Un nuovo catalogo di cinquecentine della Biblioteca Statale di Montevergine
Date:
27 Ottobre 2020
(di Domenico D. De Falco)
Come avevamo anticipato qualche mese fa su queste stesse pagine, nel giugno del 2020 la Biblioteca Statale di Montevergine ha dato alle stampe un altro piccolo catalogo relativo a 34 edizioni del Cinquecento. Come recita il titolo (Un’aggiunta al catalogo delle cinquecentine della Biblioteca di Montevergine, Atripalda, Mephite, 2020), si tratta di un’aggiunta ai due poderosi volumi che furono pubblicati nel 2015 nei quali sono descritte 1016 cinquecentine che, sommate alle 34 censite in quest’ultimo catalogo, danno la considerevole cifra totale di 1050 edizioni del XVI secolo possedute dalla Biblioteca di Montevergine. Tra questi due si inserisce un altro importante volume (Gli incunaboli della Biblioteca di Montevergine, Atripalda, Mephite, 2017), che raccoglie le 35 spettacolari edizioni del Quattrocento che si conservano nella prestigiosa sede della Biblioteca Statale di Montevergine, il palazzo abbaziale di Loreto di Mercogliano.
Viene a completarsi in questo modo la ricognizione puntuale e dettagliata dei fondi antichi posseduti dalla Biblioteca, per lo meno quelli relativi ai secoli XV e XVI; restano, è vero, da censire i secoli successivi, cioè il 1600 e il 1700, un lavoro – se possibile – ancora più impegnativo, data la mole dei volumi che di questi secoli sono presenti in Biblioteca. Ma, a tal proposito, giovani e bravi bibliotecari sono già al lavoro!
In quest’ultimo volume sono raccolte 34 edizioni del Cinquecento che, per essere state per lo più acquistate presso librai antiquari dopo il 2015, non sono comprese nel catalogo dato alle stampe in quell’anno. La politica degli acquisti perseguita dalla Biblioteca di Montevergine ha dovuto tener conto di una discontinuità di finanziamenti erogati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo da cui dipende, ragion per cui, mentre ci si è dovuti rassegnare all’evidenza di non poter più incrementare le collezioni con regolarità e puntualità, si è proprio per questo motivo pensato di rivolgersi al mercato dell’antiquariato librario per arricchire il già prestigioso e importante fondo antico della Biblioteca. È per questo che nel corso degli ultimi anni si son potute acquistare numerose cinquecentine, che sono confluite in questa Aggiunta.
Le poche edizioni del XVI secolo censite in questo catalogo che acquisti non sono, hanno avuto una sorte singolare perché erano state “arruolate”, in occasione di un primo parziale catalogo pubblicato nel 1970 a cura del mai dimenticato direttore padre Placido Mario Tropeano, nel fondo di libri del Quattrocento. Questo perché si tratta di tre edizioni mutile del frontespizio: non potendosi quindi esperire allora una ricerca approfondita con gli strumenti che sono invece ampiamente e agevolmente disponibili ora, erano state datate alla fine del 1400, mentre invece sono tutte e tre del secolo successivo. Si tratta in particolare di un commento a san Bonaventura (Venezia 1504) del teologo francese Etienne Brulefer (morto intorno al 1500, soprannominato brucia ferro per il particolare ardore con cui sosteneva le controversie della fede), di un trattato teologico dello stesso Brulefer (Venezia 1504) e dell’Opera del monaco e mistico tedesco Tommaso da Kempis (Anversa 1574).
Una citazione particolare merita la bolla del papa Sisto V (Roma 1590) con la quale veniva istituito il Collegio delle Scale sante attraverso l’individuazione di un gruppo di ecclesiastici; dal punto di vista catalografico questa bolla papale presenta degli elementi che la rendono particolarmente interessante, in quanto si tratta di un esemplare ricomposto: pur presentando cioè lo stesso testo di altri due esemplari presenti nella rete nazionale SBN (presso la Biblioteca Statale di Cremona e la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma) se ne differenzia tuttavia per la composizione delle righe, nonché per un diverso fregio presente sul frontespizio. Il confronto è stato possibile riscontrando le copie digitali facilmente disponibili in rete.
Consultando i cataloghi delle numerose librerie antiquarie presenti sul territorio nazionale e anche altrove, è stato possibile acquisire al patrimonio della Biblioteca alcune edizioni rare e di pregio, di grande interesse. Citiamo qui per esempio un compendio di esorcismi, una sorta di manuale pratico, stampato a Palermo nel 1598, di cui è autore il sacerdote palermitano Tommaso Tropiano, accreditato esorcista, morto nel 1599, che scrive un trattato dal carattere pratico, con una serie di indicazioni che, teoricamente, ognuno poteva facilmente eseguire. Da segnalare inoltre una raccolta di brevi schede (corredate dai ritratti) contenenti Le vite di tutti i pontefici da san Piero in qua, di Tommaso Costo, letterato, storico e poligrafo napoletano, morto intorno al 1613, noto per aver fatto parte del novero degli storici verginiani, soprattutto cinquecenteschi (Paolo Regio, Felice Renda, Vincenzo Verace) che ebbero il merito di consolidare la ricostruzione storica della fondazione di Montevergine partendo dalla Legenda della vita e dei miracoli del fondatore, san Guglielmo da Vercelli, anche se talvolta indulgendo su alcuni aspetti autenticamente leggendari, come dimostra la narrazione delle vicende che portarono all’esecuzione del famoso quadro della Madonna di Montevergine, quello che presso il popolo dei fedeli è conosciuto con l’affettuoso appellativo di Mamma Schiavona.
Il posto d’onore in queste brevi segnalazioni di cinquecentine interessanti spetta senz’altro ad un’edizione della Bibbia del 1574, stampata forse a Ginevra, di cui non esiste riscontro nei cataloghi italiani, e di cui – almeno fino al momento in cui scriviamo – quella della Biblioteca di Montevergine è l’unica localizzazione. La notizia di questa Biblia sacra Veteris et Noui Testamenti, iuxta vulgatam editionem maiori quàm antehac vnquam doctorum studio, ad veritatem hebraicam & probatiss. exemplarium fidem emendata… è presente al catalogo della Biblioteca Nazionale di Francia e su RERO, il catalogo della Rete delle biblioteche della Svizzera occidentale. Si tratta di un volume di ben 444 carte (più di 800 pagine), di piccolo formato (17 cm), con due cartine, di cui una ripiegata, che illustrano la Terra Santa e parte del mar Mediterraneo; si compone di due parti, entrambe con un proprio frontespizio e con una marca diversa. Sul frontespizio della prima parte compare una marca tipografica molto articolata, che raffigura un roveto che circonda un libro aperto sulle cui facce si intravvedono due scritte in lingua greca, che sembrerebbero parte di un motto. La marca non è censita nei diversi repertori che abbiamo potuto consultare, abbiamo pertanto chiesto il conforto di un affezionato utente della Biblioteca di Montevergine, Filippo D’Oria, professore di paleografia greca. Secondo lo studioso – che ha peraltro anticipato di voler dedicare un supplemento d’indagine alla intrigante questione – le due parole greche (che qui riportiamo traslitterate) tribanon e escara, che compaiono sulle due facce del libro rappresentato nella marca e che sono avvolte all’interno di un intreccio fitotipico, costituito da fronde e rami di alloro, edera e clematide, sono da mettere in relazione con l’accensione della fiamma, ovvero del fuoco, mediante azione di strofinio e di attrito del legno, azione che implica il coinvolgimento di due elementi, l’uno attivo (il tribanon, correlato al legno dell’alloro), l’altro passivo (l’escara, correlato anzitutto all’edera e poi anche alla clematide e altri arbusti, capaci di dar vita e alimentare la fiamma). Il tema rimanda alla riflessione del greco Teofrasto (Sulla storia delle piante e Sul fuoco) ed è ripreso successivamente da Plinio. Pur nella difficoltà di meglio definire i significati simbolici di una marca che non risulta censita in alcun repertorio, è stato tuttavia possibile stabilire un confronto con una marca simile del tipografo francese Michel Du Boys (che lavorò tra Lione e Ginevra nella seconda metà del 1500), che oltre alle due parole in greco esibisce una ampia espressione in latino: Almus inest ardor, flammam experies terendo, che è un adattamento dal testo dalla Naturalis Historia di Plinio (XVI, 77). Questa marca è conosciuta essendo stata censita nel famoso repertorio di Louis Catherine Silvestre del 1853, al numero 1031.
La seconda parte di questa Bibbia ha per titolo D.N. Iesu Christi Nouum Testamentum, reca come anno di stampa il 1567 e come tipografo François Estienne, stampatore e libraio attivo a Ginevra; qui la marca tipografica raffigura un uomo in piedi mentre protende le braccia verso un albero da cui cadono rami, da una nuvola escono due mani una reca una falce, l’altra un ramo, e tra i rami dell’albero c’è un cartiglio con il motto Rami ut ego inserere drefracti sunt (citazione dalla Lettera ai Romani, 11,18-20 di san Paolo, che si conclude con la ancor più famosa frase Noli altum sapere, sed time).
Non possiamo dire che questo catalogo sia una lettura facile perché si tratta pur sempre di un repertorio di libri antichi, con una quantità di informazioni che tendono per loro natura ad essere “tecniche”; tuttavia, nel redigerlo, alla Biblioteca Statale di Montevergine il direttore dell’epoca, padre Andrea Davide Cardin, e il curatore del catalogo hanno cercato comunque di fare di quest’ulteriore repertorio uno strumento di lavoro che sarà apprezzato dai colleghi bibliotecari – così per lo meno speriamo -, ma al tempo stesso di fornire con esso una serie di informazioni su Montevergine, sulla Biblioteca del Monumento nazionale e su quei particolari tipici del libro antico che possono suscitare interesse anche al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. In particolare, padre Cardin non ha mancato di esprimere il sentimento – comune a tutto il personale – di soddisfazione e compiacimento per quest’altra pubblicazione che concorre anch’essa a uno dei compiti che quotidianamente ci si prefigge, cioè quello di valorizzare il ricco patrimonio librario posseduto.
Premesso al catalogo delle edizioni si può leggere il gustoso saggio di Sabrina Tirri su Dediche, dedicanti e dedicatari, cioè quel tipico corredo paratestuale di cui sono ricchi particolarmente i libri antichi: lettere dedicatorie o semplici dediche al papa, al signore locale, al doge … da parte di personaggi famosi oppure illustri sconosciuti: a tutti è stata riservata la stessa attenzione contestualizzando i numerosi dedicanti e dedicatari, dei quali si sono annotate più e meno dettagliate notizie biografiche.
Altrettanto interessante e piacevole è la lettura del saggio che Giuseppina Zappella – affezionata amica della Biblioteca di Montevergine che anche in quest’occasione, come per gli altri cataloghi, non ha mancato di far pervenire un suo autorevole contributo – ha dedicato alla marca tipografica della Pazienza rappresentata in un’edizione delle opere di Francesco Petrarca del 1568, stampata a Venezia da Niccolò Bevilacqua.
Infine, il curatore del catalogo ha riservato per sé uno spazio in cui dà conto delle circostanze attraverso le quali i libri sono pervenuti in Biblioteca, per acquisto o perché “declassati” da incunaboli a cinquecentine; inoltre, qualche riflessione sui luoghi di stampa delle edizioni in catalogo, su cui prevale Venezia (22 occorrenze su 34) e le informazioni sui criteri seguiti per la catalogazione, che sono naturalmente quelli degli standard internazionali per la descrizione dei libri antichi all’interno della rete nazionale SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale). Le notizie bibliografiche anche di queste 34 ulteriori cinquecentine possono essere ricercate consultando i diversi cataloghi disponibili in linea, innanzitutto il catalogo nazionale sbnonline e il catalogo della Biblioteca Statale di Montevergine, al quale si può accedere semplicemente scrivendo su una stringa di ricerca di un qualsiasi motore di ricerca opac Montevergine, oppure attraverso la pagina dedicata del sito web istituzionale della Biblioteca.
Alla redazione dei numerosi indici posti a corredo del catalogo ha collaborato Giuseppe Macchia.