La presentazione del catalogo delle cinquecentine della Biblioteca, sabato 10 ottobre 2015
Date:
12 Ottobre 2015
(di Domenico D. De Falco)
Sabato 10 ottobre 2015, presso il Salone degli arazzi del Palazzo abbaziale di Loreto in Mercogliano, sono stati presentati i due volumi de Le cinquecentine della Biblioteca di Montevergine / Biblioteca Statale di Montevergine ; catalogo a cura di Domenico D. De Falco ; prefazione di p. Andrea Davide Cardin ; con un saggio di Giuseppina Zappella. – [S.l.] : Mephite, 2015
Il catalogo è la raccolta dei volumi del XVI secolo posseduti dalla Biblioteca di Montevergine, la cui stampa è stata possibile grazie a un contributo erogato dalla Regione Campania, avendo la Biblioteca risposto ad un bando per l’assegnazione di fondi riservati alle biblioteche della regione. Qui cogliamo l’occasione per ringraziare la responsabile dell’Unità operativa Promozione e valorizzazione di musei e biblioteche Anita Florio e i suoi collaboratori, in particolare Patrizia Antinolfi, Nicoletta Principe, Sergio Sbragia. Il catalogo è stato stampato per i tipi dell’editore avellinese Mephite, di Fortunato Iannaccone.
Si tratta di due volumi di complessive 754 pagine, che raccolgono le 1016 edizioni del Cinquecento della Biblioteca di Montevergine. È una raccolta organica, coerente con le diverse modalità attraverso le quali i volumi sono pervenuti in biblioteca, in parte a seguito delle soppressioni delle varie corporazioni religiose: tracce evidenti sono le note di possesso, cioè note manoscritte, timbri, cartigli, apposti sui volumi a testimonianza di un loro temporaneo possesso da parte tanto di personaggi poi divenuti famosi quanto di illustri sconosciuti, rimasti tali. Così, sappiamo dalla quantità di note manoscritte (ben 93) che quasi tutti i fondi librari dell’Eremo dell’Incoronata, presso Sant’Angelo a Scala (in provincia di Avellino), transitarono negli scaffali della Biblioteca di Montevergine. D’altra parte la raccolta delle cinquecentine di Montevergine appare organica anche perché i volumi in essa contenuti facevano parte del normale corredo delle celle monastiche ed erano anzi dei veri e propri strumenti di supporto all’attività di studio e di ricerca dei monaci. Inoltre, per essere degli oggetti d’uso quotidiano, erano soggetti ad un fatale inevitabile processo di deterioramento, peraltro abbastanza veloce. Com’era ovvio che fosse in una biblioteca monastica, molte sono le edizioni della Bibbia, ben 11, di cui la più antica risale al 1530, stampata a Venezia presso Luca Antonio Giunta. Una edizione che desta interesse è quella parigina dell’Antico Testamento, in 24 volumi riuniti in 5 tomi, in ebraico (stampata tra il 1539 e il 1544). Sono ampiamente rappresentati anche i padri della Chiesa, tra cui spiccano le 15 edizioni di Sant’Agostino e di San Bonaventura da Bagnoregio, le 28 di San Tommaso d’Aquino.
Tra le cinquecentine di Montevergine si trovano famosi teologi quali Martin de Azpilcueta, il “dottor Navarro” (13 edizioni), il domenicano Luis de Granada (9 edizioni) e il francescano Cornelio Musso; filosofi, con Aristotele (24 edizioni), Severino Boezio e Agostino Nifo. Non mancano i poeti italiani (Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Francesco Petrarca, Torquato Tasso), e gli autori dell’età classica: Cicerone (13 edizioni), Omero, Orazio, Ovidio, la cui edizione veneziana delle Metamorfosi stampata da Bernardo Giunti nel 1584 è arricchita ad ogni canto delle incisioni del noto incisore, calcografo e editore veneziano Giacomo Franco.
Tra le edizioni della Regula di San Benedetto quella napoletana stampata da Giovanni Giacomo Carlino nel 1599 presenta la particolarità dello stemma della Congregazione di Montevergine sul frontespizio. Gli storici verginiani, quelli cioè che avviarono la tradizione di studi sulle cose verginiane nel solco della quale si sono continuamente inseriti nel corso dei secoli numerosi studiosi, fino ai contemporanei, sono anch’essi presenti con Tommaso Costo, Paolo Regio, Felice Renda e Vincenzo Verace.
Di grande interesse è l’edizione veneziana del 1559 dei Discorsi di Pietro Andrea Mattioli, che qualche interesse dové suscitare nei monaci di Montevergine che s’occuparono della famosa farmacia del Loreto.
Ben sette sono le edizioni possedute solo dalla Biblioteca di Montevergine, o meglio opere per le quali, esperite tutte le ricerche possibili con i mezzi e gli strumenti a disposizione, non si è trovata traccia nei cataloghi consultati. Si tratta del Compendium grammaticae Graecae di Jacob Ceporinus, professore di greco ed ebraico alla scuola di teologia di Zurigo, nato a Dynhard nel 1499 e morto a Zurigo nel 1525, stampato a Zurigo presso Christoph Froschauer nel 1548; un’edizione tedesca (Colonia, presso Martin Gymnich) del 1547 dell’Euangelia & Epistolae dominicorum festorumque dierum…, con titolo in greco e latino, ma testo solo in greco; l’Opera di San Cipriano di Cartagine, stampata a Parigi presso Nicolas de Guingant nel 1541, sconosciuta anche al catalogo online della Biblioteca Nazionale di Francia; ancora, il romanzo cavalleresco spagnolo Palmerin de Oliua stampato a Venezia da Tommaso Ballarino nel 1534; Giovanni Francesco da Ripa, Franci. de Ripa. Francisci de Ripa papiensis Lectura…, Lione, Vincent de Portonariis, 1542; Theophylactus, vescovo di Ocrida, In omnes Diui Pauli epistolas Enarrationes…, Colonia, Peter Quentel, 1527, presente al catalogo tedesco VD16; infine, il Repertorium del vescovo di Firenze e poi cardinale Francesco Zabarella nell’edizione stampata a Trino da Giovanni Giolito de Ferrari il vecchio e Gerardo Zeglio del 1515.
Alcuni aspetti particolari delle cinquecentine di Montevergine hanno richiesto un’attenzione specifica e si è dedicato loro molto spazio nella parte riservata ai saggi introduttivi. Ad esempio, le note di possesso che si sono riscontrate su frontespizi o colophon sono diventate oggetto di un saggio ad esse dedicato da Anna Battaglia.
Uguale interesse ha suscitato una marca tipografica non censita, riscontrata sul frontespizio di una edizione veneziana di Giovanni Manardi, medico ferrarese, stampata da Peter Schoeffer il giovane. Si tratta di un pastore che ha sulla spalla sinistra una cornamusa, mentre sulla destra forse un non meglio identificato attrezzo agricolo (per rivoltare il fieno), oppure una sorta di lancia che poteva fungere da strumento di difesa delle pecore dagli attacchi dei lupi. Il pastore volge uno sguardo estatico in alto, verso un cartiglio che esce dalle nuvole, sorretto dagli angeli, che cita il vangelo di Luca nella parte dell’annuncio della nascita del Cristo (GLORIA IN EXCELSIS DEO). A questa marca Lucia Palmisano ha dedicato un supplemento d’indagine, mentre la ricerca è ancora in corso per la definizione più puntuale della marca.
Una consistente parte del catalogo è costituita dal saggio di Giuseppina Zappella sulle marche autoreferenziali, un aspetto quindi che oltre a un indubbio richiamo di tipo estetico con delle vere e proprie opere d’arte sui frontespizi dei volumi, vuole anche offrire una guida tra le iniziali e i monogrammi, i segni mercantili, i ritratti, le figure parlanti (di vario tipo, nel nome, nel cognome, nell’insegna commerciale), le figure allusive, le allegorie, insomma un percorso affascinante attraverso le varie interpretazioni che i tipografi del Cinquecento (che erano coltissimi e perciò dei veri esperti) esibivano di tanti e tali aspetti della vita quotidiana, un racconto appassionato «delle vicissitudini dei tipografi, della loro professione e degli ideali che l’hanno ispirata e sostenuta», come scrive Giuseppina Zappella nel suo saggio (p. 109).
Alla presentazione del catalogo ha partecipato un nutrito gruppo di bibliotecari e semplici appassionati, nonostante l’inclemenza del tempo. Era presente l’abate ordinario di Montevergine, padre Riccardo Luca Guariglia, nella sua qualità di conservatore del Monumento nazionale, il quale, nel porgere i suoi saluti ai convenuti, ha espresso il concetto molto suggestivo di una biblioteca dinamica e non statica, che s’adopera continuamente per valorizzare i suoi tesori: ciò che è esattamente la Biblioteca di Montevergine. Presente in sala anche il sindaco del comune di Mercogliano, Massimiliano Carullo, un amico della Biblioteca di vecchia data, che ha voluto ribadire lo stretto e proficuo rapporto esistente da secoli tra comunità locale e comunità Benedettina, nel quale la Biblioteca di Montevergine occupa un posto di rilievo.
È poi intervenuto il direttore della Biblioteca di Montevergine, padre Andrea Davide Cardin, che ha ricordato come il lavoro di catalogazione, specialmente di un fondo antico, richiede continui riscontri che si effettuano normalmente telefonando o scrivendo messaggi di posta elettronica alle biblioteche in possesso dell’opera che si sta lavorando e che soltanto in questo modo si riesce a venire a capo degli inevitabili dubbi che ci si trova ad affrontare. Sono poi seguiti la relazione del curatore del catalogo e l’intervento di Anna Battaglia sulle note di possesso riscontrate sugli esemplari posseduti dalla Biblioteca.
La chiusura è stata affidata a Giuseppina Zappella che con la sua consueta verve ha tenuto desta l’attenzione del numeroso pubblico, rendendo tra l’altro lieve e piacevole un argomento che di solito è riservato se non proprio agli specialisti, comunque ai tecnici del settore. Con il supporto delle immagini, Giuseppina Zappella ha tracciato un percorso tra i vari significati delle marche tipografiche, alcuni chiari, altri invece di complessa e articolata interpretazione, a cominciare dall’allegoria della Verità che campeggia sulla copertina dei due volumi del catalogo.
Le cinquecentine raccolte in questo catalogo sono tutte consultabili sui vari cataloghi on line; inoltre sul catalogo Edit 16, si possono riscontrare anche, per quelle edizioni in lingua italiana o stampate in Italia, i frontespizi e i colophon. Tuttavia, era ugualmente necessario avere un catalogo anche a stampa di edizioni che molto spesso è possibile consultare integralmente in rete, si pensi al progetto di google libri, cui hanno partecipato alcune delle più importanti biblioteche italiane. Ma un catalogo cartaceo rimane ancora uno strumento di lavoro che coloro che si interessano di libri antichi hanno vicino a sé, sulla propria scrivania. Tutto il personale della Biblioteca di Montevergine, che si è associato, proprio alla maniera dei tipografi del Cinquecento, in questa che il direttore padre Cardin ha definito una autentica “impresa”, auspica che il catalogo delle cinquecentine di Montevergine possa diventare un repertorio tanto autorevole da essere viepiù consultato dagli addetti ai lavori, ma anche dai curiosi e dagli appassionati.
Durante la presentazione dei volumi è stato in più d’un’occasione citato padre Placido Mario Tropeano, già direttore della Biblioteca di Montevergine fino al 2008, anno della sua scomparsa. Il catalogo è doverosamente dedicato a lui, che ha assicurato, in vita, il sostegno e l’incoraggiamento, lo sprone e la fiducia a chi ha lavorato alla catalogazione delle edizioni del XVI secolo. E anche dopo, ha continuato ad assicurare la sua protezione, che si è sempre sentita palpabile e concreta in tutta la biblioteca.
Qui una galleria di foto della giornata di sabato 10 ottobre 2015