1132-1139

Dal Codice Diplomatico Verginiano, a cura di Placido Mario Tropeano (Montevergine, Padri Benedettini, 1979)

 

201. CARTULA VENDITIONIS [TRANSUMPTUM]
1132 – agosto, ind. X, Avellino
I fratelli Giovanni e Bernardo, figli di Ademario, vendono al chierico Gustabile un pezzo di terra con vigneto ed altri alberi da frutta, sito nella località Cerbaro, dove si dice Iscleto.
(Inserto nella PERGAMENA N. 310 del novembre 1152).

202. MEMORATORIUM [FENERATIONIS]
113[2 – agosto], ind. X, Avellino
Bernardo, figlio del fu Giovanni, presta al prete Gualtiero, figlio di Falco,  32 tarì salernitani, ricevendo in pegno un castagneto ed altri terreni siti in località Terrolano con facoltà di sfruttarli e con la clausola che, qualora Gualtiero o il nipote Guglielmo non dovessero restituire la predetta somma nei tempi stabiliti, gli stessi terreni rimarranno in proprietà di Bernardo, della moglie Mabilia e dei loro eredi.
(Originale, PERGAMENA N. 202, mm. 178×374; scrittura beneventana).

203. CARTULA DONATIONIS
1132 – settembre, ind. XI, Avellino
Alfa, figlia di Mari, vedova del chierico Giovanni, passata in seconde nozze con Madelfrid figlio di Fulco, dona a Rao di Montefusco, figlio di Guglielmo, tutti i beni mobili e stabili a lei pervenuti quale morgengabe dal defunto marito, ricevendo un mantello e 32 tarì.
(Originale, PERGAMENA N. 200, mm. 205×270; scrittura beneventana).

204. CARTULA LOCATIONIS
1132 – dicembre, ind. XI, Salerno
Lo stratigoto di Salerno rinnova per 18 anni a Riso Partunterio, figlio del fu Benedetto, il fitto per l’occupazione di un suolo pubblico, esistente nei pressi del vecchio palazzo dei principi longobardi ed in parte già coperto da una bottega costruita dai parenti di Riso; gli conferma il permesso di esercitare su quel suolo attività commerciale e gli concede la facoltà di aprire finestre su tre pareti della bottega e sotto queste poggiare le travi per la sistemazione di una tettoia coperta; ed infine obbliga lo stesso Riso a corrispondere il censo annuo di 10 tarì ed a rimuovere alla fine dei 18 anni le tettoie, che potrà portare altrove, in modo da consegnare il suolo nelle condizioni di partenza.
(Originale, PERGAMENA N. 287, mm. 320×295; scrittura beneventana).

205. CARTULA VENDITIONIS
1132 (3) – dicembre, ind. XI, Padula
Giovanni, di Laurino e residente a Padula, per il prezzo di 46 tarì vende a Iannaco, figlio di Nicola Greco, una vigna sita nella località detta San Lorenzo nei pressi di Padula.
(Originale, PERGAMENA N. 201, mm. 156×355; scrittura beneventana).

206. SCRIPTUM DISPOSITIONIS
1133 (2) – febbraio, ind. XI, Avellino
Giovanni, figlio di Giovanni Dauferio, avendo deciso di fare un pellegrinaggio in Terrasanta, dispone che, qualora fosse morto durante il viaggio, dal castagneto da lui posseduto nella località Scrofeta sarebbero dovute essere staccate due torne di buona misura ed assegnate alla moglie Altrude, affidando al suocero Landolfo la conservazione del documento e l’esecuzione della sua  volontà.
(Originale, PERGAMENA N. 203, mm. 201×577; scrittura beneventana).

206 bis. SCRIPTUM DISPOSITIONIS
1133 (2) – febbraio, ind. XI, Avellino
Giovanni, figlio di Giovanni Dauferio, avendo deciso di fare un viaggio in Terrasanta, dispone che, qualora fosse morto durante il pellegrinaggio, l’esercizio del mundio sulla moglie Altrude sarebbe dovuto ritornare nelle mani del suocero Landolfo.
(Originale, PERGAMENA N. 203; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 203).

207. CARTULA OBLATIONIS
1133 (4) – aprile, ind. XI, Avella
Il milite Eleazaro, figlio di Adelardo, di Sant’Arcengelo di Aversa e residente ad Avella, col consenso del signore locale Rainaldo Mosca offre alla chiesa di Santa Maria la rendita di vino a lui spettante su un pezzo di terra tenuto in fitto da Stefano figlio di Giovanni e sito nelle pertinenze di Baiano dove si dice Vinazzaro; aggiunge inoltre la clausola che, qualora il colono dovesse liberamente lasciare il terreno o morire senza eredi legittimi, la stessa chiesa entrerà nel pieno dominio di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 204, mm. 155×280; scrittura beneventana).

208. CARTULA OBLATIONIS
1133 (4) – maggio, ind. XI, Avella
I fratelli Maggio e Giovanni Silicato, abitanti a Sirignano di Avella, offrono alla chiesa di Santa Maria, costruita sul monte detto Vergine, due pezzi di terreno, dei quali il primo, sito alla località Montone, era di loro comune proprietà, mentre il secondo, sito nel luogo detto Prato, apparteneva al solo Giovanni.
(Originale, PERGAMENA N. 205, mm. 198×320; scrittura beneventana).

209. CARTULA OBLATIONIS
1133 (4) – maggio, ind. XI, Avella
Il nobilissimo milite Artura, figlio di Presenzano di Avella, offre alla chiesa di Santa Maria, costruita sul monte detto Vergine, la rendita di olio a lui spettante su un pezzo di terreno, tenuto in fitto dagli eredi del chierico Ermete, sito nel luogo detto Camilliano; aggiunge inoltre che, qualora i coloni dovessero lasciare spontaneamente il terreno o non lasciare eredi legittimi, la stessa chiesa entrerà nel pieno dominio di quel terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 206, mm. 156×280; scrittura beneventana).

210. SCRIPTUM CONFIRMATIONIS
1133 – maggio, ind. XI, Avellino
Il vescovo di Avellino, Roberto, avendo saputo che il religiosissimo cristiano di nome Guglielmo aveva lasciato Montevergine e passato il governo dell’abbazia ad un religioso di nome Alberto, si reca sul monte per procedere alla benedizione abbaziale del nuovo superiore in conformità alle carte di fondazione; sennonché Alberto rifiuta la dignità abbaziale e chiede che gli vengano confermate le stesse libertà ed esenzioni già precedentemente concesse dal vescovo Giovanni al fondatore.
(Originale, PERGAMENA N. 207, mm. 475×795; scrittura beneventana).
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211. CARTULA OFFERTIONIS
1133 – maggio, ind. XI, Avellino
Biagio, figlio di Riccardo, e la moglie Pelagia, figlia di Sarolo, offrono a Dio nel monastero di Santa Maria, costruito sul monte detto Vergine dove è superiore il signore Alberto, una terra con castagneto sita nel luogo detto Terolano.
(Originale, PERGAMENA N. 208, mm. 300×430; scrittura beneventana).

212. CARTULA MEFFII
1133 – ottobre, ind. XII, Benevento
Audoaldo, figlio di Stefano Sculdascio, a convalida della promessa di matrimonio dona a Giovanni, figlio del fu Giaquinto, e per esso alla futura sposa Magalda di cui Giovanni era il mundoaldo, una bottega del valore di 50 romanati, sita nella città vecchia di Benevento presso la piazza pubblica maggiore, ricevendo un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 209, mm. 270×460; scrittura beneventana).

213. CARTULA ALIENATIONIS
1133 (4) – ottobre, ind. XII, Capua
Mattia figlia di Giovanni Capuano, assistita dal marito Giovanni Guaimario, per il prezzo di 41 tarì amalfitani, vende a Martino figlio di Giovanni Fasano un suolo edificatorio, sito nella città vecchia di Capua dove si dice Corpo di San Pietro.
(Originale, PERGAMENA N. 210, mm. 205×220; scrittura beneventana).

214. PAGINA OBLATIONIS
1134 – febbraio, ind. XII, Sarno
Enrico conte di Sarno, figlio del fu conte Riccardo, dona alla chiesa di Santa Maria, costruita sul monte detto Vergine dove si dice Acqua del Colombo, uno dei mulini da lui posseduti lungo il fiume Foce, precisamente il primo dalla parte occidentale dell’arcatura; trasferisce inoltre alle dipendenze dell’abbazia un suo suddito di nome Pietro con relativa famiglia e beni.
(Originale, PERGAMENA N. 211, mm. 475×450; scrittura beneventana).

215. CARTULA OFFERTIONIS
1134 – maggio, ind. XII, Avellino
I fratelli Bernardo, Ademario, Riccardo e Roberto, figli di Giovanni, offrono al monastero di Montevergine nelle mani del fondatore una terra con vigna, sita nella località Tizzano.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 212, mm. 236×356; scrittura beneventana. Falso costruito probabilmente alla fine del sec. XII).

216. CARTULA VENDITIONIS
1134 – maggio, ind. XII, Benevento
I fratelli Guglielmo e Pagano, figli del fu Dauferio, consenziente Gemma moglie del detto Guglielmo, per il prezzo di 43 denari vendono a Giovanni Infante, figlio del fu Bernardo Starnella, la metà di un casalino da loro posseduto in comune, sito presso le mura di cinta della città nuova di Benevento.
(Originale, PERGAMENA N. 213, mm. 256×248; scrittura beneventana).

217. CARTULA DONATIONIS
1135 (4) – gennaio, ind. XIII, Avellino
I fratelli Bernardo, Ademario, Riccardo e Roberto, in suffragio dell’anima del defunto genitore Giovanni, che fu giudice, donano a Lorenzo figlio di Risomarzo un pezzo di terra coperto da viti ed altri alberi da frutta, sito nella località Pretorio presso la chiesa di San Modestino; escludono tuttavia dalla donazione il saliceto, già posseduto da Giovanni figlio di Alferio, e si riservano il diritto di prelazione, qualora Lorenzo o i suoi eredi decidessero di vendere quel terreno, pagandolo 4 tarì in meno del valore corrente.
(Originale, PERGAMENA N. 214, mm. 220×364; scrittura beneventana).

218. CARTULA VENDITIONIS
1135 (4) – febbraio, ind. XIII, Montefusco
Giovanni Lombardo, figlio del fu Sparano, col consenso del signore Daddeo e per il prezzo di 2 romanati e 8 denari vende a Mercurio una casa, sita nei pressi della piazza pubblica di Montefusco, a lui pervenuta da parte della moglie di nome Agata.
(Originale, PERGAMENA N. 215, mm. 271×333; scrittura beneventana).

219. CARTULA VENDITIONIS
1135 – giugno, ind. XIII, Mercogliano
Sabatino ed il figlio Rao per il prezzo di 17 tarì salernitani vendono a Giovanni Caputo, figlio di Amato, un oliveto, sito fuori le mura di cinta del castello di Mercogliano.
(Originale, PERGAMENA N. 217, mm. 160×430; scrittura beneventana).

219 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1135 – giugno, ind. XIII, Mercogliano
Giovanni Caputo, avendo acquistato un oliveto da Sabatino e dal figlio Raone, chiede a Teodora, moglie di Sabatino, le opportune garanzie di legge contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 217; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 217).

220. SCRIPTUM OBLATIONIS
1135 – giugno, ind. XIII, Montefusco
Iterno, signore di Montefusco e figlio del fu Gilberto, essendo proprietario della chiesa di San Giovanni costruita nell’ambito del suo dominio dove si dice San Vito, dona al monastero di Santa Maria del monte di Virgilio quella chiesa con annesso beneficio consistente in un vasto appezzamento di terreno ed un bosco; cede inoltre allo stesso monastero tutti i diritti laicali e feudali che egli possedeva su quella chiesa e su quelle terre.
(Originale, PERGAMENA N. 218, mm. 210×306; scrittura beneventana).

221. CARTULA PASTINATIONIS
1135 (6) – luglio, ind. XIII, Avella
Rainaldo Mosca, figlio di Riccardo signore di Avella, cede in fitto a Bernardo figlio di Maggio, un orto sito nell’ambito dell’abitato di Mugnano e tre pezzi di terreno siti fuori dell’abitato dello stesso paese, i primi due dove si dice al Beneficio ed il terzo a li Bagnali, con l’obbligo di incrementare gli alberi da frutta nell’orto, di coltivare e trasformare in vigneti gli altri terreni, di corrispondere il terratico in ragione della quarta parte dei cereali, di consegnare la metà della frutta e del vino e, per il vinello assegnato tutto a Bernardo, chiede un pollo per sé ed il vitto a due suoi operai al tempo della raccolta.
(Originale, PERGAMENA N. 219, mm. 185×295; scrittura beneventana).
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222. CARTULA VENDITIONIS
1135 – agosto, ind. XIII, Benevento
Poto, abate del monastero beneventano dei Santi Lupo e Zosimo, facendo presente le difficoltà economiche in cui versa l’abbazia, chiede alla comunità monastica di vendere a Corrado, figlio di Giovanni Landulfo Maraldo, due distinti pezzi di terreno, in parte incolti ed in parte coltivati a vigneto, siti fuori Benevento nella località Pino, realizzando 45 crivelli di grano per un valore complessivo di 20 romanati.
(Originale, PERGAMENA N. 220, mm. 285×536; scrittura beneventana).

223. CARTULA OFFERTIONIS
1135 – agosto, ind. XIII, Sanseverino Rota
Enrico signore del castello di Sanseverino, figlio del fu Ruggiero, offre al monastero di Santa Maria di Montevergine nelle mani dell’abate Alberto quattordici pezzi di terreno, dei quali uno a Pretosa e gli altri nel casale di Oscato; sette nella località Monticelli, due a Pendino e gli altri quattro rispettivamente a Calcara, Costa, Vallicella e Vettegalia.
(Originale, PERGAMENA N. 221, mm. 370×486; scrittura beneventana).

224. CARTULA VENDITIONIS
1135 – novembre, ind. XIV, Mercogliano
Giovanni Alamanno, per il prezzo di 14 tarì salernitani, vende ai fratelli Gualterio, Giovanni e Ruggiero, figli di Madelfrid, la quarta parte di un terreno, da lui posseduto nella località Urbiniano, coltivato a vigneto e coperto da altri alberi da frutta.
(Originale, PERGAMENA N. 222, mm. 197×535; scrittura beneventana).

224 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1145 (4) – febbraio, ind. VIII, Mercogliano
I fratelli Giovanni e Ruggiero, figli di Madelfrid, si fanno rilasciare da Marotta, figlia di Alferio Pelleri, le garanzie di legge per il quieto possesso di una terra, sita nella località Urbianiano, da loro precedentemente acquistata da Giovanni Alamanno, marito della stessa Marotta.
(Originale, PERGAMENA N. 222; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 222).

225. CARTULA DONATIONIS
1136 (5) – gennaio, ind. XIV, Montefusco
Gimondo, figlio del fu Pipino, per i buoni servizi resigli da Guglielmo di Ceppaloni detto Pappapia, gli dona un casalino, sito nel castello di Montefusco lungo la via pubblica, col patto che ogni anno a Pasqua ed a Natale si porti in curia per farsi riconfermare la donazione.
(Originale, PERGAMENA N. 223, mm. 290×250; scrittura beneventana).

226. SCRIPTUM OBLATIONIS
1136 (5) – gennaio, ind. XIV, Benevento
Giovanni Salarolo e la moglie Antiochia offrono se stessi ed i loro beni alla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo nelle mani del rettore Angelo, riservandosi tuttavia l’usufrutto su quei beni durante tutta la loro vita ed il diritto di poter vendere, in caso di estrema necessità e qualora la chiesa non potesse o volesse intervenire a loro favore, quel minimo di beni per superare le difficoltà.
(Originale, PERGAMENA N. 224, mm. 250×143; scrittura beneventana).

227. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1136 (5) – febbraio, ind. XIV, Benevento
Giovanni di Leo si accorda con i sacerdoti Giovanni e [Angelo], custodi della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Benevento, per la divisione di una proprietà sita nelle pertinenze di Montefusco, escludendo dalla divisione un saliceto che rimarrà in comune e riservando alla chiesa il diritto di prelazione, qualora lo stesso Giovanni decida di vendere la parte di proprietà a lui assegnata.
(Originale, PERGAMENA N. 216, mm. 205×290; scrittura beneventana).

228. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1136 (5) – febbraio, ind. XIV, Mercogliano
Lando, priore del monastero di Montevergine, concede in fitto perpetuo a Domenico Cardillo, figlio di Urso, una terra con castagneto, sita a Villa Nova nei pressi della chiesa di San Nicola, con l’obbligo di coltivarla e farla fruttificare, di provvedere nello spazio di 20 anni al rinnovamento del castagneto, di raccogliere e far seccare le castagne, di corrispondere la decima dei seminati e la metà delle castagne e di aiutare a caricare gli animali per il trasporto delle derrate spettanti al monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 225, mm. 230×283; scrittura beneventana).

229. MEMORATORIUM [LOCATIONIS]
1136 (5) – febbraio, ind. XIV, Mercogliano
Domenico Cardillo, figlio di Urso, prende in fitto perpetuo dal monaco Lando, priore del monastero di Montevergine, una terra con castagneto, sita a Villa Nova nei pressi della chiesa di San Nicola, impegnandosi a coltivarla e farla fruttificare, a provvedere nello spazio di 20 anni al rinnovamento del castagneto, a raccogliere e far seccare le castagne, a corrispondere la decima dei seminati e la metà delle castagne e ad aiutare a caricare gli animali per il trasporto delle derrate spettanti al monastero.
(Originale, PERGAMENA N. 225, mm. 235×240; scrittura beneventana).

230. SCRIPTUM VENDITIONIS
1136 – marzo, ind. XIV, Montefusco
Toderico, cui si associa la moglie per la quarta parte a lei spettante, vende a Pietro figlio di Concilio una terra ereditaria, sita nelle pertinenze di Montefusco nel luogo detto Ponticello, per il prezzo di un romanato.
(Originale, PERGAMENA N. 226, mm. 180×275; scrittura beneventana).

231. CARTULA OFFERTIONIS
1136 – marzo, ind. XIV, Castelcicala
Aimo, signore di Castelcicala e figlio del fu Radulfo di Arienzo, insieme al nipote Gualtiero offre al monastero di Montevergine quattro vassalli abitanti a Casamarciano con tutti i loro beni e quattro pezzi di terreno, siti rispettivamente: due a Cimitile, uno a Pietra Amicabile e l’altro confinante con la foresta demaniale.
(Originale, PERGAMENA N. 227, mm. 260×489; scrittura beneventana).
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232. CARTULA DONATIONIS
1136 – maggio, ind. XIV, Trevico
Il signore di Trevico Riccardo, figlio del fu Riccardo, dona al monastero di Montevergine, dove presiede Alberto, l’intero casale di Acquara con la chiesa di San Giovanni, nonché le prestazioni feudali degli abitanti ivi residenti; riconosce nella stessa chiesa il diritto di asilo ed ai suoi sudditi concede la facoltà di donare se stessi ed i loro beni a quella chiesa e richiedere di esservi sepolti; sono tuttavia esclusi i fedeli della parrocchia dell’episcopio, i quali possono fare le stesse cose, ma debbono versare al vescovo i diritti di stola, ed in cambio il vescovo, che è presente s’impegna a fornire alla chiesa di San Giovanni l’olio santo; infine con lo stesso atto notarile la moglie di Riccardo di nome Sabasta dona un mulino con la clausola che il monastero ne prenderà reale possesso dopo la sua morte.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 228, mm. 280×585; scrittura beneventana).

233. CARTULA OFFERTIONIS
1136 – settembre, ind. XV, Santa Maria in Piano
Pagano signore del castello di Amando figlio di Riccardo, offre al monastero di Montevergine, col consenso del vescovo di Ariano Pagano, le chiese di Santa Maria e di San Marco, ubicate nell’ambito del suo castello, con tutti i loro beni compresi i rettori ed i vassalli, ai quali viene concesso l’uso gratuito del mulino in località Albaneto; offre inoltre allo stesso monastero una selva ubicata ad Iscla Rotonda e tutti i terreni da lui posseduti al di là del fiume Bella, ad eccezione di quelli già dati in locazione, con la clausola che i fittuari possano scambiare le loro terre con quelle donate al monastero in caso di reciproca convenienza; infine si conviene che per le due chiese il monastero di Montevergine debba corrispondere all’episcopio di Ariano il canone annuo di una libbra di cera.
(Originale, PERGAMENA N. 229, mm. 215×595; scrittura beneventana).

234. SCRIPTUM SECURITATIS
1136 – novembre, ind. XV, Avellino
Il priore di Montevergine Lando, assistito dall’avvocato del monastero, cita davanti al giudice Riccardo i signori Giovanni Cardillo, Giovanni Franco, Guglielmo Palumbo e Falco Bonande per essersi indebitamente impossessati di alcune terre appartenenti al monastero; il giudice concede tre giorni di tempo ai presunti usurpatori per preparare  le controdeduzioni; dopo i tre giorni di tempo alla presenza dello stesso giudice, Giovanni Cardillo sostiene di aver ricevuto quelle terre dai suoi antecessori, Giovanni Franco riconosce di non aver alcuna ragione da apportare ma si rimette alla benevolenza del superiore di Montevergine, Guglielmo Palumbo asserisce che la sua documentazione era andata perduta durante l’incendio del castello di Monteforte e Falco Bonande senza apportare alcuna ragione si rimette alla sentenza del giudice; tuttavia tutti e quattro per l’intervento di alcuni mediatori presenti, prima che il giudice proceda alla emissione della sentenza, si accordano con l’avvocato del monastero e chiudono pacificamente la vertenza.
(Originale, PERGAMENA N. 230, mm. 290×310; scrittura beneventana).

235. CARTULA VENDITIONIS
1137 (6) – gennaio, ind. XV, Avellino
Urso, figlio di Cioffi, per il prezzo di 170 tarì salernitani vende al monaco Lando, priore del monastero di Montevergine, una terra con castagneto ed altri alberi da frutta, sita nella località Mandre, libera da qualsiasi vincolo ad eccezione di una mezza cesta di castagne da versare al demanio.
(Originale, PERGAMENA N. 232, mm. 272×536; scrittura beneventana).

235 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1137 (6) – gennaio, ind. XV, Avellino
Il monaco Lando, priore del monastero di Montevergine, si fa rilasciare da Sica le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di un castagneto, sito nella località Mandre e da lui acquistato da Urso, marito di detta Sica.
(Originale, PERGAMENA N. 232; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 232).

236. CARTULA VENDITIONIS
1137 (6) – gennaio, ind. XV, Montefusco
I fratelli Rainulfo e Faido, con la partecipazione della madre Alferana e della moglie del detto Rainulfo, per il prezzo di 3 romanati e 165 denari vendono ad Engolfo, figlio di Giovanni Martino, una casa di legno sita nel castello di Montefusco nei pressi della piazza pubblica.
(Originale, PERGAMENA N. 231, mm. 305×152; scrittura beneventana).

237. CARTULA VENDITIONIS
1137 (6) – febbraio, ind. XV, Mercogliano
Roberto, figlio di Giovanni detto Grammiola, per il prezzo di 46 tarì salernitani vende a Luperisio, figlio di Pietro Martino, la metà di una terra con castagneto, sita nella località Pietracorvo.
(Originale, PERGAMENA N. 233, mm. 200×430; scrittura beneventana).

237 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1137 (6) – febbraio, ind. XV, Mercogliano
Luperisio, figlio di Pietro Martino, si fa rilasciare da Margherita, figlia di Nicola le opportune garanzie di legge per il quieto possesso di un terreno con castagneto, sito nella località Pietracorvo e da lui acquistato da Roberto marito di detta Margherita.
(Originale, PERGAMENA N. 233; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 233).

238. MEMORATORIUM [REMISSIONIS]
1137 (6) – febbraio, ind. XV, Avellino
Giovanni, figlio di Gisulfo, affida a Guglielmo, figlio di Maggio detto Faccialato, la conservazione di un documento di comune interesse con l’esplicita clausola che sarà riconsegnato a lui ed ai suoi eredi, per lo spazio di 30 giorni, ogni volta che sarà necessario per difendere i loro diritti in caso di eventuali futuri contrasti.
(Originale, PERGAMENA N. 234, mm. 255×210; scrittura beneventana).

239. CARTULA VENDITIONIS
1137 – marzo, ind. XV, Nocera Superiore
Scuibene Guido ed Amanda, figli del fu Bailardo, e Loderico Pietro Amato e Lolegrima, figli del fu Riccardo, trovandosi insieme alle rispettive madri proprietari di un pezzo di terra, sito a Camerelle di Nocera, decidono di venderlo a Elia, figlio di Cennamo, per il prezzo di 32 tarì; dalla vendita escludono il saliceto piantato nella parte meridionale di quel terremo.
(Originale, PERGAMENA N. 235, mm. 275×175; scrittura beneventana).

240. CARTULA VENDITIONIS
1137 – aprile, ind. XV, Grottaminarda
Faiano, figlio di Malpoto, per il prezzo di 3 soldi e 25 denari vende ad Urso, figlio di Giovanni, una casa sita all’interno del castello di Grottaminarda.
(Originale, PERGAMENA N. 236, mm. 245×277; scrittura beneventana).

241. PRIVILEGIUM REGIS ROGERII
1137 – 25 agosto, ind. XV, Palermo
Ruggiero II, re di Sicilia, dietro richiesta di Guglielmo, fondatore di Montevergine, prende sotto la sua protezione regia il monastero e le sue dipendenze, esentando i monaci da qualsiasi gabella nel trasporto per l’acquisto e la vendita delle loro cose, e concede loro la facoltà di far pascolare gli animali del monastero senza pagare il plateatico, l’erbatico, il glandatico e l’acquatico.
(Falso in forma di originale, PERGAMENA N. 237; scrittura cancelleresca minuscola ad eccezione del primo rigo in capitale).
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242. CARTULA DONATIONIS
1137 – settembre, ind. I, Montefusco
Daddeo, figlio del fu Landolfo della Greca, dona al monastero di Montevergine nelle mani del monaco Lando la metà di un vasto podere, sito nelle pertinenze di Montefusco nella località Marcopio, dove si dice Caccia Alta.
(Originale, PERGAMENA N. 238, mm. 195×280; scrittura beneventana).

243. CARTULA OBLATIONIS
1137 – novembre, ind. I, Montefusco
Proserpina, figlia di Umberto signore di Atripalda, nel ricevere la notizia della morte del marito Iderno, caduto nella guerra tra il re Ruggiero ed il conte Rainulfo nei pressi di Siponto, chiede ad Alberto, rettore e custode della chiesa di Santa Maria di Montevergine, di voler inviare in terra di Puglia alcuni suoi religiosi per ritirare le spoglie mortali del marito e dargli onorevole sepoltura nel santuario; contemporaneamente offre all’abbazia una vigna fuori il castello di Montefusco nella località Santo Angelo a Marcopio.
(Originale, PERGAMENA N. 239, mm. 215×425; scrittura beneventana).

244. CARTULA OBLATIONIS
1137 – novembre, ind. I, Benevento
Sica, avendo ricevuto nel giorno delle nozze dal defunto marito Daddeo la metà di un terreno sito nelle pertinenze di Montefusco nella località Marcopio dove si dice Trivio, decide col consenso del padre Pagano di offrirlo al monastero di Montevergine in suffragio dell’anima di Daddeo, il quale mentre era in vita aveva già donato allo stesso monastero l’altra metà del medesimo terreno.
(Originale, PERGAMENA N. 240, mm. 280×410; scrittura beneventana).

245. CARTULA OFFERTIONIS
1138 (7) – gennaio, ind. I, Mercogliano
Il conte Enrico di Sarno, figlio del fu Riccardo, passa alle dipendenze del monastero di Montevergine due suoi vassalli con relativi obblighi feudali; offre allo stesso monastero un mulino costruito nei pressi del castello di Mercogliano e due pezzi di terra, uno contiguo al mulino e l’altro nei pressi della chiesa di San Basilio; concede inoltre la facoltà di poter attingere dal fiume l’acqua necessaria sia per il funzionamento del mulino sia per irrigare i terreni donati; nell’ambito dei suoi domini di Avellino e di Mercogliano esenta il monastero da ogni tipo di prestazione feudale sui beni da esso posseduti e su quelli  che eventualmente i suoi sudditi vorranno offrirgli.
(Originale, PERGAMENA N. 241, mm. 255×710; scrittura beneventana).

246. CARTULA DONATIONIS
1138 (7) – gennaio, ind. I, Mercogliano
Giovanni Stipa, figlio di Giovanni, dona al genero Ruggiero, figlio di Urso Tessitore, che aveva sposato la figlia Damiana, due case site nel castello di Mercogliano, un vigneto ed un castagneto nel luogo detto Vesta e tutti gli altri suoi possedimenti ubicati nello steso castello di Mercogliano e in diversi luoghi del contado di Avellino; dalla donazione tuttavia esclude la quarta parte degli stessi beni già donata alla moglie Aloisa nel giorno delle nozze ed aggiunge la clausola che, qualora dovesse avere in seguito figli maschi legittimi, questi entreranno a far pare dell’eredità paterna con uguale diritto.
(Originale, PERGAMENA N. 246, mm. 187×425; scrittura beneventana).

247. CARTULA MORGINCAP
1138 – luglio, ind. I, Mercogliano
Giovanni Mariagaugi, figlio di Giovanni, la mattina successiva alla prima notte di matrimonio, alla presenza di parenti ed amici, sanziona le nozze con la sposa Regina, figlia di Giovanni, donandole la quarta parte di tutti i suoi beni mobili e immobili, presenti e futuri.
(Originale, PERGAMENA N. 243, mm. 185×375; scrittura beneventana).

247 bis. MEMORATORIUM [MORGINCAP]
1138 – luglio, ind. I, Mercogliano
Guglielmo Caputo, figlio di Urso, si fa rilasciare da Giovanni Mariagaugi, promesso sposo di Regina, figlia di Giovanni, le garanzie di rito circa la buona riuscita del matrimonio, vissuto nel rispetto del vincolo e secondo il loro rango sociale
(Originale, PERGAMENA N. 243; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 243).

248. MEMORATORIUM [DIVISIONIS]
1139 (8) – febbraio, ind. II, Avellino
Bernardo, figlio di Raone, si accorda con la zia paterna Maria, figlia di Sichenolfo, circa la divisione di alcuni beni ereditari, riconoscendo alla zia la proprietà di tre pezzi di terra, siti rispettivamente nelle località Toro, Corte e Gualdo di Sant’Agnese, e facendosi da lei rilasciare le garanzie di legge per il quieto possesso di tutti gli altri beni tra cui una casa, sita nella città di Avellino nei pressi dell’episcopio.
(Originale, PERGAMENA N. 244, mm. 140×473; scrittura beneventana. Si tratta di un abbozzo di documento con datazione esposto e disposto, senza l’invocazione divina e senza escatocollo, scritto sul verso del documento n. 250).

249. CARTULA OFFERTIONIS
1139 – marzo, ind. II, Mercogliano
Milo, figlio di Guarini, ed Alferio, figlio di Cioffi, per la salvezza delle anime loro e di quelle del comune suocero Guglielmo, offrono al monastero di Montevergine una terra con castagneto, sita nella località Urbiniano presso la chiesa di San Modestino e non lontano dalla chiesa di Santa Margherita.
(Originale, PERGAMENA N. 246, mm. 193×355; scrittura beneventana).

250. CARTULA COMMUTATIONIS
1139 – aprile, ind. II, Avellino
Giovanni e la madre Trotta, vedova del fu Guglielmo Alamanno, danno al notaio Romano, figlio di Amato chierico e notaio, la quarta parte loro spettante di una terra vacua, sita nella località Aramperti, ed in cambio ricevono un’altra terra con orto, sita nel luogo detto Piano nei pressi della chiesa di San Bartolomeo Apostolo.
(Originale, PERGAMENA N. 244, mm. 140×473; scrittura beneventana).

251. CARTULA DONATIONIS
1139 – maggio, ind. II, Avellino
I fratelli Angelo ed Amato, figli di Maraldo, donano al cognato Giovanni, figlio di Pietro, una terra coperta da viti ed altri alberi sita nella località Baiano nei pressi della chiesa di San Marco con relativa precedente documentazione per evitare qualsiasi eventuale futuro contrasto, in cambio ricevono un mantello.
(Originale, PERGAMENA N. 247, mm. 295×400; scrittura beneventana).

252. CARTULA OFFERTIONIS
1139 – maggio, ind. II, Avellino
Il signore di Monteforte Guglielmo Carbone, figlio del fu Riccardo, col consenso del figlio Goffredo offre al monastero di San Leonardo, costruito fuori la città di Avellino e dipendente dalla badia della Santissima Trinità di Cava, la parte a lui spettante su un mulino chiamato «Da Capu» e cioè la metà sia dell’impianto che delle attrezzature, ricevendo dal priore del detto monastero 200 tarì salernitani.
(Originale, PERGAMENA N. 248, mm. 315×480; scrittura beneventana).

253. CARTULA VENDITIONIS
1139 – ottobre, ind. III, Avellino
I fratelli Giovanni ed Urso, figli di Madelfrido di Poto, per il prezzo di 6 tarì salernitani vendono ad Alessio, figlio di Amato Garardo, una terra vacua sita nella località Valle Eregari nei pressi della chiesa dei Santi Martiri Cosma e Damiano.
(Originale, PERGAMENA N. 249, mm. 180×490; scrittura beneventana).

253 bis. MEMORATORIUM [DEFENSIONIS]
1139 – ottobre, ind. III, Avellino
Alessio, figlio di Amato Garardo, avendo acquistato dai fratelli Giovanni ed Urso figli del fu Madelfrido una terra vacua, sita nella località Valle Eregrari, chiede alla madre dei due fratelli ed alla moglie di Giovanni, ambedue di nome Marotta, di volergli rilasciare le opportune garanzie di legge contro ogni eventuale futuro contrasto.
(Originale, PERGAMENA N. 249; scrittura beneventana. Si tratta di un ulteriore atto contenuto nella pergamena n. 249).

254. CARTULA PASTINATIONIS
1139 – novembre, ind. III, Avella
Guglielmo Paraviso, figlio del fu Paraviso, concede in fitto a Stefano figlio di Bernardo de Maio ed a Giovanni, figlio del fu Angelo Castaldo, una terra in parte già ricoperta da viti ed altri alberi, sita nella località Torricella, con l’obbligo di completare il vigneto e di corrispondere nel frattempo la decima dei seminati, mentre, quando la terra sarà completamente ricoperta da alberi, consegnerà le metà del vino ed un pollo e provvederà al vitto per due operai, da lui inviati per la vendemmia.
(Originale, PERGAMENA N. 250, mm. 140×310; scrittura latina rotonda di transizione).

255. CARTULA CONCESSIONIS
1139 – dicembre, ind. III, Avella
Fulco, figlio del fu Rinaldo, prima di partire per Gerusalemme, dona al monastero di Montevergine un pezzo di terra con arbusto, sito nel luogo detto Burullo o Veterina, precisando che tale terra era da lui posseduta quale pegno di un prestito di 20 tarì fatto a Pietro Borterasmo, come da documento affidato ad Eleazaro di Sant’Arcangelo.
(Originale, PERGAMENA N. 251, mm. 160×280; scrittura latina rotonda di transizione).
NOTA

256. SCRIPTUM OBLATIONIS
1139 – dicembre, ind. III, Montefusco
Guerriero, figlio del fu Accardo, offre al monastero di Montevergine nelle mani dei monaci Giovanni e Sergio la chiesa di Santa Maria, sita nella località Auria di Montefusco, con tutti i diritti a lui spettanti su quella chiesa; aggiunge tuttavia la clausola che il rettore Amerigo debba rimanere in quel beneficio, sua vita natural durante, con la sola differenza di corrispondere al monastero ciò che prima era solito versare a lui.
(Originale, PERGAMENA N. 252, mm. 265×345; scrittura beneventana)

257. CARTULA OBLATIONIS
1139 – dicembre, ind. III, Montefusco
Costantino, figlio di Ruggiero, offre al monastero di Montevergine nelle mani dei monaci Giovanni e Sergio, alcuni beni nelle pertinenze di Tufo da lui precedentemente acquistati da Raone, figlio del fu Pagano, e consistenti in una vigna, un casalino ed un mezzo feudo tenuto in fitto da Rucemario e dai suoi familiari; offre anche un suo vassallo di nome Urso, abitante nel casale di Torrioni, con relativo feudo; inoltre passa al monastero i diritti feudali a lui spettanti su quelle persone e su quei beni.
(Originale, PERGAMENA N. 253, mm. 327×538; scrittura beneventana).
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