1196-1198

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1998). Il documento n. 1001, relativo all’anno 1189, fa parte di un gruppo di undici pergamene acquistate nel novembre 1988

1001. SCRIPTUM VENDITIONIS
1189 – gennaio, ind. VII, Matera
Sibilla figlia del fu Fazio e moglie di Amato della città di Matera, assistita dal marito e dal fratello Damiano che le funge da mundoaldo e autorizzata dal giudice Goffredo che ne controlla la libera volontà, per risolvere le proprie difficoltà economiche vende a Leone figlio del fu Ioannoccaro de Ipolita una grotta con antistante spiazzo, sita al Sasso Cariola nei pressi della chiesa di San Bartolomeo, realizzando la somma di un’oncia e mezza d’oro di tarì siciliani.
(Originale, PERGAMENA N. 6589, mm. 225×320; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1002. BREBE OFFERTIONIS
1196 (95) – febbraio, ind. XIV (XV), Taurasi
Giovanni di Domenico figlio del fu Domenico, alla presenza del giudice e stratigoto Giovanni di mastro Angelo, per la salvezza dell’anima sua dona al cenobio di Santa Maria di Montevergine tramite il monaco Pietro, priore della dipendenza monastica di Santa Maria del  Fiume, la metà di una vigna sita nelle pertinenze di Taurasi dove si dice Pozzo di Gaiferio, riservandosene l’usufrutto sua vita natural durante.
(Originale, PERGAMENA N. 1012, mm. 242×336; scrittura minuscola di transizione).

1003. CARTULA VENDITIONIS
1196 – marzo, ind. XIV, Ariano Irpino
Maria figlia del fu Giovanni di Benevento, assistita da Pietro figlio del fu Deodato che le funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Ippolito, vende a Roberto figlio del fu Urso Fabbricatore una casetta, sita dentro la città di Ariano, nell’ambito della parrocchia di San Matteo, e riscuote il prezzo di un romanato e mezzo, precisando che il romanato era valutato in 15 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 996; scrittura beneventana).

1004. CARTULA CENSUS
1196 (95) – aprile, ind. XIV, Rocca Anziana
Fenizia Mosca figlia del fu Rainaldo, signora di Rocca Anziana e di altre terre, cede in fitto perpetuo a Giovanni figlio del fu Guido de Benedetto cinque piccoli appezzamenti di terreno, quattro siti nella località Campocomitale ed uno nella località Pillitu, con l’obbligo di corrispondere alla stipula del contratto un’oncia d’oro come entratura ed ogni anno per la festa del Natale un tarì di moneta amalfitana come canone di fitto.
(Originale, PERGAMENA N. 997, mm. 184×340; scrittura minuscola di transizione).

1005. CARTULA COMMUTATIONIS [TRANSUMPTUM]
1196 – maggio, ind. XIV, Benevento
Un certo Romualdo opera uno scambio di beni con la signore Giuditta moglie del notaio Roffredo, entrando così in possesso di una casa in muratura, sita nella città vecchia di Benevento, nei pressi della piazza pubblica che mena alla porta Aurea, non molto distante dalla chiesa di San Giovanni di porta Somma.
(Inserto che contiene elementi essenziali nella PERGAMENA N. 1298 del 17 ottobre 1210).

1006. SCRIPTUM VENDITIONIS
1196 – maggio, ind. XIV, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio di Mercogliano, Andrea figlio del fu notaio Guglielmo e la sorella Veronica, per la quale lo stesso Andrea funge da mundoaldo, vendono al fratello Melelao un pezzo di terra con nocelleto, sito nella località Macera, per il prezzo di 14 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Marotta, moglie di Andrea e rilascia a Melelao le opportune garanzie di legge per il quieto possesso dei beni acquistati.
(Originale, PERGAMENA N. 998, mm. 291×261; scrittura minuscola di transizione).

1007. SCRIPTUM VENDITIONIS
1196 – maggio, ind. XIV, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio di Mercogliano, Veronica figlia del fu notaio Guglielmo, col consenso del fratello Andrea che le funge da mundoaldo, vende all’altro fratello Melelao un casalino, sito nell’ambito del castello di Mercogliano, realizzando la somma di 9 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 999, mm. 275×195; scrittura minuscola di transizione).

1008. CARTULA VENDITIONIS
1196 – maggio, ind. XIV, Ariano Irpino
 I fratelli Raone e Guglielmo figli del fu Pandolfo Maraldo, con la partecipazione di Tufania moglie di Raone, vendono al giudice Alessandro una vigna con annesso terreno coperto da sterpaglia, sita nelle pertinenze di Ariano dove si dice Laturani, realizzando la somma di 10 romanati.
(Originale, PERGAMENA N. 1000, mm. 196×240; scrittura beneventana).

1009. SCRIPTUM SECURITATIS
1196 – maggio, ind. XIV (XV), Montefusco
Il monaco Pietro, priore della chiesa di Santa Maria di Lapio sita lungo il fiume Calore, cita in giudizio i fratelli Iulgario e Glorioso per non aver corrisposto l’intero canone annuale dovuto alla chiesa per il fitto di alcuni terreni e consistente in 3 tarì di moneta salernitana, due misure di vino, una spalla di maiale, una gallina, una grimpa di farina ed una di orzo, una focaccia per il Natale ed una seconda per la Pasqua, nonché la prestazione personale di una giornata lavorativa alla settimana; il giudice Gioacchino, dopo aver ascoltato la controparte e sottoposto a giuramento i testi che avevano deposto a favore del monaco Pietro, condanna i due fratelli a ristabilire l’intero canone ed a pagare gli arretrati; il monaco tuttavia si dice soddisfatto del ristabilimento del canone, abbuona gli arretrati ed accetta la guadia ed i mediatori posti dai fratelli Iulgario e Glorioso.
(Copia in forma di originale, PERGAMENA N. 1001, mm. 280×205; scrittura minuscola di transizione).

1010. SCRIPTUM LOCATIONIS
1196 – giugno, ind. XIV, Mercogliano
Il monaco di Montevergine Urso Pellicola, priore della casa di Loreto, concede in fitto perpetuo a Riccardo Datto figlio del fu Giovanni un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di castagno, sito nella località Sariano, con l’obbligo di incrementare il castagneto e di corrispondere il canone annuo in ragione delle castagne e della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1002, mm. 262×263; scrittura minuscola di transizione).
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1011. SCRIPTUM LOCATIONIS
1196 – giugno, ind. XIV, Montevergine
Il monaco Roberto, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno e col consenso dell’abate Daniele e degli altri confratelli, concede in fitto perpetuo a Diotiguardi figlio del fu Roberto de Manni un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Baccanico, con l’obbligo di incrementare il castagneto e di corrispondere il canone annuo in ragione della metà delle castagne e della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1003, mm. 200×225; scrittura minuscola di transizione).

1012. SCRIPTUM MANIFESTATIONIS
1196 – 7 agosto, ind. XIV, Benevento
Il giudice Pietro figlio del fu Atenolfo, ricordando che in forza di una sentenza avversa all’abbazia di Montevergine era entrato in possesso di una casa salariata e di una casa terranea, site lungo le mura della città nuova di Benevento non molto distante dalla chiesa di Sant’Angelo de Primicerio, e che quelle stesse due case appartenevano all’abbazia per disposizione del fu Matteo di Barbato, mosso da devozione verso la Madre di Dio, alla presenza del giudice Luca rinunzia ad ogni suo diritto su quelle case ed immette il monaco Roberto nel loro pieno possesso; alla rinunzia si associano Mattia e Gaitelgrima, rispettivamente moglie e madre del giudice Pietro.
(Originale, PERGAMENA N. 1004, mm. 445×565; scrittura minuscola di transizione).

1013. INSTRUMENTUM VENDITIONIS
1196 – agosto, ind. XIV, Mercogliano
Pietro figlio del fu Giovanni Bove, con la partecipazione della moglie Maria per quanto di sua competenza, vende ad Andrea del castello di Litto figlio del fu Goffredo un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Mercogliano non molto distante dalla chiesa di San Basilio, realizzando la somma di 48 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1005, mm. 245×294; scrittura minuscola di transizione).

1014. SCRIPTUM VENDITIONIS
1196 – agosto, ind. XIV, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio di Mercogliano, i fratelli Giovanni e Tristaino figli del fu Giovanni Caputo, con la partecipazione della madre Maria per la quale essi stessi fungono da mundoaldi, vendono allo zio Maggio Caputo figlio del fu Giovanni un pezzo di terra con castagneto sito nella località Urbiniano, realizzando la somma di venti tarì di moneta salernitana).
(Originale, PERGAMENA N. 106, mm. 212×244; scrittura minuscola di transizione).

1015. SCRIPTUM MANIFESTATIONIS
1196 – agosto, und. XIV, Mercogliano
Morlando figlio di Biagio Bonande, dietro il versamento di 21 tarì di moneta corrente salernitana, si fa rilasciare dal cognato Giovanni Ramario e dalla moglie Marotta, per la quale lo stesso Giovanni funge da mundoaldo, le opportune garanzie di legge per il quieto possesso dell’eredità paterna e materna a lui pervenuta e sulla quale la sorella Marotta, moglie di Giovanni, avrebbe potuto avanzare dei diritti.
(Originale PERGAMENA N. 1007, mm. 360×182; scrittura minuscola di transizione).

1016. SCRIPTUM LOCATIONIS
1196 – agosto, ind. XIV, Montevergine
Il Monaco Roberto, preposito del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate Daniele e della comunità cede in fitto perpetuo a Rainaldo un castagneto sito nella località Mandre di Summonte nei pressi dell’ospedale, con l’obbligo di coltivarlo e di corrispondere un’oncia d’oro meno 8 tarì di moneta salernitana come entratura ed il canone annuo in ragione della metà delle castagne e della decima parte dei seminati.
(Originale, PERGAMENA N. 1008, mm. 182×275; scrittura minuscola di transizione).

1017. CARTULA OFFERTIONIS
1196 – settembre, ind. XV, Villa Narzano di Aversa
I coniugi Adenulfo de Stipite figlio del fu Rainaldo e Catigrima figlia del fu Sergio Balzano, possessori di una baronia in Aversa, col consenso di Giovanni Capice figlio di Catigrima, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani di fra Giovanni priore della casa di Casacugnano, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Aversa, nel Gualdo di Santa Maria Maddalena.
(Originale, PERGAMENA N. 6453, mm. 285×305; scrittura minuscola di transizione).

1018. SCRIPTUM SENTENTIE
1196 – settembre, ind. XV, Montevergine
In una curia, convocata dall’abate di Montevergine Eustasio e presieduta dal cellerario Andrea, il giudice Magno è chiamato a dirimere una questione sorta tra i figli ed i nipoti del fu Riccardo di Monteforte circa l’eredità dello stesso Riccardo; il giudice, dopo aver ascoltato le parti e letta la documentazione presentata, decide a favore di Marotta e dei suoi figli perché i cinque pezzi di terreno in questione non erano da considerarsi come facenti parte dell’asse ereditario, in quanto erano stati acquistati col denaro della dote di Marotta e con lo scopo dichiarato che sarebbero stati assegnati a lei ed ai suoi figli senza farne parte al fratellastro ed ai suoi eredi, come dimostrato dagli atti notarili di acquisto.
(Originale, PERGAMENA N. 1009, mm. 246×545; scrittura minuscola di transizione).

1019. SCRIPTUM QUIETATIONIS
1196 (97) – settembre, ind. XV, Ascoli Satriano
Pietro Monaco, residente a Rocchetta Sant’Antonio, alla presenza di testi qualificati, riconosce di aver ricevuto da Giovannizito de Becu le 5 once e mezza d’oro, di cui era creditore, e prega il notaio Leone di Ascoli Satriano di voler mettere in iscritto la sua deposizione e così rilasciare una quietanza legale, onde assicurare Giovannizito ed i suoi eredi contro eventuali futuri contrasti.
(Originale, PERGAMENA N. 118, mm. 230×130; scrittura minuscola di transizione).

1020. CARTULA VENDITIONIS
1196 – novembre, ind. XV, Avellino
Rainone figlio del fu Giovanni, per il prezzo di 36 tarì di moneta salernitana, vende ad Urso Ramano una casa costruita su un terreno di sua proprietà, fuori la città di Avellino nel luogo detto Strada, aggiungendo che per l’occupazione del suolo e per l’utilizzo di un orticello attiguo corrisponderà ogni anno, nel mese di gennaio, il canone di 3 tarì di moneta salernitana; in caso di vendita di quella casa, riserva per se e per i suoi eredi il diritto di prelazione, pagando 4 tarì in meno del prezzo corrente, ed in caso di vendita ad altre persone ribadisce che su quella casa continuerà a gravare il canone di 3 tarì a vantaggio suo e dei suoi eredi.
(Originale PERGAMENA N. 1010, mm. 230×289; scrittura beneventana).
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1021. CARTULA OFFERTIONIS
1196 – novembre, ind. XV, Avella
Alla presenza del giudice Avellano e di altri testi qualificati, la signore Solombria col consenso del marito, il milite Giovanni figlio di Artura, dona alla chiesa di Santa Maria del Plesco un pezzo di terra avuta in dote, sita mnelle pertinenze di Avella dove si dice Piede dell’Orto.
(Originale, PERGAMENA N. 1011, mm. 266×288; scrittura minuscola di transizione).

1022. CARTULA OBLATIONIS
1197 – 1 gennaio, ind. XV, Troia
Seclina moglie di Pietro d’Osberno, che le funge da mundoaldo, con licenza del giudice Nicola e col consenso dei parenti più prossimi, offre al monastero di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Riccardo procuratore della casa verginiana di Troia, un palazzo con annesso frantoio, sito nella città di Troia sulla strada Gualtiero di Cansore, riservando a se stessa il diritto di continuare ad abitare nel palazzo e di riscuotere la quarta parte dell’olio del frantoio sua vita natural durante ed alla figlia Sassa la facoltà di riscattare, dopo la sua morte, quel palazzo con annesso frantoio versando al monastero di Montevergine 10 once d’oro.
(Inserto alla PERGAMENA N. 2006 del 2 agosto 1250).

1023. CARTULA DONATIONIS
1197 – febbraio, ind. XV (II), Buccino
Alla presenza del giudice Giovanni, Niceforo de Fimi, col consenso della moglie, dona alla chiesa di Sant’Onofrio di Petina, nelle mani del priore Donato, due pezzi di terra: l’uno sito nella località Matirisi, di cui non si specificano i confini in quanto già contenuti in un altro documento in possesso del priore Donato, ed il secondo nella località San Nicola de Palaciis.
(Originale, PERGAMENA N. 1044, mm. 193×297; scrittura minuscola di transizione).

1024. CARTULA SECURITATIS
1197 – marzo, ind. XV, Apice
Il conte Filippo di Balvano, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi qualificati, ordina al notaio Landulfo di rilasciare a Giovanni de Anterio una cartula securitatis, intesa a rendere ufficiale uno scambio, col quale egli aveva ceduto a Giovanni de Anterio un feudo sito nelle pertinenze di Apice dove si dice Raiatella ed aveva ricevuto la facoltà di costruire, su un terreno irriguo di proprietà dello stesso Giovanni, un canale necessario al funzionamento dei suoi mulini siti lungo il fiume Calore.
(Originale, PERGAMENA N. 1013, mm. 226×184; scrittura minuscola di transizione).

1025. SCRIPTUM LOCATIONIS
1197 – aprile, ind. XV, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, Giovanni detto di Damiano nonché Riccardo e la sorella Gemma figli del fu Amodeo cedono in fitto perpetuo ai fratelli Giovanni e Riccardo, figli del fu Marco Corvo del castello di Monteforte, un pezzo di terra sito nella località Toro Bernello con l’obbligo di coltivarlo, di incrementare il vigneto e di corrispondere la metà del vino e la decima parte dei seminati.
 (Originale, PERGAMERNA N. 1014, mm. 200×248; scrittura minuscola di transizione).

1026. CARTULA VENDITIONIS
1197 – maggio, ind. XV, Eboli
Alla presenza del giudice Simone, Ruggiero figlio del fu Nicola de Sesamo e la moglie Maria vendono a Giannattasio figlio del fu Matteo Famulo un pezzo di terra coperto da alberi di quercia, sito nelle pertinenze di Eboli dove si dice Querceto, realizzando la somma di 40 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENE N. 1015, mm. 297×119; scrittura minuscola di transizione).

1027. CARTULA OBLATIONIS
1197 – maggio, ind. XV, Ospedale di Montevergine
Giovanni di Leto del castello di Montefusco, nell’ospedale di Montevergine, alla presenza del giudice Magno e del preposito Roberto, dichiara di aver prestato a diverse persone una certa quantità di danaro, che ora intende recuperare ed offrire alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, allo scopo autorizza il preposito Roberto, fornendogli l’elenco dei debitori con relativo importo dovuto, di riscuotere direttamente quel danaro; aggiunge che l’intera somma potrà essere utilizzata dall’abbazia a condizione che egli venga accolto nell’una o nell’altra dipendenza monastica, in caso contrario metà del danaro riscosso dovrà essergli restituita; infine stabilisce che, qualora dovesse morire senza lasciare eredi diretti, tutti i suoi beni mobili e stabili passeranno in proprietà dell’abbazia di Montevergine.
(Originale, PERGAMENA N. 1016, mm. 269×260; scrittura minuscola di transizione).

1028. CARTULA OFFERTIONIS
1197 – maggio, ind. XV, Avellino
Il conte di Avellino Pagano de Paris, alla presenza dei giudici Matteo e Mattia e di altri testi qualificati, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine uno dei tre mulini da lui posseduti lungo il fiume Calore nelle pertinenze di taurasi dove si dice Spenta, precisando che trattasi di quello adiacente al mulino dell’abbazia cavense; ad evitare ogni tipo di concorrenza, stabilisce che il ricavato della molitura dei restanti suoi due mulini e dei due di Montevergine, di quello cioè ora donato e di quello già posseduto, sia diviso in due parti uguali; infine si impegna a riparare a proprie spese il mulino donato, fatta eccezione della mola e delle ferramenta.
(Originale, PERGAMENA N. 1017, mm. 313×750; scrittura minuscola di transizione).

1029. SCRIPTUM MEMORIE
1197 – maggio, ind. XV (X), Avellino
Alla presenza del giudice Matteo, Pietro Cavallo figlio del fu Donadeo stipula con l’abbazia di Montevergine, rappresentata dall’abate Eustasio, il regolare contratto della donazione di un pezzo di terra con vigna ed altri alberi da frutta sito nella località Bagno, escludendo la quarta parte spettante alla moglie Trotta e riservando a se stesso l’usufrutto sua vita natural durante nonché il diritto di vendere qualcosa in rapporto ai bisogni della sua vecchiaia, qualora a ciò non dovesse provvedere la stessa abbazia.
(Originale, PERGAMENA N. 1018, mm. 279×244; scrittura minuscola di transizione).

1030. INSTRUMENTUM CONFIRMATIONIS
1197 – maggio, ind. XV, Pietrelcina
Il signore di Pietrelcina Bartolomeo figlio del fu Ugo, dopo aver ricordato di essere stato presente alla donazione fatta all’abbazia di Montevergine, al tempo dell’abate Giovanni, dal fratello Riccardo e dalla madre Lusitana, dietro richiesta dell’attuale abate Gabriele conferma quella donazione, precisando che si tratta della chiesa di San Marco con relativi beni e terre lavorative di cui si specificano i confini non ben definiti nel precedente atto; inoltre concede la facoltà di costruire un mulino lungo il torrente che scorre a valle del colle di San Martino, nonché la licenza di pascolo per gli animali del monastero ed il diritto di legnare in rapporto alle esigenze della chiesa donata e del priorato di San Giacomo di Benevento in tutto il demanio di Pietrelcina; in cambio riceve 20 once d’oro nonché cento pecore, undici vacche, tre giovenchi ed un somaro per il valore complessivo di altre 20 once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1019, mm. 317×425; scrittura minuscola di transizione).
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1031. CARTULA PERMUTATIONIS
1197 – giugno, ind. XV, Benevento
Ruggiero Malanima, riconoscendo valida la richiesta del monastero di Montevergine avanzata tramite il preposito Roberto, cede un pezzo di terra e parte di una casa, necessari per l’avviata ristrutturazione della dipendenza monastica di San Giacomo di Benevento, ed in cambio riceve un’altra casa e terreno; alo scambio si associa Giaquinta, moglie di Ruggiero, per quanto di propria competenza.
(Originale, PERGAMENA N. 1020, mm. 325×183; scrittura beneventana).

1032. SCRIPTUM SECURITATIS
1197 – luglio, ind. XV, Taurasi
Alla presenza del giudice Giovanni Barusso, il sacerdote Urso ed il fratello Giovanni, figli del fu Rufino, rinunziano nelle mani del monaco Pietro priore della dipendenza monastica di Santa Maria del Fiume a qualsiasi azione legale contro il monastero di Montevergine per i diritti da loro posseduti su un orto, sito nelle pertinenze di Taurasi dove si dice Prato e donato al monastero da Giovanni Galfrido; per tale rinunzia il sacerdote Urso riceve 17 tarì di moneta salernitana con altri beni in natura ed il fratello Giovanni un’oncia d’oro e 20 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 1021, mm. 224×280; scrittura minuscola di transizione).

1033. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1197 – luglio, ind. XV, Mercogliano
L’abate Eustachio di Montevergine col consenso della comunità monastica cede all’ex giudice di Sant’Angelo a Scala Ruggiero divenuto uomo del monastero, tutti i beni che erano stati di Fiorentino Russo, siti nelle pertinenze di Mercogliano o in qualsiasi altro luogo, ad eccezione di una casa tenuta da Gualtiero Faraone e di un orto tenuto dai rettori della chiesa di San Pietro Sirette; cede inoltre una terra sita in località Villa Nova ed una seconda terra in parte coperta da piante di nocciolo, sita dove si dice Gorgo e tenuta da Castolio, il quale d’ora in poi dovrà considerarsi fittavolo del giudice Ruggiero alle stesse condizioni con cui lo era stato in precedenza del monastero; infine determina il canone annuo in 15 tarì di moneta salernitana da corrispondere nella festa della natività della Madonna e riceve da Ruggiero giudice come entratura 3 once e mezza d’oro del peso di Salerno.
(Minuta notarile, PERGAMENA N. 1022, mm. 238×235; scrittura minuscola di transizione).

1034. BREBE DONATIONIS
1197 – ottobre, ind. I, Ferraria
I signori del castello di Ferraria, Giacomo Guarna e la moglie Agnese, per la salvezza delle anime loro offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Matteo, un tenimento con bosco sito nella località Santa Maria Maddalena e la parte loro spettante di un terreno posseduto in comune con la chiesa di Santa Maria di Ferraria sito nella località Monte di Santa Lucia, precisando che il bosco e parte del tenimento con i diritti sulla chiesa di Santa Maria Maddalena erano già stati ceduti al monastero di Montevergine dal defunto Briel primo marito della signora Agnese; alla donazione si associa Ruggiero figlio di primo letto di Agnese, il quale rinunzia ad ogni suo diritto sui beni donati; i tre donatori ricevono dal monastero di Montevergine 2 once d’oro, due giovenchi e un somaro.
(Originale, PERGAMENA N. 1023, mm. 208×456; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1035. SCRIPTUM CONFIRMATIONIS
1197 – novembre, ind. I, Avella
Gisulfo, signore di Castellammare della Brusca, di Avella e di latri castelli, per la salvezza dell’anima sua, della moglie Aldemoda Mosca e degli altri parenti defunti, alla presenza del giudice Avellano e di altri testi qualificati, conferma alla chiesa di Santa Maria del Plesco la donazione fatta dal signore Giovanni di Artura e dalla moglie Solombria.
(Originale, PERGAMENA N. 1024, mm. 318×282; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1036. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1197 – novembre, ind. I, Avella
Gisulfo, signore di Castellammare della Bruca di Avella e di altri castelli, per la salvezza dell’anima sua, della moglie Aldemoda Mosca e degli altri parenti defunti, dona al monastero di Montevergine l’intero possedimento che fu di Giovanni Amico e di Mauro Amilcare nonché una pianta d’olivo sita nella località Matrizzano ed un suo territorio già tenuto in censo dagli uomini del monastero, allo scopo di tenere accesa una lampada in perpetuo, giorno e notte, davanti all’altare della beata vergine Maria; aggiunge inoltre che, qualora il reddito non dovesse risultare sufficiente, egli stesso provvederà ad integrarlo.
(Copia imitativa, PERGAMENA N. 1025, mm. 365×300; scrittura minuscola rotonda di transizione).

1037. CARTULA COMMUTATIONIS
1197 – dicembre, ind. I, Aversa
Il cittadino di Aversa Tommaso Parisio, figlio del fu Parisio, avendo già concordato ed operato uno scambio di beni con i monaci verginiani Roberto preposito dell’abbazia di Montevergine e Giovanni priore della casa di Casacugnano, chiede al notaio Giovanni Bigiano di redigere l’atto ufficiale, precisando che il pezzo di terra da lui ricevuto era sito nei pressi di Casacugnano, mentre quello da lui dato, di cui si specificano i confini, era sito nella località Gualdo di Santa Maria Maddalena.
(Originale, PERGAMENA N. 1026; mm. 257×337; scrittura minuscola corsiva di transizione).

1038. CARTULA MORGINCAP
1198 (97) – febbraio, ind. I, Mercogliano
Riccardo, figlio del fu Deodato Martino, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio conferma le nozze con la sposa Menta, figlia di Giovanni de Ariberto, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili, presenti e futuri, con facoltà di poterli utilizzare a suo piacimento.
(Originale, PERGAMENA N. 1027, mm. 214×294; scrittura minuscola di transizione).

1038 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1198 (97) – febbraio, ind. I, Mercogliano
Giovanni de Ariberto, nel dare il proprio assenso al matrimonio della figlia Menta con Riccardo figlio del fu Deodato Martino, si fa rilasciare le garanzie di rito, consistenti nella promessa, vincolata da pene pecuniarie, di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale, di rispettare l’unità e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme alla moglie una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 1027; scrittura minuscola di transizione. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 1027).

1039. INSTRUMENTUM OFFERTIONIS
1198 (97) – febbraio, ind. I, Avella
Gisulfo, signore di Castellamare di Bruca, di Avella e di altri castelli , per la salvezza dell’anima sua e degli altri suoi parenti, dona all’abbazia di Montevergine, nelle mani dei monaci Matteo e Paolo, il vassallo Bernardo con figli e beni, trasferendo all’autorità dell’abate Gabriele e dei suoi successori i relativi diritti a lui spettanti ad eccezione del giuramento di fedeltà; in cambio riceve 4 once d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 1028, mm. 273×240; scrittura minuscola di transizione).

1040. CARTULA ALIENATIONIS
1198 – febbraio, ind. I, Capua
Giovanni de Alta figlio del fu Martino assegna, sotto forma di dote, alla sorella Gemma, nelle mani del cognato Martino figlio del fu Giovanni e marito di Gemma, un terreno sito nella località Ponticelli, che egli teneva in fitto dal signore Luca Guarna, con l’obbligo di corrispondergli il canone annuo di un tarì di buona moneta amalfitana.
(Copia autentica del febbraio 1274, PERGAMENA N. 2274).
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1041. CARTULA TRADITIONIS
1198 (97) – marzo, ind. I, Avellino
L’abate Gabriele del monastero di Santa Maria di Montevergine, col consenso della comunità monastica, concede per 29 anni a Gregorio figlio del fu Giovanni Russo una casa in muratura, sita nel suburbio della città di Avellino nei pressi della chiesa di San Mercurio, con l’obbligo di versare come entratura 64 misure di orzo, di corrispondere il canone annuo di 3 tarì di moneta salernitana e di fare salvi i diritti del monastero di San Benedetto di Avellino.
(Originale, PERGAMENA N. 1030, mm. 335×182; scrittura beneventana di transizione).

1042. PAGINA INSTRUMENTI
1198 – marzo, ind. I, Avellino
Alla presenza del giudice Mattia di Avellino, Giacomo Lupaione e la moglie Trotta offrono se stessi e tutti i beni stabili, da loro posseduti nelle pertinenze di Pozzo del Sale e altrove, al monastero di Montevergine, nelle mani del preposito Matteo; precisano che i beni mobili da loro posseduti rimarranno di proprietà della signora Trotta e che Giacomo resterà a servizio del monastero per tutti i giorni della sua vita ed abiterà in esso, con possibilità di far visita alla moglie ma con l’impegno di condurre con lei una vita casta; aggiungono inoltre la clausola che il monastero dovrà far fruttificare i terreni donati e consegnare la metà del raccolto alla stessa Trotta sua vita natural durante, la quale si impegna a procurare al marito gli abiti monacali.
(Originale, PERGAMENA N. 1031, mm. 319×297; scrittura minuscola di transizione).

1043. CARTULA DONATIONIS
1198 – aprile, ind. I, Capua
Marco di Raimo, abitante a Capua, figlio del fu Raimo di Chiazzo, alla presenza del giudice Giovanni di Capua, ricorda che Pietro Segreto nel suo ultimo testamento aveva lasciato al monastero di San Vincenzo al Volturno un pezzo di terra sito nella località Sant’Agnello, a lui pervenuto per disposizione dell’imperatore insieme a tutti gli altri beni del defunto Pietro; decide pertanto di rispettare la volontà del testatore e di donare quella terra al detto monastero nelle mani del monaco Giovanni, in cambio chiede che dopo la sua morte ogni anno nel giorno dell’anniversario sia celebrata una messa in suffragio dell’anima sua.
(Originale, PERGAMENA N. 1032, mm. 231×317; scrittura minuscola di transizione).

1044. SCRIPTUM LOCATIONIS
1198 – giugno, ind. I, Mercogliano
L’arciprete Lando, custode e rettore della chiesa di San Giacomo apostolo sita nella località Urbiniano di Mercogliano, concede in fitto perpetuo a Matteo figlio del fu Felice un terreno con orto ed oliveto, sito nella località Preteta, per il canone annuo di un tarì da corrispondersi nel giorno festivo del titolare della chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 1033, mm. 242×258; scrittura minuscola di transizione).

1045. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1198 – luglio, ind. I, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, Gabriele abate dl monastero di Montevergine opera uno scambio di beni, ufficialmente riconosciuto utile al monastero, cede cioè ai coniugi Lorenzo e Maria una terra con vigneto sito nelle località Sichinolfo e un casalino sito nel castello di Mercogliano e riceve la parte, spettante ai detti coniugi, su una terra arbustata sita nella località Urbiniano.
(Originale, PERGAMENA N. 1034, mm. 222×367; scrittura minuscola di transizione).

1046. SCRIPTUM TUITIONIS
1198 – settembre, ind. II, Montefusco
Senessora figlia del fu Conte cita in giudizio i fratelli Costantino e Giacomo figli del fu giudice Mercurio di Montefusco, per riscattare la quarta parte a lei spettante per eredità paterna su una cesina ereditata da Costantino, sita nella località Bulza, e su un casalino ereditato da Giacomo, sito nei pressi della chiesa di Sant’Egidio, in quanto lei sosteneva che tali beni erano stati posseduti in comune non solo dagli zii Urso Giovanni e Rossana, dai quali il giudice Mercurio li aveva acquistati, ma anche dal padre Conte, che si era dissociato dalla vendita; tuttavia per l’intervento di comuni amici si accorda con la parte avversa e, alla presenza del giudice Guarmundo che ne legalizza le decisioni e del baiulo Ieconia che le funge da mundoaldo, rinunzia al procedimento giudiziario, accetta la quietanza di 8 tarì di buona moneta amalfitana e rilascia ai due fratelli Costantino e Giacomo, nonché all’altro loro fratello Giovanni Zito, le garanzie di legge contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 1035, mm. 224×223; scrittura minuscola di transizione)

1047. SCRIPTUM VENDITIONIS
1198 – settembre, ind. II, Mercogliano
Alla presenza del giudice Biagio, il sacerdote Riccardo figlio del fu Riccardo Duno vende al monastero di Montevergine, rappresentato dall’abate Gabriele, un pezzo di terra con vigna, sito nelle pertinenze del castello di Mercogliano dove si dice Urbiniano, realizzando la somma di 40 tarì salernitani di moneta corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 1036, mm. 272×261; scrittura minuscola di transizione).

1048. SCRIPTUM OBLATIONIS
1198 – settembre, ind. II, Montevergine
La signore Maria, vedova del fu Roberto de Molinis, col consenso del figlio Ruggiero, offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Gabriele, se stessa e 600 tarì di moneta amalfitana, trasferendone il reddito su una starza sita nella località Perugine tra Castelcicala e Camposano, con l’obbligo da parte del monastero di confezionare e rinnovare il suo guardaroba monacale; aggiunge inoltre che, dopo la sua morte, il figlio Ruggiero potrà riscattare la starza versando al monastero i 500 tarì da lei promessi al momento dell’oblazione, altrimenti il monastero gliela restituirà dopo aver ricavato un reddito netto, detratte le spese di gestione, di 600 tarì, o anche prima qualora il figlio Ruggiero vorrà riscattarla versando la differenza.
(Originale, PERGAMENA N. 1037, mm. 259×385; scrittura minuscola di transizione).

1049. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1198 – settembre, ind. II, Taurasi
Deodato, figlio del fu Roberto di Ariano, abitante nel castello di Taurasi, conviene con mastro Donato per uno scambio di beni, ritenuto utile ad ambedue le parti: cede un pezzo di terra, sito nella località Casaline di Taurasi, e riceve un orto, sito nella località Fontanelle, e tre parti di un’oncia d’oro per la differenza di valore.
(Originale, PERGAMENA N. 1039, mm. 303×245; scrittura minuscola di transizione).

1050. SCRIPTUM LOCATIONIS
1198 – ottobre, ind. II, Mercogliano
L’arciprete Lando, custode e rettore della chiesa di San Giacomo sita nei pressi del castello di Mercogliano, concede in fitto perpetuo un castagneto di proprietà della chiesa al nucleo familiare domini Laudij, e precisamente ad Enrico figlio del fu Roberto, a Ruggiero figlio del fu Riccardo, ad Angelo figlio del fu Amato insieme al cognato Giovanni di Avellino, ed alle sorelle Fenizia Avellana e Dierna figlie del fu Raone, con l’obbligo di corrispondere in solido il canone annuo di 2 tarì di moneta salernitana e con facoltà di succedersi l’uno all’altro in caso di morte senza eredi.
(Originale, PERGAMENA N. 1038, mm. 325×195; scrittura minuscola di transizione).

1051. CARTULA IUDICATI
1198 – ottobre, ind. II, Loreto di Montevergine
Nella curia convocata e presieduta dall’abate Gabriele i giudici Magno e Biagio, alla presenza di testi qualificati e dopo aver ascoltato alcune persone che furono presenti alle disposizioni testamentarie fatte da Giacomo Giovanni sul letto di morte, dispongono la stesura del presente atto notarile attestante che il fu Giacomo Giovanni lasciò tutte le sue possessioni al monastero di Montevergine, ad eccezione di quella sita nella località Padule lasciata alla chiesa di San Pietro, e che la stesso monastero avrebbe dovuto dare quelle possessioni in gestione ai suoi figli naturali, natigli dalla serva Rocca, con l’obbligo da parte di questi ultimi di corrispondere il canone annuo di 2 tarì e di servire il monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 1040, mm. 422×250; scrittura minuscola di transizione).
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