Dettagli
- Personale/Collettivo: Personale
- Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
- Pid: NAPP002976
Descrizione
Nota manoscritta (sul frontespizio): Ex libris Sebastiani Vanninii Fil. et Med.
Scarsissime sono i dati biografici di Sebastiano Vannini; nulla si conosce della sua formazione giovanile né degli anni che precedono il 1618, quando dalla natia Siena si trasferisce a Roma. Nella città eterna, che sin dal ‘400 aveva attirato artisti e intellettuali da tutto il mondo che avevano dato avvio ad una rivoluzione culturale senza precedenti, Il Vannini perfeziona le sue capacità di medico e poeta e soprattutto accresce il suo amore per l’arte, testimoniato da una serie di scritti, grazie anche alla guida e alla protezione del compatriota, medico, teorico, scrittore e collezionista di opere d’arte, Giulio Mancini (1559-1630).
Nell’arco di due anni, nel 1620, Sebastiano viene nominato da Giulio suo assistente presso l’ospedale di Santo Spirito in Sassia e alla morte di questi, nel 1630, diventa archiatra pontificio e medico personale del papa Urbano VIII Barberini.
Mancini, autore delle Considerazioni sulla pittura, testo di storia e critica d’arte, fonte imprescindibile per capire le tendenze artistiche,le idee estetiche, la cultura della Roma del tempo di Caravaggio, aveva impiegato il Vannini come copista del suo testo; fonte inesauribile di informazioni (anche ai nostri giorni, per l’impianto innovativo), che l’autore aveva spesso raccolte direttamente dai protagonisti del tempo, con cui aveva stretto amicizia, le Considerazioni sulla pittura vengono redatte tra il 1617 ed il 1621, ma il testo non sarà mai pubblicato e avrà proprio perciò una straordinaria circolazione manoscritta, tanto da essere plagiato da vari scrittori successivi, che mai ne hanno dichiarata la paternità.
Anche per il Vannini il testo del suo mentore fornisce spunti indispensabili per la stesura dei Diporti curiosi circa sagre antiche pitture. Quest’ultimo è un discorso sui mosaici e gli affreschi degli artisti del medioevo, del due-trecento (in particolare sui mosaici di Pietro Cavallini, le storie della Vergine in Santa Maria in Trastevere e sulla Navicella, un mosaico oggi frammentario e restaurato nel corso dei secoli, realizzato su disegno di Giotto, originariamente sulla facciata antistante il quadriportico dell’antica basilica di San Pietro in Vaticano, oggi nell’atrio dellabasilica bramantesca). L’opera del Vannini, che non godette di molta fortuna, anch’essa giuntaci in forma manoscritta, prende spunto dai quesiti sulla committenza e su alcune curiosità postegli dal cardinale “Nepote” Francesco Barberini e ha il merito di aver inquadrato ad esempio perfettamente il Cavallini nel suo periodo storico, a differenza del Mancini che postdatava la sua attività artistica a inizio quattrocento.
I Diporti curiosi, sono distribuiti in due codici del fondo Barberiniano della Biblioteca Apostolica Vaticana (Cod. Barb. Lat. 2109 e 3221), ed assieme ad essi e in un terzo codice miscellaneo (insieme a versi di poeti latini contemporanei), dello stesso fondo (cod. Barb. Lat. 2049), è conservato tutto il corpus poetico latino del Vannini. In esso celebra il mecenatismo di Maffeo Barberini e fornisce notizie utili su quello che era l’astro incontrastato del mondo artistico romano del tempo, ossia Gian Lorenzo Bernini. Nella Roma del tempo la moda dello scrivere versi in latino era stata inaugurata proprio da Urbano VIII, cultore della lingua e formatosi presso la scuola del finissimo umanista latino Aurelio Orsi.
Dopo la morte del papa, nel 1644, non si hanno altre notizie del Vannini se non che fu direttore dell’ospedale dello Spirito Santo in Sassia.
(Fabrizio Federici, “Bernini artificis prodigiosa manus”. Il mecenatismo di Urbano VIII nelle rime latine di Sebastiano Vannini, in Roma, 2017)
(Michele Nicolaci, Giulio Mancini critico e collezionista. Considerazioni intorno al suo inventario dei beni, in «Collezioni romane dal Quattrocento al Settecento: protagonisti e comprimari», a cura di Francesca Parrilla, Roma, 2013)