1188-1190
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1985)
801. CARTULA LOCATIONIS
1188 – luglio, ind. VI, Montoro
Il monaco Alferio, preposito dell’abbazia di Montevergine, alla presenza del giudice Guerrasio e col consenso dell’abate Giovanni, cede in fitto perpetuo ai fratelli Ruggiero e Leonardo figli del fu Eraclio un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Montoro dove si dice Cretazza con facoltà di poterlo sfruttare a suo piacimento e con l’obbligo di piantarvi olivi ed altri alberi da frutta e di corrispondere al monastero per la festa del Natale il canone annuo di 8 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 797, mm. 280×267; scrittura beneventana).
802. PRECEPTUM CONCESSIONIS
1188 (89) – 3 settembre, ind. VII, Palo del Colle
Il milite Simone de Sora, nella sua qualità di signore dei castelli di Palo e di Valenzano nonché della località Campoli, alla presenza dello stratigoto Giovanni e di altri testi qualificati, dona a Leone di Maraldizio, suo uomo ligio, una terra coperta da boscaglia e da altri alberi ad alto fusto, sita nelle pertinenze del castello Palo dove si dice Pietrafitta.
(Originale, PERGAMENA N. 816, mm. 195×285; scrittura minuscola rotonda di transizione).
803. CARTULA PASTINATIONIS
1188 – ottobre, ind. VII, Avella
Il monaco Alferio, preposito dell’abbazia di Montevergine, col consenso dell’abate Giovanni del cellerario Vivo e del monaco Riccardo rettore della dipendenza di Baiano, cede in fitto perpetuo ai fratelli Datto e Roberto un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Agella, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di piantare viti ed altri alberi da frutta, di corrispondere la metà del vino, una gallina per l’uso del palmento, la sesta parte dei seminati fino a quando sarà possibile seminare e di fornire il vitto a due operai del monastero nel tempo della raccolta.
(Copia, PERGAMENA N. 798, mm. 192×245; scrittura minuscola rotonda di transizione. L’amanuense non ha avuto intenzione di creare un falso o una copia imitativa da far passare come originale; egli ha sott’occhio un documento e, per ragioni sconosciute, lo ricopia parola per parola).
804. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1188 – dicembre, ind. VII, Taurasi
Il giudice Pietro di Taurasi, figlio del fu Eugenio, sul letto di morte ma nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, per la salvezza dell’anima sua ed alla presenza di testi qualificati, offre a Dio nella chiesa di Santa Maria di Montevergine un orto ed un terreno, siti nelle pertinenze di Taurasi dove si dice Via Piana e Brusci.
(Originale, PERGAMENA N. 799, mm. 288×420; scrittura minuscola di transizione).
805. CARTULA CONCORDIE
1188 – dicembre, ind. VII, Montefusco
Romualdo ed il genero Costantino, in contrasto sull’entità della dote assegnata da Romualdo alla figlia, accettano l’intervento pacificatore di amici comuni, per cui Costantino restituisce al suocero il precedente documento dei patti matrimoniali, da considerarsi non più valido e destinato alla distruzione e Romualdo riconosce al genero una dote del valore di 30 romanati, senza conteggiare il valore del letto con relativo arredamento, assegnandogli un terreno del valore di 6 romanati ed impegnandosi a corrispondergli al più presto, e comunque non oltre le prossime feste del carnevale, 4 romanati e gli altri 20 per la prossima stagione in coincidenza con la vendita del vino; inoltre Costantino si obbliga a restituire al suocero i 30 romanati, qualora la moglie dovesse premorirgli senza lasciare figli, ritenendosi il letto con relativo arredamento; a sua volta Romualdo, facendo presente che ha una seconda figlia ancora nubile, assegna ad essa come dote 30 romanati da prelevarsi dai suoi beni mobili e stabili e, se necessario, facendo ricorso ad un mutuo; dopo la sua morte, una volta saldato l’eventuale debito, Costantino ritirerà dall’asse ereditario l’antiparte del valore di 10 romanati, prima di procedere alla relativa divisione in parti uguali con la cognata.
(Originale, PERGAMENA N. 800, mm. 423×299; scrittura beneventana).
806. CARTULA COMMUTATIONIS
118 – dicembre, ind. VII, Montesarchio
I fratelli Magenulfo ed il giudice Donadeo, figli del fu giudice Vitale di Montesarchio, si accordano per lo scambio di beni: Magenulfo cede un pezzo di terra sito nella località Varoni, attiguo alla corte dove abita il fratello, questi a sua volta cede un pezzo di terreno, sito nella località Olivella con l’aggiunta di 12 tarì per la differenza di valore.
(Originale, PERGAMENA N. 801, mm. 285×247; scrittura minuscola rotonda di transizione).
807. CARTULA PASTINATIONIS
1188 – dicembre, ind. VII, Castelcicala
Ruggiero, abate del monastero dei Santi Severino e Sossio della città di Napoli, alla presenza del giudice Terenzio e di testi qualificati, cede in fitto perpetuo ai fratelli Donadeo e Giratterio, figli del fu Giacomo Nicola di Sant’Erasmo, un pezzo di terra sito nella dipendenza monastica di Santa Paolina, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare la piantagione delle viti e di altri alberi da frutta e di corrispondere la metà dei frutti superiori ed inferiori.
(Originale, PERGAMENA N. 802, mm. 196×313; scrittura minuscola rotonda di transizione).
808. CARTULA OFFERTIONIS
1189 (88) – gennaio, ind. VII, Montevergine
Il giudice Matteo figlio del fu Matteo giudice, per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti, avendo già in precedenza offerto se stesso ed i suoi beni mobili a Dio nella chiesa di Santa Maria di Montevergine, completa tale offerta donando nelle mani dell’abate Giovanni tutti i suoi beni stabili, riservandosene l’usufrutto sua vita natural durante ed aggiungendo che alla sua morte quei beni passeranno di proprietà del monastero, facendo salva la quarta parte spettante alla moglie Giuliana.
(Originale, PERGAMENA N. 803, mm. 280×445; scrittura minuscola di transizione).
809. CARTULA VENDITIONIS
1189 – gennaio, ind. VII, Padula
Gervasio Carnefice di Padula, alla presenza del giudice Roberto Bulcano, vende a Benedetto figlio del fu Giovanni Collunare un pezzo di orto sito fuori la città di Padula non molto lontano dalla porta dell’Angelo, realizzando la somma di 24 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 804, mm. 218×265; scrittura minuscola di transizione).
810. CARTULA PASTINATIONIS
1189 (88) – febbraio, ind. VII, Avellino
Giovanni, abate del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Leonardo, cede in fitto perpetuo a Giacomo, figlio del fu Giovanni Tansi, un pezzo di terra in parte già coperto da alberi di nocciolo, sito nella località Sanguineta, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformare la terra vacua nello spazio di sedici anni in nocelleto o piantarvi altri alberi da frutta e di corrispondere subito 16 tarì di moneta salernitana come presa di possesso e negli anni successivi la metà delle nocciole ed il terratico secondo le consuetudini locali.
1189 (88) – febbraio, ind. VII, Mercogliano
Pietro, figlio del fu Pietro di Pandola, si accorda col monaco Vivo, cellerario del monastero di Montevergine, per lo scambio di beni siti nelle pertinenze di Mercogliano: cede al monastero, nelle mani del cellerario Vivo, una vigna sita nella località San Basilio e ne riceve un’altra sita dove si dice Preturo.
(Originale, PERGAMENA N. 806, mm. 225×298; scrittura beneventana).
812. CARTULA VENDITIONIS
1189 – marzo, ind. VII, Mercogliano
I fratelli Urso e Roberto figli del fu Urso Caputo e Guglielmo figlio di Biagio Pellerio, a quest’ultimo si associa la moglie Dalia, alla presenza del giudice Guglielmo, vendono a Roberto un casalino sito nel castello di Mercogliano, realizzando la somma di 16 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 1439, mm. 248×227; scrittura beneventana).
813. CARTULA CONCESSIONIS
1189 – marzo, ind. VII, Avellino
Il monaco Alferio, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Giacomo, concede in fitto perpetuo ad Andrea Alamanno, figlio del fu Guido, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 2 tarì di moneta salernitana e di una bracciata di cera, da consegnare al monastero per la festa mariana del mese di settembre, nonché la rinuncia da parte dello stesso Andrea agli eventuali diritti da lui posseduti sulla quarta parte di un castagneto, sito nella località Baccanico e donato al monastero da una donna di nome India.
(Originale, PERGAMENA N. 807, mm. 231×184; scrittura beneventana).
814. CARTULA VENDITIONIS
1189 – marzo, ind. VII, Sarno
Gregorio figlio del fu Gualdino, alla presenza del giudice Giovanni, vende a Sarno de Angela del fu Pietro de Sasso tre pezzetti di terra, siti nelle pertinenze di Sarno dove si dice San Pantaleone, San Marcellino e Pulcarello, realizzando la somma di 4 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 808, mm. 324×285; scrittura minuscola corsiva di transizione).
815. BREBE VENDITIONIS
1189 – marzo, ind. VII, Padula
Petro di Urso, d’accordo con la moglie Villana figlia del fu Andrea Magnano e con lo zio Goffredo di Iannino, alla presenza del giudice Roberto Bulcano, vende a Perrone Saraceno due pezzi di terra coperti da alberi di vite, siti nella località Zappella, realizzando la somma di 60 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 809, mm. 153×234; scrittura minuscola rotonda di transizione).
816. CARTULA VENDITIONIS
1189 – 20 aprile, ind. VII, Casalnuovo Monterotaro
Il presbitero Brunomonte figlio del fu Giovanni de Notario, assistito dal fratello, il milite Mascabruno, nella qualità di avvocato, alla presenza del giudice Ospinello, vende al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Alferio assistito da Carsedonio de Mattia nelle funzioni di avvocato, una vigna sita nelle pertinenze di Casalnuovo Monterotaro, per il prezzo di 600 denari, precisando che ogni denaro è del valore di 3 provesine di moneta regia.
(Originale, PERGAMENA N. 810, mm. 255×282; scrittura minuscola rotonda di transizione).
817. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1189 – maggio, ind. VII, Mercogliano
Alferio Iacono Maggio figlio del fu Giovanni ed Urso figlio del fu Angerio Regino, alla presenza del giudice Guglielmo, si accordano per lo scambio di beni stabili: Urso col consenso della moglie Benventana cede una casa in muratura, sita nel castello di Mercogliano, ed in cambio riceve un pezzo di terra con orto, sito nello stesso castello dove si dice Girone.
(Originale, PERGAMENA N. 811, mm. 212×290; scrittura minuscola rotonda di transizione).
818. CARTULA PASTINATIONIS
1189 – luglio, ind. VII, Avellino
Torgisio figlio del fu Roffredo di Pozzo del Sale, alla presenza del giudice Filippo conferma a Roberto figlio del fu Giovanni il fitto di un terreno in parte già coperto da alberi di castagno e di vite, trasformandolo in fitto perpetuo ed impegnando il fittavolo a coltivarlo e farlo fruttificare, a trasformare la terra vacua in castagneto e vigneto ed a corrispondere la metà delle castagne, del vino e del vinello, nonché il terratico secondo le consuetudini locali.
(Originale, PERGAMENA N. 812, mm. 286×222; scrittura beneventana).
819. CARTULA VENDITIONIS
1189 – luglio, ind. VII, Nocera dei Pagani
La religiosa Marotta, badessa del monastero di San Bartolomeo di Castellammare di Stabia, alla presenza del giudice Alamo, vende al signor Riccardo de Menda, figlio del fu Giovanni, un pezzo di terra alberato, sito nelle pertinenze di Nocera dove si dice San Pietro, realizzando la somma di un’oncia d’oro di buona moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 813, mm. 270×341; scrittura beneventana).
820. CARTULA VENDITIONIS
1189 – agosto, ind. VII, Ascoli Satriano
Il sacerdote Benedetto, facente parte del clero diocesano di Ascoli Satriano, ed il nipote Poto vendono a Giovanni di Frigento, figlio di Giovanni Alifano, una casa sita nella località Frontino e addossata alle mura di cinta della stessa città di Ascoli, con ingresso ricavato nelle stesse mura, realizzando la somma di 4 once d’oro in tarì di moneta siciliana.
821. PRIVILEGIUM REGIS GUILIELMI
1189 – agosto, ind. VII, Palermo
Guglielmo II, re di Sicilia del ducato di Puglia e del principato di Capua, dietro richiesta dell’abate Giovanni di Montevergine, conferma all’abbazia quanto da lui stesso concesso con un precedente privilegio, cioè l’esenzione da ogni tipo di gabella, il diritto di legnare e di pascolare, nonché la giurisdizione nelle cause civili; prende inoltre il monastero sotto la sua protezione e garantisce l’immunità non solo riguardo ai beni già posseduti dal monastero ma anche sui futuri acquisti.
(Originale, PERGAMENA N. 815, mm. 531×537; scrittura minuscola cancelleresca).
822. CARTULA VENDITIONIS
1189 – settembre, ind. VIII, Sarno
Gregorio figlio del fu Gualdino, alla presenza del giudice Giovanni, vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Vigna Vetrana, realizzando la somma di 13 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 817, mm. 400×279; scrittura minuscola corsiva di transizione).
823. CARTULA LOCATIONIS
1189 – ottobre, ind. VIII, Mercogliano
Il monaco Alferio, preposito del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Guglielmo e col consenso dell’abate Giovanni, cede in fitto perpetuo a Giacomo, figlio di Riccardo Martino, la metà di un vigneto, di un castagneto e di un orto, siti nelle pertinenze di Mercogliano, nonché la metà di una casa e di un casalino, siti nello stesso castello, con l’obbligo di incrementare il vigneto ed il castagneto, di far sorgere nell’orto un oliveto, e di corrispondere la metà del vino e del vinello, la metà delle castagne e delle olive, come pure la metà degli altri frutti superiori ed inferiori ricavati dall’orto e la quarta parte del ricavato di un’eventuale semina nel castagneto e nel vigneto, nonché il canone annuo di quattro medaglie per la casa ed il casalino, da versare per la festa mariana del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 818, mm. 285×380; scrittura minuscola rotonda di transizione).
824. CARTULA CENSUS
1189 (90) – ottobre, ind. VIII, Avella
Alessandro milite del castello di Avella, alla presenza del giudice Giovanni, cede in fitto perpetuo a Guglielmo de Carbone ed ai suoi fratelli Roberto e Giordano un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Veterina, per il canone annuo di una caraffa d’olio.
(Originale, PERGAMENA N. 819, mm. 159×305; scrittura minuscola rotonda di transizione).
825. CARTULA DONATIONIS
1189 – novembre, ind. VIII, Eboli
Landulfo figlio del fu Cennamo, alla presenza del giudice Raone, dona a Gregorio figlio del fu Riso, che aveva sposato una sua figliastra di nome Pellegrina, la metà di una casa sita nella parrocchia di Santa Maria ed una vigna, con annesso oliveto e terra vacua, sita nella località detta Oricchiano.
(Originale, PERGAMENA N. 820, mm. 289×206; scrittura minuscola rotonda di transizione).
826. CARTULA VENDITIONIS
1189 – novembre, ind. VIII, Buccino
Il giudice Riccardo di Buccino, alla presenza del giudice Giovanni e di altri testi qualificati, vende a Tommaso regio comestabile e giustiziere di Capaccio, rappresentato dal giudice Anzalone di Potenza e da Guglielmo castellano di Abriola, un pezzo di terra sito nella località Cropena, realizzando la somma di 7 once e mezza d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 821, mm. 262×530; scrittura minuscola rotonda di transizione).
827. CARTULA VENDITIONIS
1189 (90) – novembre, ind. VIII (IX), Oriolo
Giovanni de Goffrido, col permesso del figlio Amodeo ed alla presenza del giudice Castorio, vende al presbitero Matteo, abitante nel casale di Oriolo, tre pezzi di terra siti nelle pertinenze dello stesso casale, due siti nella località detta Maiale e l’altro nella località Pantaneola, ma di uno solo si danno i confini e le misure, realizzando la somma di 55 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 840, mm. 280×266; scrittura minuscola rotonda di transizione).
828. CARTULA VENDITIONIS
1189 – dicembre, ind. VIII, Sarno
Pietro figlio del fu Lando di Salerno, alla presenza del giudice Giovanni, vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso un terreno con casalino, sito nelle pertinenze del castello di Sarno, realizzando la somma di 20 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 822, mm. 337×287; scrittura minuscola corsiva di transizione).
829. CARTULA SECURITATIS
1190 (89) – gennaio, ind. VIII, Avellino
Rainone figlio del fu Giovanni, alla presenza di Giovanni Russo del castello di Serra e del monaco Vivo cellerario dell’abbazia di Montevergine, prega il giudice Leonardo di volergli rilasciare un documento ufficiale con le clausole contenute nell’atto di vendita, da lui fatta a favore dell’abbazia di Montevergine tramite il detto Giovanni Russo, di una mezza casa con retrostante pezzetto di terreno, sita nella località Strata di San Giovanni; cioè che il Russo conserva dei beni acquistati per il prezzo di 2 once e mezza d’oro l’usufrutto sua vita natural durante, alla morte di questi terra e casa passeranno nel pieno dominio dell’abbazia di Montevergine, mentre a Rainone viene riservato il canone annuo di 3 tarì e mezzo di moneta salernitana da versargli nel mese di gennaio; inoltre gli stessi beni non possono essere ceduti e venduti a persona non gradita a Rainone.
(Originale, PERGAMENA N. 823, mm. 264×209; scrittura beneventana).
830. CARTULA SECURITATIS
1190 (89) – gennaio, ind. VIII, Avellino
Rainone figlio del fu Giovanni, alla presenza di Pietro Gusto del castello di Serra, chiede al giudice Leonardo di volergli rilasciare un documento ufficiale con le clausole contenute nell’atto di vendita, da lui fatta allo stesso Pietro di mezza casa in muratura con retrostante pezzetto di terreno, sita nella località Strata di San Giovanni, e cioè che, oltre il prezzo delle 2 once e mezza d’oro già riscosse, Rainone ed i suoi eredi debbono ricevere ogni anno, nel mese di gennaio il canone di 3 tarì e mezzo di moneta salernitana; conservano inoltre, in caso di vendita, il diritto di prelazione, pagando 4 tarì in meno del prezzo corrente; ed inoltre che a Pietro ed ai suoi eredi non è lecito cedere gli stessi beni a persona non gradita a Rainone ed ai suoi eredi.
831. CARTULA COMMUTATIONIS
1190 (89) – febbraio, ind. VIII, Nocera dei Pagani
Gli eredi di Vito de Maria –la vedova Rocca, i figli Martino Benedetto e Maria, nonché i nipoti Giovanni figlio del fu Andrea de Maria, Truda figlia del fu Rocco, Brunetta e Maria figlie del fu Giovanni de Maria con i rispettivi mariti Sebastiano e Donadeo- si accordano col signore Riccardo de Menda, figlio del fu giudice Giovanni per lo scambio di beni stabili siti nelle pertinenze di Nocera: cedono a Riccardo un terreno arbustato sito dove si dice Sant’Egidio, facendo salvi i diritti dei coloni Nicola e Biagio, e ricevono da Riccardo un analogo terreno sito dove si dice Barbazzano, già da loro tenuto in fitto e sul quale il defunto Vito de Maria aveva costruito una casa con palmento e lavatoio.
(Originale, PERGAMENA N. 825, mm. 478×260; scrittura beneventana).
832. SCRIPTUM VENDITIONIS
1190 – marzo, ind. VIII, Mercogliano
Guglielmo figlio del fu Giovanni de Landulfo, alla presenza di due giudici di Mercogliano di nome Guglielmo, vende ai monaci Alferio e Marco, rispettivamente preposito e cellerario del monastero di Montevergine, una casa con annesso cortile, sita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Urbiniano, non molto distante dalla chiesa di San Giacomo Apostolo, realizzando la somma di 64 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associano le donne Saracena e Gemma, rispettivamente moglie e madre del venditore, per rinunziare ai diritti loro spettanti su quella casa con annesso cortile.
(Originale, PERGAMENA N. 826, mm. 215×443; scrittura minuscola rotonda di transizione).
833. SCRIPTUM OBLATIONIS
1190 – aprile, ind. VIII, Montevergine
Il giudice Magno e la moglie, portatisi nella chiesa di Santa Maria di Montevergine per ragioni di devozione, offrono a quella chiesa, alla presenza dei giudici Spenendeo e Giovanni, nelle mani dell’abate Giovanni, tutti i loro beni siti nella città di Benevento e dintorni, riservandosene l’usufrutto loro vita natural durante ed escludendo lo «ius patronatus» sulla chiesa dei Santi Quaranta, i beni mobili e 3 once d’oro, di cui intendono disporre in modo diverso.
(Originale, PERGAMENA N. 827, mm. 215×222; scrittura minuscola di transizione).
834. CARTULA VENDITIONIS [TRANSUPTUM]
1190 – maggio, ind. VIII, Sant’Angelo a Scala
Gualterio di Airola, abitante a Capriglia, vende a Riccardo di Monteforte due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Summonte dove si dice Falcibasso, realizzando la somma di 29 tarì; si precisa inoltre che il danaro faceva parte della dote di Marotta, terza moglie di Riccardo, e pertanto la vendita era fatta a favore degli eredi di Marotta e del di lei genero Benencasa.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1009 del settembre 1196).
835. SCRIPTUM MEMORIE
1190 – maggio, ind. VIII, Benevento
Il chierico Filippo, rettore della chiesa di San Giacomo di Benevento, alla presenza del giudice Luca, riceve un romanato da Gualeramo Bambacario, figlio del fu Drudo, per aver questi comprato una casa da Foresterio Bambacario, figlio del fu Alegiso, il quale aveva fatto voto che, in caso di vendita di quella casa, o l’avrebbe ceduta alla chiesa di San Giacomo per un romanato in meno del prezzo corrente oppure avrebbe offerto un romanato dal ricavato della vendita ad altro acquirente; si precisa pertanto che il presente «scriptum memorie» ha valore di quietanza sia per Gualeramo che per Foresterio.
(Originale, PERGAMENA N. 831, mm. 260×255; scrittura beneventana).
836. CARTULA REMISSIONIS
1190 – 23 maggio, ind. VIII Benevento
Gervasio, figlio naturale del defunto monaco Giovanni de Ilaria, cita in giudizio l’abate Pietro del monastero beneventano di San Lupo, per ottenere i «munimina» di una vigna, sita nella località Pino, che l’abate non intendeva rilasciargli perché, a suo dire, quella vigna era stata acquistata con i soldi del monastero; tuttavia le parti, senza aspettare la sentenza del giudice, accettano la mediazione di amici comuni e giungono ad una transazione in base alla quale l’abate Pietro cede a Gervasio i «munimina» per il quieto possesso della vigna ed in cambio riceve un’oncia d’oro e l’ipoteca sulla stessa vigna di un’altra oncia e mezza d’oro, da riscuotersi alla morte di Gervasio o anche prima qualora Gervasio decidesse di vendere la vigna.
(Originale, PERGAMENA N. 830, mm. 220×251; scrittura beneventana).
837. BREBE PIGNORIS
1190 – 23 maggio, ind. VIII, Benevento
L’abate Pietro del monastero beneventano di San Lupo, alla presenza del giudice Luca, sanziona l’accordo raggiunto con Gervasio figlio naturale del defunto monaco Giovanni de Ilaria, cedendogli i «munimina» per il quieto possesso di una vigna, sita nella località Pino, che egli sosteneva essere stata acquistata con i soldi del monastero, ed in cambio riceve un’oncia d’oro e l’ipoteca sulla stessa vigna di un’altra oncia e mezza d’oro, da riscuotersi alla morte di Gervasio o anche prima qualora lo stesso Gervasio decidesse di vendere la vigna.
(Originale, PERGAMENA N. 829, mm. 285×120; scrittura beneventana).
838. CARTULA LOCATIONIS
1190 – 28 maggio, ind. VIII, Benevento
Nicola de Caldani figlio del fu Petrezzano, alla presenza del giudice Luca e della badessa Antifa del monastero di San Pietro Apostolo di Benevento, prende in fitto per sé e per i suoi figli da Guglielmo de Fusca, figlio del fu Bernardo, un suolo edificatorio, sito nella città nuova di Benevento nei pressi della porta Iscardi, con licenza di costruire una casa e facoltà di fittarla e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di un tarì di buona moneta amalfitana, da versare con decorrenza dall’anno successivo alla data del contratto per la festa di San Pietro del mese di giugno; inoltre, volendo vendere la casa, riconosce a Guglielmo ed ai suoi eredi il diritto di prelazione, pagando 6 tarì in meno del prezzo corrente ed in caso di vendita ad altre persone l’omaggio di 2 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 828, mm. 362×151; scrittura benventana).
839. SCRIPTUM CONVENIENTIE
1190 – luglio, ind. VIII, Capua
I fratelli Nicola ed il chierico Gilio, figli del fu Goffredo de Armagna, accusano la zia paterna Marotta, del cui mundio sono entrati in possesso per essere rimasta vedova di Filippo Greco, di aver alienati alcuni beni, siti nelle pertinenze di Capua dove si dice Campo Nirico, senza il loro preventivo assenso; senonché la donna, alla presenza del vescovo Matteo e dei giudici Giovanni e Gilio, esibisce un regolare documento di autorizzazione a lei rilasciato dai due fratelli, per cui questi riconoscono la legittimità della vendita e concedono a Giovanni Somma le garanzie di legge per il quieto possesso del terreno acquistato da Marotta.
(Originale, PERGAMENA N. 832, mm. 252×460; scrittura minuscola rotonda di transizione).
840. BREBE DIVISIONIS
1190 – agosto, ind. VIII, Troia
Pietro de Osberno, la moglie Seclina ed il figlio Elifazio discutono a lungo sul modo di dividere il patrimonio familiare, perché Pietro chiede la partecipazione della moglie e del figlio nella liquidazione di un debito gravante sui beni da dividere; Seclina reclama la preventiva restituzione di 15 once d’oro, 30 misure di frumento e 60 d’orzo nonché 50 caraffe d’olio a lei pervenute dal fratello Guglielmo de Iebbolino e consumate per le quotidiane esigenze della famiglia; ed Elifazio a sua volta pretende la preventiva restituzione di 15 once d’oro facenti parte della dote della moglie Gaitelgrima e consegnate al padre; finalmente, alla presenza del giudice Raone, pongono fine a queste indecorose liti familiari, rinunziando alle rispettive pregiudiziali e procedendo alla seguente divisione: a Seclina viene assegnato un palazzo con annesso frantoio; ad Elifazio vengono concesse due case con annesso forno e la metà di una vigna, sita nella località Frassino; mentre a Pietro rimane la metà della predetta vigna, un palazzo ed una casa, da servire non solo per le sue esigenze ma anche per maritare due altre sue figlie nubili di nome Anfelisa e Sassa.
841. CARTULA MORGINCAP
1190 – agosto, ind. VIII, Avellino
Mario figlio di Gualtiero de Benenato, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza di parenti ed amici nonché del giudice Filippo, sanziona le nozze con la sposa Maria figlia del fu Giovanni Racco di Mercogliano, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N. 835, mm. 276×290; scrittura beneventana).
841 bis. CARTULA MORGINCAP
1190 – agosto, ind. VIII, Avellino
Mario figlio di Gualtiero de Benenato, nel prendere in moglie Maria figlia del fu Giovanni Racco di Mercogliano, alla presenza del giudice Filippo di Avellino, concede al di lei fratello Giovanni, che ne teneva il mundio, le opportune garanzie di rito per la buona riuscita del matrimonio, consistenti nella promessa, vincolata da pene pecuniarie, di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservare un tenore di vita conforme al suo rango sociale ed alle sue possibilità economiche, di rispettare l’unità e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme alla moglie una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 835; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 835).
842. SCRIPTUM MEMORIE
1190 – agosto, ind. VIII, Montefusco
Il conte Guglielmo di Caserta ed il conte Riccardo di Acerra, capitani e maestri giustizieri di Puglia e Terra di Lavoro, fanno pervenire, tramite l’interessato, una lettera al baiulo Giovanni de Daddeo ed ai giudici Riccardo e Mercurio di Montefusco, affinché esaminino la veridicità della deposizione di Marciano Ferraro figlio del fu Torgisio Fabbro ed in caso positivo lo immettano nel quieto possesso dei beni appartenuti al cognato Giovanni Franco, morto senza lasciare eredi legittimi; i giudici trovano conforme al diritto ed alle consuetudini di Montefusco l’operato di Giovanni Franco, che alla presenza di testimoni, da loro interrogati e sottoposti a giuramento, aveva costituito il cognato Marciano erede dei suoi beni mobili e stabili ad eccezione della quarta parte spettante alla moglie, ed il baiulo Giovanni per parte della curia lo investe degli stessi beni.
(Originale, PERGAMENA N. 834, mm. 303×202; scrittura minuscola rotonda di transizione).
843. CARTULA OBLATIONIS
1190 – agosto, ind. VIII, Benevento
Gervasio figlio naturale del fu Giovani «de domna Ylaria» monaco del monastero beneventano di San Lupo, per la salvezza dell’anima sua e la remissione dei suoi peccati, offre se stesso e tutti i suoi beni, specificando una vigna e due pezzi di terra siti nella località Pino, al monastero di Montevergine nelle mani del monaco sacerdote Angelo, impegnando lo stesso monastero a fornirgli il mantenimento per tutto il resto della sua vita, sia che rimanga nello stato laicale, nel qual caso dovrà essere trattato come un qualsiasi oblato, sia che intenda vestire l’abito religioso e quindi accolto in comunità come un qualsiasi altro monaco.
(Originale, PERGAMENA N. 836, mm. 388×190; scrittura beneventana).
844. CARTULA LOCATIONIS
1190 – settembre, ind. IX, Nocera dei Pagani
Il signore Riccardo de Menda, figlio del fu giudice Giovanni, cede in fitto perpetuo al sacerdote Pietro ed al fratello Giovanni Caballero, figli del fu Ademario, e ad un loro nipote di nome Martino, figlio del fu Marancio, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Nocera, dove si dice Quarto, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di corrispondere annualmente la metà del raccolto dei cereali ed un terzo del lino, eventualmente coltivato, e di fornire il vitto ad un suo messo quando si recherà a ritirare la parte del raccolto a lui spettante.
(Originale, PERGAMENA N. 837, mm. 329×229; scrittura beneventana).
845. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1190 – settembre, ind. IX, Montefusco
Martino, figlio di Urso Bellagrima, riceve in fitto perpetuo da Andrea, che agisce a nome della madre Principessa, un suolo edificatorio sito nel castello di Montefusco, nei pressi della chiesa di Santa Maria alla Piazza, con facoltà di edificarvi una casa, abitarla, darla in fitto o anche venderla nel rispetto assunto della corresponsione del canone annuo di un tarì di moneta salernitana, da versare a Principessa o ai suoi eredi per la festa mariana del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 838, mm. 300×158; scrittura minuscola rotonda di transizione).
846. CARTULA GUADIATIONIS
1190 – ottobre, ind. IX, Sarno
Ciuffo Falangula figlio del fu Giovanni, alla presenza del giudice Alfano, rilascia regolare quietanza al suocero Pietro Germone, per aver ricevuto da lui tutto ciò che gli era stato promesso nel prendere in moglie Rigale, cioè 4 once d’oro in tarì di moneta siciliana e beni mobili del valore di 100 soldi di moneta corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 839, mm. 275×233; scrittura minuscola corsiva di transizione).
847. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1190 (91) – novembre, ind. IX, Ascoli Satriano
Lando Petitto figlio del fu Grusogiovanni, Umfrido figlio del fu Ursileo, Bisanzio figlio del fu Bisanzio e Pandolfo figlio del comestabile Landino, nella loro qualità di catapani della città di Ascoli Satriano e dietro mandato di Berardo Gentile, conte di Lesina, maestro e regio giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro, accedono alla richiesta di Giovanni Cito de Bocco ed ordinano la rimozione delle stalle del macello, site sotto l’arcata della sua abitazione ed inoltre dispongono che il versamento di un’oncia d’oro in tarì di moneta siciliana, versata all’erario da Giovanni Cito, venga utilizzata per la fortificazione della stessa città di Ascoli,
(Originale, PERGAMENA N. 841, mm. 210×500; scrittura minuscola rotonda di transizione).
848. CARTULA OBLATIONIS
1190 (91) – novembre, ind. IX, Avella
Giovanni de Artura milite di Avella, alla presenza dei giudici Avellano e Giovanni, offre un mulino alla chiesa di Santa Maria del Plesco, tramite il monaco Alferio preposito del monastero di Montevergine, ricevendo subito 100 tarì di moneta amalfitana come presa di possesso e l’impegno per il futuro del canone annuo di un altro mezzo tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 842, mm. 160×219; scrittura minuscola di transizione).
849. CARTULA TESTAMENTI
1190 – dicembre, ind. IX, Mercogliano
Girama figlia di Fiorentino, trovandosi a letto gravemente inferma ma ancora nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, decide di far testamento: col consenso del marito David che le funge da mundoaldo ed alla presenza di testimoni, lascia al padre Fiorentino la terza parte dei beni mobili e stabili da lui ricevuti in dote nel giorno delle nozze, impegnando tuttavia lo stesso genitore a devolvere una congrua somma in suffragio dell’anima sua; assegna inoltre alla figlia Truda la quarta parte a lei spettante, quale morgengabe, su un territorio sito nelle pertinenze dell’Ospedale detto Serra di Montoro.
(Originale, PERGAMENA N. 843, mm. 182×253; scrittura minuscola rotonda di transizione).
850. CARTULA MORGINCAP
1190 – dicembre, ind. IX, Mercogliano
Roberto figlio di Salatiel, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza di parenti ed amici, sanziona le nozze con la sposa Pacifica figlia del fu Riccardo de Daniele, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili, di cui è già in possesso o potrà in seguito venirne in possesso.
(Originale, PERGAMENA N. 844, mm. 243×354; scrittura minuscola rotonda di transizione).
850 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1190 – dicembre, ind. IX, Mercogliano
I fratelli Giovanni e Fimiano figli del fu Riccardo de Daniele, nella loro qualità di mundoaldi della sorella Pacifica, nel dare il proprio assenso al matrimonio della stessa Pacifica con Roberto figlio di Salatiel, ricevono dal cognato le garanzie di rito per la buona riuscita del matrimonio, consistenti nella promessa di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale ed alle sue possibilità economiche, di rispettare l’unità e l’indissolubilità del vincolo e di trascorrere insieme alla moglie una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 844; scrittura minuscola rotonda di transizione. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 844).
851. MEMORATORIUM [VENDITIONIS]
1190 [marzo -1191 febbraio], ind. [VIII-IX], Mercogliano
Guglielmo, figlio del fu Riccardo de Dauferio, si accorda con i suoi fratelli Roberto e Ruggiero per l’acquisto della parte di eredità loro spettante su una casa sita nel castello di Mercogliano; ed in effetti Roberto e Ruggiero, col consenso delle rispettive mogli, vendono al fratello Guglielmo detta parte di casa, realizzando la somma di 15 tarì di moneta salernitana.