1157-1160

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1980)

351. CARTULA VENDITIONIS
1157 (56) – febbraio, ind. V, Avellino
Giovanni Amalfitano, figlio di Leone, per il prezzo di 120 tarì salernitani vende a Stefano, figlio di Stefano Sorrentino, un pezzo di terra con vigna, sito nella località Allipergo di Avellino; la moglie Canfora concede all’acquirente le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 351, mm. 262×310; scrittura beneventana).

352. CARTULA VENDITIONIS
1157 (56) – febbraio, ind. V, Avellino
Roberto, figlio di Urso Lamberto, per il prezzo di 96 tarì salernitani vende a Ruggiero, figlio di Giovanni, la metà di un castagneto, sito nelle pertinenze di Summonte dove si dice Santa Maria del Preposito; la moglie di Roberto inoltre concede le opportune garanzie di legge all’acquirente per il quieto possesso dello stesso castagneto.
(Originale, PERGAMENA N. 352, mm. 253×295; scrittura beneventana). 

353. CARTULA OFFERTIONIS
1157 (56) – febbraio, ind. V, Benevento
Greca, figlia del fu Daddeo de la Greca, di comune accordo col marito Tancredi e con la madre Sica, in suffragio del defunto genitore offre al monastero di Montevergine, nelle mani del priore Giovanni Pantasia, una terra vacua, sita a Palazzuolo non molto distante dalla chiesa di Santo Stefano.
(Originale, PERGAMENA N. 353, mm. 374×355; scrittura beneventana).

354. CARTULA LOCATIONIS
1157 – maggio, ind. V (VII), Avella
Avella Bassano e il figlio Pietro, concedono in fitto perpetuo a Giovanni di Ligorio una terra, sita nel luogo detto Gauligna, per il censo annuo di una caraffa d’olio, da portarsi alla casa del proprietario nel mese di dicembre.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 380, mm. 139×257; scrittura latina rotonda di transizione).

355. CARTULA PASTINATIONIS
1157 – maggio, ind. V, Avella
Roberto, rettore della chiesa di San Nicola, concede in fitto ad Urso di Aldemaro, un pezzo di terra di proprietà della chiesa, sito nel luogo detto Sclusura, ad eccezione di una parte già concessa a Guarniero ed ai suoi fratelli, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di corrispondere la sesta parte dei seminati e la metà delle olive; precisa che per la raccolta delle olive dovranno essere impiegati cinque operai, di cui tre a carico del fittavolo e due a carico del proprietario; ed aggiunge che lo stesso fittavolo fornirà il vitto ai due operai inviati dal rettore della chiesa.
(Originale, PERGAMENA N. 355, mm. 153×282; scrittura latina rotonda di transizione).

356. CARTULA PASTINATIONIS
1157 – maggio, ind. V (VII), Avella
Tauro di Frisio concede in fitto perpetuo a Giovanni di Ligorio un oliveto, sito nella località Gaulignano, con l’obbligo di farlo fruttificare e di corrispondere la metà delle olive; precisa che per la raccolta delle olive dovranno essere impiegati cinque operai, di cui tre a carico del fittavolo e due a carico del proprietario; e aggiunge che lo stesso fittavolo fornirà il vitto ai due operai inviati dal proprietario.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 381, mm. 129×184; scrittura latina rotonda di transizione).

357. CARTULA OFFERTIONIS
1157 – maggio, ind. V, Castelcicala.
Matteo, figlio di Arnaldo, e la moglie Luca offrono al monastero di Montevergine il censo che loro doveva Carbone di Casamarciano, consistente in 8 tarì, tre galline e cinque parti di fagioli; passano inoltre alle dipendenze dello stesso monastero un loro vassallo di nome Stefano di Capua con tutti i suoi beni.
(Originale, PERGAMENA N. 354, mm. 220×349; scrittura beneventana).

358. CARTULA DISPOSITIONIS
1157 – luglio, ind. V, Benevento
Il fabbro Pagano e la moglie Teodora, durante una grave malattia dell’uomo offrono al monastero di Montevergine se stessi, la loro casa, gli attrezzi del mestiere e tutti gli altri beni mobili con l’impegno da parte dei monaci di ritirare, dopo morte, i loro corpi e seppellirli nella chiesa del monastero; precisano che tali beni passeranno in proprietà dell’abbazia dopo la morte di ambedue i coniugi, perché alla morte dell’uno l’altro ne conserverà l’usufrutto sua vita natural durante; una particolare clausola viene aggiunta in caso di sopravvivenza della donna, perché a Teodora si lascia la facoltà di poter passare in seconde nozze e prelevare la quarta parte dei beni donati ed una quantità di altri beni mobili pari ai 15 romanati, prelevati dalla sua dote per acquistare la casa.
(Originale, PERGAMENA N. 356, mm. 215×370; scrittura beneventana).

359. CARTULA MORGINCAP
1157 – luglio, ind. V, Summonte
Russinio, figlio del fu Urso detto Grima Malfi, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio sanziona le nozze con la sposa Gemma figlia del fu Mauro, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili ed immobili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N. 357, mm. 150×412; scrittura beneventana).

359 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1157 – luglio, ind. V, Summonte
I fratelli Guglielmo e Vitale nella qualità di mundoaldi della sorella Gemma, nel dare il proprio consenso al matrimonio della stessa Gemma con Russinio, ricevono da quest’ultimo le garanzie di rito, consistenti nella promessa di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di riservarle un tenore di vita conforme al suo rango sociale, di rispettare il vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme a lei una vita serena e tranquilla.
(Originale, PERGAMENA N. 357; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 357).

360. CARTULA VENDITIONIS
1157 – luglio, ind. V, Avellino
Guerrasio, figlio del fu Donadeo, per poter sopravvivere e liquidare un debito contratto dal defunto genitore, col consenso della madre Grima e col permesso del giudice Andrea per i fratelli Guglielmo e Giacomo ancora minorenni, vende una terra con castagneto, sita nella località Baccanico al notaio Onofrio ed al giudice Amato figli di Bernardo, realizzando la somma di 400 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 358, mm. 265×455; scrittura beneventana).
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361. CARTULA LOCATIONIS
1157 – settembre, ind. IV, Nocera
I coniugi Amedeo e Sica concedono in fitto perpetuo a Luciano Malangone, figlio del fu Domenico, un pezzo di terra, sito nella località Barbazzano di Nocera dove si dice Agello, con la facoltà di poter costruire su di esso una casa per abitarvi e con l’obbligo di coltivarlo, farlo fruttificare e piantare un vigneto ed altri alberi da frutta, di corrispondere tre quarte di miglio e di grano, la metà del vino, una gallina e di fornire il vitto al messo che andrà a ritirare le loro spettanze; si precisa inoltre che, qualora Luciano o i suoi lasceranno il terreno, avranno la facoltà di portar via i beni mobili.
(Inserto nella Pergamena N. 1784 del febbraio 1234).

362. CARTULA VENDITIONIS
1157 (58) – settembre, ind. VI, Palo del Colle
Nicola, figlio de fu Giovanni, ed i figli Elia, Giovanni e Filippo, quest’ultimo assistito dal proprio avvocato, vendono allo stratigoto Leone, figlio di Maraldo, un pezzo di terra, sito fuori l’abitato di Palo, per il prezzo di 28 ducati.
(Originale, PERGAMENA N. 360, mm. 130×230; scrittura minuscola corsiva di transizione).

363. CARTULA DISPOSITIONIS
1157 – novembre, ind. VI, San Barbato
Il giudice Malfrido rende di pubblico dominio le disposizioni testamentarie del signore Doferio di San Barbato, a lui dettate quando era già gravemente infermo ma ancora nel pieno possesso delle sue facoltà: lascia alla sorella Sichelgarda, badessa del monastero avellinese di San Paolo, il cavallo, l’armatura e 10 once d’oro; restituisce alla madre Orania la quarta parte a lei spettente sui beni da lui ereditati dal padre Malfrido; riconosce alla sorella Orania il diritto di prelevare i 700 romanati a lei assegnati dal defunto genitore; nomina eredi universali dei suoi beni esistenti a San Barbato, Parolise, Villamaina e Benevento i fratelli Alferio, Ruggiero e Malfrido, impegnandoli nel contempo a provvedere alla decorosa sistemazione matrimoniale della figlia Sichelgarda e di una eventuale seconda figlia, dato che lasciava, gravida, la moglie Basilia; aggiunge tuttavia che, qualora fosse nato un maschio, questi sarebbe entrato nell’eredità; ricordandosi poi di aver usurpato un calice ed un turibolo d’argento sia alla chiesa di San Luca che a quella di Santa Maria, come pure di non aver restituito al monastero di San Paolo una coppa d’argento del valore di 4 once d’oro, fa obbligo ai fratelli di provvedere in merito; infine in suffragio dell’anima sua chiede ai fratelli che sia condonato ai sudditi di San Barbato l’escatico ed il canone di vino.
(Originale, PERGAMENA N. 361, mm. 315×400; scrittura beneventana).

364. CARTULA COMMUTATIONIS
1157 – novembre, ind. VI, Avellino
I fratelli Giovanni e Pantaleo, figli di Leone Malfitano, si accordano per lo scambio di due loro case: Giovanni cede la casa da lui posseduta fuori la città di Avellino nei pressi della chiesa di San Pietro e riceve quella posseduta da Pantaleo nel sobborgo della stessa città; Pantaleo, essendosi riservato il pianterreno della sua casa, adibito a bottega, versa al fratello la differenza valutata in 150 tarì salernitani; inoltre lo stesso Pantaleo si impegna a versare al monastero di San Benedetto il canone annuo di quattro tarì salernitani che gravava sulla casa di Giovanni; infine Canfora, moglie di Giovanni, concede al cognato le opportune garanzie per il quieto possesso della casa avuta in cambio.
(Originale, PERGAMENA N. 362, mm. 215×522; scrittura beneventana).

365. MEMORATORIUM [MANIFESTATIONIS]
1158 (57) – gennaio, ind. VI, Mercogliano
Il monaco Desiderio, priore dell’abbazia di Montevergine, dietro compenso di 10 tarì salernitani si fa rilasciare dal fittavolo Domenico Cardillo le opportune garanzie di legge per il quieto possesso da parte del monastero di un pezzo di terra, da lui posseduto a Nucicle, confinante col territorio, che lo stesso Cardillo teneva in fitto dal monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 363, mm. 162×222; scrittura beneventana).

366. CARTULA OFFERTIONIS
1158 (57) – febbraio, ind. VI, Summonte
Il signore del castello di Summonte, Boemondo Malerba, figlio del fu Raone, passa alle dipendenze dell’abbazia di Montevergine un suo uomo di nome Riccardo di Monteforte, estendendo a lui la stessa facoltà di legnare e pascolare nei suoi terreni, già riconosciuta agli altri vassalli del monastero ed agli uomini di Summonte.
(Originale, PERGAMENA N. 364, mm. 216×281; scrittura beneventana).

367. CARTULA VENDITIONIS
1158 – marzo, ind. VI, Avellino
I fratelli Giovanni e Baiamonte, figli del fu Amato di Eleno, per il prezzo di 112 tarì salernitani vendono a Riccardo, figlio di Dardano, la metà di un terreno, coltivato a vigneto e castagneto, sito nel luogo detto Vesta; alla vendita si associa la vedova di Amato ed assicura all’acquirente, per quanto di propria competenza, il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 366, mm. 312×295; scrittura beneventana).

368. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1158 – maggio, ind. VI, Avellino
Lo stratigoto Raone, figlio di Giovanni Gallardo, e Davide, figlio di Giovanni Russo, danno in fitto perpetuo a Serrerio, figlio di Amato, un pezzo di terra in parte coperto da alberi di castagni, con l’obbligo di coltivarlo e farlo fruttificare, di incrementare il castagneto e di corrispondere la metà delle castagne; inoltre fino a quando sarà possibile seminare dovrà consegnare la decima parte del raccolto.
(Originale, PERGAMENA N. 367, mm. 300×150; scrittura beneventana).

369. CARTULA VENDITIONIS
1158 – giugno, ind. VI, Mercogliano
Urso Racana ed il figlio Pagano, per il prezzo di 5 tarì salernitani, vendono a Giovanni, figlio del fu Giaquinto Fresa, un pezzo di terra con orto, sito nei pressi del castello di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 368, mm. 200×450; scrittura beneventana).

369 bis. MEMORATORIUM [MANIFESTATIONIS]
1158 – giugno, ind. VI, Mercogliano
Giovanni, figlio del fu Giaquinto Fresa, avendo acquistato da Pagano figlio di Urso Racana, un pezzo di terra con orto nelle pertinenze del castello di Mercogliano, si fa rilasciare da Gemma, moglie del venditore, le opportune garanzie per il quieto possesso di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 368; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 368).

370. CARTULA DIVISIONIS
1158 – giugno, ind. VI (VII), Montenero di Celenza Valfortore
L’abate Pietro Albo, sacerdote e rettore della chiesa di San Bartolomeo, costruita nella località Montenero, procede alla pacifica divisione di una vigna, che la chiesa possedeva in comune con Gerardo, figlio del fu Giovanni Lando.
(Falso in forma originale, PERGAMENA N. 382, mm. 151×140; scrittura minuscola di transizione).
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371. SCRIPTUM CONCESSIONIS
1158 – agosto, ind. VI, Gesualdo
Elia di Gesualdo ed il figlio Guglielmo offrono al monastero di Santa Maria dell’Incoronata di Puglia le chiese di Santa Maria e di San Damiano con relativi beni, site nell’ambito territoriale della loro signoria e precisamente nel castello di Paternopoli; offrono inoltre un mulino con relative attrezzature, sito lungo le sponde del fiume Calore, già precedentemente di proprietà della stessa chiesa di Santa Maria.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1871 del 10 ottobre 1238).

372. CARTULA VENDITIONIS
1158 – settembre, ind. VII (VI), Montoro
Marotta e la cognata Diana, rimaste vedove rispettivamente di Riccardo e Ruggiero Russo, d’accordo con i propri figli, per il prezzo di 44 tarì vendono ai fratelli Alfano e Giovanni, figli del fu Maraldo, un pezzo di terra coperto da alcune piante di quercia, sito nel luogo detto Selva Maggiore nei pressi di Montoro.
(Originale, PERGAMENA N. 365, mm. 360×245; scrittura beneventana).

373. CARTULA OFFERTIONIS
1158 – settembre, ind. VII, Aversa
Il milite di Aversa, Nicola, figlio del fu Ugo, col consenso di Landolfo Rufo e della madre Ottolina, offre alla chiesa di Santa Maria del castello di Cicala un pezzo di terra, sito a Terrazzano di Atella, dove si dice Clusura.
(Originale, PERGAMENA N. 370, mm. 135×425; scrittura minuscola rotonda di transizione).

374. CARTULA OBLATIONIS
1158 (57) – novembre, ind. VII, Casamarciano
Roberto di Casamarciano, figlio del fu Pietro, offre alla chiesa di Santa Maria del Plesco un pezzo di terra, sito nel luogo detto Strada, che in quel momento teneva a cultura Giovanni Sica, abitante di Tufino.
(Originale, PERGAMENA N. 373, mm. 197×288; scrittura minuscola rotonda di transizione).

375. CARTULA DONATIONIS
1159 (58) – gennaio, ind. VII, Benevento
Giovanni, figlio di Cioffi Imperato, avendo ricevuto in dono da Audoaldo, figlio del fu Stefano Sculdascio, e da Magalda e Sica, rispettivamente moglie e cognata di Audoaldo, una casa con botteghe, sita nella città di Benevento nei pressi della piazza maggiore, nonché una terra ed una vigna, site nei pressi della chiesa di San Leucio in località Collina, dona gli stessi beni a Giacomo, figlio dei predetti coniugi, per la prestazione simbolica di un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 374, mm. 307×205; scrittura beneventana).

376. CARTULA VENDITIONIS
1159 (58) – febbraio, ind. VII, Summonte
Achedonia, figlia del fu Giovanni Dettore, col permesso del giudice Malfrido e col consenso del figlio Bartolomeo nonché dei parenti prossimi, Giovanni figlio di Spenindeo e Giovanni figlio di Giovanni Cantalupo, vende a Giovanni de Sica la metà di un castagneto, sito nei pressi di Summonte nel luogo detto Santa Maria del Proposito, per il prezzo di 48 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 376, mm. 295×280; scrittura beneventana).

377. CARTULA VENDITIONIS
1159 (58) – febbraio, ind. VII, Pietrastornina
Formato, figlio del fu Urso Poto Russo, e la moglie Mira, abitanti nella città di Benevento, per il prezzo di 20 tarì amalfitani vendono a quattro cittadini di Roccabascerana, Giovanni, figlio di Agostino, Bernardo di Lando, Amando di Giovanni Moscone e Stefano di Giovanni Beterano un pezzo di selva, sito nelle pertinenze di Pietrastornina dove si dice Selva Scura; si riservano inoltre sul pezzo di selva venduta il canone annuo di 10 denari, da corrispondersi nella festività del Natale, ed impegnano gli acquirenti a versare, per il passaggio di proprietà, due tarì di Amalfi alla curia di Pietrastornina, da consegnare nelle mani del vice conte Giovanni Montano.
(Inserto nella PERGAMENA N. 1779 del dicembre 1233).

378. SCRIPTUM OFFERTIONIS
1159 – marzo, ind. VII, Avellino
Il milite Silvestro di Avellino passa alle dipendenze dell’abbazia di Montevergine un suo uomo, abitante nel castello di Summonte, di nome Riccardo Raccisio, figlio del fu Giovanni, con l’obbligo di servire il monastero così come prima aveva fatto nei suoi confronti.
(Originale, PERGAMENA N. 378, mm. 415×160; scrittura corsiva con qualche lettera e nesso beneventano).

379. SCRIPTUM VENDITIONIS
1159 – aprile, ind. VII, Montefusco
Pisano e la moglie Principessa vendono a Rainaldo di Sant’Angelo dei Lombardi un suolo edificatorio, da loro posseduto nel castello di Montefusco nei pressi della chiesa di Santa Maria, per il prezzo di 2 romanati; si riservano tuttavia il diritto di prelazione, qualora Rainaldo volesse vendere quel suolo o l’eventuale casa su di esso costruita, pagando 15 denari in meno del valore corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 379, mm. 320×300; scrittura beneventana).

380. CARTULA VENDITIONIS
[Agosto 1152 – giugno 1159], Padula
Mabilia per il prezzo di 19 tarì vende ad Alamanna un pezzo di terra, sito nella località Lombardi.
(Originale, PERGAMENA N. 332, mm. 180×287; scrittura minuscola rotonda di transizione).
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381. CARTULA VENDITIONIS
1159 – giugno, ind. VII, Padula
I fratelli Matteo presbitero, Pietro e Giovanni, figli del fu Giovanni presbitero de Lando, vendono a Giovanni di Costabile Lorenzo un pezzo di terra, sito nelle pertinenze di Padula dove si dice Leomanno, realizzando 33 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 383, mm. 166×266; scrittura minuscola di transizione con elementi di beneventana).

382. MEMORATORIUM [PASTINATIONIS]
1159 – luglio, ind. VII, Mercogliano
Luciano, figlio del fu Doferio Giacomondo, prende in fitto perpetuo dal monaco Giovanni Pantasia, priore del monastero di Montevergine, due pezzi di terra con nocelleto, l’uno sito a Nociccle e l’altro a Cerreto, con l’obbligo di coltivarli e farli fruttificare, di piantare nuovi alberi di nocciole, di corrispondere la decima dei seminati e la metà delle nocciole; aggiunge inoltre, che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal casale di Mercogliano, i due pezzi di terra torneranno di libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 384, mm. 260×301; scrittura beneventana).

383. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1159 – luglio, ind. VII, Benevento
I parenti prossimi di Sikelbene, nella loro qualità di mundoaldi della stessa donna, si fanno rilasciare dal futuro marito Rainaldo Carbone di Sant’Angelo le garanzie di rito, consistenti nella promessa di assicurare alla sposa vitto e alloggio, di non percuoterla senza motivo, di riservarle un tenore di vita conforme alle sue possibilità, di rispettare il vincolo matrimoniale e di trascorrere insieme a lei una vita serena e tranquilla; aggiungono inoltre che, qualora Sikelbene dovesse morire senza aver avuto prole, dovrà loro essere restituita la metà dei beni da lei portati in dote.
(Originale, PERGAMENA N. 385, mm. 322×173; scrittura beneventana).

384. CARTULA VENDITIONIS
1158 (59) – ottobre, ind. VII, Troia
Silvestro, figlio del fu Cervo Begano, d’accordo con la moglie Gemma, per il prezzo di un romanato vende ai fratelli Giudice ed Alferio, figli del fu Pietro Zito, la parte a lui spettante su un territorio ereditato dal defunto genitore insieme al fratello Giovanni ed altri parenti.
(Originale, PERGAMENA N. 386, mm. 198×305; scrittura beneventana).

385. BREBE  MORGINCAP
1159 – ottobre, ind. VIII, Mercogliano
Cennamo, volendo sposare Tanda, di cui Pietro Ferraro detiene il mundio, concede a quest’ultimo le opportune garanzie di rito, consistenti nell’impegno di dare alla futura moglie la quarta parte dei suoi beni, di riservarle un tenore di vita conforme alle sue possibilità, di rispettere il vincolo matrimoniale e trascorrere con lei una vita serena e tranquilla; aggiunge inoltre che, qualora Tanda dovesse morire prima di lui senza lasciare prole, i beni a lei spettanti passeranno a colui che presenterà il presente atto.
(Originale, PERGAMENA N. 387, mm. 320×337; scrittura beneventana).

385 bis. BREBE MORGINCAP
1159 – ottobre, ind. VIII, Mercogliano
Cennamo la mattina successiva alla prima notte di matrimonio sanziona le nozze con la sposa Tanda, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni presenti e futuri, mobili e stabili.
(Originale, PERGAMENA N. 387; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 387).

386. CARTULA DONATIONIS
1159 – novembre, ind. VIII, Capua
Il capuano Nicola Somma, figlio del fu Giovanni, assegna al figlio naturale Guglielmo, tre pezzi di terra, siti fuori la città di Capua dove si dice Campo Nirico, un pezzo di terra nel luogo detto Silice nei pressi di Pluppita, otto altri pezzi di terra nel luogo detto Casale, ed infine una terra, una presa d’acqua ed una casa, siti nella città di Capua nei pressi della chiesa di San Marcello Pictoli.
(Originale, PERGAMENA N. 388, mm. 265×390; scrittura beneventana).

387. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1160 (59) – febbraio, ind. VIII, Avellino
I fratelli Giaquinto e Matteo, figli di Maraldo Cifalone, possedendo in comune due terre, l’una coltivata a vigneto e l’altra a castagneto, site nel luogo detto Baccanico, procedono ad una pacifica divisione, riconoscendo Giaquinto proprietario assoluto della vigna e Matteo del castagneto.
(Originale, PERGAMENA N. 389, mm. 266×281; scrittura beneventana).

388. CARTULA CENSUS
1160 – febbraio, ind. VIII (VII), Avella
Riccardo di Poto concede in fitto perpetuo a Daniele un pezzo di terra alberata, sita nella località Sperone, con l’obbligo di corrispondere il censo annuo di una caraffa d’olio a partire dal terzo anno dalla data dalla locazione, da portare fino alla casa del locatore.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 377, mm. 132×274; scrittura minuscola rotonda di transizione).

389. CARTULA VENDITIONIS
1160 – aprile, ind. VIII, Avellino
I fratelli Imetanco e Roccardo, figli di Mari Russo, ed Oriliano, figlio del notaio Giovanni, vendono a Martino, figlio di Felice, una terra vacua sita nel luogo detto Piana di San Damiano, per il prezzo di 62 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 390, mm. 315×268; scrittura beneventana).

390. MEMORATORIUM [SEDITURE]
1160 – maggio, ind. VIII, Avellino
Il sacerdote Berteramo, rettore della chiesa di San Nicola, costruita fuori la città di Avellino, concede ad Alifano, figlio di Giovanni Sclavo, l’occupazione per 29 anni di un pezzo di terreno di proprietà della chiesa e da essa non molto lontano, con facoltà di costruirvi una casa per civile abitazione e l’obbligo di corrispondere un canone annuo di due tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 391, mm. 233×146; scrittura beneventana).
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391. CARTULA OFFERTIONIS
1160 – maggio, ind. VIII, Avellino
Il giudice Giovanni, figlio del fu Giovanni Sclavo, offre al monastero di Montevergine, dove è superiore l’abate Alferio, un pezzo di terra con castagneto e querceto, sito nelle pertinenze di Avellino dove si dice Baccanico.
(Originale, PERGAMENA N. 392, mm. 294×303; scrittura beneventana).

392. CARTULA OFFERTIONIS
1160 – maggio, ind. VIII, Avella
Il prete Roberto, d’accordo col fratello Alessio e con la madre Cicera, offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Alferio, un pezzo di terra con cinque piante d’olivo; precisa inoltre che il monastero potrà sfruttare diversamente il pezzo di terra, qualora dovessero seccare le piante d’olivo.
(Originale, PERGAMENA N. 393, mm. 140×265; scrittura minuscola rotonda di transizione).

393. MEMORATORIUM [MANIFESTATIONIS]
1160 – giugno, ind. VIII, Avellino
Il monaco Giovanni, priore del monastero di Montevergine, riceve da Rigale, che fu moglie del giudice Giovanni, le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di una terra con castagneto e querceto, sita nella località Baccanico, già donata al monastero dallo stesso giudice Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 394, mm. 204×152; scrittura beneventana).

394. CARTULA VENDITIONIS
1160 – giugno, ind. VIII, Benevento
Drogo, figlio del fu Pietro Giso, per il prezzo di 18 romanati vende a Corrado, figlio del fu Giovanni Landolfo, una terra con vigna e costa, sita fuori la città di Benevento nel luogo detto Pino; alla vendita si associa Catania, moglie di Drogo e concede le garanzie per il quieto possesso di detti beni.
(Originale, PERGAMENA N. 395, mm. 300×445; scrittura beneventana).

395. CARTULA DISPOSITIONIS
1160 – settembre, ind. IX, Avellino
Giovanni Alamanno, figlio del fu Guglielmo, trovandosi gravemente infermo ma nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, dispone che, in caso di morte, il monastero di Montevergine entri in possesso di una terra con vigna, già da lui assegnata alla sorella India sposa di Alferio, ed assegna a questi suoi parenti un secondo pezzo di terra con castagneto, sito nella località Baccanico come l’altra terra; aggiunge inoltre che questa sua disposizione è stata presa col consenso della sorella e del cognato.
(Originale, PERGAMENA N. 396, mm. 396×179; scrittura beneventana).

396. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1160 – settembre, ind. IX, Summonte
Il monaco Giovanni, preposito del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Guarino una terra coperta da castagneto ceduo, con l’obbligo di trasformare nello spazio di venti anni il ceduo in alberi da frutta e di corrispondere la metà delle castagne e la quinta parte dei seminati; aggiunge inoltre che, qualora dovesse morire senza eredi legittimi o allontanarsi dal castello di Summonte, il pezzo di terra tornerà libera collazione del monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 397, mm. 282×235; scrittura beneventana).

397. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1160 – settembre, ind. IX, Summonte
I fratelli Matteo ed Angelo, figli del fu Martino, prendono in fitto perpetuo dal monaco Giovanni, preposito del monastero di Montevergine, una terra con castagneto ceduo, sita a Confinio ed Agnone, obbligandosi a trasformare nello spazio di vent’anni il ceduo in alberi da frutta e di corrispondere la metà delle castagne e la quinta parte di eventuali seminati; aggiungono che, qualora dovessero morire senza eredi legittimi o allontanarsi da Summonte, la terra tornerà di libera collazione del monastero; riconoscono infine all’abate il diritto di intervenire in caso di eventuali errori da loro commessi nell’ambito di quella terra.
(Originale, PERGAMENA N. 398, mm. 34×172; scrittura beneventana).

398. CARTULA OBLATIONIS
1160 – ottobre, ind. IX (VII), Avella
Lazaro di Sant’Arcangelo dona all’abbazia di Montevergine un pezzo di terra coperto da alberi d’olivo, sito nella località Tortilli; aggiunge che nella donazione s’intende compresa la porzione di terra già appartenuta ad Urso di Rosa, mentre ne rimane esclusa la porzione tenuta da Mauro Ferraro, Riccardo di Artruda, Domenico di Baiano e Domenico di Avella; in cambio chiede che il giorno della sua morte i religiosi provvedano a trasportare processionalmente il suo corpo alla chiesa come se fosse uno di loro.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 371, mm. 190×330; scrittura minuscola di transizione).

399. CARTULA OFFERTIONIS
1160 – novembre, ind. IX (VII), Avella
Cottoalda, sorella del signore Rainaldo Mosca, offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Alferio, un pezzo di terra coperto di olivi e di castagni, sito nel luogo detto Amania.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 372, mm. 221×320; scrittura minuscola di transizione).

400. CARTULA OFFERTIONIS
1160 (61) – novembre, ind. IX, Somma Vesuviana
Il milite Lodoisio, figlio del fu Milo, in suffragio della defunta sua moglie Bianca, offre al monastero di Montevergine, nelle mani dell’abate Alferio e del monaco Filippo, un pezzo di terra, sito nel luogo detto Gualdo, a lui pervenuto quale dote di Bianca dal milite Alderisio di Vibo, zio della stessa.
(Originale, PERGAMENA N. 399, mm. 278×377; scrittura beneventana).
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