1185-1188

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1984)

   
750. CARTULA VENDITIONIS
1185 – gennaio, ind. III, Flumeri
Roberto di Polcarino, col consenso dei congiunti e con licenza della curia, vende ad Enserio de Gulduino un casalino, sito nelle pertinenze di Flumeri dove si dice Piede del Ponte, realizzando la somma di 22 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 745, mm. 242×326; scrittura minuscola rotonda di transizione).

751. SCRIPTUM MANIFESTATIONIS
1185 (84) – febbraio, ind. III, Mercogliano
Mabilia vedova del giudice Amminadab, col consenso del notaio Pietro che le funge da  mundoaldo, rilascia al giudice Onfrido di Avellino, figlio del fu giudice Malfrido, le garanzie di legge per il quieto possesso di una casa, sita nel castello di Mercogliano presso la casa di Ugolino, e di una terra con orto ed oliveto, che era stata del giudice Amminadab, sita nei pressi della chiesa di San Giacomo, ricevendo come controprestazione simbolica un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 746, mm. 222×300; scrittura beneventana).

752. SCRIPTUM MEMORIE
1185 – marzo, ind. III, Benevento
Il giudice Persico rende di pubblico dominio una disposizione testamentaria del defunto Bartolomeo, figlio del fu Benenato, con la quale aveva lasciato alla sorella Rogasia la metà di una casa, sita nella città nuova di Benevento nei pressi della chiesa di San Giacomo, una caldaia di media grandezza, una tovaglia ed un letto; aggiunge inoltre che Gemma, moglie di detto Bartolomeo, era presente quando il marito sul letto di morte aveva dettato tale disposizione ed aveva dato il proprio assenso.
(Originale, PERGAMENA N.748, mm. 390×155; scrittura beneventana).

753. SCRIPTUM MEMORIE
1185 – 24 marzo, ind. III, Benevento
Il giudice Persico rende di pubblico dominio una disposizione testamentaria del defunto Bartolomeo, «servientis» nella curia beneventana e figlio del fu Benenato, con la quale aveva lasciato alla sorella Benia la metà della casa, in cui giaceva infermo, sita nella città nuova di Benevento nei pressi della chiesa di San Giacomo.
(Originale, PERGAMENA N. 747, mm. 239×230; scrittura beneventana).

754. CARTULA CENSUS
1185 – marzo, ind. III, Monteforte
Il monaco Vivo, cellerario dell’ospedale di Montevergine costruito ai piedi del monte omonimo, cede in fitto perpetuo a Frederisio figlio del fu milite Gregorio di Monteforte un terreno con relativa abitazione, sito dove si dice Capo di Rocca, per il censo annuo di un tarì di moneta salernitana da corrispondere per la festa di Santa Maria del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 749, mm. 175×272; scrittura beneventana).

755. CARTULA OBLIGATIONIS
1185 – aprile, ind. III, Castelcicala
Matteo de Marino, milite di Catelcicala, rifacendosi ad un precedente documento col quale aveva donato all’abbazia di Montevergine, nelle mani del preposito Matteo due pezzi di terra siti rispettivamente nella località Scarabaito e dove si dice alle Vigne, ricevendo dallo stesso monaco un cavallo e la facoltà di sfruttare dette terre, sua vita natural durante, col presente atto notarile si obbliga a corrispondere al monastero ogni anno, per la festa del Natale, il censo di tre sestari d’olio e gli concede inoltre la facoltà di entrare subito nel possesso delle terre donate, qualora dovesse venir meno alla corresponsione del censo.
(Originale, PERGAMENA N. 750, mm. 239×290; scrittura minuscola rotonda di transizione).

756. CARTULA OBLATIONIS
1185 [1 marzo-15 maggio, ind. III], San Martino Valle Caudina
Riccardo, conte di Conza della Campania, figlio del fu Gionata, alla presenza di quattro giudici, due militi, due camerari ed altri testi qualificati, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco GiovanniFranco, un suo vassallo di nome Martino con relativi beni e prestazioni feudali, un mulino con relative attrezzature ed un terreno sito nelle pertinenze del castello di San Martino dove si dice Verzaro; concede inoltre la facoltà di legnare nella foresta demaniale del monte Tolino.
(Originale, PERGAMENA N. 751, mm. 282×610; scrittura beneventana).

757. SCRIPTUM CONVENIENTIE
1185 – maggio, ind. III, Maddaloni
Il milite Riccardo di Maddaloni, alla presenza del giudice Riccardo e dietro compenso di 10 tarì d’oro di moneta amalfitana, concede  a Letizia, vedova di Giovanni de Iannone, ed ai suoi eredi le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di tre appezzamenti di terreno, siti nella località Accornati; chiede inoltre la prestazione annua di un cappone per la festa del Natale.
(Originale, PERGAMENA N. 752, mm. 250×238; scrittura minuscola rotonda di transizione).

758. CARTULA OBLATIONIS
1185 – maggio, ind. III, Acerra
Pietro Boccaribocca, dovendo partecipare alla spedizione in Oriente al seguito di Guglielmo II, offre al monastero di Montevergine un pezzo di terra sito nella località Planchella; aggiunge tuttavia la clausola che, qualora fosse ritornato dalla spedizione, il monastero avrebbe dovuto concedergliene l’usufrutto, sua vita natural durante, dietro il versamento del canone annuo di un tarì di moneta amalfitana da versare per la festa di Santa Maria di mezzo agosto e riprenderne il possesso dopo la sua morte.
(Originale, PERGAMENA N. 753, mm. 259×222; scrittura minuscola rotonda di transizione).

759. SCRIPTUM MEMORIE
1185 – giugno, ind. III, Benevento
Calva figlia di Alferio di Prata, vedova di Milone Silvano e attuale moglie di Grimoaldo Settebocca, col consenso del marito e del padre, rilascia alla curia beneventana le opportune garanzie di legge per il quieto possesso della quarta parte a lei spettante sui beni del defunto marito, fatta eccezione dei beni, di cui alla divisione del notaio Falcone.
(Originale, PERGAMENA N. 754, mm. 216×167; scrittura minuscola rotonda di transizione).

760. CARTULA OBLATIONIS
1185 – agosto, ind. III, Palo del Colle
Simone de Sora figlio di Simone, nella sua qualità di signore dei castelli di Valenzano e di Palo nonché del logo detto Campoli, d’accordo col figlio Simone, offre al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Ugo che agisce a nome dell’abate Giovanni, un oliveto e due altri pezzi di terra contigui coperti da altre nove piante d’olivo, sito nelle pertinenze del castello di Palo, liberi da ogni gravame e con  facoltà di utilizzare gratuitamente i frantoi del castello di Palo; in cambio chiede che i monaci non solo preghino per lui, per la moglie Solina e per gli altri suoi parenti, ma anche per l’anima del gloriosissimo re Ruggiero e del magnifico re Guglielmo I come pure per l’esaltazione di Guglielmo II.
(Originale, PERGAMENA N. 755, mm. 210×660; scrittura beneventana).
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761. CARTULA LOCATIONIS
1185 – agosto, ind. III, Avellino
Rainone, figlio del fu Giovanni detto Kura, concede in fitto perpetuo a Vitale Franco Pellipario un piccolo pezzo di terra, sito fuori la città di Avellino dove si dice Strata, con facoltà di sfruttarlo a proprio piacimento, di costruire su di esso una casa e subaffittarlo, e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 6 tarì di moneta salernitana da versare nel mese di gennaio.
(Originale, PERGAMENA N. 756, mm. 312×238; scrittura minuscola rotonda di transizione).

762. CARTULA OFFERTIONIS
1185 – settembre, ind. IV, Castelcicala
Il signore Gisulfo, figlio del fu Giovanni Botrumile, alla presenza del signore Aimo de Molinis, del giudice Giordano, del milite Castorio e di altri testi qualificati, offre all’abbazia di Montevergine, tramite il monaco Giovanni priore della dipendenza monastica di Santa Maria del Plesco un suo vassallo di nome Giovanni de Curia con relativi beni e servizi feudali.
(Originale, PERGAMENA N. 757, mm. 205×325; scrittura minuscola di transizione).

763. CARTULA VENDITIONIS
1185 – settembre, ind. IV, Avellino
Matteo figlio del fu Giaquinto Molinatore, col consenso della moglie Trotta, vende ad Urso figlio del fu Urso de Roffrido, abitante nel casale di Santa Maria a Cavo, una casa sita fuori la città di Avellino nei pressi della chiesa di San Germano, realizzando la somma di 78 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 758, mm. 315×239; scrittura beneventana).

764. CARTULA PERMUTATIONIS
1185 – novembre, ind. IV, Avellino
Alla presenza dei giudici di Avellino, Leonardo e Giacomo, il preposito Alferio, che agisce a nome dell’abate Giovanni e per conto dell’abbazia di Montevergine, e l’abate Pietro, che agisce per conto del monastero di San benedetto di Avellino, si accordano sullo scambio di alcuni beni: il preposito Alferio cede nelle mani dell’abate Pietro un castagneto sito nella località Pietracorvi e l’abate Pietro cede nelle mani del preposito Alferio una vigna ed un castagneto siti rispettivamente nella località Ponticelli e Rivo Vairano.
(Originale, PERGAMENA N. 759, mm. 724×245; scrittura beneventana).

765. CARTULA CENSUS
1185 – novembre, ind. IV, Avella
I fratelli Giovanni e Recupido de Cerva, alla presenza del giudice Avellano, cedono in fitto perpetuo a Giovanni di Palma Campania un pezzo di terra, sito nei pressi di Mugnano dove si dice Cava, con facoltà di sfruttarlo a proprio piacimento e con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di una caraffa d’olio.
(Originale, PERGAMENA N. 760, mm. 154×182; scrittura minuscola rotonda di transizione).

766. CARTULA CENSUS
1185 – novembre, ind. IV, Mercogliano
I monaci Alferio e Vivo, nella rispettiva qualità di preposito e cellerario dell’abbazia di Montevergine, cedono in fitto perpetuo a Piero, figlio del fu Giovanni Bove Maza, un piccolo pezzo di terreno su cui erano costruite due case ed un casalino, sito nel casale Urbiniano di Mercogliano, con facoltà di servirsene e cedere in subaffitto e con l’obbligo di corrispondere al monastero i censo annuo di un tarì di moneta salernitana, da versare per la festa della Madonna del mese di settembre.
(Originale, PERGAMENA N. 761, mm. 326×190; scrittura beneventana).

767. SCRIPTUM CONFIRMATATIONIS
1185 – dicembre, ind. IV, Avellino
Il vescovo di Avellino Guglielmo, dietro richiesta dell’abate di Montevergine Giovani, dopo matura riflessione e col consiglio del suo capitolo cattedrale e dei giudici Giacomo e Leonardo, conferma, riportandolo integralmente, il privilegio di libertà ed esenzioni, concesso nel maggio 1133 al monastero dal suo predecessore Roberto quando il governo dell’abbazia era tenuto dall’abate Alberto.
(Originale, PERGAMENA N. 762, mm. 585×805; scrittura beneventana).

768. CARTULA DONATIONIS
1185 (86) – dicembre, ind. IV, Padula
Il signore di Padula Guglielmo, in considerazione dei buoni servizi resigli dal milite Rapicio al quale aveva sottratto dodici giumenti, ordina al notaio Guido di redigere l’atto di donazione per il quieto possesso da parte di detto milite di due vigne, già appartenute ad Urso de Ulibito e da lui a quegli concesse in uso.
(Originale, PERGAMENA N. 763, mm. 181×230; scrittura minuscola rotonda di transizione).

769. CARTULA MORGINCAP
1185 (86) – dicembre, ind. IV, Ascoli Satriano
Nicola figlio di Rufo, avendo deciso di sposare Leta figlia del fu Lupo notaio, consegna nelle mani dei futuri cognati Abdenago, Adonia ed Alferio, che ne detenevano il mundio, il regalo di fidanzamento consistente in un mantello del valore di un’oncia e mezzo d’oro e promette agli stessi di sanzionare le nozze con Leta, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni, di trascorre con lei una vita serena e tranquilla nel rispetto dell’unità del vincolo matrimoniale e di cercarla e pagare il relativo riscatto in caso di sequestro di Leta.
(Originale, PERGAMENA N. 773, mm. 228×371; scrittura beneventana).

770. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1186 (85) – gennaio, ind. IV, Sant’Angelo a Scala
Gioasio figlio del fu Urso de Burga di Sant’Angelo a Scala, alla presenza del giudice Blasio, riceve in fitto perpetuo da Sabella figlia del fu Genco di Pietrastornina, per la quale il signore Nazario funge da mundoaldo, un pezzo di terra sito nella località Campo Maiulo con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di piantarvi alberi da frutta come viti, meli ed olivi, di corrispondere a detta Sabella o ai suoi eredi la metà dei frutti superiori e la decima degli inferiori, nonché di versare la somma di tre tarì di moneta amalfitana come presa di possesso del terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 764, mm. 255×205; scrittura beneventana).
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771. CARTULA VENDITIONIS
1186 (85) – febbraio, ind. IV, Sarno
Maraldo figlio del fu Piero de Maraldo, in possesso di un pezzo di terra vacua, sito nella località Foce di Sarno ed a lui concesso dall’episcopio di Sarno, decide di vendere quel terreno, col consenso del vescovo Unfrido, a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso per il prezzo di 40 tarì di moneta salernitana e con l’obbligo da parte dell’acquirente di continuare a versare alla curia vescovile il terratico in ragione di due undicesimi del raccolto.
(Originale, PERGAMENA N. 765, mm. 312×215; scrittura beneventana).

772. CARTULA VENDITIONIS
1186 (85) – febbraio, ind. IV, Sarno
I fratelli Pietro, Roberto ed il prete Nicola, figli del fu Laudo, vendono a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, due pezzi di terra siti nelle pertinenze di Sarno dove si dice Sambuco per il prezzo di 40 tarì di moneta salernitana; aggiungono inoltre che l’acquirente, nel rispetto dei diritti spettanti alla curia regia, potrà sfruttare a proprio piacimento i detti terreni.
(Originale, PERGAMENA N. 766, mm. 332×314; scrittura beneventana).

773. CARTULA VENDITIONIS
1186 – aprile, ind. IV, Sarno
Martino figlio del fu Lorenzo, alla presenza del giudice Giovanni, vende a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Trascenda Pilosa, per il prezzo di 14 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 767, mm. 393×181; scrittura beneventana).

774. CARTULA VENDITIONIS
[1186] – 6 maggio, ind. IV, Napoli
Sergio Muschino, figlio del fu Giovanni e della defunta Marotta, e Cesario Galluccia, figlio del fu Benedetto e della defunta Anna Muschino, ambedue abitanti a Barra, vendono per il prezzo di 30 tarì amalfitani a Cesario Montanino, figlio del fu Cesario e della defunta Trotta, un interrato sito nella città di Napoli al vico Ercolano della regione Forcella, specificando che il lastrico solare appartiene alla chiesa di Santo Agrippino.
(Originale, PERGAMENA N. 768, mm. 263×418; scrittura curialesca napoletana).

775. CARTULA VENDITIONIS
1186 – luglio, ind. IV, Padula
Trotta, figlia del fu Aitardo del sacerdote Pietro del signore de Uncio, ed il cognato Barolo Gelone vendono a Padula figlio del fu Guglielmo un pezzo di un orto, sito nelle pertinenze di Padula dove si dice Fusara, ricevendo la pattuita somma in tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 769, mm. 196×221; scrittura minuscola rotonda di transizione).

776. CARTULA DONATIONIS
[1186] – 22 agosto, ind. IV, Napoli
Pietro Romano, figlio del fu Pietro e della defunta Marotta, riconoscendo che il presbitero Enrico suo figlio naturale gli era rimasto particolarmente legato e lo aveva aiutato, gli dona tramite Angelo de Giacomo la metà di una casa sita nella città di Napoli al vico Ercolano della regione Forcella, con facoltà di ristrutturarla e sopraelevarla.
(Originale, PERGAMENA N. 770, mm. 220×370; scrittura curialesca napoletana).

777. SCRIPTUM COMMUTATIONIS
1186 – [16 maggio-30 agosto], ind. IV (XIV), Mirabella
Grisa, col consenso del marito Bernardo che le funge da mundoaldo e con l’autorizzazione del giudice Ralferio che ne controlla la libera volontà, opera uno scambio di beni con Imperato figlio del fu Dauferio Imperato, cedendo un orto e ricevendo un pezzo di terra, ambedue siti nelle pertinenze di Mirabella ma in località diverse; aggiunge inoltre che l’orto da lei ceduto va considerato libero da ogni gravame, perché il canone a favore degli orfani della città gravante su di esso sarà trasferito sul terreno da lei ricevuto.
(Originale, PERGAMENA N. 776, mm. 321×215; scrittura beneventana).

778. CARTULA VENDITIONIS
1186 – ottobre, ind. V, Sarno
Rainone figlio del fu Guglielmo notaio e Gualtiero figlio del fu Stefano de Grima, divenuti cognati per aver sposato rispettivamente Alferada e Gaita figlie del fu Filippo Garofano ed avendo ereditato dal suocero un terreno arbustato, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Campo dei Boccacrassi, d’accordo con le rispettive consorti decidono di venderlo a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso, realizzando la somma di 100 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 771, mm. 335×259; scrittura beneventana).

779. SCRIPTUM VENDITIONIS
1186 – ottobre, ind. V, Mercogliano
Dodone figlio del fu Artura e la di lui sorella Gaita vendono a Giovanni figlio del fu Giordano di Avella un castagneto, sito nei pressi di Mercogliano dove si dice Sala, realizzando la somma di 34 tarì di moneta salernitana; aggiungono inoltre di farsi garanti anche per gli eventuali diritti spettanti alle sorelle Clarizia e Presenza, nonché a Trotta moglie di Dodone.
(Originale, PERGAMENA N. 772, mm. 228×300; scrittura minuscola rotonda di transizione).

780. CARTULA OBLATIONIS
1186 – dicembre, ind. V, Montevergine
Il signore di Atripalda Guglielmo si porta nel monastero di Montevergine ed ivi, alla presenza del regio comestabile e giustiziere Elia di Gesualdo e del figlio di questi Rugiero, nonché di altri testi qualificati e del giudice Giacomo di Avellino, concede all’abate Giovanni la facoltà di far pascolare gli animali del monastero nel bosco e nel territorio del suo castello, come pure di tagliare e raccogliere legna verde e secca nel suo bosco per i bisogni di detto monastero, escludendo il taglio degli alberi di castagno.
(Originale, PERGAMENA N. 774, mm. 305×372; scrittura beneventana).
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781. CARTULA PASTINATIONIS
1186 – dicembre, ind. V, Mercogliano
Il primicerio Ruggiero, il vicario Giovanni de Sergio ed il sacerdote Maggio, custodi e rettori della chiesa di San Pietro Apostolo di Mercogliano, con l’assenso di tutti gli altri sacerdoti e chierici della stessa chiesa, concedono in fitto perpetuo ad Urso de Comeltruda, figlio del fu Giovanni, un pezzo di terra con oliveto di proprietà della chiesa, sito nel castello di Mercogliano nei pressi della porta Mazocca, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di migliorare ed allargare l’oliveto e di corrispondere ogni anno la metà delle olive ed in caso di semina la metà dei cavoli e la quinta parte delle altre derrate.
(Originale, PERGAMENA N. 775, mm. 340×205; scrittura minuscola rotonda di transizione).

782. CARTULA IUDICATI
[1187 – mese …, indizione …], Roccapiemonte
Il regio Camerario Guglielmo Filangieri, sollecitato da Riccardo Pagano, invia una lettera a Bartolomeo de Filippo stratigoto di Roccapiemonte, perché faccia esaminare la posizione della vedova e degli eredi del fu Giovanni de Benedetto, che tenevano in fitto terreno e case demaniali, in rapporto all’eventuale contribuzione per la spedizione militare in Romania; in sede di giudizio lo stesso Riccardo Pagano, che tutela gli interessi dei fittavoli, esibisce ai giudici Roberto e Buscherio il documenti di locazione perpetua, a suo tempo fatto rogare dal regio camerario Giovanni Ruffo, nel quale sono precisati gli oneri dovuti alla curia da parte di Giovanni de Benedetto e dei suoi eredi, consistenti nel corrispondere il terratico in ragione della metà dei frutti superiori e di due undicesimi di quelli inferiori, una gallina per l’uso del palmento e 3 tarì di moneta salernitana per le abitazioni, nonché di fornire il vitto al messo inviato dalla curia per il ritiro della  merce pattuita; i detti giudici, riuniti in camera di consiglio insieme ai probiviri, stabiliscono che la vedova e gli eredi del fu Giovanni de Benedetto non debbono essere sottoposti ad altri tributi, oltre quelli contenuti nell’originario documento di locazione, per la regia spedizione in Romania.
(Originale, PERGAMENA N. 790, mm. 425×285; scrittura minuscola corsiva di transizione).

783. CARTULA LOCATIONIS
1187 (86) – gennaio, ind. V, Avellino
Rainone figlio del fu Giovanni, alla presenza del giudice Giacomo, concede in fitto perpetuo a Giacomo Giovanni di San Barbato una casa in legno con annesso nel retro un piccolo pezzo di terra, sita nella località Strada di Avellino, per il canone annuo di 3 tarì di moneta salernitana, da versare il primo gennaio.
(Originale, PERGAMENA N. 778, mm. 234×190; scrittura beneventana).

784. CARTULA VENDITIONIS
1187 – gennaio, ind. V, Ascoli Satriano
La minorenne Lichia figlia del fu Sichenolfo del conte Leone, trovandosi in difficoltà economiche e proprietaria della metà di una vigna sulla quale gravava il morgengabe spettante alla madre Porpora, col consenso di questa si accorda con i proprietari dell’altra metà della vigna e cioè con l’avvocato Potone figlio del fu visconte Falcone, che ne possedeva un quarto, e con Potefrido figlio di Potefrido, che ne possedeva l’altro quarto col peso del morgengabe spettante alla made Mariacita; di comune accordo, i detti uomini e donne aventi diritto sulla vigna sita nei pressi della chiesa di San Giorgio, decidono di venderla a Gottefrido per il prezzo di un’oncia d’oro di tarì siciliani, precisando che per la minorenne Lichia funge da mundoaldo il detto avvocato Potone, per la madre Porpora l’avvocato Giovanni Gosfrido di Maraldo de Bruno e per la signora Mariacita il già detto figlio Potefrido.
(Originale, PERGAMENA N. 779, mm. 212×505; scrittura minuscola rotonda di transizione).

785. CARTULA VENDITIONIS
1187 (86) – febbraio, ind. V, Sarno
Matteo Burrello figlio del fu Martino, alla presenza del giudice Giovanni, vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso un pezzetto di terra, sito nelle pertinenze di Sarno nei pressi della chiesa di Santa Maria di Ugliano, realizzando la somma di 12 tarì di mone salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 780, mm. 320×270; scrittura beneventana).

786. CARTULA VENDITIONIS
1187 – 20 marzo, ind. V, Benevento
Le sorelle Benia e Rogasia figlie del fu Benenato, avendo ereditato dal fratello Bartolomeo una casa in muratura, sita nella città nuova di Benevento nei pressi della chiesa di San Giacomo, decidono di venderla a Forestiero Bambacario per il prezzo di 10 romanati, precisando che per Benia funge da mundoaldo e mediatore il figlio Aterno e per Rogasia il marito Bario.
(Originale, PERGAMENA N. 781, mm. 335×445; scrittura beneventana).

787. CARTULA LOCATIONIS         
1187 – aprile, ind. V, Avellino
Alferio figlio del fu Giovanni di donna Emma, alla presenza del giudice Giacomo, concede in fitto perpetuo ai fratelli Ugo Pietro e Guglielmo, figli del fu Riccardo Russo di Mercogliano, un pezzo di terra coperto da alberi di nocciolo, noce e melo, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare e di corrispondere la metà del raccolto, precisando che le nocelle dovranno essere raccolte durante i primi giorni della settimana in modo da procedere alla divisione nella giornata del sabato o della domenica.
(Originale, PERGAMENA N. 782, mm. 305×228; scrittura minuscola di transizione).

788. CARTULA LOCATIONIS
1187 – maggio, ind. V, Sarno
Unfrido vescovo di Sarno, col consenso del capitolo cattedrale, concede in fitto perpetuo al primicerio Bartolomeo, figlio del fu Damiano Califano, un pezzo di terra vacua, sito nelle pertinenze di Sarno nella località Foce dove si dice Fossato, con facoltà di costruire su di esso una casa e con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di corrispondere all’episcopio il terratico in ragione della quarta parte dei frutti e di far conoscere i tempi della raccolta, in modo che un messo dello stesso episcopio possa recarsi sul posto e ritirare le derrate ad esso spettante; infine il primicerio Bartolomeo si impegna perché i suoi eredi rimangano per sempre uomini ligi del detto episcopio.
(Originale, PERGAMENA N. 783, mm. 365×280); scrittura minuscola corsiva di transizione).

789. CARTULA VENDITIONIS
1187 – luglio, ind. V, Mercogliano
Gadalaito figlio del fu Pietro Racco, alla presenza dei due giudici di Mercogliano di nome Guglielmo, vende a Pietro figlio di Giovanni Racco ed a Giovanni figlio del fu Roberto di Quintavalle la metà di una casa sita nel castello di Mercogliano ed un castagneto, sito nelle pertinenze dello stesso castello dove si dice Marcellino, per il prezzo di 35 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Lavinia, moglie di detto Gadalaito, per concedere agli acquirenti le opportune garanzie di legge per il quieto possesso dei beni acquistati.
(Originale, PERGAMENA N. 784, mm. 225×326; scrittura minuscola di transizione).

790. CARTULA CENSUS
1187 – ottobre, ind. VI, Monteforte
L’abate Giovanni di Montevergine, col consenso della comunità monastica ed alla presenza del giudice Giovanni, concede in fitto perpetuo ad Angelo figlio del fu Landone un pezzo di terra coperto da alberi di castagno ed altri alberi da frutta, sito nella località Santa Croce e di proprietà del monastero per la donazione dei coniugi Giovanni Garofano ed Orsa, con l’obbligo da parte del detto Angelo di corrispondere alla vedova Orsa, sua vita natural durante, la metà del raccolto e di versare al monastero 2 tarì di moneta salernitana per la festa della Madonna nel mese di settembre; dopo la morte di Orsa tutti i frutti del terreno rimarranno di proprietà di Angelo ed il canone a favore del monastero passerà da 2 a 5 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 785, mm. 309×190); scrittura minuscola di transizione).
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791. CARTULA OFFERTIONIS
1187 – ottobre, ind. VI, Mirabella
I coniugi Tancredo Accepto e Truda, per la remissione dei loro peccati e dei loro parenti ed alla presenza del giudice Eliano, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani di Marciano uomo ligio del monastero, una casa sita nella città di Mirabella, riservandosene l’usufrutto loro vita natural durante.
(Originale, PERGAMENA N. 786, mm. 388×210; scrittura beneventana).

792. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1187 – ottobre, ind. VI, Montefusco
Matteo figlio del fu giudice Matteo, per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti ed alla presenza del giudice Mercurio, offre se stesso e tutti i suoi beni mobili acquisiti ed acquirendi al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni; se ne riserva tuttavia l’usufrutto sua vita natural durante, ed aggiunge che alla sua morte quei beni passeranno di proprietà del monastero, facendo salva la quarta parte spettante alla moglie Giuliana.
(Originale, PERGAMENA N. 787, mm. 347×156; scrittura beneventana).

793. CARTULA OBLATIONIS
1187 – novembre, ind. VI, Avellino
Giacomo figlio del fu Giovanni Lupaione del casale di Salsa, per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti ed alla presenza del giudice Leonardo, offre tutti i suoi beni mobili e stabili, ovunque esistenti, al monastero di Montevergine nelle mani dell’abate Giovanni, riservandosene l’usufrutto per il restante della sua vita e facendo salvi dopo la sua morte i diritti spettanti su quei beni al giudice Giacomo di Avellino.
(Originale, PERGAMENA N. 788, mm. 346×157; scrittura beneventana).

794. CARTULA VENDITIONIS
1187 – novembre, ind. VI, Mercogliano
Urso de Dardano a nome proprio e per conto degli altri suoi parenti aventi diritto  -cioè degli eredi del defunto suo figlio Maggio, del nipote Urso, del figlio adottivo Tanso figlio del fu Riccardo de Asclettino, di Giovanni e di Clarizia figli del fu Riccardo de Dardano, nonché di Mabilia moglie di Tanso, di Maria moglie di Giovani e di una seconda Maria anch’essa figlia del fu Riccardo de Dardano- vende a Pietro, figlio del fu Giovanni Racco ed al di lui cognato Giovanni, figlio del fu Roberto Aversano, una casa sita nel castello di Mercogliano, per il prezzo di 10 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 789, mm. 285×276; scrittura minuscola rotonda di transizione).

795. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1188 (87) – gennaio, ind. VI, Summonte
Giovanni, abate del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Magno, cede in fitto perpetuo a Nicola Carpentiero, figlio del fu Giovanni Prando, due pezzi di terra siti nelle pertinenze di Summonte dove si dice Agnone e Fontanelle ed in parte già coperti da alberi di castagno, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di completare nello spazio di sedici anni la piantagione dei castagni e di corrispondere ogni anno la metà delle castagne e, in caso di semina, la decima parte dei cereali.
(Originale, PERGAMENA N. 791, mm. 245×1120; scrittura minuscola rotonda di transizione).

796. CARTULA LOCATIONIS         
1188 (87) – febbraio, ind. VI, Avellino
Giovanni, abate del monastero di Montevergine, alla presenza del giudice Leonardo, cede in fitto perpetuo a Marco, figlio del fu Benenato, una casa sita nella città di Avellino, nei pressi dell’episcopio, con facoltà di subaffittarla e con l’obbligo di pagare al fisco le tasse stabilite e di corrispondere al monastero il canone annuo di un tarì di moneta salernitana, da versare il primo gennaio.
(Originale, PERGAMENA N. 792, mm. 273×200; scrittura beneventana).

797. CARTULA DONATIONIS
1188 (87) – febbraio, ind. VI, Gesualdo
Ruggiero, signore del castello di Gesualdo e di altri luoghi, alla presenza del padre Elia di Gesualdo, dei giudici di Frigento Guaimario e Ptolomerio e di altri testi qualificati, in considerazione del buoni servizi resigli da un suo uomo di nome Pietro di San Mango, figlio del fu Giovanni Povero, gli dona una vigna facente parte del suo demanio, sita nella località Cappella di San Mango.
(Originale, PERGAMENA N. 793, mm. 223×475; scrittura beneventana).

798. CARTULA LOCATIONIS
1188 – marzo, ind. VI, Castelcicala
Il monaco Giovanni da Nusco, priore della chiesa di Santa Maria del Plesco dipendente dall’abbazia di Montevergine, alla presenza del giudice Terenzio e col consenso di Giovanni da Morcone abate di Montevergine, cede in fitto perpetuo a Dautedo, figlio del fu Guglielmo Frusterio di Casamarciano, due pezzi di terra, l’uno sito nella località Cesina nei pressi della chiesa di San Clemente e l’altro nella località Campolongo, precisando che quest’ultimo terreno era tenuto in pastino dagli eredi di Angelo di Casamarciano con l’obbligo di corrispondere la metà del vino, una gallina per l’uso del palmento, la quarta parte dei seminati ed il vitto per due operai al tempo del raccolto; mentre Dautedo dovrà corrispondere alla chiesa di Santa Maria del Plesco 2 tarì di moneta amalfitana nel giorno di Natale.
(Originale, PERGAMENA N. 794, mm. 196×355; scrittura minuscola rotonda di transizione).

799 – CARTULA OBLATIONIS
1188 – maggio, ind. VI, Palo del Colle
Leone Maraldizio e la moglie Santora, col consenso dei loro parenti e del signore Signore de Sora, offrono se stessi ed i loro beni stabili, siti fuori e dentro il castello di Palo alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, riservandosene l’usufrutto loro vita natural durante ed impegnandosi a vivere nell’obbedienza dell’abate Giovanni e dei suoi successori e non vendere i beni donati; precisano inoltre che dalla donazione va escluso un palazzotto e nove piante d’olivo, già concessi al nipote Giacomo alla condizione che questi intraprenda la carriera ecclesiastica, e comunque anche questi beni alla morte di Giacomo dovranno passare di proprietà della chiesa di Santa Maria di Montevergine.
(Originale, PERGAMENA N. 795, mm. 207×481; scrittura minuscola rotonda di transizione).

800. SCRIPTUM VENDITIONIS
1188 – giugno, ind. VI, Mercogliano
Guglielmo figlio del fu Giovanni di Summonte, alla presenza del giudice Guglielmo, vende a Giovanni figlio del fu Giordano di Avella un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Sala, nei pressi della chiesa di San Nicola, realizzando la somma di 30 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Gaudiana, moglie del detto Guglielmo, per concedere all’acquirente le opportune garanzie di legge per il quieto possesso del castagneto.
(Originale, PERGAMENA N. 796, mm. 238×263; scrittura minuscola di transizione).
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