Dettagli
- Personale/Collettivo: Personale
- Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
- Pid: NAPP000989
Descrizione
Nota manoscritta (sul frontespizio): Raffaele Pirone
RAFFAELE PIRONE, nacque ad Avellino il 5 marzo del 1873. Primogenito di una famiglia numerosa, con sede in un palazzo gentilizio in via Costantinopoli, oggi Corso Umberto I, seguì le orme del padre il dottor Gaetano Pirone, ma a differenza dei suoi fratelli, che studiarono in Avellino, compì gli studi ginnasiali a Mugnano del Cardinale (AV), dove lo zio sacerdote Michele Arcangelo Pirone, era il direttore del ginnasio Alessandro Manzoni. Successivamente Raffaele Pirone si trasferì a Napoli per studiare medicina e si laureò il 4 agosto del 1896.
Nel capoluogo partenopeo conobbe la futura moglie, la nobildonna russa Elèna Guthow. Il matrimonio, celebrato a Napoli il 21 maggio del 1901 con la benedizione dello zio Michele Arcangelo, che dal 1896 era divenuto vescovo di Nusco (AV), fu ripetuto l’anno seguente a Pietroburgo col rito ortodosso.
Dopo essersi laureato e specializzato in Microscopia e Batteriologia, Pirone rimase per un breve periodo in servizio presso la Facoltà di Medicina di Napoli, prima di stabilirsi con la moglie a Pietroburgo. Il soggiorno in Russia, che doveva essere breve e consentire la nascita del primo figlio della coppia, si protrasse per tutto il periodo della Rivoluzione d’Ottobre, con conseguenze drammatiche. A Pietroburgo il giovane medico avellinese entrò in contatto col mondo scientifico russo allora all’avanguardia in Europa, ed entrò a far parte dell’Istituto di Medicina Sperimentale di Pietroburgo, che, emulo dell’Institut Pasteur di Parigi, godeva di fama internazionale. Lì cominciò un intenso lavoro scientifico che durò quasi un ventennio, prima nella Sezione di Patologia Generale e poi come aiutante e capo laboratorio al Servizio Antirabbico; lavorò a stretto contatto con luminari della medicina come il fisiologo Ivan Petrovi%u010D Pavlov, Premio Nobel per la medicina nel 1904 per la scoperta dei “riflessi condizionati”. Dal 1905 al 1906, Raffaele Pirone lavorò anche all’ospedale della Croce Rossa russa, (della Granduchessa Elisabetta), durante il conflitto russo-giapponese (1902-1905), ricevendo per il suo operato i complimenti delle due Imperatrici di Russia, la vedova di Alessandro III, Maria, e la zarina Alessandra Fëdorovna, sposa di Nicola II. Intanto cresceva anche la sua famiglia: dopo il primo figlio, morto nel 1904, nacquero Misha e Mara, e nel 1910 i gemelli Giulio e Alessandro, che però morirono poco dopo. Anche in campo scientifico il medico irpino ottenne notevoli risultati, pubblicando più di 40 lavori su importanti riviste scientifiche internazionali e tradotti in francese, tedesco e russo. Nel 1908 fu nominato anche Presidente della Società Italiana di Beneficenza (sorta nel 1865 ad opera del ministro plenipotenziario italiano Edoardo de Launay), la cui attività si esplicava soprattutto nell’opera di assistenza medica dei connazionali bisognosi in Russia. Quest’ultimo incarico portò il Pirone a ricostruire la storia dalla colonia italiana in Russia, formatasi a partire dal 1703 con artisti italiani a servizio di Pietro il Grande e soprattutto con quelli al servizio di Caterina II, che col loro genio architettonico plasmarono la forma urbana della nascente Pietroburgo; questo lavoro fu pubblicato dall’Accademia Imperiale delle Scienze di Pietroburgo nel 1911 e valse al Pirone un premio per l’Esposizione Internazionale di Torino dello stesso anno. L’opera di soccorso verso i connazionali si intensificò, come risulta anche presso il Ministero degli Esteri, con la nomina nel 1916 a Console d’Italia a Pietrogrado (così la capitale era stata ribattezzata il 1 settembre 1914 per restituirle il carattere slavo ed eliminare dal nome il suffisso “burgo”, giudicato in quel momento storico troppo tedesco. «… Fui così Console d’Italia a Pietrogrado nel periodo più grigio della guerra, e in quello peggiore della rivoluzione, che segnò la scomparsa del regime zarista …». Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915 accanto alla Francia, Inghilterra, Russia e Belgio, contro gli autro-germanici, per il Console d’Italia cominciarono giorni di lavoro estenuante. Cominciò subito ad aiutare i profughi italiani dell’interno della Russia, molti dei quali sprovvisti di documenti o in possesso di passaporti troppo vecchi per poter rientrare in Italia, fornendone loro di validi ; soprattutto aiutò gli “irredenti” , tra cui molti cittadini trentini, che erano perseguitati come nemici in quanto considerati austriaci e non ancora cittadini italiani. «Per essi presi la iniziativa, e mi assunsi la responsabilità, che non rimpiangerò mai, di fornirli di un documento di protezione. Ricordo le lagrime di molti vecchi trentini quando l’ebbero …». Contemporaneamente il Pirone si occupava anche della Società di Beneficenza che continuava a far capo a lui nonostante la nomina a Console; continuava anche il lavoro di medico al Servizio Antirabbico e anche alla sezione di Anatomia Patologica. Coll’inasprirsi del terrore e delle violenze della rivoluzione bolscevica, il Console fu preso in ostaggio, espropriato di ogni avere, imprigionato e infine deportato a Mosca. Arrestato il 2 giugno 1919, fu detenuto in 3 diversi campi di concentramento, mentre nel frattempo i figli Misha e Mara erano rimasti soli a Pietrogrado, dopo che anche la loro madre era morta durante la rivoluzione. L’unica a prendersi cura di loro fu la collega dottoressa Agrippina Nokonètschnaja (Naconétschnii), che in seguito divenne la seconda moglie del Pirone (1923), la quale poco dopo a causa di questa premura fu arrestata. Raffaele Pirone, colpito da tifo esantematico e scampato miracolosamente alla morte, fu messo in libertà il 12 febbraio 1920, mentre una prima lettera del figlio da Pietrogrado lo informava che anche la piccola Mara si era ammalata di tifo e una seconda ancora più amara ne annunciava la morte. Ristabilitosi, il 15 marzo il Pirone raggiunse il figlio Misha a Pietrogrado e solo il 14 giugno poterono abbandonare la Russia, raggiungendo il 9 luglio l’ Italia. Con lo scoppio della rivoluzione, in Italia si erano perse le tracce del dottor Pirone, ma nel frattempo in Irpinia e a Napoli si era mobilitato il fratello, l’avvocato Edoardo Pirone, coinvolgendo diverse autorità e istituzioni per avere sue notizie. Edoardo coinvolse anche l’Ordine dei Medici di Napoli, che a loro volta sensibilizzarono il mondo della cultura, della politica e della finanza, affinché si arrivasse alla liberazione del loro collega prigioniero in Russia. In fine Edoardo Pirone si rivolse al Vaticano, che interessò il Nunzio Apostolico a Varsavia (Achille Ratti, il futuro papa Pio XI). Questi pregò monsignor Cieplak (rettore del Collegio Cattolico di Pietrogrado), di informarsi sullo stato della prigionia del Pirone per comunicarlo poi ai familiari, ed eventualmente aiutarlo. Si mobilitarono poi per la liberazione del Pirone anche il sindaco di Avellino, Aster Vetroni, e il deputato Vincenzo Boccieri, che attraverso un’interrogazione parlamentare sollecitò il governo italiano per un immediato rientro in Italia del Console di Pietrogrado. Tornato ad Avellino col figlio, Raffaele Pirone vi rimase per breve tempo, in quanto il Ministero degli Affari Esteri gli offrì un posto a Roma e nel 1923 divenne per concorso bibliotecario presso lo stesso Ministero. Gli furono poi conferite al rientro dalla Russia numerose onorificenze, a cominciare dalla medaglia d’argento al valor militare; fu poi insignito nel 1924 del titolo di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro; nel 1926 fu nominato Ufficiale della Corona d’Italia e nel 1931 divenne Commendatore della Corona d’Italia. Raffaele Pirone morì a Roma il 13 novembre del 1964. La sua “autobiografia”, Ricordi di Russia, pubblicato due anni dopo la sua morte dalla seconda moglie, Agrippina Nokonètschnaja, costituisce la fonte di tutte le informazioni qui raccolte sul periodo trascorso in Russia ed è espressione della sua straordinaria personalità.
(Massaro A., Raffaele Pirone : il dottor Zivago d’Irpinia, 2002)
(Pirone R., La colonia italiana di Pietroburgo, Pietroburgo, Accademia imperiale delle scienze, 1911)
(Pirone R., Ricordi di Russia : 1902-1920, Milano 1966)
(Serra E., Nitti e la Russia, Bari 1975, p. 123)
(Documento dell’interrogazione parlamentare per la liberazione del Pirone, maggio 1920 – Camera dei Deputati)
(Fattore S., Tra Tesino e Russia. Venditori di stampe e migranti trentini da Nicola I alla rivoluzione bolscevica (1825-1917) (Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Scienze Storiche, anno accademico 2009-2010)