1179-1182
Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1983)
644. SCRIPTUM VENDITIONIS
1179 – gennaio, ind. XII, Ascoli Satriano
Itta, figlia del fu Drombo, trovandosi in gravi difficoltà economiche, col consenso del figlio Urso Risio ed alla presenza del giudice Episcopo, vende ai fratelli Leone, Ugo ed Urso, figli del fu Antonino, due pezzi di terra, siti nelle pertinenze di Ascoli dove si dice Fabbrica, realizzando la somma di 36 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 644, mm. 210×410; scrittura beneventana).
645. CARTULA OBLATIONIS
1179 (78) – febbraio, ind. XII, Avellino
I patroni della chiesa di San Giovanni a Baccanico, cioè il chierico Giovanni di Cantalupo ed il fratello Ruggiero, il giudice Filippo, Giovanni de Ademario ed il fratello Guglielmo, Giovanni de Alberto, Magenolfo figlio del giudice Maraldo, Maraldo de Grima e il fratello Bartolomeo, Alferio Malpoto, Dario, Riccardo Lella, Agostino, Malfrido de Clara, Bernardo Requie, Basilio Giocondo, Giovanni Grasso ed un fratello di quest’ultimo, di comune accordo, alla presenza del giudice Giacomo, cedono all’abbazia di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, i diritti loro spettanti su quella chiesa; il giudice inoltre precisa che Gionata di Cantalupo ed il fratello Dalimanno nonché Spenendeo de Marino avevano già in precedenza offerto allo stesso monastero di Montevergine la parte di «ius patronatus» loro spettante sulla chiesa di San Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 645, mm. 217×225; scrittura beneventana).
646. SCRIPTUM PETITIONIS
1179 – marzo, ind. XII, Montefusco
Il monaco Guglielmo, priore della grangia verginiana di San Giovanni a Marcopio, presenta ai giudici Riccardo e Matteo di Montefusco uno «scriptum offertionis» dell’aprile 1174 rogato dal notaio Ruggiero, con preghiera di volergliene fare una copia autentica, in modo che l’originale potesse essere inviato all’archivio della casa madre di Montevergine e la copia potesse essere conservata nell’archivio della dipendenza monastica di San Giovanni a Marcopio, alla quale era affidata l’amministrazione del terreno donato; i giudici, dopo aver esaminato il documento, trovatolo non manomesso, accolgono la richiesta del monaco ed ordinano al notaio Filippo di provvedere in merito.
(Originale, PERGAMENA N. 646, mm. 345×258; scrittura beneventana).
647. SCRIPTUM OBLATIONIS
1179 – aprile, ind. XII, Mercogliano
Simone de Clara di Giacomo e la moglie Mabilia, per la salvezza delle anime loro ed alla presenza del giudice Guglielmo, offrono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del visconte Ruggiero che agisce a nome e per conto della stessa chiesa, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Mercogliano e più esattamente nella località Urbiniano non molto distante dalla chiesa di Santa Margherita, ricevendo in segno di gratitudine dalla chiesa, tramite lo stesso visconte Ruggiero, 4 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 647, mm. 295×185; scrittura beneventana).
648. CARTULA VENDITIONIS
1179 – maggio, ind. XII, Sarno
Giovanni Scuterio, figlio del fu Pietro Greco, alla presenza del giudice Enrico e col consenso del vescovo Giovanni di Sarno, vende a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso una terra con arbusto sita nelle pertinenze di Sarno e precisamente nel casale di Santa Maria di Ugliano, realizzando la somma di 20 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 648, mm. 328×245; scrittura beneventana).
649. CARTULA OBLATIONIS
1179 – luglio, ind. XII, Sorbo Serpico
Guido, signore del castello di Serpico e figlio del fu Torgisio, per la salvezza dell’anima sua ed in suffragio dei defunti genitori e di tutti gli altri suoi parenti, alla presenza del giudice Alferio di Avellino, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Giovanni, un pezzo di terra con vigna ed una casa, site nelle pertinenze del castello di Lapio e facenti parte del feudo di un certo Marco.
(Originale, PERGAMENA N. 649, mm. 370×310; scrittura beneventana).
650. SCRIPTUM VENDITIONIS
1179 – luglio, ind. XII, Montefusco
Ugo Lombardo, per il prezzo di 24 tarì salernitani, vende al maestro Rinaldo Lombardo, figlio del fu Rinaldo, un casalino sito nel castello di Montefusco, non molto distante dalla chiesa di Santa Maria; prima di chiudere il documento il notaio precisa che il giudice non intervenne all’operazione per il controllo delle misure.
651. SCRIPTUM OBLATIONIS
1179 – agosto, ind. XII, [Santa Maria la Fossa]
Giovanni de Grauso col figlio Malfrido ed i fratelli Ruggiero e Giovanni Ralboni, per la salvezza delle anime loro e dei loro antenati, offrono alla chiesa di Santa Maria «de Camporis», nelle mani dell’abate Pietro, alcuni appezzamenti di terreno, siti nella località della Fossa.
(Originale, PERGAMENA N. 651, mm. 255×225; scrittura minuscola rotonda di transizione).
652. SCRIPTUM VENDITIONIS
1179 – settembre, ind. XIII, Mercogliano
Giovanni Bonande, figlio del fu Urso alla presenza del giudice Guglielmo, vende a Morlando, figlio di Biagio Bonande, un pezzo di terra con vigna ed altri alberi, sito nella località dove si dice Episcopo, realizzando la somma di 35 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 652, mm. 210×240; scrittura beneventana).
653. CARTULA DONATIONIS
1179 – settembre, ind. XIII, Avellino
Guido Raganella ed i figli Guido e Giovanni chierico, riconoscendo di aver ricevuto dal monastero di Montevergine non pochi favori, decidono di devolvere ad esso il reddito annuo di 3 tarì di moneta salernitana, loro dovuto da Riccardo di Monteforte; il monastero per mezzo dell’abate Giovanni li ricompensa offrendo loro un cavallo.
(Originale, PERGAMENA N. 653, mm. 218×330; scrittura beneventana).
654. CARTULA VENDITIONIS
1179 – settembre, ind. XIII, Mercogliano
Martino, figlio del fu Novellone, alla presenza del giudice Guglielmo, vende a Parisio di Summonte figlio del fu Roberto una casa solariata, sita presso le mura del castello di Mercogliano, per il prezzo di 30 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Cara, vedova di Giovanni, figlio del detto Martino, e rimette nelle mani di Parisio gli eventuali diritti a lei spettanti su quella casa.
(Originale, PERGAMENA N. 654, mm. 216×320; scrittura beneventana).
655. CARTULA TRADITIONIS
1179 – settembre, ind. XIII, Avellino
Rainone, figlio del fu Giovanni, cede all’abate Riccardo del monastero di Santa Maria dell’Incoronata, costruito nella località Fontanelle, un pezzo di terra, staccandolo da un suo più vasto podere sito fuori la città di Avellino dove si dice Strata; precisa che quel pezzo di terra, secondo i confini contenuti in un atto notarile già in possesso del monastero, in precedenza era appartenuto al maestro Girardo e su di esso lo stesso monastero aveva costruito una casa; infine chiede per l’occupazione di quel suolo il canone di 5 tarì di moneta salernitana da versare ogni anno nel mese di gennaio.
(Originale, PERGAMENA N. 655, mm. 270×211; scrittura beneventana).
656. SCRIPTUM OBLATIONIS
1179 – ottobre, ind. XIII, Mercogliano
Bisanzio e Giovanni, figli del fu Simone Foglia, Roberto, figlio del fu Domnello e Gisulfo, figlio di Amato Foglia, per la salvezza delle anime loro e dei loro parenti, offrono al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, la parte di «ius patronatus» loro spettante, per eredità, sulla chiesa di San Nicola costruita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Villa Nova.
(Originale, PERGAMENA N. 656, mm. 295×300; scrittura beneventana).
657. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1179 – ottobre, ind. XIII, Capriglia Irpina
L’abate Giovanni di Montevergine, confortato dal consenso dei suoi diretti collaboratori e degli altri monaci, cede in fitto perpetuo al giudice Spenendeo di Capriglia un pezzo di terra di proprietà dell’abbazia, sito nelle pertinenze di quel castello dove si dice Campo Caciulo, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare e di corrispondere annualmente la metà del raccolto e la decima dei frutti.
(Originale, PERGAMENA N. 657, mm. 273×240; scrittura beneventana).
658. SCRIPTUM DISPOSITIONIS
1179 – novembre, ind. XIII, Taurasi
Il sacerdote Giovanni, figlio del fu Roberto Salegrimo, essendo gravemente infermo ma nel pieno possesso delle sue facoltà, col consenso del signore locale Ruggiero di Castelvetere ed alla presenza del giudice Pietro nonché di altri testi qualificati, dispone a suffragio della sua anima che una casa solariata, sita fuori le mura del castello di Taurasi nei pressi della porta Sant’Angelo, e parte di una vigna, sita nella località Alessandriali, siano assegnate al monastero di Montevergine.
(Originale, PERGAMENA N. 658, mm. 290×382; scrittura beneventana).
659. CARTULA VENDITIONIS
1179 – 15 novembre, ind. XIII, Castellammare della Bruca
Il sacerdote Atinolfo, figlio del fu Giovanni di Nocera, e Pietro, figlio del fu Sergio Guimondo, nella qualità di esecutori testamentari della defunta Gemma Guida, vendono a Leone, figlio del fu Giovanni Scafurrro, un pezzetto di terra dell’eredità di Gemma, sito nella località Torricella, realizzando la somma di 20 tarì d’oro amalfitani.
(Originale, PERGAMENA N. 659, mm. 190×266; scrittura beneventana).
660. CARTULA OBLATIONIS
1179 – dicembre, ind. XIII, Castelcicala
Il milite Matteo de Marino di Castelcicala, figlio del fu Pietro, per la salvezza dell’anima sua ed in suffragio dei suoi genitori e di tutti gli altri suoi parenti, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, tramite il priore Guido della dipendenza monastica di Santa Maria del Plesco, un pezzo di terra con piante d’olivo, sito nelle pertinenze di Castelcicala dove si dice Plagia.
661. CARTULA VENDITIONIS
1179 – [marzo – febbraio 1180], ind. X [II – III], Avella
Sansone figlio del fu Sasso Coco, alla presenza del giudice Giovanni, cede in perpetuo a Giovanni, figlio di Artura, la quarta parte di un molino con relativa via di accesso ed uso delle acque, sito nelle pertinenze di Avella dove si dice Palmenta, dietro prestazione di una gallina, come canone annuo simbolico.
(Minuta notarile, PERGAMENA N. 661, mm. 145×175; scrittura minuscola rotonda di transizione).
662. CARTULA VENDITIONIS
1180 (79) – gennaio, ind. XIII, Mercogliano
Gadalaito figlio di Pietro Racco, alla presenza del giudice Guglielmo, vende a Guglielmo figlio del fu Riccardo Dauferio la metà di una casa, sita nel castello di Mercogliano, per il prezzo di 18 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Lavinia, moglie di Gadalaito, e rimette nelle mani dell’acquirente i diritti a lei spettanti sulla parte di casa venduta.
(Originale, PERGAMENA N. 662, mm. 205×295; scrittura beneventana).
663. CARTULA VENDITIONIS
1180 (79) – 10 febbraio, ind. XIII, Benevento
Giovanni de Domenico, figlio del fu Giovanni, vende al fratello uterino Milo Salvano, figlio del fu Milo, una casa in muratura sita nella città nuova di Benevento, a lui pervenuta per eredità dalla comune madre Bisanzia; precisa che egli riceve dal fratello 3 romanati e 3 tarì di moneta amalfitana, in quanto sul valore reale di 12 romanati gli sono stati rilasciati 6 romanati per riscattare la casa da una precedente ipoteca, un romanato per liquidare un debito contratto da Bisanzia, 15 tarì dovutigli per ragioni ereditarie e 6 altri per ragioni non specificate.
(Originale, PERGAMENA N. 663, mm. 300×250; scrittura beneventana).
664. CARTULA VENDITIONIS
1180 – febbraio, ind. XIII, Maddaloni
Alessandro de Deodato e la moglie Fusca, quest’ultima per la quarta parte a lei spettante e col consenso del marito che le funge da mundoaldo, vendono alla chiesa di Santa Maria di Montevergine nelle mani del monaco Adamo, un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Maddaloni dove si dice Fenaita, per il prezzo di 150 tarì amalfitani; i coniugi tuttavia, per la remissione dei loro peccati, rinunziano ad un terzo del prezzo stabilito, condonando 50 tarì a beneficio della stessa chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 664, mm. 240×356; scrittura minuscola di transizione).
665. SCRIPTUM VENDITIONIS
1180 – aprile, ind. XIII, Mercogliano
Deodato ed i figli Carofrate e Benencasa vendono a Parisio, figlio del fu Roberto Caputo di Summonte, una casa sita nel castello di Mercogliano, per il prezzo di 38 tarì di moneta salernitana; alla vendita si associa Dena, moglie di Benencasa, per cedere nelle mani dell’acquirente i diritti a lei spettanti su quella casa; infine i venditori assicurano Parisio che la casa a lui venduta è libera da ogni tributo, perché il canone di un tarì, su di essa gravante a favore della curia, è stato trasferito su un’altra casa, che Carofrate aveva acquistato da Roberto de Domnello.
(Originale, PERGAMENA N. 665, mm. 258×286; scrittura beneventana).
666. CARTULA VENDITIONIS
1180 – maggio, ind. XIII, Montesarchio
Giovanni, figlio del fu Giovanni del fu giudice Vitale, e la moglie Giovanna, quest’ultima col consenso del marito che le funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Pietro, vendono al giudice Donadeo, figlio dello stesso fu giudice Vitale, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Montesarchio dove si dice Varoni, realizzando la somma di 140 tarì di moneta amalfitana.
(Originale, PERGAMENA N. 666, mm. 250×400; scrittura beneventana).
667. SCRIPTUM VENDITIONIS
1180 – maggio, ind. XIII, Montefusco
Roberto Murrone, figlio del fu Grimoaldo, vende ad Urso Ballegrima, figlio del fu Giovanni, un pezzetto di terra, sito nelle pertinenze di Montefusco dove si dice Murroni, escludendo dalla vendita la metà di un piede di castagno di proprietà dei nipoti Giovanni di Stasio e Giovanni di Tufo e realizzando la somma di 12 tarì salernitani di moneta corrente; alla vendita si associa Supranda, moglie del detto Roberto, e concede all’acquirente le garanzie di legge per il quieto possesso di quel pezzetto di terra.
(Originale, PERGAMENA N. 667, mm. 233×255; scrittura beneventana).
668. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1180 – giugno, ind. XIII, Forino
Il sacerdote Romualdo, figlio del fu Romualdo, si accorda col giudice Giovanni, figlio del fu Maio, e procede alla divisione di un terreno, sito nelle pertinenze di Forino dove si dice Pondinella, precisando che egli aveva ricevuto quel terreno dallo stesso giudice Giovanni, aveva provveduto a trasformarlo in castagneto ed era maturato il tempo per entrare in possesso di una parte di quella terra in conformità alle consuetudini del castello di Forino.
(Originale, PERGAMENA N. 668, mm. 240×203; scrittura beneventana).
669. CARTULA DONATIONIS [TRANSUMPTUM]
1180 – giugno, ind. XIII, Taurasi
Ruggiero di Castelvetere, nella sua qualità di signore di Taurasi, dona alla chiesa di Santa Maria di Montevergine un vasto territorio, che fu del milite Leonardo figlio del fu Rodoaldo ed altri suoi beni, alla presenza dei giudici Pietro e Cleopa.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1647 del maggio 1229).
670. CODICILLUS TESTAMENTI
1180 – agosto, ind. XIII, Avellino
Il giudice Leonardo rende di pubblico dominio le ultime volontà del defunto Petrone Coliandro, il quale sul letto di morte, dopo aver fatto testamento, dichiarando la figlia Contizia erede universale di tutti i suoi beni, e nominato esecutori testamentari e mondualdi di Contizia lo zio Alessio ed il consanguineo Giovanni di Avellino figlio di Spenandeo, aggiunge un codicillo per stabilire che, qualora Contizia dovesse morire prima di raggiungere la maggiore età, Alessio entrerà in possesso della casa già a lui assegnata col precedente testamento e Giovanni della quarta parte di tutti gli altri beni spettanti a Contizia.
671. SCRIPTUM DISPOSITIONIS
1180 – agosto, ind. XIII, Atripalda
La vedova Maria, figlia del fu Giovanni Petracca, trovandosi a letto gravemente inferma ma nel pieno possesso delle facoltà mentali, per la salvezza dell’anima sua ed in suffragio dei defunti genitori, fa un legato pio a favore della chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Prefetto priore della dipendenza monastica di Santa Maria di Aiello, consistente in un pezzo di terra con nocelleto sito nella località Petrominico e Cornitolo.
(Originale, PERGAMENA N. 670, mm. 325×330; scrittura beneventana).
672. CARTULA DISPOSITIONIS
1180 – settembre, ind. XIV, Avellino
Il giudice Leonardo rende di pubblico dominio un codicillo testamentario del defunto Giacomo di Torre Maurella, il quale sul letto di morte, ma nel pieno possesso delle facoltà mentali, per la remissione dei suoi peccati, aveva disposto un legato pio a favore del monastero di Montevergine, consistente in un castagneto sito nella località Serrone.
(Originale, PERGAMENA N. 671, mm. 251×330; scrittura beneventana).
673. CARTULA LOCATIONIS
[1180] – settembre, ind. XIV, Avellino
Il monaco Vivo, cellerario del monastero di Santa Maria di Montevergine, col consenso dell’abate Giovanni, cede in fitto perpetuo ad Amato, figlio del fu Landolfo Escletano, un pezzo di terra con nocelleto sito nella località Escleto, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di una libbra di buona cera, da consegnarsi nel mese di novembre per la festa di san Martino.
(Originale, PERGAMENA N. 777, mm. 297×187; scrittura beneventana).
674. CARTULA VENDITIONIS
1180 (81) – 7 settembre, ind. XIV, Troia
Gimondo, avendo ereditato dal defunto genitore Aifredo un castagneto, sito nelle pertinenze della città di Troia dove si dice Selva di Pietro, si accorda con la madre Giuliana, che di quella selva aveva diritto alla quarta parte, ed insieme decidono di venderla a Matteo Pulcarino per il prezzo di 6 once d’oro di tarì siciliani.
(Originale, PERGAMENA N. 685, mm. 194×360; scrittura minuscola di transizione).
675. CARTULA VENDITIONIS [TRANSUMPTUM]
1180 – novembre, ind. XIV, Avellino
Guido Racanella ed il figlio Guido, col titolo di milite, alla presenza del giudice Alferio, vendono a Riccardo di Monteforte due pezzi di terra in parte vacui ed in parte coperti da alberi da frutta, siti nelle pertinenze di Summonte dove si dice Falcibasso, realizzando la somma di 50 tarì salernitani per conto di Giovanni e Maria figli di Marotta e di altri eventuali nascituri dalla stessa Marotta.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1009 del settembre 1196).
676. SCRIPTUM MEMORIE
1181 – gennaio, ind. XIV, Tocco Caudio
Il giudice Pietro, che funge anche da notaio, dopo aver ascoltato e controllato la veridicità della deposizione di Giovanni, figlio del fu Giovanni Basso, il quale nella qualità di tutore aveva denunziato i debiti e la fame in cui si dibattevano i nipoti Riccardo e Benesia figli del fu Riccardo Basso, concede ai minori la facoltà di vendere a Ruggiero figlio del fu Poto, per il prezzo di un tarì, un pezzo di orticello, sito nelle pertinenze di Tocco Caudio dove si dice Fuori Porta, e tre parti di una pianta di noce, sita nello stesso orticello.
(Originale, PERGAMENA N. 672, mm. 250×190; scrittura minuscola di transizione).
677. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1181 (80) – febbraio, ind. XIV, Mercogliano
Il sacerdote Ugo, preposito del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Golia, figlio del fu Magio de Iaquinta, due pezzetti di terra con orti ed alberi d’olivo, siti nei pressi del castello di Mercogliano, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di raccogliere l’olive e consegnarne la metà al monastero e di corrispondere il canone annuo di un tarì per la festa di santa Maria di mezzo agosto.
(Originale, PERGAMENA N. 673, mm. 262×350; scrittura beneventana).
678. CARTULA VENDITIONIS
1181 – aprile, ind. XIV, Summonte
Riccardo de Rachisio, col consenso del figlio Nicola, diacono, vende all’abbazia di Montevergine, nelle mani del monaco Rao, un castagneto sito nelle pertinenze di Summonte dove si dice Mandre, realizzando la somma di 48 tarì salernitani; alla vendita si associa Satalia, moglie del detto Riccardo, e rilascia nelle mani dello stesso monaco Rao le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel castagneto da parte dell’abbazia.
(Originale, PERGAMENA N. 674, mm. 360×290; scrittura beneventana).
679. CARTULA OBLATIONIS
1181 – aprile, ind. XIV, Maddaloni
Il milite Guglielmo di Maddaloni, figlio del fu milite Alessandro de Sullicia, per la salvezza dell’anima sua, del defunto genitore e di tutti gli altri suoi parenti offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani del monaco Giovanni Franco, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Maddaloni dove si dice ai Russi.
(Originale, PERGAMENA N. 675, mm. 250×385; scrittura minuscola di transizione).
680. SCRIPTUM VENDITIONIS
1181 – aprile, ind. XIV, Grottaminarda
Gualdone, figlio del fu Giovanni di Gualdone, si accorda con i fratelli Melfense e Buonaiuto e con la madre Maria ed insieme decidono di vendere ad Urso Sellitto un orto, sito nelle pertinenze di Grottaminarda dove si dice Porta Sant’Angelo, realizzando la somma di 49 tarì di moneta corrente salernitana.
681. SCRIPTUM CONCORDIE
1181 – aprile, ind. XIV, Mercogliano
Nella curia di Mercogliano, il giustiziere Grimaldo accusa il chierico e notaio Guglielmo di essersi appropriato di un terreno con orto, sito nella località Deserta ed appartenente alla moglie Maria da parte del suo primo defunto marito Riccardo; al contrario il chierico sostiene di esserne legittimo proprietario per averlo acquistato dallo stesso Riccardo, come si evince dal relativo atto notarile; tuttavia, prima che i due giudici di nome Guglielmo emettano la sentenza, alla presenza del baglivo Simone Filiolo, le due parti si accordano ed il chierico e notaio Guglielmo, dietro versamento di una certa quantità di danaro, ottiene da Maria col consenso del marito Grimaldo le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 677, mm. 189×309; scrittura beneventana).
682. CARTULA REMISSIONIS
1181 – aprile, ind. XIV, Benevento
Enrico di Molinara, nella sua qualità di milite del castello di Finocchio, aveva ereditato dal defunto genitore Bernardo Settebellosa il diritto di riscuotere la «fidantia» sui beni posseduti nelle pertinenze di quel castello dai cittadini beneventani; ed ora, alla presenza del giudice Luca e dietro compenso di 18 tarì amalfitani, decide di esonerare definitivamente da quel tipo di gabella il chierico Giovanni, figlio del fu Grimoaldo Settebocche, per i terreni da lui posseduti nella località Cisterna.
(Originale, PERGAMENA N. 678, mm. 270×415; scrittura beneventana).
683. SCRIPTUM MEMORIE
1181 – maggio, ind. XIV, Benevento
Il giudice Nicola, rifacendosi ad un atto notarile da lui sottoscritto, col quale Giovanni figlio del fu Mercurio aveva acquistato da Corrado figlio del monaco Corrado, per conto del minorenne Gervasio figlio naturale del monaco Giovanni de Ilaria, una terra con vigna e selva, precisa che su quei beni, siti fuori la città di Benevento nella località Pino, grava la «fidantia» a favore dei signori normanni di 8 tarì e un quarto, di cui l’acquirente deve farsi carico.
(Originale, PERGAMENA N. 679, mm. 350×166; scrittura beneventana).
684. CARTULA VENDITIONIS
1181 – 10 maggio, ind. XIV, Troia
Landulfo figlio di Ruggiero Caldarario, alla presenza del giudice Giovanni Leporino, vende ad Alessio Pastore una vigna, sita nelle pertinenze di Troia dove si dice Campo Suardo, realizzando la somma di 2 once d’oro ed un quarto.
(Originale, PERGAMENA N. 680, mm. 210×305; scrittura beneventana).
685. CARTULA VENDITIONIS
1181 – luglio, ind. XIV, Eboli
Martino figlio del fu Nicola Fabbro del maestro Amato, col consenso della moglie Grima ed alla presenza del giudice Landolfo, si accorda col signore Giacomo figlio del fu Pietro Cavaliere e gli vende, per il prezzo di 12 tarì di moneta salernitana, la metà del muro, che divideva la sua abitazione da quella di Giacomo, operando la divisione in senso verticale, cedendo la parte verso mezzogiorno ed obbligandosi a murare la finestra ivi esistente.
(Originale, PERGAMENA N. 681, mm. 370×175; scrittura beneventana).
686. CARTULA OBLATIONIS
1181 – agosto, ind. XIV, Avellino
L’ex stratigoto Bernardo figlio del fu vice conte Bernardo, per la remissione dei peccati suoi e degli altri suoi parenti, offre a Dio nella chiesa di Santa Maria di Montevergine una casa in muratura, sita fuori le mura di cinta della città di Avellino nei pressi della Porta Maggiore, ponendo se stesso come garante dell’offerta nelle mani del monaco Stabile, cellerario del monastero di Montevergine.
(Originale, PERGAMENA N. 682, mm. 340×285; scrittura beneventana).
687. CARTULA OBLATIONIS
1181 – agosto, ind. XIV, Avellino
L’ex stratigoto Bernardo figlio del fu vice conte Bernardo, per la remissione dei peccati suoi e degli altri suoi parenti, offre a Dio nel monastero di Santa Maria di Montevergine un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Terolano, ponendo se stesso come garante dell’offeta nelle mani del monaco Stabile, cellerario di quel monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 683, mm. 269×335; scrittura beneventana).
688. CARTULA OBLATIONIS
1181 – agosto, ind. XIV, Avellino
Bernardo detto stratigoto figlio del fu vice conte Bernardo, per la remissione dei suoi peccati e di quelli degli altri suoi parenti, offre a Dio nel monastero di Santa Maria di Montevergine un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Terlano, ponendo se stesso come garante dell’offerta nelle mani del monaco Stabile, cellerario di quel monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 689, mm. 352×230; scrittura beneventana).
689. CARTULA OBLATIONIS
1181 – agosto, ind. XIV (XV), Mercogliano
Martino de Novellone, per la salvezza dell’anima sua della moglie Nubile e degli altri suoi parenti, offre un pezzo di terra con castagneto, sito nella località Toccoreta, alla chiesa di San Giacomo, costruita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Urbiniano, nelle mani dell’arciprete Lando, dal quale riceve in segno di gratitudine 8 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 684, mm. 259×258; scrittura minuscola rotonda di transizione).
690. SCRIPTUM IUDICATI
1181 – novembre, ind. XV, Santa Maria de Flumine
Il monaco Ugo, preposito del monastero di Montevergine, con l’autorizzazione dell’abate Giovanni e con l’assistenza dei giudici Pietro di Taurasi e Magno di Summonte, presiede una curia a Santa Maria «de Flumine», in cui Roggerone, nipote del fu Urso de Roda, sostiene che il prete Nicola, figlio del fu Urso, aveva ingiustamente ereditato un terreno, perché a suo tempo Urso aveva diseredato il figlio e nominato erede il nipote; i giudici, senza entrare in merito alla presunta diseredazione, decidono secondo il diritto dell’usucapione e confermano il quieto possesso di quel terreno al prete Nicola, perché questi aveva potuto dimostrare e fatto confermare da sei testimoni di esserne in possesso da oltre trent’anni.
691. CARTULA MORGINCAP
1182 (81) – gennaio, ind. XV, Mercogliano
Aquilone figlio del fu Landolfo di Iacono Maggio, in conformità alla legislazione longobarda, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio sanziona le nozze con la sposa Alvara, figlia del fu Mauro, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili e stabili, presenti e futuri, con facoltà di potersene servire a proprio piacimento nei limiti consentiti dalla legge.
(Originale, PERGAMENA N. 687, mm. 205×232; scrittura beneventana).
692. CARTULA OBLATIONIS
1182 (81) – gennaio, ind. XV, Avellino
Sebastiano figlio del fu Bernardo, col consenso della moglie Aderna ed alla presenza del giudice Giacomo, offre a Dio nel monastero di Montevergine una casa con forno, sita nel subburbio della città di Avellino nei pressi della chiesa di San Nicola, ponendo se stesso come garante dell’offerta nella mani dell’abate Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 688, mm. 280×275; scrittura beneventana).
693. CARTULA OBLATIONIS
1182 (81) – febbraio, ind. XV, Castelcicala
I fratelli Gizzo, Stanzione e Prode figli del fu Gerardo Barone ed il nipote Martino figlio del fu Giovanni di Gerardo Barone, per la salvezza delle anime loro e dei parenti, offrono al monastero di Montevergine, tramite il monaco Vivo priore della grancia di Santa Maria del Plesco, un pezzo di terra con relative rendite, sito nella località Campo Cavallo e tenuto in fitto dai fratelli Salomone e Guglielmo Schepta, da Pietro figlio di Donato Cardillo e dai loro parenti per il canone annuo della metà del vino, di una gallina per il palmento e l’obbligo di provvedere al vitto per due operai.
(Originale, PERGAMENA N. 690, mm. 203×445; scrittura rotonda di transizione).
694. CARTULA OBLATIONIS
1182 – marzo, ind. XV, Avellino
Il giudice Giacomo di Avellino, per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti, offre a Dio nella chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, i diritti personali e patrimoniali, da lui posseduti sul vassallo Augusto, figlio del fu Giovanni Lupaione, abitante nel casale detto Pozzo del Sale, ed aggiunge che quest’ultimo ne è contento e consenziente.
(Originale, PERGAMENA N. 691, mm. 317×210; scrittura beneventana).
695. SCRIPTUM DISPOSITIONIS
1182 – marzo, ind. XV, Altavilla Irpina
Il signore Riccardo de Frasneta, figlio del fu Ruggiero trovandosi a letto gravemente infermo ma nel pieno possesso delle sue facoltà, lascia al fratello Rao un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Altavilla, non molto distante dal mulino di Malanotte, dove si dice Arcella.
(Originale, PERGAMENA N. 692, mm. 255×120; scrittura minuscola rotonda di transizione).
696. CARTULA VENDITIONIS
1182 – 13 aprile, ind. XV, Benevento
Maruzza vedova di Alessandro de Armena, trovandosi in gravi difficoltà economiche e dovendo liquidare alcuni debiti, col consenso dei figli Pietro ed Alessandro che le fungono da mundoaldi e da garanti, vende a Guglielmo figlio del fu Ciuffo una casa in muratura, sita nella città vecchia di Benevento non molto distante dalla porta Aurea, per il prezzo di 31 romanati; precisa tuttavia di rilasciare all’acquirente 18 romanati come restituzione di un mutuo precedentemente contratto, riscuote pertanto solo 13 romanati per liquidare gli altri suoi creditori.
(Originale, PERGAMENA N. 693, mm. 308×410; scrittura beneventana).
697. CARTULA VENDITIONIS
1182 – aprile, ind. XV, Avellino
Amato figlio del fu Alferio vende a Riccardo di Monteforte, abitante a Summonte, un pezzetto di terra vacua, sito nel luogo detto Terolano, realizzando la somma di 12 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 694, mm. 343×180; scrittura beneventana).
698. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1182 – maggio, ind. XV, Monteforte
Il giudice Giovanni di Monteforte, figlio del fu Formato de Falco, per la salvezza dell’anima sua e di tutti gli altri suoi parenti, alla presenza del giudice Roberto offre al monastero di Santa Maria di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, un pezzo di terra vacua, sito nel luogo detto Sariano.
(Originale, PERGAMENA N. 695, mm. 210×290; scrittura beneventana).
699. CARTULA CONFIRMATIONIS
1182 – maggio, ind. XV, Castelcicala
Il signore Bartolomeo figlio del fu Giovanni de Bernardo si associa ad un suo vassallo di nome Severino figlio del fu Giacomo di Stefano Tepaldo, per confermare al monastero di Montevergine, tramite il monaco Vivo priore della grangia di Santa Maria del Plesco, la donazione di tre pezzi di terra già fatta a suo tempo da Giovanni Tepaldo avo del detto Severino, precisandone i confini e l’ubicazione.
(Originale, PERGAMENA N. 696, mm. 185×470; scrittura minuscola rotonda di transizione).
700. CARTULA VENDITIONIS
1182 – giugno, ind. XV, Castelcicala
Roberto di Maddaloni, residente ad Appiano, e la moglie Altruda figlia del fu Falco de Marino, per la quale lo stesso marito funge da mundoaldo, alla presenza del giudice Pietro, vendono al monastero di Montevergine, tramite il monaco Vivo priore della grangia di Santa Maria del Plesco, un pezzo di terra sito nella località Cerasa per il prezzo di 150 tarì di moneta amalfitana; aggiungono che il contratto potrà essere rescisso nello spazio di un anno ed anche in seguito, qualora essi non fossero in condizione di difenderne la validità; in ambedue i casi restituiranno i 150 tarì ricevuti.