitto, i corpi sarebbero stati portati e sepolti nella chiesa di San Giacomo dietro versamento di 10 tarì per la moglie e 12 per il marito; in caso di morte senza eredi e con eredi di minore età, la casa e il terreno sarebbero rimasti di proprietà della chiesa di San Giacomo e solo al raggiungimento della maggiore età dei legittimi eredi e con lo scadere dei ventisette anni casa e terra sarebber ritornate nella situazione di partenza.
(Originale, PERGAMENA N. 1272, mm. 200×280; scrittura beneventana).
1279. CARTULA DOTIS
1209 – aprile, ind. XII, Mercogliano
Carofrate e il figlio Giovanni, alla presenza del giudice Biagio, assegnano in dote a Medelma, rispettivamente figlia di Carofrate e sorella di Giovanni, che era andata sposa a Urso figlio di Giovanni Boventino, la metà di un terreno alberato sito nella località Padula e parte di una casa sita all’interno del castello di Mercogliano; alla concessione si associa Gaita moglie di Giovanni, per assicurare agli sposi il quieto possesso di quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 1273, mm. 275×195; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1280. INSTRUMENTUM VENDITIONIS
1209 – aprile, ind. XII, Mercogliano
Giovanni di Gualtiero, alla presenza del giudice Biagio, per il prezzo di 3 once d’oro vende a Riccardo de Truccia un pezzo di terra con orto e oliveto, sito nella località Toppetella di Mercogliano; alla vendita si associa Maria moglie di Giovanni, per concedere all’acquirente le garanzie di legge per il quieto possesso del terreno.
1281. SCRIPTUM REMISSIONIS
1209 – aprile, ind. XII, Mercogliano
Ruggiero monaco di Montevergine e priore della casa di Mercogliano col consenso dell’abate Donato, alla presenza del giudice Biagio, restituisce a Giovanni figlio del fu Guglielmo e alla moglie Filomena la porzione dello ius patronatus sulla chiesa di San Giacomo Apostolo di Mercogliano, che gli stessi in precedenza (doc. n. 1239) avevano donato al monastero, ed in cambio riceve una quarta d’oncia d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1275, mm. 180×265; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1282. CARTULA CONFIRMATIONIS
1209 – aprile, ind. XII, Castelcicala
Il signore Giovanni Butromile figlio del fu Guglielmo, alla presenza del giudice Giordano e dietro il versamento di 4 tarì amalfitani, conferma a Gregorio figlio del fu Giovanni di Avella la regolare lavorazione sfruttatrice di un pezzetto di terra a lui dato a censo dal presbitero Riccardo e il quieto possesso di un secondo pezzetto di terra da lui acquistato da Giovanni Caramanno: ambedue i terreni erano ubicati nei pressi del Pozzo di Casamarciano.
(Originale, PERGAMENA N. 1276, mm. 165×245; scrittura calligrafica tendente alla gotica).
1283. CARTULA VENDITIONIS
1209 – maggio, ind. XII, Sarno
Giacomo Giovanni figlio del prete Stefano di Striano e la moglie Bianca, alla presenza del giudice Alfano, vendono al giudice Unfrido figlio del primicerio Bartolomeo un pezzo di terra dotale di Bianca, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Sotto Pantaleone, realizzando la somma di 3 once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1277, mm. 385×262; scrittura minuscola corsiva di transizione).
1284. CARTULA LOCATIONIS
1209 – maggio, ind. XII, Avellino
Il monaco Martino vesterario di Montevergine col consenso dell’abate Donato e dell’intera comunità monastica, alla presenza del giudice Giacomo di Avellino che ne controlla le lettere di autorizzazione regolarmente sigillate, concede in fitto perpetuo ai coniugi Silvestro e Dibicia due pezzi di terra: l’uno sito nella località Porca con vigna e castagneto, per il quale i fittavoli devono corrispondere una libbra di cera da consegnare all’inizio dell’anno; l’altro sito nella località Piano con isca e nocelleto, per il quale devono corrispondere la metà delle nocciole e la decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1278, mm. 295×205; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1285. CARTULA LOCATIONIS
1209 – maggio, ind. XII, Avellino
I coniugi Silvestro figlio di Pietro de Silvo e Dibicia, alla presenza del giudice Giacomo di Avellino, prendono in fitto perpetuo dal monaco Martino vesterario di Montevergine, il quale agisce in nome e per conto dell’abate Donato e dell’intera comunità monastica, come da lettere di autorizzazione regolarmente sigillate, due pezzi di terra: l’uno sito nella località Vaneo o Porca con vigna e castagneto, per il quale si obbligano a corrispondere al monastero una libbra di cera da consegnare all’inizio di ogni anno; ed il secondo sito nella località Piano con isca e nocelleto, per il quale s’impegnano a migliorare il nocelleto nello spazio di sedici anni, di corrispondere al monastero la metà delle nocciole e la decima parte di eventuali seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1279, mm. 270×210; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1286. CARTULA COLLATIONIS ECCLESIE
1209 – giugno, ind. XII, Mercogliano
Angelo figlio di Amato di donno Laudo, alla presenza del giudice Biagio di Mercogliano, concede al prete Riccardo Spolia lo «ius patronatus» sulla chiesa di San Giacomo Apostolo, da lui costruita su un terreno di sua proprietà nel luogo detto Pendino Rizzo, con piena facoltà di godere dei beni di quella chiesa e delle eventuali offerte dei fedeli, e con l’obbligo di officiarla, direttamente o tramite un suo delegato, secondo le buone tradizioni delle chiese campestri.
(Originale, PERGAMENA N. 1280, mm. 195×225; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1287. CARTULA COLLATIONIS ECCLESIE
1209 – luglio, ind. XII, Mercogliano
L’abate Donato di Montevergine convoca una curia nel castello di Mercogliano per dirimere una questione sorta tra i sacerdoti Giannattasio e Giovanni di Gualtiero, circa il possesso del beneficio ecclesiastico sulla chiesa di Sant’Angelo, costruita nella montagna di Montevergine; assistito da sette suoi monaci, che si sottoscrivono, e da altre persone qualificate di Mercogliano, alla presenza dei giudici Biagio e Roberto, supera il contrasto, confermando Giannattasio nella cura della chiesa di Sant’Angelo e concedendo al prete Giovanni il beneficio della chiesa di San Basilio.
(Originale, PERGAMENA N. 1281, mm. 210×245; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1288. CARTULA GUADIATIONIS
1209 – agosto, ind. XII, Avellino
Il signore Simone de Ildeprando, alla presenza del giudice Giacomo di Avellino, riconosce di aver ricevuto le 12 once d’oro, da lui in precedenza affidate in custodia al monastero di Montevergine, rilascia nelle mani dei monaci Marco e Martino la necessaria guadia e si fa garante contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 1282, mm. 250×230; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1289. CARTULA TESTIFICATIONIS
1209 – agosto, ind. XII, Avellino
Il giudice Mattia di Avellino, dietro richiesta di Elia de Spenendeo, interroga tre testi sulla veridicità del fatto che erano stati presenti alla trattativa con cui Visconte aveva venduto, per il prezzo di un’oncia d’oro, al detto Elia una casa con forno, sita nel suburbio di Avellino nei pressi della chiesa di San Mercurio, e si era riservato il diritto di rientrarvi in possesso, qualora si trovasse in condizione di restituire il prezzo pagato; i testi confermano tale deposizione e si dichiarano disponibili a confermarla sotto giuramento in qualsiasi altra sede, per cui il giudice senza sottoporli a giuramento ordina al notaio Mario di redigere il relativo atto.
(Originale, PERGAMENA N. 1283, mm. 190×245; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1290. SCRIPTUM VENDITIONIS
1209 – agosto, ind. XII, Ascoli Satriano
Donzello figlio del fu Nicola di Chefamiglia e la suocera Tafura figlia del fu Pandolfo di Alberga dichiarano di possedere in comune una casa, che fu di Ursoleone e dallo stesso assegnata per tre quarti a Donnello nel prenderne in moglie la figlia Maria e per un quarto a Tafura in forza del morgengabe; aggiungono che su quella casa, sita nel suburbio della città di Ascoli dalla parte del Frontino, gravava il canone annuo di due libbra di cera a favore del monastero della Ss.ma Trinità di Venosa da corrispondere nella festa della Madonna di ferragosto, per essere detta casa costruita su un terreno di quel monastero; alla presenza del giudice Giovanni, che controlla la libera volontà di Tufara per la quale funge da mundoaldo il fratello di lei Bellototore, vendono a Domenico figlio del fu Basilio Mercatore quella casa, facendo salvi i diritti del monastero di Venosa e realizzando 2 once d’oro e una quarta di tarì siciliani e quattro soldi provesini.
1291. CARTULA DOTIS
1209 – settembre, ind. XIII, Mercogliano
Pietro Basile, nel dare il proprio assenso al matrimonio della figlia Clarizia con Matteo figlio del fu Giovanni Cervo di Monteforte, alla presenza del giudice Roberto, passa a Matteo il mundio sulla persona di Clarizia e gli assegna la parte di eredità spettante alla stessa Clarizia su tutti i beni mobili e stabili da lui posseduti nel tenimento di Mercogliano e altrove; riserva tuttavia per sé e per la moglie Marotta, loro vita natural durante, il dominio utile su quei beni e impegna il genero a comportarsi come un figlio servizievole e obbediente.
(Originale, PERGAMENA N. 1285, mm. 253×280; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1292. CARTULA VENDITIONIS
1209 – settembre, ind. XIII, Mercogliano
Giovanni figlio di mastro Stefano Graziano e la moglie Maria, alla presenza dei giudici Biagio e Roberto, vendono a Ruggiero monaco di Montevergine e priore della casa di Mercogliano i beni da loro posseduti nelle pertinenze di Mercogliano, facenti parte della dote di Maria e consistenti in case e possedimenti vari, realizzando la somma di 3 once d’oro del peso di Salerno.
(Originale, PERGAMENA N. 1286, mm. 205×205; scrittura minuscola di transizione).
1293. SCRIPTUM IUDICATI
1209 – ottobre, ind. XIII, Mercogliano
In una curia appositamente convocata dall’abate Donato nel castello di Mercogliano, i giudici Biagio e Roberto delegati a mantenere la giustizia e la pace tra i sudditi del feudo monastico, dietro richiesta del monaco Ruggiero priore e rettore di Mercogliano, interrogano i fratelli Matteo e Simone Fellicola sulle ragioni da cui erano spinti a sostenere certi diritti su un territorio che fu di Goffredo di Sant’Angelo a Scala, eventualmente spettanti ad una loro nipote di nome Marotta, di cui erano mundoaldi e tutori; sottoposti a giuramento, i due fratelli riconobbero di non avere alcun diritto su quel terreno, per cui i giudici radunatisi in camera di consiglio insieme ai notabili del paese emisero sentenza a favore dell’abbazia di Montevergine e ordinarono al notaio Ruggiero di redigerne l’atto a maggiore cautela e garanzia dei monaci.
(Originale, PERGAMENA N. 1287, mm. 237×147; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1294. PRIVILEGIUM REGIS FREDERICI
1209 – ottobre, ind. XIII, Palermo
Il re Federico II prende sotto la sua speciale protezione l’abate e il monastero di Montevegine con tutte le dipendenze, specificandone il titolo e l’ubicazione; conferma e convalida tutti i diritti e privilegi, di cui godeva il monastero su tutto il territorio del regno; in particolare conferma la donazione del castello di Mercogliano, fatta dal padre Enrico VI, e quella delle sei corbe di terreno del demanio di Maddaloni, fatta da lui stesso; infine assegna allo stesso monastero otto casate di coloni residenti nel territorio di Maddaloni.
(Originale, PERGAMENA N. 1288, mm. 310×290; scrittura minuscola cancelleresca).
1295. BREBE LOCATIONIS
1209 – novembre, ind. XIII, Montefusco
Giovanni Grasso procuratore dei beni della chiesa di Santa Maria di Montevergine, col consenso dell’abate Donato e della comunità monastica, alla presenza del signore Giovanni Pignatelli conte napoletano, del giudice Guarmundo e di altri testi, cede in fitto a Benedetto figlio del fu Ruggiero de Golizia e alla moglie Trotta una vigna sita nelle pertinenze del castello di Tufo dove si dice San Martino; fa tuttavia salva la quarta parte spettante alla signora Claradia in forza del morgengabe rilasciatole dal defunto marito Bongiovanni; precisa che il fitto ha valore fino a quando rimarranno in vita i due coniugi, i quali si impegnano a versare mezza oncia d’oro di entratura, a corrispondere il canone annuo di 4 tarì amalfitani per la festa del Natale e di far ricorso alla curia abbaziale per qualunque misfatto dovesse verificarsi su quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 1289, mm. 230×260; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1296. PAGINA DONATIONIS
1210 (09) – gennaio, ind. XIII, Sant’Agata di Puglia
Il giudice Girardo di Rocca Sant’Agata, la moglie Trotta e il figlio Marco, dietro ispirazione divina e col consiglio dell’abate Donato di Montevergine, decidono di prendere l’abito religioso nella chiesa di Santa Maria di Montevergine e, non volendo presentarsi a mani vuote in un monastero tanto importante, offrono alcuni beni stabili di loro proprietà siti nella città di Bovino e a Rocca Sant’Agata; elencano per la città di Bovino un palazzo con frantoio nei pressi dell’episcopio, un orto nei pressi della chiesa di Santa Lucia e un giardino fuori città nei pressi della chiesa di San Simeone, facendo tuttavia salva per detti beni la quarta parte già assegnata al figlio Ugo; per Rocca Sant’Agata invece enumerano la parte loro spettante su quattro terreni ubicati rispettivamente a Illibato, a Serra Arma, a Monte Rotondo e a Pirelli, inoltre la parte loro spettante su un mulino sito a Ponte, del quale una metà era già stata donata al monastero dai loro antenati; infine la signora Trotta aggiunge un bue, un asino, quindici moggia di grano e dieci di orzo. Lo stesso giudice Girardo redige l’atto per tramandarne notizia ai posteri e per assicurare al monastero il quieto possesso dei beni donati.
(Originale, PERGAMENA N. 1290, mm. 200×430; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1297. CARTULA CONFIRMATIONIS
1210 – marzo, ind. XIII (XI), Avella
Tommaso figlio del fu Roberto di AnsaLone, per la remissione dei suoi peccati e per la salvezza dell’anima dei suoi genitori e di tutti gli altri parenti, alla presenza del giudice Bartolomeo e di altri testi qualificati, conferma alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del priore Paolo, tutte le donazioni fatte a quella chiesa da lui e dai suoi predecessori.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 1309, mm. 165×272; scrittura minuscola rotonda di transizione).
1298. BREBE VENDITIONIS
1210 – aprile, ind. XIII, Mercogliano
Nicola e il sacerdote Maggio figli del giudice Maggio Sasso, Maggio figlio di Nicola Sasso, Giovanni figlio del giudice Amato e Riccardo figlio del notaio Marrisio, alla presenza del giudice Biagio, vendono a Maria figlia di Giovanni Ariberto un pezzo di terra vacua, sito nella località Naspa di Mercogliano, realizzando la somma di 20 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associano le signore Laudanda, Nicolina, Ninive e Maria rispettivamente mogli di Nicola, Maggio, Giovanni e Riccardo per concedere all’acquirente le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 1291, mm. 200×240; scrittura minuscola di transizione).
1299. SCRIPTUM VENDITIONIS
1210 – aprile, ind. XIII, Ascoli Satriano
Giovanni figlio del fu Nicola de Laureto, avendo ereditato la metà di una casa sita nel sobborgo della città di Ascoli Satriano nei pressi della chiesa di Sant’Andrea, alla presenza del giudice Leone e di altri testimoni, decide di venderla, per il prezzo convenuto di 8 once d’oro di tarì siciliani, al maestro Giacomo Ferrario, il quale era già proprietario dell’altra metà di quella casa per averla acquistata dal di lui fratello Guido.
(Originale, PERGAMENA N. 1292, mm. 245×435; scrittura minuscola di transizione).
1300. CARTULA VENDITIONIS
1210 – maggio, ind. XIII, Sarno
Unfrido figlio del fu Giovanni de Ferrando, alla presenza del giudice Alfano, vende al giudice Unfrido figlio del primicerio Bartolomeo un pezzetto di terra arbustato, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice San Giorgio, realizzando la somma di mezza oncia d’oro.