Il bibliotecario polimorfo

Date:
9 Settembre 2014

(di Sabrina Tirri)

“Deve essere davvero un lavoro noioso!”, “sai quanti libri leggerai!”, “non riuscirei mai a lavorare in un posto troppo calmo, monotono, silenzioso!” Ecco tutto è partito da questi inverosimili punti di vista, riflessioni, commenti in cui un qualsiasi addetto alla biblioteca si imbatte quotidianamente. È evidente che molti non sanno cosa sia una biblioteca, e quindi in cosa consista il lavoro di un bibliotecario. Non oso pensare quale potrebbe essere la definizione del lavoro in una mediateca; potrebbe essere una frase del tipo:  “affascinante guardare dei film tutto il giorno!” Purtroppo, non c’è stata mai una sana politica informativa su questo space culturale o, forse, ancor più grave, è semplicemente disinteresse, insensibilità a questo mondo?! Beh, si aprirebbe un bel caso per Augustin Dupin, l’investigatore creato da Edgar Allan Poe. Eppure basterebbe un semplicissimo e banalissimo sforzo per vedere cosa ci sia al di là di questo lemma e cosa si nasconda dietro una raccolta di libri. Addentriamoci allora in punta di piedi in questo pianeta intrigante, dove antico e moderno, cartaceo e digitale si incontrano e si scontrano, convivono e si integrano, e con la massima attenzione, spostiamo dei libri a mo’ di sipario e vediamo cosa si muove  dietro le quinte. Ai nostri occhi si presentano scaffali, scrivanie, carrelli stracolmi di libri, uomini e donne intenti ad organizzarli assegnando loro la più idonea sistemazione e scansia – altrimenti non si  spiegherebbe come una serie di fogli consecutivi perlopiù stampati, legati tra loro e muniti di copertina, siano correttamente collocati! Ogni addetto assegna al documento, ricevuto in dono o acquistato, un numero di ingresso, ed elabora la scheda quasi come se stesse formulando la carta d’identità del singolo volume in esame. Ogni elemento ha la sua area specifica: area del titolo e indicazione della responsabilità, area dell’edizione, area della pubblicazione fisica, area della descrizione fisica, area delle note e della collezione. Ogni notizia ha i suoi dovuti legami: autore, monografie superiori e inferiori, collane, titolo uniforme, originale etc. etc. Ogni legame può avere di conseguenza i suoi rinvii o richiami e non finisce qui: ogni elemento di informazione, che varia da un tipo di materiale ad un altro, ha un preciso ordine all’interno della dovuta area e una punteggiatura specifica per distinguersi. La compilazione della carta d’identità del documento si fa complicata e tale complessità porta i catalogatori a sfogliare e a relazionarsi con le REICAT: regole italiane di catalogazione, corpus normativo a volte non di facile consultazione che si mostra si mostra suscettibile a soggettive interpretazioni. Questa soggettività viene e deve essere superata in nome di quell’obiettivo comune: omogeneità delle informazioni, rispondenza agli standard nazionali e condivisione di dati. Proprio in virtù di quanto detto, il lavoro di catalogazione richiede formazione, preparazione, concentrazione, pratica e molto spesso confronti, scambi di punti di vista con i colleghi  del posto o addirittura con referenti sul territorio nazionale. C’è da dire che la confusione che scaturisce dal manuale delle “leggi bibliografiche” derivi dal fatto che esso sia strutturato per le diverse esigenze: biblioteche che lavorano ancora con cataloghi cartacei e biblioteche che catalogano in rete. A questo si aggiungono le caratteristiche di incompletezza e imperfezione che, per definizione, sono proprie di un manuale che non può racchiudere tutta l’infinita gamma di casi in cui ci si imbatte nell’ordinario lavoro di catalogazione. E proprio per questo che, a supporto dell’attività dei catalogatori SBN, l’ICCU (Istituto centrale per il catalogo unico  delle biblioteche italiane  e per le informazioni bibliografiche) ha elaborato altri strumenti attraverso cui diffonde standard internazionali, normative e linee guida su tutte le tipologie di materiali consultabili all’indirizzo: http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/standard/. Ogni libro è un caso da studiare, analizzare che porta con sé elementi nuovi “sparpagliati” sulle fonti primarie di informazione, che spesso spiazzano il catalogatore che commenta il più delle volte: “questo è un bel caso!” questa è una rogna”! ma sempre con lo stimolo di identificare e risolvere “il caso disperato del momento”.  Ma non dimentichiamo che sono tante le bellissime scoperte che si fanno con la catalogazione del libro, in particolare con quello antico ricco di motivi ornamentali – cornici, testate, fregi tipografici, xilografici o incisi – che impreziosiscono e abbelliscono il libro tipografico rendendo più piacevole la lettura e la visione; di iniziali o capilettera raffinate e elaborate che rivelano l’erudizione e l’originalità dei suoi creatori; di marche tipografiche che diventano elementi essenziali per la storia della tipografia e per la cronologia delle edizioni.      
Completate le dovute operazioni di creazione, gestione e possesso, il libro diventa patrimonio assoluto della biblioteca. La raccolta di libri, quindi, potremmo definirla come  il traguardo finale di una serie di operazioni che a sua volta diventa punto di inizio per altre funzioni, quelle che mettono in contatto i libri con l’utente e la loro relativa circolazione e fruizione. Mentre utenti più autonomi si muovono tra gli schedari alla ricerca dell’ultimo romanzo e di manuali universitari e altri sono comodamente seduti ad un terminale per le loro ricerche on line per la consultazione di articoli o pubblicazioni delle quali la biblioteca gode di un open access o di un abbonamento per le banche dati chiuse, utenti meno avvezzi si rivolgono al bibliotecario, formulandogli richieste di informazioni bibliografiche in modo a volte troppo generico o a volte troppo sintetico. A questo punto il compito del bibliotecario è quello di chiarire le reali necessità della persona e di formulare strategie di ricerche al fine di raggiungere il risultato cercato dal lettore. In contemporanea altri addetti salgono e scendono dalle scale per ricollocare o prendere testi o per consegnarli al lettore che ne ha fatto richiesta. L’utente, dopo aver preso visione del libro, può decidere di prenderlo in prestito per il quale si attiva un nuovo iter di azioni oppure far inoltrare richieste di prestito interbibliotecario o DD dalla biblioteca presso cui è iscritto quando le risorse di cui ha bisogno sono localizzate in altre istituzioni bibliotecarie. In entrambi i casi c’è’ il professionista, l’addetto, l’impiegato che opera al servizio dell’utente e che fa il suo lavoro anche quando non si vede; la sua assistenza, infatti, può essere svolta anche da remoto, no face to face, ma dietro ad un computer tramite mezzi telematici, come la posta elettronica, il fax o il servizio via web o moduli del tipo: chiedi al bibliotecario o dietro un telefono. 
Il lavoro in biblioteca è un lavoro di collaborazione dove spesso, soprattutto nelle piccole realtà, non si bada ai profili professionali ma ognuno si trova impegnato in operazioni non di propria pertinenza perché una buona gestione e organizzazione del materiale può produrre un buon funzionamento e uso dello stesso e dove qualsiasi fruitore vuoi per necessità o per dovere vuoi per passione o curiosità può informarsi, crescere e istruirsi. L’allestimento di una biblioteca non si limita alla sua fisicità, a quello che possiamo toccare e vedere, a supporti cartacei sistemati su scaffali secondo un ordine biblioteconomico definito e preciso ma sconfina in ciò che non è tangibile, nell’uso o gestione di software, reti che raccolgono banche dati o raccolte digitali nate in formato digitale o derivate dalla scansione e digitalizzazione di risorse originariamente cartacee. Tale lavoro viene svolto da personale qualificato e con strumenti tecnologicamente sempre aggiornati per l’erogazione dei suoi servizi. Il bibliotecario è anche un web master a cui spetta la cura e l’aggiornamento delle pagine del sito con note informative, news ed eventi accompagnati spesso da repertori e gallerie di contenuti multimediali legati alle attività e alle manifestazioni svolte dall’istituto bibliotecario che è anche luogo di incontri, di dibattito, di rievocazioni storiche, di secoli  da commemorare, ricordare e celebrare.  Attività di promozione e di valorizzazione di questi istituti culturali continuano anche sui social network (facebook, twitter): molto più diretti grazie ai quali la biblioteca entra direttamente negli spazi personali on line degli utenti nei quali essi  trascorrono molto del loro tempo; e in questo contesto informativo e conoscitivo in veloce evoluzione il bibliotecario, per utilizzare le parole di Maria Cassella  del polo bibliotecario “Norberto Bobbio” dell’Università degli studi Torino, assume nuovi ruoli: “diventa un comunicatore, un facilitatore della conoscenza e del processo di produzione della conoscenza.”