1173-1176

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1982)

 

552. SCRIPTUM VENDITIONIS
117[3] – gennaio, ind. VI, Montefusco
Pasquale, figlio del fu Urso, possedendo in comune col figlio Costabile e con un non meglio identificato Poto due pezzetti di terra, siti nelle pertinenze di Montefusco dove si dice a li Farisei, d’accordo con i detti comproprietari decide di venderli a Quintavalle, figlio del fu Leone, realizzando la somma di 33 denari di buona moneta.
(Originale, PERGAMENA N. 551, mm. 254×241; scrittura beneventana).

553. CARTULA VENDITIONIS
1173 (72) – gennaio, ind. VI, Eboli
Girardo, figlio del fu Alferio Tirella, col consenso della moglie Sora, vende a Pietro, figlio di Gisulfo Molinaro, una terra con oliveto, sita nelle pertinenze di Eboli dove si dice Monte Morena, realizzando la somma di 28 tarì salernitani di moneta corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 552, mm. 372×190; scrittura beneventana).

554. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1173 (72) – febbraio, ind. VI, Mercogliano
I sacerdoti Bernardo e Riccardo, rettori della chiesa di San Nicola costruita nella località Villanova, concedono in fitto perpetuo ad Onfrido, figlio di Simone Foglia una terra con castagneto di proprietà della stessa chiesa sita nella località Cerreta, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare e di corrispondere ai rettori di quella chiesa il canone annuo di 4 provisini per la fesa di San Nicola.
(Originale, PERGAMENA N. 553, mm. 190×231; scrittura beneventana).

555. SCRIPTUM VENDITIONIS
1173 (72) – febbraio, ind. VI, Grottaminarda
Landulfo, figlio del fu Giovanni Resetta e sua moglie Sica, la quale agisce col consenso del marito che le funge da mundoaldo e col permesso del giudice Eletto che ne controlla la libera volontà, vendono a Giuliano figlio del fu Giovanni Sellitto, un casalino, sito nel castello di Grottaminarda dove si dice Grottezzola, realizzando la somma di 33 tarì d’oro di buona moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 554, mm. 314×309; scrittura minuscola di transizione).

556. CARTULA CENSUS
1173 – febbraio, ind. VI, Avella
Giovanni de Marenda, con la partecipazione di Giovanni de Grima, concede in fitto perpetuo al giudice Guglielmo, alla cui presenza viene rogato l’atto notarile, un pezzo di terra, sito nella località Cervino, con facoltà di sfruttare due piante e mezzo di olivo e con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di una caraffa d’olio da consegnare nel mese di dicembre; precisa inoltre di aver ceduto a Giovanni de Grima, per la rinunzia dei suoi diritti sul terreno dato a censo, la facoltà di sfruttare due piante d’olivo su un terreno sito a Sperone.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 555, mm. 222×246; scrittura minuscola di transizione).

557. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1173 – marzo, ind. VI, Grottaminarda
Ruggiero signore di Grottaminarda, figlio ed erede di Torgisio, concede a Giuliano, figlio del fu Giovanni Sellitto, dietro richiesta dello straticoto Ruggiero, un casalino di proprietà della curia, sito nel castello di Grottaminarda dove si dice Grottezzola, ricevendo la somma di 30 tarì salernitani di moneta corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 556, mm. 214×438; scrittura minuscola di transizione).

558. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1173 – marzo, ind. VI, Avellino
I fratelli Pietro ed Amato, figli del fu Donadeo Cavallo, alla presenza del giudice Bartolomeo, procedono alla divisione di alcuni stabili fino allora posseduti in comune: a Pietro vengono assegnati due vani di casa, sita nel suburbio di Avellino non molto distante dalla chiesa di San Leone, ed un pezzo di terra con castagneto sito nella località Mandre di Paolo, e ad Amato due vani di casa, sita nei pressi della stessa chiesa di San Leone, ed un pezzo di terra con vigna, sito nella località Plaiora; viene inoltre precisato che dai beni toccati a Pietro bisogna escludere la quarta parte spettante alla madre Mazzarina, mentre sui beni toccati ad Amato grava un canone annuo di mezza spalla a favore di Roberto Scalzo.
(Originale, PERGAMENA N. 557, mm. 295×312; scrittura beneventana).

559. CARTULA PASTINATIONIS
1173 – aprile, ind. VI, Sarno
Giovanni, vescovo di Sarno, concede in fitto perpetuo a Giovanni Cortese, figlio del fu Rocco de Angelo, un pezzo di terra, sito alle falde del monte nei pressi della località Foce e propriamente sotto Torricella, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di piantarvi nello spazio di dodici anni alberi d’olivo e di fico, di corrispondere la metà dei frutti superiori ed il terratico secondo la consuetudine locale in ragione di due tredicesimi dei frutti inferiori e di fornire il vitto al messo che si porterà a riscuotere la parte spettante all’episcopio; aggiunge infine che, qualora il fittavolo o i suoi eredi non volessero o non potessero più coltivare quel terreno, avranno facoltà di allontanarsene, lasciandolo alla libera collazione dell’episcopio.
(Copia autentica del febbraio 1268, PERGAMENA N. 2190).

560. CARTULA VENDITIONIS
1173 – aprile, ind. VI, Sarno
I fratelli Pietro e Riccardo, figli del fu viceconte Martino alla presenza del giudice Palmiero, vendono a Sarno de Angela figlio del fu Pietro de Sasso tre pezzi di terra siti nelle pertinenze di Sarno, ubicati rispettivamente a Pulcarello, a San Giorgio ed a Lavinola, realizzando la somma di 15 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 580, mm. 555×725; scrittura beneventana).

560 bis. CARTULA VENDITIONIS
1174 – maggio, ind. VII, Sarno
Pietro, figlio del fu Pietro Notaio, alla presenza dei giudici Palmiero ed Enrico, vende a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, per il prezzo di 85 tarì salernitani, un pezzo di terra arbustato, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Corte di Foritano; alla vendita si associa Sibilia, madre di Pietro, per cedere all’acquirente i diritti a lei spettanti su quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 580; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 580).

560 ter. CARTULA VENDITIONIS
1174 – luglio, ind. VII, Sarno
Maraldo, figlio del fu Pietro di Maraldo, alla presenza del giudice Palmiero, vende a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, per il prezzo di 23 tarì salernitani, un pezzo di terra con castagneto, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Trasenda Pilosa.
(Originale, PERGAMENA N. 580; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 580).

560 quater. CARTULA VENDITIONIS
1175 (74) – gennaio, ind. VIII, Sarno
I fratelli Luciano e Giovanni, figli del fu Pietro Greco, alla presenza dei giudici Palmiero ed Enrico, vendono a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, per il prezzo di 5 tarì salernitani, un pezzo di terra arbustato, sito nelle pertinenze di Sarno nei pressi della chiesa di Santa Maria di Ugliano.
(Originale, PERGAMENA N. 580; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 580).
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561. MEMORATORIUM [VENDITIONIS]
1173 – maggio, ind. VI, Forino
Giovanni Bracigliano e la moglie Clarizia, la quale agisce col consenso del marito che le funge da mundoaldo e col permesso del viceconte Simone che ne controlla la liberà volontà, vendono al sacerdote Romualdo un pezzo di terra recintato da mura, sito nel castello di Forino nei pressi della curia, realizzando la somma di 7 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 561, mm. 289×154; scrittura beneventana).

562. CARTULA VENDITIONIS
1173 – maggio, ind. VI, Eboli
Il milite Guido, figlio del fu Landolfo d’Andrea, col consenso della moglie Marotta e del figlio Guglielmo, vende al milite Giovanni figlio del fu Sergio di Ruggiero, conte di Mauro, un orto sito nelle pertinenze di Eboli dove si dice Santa Caterina, realizzando la somma di 100 tarì d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 562, mm. 341×190; scrittura beneventana).

563. MEMORATORIUM [CENSUS]
1173 – giugno, ind. VII, Avellino
Il monaco Rossemanno preposito del monastero di Montevergine, col consenso dell’abate e degli altri monaci, cede in fitto per 29 anni ad Alferio, figlio di Alferio detto de Landolfo, una bottega sita nel suburbio di Avellino e precisamente sotto l’abitazione dello stesso Alferio, con l’obbligo di restaurarla nel giro dei primi cinque anni e con facoltà di servirsene a proprio piacimento per i restanti 24 anni, durante i quali dovrà corrispondere all’abbazia il canone di 6 tarì salernitani ogni anno nel mese di gennaio; a carico dello stesso Alferio rimane il canone annuo di mezzo tarì, gravante su quella bottega a favore del monastero di San Benedetto di Avellino.
(Originale, PERGAMENA N. 563, mm. 282×331; scrittura beneventana).

564. SCRIPTUM LOCATIONIS
1173 – ottobre, ind. VII, Arianello
Roberto, figlio di Pandolfo, abitante nel casale di Arianello, prende in fitto dall’abate Giovanni di Montevergine e dal monaco Rossemanno, preposito dello stesso monastero, un feudo sito ad Arianello, già appartenuto a Rainaldo Franco, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 3 tarì salernitani, da versare per la festa di San Martino, una misura e mezza di grano ed altrettanto orzo al tempo del raccolto, una spalla di maiale per il carnevale, un dono grazioso per il Natale ed un altro dono, accompagnato da una gallina, per la Pasqua; inoltre si impegna a prestare, dove e come gli verrà richiesta, una giornata di lavoro settimanale.
(Originale, PERGAMENA N. 564, mm. 198×288; scrittura beneventana).

565. SCRIPTUM VENDITIONIS
1173 – ottobre, ind. VII, Montefusco
Il diacono Pietro, figlio di Bernardo Pantasia, vende al notaio Ruggiero la quarta parte a lui spettante per diritto di acquisto su una casa in muratura, sita nel castello di Montefusco non molto distante dalla chiesa di Santa Maria, realizzando la somma di 2 romanati e mezzo di buona moneta.
(Originale, PERGAMENA N. 565, mm. 315×255; scrittura beneventana).

566. CARTULA VENDITIONIS
1173 – dicembre, ind. VII, Avellino
I fratelli Giovanni Largio e Simone, figli di Roberto del Giudice, vendono al monaco Rossemanno, preposito del monastero di Montevergine, la metà di una terra vacua, da loro posseduta nella località Valle di Cazzola, per il prezzo di 64 tarì salernitani; alla vendita si associano le mogli dei detti fratelli di nome rispettivamente Finizia, Sichelgarda e Rigale e concedono le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno da parte del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 566, mm. 259×265; scrittura beneventana).

567. CARTULA OFFERTIONIS
1173 – dicembre, ind. VII, Aversa
Meo de Avenabile, figlio del fu Filippo, per la salvezza dell’anima sua, della moglie e degli altri suoi parenti, offre alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, un pezzo di terra sito nel territorio di Aversa nelle pertinenze di Casacugnano in località Sant’Arcangelo.
(Originale, PERGAMENA N. 567, mm. 153×316; scrittura minuscola rotonda).

568. CARTULA VENDITIONIS
1174 – 17 febbraio, ind. VII, Troia
Il diacono Giovanni Mainardo ed il fratello Mainardo, figli del fu Mainardo Randisio, assistiti dall’avvocato di fiducia Alferio ed alla presenza del giudice reale Giovanni Leporino, vendono a Roberto de Armanno una torre ereditata dal defunto genitore, sita nella parte meridionale della città di Troia nei pressi della torre di Gimondo, figlio del fu Nicola de Sparano, realizzando la somma di 20 once d’oro di tarì siciliani.
(Originale, PERGAMENA N. 568, mm. 235×415; scrittura minuscola rotonda di transizione).

569. CARTULA CONCESSIONIS
1174 – marzo, ind. VII, Calvi
Ruggiero de Aquila conte di Avellino, alla presenza del giudice Nicola e del vescovo Tancredi di Calvi, concede al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Giovanni, un mulino sul fiume Volturno nei pressi del casale Schiavi con annesso porto e cento passi d’acqua e di terra, da misurarsi per metà al di sopra e per metà al di sotto del mulino; concede inoltre sette pezzi di terreno, siti nelle pertinenze dello stesso casale, della capacità complessiva di 144 moggia; il primo pezzo di terra sito a Casal Vetere di 6 moggia e 12 passi, il secondo dove si dice Vigna di Buttazzolo di 8 moggia e mezzo, il terzo nel luogo detto Cese di 64 moggia e 18 passi, il quarto pure a Cese di 4 moggia e mezzo, il quinto a Cese di Mauro di 44 moggia, il sesto dove si dice Pero di Remitta di 10 moggia ed il settimo nello stesso luogo di 6 moggia; permette ai monaci di provvedere al ripopolamento di quei luoghi, concedendo agli stessi monaci ed ai futuri abitanti l’esenzione da ogni tipo di prestazione feudale e la facoltà di legnare e pascolare nei boschi demaniali; infine stabilisce che la curia monastica avrà la competenza di giudicare le ingiurie fatte dai vassalli ai suoi uomini e viceversa la curia comitale giudicherà le offese arrecate dai suoi uomini ai vassalli del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 569, mm. 587×723; scrittura minuscola rotonda di transizione).

570. CARTULA DONATIONIS
1174 – aprile, ind. VII, Montemarano
Guglielmo Saraceno figlio del fu Ruggiero, nella sua qualità di signore di Montemarano, dona alla chiesa di Santa Maria di Montevergine un suo uomo di nome Giovanni, con l’eredità a lui pervenuta dal defunto genitore Giovanni Amato di Maurella, consistente in case e casalini, vigneti e castagneti, oliveti e querceti; assegna alla stessa chiesa le prestazioni annuali che lo stesso Giovanni era solito rendergli per l’eredità del patrimonio materno, cioè 8 tarì, sei misure di cereali, tre di grano e tre di orzo, una spalla di maiale, quindici giornate di lavoro con buoi, una misura di vino, nonché l’erbatico e l’escatico per l’eventuale pascolo del bestiame; infine dona un orto, sito nella località Aiello, coperto da piante d’olivo ed altri alberi.
(Originale, PERGAMENA N. 570, mm. 294×316; scrittura beneventana).
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571. CARTULA VENDITIONIS
1174 – aprile, ind. VII, Avellino
Guido Racanella, che agisce anche a nome del chierico Giovanni suo fratello e col consenso del padre Guido, vende a Pasquale di Mercogliano figlio del fu Urso un pezzetto di terra con vigna, sito nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Pretorio, per il prezzo di 64 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 571, mm. 255×316; scrittura beneventana).

572. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1174 – aprile, ind. VII, Montefusco
Tancredi de Molisio e la moglie Amelina, figlia del fu Ugo Bruno, per la remissione dei loro peccati e per la salvezza delle loro anime e di quelle dei loro parenti, alla presenza del comestabile e regio giustiziere Ettore e di altri testi qualificati,  offrono al monastero di Montevergine, nelle mani del monaco Graziano, preposito di San Giovanni a Marcopio, una terra sita nelle pertinenze di Montefusco dove si dice Marcopio.
(Originale, PERGAMENA N. 572, mm. 361×337; scrittura beneventana).

573. CARTULA CENSUS
1174 – aprile, ind. VII (VI), Avella
Martino de Simeone ed il fratello Simeone, figli del fu Martino, cedono in fitto perpetuo al presbitero Viviano ed ai figli Palmerio e Bartolomeo due pezzi di terra con vigneto ed altri alberi, siti nelle pertinenze di Avella dove si dice Pozzo e Lessiva, con facoltà di sfruttarli a proprio piacimento e con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di una gallina a partire dal terzo anno dalla firma del presente atto notarile.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 560, mm. 164×343; scrittura minuscola rotonda di transizione).

574. CARTULA PASTINATIONIS
1174 – maggio, ind. VII, Avella
L’arciprete Roberto Argenziano ed il prete Silvestro, rettori della chiesa di Santa Marina d’Avella, cedono in fitto al presbitero Viviano ed ai suoi tre figli Palmerio, Giovanni e Bartolomeo tre pezzi di terra, siti al di sopra di Villa Casola, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di piantare sul primo pezzo di terra alberi di castagno e d’olivo e di trasformare gli altri due in buoni castagneti, di corrispondere la metà delle castagne ed il terratico in ragione della sesta parte dei seminati e di fornire il vitto a due operai da loro inviati per la raccolta delle castagne; precisano inoltre che su una parte ben definita del primo pezzo di terra grava il canone annuo di un tarì a favore della chiesa di Santa Maria, di cui i fittavoli devono farsi carico.
(Originale, PERGAMENA N. 574, mm. 166×386; scrittura minuscola rotonda di transizione).

575. CARTULA VENDITIONIS
1174 – maggio, ind. VII, Benevento
Silva, moglie di Florito, il quale è presente all’atto e funge da mundoaldo, vende ai fratelli Noele e Matteo, figli del fu Giovanni Manco, la parte a lei spettante su una terra con vigna, sita fuori la città di Benevento nella località Pino, realizzando la somma di 5 romanati di buona moneta ed 8 tarì amalfitani.,
(Originale, PERGAMENA N. 575, mm. 413×184; scrittura beneventana).

576. CARTULA VENDITIONIS
1174 – agosto, ind. VII, Mercogliano
I minori Marciano, Giovanni e Bisanzio, figli del fu Ruggiero di Chiusano, dovendo saldare un debito contratto dal defunto genitore, in conformità alla legislazione longobarda, con la partecipazione della madre e col consenso dei parenti prossimi, Maraldo e Riccardo Pellerio, vendono a Giovanni figlio di Giovanni del viceconte Amato una terra con orto sita nella località Pretazzo realizzando la somma di 11 tarì salernitani, che passano all’arciprete Lando, il quale teneva in pegno la loro abitazione.
(Originale, PERGAMENA N. 577, mm. 282×255; scrittura beneventana).

577. CARTULA VENDITIONIS
1174 – novembre, ind. VIII, Benevento
Giovanni Scalcagnato, figlio del fu Bernardo, vende al chierico Giovanni, figlio del fu Grimoaldo Settebocche, una casa in muratura sita nella città di Benevento non molto distante dalla chiesa di San Tommaso Apostolo, realizzando la somma di 10 romanati e due misure di grano; consegna all’acquirente anche il documento con cui aveva acquistato detta casa da Truccia, vedova di Falco, figlio del fu Grimoaldo Settebocche e dalle sue due figlie Gaitelgrima e Guarania, ma aggiunge la clausola che, qualora nello spazio di due anni dovesse trovarsi in condizione di restituire i 10 romanati e le due misure di grano, la cassa ritorni di sua proprietà.
(Originale, PERGAMENA N. 578, mm. 259×379; scrittura beneventana).

578. SCRIPTUM VENDITIONIS
1174 – novembre, ind. VIII, Montefusco
Giovanni Capobianco, figlio del fu Giovanni di Festulari, con la partecipazione della moglie Arminia e col consenso del figlio Giovanni, vende a Mercurio, figlio di Giorgio, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Montefusco dove si dice Gaitaro, realizzando la somma di 3 romanati e 2 tarì amalfitani di buona moneta; aggiunge inoltre che su quel terreno grava, a favore del milite Girardo, il canone annuo di 4 denari, di cui l’acquirente deve farsi carico.
(Originale, PERGAMENA N. 579, mm. 254×410; scrittura beneventana).

579. MEMORATORIUM [CONFIRMATIONIS]
1175 (74) – gennaio, ind. VIII, Montefusco
Mercurio, figlio di Giorgio di Poto, avendo acquistato da Giovanni Capobianco, figlio del fu Giovanni di Festolari una terra, sita nelle pertinenze di Montefusco dove si dice Gaitaro, su cui gravava un canone a favore del milite Girardo, chiede ed ottiene da quest’ultimo la conferma dell’acquisto con l’esplicito impegno di corrispondergli il detto canone annuo, consistente nel terratico ed in 4 denari.
(Originale, PERGAMENA N. 582, mm. 223×296; scrittura beneventana).

580. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1175 (74) – gennaio, ind. VIII, Avellino
Ruggiero, figlio del fu Filippo di Maraldo di Bisanzia, si accorda col fratello Riccardo per la divisione di alcuni beni stabili posseduti in comune: Ruggiero riceve una terra con vigna e nocelleto nella località Baiano, una piccola vigna nella stessa località Baiano acquistata da un certo Fiorentino, una striscia di terra con castagneto ceduo già innestato che fu di Bernardo Napolitano, un’altra striscia di terra con castagneto dove si dice Selva dell’abate e la quarta che fu di Tolosa, moglie di Roberto di Archidiacono; Riccardo invece riceve un pezzo di terra in parte arbustato ed in parte vacuo sito nella località Baiano, un nocelleto a Scrofeta, una striscia di terra con castagneto dove si dice Selva dell’Abate, due pezzetti di terra a Mulinello ed un altro pezzetto di terra a Baccanico, nonché 28 tarì in danaro liquido per la differenza di valore.
(Originale, PERGAMENA N. 581, mm. 251×334; scrittura beneventana).
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581. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1175 – marzo, ind. VIII, Summonte
Il monaco Rossemanno, preposito del cenobio di Santa Maria di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Giovanni Grammatico un pezzo di terra sito nella località Agnone, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo nel giro di nove anni in vigneto, di corrispondere nel frattempo il terratico in ragione della quinta parte dei seminati e la quarta dei cavoli e, dopo la trasformazione in vigneto, la metà del vino, del vinello e dei frutti superiori, nonché il terratico in ragione della decima parte dei seminati; concede inoltre la facoltà di costruire su quel terreno un pagliaio ed il palmento e di utilizzare l’acqua della fontana costruita nei pressi del terreno di Glorioso; aggiunge infine che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal castello di Summonte, tutto tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 583, mm. 258×287; scrittura beneventana).

582. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1175 – marzo, ind. VIII, Summonte
Il monaco Rossemanno, preposito del cenobio di Santa Maria di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Giovanni, figlio del fu Giovanni Rachisio un pezzo di terra sito nella località Agnone, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo nel giro di nove anni in vigneto, di corrispondere nel frattempo il terratico in ragione della quinta parte dei seminati e la quarta dei cavoli e, dopo la trasformazione in vigneto, la metà del vino, del vinello e dei frutti superiori, nonché il terratico in ragione della decima parte dei seminati; concede inoltre la facoltà di poter costruire su quel terreno un pagliaio ed il palmeto e di utilizzare l’acqua della fontana costruita nei pressi del terreno di Glorioso; aggiunge infine che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal castello di Summonte, tutto tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 584, mm. 271×241; scrittura beneventana).

583. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1175 – marzo, ind. VIII, Summonte
Il monaco Rossemanno, preposito del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Pantaleone un pezzo di terra sito nella località Agnone, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo nel giro di nove anni in vigneto, di corrispondere nel frattempo il terratico in ragione della quinta parte dei seminati e la quarta dei cavoli e, dopo la trasformazione in vigneto, la metà del vino, del vinello e dei frutti superiori nonché il terratico in ragione della decima parte dei seminati; gli concede inoltre la facoltà di costruire su quel terreno un pagliaio ed il palmento e di utilizzare l’acqua della fonte esistente nei pressi del terreno di Glorioso; aggiunge infine che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal castello di Summonte, tutto tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 585, mm. 209×278; scrittura beneventana).

584. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1175 – marzo, ind. VIII, Summonte
Il monaco Rossemanno, preposito del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Guerrasio Gagliardo un pezzo di terra sito nella località Agnone, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di trasformarlo nel giro di nove anni in vigneto, di corrispondere nel frattempo il terratico in ragione della quinta parte dei seminati e della quarta dei cavoli e, dopo la trasformazione in vigneto, la metà del vino, del vinello e dei frutti superiori, nonché il terratico in ragione della decima parte dei seminati; gli concede inoltre la facoltà di costruire su quel terreno un pagliaio ed il palmeto e di utilizzare l‘acqua della fonte esistente, nei pressi del terreno di Glorioso; aggiunge infine che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal castello di Summonte, tutto tornerà di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 586, mm. 209×278; scrittura beneventana).

585. CARTULA TRADITIONIS
1175 – maggio, ind. VIII, Sarno
Il giudice Giovanni Partispalla, che teneva in fitto dall’episcopio di Sarno un mulino sulla sponda orientale del fiume Foce, col consenso del vescovo Giovanni ed alla presenza dei giudici Palmerio ed Enrico, cede detto mulino con relative attrezzature e diritti a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, con l’obbligo di sostenere tutte le spese necessarie al suo perfetto funzionamento e di corrispondergli la metà dei proventi, nonché 3 tarì di moneta salernitana da consegnargli annualmente, sotto forma di dono grazioso, in occasione delle feste di Natale, carnevale e Pasqua; riserva inoltre per sé e per i suoi eredi il diritto di macinare gratuitamente le proprie derrate; infine il vescovo Giovanni, presente alla stipula del documento, si unisce al giudice Giovanni nel dare a Sarno de Angela le opportune garanzie per il rispetto della concessione.
(Originale, PERGAMENA N. 587, mm. 580×244; scrittura beneventana).

586. CARTULA OBLATIONIS
1175 – 13  luglio, ind. VIII, Gesualdo
Elia, signore di Gesualdo di Paternopoli e di molti altri luoghi, col consenso del figlio Ruggiero ed alla presenza di altri due suoi figli di nome Guglielmo e Goffredo, nonché del giudice Guaimario, dello stratigoto Ubolino e di altri testi qualificati, offre alla chiesa di San Chirico di Paternopoli nelle mani del monaco Alferio, priore della stessa chiesa, un vasto tenimento costituito da terra vacua e da terreno montuoso, fra loro attigui, siti nelle pertinenze di Paternopoli dove si dice Ballare e Manimurce; sotto forma di dono grazioso riceve dal priore Alferio 3 once d’oro ed un puledro del valore di un’altra oncia d’oro.
(Originale, PERGAMENA N. 588, mm. 428×446; scrittura beneventana libraria).

587. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1175 – agosto, ind. VIII, Mercogliano
Il notaio Tristaino, figlio del fu Maraldo Fellicola, e Maraldo, figlio del fu Roberto, concedono in fitto perpetuo a Giovanni Cosetore un pezzo di terra con orto ed alberi da frutta, sito nella località Toppetella, con facoltà di sfruttarlo a suo piacimento e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 4 tarì salernitani di moneta corrente, da consegnarsi nel mese di settembre per la festa della Natività di Maria Vergine.
(Originale, PERGAMENA N. 589, mm. 253×319; scrittura beneventana).

588. CARTULA LOCATIONIS
1175 – ottobre, ind. IX, Sarno
Giovanni, vescovo di Sarno, col consenso del capitolo cattedrale ed alla presenza dei giudici Palmerio ed Enrico, concede in fitto perpetuo a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, un terreno di proprietà dell’episcopio sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Curtato, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare e di corrispondere la quarta parte di tutto il raccolto; precisa inoltre che quel terreno costituiva il beneficio ecclesiastico del prete Bartolomeo, figlio del detto Sarno de Angela, per cui lo stesso Bartolomeo si unisce al vescovo nella concessione del fitto e delle relative garanzie.
(Originale, PERGAMENA N. 591, mm. 599×217; scrittura beneventana).

589. CARTULA OFFERTIONIS
1175 – novembre, ind. IX, Sarno
Pietro, figlio del fu notaio Ferrante, vende a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, due pezzi di terra con arbusto e querceto, siti nelle pertinenze di Sarno dove si dice Corte de Furitano, realizzando la somma di 120 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 592, mm. 599×226; scrittura beneventana).

590. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1176 (75) – gennaio, ind. IX, Mercogliano
Gualterio, figlio del fu Risiarnulfo, trovandosi gravemente infermo ma nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, con la partecipazione della moglie Bellezza ed alla presenza di due giudici di Mercogliano, entrambi di nome Guglielmo, offre per la salvezza dell’anima sua e dei suoi parenti al monastero di Montevergine nelle mani del monaco Rossemanno, preposito di quel monastero, una terra con annessa casa in muratura, sita nelle pertinenze di Mercogliano dove si dice Urbiniano; aggiunge tuttavia che qualora dovesse sopravvivere la casa e la terra rimarranno in suo potere fino alla morte.
(Originale, PERGAMENA N. 593, mm. 237×383; scrittura beneventana).
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591. CARTULA VENDITIONIS
1176 (75) – gennaio, ind. IX, Avellino
Asclettino Erario, figlio di Pasquale, e la moglie Alferana, figlia di Alferio, la quale agisce col consenso dei parenti prossimi e del marito, che le funge da mundoaldo, e col permesso dei giudici Alferio e Giovanni, che ne controllano la libera volontà vendono al monastero di Montevergine una terra con vigna ed altri alberi da frutta, sita nella località Cervaro, realizzando la somma di 228 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 594, mm. 298×336; scrittura beneventana).

592. CARTULA PASTINATIONIS
1176 – aprile, ind. IX, Sarno
Riccardo de Iannone concede in fitto perpetuo a Giovanni figlio di Pietro, figlio del fu Pandolfo Pappacino, un pezzo di terra sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Torello, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di piantarvi nell’arco di otto anni un vigneto ed altri alberi da frutta, di corrispondere la metà del vino, il terratico secondo la consuetudine del luogo ed una gallina per l’uso del palmento, di fornire il vitto al messo da lui inviato al tempo del raccolto per ritirare la parte a lui spettante; aggiunge inoltre la clausola che, qualora Giovanni o i suoi eredi non potessero o non volessero più coltivare quel terreno, questo dovrà essere restituito con tutto il raccolto dell’ultimo anno.
(Originale, PERGAMENA N. 595, mm. 390×328; scrittura beneventana).

593. CARTULA VENDITIONIS
1176 – maggio, ind. IX, Sarno
Sergio, figlio del fu Guimondo milite, per il prezzo di 80 tarì salernitani, vende a Sarno de Angela, figlio del fu Pietro de Sasso, un pezzo di terra con arbusto, sito nelle pertinenze di Sarno dove si dice Vespolo; alla vendita si associa Natalina, moglie del suddetto Sergio, e concede all’acquirente le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 596, mm. 305×332; scrittura beneventana).

594. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1176 – maggio, ind. IX, Monteforte
Guglielmo, figlio del fu Riccardo, alla presenza del giudice Giacomo, concede ad un suo vassallo di nome Giovanni, figlio del fu Roberto, una terra alberata sita nella località Acqua del Pero, ricevendo 64 tarì di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 597, mm. 200×276; scrittura beneventana).

595. CARTULA LOCATIONIS
1176 – giugno, ind. IX, Lauro
Amato di Chiusano concede in fitto per 29 anni a Spenendeo di Ottaviano, residente nel castello di Lauro, un casalino, sito nella località Fellino, con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di due medaglie a carnevale e di restituire, allo scadere del contratto, lo stesso casalino al locatore o ai suoi eredi senza pretesa o resistenza alcuna.
(Originale, PERGAMENA N. 598, mm. 218×301; scrittura minuscola rotonda di transizione).

596. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1176 – luglio, ind. IX, Benevento
Marotta, vedova di Desiderio, riceve in fitto per 29 anni dal chierico Filippo, rettore della chiesa di San Giacomo sita nella città nuova di Benevento, un suolo edificatorio di proprietà della stessa chiesa e ad essa attiguo, sul quale ella aveva già costruito una casa di legno, con facoltà di potervi abitare e con l’obbligo di corrispondere il canone annuo di 5 danari; aggiunge inoltre che alla fine dei 29 anni la casa potrà essere smontata e portato via il legname di risulta, tuttavia in caso di vendita di detto legname, questo potrà essere acquistato dal rettore della chiesa pagando 4 tarì in meno dal valore corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 599, mm. 295×236; scrittura beneventana).

597. CARTULA CONFIRMATIONIS
1176 – luglio, ind. IX, Nocera
Il signore Guglielmo de Angerio, figlio del fu Giordano, davanti ai giudici Giovanni e Roberto di Nocera, riconosce che da oltre un quarantennio la famiglia de Menda si trova nel quieto possesso di un nucleo familiare al presente costituito da quattro fratelli con relative mogli e figli, nonché di dodici pezzi di terra siti nelle pertinenze di Nocera in località diverse; conferma il possesso di tali beni a Riccardo de Menda, figlio del fu giudice Giovanni; per tale conferma riceve da Riccardo 5 once d’oro con l’impegno per il futuro di rendergli grazioso omaggio per le feste del Natale e della Pasqua; aggiunge infine che, nel rispetto dei suoi diritti, Riccardo ed i suoi eredi hanno facoltà di passare quei beni ad altre persone.
(Copia autentica del giugno 1225, PERGAMENA N. 1552).

598. CARTULA OBLATIONIS
1176 – agosto, ind. IX, Castelcicala
Riccardo di Caserta, figlio del fu Giovanni Pando, residente nel luogo detto Appaiano, per la salvezza dell’anima sua e in suffragio dell’anima dei suoi genitori e degli altri suoi parenti, offre alla chiesa di Santa Maria del Plesco, nelle mani del monaco prefetto priore della stessa chiesa, un pezzo di terra sito nella località Taurano; precisa che la chiesa di Santa Maria del Plesco era una dipendenza del monastero di Montevergine e che pertanto la stessa oblazione doveva considerarsi fatta alla casa madre.
(Originale, PERGAMENA N. 601, mm. 212×305; scrittura minuscola rotonda).

599. CARTULA MORGINCAP
1176 – agosto, ind. IX, Mercogliano
Riccardo, figlio di Amato Maiorana, in conformità alla legislazione longobarda, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza di parenti ed amici, sanziona le nozze con la sposa Corasia, figlia del fu Riccardo de Truccia, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili ed immobili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N. 602, mm. 227×177; scrittura beneventana).

600. SCRIPTUM VENDITIONIS
1176 – agosto, ind. IX, Grottaminarda
Giovanni di Chiusano, residente nel castello di Grottaminarda, vende a Ruggiero, figlio del fu Bernardo Boni, oriundo di Montemiletto ed abitante a Grottaminarda, un casalino sito nello stesso castello di Grottaminarda, dove si dice Fratte, realizzando la somma di 7 tarì d’oro di moneta salernitana.
(Originale, PERGAMENA N. 603, mm. 265×215; scrittura minuscola rotonda di transizione).
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