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D’Amore, Roberto

possessore

Dettagli

  • Personale/Collettivo: Personale
  • Pid: NAPP002915

Descrizione

Nota manoscritta (in testa al frontespizio): D. Roberto D’Amore O.S.B.

Nota manoscitta (sulla p. prima del front.): D. Roberto D’Amore

 

 D'Amore, RobertoRoberto D’Amore, nato a Bellizzi Irpino il 1 marzo del 1915, frequentò le scuole elementari ad Avellino, dove la famiglia si era trasferita. Nel 1927, a dodici anni, fu ammesso all’alunnato monastico di Montevergine. Il 22 ottobre del 1932 ebbe luogo la vestizione noviziale e il nome di battesimo Bruno fu mutato in Roberto; seguì l’anno successivo la professione temporanea e nel 1937 la professione perpetua che lo legò stabilmente al monastero di Montevergine. Divenne sacerdote nel 1939 con la benedizione di mons. Francesco Petronelli, vescovo di Avellino; allo stesso modo dopo il primo anno di liceo nel monastero benedettino della Madonna della Scala di Noci (Bari), completò gli studi a Montevergine laureandosi in Teologia e nel 1940 fu subito nominato sacrista. Per il suo carattere deciso e per lo zelo che poneva nel suo incarico, a soli 27 anni divenne il sostituto dell’abate Ramiro Marcone, nell’amministrazione della comunità benedettina di Montevergine, durante la missione di quest’ultimo in Croazia. Seguirono gli anni difficili della guerra e don Roberto continuò ad assolvere il suo incarico, accogliendo in monastero i sopravvissuti dei bombardamenti della città di Avellino e i profughi che scappavano dai combattimenti tra gli Alleati e le truppe nazifasciste, fino al ritorno del Marcone nel 1946; da questa data fino al 1952 fu insegnante di storia e geografia al ginnasio di Montevergine e gli furono affidati anche altri incarichi come la direzione del bar ristorante “Il Romito” presso il santuario di Montevergine, fino alla nomina ad abate generale ricevuta dal cardinale Pericle Felici, il 27 ottobre del 1968. Il governo dell’abate D’Amore durò fino al 1975, quando le condizioni di salute lo spinsero a dare le dimissioni; il suo fisico era stato minato da diverse crisi depressive a seguito degli orrori della guerra prima e per la morte dei genitori dopo, che lo spinsero ad allontanarsi da Montevergine dal 1975 al 1984. Trovò pace prima presso il fratello sacerdote in Svizzera e poi nel monastero di S. Martino di Genova-Pegli. Ritrovata la serenità dello spirito, fece ritorno alla Madonna di Montevergine, riabbracciando i confratelli, dei quali non si era mai dimenticato, mandando quando era lontano a tutti auguri e ricordi. A seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute per l’artrosi cronica, si spense due giorni dopo il suo compleanno il 3 marzo 1985. I confratelli non l’hanno mai dimenticato, lodandone le straordinarie capacità come la grande memoria durante gli anni dell’insegnamento, ma soprattutto per le opere realizzate durante il suo governo, che hanno accresciuto il prestigio del santuario, come l’inaugurazione del Museo di Montevergine il 21 settembre del 1968. Al D’Amore si deve il coro ligneo nella nuova basilica e la sistemazione della sala di san Guglielmo per le offerte. Nella vecchia basilica su suo incarico fu restaurato l’organo monumentale del 1896, ma più significativo fu l’intervento che come abate fece apportare ai locali del chiostro interno del cenobio, dove fu allestita la mostra permanente “Il presepe nel mondo” e la “Mostra d’arte e cimeli storici” di Montevergine. In fine a lui si deve nel 1970 l’amministrazione del santuario di san Michele Arcangelo del Gargano, dove aveva inviato dei confratelli per assolvere a questa missione.

 

(Giovanni Mongelli, Il Rev.mo Ab. Roberto D’Amore ritorna al Padre, in «Il Santuario di Montevergine», 65(1985), n. 4, pp. 66-69)

 

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