Dettagli
- Personale/Collettivo: Personale
- Codice: TP Note, dedica, postille e note di possesso manoscritte
- Pid: NAPP000027
Descrizione
Nota manoscritta (sul frontespizio): D. Seueri, [leggibile parzialmente]: ad usum … patris de Solofra
Don Seueri Giliberti de Solofra codex & posterum
Severo Giliberti, originario di Solofra (Avellino), fu studente e novizio a Montevergine tra gli anni 1580-1590. Fu poi sacerdote a Napoli, segretario a Montevergine, priore di Casamarciano, definitore e assistente dell’abate generale, procuratore a Roma. Venne nominato abate nel capitolo generale del 17 maggio 1599 e fu sicuramente la persona più adatta a succedere all’abate Perugino nel governo della congregazione verginiana per continuare la riforma intrapresa dal commissario apostolico san Giovanni Leonardi. Negli anni del suo abbaziato, che si concluse il 1° marzo del 1607, promosse una serie di decreti per favorire la rinascita spirituale della congregazione verginiana e un ritorno alla disciplina monastica respinta nel periodo nefasto della commenda. Egli cercò di eliminare tutti gli abusi ed i sorprusi, anche di carattere economico, perpetuati dai religiosi nei secoli precedenti. Quello dell’abate Giliberto fu uno degli ottimi governi abbaziali di Montevergine, che servì a far aumentare il prestigio della congregazione non solo presso i fedeli, ma soprattutto negli ambienti della Santa Sede Apostolica. Compianto sinceramente dai suoi contemporanei, la sua memoria è passata nella storia della congregazione verginiana come di una persona che non si risparmiò fino alla morte nella ricerca del bene e del giusto. L’abate Giliberto è ricordato in un’opera singolare, il Pantheon Solophranum, stampata ad Avellino nel 1873 dal tipografo Vincenzo Maggi e composta, a gloria della cittadina di Solofra, dal canonico teologo Antonio Giliberti. Ivi, oltre ad essere citato come sapiente riformatore delle Costituzioni dell’ordine, è ricordato come letterato autore di scritti sacri ricchi di erudizione.
(Giovanni Mongelli, Storia di Montevergine e della Congregazione Verginiana, III, 1968)